Un Mondo Accanto

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view post Posted: 2/2/2020, 23:57     +1Acqua salata nel passato di Marte - Astronomia
Dai dati ottenuti dal rover Curiosity, sembra che su Marte ci sia stata acqua salata e ricca di minerali: un luogo ideale per i microrganismi.

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Le analisi del terreno effettuate dal rover Curiosity hanno permesso di ricostruire la composizione chimica dell'acqua presente nel cratere Gale.

La presenza di acqua sul Pianeta Rosso è di grande importanza per rispondere alle domande sulla vita, l'Universo e tutto quanto. Per questo un team di ricercatori di Università giapponesi e americane ha cercato di ricostruire le caratteristiche dell'acqua marziana: pare che fosse acqua salata, ricca di minerali e con un pH simile a quello dei nostri oceani. Le loro analisi sono descritte su Nature Communications.

NEL LETTO PALEO-LAGO. Questa ricostruzione di mari marziani perfetti per i microrganismi è stata possibile grazie alle perforazioni del rover Curiosity nel cratere Gale. Al momento di scegliere la destinazione del rover, la NASA aveva posto lo sguardo sul vasto cratere marziano, proprio perché sospettava che qui si fosse radunata in passato una grande quantità d'acqua: una scelta che si sta rivelando sempre più azzeccata.

ASCIUTTISSIMO. Tuttavia c'è chi pensa che Marte non abbia mai avuto grandi riserve d'acqua: le tracce geologiche che la NASA ritiene essere state lasciate da antichi fiumi, potrebbero invece essere state causate da fiumi di lava. Una prospettiva meno allettante per la vita. Inoltre, un'analisi del Caltech ha messo in dubbio l'esistenza del lago d'acqua salata sotto il Polo Sud marziano, dove si era addirittura immaginato potessero annidarsi organismi estremofili.
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Le striature più scure sono interpretate come un segno della fuoriuscita di acqua dal sottosuolo in tempi recenti.

Forse troveremo qualche risposta il prossimo anno, con l'arrivo dei rover delle missioni Mars 2020 (NASA) ed ExoMars (ESA).

Fonte: www.focus.it/scienza/spazio/Marte-acqua-salata
view post Posted: 3/9/2019, 21:51     +1La Terra vista dagli alieni - Astronomia
Una mappa della Terra per come la vedrebbe uno scienziato ET dal suo pianeta: servirà a trovare similitudini con gli esopianeti che studiamo, e indizi di abitabilità o della presenza di vita.

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La mappa della luminosità della Terra come potrebbe essere rilevata da molto lontano, ad anni luce di distanza. Le aree in blu sono gli oceani, quelle rosse i mari poco profondi e quelle in verde i continenti.

Con il numero degli esopianeti scovati che ha superato i 4000, gli astronomi stanno cercando nuovi metodi per capire quali possano essere abitabili e quali no. Uno studio della Caltech propone di usare la luminosità della Terra (l'unico pianeta abitato che conosciamo) come metro di paragone.

Il team della Caltech ha elaborato una mappa della luminosità terrestre, ovvero una mappa delle aree terrestri in base a quanto riflettono la luce del Sole. Per realizzarla sono state utilizzate 9.740 fotografie del nostro pianeta, scattate nell'arco di 2 anni dal satellite Deep Space Climate Observatory (NASA/NOAA).

LA TERRA E IL MARE. Il satellite, però, è molto vicino alla Terra se paragonato alla distanza che ci separa da un qualunque esopianeta. Perciò la qualità dell'immagine è stata notevolmente abbassata per ottenere qualcosa di più simile a ciò che vedrebbe un ipotetico ricercatore ET lontano anni luce e con una tecnologia simile alla nostra: ed ecco dunque l'immagine a inizio pagina. Malgrado i continenti siano a malapena riconoscibili nelle macchie verdi, Siteng Fan, a capo della ricerca, si dice soddisfatto. Perché la mappa dà comunque un'importante informazione, a chi sapesse leggerla: la presenza di terra e di mare.


Come gli alieni potrebbero vedere i nostri oceani, così noi potremmo usare la luce riflessa degli esopianeti per cercare la presenza dell'acqua, sostanza alla base della vita e indicatrice di abitabilità, che probabilmente apparirebbe come in quella mappa della Terra. Inoltre, controllando nel tempo i cambiamenti di luminosità si potrebbero osservare i fenomeni meteorologici dell'esopianeta. Magari addirittura individuarne uno con un ciclo dell'acqua simile al nostro.


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L'equazione di Drake specula su di un Universo strapieno di vita. Ma se c'è vita dappertutto, "dove sono tutti?" chiedeva Enrico Fermi a Frank Drake.

FARE LUCE. Questa e altre tecniche saranno utili alla prossima generazioni di telescopi nella loro ricerca (fra le altre cose) di tracce di vita aliena. Una volta in funzione, il gigantesco E-ELT e il telescopio spaziale James Webb avranno la possibilità di darci la risposta a uno degli interrogativi più grandi di sempre: siamo soli nell'universo?

Fonte: www.focus.it/scienza/spazio/la-terra-vista-dagli-alieni
view post Posted: 30/6/2019, 19:03     +1Scienza, la clamorosa scoperta sul cosmo: “l’universo in realtà è soltanto un grande ologramma” - Astronomia
Scienza, sullo Spazio gli scienziati scoprono che si tratta di un grande ologramma e adesso sperano di comprendere meglio il cosmo e spiegare come si siano prodotti lo spazio e il tempo



Il nostro Universo sarebbe un grande e complesso ologramma. A mostrare una prima evidenza di quanto già ipotizzato nel 1990 è uno studio internazionale pubblicato su Physical Review che ha coinvolto fisici e astrofisici teorici di Regno Unito, Italia e Canada. I ricercatori hanno pubblicato prove di osservazione che spiegherebbero quindi una visione olografica 2D dell’Universo. Lo studio può aprire nuovi scenari sulla teoria del Big Bang e sulla gravità quantistica, uno dei problemi più profondi di fisica teorica. Ad annunciare la scoperta è l’L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. LO studio è stato realizzato da ricercatori dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in Canada.

“Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa migliorare la nostra comprensione dell’Universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti” spiega l’Infn. Questo lavoro potrebbe portare ad una teoria del funzionamento della gravità quantistica, una teoria che armonizza la meccanica quantistica con la teoria della gravità di Einstein. La ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni fondamentali. “L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali” spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’Infn e professore di fisica teorica dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.

“L’idea alla base della teoria olografica dell’universo -prosegue Corianò- è che tutte le informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni – più il tempo – siano contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno”. Si può immaginare, rimarca l’Infn, “che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D – e la percezione del tempo – sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia ’emergente’, se paragonata alle altre due dimensioni”.

“L’idea, quindi, -continua l’Istituto italiano- è simile a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una superficie bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero universo a essere codificato. In un ologramma la terza dimensione viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle rimanenti due dimensioni”. “Per creare un ologramma -spiega ancora Corianò- si prende un fascio laser luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso, mentre l’altro è inviato per essere registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità”.




Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso, afferma l’Infn, “la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio destro e all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che il nostro cervello processa automaticamente generando il senso della profondità. L’informazione, in questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale”. “In ambito cosmologico, per avere una rappresentazione semplificata della formulazione olografica, possiamo immaginare -conclude l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare- che ci sia una superficie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata, come in un ologramma: uno schermo che contiene la ‘scena’ dell’intero universo”.

[color=red]Fonte: www.meteoweb.eu/2017/01/scienza-la-...ogramma/846013/
view post Posted: 2/6/2019, 21:23     +1Marte: antichi strati di ghiaccio sepolti sotto la calotta polare - Astronomia

Il Mars Reconnaissance Orbiter individua nel sottosuolo del Pianeta Rosso i residui di passate glaciazioni, protetti da strati di sabbia.




Una panoramica dei ghiacci della calotta nord polare marziana

Nascosti sotto la calotta del polo nord di Marte, a circa un chilometro e mezzo di profondità, vi sono antichi depositi di ghiaccio stratificati che potrebbero raccontare molto sulle condizioni climatiche del passato del Pianeta Rosso.



Individuati dai radar del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA, nell'orbita di Marte dal 2006, questi residui di passati periodi glaciali costituiscono una delle più importanti riserve d'acqua marziane, la terza dopo quelle del polo sud: se disciolti, gli strati appena scoperti ricoprirebbero il Pianeta Rosso di un involucro d'acqua uniforme di 1,5 metri di profondità. Lo studio è stato pubblicato su Geophysical Research Letters.

SGUARDO PENETRANTE. Il gruppo di scienziati guidato da Stefano Nerozzi, ricercatore italiano ora all'Istituto di Geofisica dell'Università del Texas, ha analizzato i dati dello Shallow Radar (SHARAD), uno strumento di MRO in grado di sondare i primi 1.500 metri del sottosuolo marziano.



DEPOSITI SOVRAPPOSTI. Sotto alla calotta di ghiaccio del polo nord, SHARAD ha rilevato strati alternati di antico ghiaccio e sabbia, sovrapposti come i piani di una torta. Gli scienziati pensano siano i residui di passate glaciazioni dovute a variazioni dell'orbita di Marte e nella sua inclinazione: nei periodi di aumento della temperatura, ciò che rimaneva delle calotte ghiacciate veniva ricoperto da sabbie che proteggevano i ghiacci dalla dissipazione in atmosfera.



Questo processo si sarebbe ripetuto più volte nel passato di Marte, ogni 50 mila anni circa. Quando l'inclinazione dell'asse marziano rivolge l'equatore direttamente verso il Sole, le calotte polari si espandono; quando l'asse torna a inclinarsi, le calotte polari si ritirano. Finora si pensava che i resti di questi "tira e molla" glaciali fossero svaniti, ma il nuovo studio (suffragato da una seconda ricerca sulla misura del campo gravitazionale marziano, pubblicata sulla stessa rivista e di cui Nerozzi è coautore) dimostra che esistono ancora nel sottosuolo.


Un'immagine composita mostra l'alternanza di strati di ghiaccio e sabbia, in un'area della superficie di Marte in cui sono esposti.

GHIACCI CHE RACCONTANO. Le antiche stratificazioni sono preziose per lo studio del passato di Marte come lo sono, per la Terra, gli anelli degli alberi. Dall'analisi della loro geometria e composizione si potrà forse capire se, in passato, il Pianeta Rosso avesse le condizioni adatte a ospitare la vita, o se vi siano stati scambi d'acqua tra i poli e le medie latitudini, dove SHARAD ha trovato diffusi ghiacciai sepolti delle stessa età di quelli polari appena scoperti.



«Capire quanta acqua fosse disponibile complessivamente e quanta invece fosse intrappolata ai poli è importante», ha commentato Nerozzi. «Si possono avere tutte le condizioni adatte alla vita, ma se la maggior parte dell'acqua è intrappolata ai poli, allora diventa difficile averne in quantità sufficienti vicino all'equatore», dove è al lavoro Curiosity e dove opereranno i prossimi rover marziani.

Fonte:: www.focus.it/scienza/spazio/marte-...-calotta-polare

Edited by Demon Quaid - 3/6/2019, 00:30
view post Posted: 16/5/2019, 10:49     +1Mi presento - Sala Presentazioni
Jibrahil, AngelGhost,

grazie mille a voi :)
view post Posted: 16/5/2019, 10:36     +2Mi presento - Sala Presentazioni
Salve a tutti,
sono Blankfile, un nuovo collaboratore del sito per la sezione Astronomia a seguito della gentile richiesta di Demon.
Spero di poter svolgere al meglio delle mie possibilità "l'incarico" affidatomi dal cortesissimo padrone di casa e contribuire alla divulgazione di argomenti che, tra gli altri, mi appassionano particolarmente!

Un saluto,
Blankfile
6 replies since 16/5/2019