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Haiti - gli zombi

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view post Posted on 11/4/2010, 18:11     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Nell’ambito delle religioni afroamericane, il Vodu ha un posto di primaria importanza ed è senz’altro il culto di possessione più noto al grande pubblico, ma anche il più misterioso ed oscuro. Spesso i media ed in particolare il cinema ne hanno dato un’immagine distorta, falsata, torbida e fantasiosa. Credo che ciò sia imputabile essenzialmente alla fortissima carica magica ed esoterica di questo culto.

Il ruolo del Vudù ha ad Haiti è stato centrale, in quanto fortemente connesso con la storia politica dell’isola, è da ricordare che Duvalier usò tale culto per terrorizzare gli abitanti.

Il legame tra la piccola repubblica e gli Stati Uniti, nel periodo che va dagli Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta, era dovuto alla necessità per Haiti, di avere un forte partner economico e per gli USA, alla necessità di avere una testa di ponte nei Caraibi in funzione anti-cubana.

Il corpus delle credenze voduiste, ha come struttura una serie di soluzioni e di risposte ben precise sia a livello ideologico che pragmatico. Per quanto concerne le credenze vuduiste sulla stregoneria, sugli zombi, sugli zobop o sui baka c’è una ragione, che si fondamentalmente si basa sulla necessità di isolare la negatività entro limiti circoscritti e riconoscibili, in modo da poter preparare ed in seguito attuare le opportune contromisure, per vincere o comunque ridurre la negatività.haiti-gli-zombiimage.

Prima di parlarvi della possessione, credo sia opportuno spiegare, almeno in termini generali, che cosa è il Vudù e quali sono i suoi elementi principali, senza dilungarsi troppo all’interno dell’intricata classificazione delle credenze e del pantheon variabile da houmfor a houmfor; (santuario).

Il Vudù è una religione africana, trapiantata ad Haiti dai Fon (popolazione che viveva nel Benin, ex Dahomey) che vi furono deportati nel periodo della tratta degli schiavi. Questa religione, si fonda sulla presenza di un pantheon molto elaborato e sulla convinzione dell’esistenza degli spiriti, che si manifestano agli uomini possedendoli, sia perché devono comunicare le proprie necessità, sia perché la possessione è necessaria agli uomini, per “sentire” vivo il rapporto con il mondo dell’Aldilà.

Il Vudù si pratica in una miriade di houmfor, a capo di ognuno dei quali vi è un houngan (sacerdote) o una mambo (sacerdotessa), che oltre a essere gli officianti dei rituali, sono i capi spirituali e intesi come capi-famiglia di una comunità di fedeli, distinta in vari gradi gerarchici.

Bastide definì il Vudù come una “religione viva”, in quanto non esiste uniformità tra i vari santuari, il culto viene continuamente creato e ricreato, ogni santuario santuario ha il proprio pantheon con i suoi Loa. Escludendo i Grands Loa, cioé gli dèi tradizionali dell’Africa Guinin, presenti in tutti i santuari, non è possibile fare una classificazione esauriente delle divinità Vudù. Gli stessi rituali, sebbene simili, presentano notevoli differenze tra città e campagna e tra santuario a santuario, per cui è veramente difficile orientarsi all’interno di questa.

Non esistendo una teologia codificata, non è possibile fare raffronti con il Vudù degli attuali Fon, in quanto, nel periodo della deportazione questo culto subì notevoli modifiche, fino ad essere rielaborato e arricchito con elementi diversiva quelli delle tradizioni africane di tre o quattro secoli or sono.

Per concludere, potrei dire che l’unico elemento istituzionalizzato, cioè l’unico elemento che compare con le stesse modalità in tutta l’isola di Haiti, è il fenomeno della possessione del fedele da parte dei Loa.
La maggior parte degli haitiani crede nel Vudù, anche se le classe sociale intellettuale ed economicamente elevata, afferma di essere Cristiana..

La spiegazione che gli haitiani danno della possessione, si poggia su due cardini principali:

1)la credenza che ogni individuo ha nella testa due anime, il Gros- Bon Ange (Grande Angelo Buono) e il Ti’z’-Ange (Piccolo Angelo), la prima capace di abbandonare la sua testa e di vagare per il mondo; la seconda ha la funzione di proteggere il corpo fisico o Corps Cadavre (Corpo Cadavere) e il Gros-Bon Ange stesso.

2)la credenza che i loa si manifestino in forme tangibili per esempio negli alberi che si trovano nel peristilio dell’houmfor o nelle Pierres-Tonnerre (Pietre del Tuono) o ancora attraverso le persone, entrando nella loro testa. In questo caso il loa caccia il Gros-Bon Ange e si impossessa dell’individuo, cavalcandolo come un fantino, i posseduti, infatti, sono chiamati i chuala des loa (cavalli dei loa).


Secondo gli haitiani i loa possiedano gli individui per necessità, in quanto devono manifestarsi per vivere, poiché la loro esistenza dipende dal culto che viene loro rivolto. Essi stabiliscono un rapporto “vivente e stretto” con i fedeli, che si basa su un vero e proprio contratto di prestazioni reciproche, il quale prevede benessere e fortuna per l’adepto.

Gli haitiani spiegano ogni tipo di manifestazione mediante una classificazione ben articolata delle possessioni; in genere dovute agli dèi della nazione Rada. Vi sono anche quelle degli dèi Petro più violente e pericolose, anche se alcuni dei Rada, come Ogu, sono violenti, benché in modo più controllato in quanto dipendono dalla forza e dall’energia del dio, più che da una certa negatività. Ci sono poi le possessioni violente dei loa bosal, e le possessioni lievi, nelle quali la persona è soltanto saoulè, cioè ubriacata dal dio.
Nelle credenze primordiali del Vudù, gli zombie erano le anime dei morti di morte violenta che vagavano come fantasmi per l’eternità.

In seguito, lo zombie è diventato sinonimo di morto vivente, indicando tutti quei morti che vengono riportati in vita da uno stregone che li usa come schiavi.

In questo stato gli zombie sono caratterizzati da mitezza, da un volto inespressivo e dall’assenza di sguardo.

All’inizio del ventesimo secolo quando la richiesta di operai per la raccolta delle canne da zucchero era elevata, gli zombie furono utilizzati nelle piantagioni al posto dei lavoratori.

La figura degli zombie è stata completamente snaturata dalla moderna cinematografia, che la ha modificata in un mostro sanguinario, terrificante e orrorifico.

Nel 1982 Wade Davis, un antropologo americano, riuscì a procurarsi un campione di una polvere misteriosa che i bokor usano nei riti di zombificazione. Uno degli ingredienti della polvere era la tetrodotossina, un potente veleno che induce ad una paralisi comatosa.

IL CADAVERE PRIGIONIERO

Secondo le leggende locali, gli zombi sono uomini morti, estratti dalle tombe e restituiti ad un simulacro di vita grazie alle pratiche di uno stregone. Non hanno anima, e vengono impiegati come schiavi per i lavori più duri, fino alla putrefazione totale dei loro corpi.

Su di essi si raccontano molte storie, come quella della ragazza appartenente ad una famiglia benestante che mori' di una infezione misteriosa, e quattro anni più' tardi venne scoperta a lavorare come sguattera in una locanda. Aveva il collo piegato perché' era stata sepolta in una bara troppo piccola per lei, e venne riconosciuta dai familiari grazie ad una cicatrice su un piede, lasciatale dalle fiamme di una candela che l'aveva ustionata da piccola.

Un sacerdote cattolico racconto' all'antropologo Francis Haxley di aver visto uno zombie, in un villaggio, che rodeva con i denti la corda con la quale gli erano state legate le mani. Gli venne fatta ingoiare dell'acqua salata, e la creatura recuperò la capacità di parlare.

Disse il suo nome e venne mandata a chiamare una parente, che la riconobbe subito, dicendo che era stato seppellito quattro anni prima. Due giorni dopo lo zombie si spense, e fu seppellito di nuovo. E' nota anche la storia di un sacerdote voodoo che tento' di conquistare fama e rispetto falsificando la creazione di uno zombie autentico.

Convocati i notabili del suo villaggio, fece disseppellire la bara appena interrata di un uomo morto da poco e, con una cerimonia impressionante, riporto' il cadavere alla vita. Uno dei presenti , per', si accorse che dalla bara spuntava un grosso tubo, attraverso il quale, evidentemente, aveva potuto respirare il presunto "cadavere", un complice del falso stregone..

Comunque sia, la religione Voodoo contempla un rituale apposito per proteggere i fedeli dal rischio di diventare zombie dopo la morte. Nei villaggi, inoltre, come ulteriore precauzione si seppelliscono i morti a faccia in giù' e con la bocca piena di terra, o con le labbra cucite (il rito di zombificazione prevede che vengano introdotte sostanze particolari nella bocca del cadavere).

Talvolta si pone nel pugno del morto un coltello, in modo che abbia un'arma per difendersi. Altre precauzioni consistono nel tagliare la gola al cadavere, o sparargli un colpo di rivoltella nella testa.

MANO D'OPERA A BUON MERCATO

Se a uno zombie viene fatto mangiare del sale o dato da bere acqua salata, il maleficio si interrompe e la creatura torna al suo sepolcro e comincia a scavare al terra con le mani per seppellirsi di nuovo.

A William Seabrook raccontarono che nel 1928 uno zuccherificio di Port-au-Prince (Haiti) aveva urgente bisogno di operai e diffuse un annuncio promettendo salari maggiorati. Poco dopo, si presento' il capo di un villaggio dell'interno, accompagnato da nove uomini dallo sguardo vitreo, che si muovevano goffamente. Disse che volevano lavorare come operai ,e che erano contadini ignoranti provenienti da zone sperdute. Furono adibiti al taglio delle canne da zucchero, ed ogni settimana il loro capo si presentava per ritirare lo stipendio.

Un giorno la moglie dell'uomo ( non sapendo di avere a che fare con degli zombie), impietosita dall'aspetto macilento dei poveretti, mentre il marito era via diede da mangiare alcune pagnotte fatte di farine impastata con acqua e sale. Subito le misere creature si resero conto del loro stato e tutte insieme, tornarono al cimitero dal quale erano state dissepolte. Li, dopo aver rotto con le loro mani la superficie del terreno, si distesero tra le zolle mosse con il volto affondato nel suolo.

Rimasero cosi fin quando i parenti, avvertiti, non diedero loro nuovamente cristiana sepoltura.

Erzulie- DIVINITA' DEL SESSO

Stranamente, la Madonna viene identificata dagli adoratori voodoo con Erzulie, la provocante, lasciva e decisamente non vergine dea della morte. Quando una fedele (talvolta anche un maschio) viene posseduto d Erzulie, la si conduce nella zona del santuario dedicato alla dea, dove si trovano vestici succinti, oggetti per il trucco e gioielli.

La fedele si toglie i propri abiti e riveste i nuovi, esponendo e carezzandosi lascivamente il corpo nudo, poi si avvicina ad altri fedeli strofinandosi loro addosso e chiedendo biscotti e champagne. Parla con toni di voce acuti e se la si respinge o non la si concede ciò che chiede, scoppia in lacrime.

Un adoratore cavalcato da Dandaballah, il dio-serpente, si getta a terra, e comincia a strisciare e a contorcersi come un rettile, avvolgendosi attorno ai pali di sostegno della capanna-tempio. Viene identificato con San Patrizio perché secondo la tradizione il patrono d'Irlanda aveva potere sui serpenti, che bandì dalla sua isola.

I Guede, spiriti della morte, sono associati ai cimiteri, e vestono come un tempo i becchini, con camicioni neri e altri cappelli. Il loro capo è il sinistro Baron Famedi signore del mondo sotterraneo e maestro di magie. Nei santuari è rappresentato da una croce di legno sormontata da un cappello a cilindro e avvolta da uno scialle nero, Baron Famedi è crudele e lussurioso, ed ha l'abitudine di rubare le offerte destinate agli altri Loa. Alla vigilia di Ognissanti, festa dei morti, nei cimiteri di Haiti si cantano in suo onore canzoni erotiche.

“Ogni donna è un’emanazione di Erzulie”

Il Voudou ha una fama sinistra per chi non lo conosce. Dai media ne abbiamo un’immagine a senso unico, quella delle bambole usate per uccidere, degli zombi indistruttibili, dei sacrifici animali ed umani, della possessione.

Il Voudou è una religione sincretica nata dalla fusione delle credenze degli schiavi africani con il cattolicesimo imposto dai loro padroni. L’animismo africano (ed in particolare dell'etnia Yoruba) è tutt’ora presente in questa religione, in cui gli spiriti, detti Lwa (o Loa) svolgono un ruolo fondamentale, quello di intermediazione fra il mondo sovrannaturale e l'uomo, di cui forgiano il destino. In un certo senso, i Lwa possono in qualche modo sovrapporsi agli angeli del cristianesimo.

Vengono suddivisi in quattro grandi famiglie (sarebbe meglio chiamarle “nazioni”):
• Rada, di diretta origine africana, e precisamente dal Dahomey, generalmente benevoli;
• Petwo, selvaggi, violenti, istintivi (Petwo ho scelto di scriverlo alla maniera creola, ma non è sbagliato usare il termine “Petro”; dalle origini prettamemente Haitiane, il nome deriva dal “fondatore” Jean-Philippe Pedro, poi divenuto egli stesso uno spirito, onorato con il nome di Ti Jean Petro);
• Gede, ovvero gli antenati e gli spiriti ctonii comunque connessi ai morti ed ai riti di fertilità;
• Djab, un gruppo di Lwa che “raccoglie” tutti gli altri che non possono essere ricompresi nelle altre famiglie.


Ogni Lwa ha natura duale: non si possono scindere completamente gli aspetti negativi di questa entità da quelli positivi, per cui considerare i Rada Lwa come entità benefiche o i Petwo Lwa come malefiche è MOLTO riduttivo e senz’altro non corretto.

I Lwa devono essere nutriti, hanno una dimensionalità diversa dagli spiriti che siamo soliti approcciare, una dimensione quasi “fisica”, prendono possesso (il termine esatto sarebbe “cavalcano”), dominano letteralmente i propri fedeli durante i riti: il posseduto perde la coscienza del sé, esprimendo con gesti, parole ed atteggiamenti la personalità del Lwa e non la propria.

Sono spiriti senzienti, non “schiavi da dominare” come i demoni goetici. Chiedono una sincerità assoluta e rispetto; non si possono chiedere ad un Lwa cose che esulino dal suo campo d’azione, dalla sua stessa natura, anche se ogni Lwa apprezza il coraggio e la passione quando viene approcciato.

Un’altra costante del Voudou è il rapporto con gli antenati, che vengono onorati e a cui si chiede consiglio.

Stregoneria e Voudou hanno diversi aspetti paralleli e non solo nell’operatività “quotidiana”, penso all’uso della Dagida (la “bambola”), delle corde, al tracciare i sigilli (nel Voudou si chiamano Vévé), al colloquio con gli spiriti, al ricercare affinità con gli antenati, al modo di presentare le offerte… ma sto divagando.

C’è un aspetto della Dea che appartiene al pantheon Voudou che sta attraversando il mio cammino. E da Gatta curiosa non so resistere a certi richiami. Così sto provando a capire qual è il messaggio, cosa devo imparare.

Questa Dea viene chiamata Erzulie o Enzili o Erzili o Ezili

In un certo senso, può essere intesa come l’energia femminile del Legba (il Lwa dei crocicchi che controlla il passaggio tra un mondo e l’altro): il suo potere è unico, tremendo e può essere sintetizzato in una sola parola: desiderio. Cos’è “desiderio”? Qualcosa che va oltre l’accettare e l’accontentarsi. Dire “impazienza, voglia, aspettazione, volontà, fantasia, brama, attesa, frenesia, struggimento, smania, passione, assillo, rimpianto, fame, mancanza, avidità, ansia” dà un’idea (parziale) della complessità di questa Dea.

Erzulie concede la facoltà di visualizzare, sognare, e di creare ciò che si è soltanto immaginato. Stupisce che sia tanto amata quanto temuta?

È donna, Erzulie. Femminile, civettuola, raffinata, sensuale, profumata. È splendida, Erzulie, una donna dalla bellezza che incanta. Una Sirena.

Ma può mostrarsi come una Megera dagli occhi di fiamma o una Vecchia piena di acciacchi che cammina curva, appoggiandosi ad un bastone.

In uno dei suoi aspetti è una Madre, muta, profondamente legata a sua figlia Anais, tanto da farne interprete della Sua Volontà. Fiera e bellicosa guerriera, per amore dei suoi figli (gli haitiani dominati dai colonizzatori) si è fatta tagliare la lingua per non rivelare segreti che avrebbero potuto danneggiarli.

È Amore, Erzulie. Amore in tutte le sue manifestazioni. Amore fisico, mentale, attrazione, amore per i figli, per il mondo, amore per se stessi. Amore come malattia, ossessione, disperazione. Amore come abbandono. Amore come dominio. Amore come possesso. Ecco, Erzulie è tutto questo. E qualcosa di più. Può essere consolatrice, materna, accogliente, sensuale. Ma anche divoratrice, distruttrice. È sia l’eterno Femminino che si desidera ed a cui si tende sia quello che si teme e con cui si vorrebbe mai avere a che fare.

Erzulie è mutevole come l’acqua, e come l’acqua è ambigua. Ha sia uomini sia donne come amanti, ma può anche decidere di nutrirsi della loro carne (Ezili Kanlikan considera gli esseri umani “capre a due zampe”:

1) è il Desiderio che divora e distrugge ciò che dovrebbe amare e, quando accade assume aspetti grottescamente mostruosi, come quello di Marinèt-bwa-chèche (Marinette Braccia Secche). Guai ad incontrarla quando vaga per la boscaglia con le braccia tese, in fuori, la testa bassa (e per questo la si chiama anche Dos-bas). Scheletrica, le dita adunche come artigli, la sua voce è il grido del gufo. Assomiglia, fisicamente, all’Anima Vagante, ad uno spettro. È “solo” un simbolo del femminile capro espiatorio di ogni male del mondo? Di certo la si teme, perché decide autonomamente, fa ciò che il suo istinto le suggerisce, distrugge. Uccide. Ma questa Dea è la stessa che può diventare l’Anziana che piange per amore e si auto-distrugge, consumandosi in lacrime e attraverso le sue stesse lacrime si rigenera.

Dalla pelle scura, è una donna semplice che sa anche fare affari; si dice che sia possibile incontrarla nei mercati, intenta a venderre la propria merce. Veste in blu, oro, verde, ma, a volte, non disdegna gli abiti multicolori. Essendo un Petwo Lwa, le appartiene anche il rosso.

Si dice che i Petwo Lwa siano facili all’ira e molto emozionali, e Dantò non è diversa. La pioggia che cade durante i suoi riti è considerata un segno di favore. Ma spesso, la pioggia diventa uragano e distrugge, uccidendo. (“Le ou we Dantò pase, ou di se loray-o”, quando vedi Dantò passare, dici che passa l’uragano).

Da chi non la conosce a fondo viene considerata solo il Lwa della gelosia, della vendetta e della passionalità. Può manifestarsi come Ge-Rouge (o Ze-Rouge o Je Wouji) 1 , dagli occhi rossi come fiamma: piegata su se stessa, piange per la brevità della vita e gli ostacoli dell’amore. Mescola rabbia e disperazione e protesta perché non è amata abbastanza. Il nome “occhi rossi” fa anche riferimento al fatto che, durante le cerimonie di possessione, i suoi devoti in trance strofinano peperoncini rossi sugli occhi. Chi è posseduto da Je Wouji commette atti violenti senza rendersene conto.

L’animale di Erzulie Dantò è il maiale nero, tipico di Haiti

L’iconografia la rende pressocchè indistinguibile dalle immagini della Madonna Nera (in particolare della Vergine di Czestochowa), anche se, a differenza della Vergine, Dantò ha delle cicatrici sulla guancia (gli haitiani la chiamano “twa mak”, “tre segni”), ricordo delle lotte compiute contro gli schiavisti nella guerra per l’indipendenza di Haiti 2 e il bambino che ha tra le braccia è in realtà una bambina, sua figlia Anais. A volte la si chiama “Santa Barbara africana”.

Non ha marito, ma è una Madre: ed oltre Anais le si attribuiscono anche altri figli, tra cui Ti Jan Danto (chiamato anche Msye Jan, creolo per Monsieur Jan, cioè Signor Jan), Ti Jean Petro che è anche il suo amante. Anche il potente Simbi Makaya, stregone ed erborista, Ogou Badagri il guerriero e lo stesso Baron Samedi, Signore della Morte e dei cimiteri sono suoi amanti. Pur non disdegnando la compagnia maschile, la si considera bisessuale e protettrice delle lesbiche.

Di Dantò, Alourdes Margau Kowalski, una Mambo (titolo che indica una sacerdotessa ma, a volte vale per “signora”, se riferito a una Dea) conosciuta come Mama Lola, dice: "È una donna indipendente, che dà il giusto valore alle relazioni, specialmente a quelle che conducono alla nascita di una nuova vita; sa a quali problemi va incontro una madre single. Conosce la rabbia, quella impotente delle madri. Può esplodere con violenza irrazionale e cieca. Non è un baka (=uno spirito malevolo) ma alla vista del sangue diventa selvaggia."

Ama i profumi forti e decisi; tra le offerte a lei gradite (che variano a seconda del tipo di richiesta): acqua di colonia agrumata, rum secco, maiale fritto speziato e marinato (è un tipico piatto haitiano chamato griot), riso nero, fagioli neri, patate dolci, banane fritte, pane nero, miele con cannella e pepe, sigarette forti e senza filtro, talvolta sigari. Ha una certa predilezione per i coltelli, particolarmente quelli a doppia lama, del resto sa cosa significhi lottare. Le piacciono anche i gioielli d’argento e gli anelli con pietre blu e/o rosse, i suoi colori. Anche le bambole sono un’offerta molto comune.

Dantò aiuta le madri a comprendere e portare a termine il loro ruolo. Risolve i conflitti generazionali tra madri e figli

Domina l’autodeterminazione, la giustizia, l’uguaglianza e la libertà. È la Madre ideale, che nutre e protegge i suoi figlie e si sacrifica per loro, ma nello stesso tempo insegna a camminare con le proprie gambe. Difende i bambini (e le bambine) a spada tratta. La si invoca per protezione dai nemici, ricchezza materiale e vendetta contro ogni tipo di violenza o abuso, ma particolarmente di natura sessuale.

I riti in suo onore vanno celebrati, come per gli altri Petwo Lwa, il martedì. Per le analogie con la Vergine dei cattolici, vengono considerati giorni a lei sacri il 16 luglio (Madonna del Carmine), il 15 agosto (l’Assunta) e talvolta la vigilia di Natale.

Dantò è l’aspetto di Erzulie che – forse – più degli altri ha un legame con l’Africa, e non soltanto per la pelle scura di questa Dea: è la madre spirituale di Haiti che ha aiutato gli schiavi a ribellarsi e li ha guidati nel cammino dell’indipendenza.

Mambo Dantò è muta e sua figlia Anais si fa portavoce del suo volere. Al tempo della rivoluzione haitiana, gli schiavi in rivolta sottoscrissero un patto con Dantò, un patto di sangue affinchè Lei li proteggesse e li guidasse. Nello stesso tempo, affinchè non potesse rivelare i suoi segreti ai nemici, le venne tagliata la lingua. Da allora, Dantò può emettere solo suoni inarticolati come “ke-ke-ke” o “de-de-de”, il suono emesso dal moncone di lingua rimastole che batte contro il palato. Suoni che solo Anais è in grado di interpretare. Non stupisca che sia un’innocente a far da tramite tra i fedeli e la Dea…

Può essere aggressiva, Mambo Dantò, ma è dolce come il miele nei confronti di chi ama

Questo aspetto della Dea mi ha fatto venire in mente le Madri di Plaza de Mayo, le Madri Mute argentine, simbolo delle madri, mogli, compagne degli scomparsi in ogni luogo per aver commesso l’infamante delitto di avere idee diverse. Di essere “diversi”, come se questo sia una colpa. Mi ha fatto venire in mente il silenzio attonito di chi subisce un’ingiustizia e non sa o non può ribellarsi. O che accumula energie proprio in vista della ribellione e per questa cosa è disposto a sacrificare qualcosa di importante come la possibilità di farsi comprendere.

È una Dea Guerriera, indipendente, forte, che sa amare con passione. Non amo mescolare pantheon diversi, ma se dovessi far riferimento ad un’altra Dea simile penserei a Kali.

1) Questa canzone nasce da un evento preciso, in cui un uomo (sotto l’influsso di Ge Rouge) uccise sua moglie dopo un violento alterco, accoltellandola sette volte.

Di ye! / Set kou'd kouto, set kou'd ponya. / Pret'm terinn-nan, m'al vomi san ye. / Set hou'd kouto, set kou'd ponya. / Prete'm terrin-nan, m'al vomi san ye. [repeat] / Men san make pou li. / [Repeat "Set . . . san ye."] / San m'ape koule, Dantò, m'pral vomi san ye. / San m'ape koule, Ezili, / m'pral vomi san ye. / San mwen ape koule, Je Wouj, ou pral vomi san ye.

Di’ hey! / Sette colpi con il coltello, sette colpi con la spada / Passami il bacile, devo vomitare sangue / Passami il ba-cile, devo vomitare sangue [ripeti] / Ma il sangue è segnato per lui. / [Ripeti "Sette . . . sangue."] / Il mio sangue scorre, Dantò, sto per vomitare sangue / Il mio sangue scorre, Ezili, sto per vomitare sangue / Il mio sangue scorre, Occhi Rossi, stai per vomitare sangue.

Un’altra canzone per Dantò fa riferimento al carattere guerriero della Dea:

Jou ma' koule / Jou ma' koule / Jou ma' koule / Map vomi sang mwen bay yo
Anche quando sarò sconfitta (3 volte) / Vomiterò sangue e glielo restituirò.

2)# In un’altra versione, due “opposti” aspetti della stessa Dea, Dantò e Freda corteggiavano lo stesso Lwa, Ogou. Per lui, le due dee litigarono furiosamente e continuano ad odiarsi tutt’ora. Durante una lite particolarmente furiosa, Dantò prese il suo coltello e colpì il cuore di Freda (e infatti il vèvè, il sigillo di Freda è un cuore trafitto da un pugnale) ma Freda divelse l’arma dal proprio cuore e segnò la rivale sulla guancia.

Più semplicemente, Maîtresse Erzulie. Talvolta a Freda si aggiunge Dahomey o Dahomin, con riferimento al luogo d’origine, in Africa.

È un Rada Lwa

A prima vista ha molti punti in comune con la Madonna dei cattolici: capacità di donare amore incondizionato, empatia, compassione, aiuto (con particolare riferimento al bisogno di amare ed essere amati). Iconograficamente, la si può raffigurare molto simile a Maria Dolorosa, Nostra Signora del Calvario. Rappresenta la perfezione impossibile ed irraggiungibile che si strugge per la sua stessa inafferrabilità. Il suo sigillo (vévé) è un cuore ornato e trafitto, perché l’amore è anche sofferenza.

Incarna l’ideale creolo di bellezza, è una mulatta con la pelle chiara, gioielli appariscenti, profumata e ben truccata. Parla francese e non creolo, è la personificazione della bellezza e della grazia. Il fatto che sia mulatta indica l’ambivalenza di questa Dea che non appartiene né alla classe dominante d’un tempo (bianca) né alla maggioranza della popolazione (di pelle scura). Si distingue dall’una e dall’altra, e questo può renderla frustrata e gelosa, ma ha in sé il meglio di entrambe le razze.

Erzulie Freda indossa 3 anelli d’oro, uno per ognuno dei suoi compagni: Badagri, Dambala Wedo e Met Agwe Tawoyo; tuttavia, il suo cuore appartiene a Ogoun Feray, figlio di Badagri. Quando si sente triste (e più spesso in presenza di Damballah) Erzulie invecchia quasi istantaneamente e diventa la Grande Erzulie o Nonna Erzulie 1 , incurvata per l’età e gli acciacchi, che si trascina a fatica con un bastone. Allora inizia a piangere sulla sua condizione e le sue lacrime la fanno ringiovanire quasi istantaneamente. Nel suo massimo splendore viene chiamata anche Séverine-Belle-Femme o semplicemente La Belle Femme o ancora Venus.

Aiuta chi non ha fortuna in amore, consigliando come scoprire la propria bellezza ed insegnando ad essere seducenti. Aiuta e protegge le spose. Ma è esigente, perfezionista, incontentabile, severa. Se i riti in suo onore vengono celebrati in maniera perfetta, accoglierà le richieste presentate dai suoi fedeli, altrimenti le ignorerà. O peggio.

È incline alla gelosia e non tollera di essere messa in secondo piano. Osserva anche il minimo dettaglio, e per questo è, forse, uno dei Lwa più difficili da accontentare. Punisce con severità chi cerca di ingannarla o mente, e senza alcun preavviso. E qui c’è una differenza nel modo di agire che ha Dantò: mentre Dantò cerca in qualche modo di concedere un preavviso a chi sbaglia in modo che possa ravvedersi ed evitare la punizione, Freda è tanto rapida quanto imprevedibile. E le sue lezioni non si dimenticano. Qualcuno direbbe che questo accade perché Dantò è una Madre e sa come i propri figli vadano “educati” e seguiti, mentre Freda no.

In ogni caso, se si decide di onorarla bisogna far caso ad ogni minimo dettaglio ed essere molto cauti. Bisogna fare attenzione a non esagerare con lei, anche se a volte lei tende a provocare chi la invoca in modo che questo accada. Sa essere molto espansiva, parla in modo fluente e ricercato, ma è molto difficile comprendere ciò che desidera davvero.

Ama le fragranze dolci, l’essenza di basilico, i profumi 2 , le ciprie, i belletti. Il suo colore è il rosa, ma essendo un Rada Lwa si può usare anche il bianco. Ogni cosa le si offra deve essere pulita, elegante, lucida 3 . Il suo giorno sacro è il giovedì.

La si invoca per l’amore, la ricchezza, la fortuna, la crescita ed il benessere spirituale. Può allontanare ogni maleficio. Le si può chiedere di facilitare l’allontanamento da ogni tipo di dipendenza (droga, alcool). Se è arrabbiata, può rendere la vita sentimentale di una persona davvero difficile. Si dice che i gay trovino in Freda una protettrice, ma anche gli uomini eterosessuali possono onorarla, a patto siano consapevoli che questa Dea è molto gelosa e difficilmente accetta di “condividere” i suoi protetti con altre donne. A questo proposito, c’è chi dice che Freda, semplicemente, non ami le donne.

Le offerte a questo Lwa vanno deposte sulle rive dei fiumi e non dell’oceano. È interessante il legame con l’acqua del fiume, dolce, sempre in movimento, capricciosa…

La femminilità prorompente di questa Dea mi ha colpito. Mi ha fatto pensare al nostro essere perennemente insoddisfatte alla ricerca di un ideale di bellezza che non ci appartiene. Freda si guarda allo specchio, ma difficilmente è soddisfatta di ciò che vede, pur essendo bellissima. Non si accontenta, vuole andare oltre la perfezione della sua stessa immagine. E soffre in maniera indicibile per il suo non accettarsi.

La bellezza è in tutte le forme e in tutte le età. È un qualcosa che viene da dentro, e quando ci sentiamo a nostro agio con noi stesse, irradiamo splendore anche se non ce ne accorgiamo. Soffriamo perché non ci sentiamo amate. Non abbastanza, nemmeno da noi stesse. Siamo sempre “troppo”. Troppo grasse, troppo magre, troppo basse, troppo alte. Troppo scure, troppo chiare, troppo, troppo, troppo. Non potremmo, semplicemente… essere? Ooops… “troppo facile”. E noi donne siamo banalmente complicate, contorte. Troppo.

1 Mwen pa genyen chans Mezanmi / Mwen pa genyen chans Mezanmi / Ezili O apa Ezili sa-a
Ezili O apa Ezili sa-a / Ezili marié li pa gen chans / Ezili marié li pa gen chans / Youn sèl pitit li genyen / l'ale nan lan-mè / kannòt chavire avè-l / nan lanmè kannot / chaviré avè-l / …Peu à peu, sa voix devenait tremblotante, sénile.

Non ho fortuna, amici miei, (2 volte) / Erzulie oh ma non è quell’Erzulie? (2 volte) / Erzulie da sposata non ha avuto fortuna (2 volte) / Il solo figlio che ha avuto andò per mare, / e in mare la barca si rovesciò, /la barca si rovesciò. / …Poco a poco, la sua voce, tremando, diventava senile.

2 Ezili O Kay la mande oze (x3) / Si nen pwen dlo, oze lavek loksyon.
Ezili O, la casa deve brillare (3 volte)/ Se non c’è acqua, spruzzerò profumo

3 Ezili fre, li fre, li Freda (x 2) / Ezili O! Li pa manje moun anko / Inosan Bondye va gade ou /
Ezili Fre, li fre, li yon bel fanm / Ezili Fre, li fre, li yon fanm blanch
Ezili è fresca, è graziosa, è Freda (2 volte) / O Ezili, non mangerai più nessuno / Dio vedrà la sua innocenza / Ezili è fresca, è graziosa, è una donna meravigliosa / È fresca. È graziosa, è una donna bianca.

Erzulie o Enzili la Sirene (La Sirène o La Sirènn) è la personificazione della Dea del mare. Alcuni la accomunano a Yemanja, altri a Mami Wata (Mamma Acqua). Il simbolismo di questo Lwa è molto particolare e spesso si ricorre ad un gioco di contrapposizione per descriverla: è bianca e nera, i capelli sono biondi o neri ma sempre fluenti e brillanti. È una bellissima donna dalla coda di pesce.

Viene onorata insieme a La Balene 1 (Labalenn, La Balenne, Balaine) che rappresenta la fertilità (sia come “riproduzione” sia come “forza creatrice”, per quanto nel credo Voudou la fertilità non sia legata alla sola parte femminile). Alcuni dicono che La Balene è solo uno degli aspetti di La Sirene, altri che sia sua madre o sua sorella, altri che ne sia la compagna (al pari di Agwe, suo marito). Non credo sia un caso che le balene siano bianche e nere.

La Sirene rappresenta la compassione materna, la ricettività; conosce i misteri delle profondità oceaniche e non teme di immergervisi. I suoi colori sono decisamente marini, blu, blu-verde e celeste. Ma anche bianco, come ogni Rada Lwa; i suoi simboli sono legati all’oceano ed alle conchiglie. Il sincretismo tipico del Voudou haitiano la associa alle cattoliche Santa Marta o Santa Maria Stella Maris o ancora a Santa Maria Signora della Carità.

Tra le offerte a lei care: colombe bianche, profumi, specchi, dolci, champagne, gin, rum bianco, e vino bianco dolce, meloni, melassa. Non bisogna MAI offrirle dei pesci.

La Sirene vive a metà tra l’oceano vero e proprio ed il mare che accoglie le anime dei morti (“bonanjes”) e può guidare il passaggio tra un mondo e l’altro, poiché governa il passaggio sia tra vita e morte sia tra morte e rinascita. Dalle profondità del mare porta ricchezza e fortuna. È una seduttrice come Freda ma fiera ed indipendente come Dantò. Alcuni la chiamano semplicemente Erzulie del Mare. È feroce con chi la offende e generosa con chi la onora. Sul suo altare non possono mancare conchiglie, specchi, pettini, trombe.

A volte la si può vedere, seduta su uno scoglio che pettina i suoi lunghi capelli o mentre si ammira in uno specchio. È vanitosa e le piace che la si guardi. Conosce ogni segreto della musica e del canto e può attirare le persone nelle profondità oceaniche che governa, ed è lì che lei insegna i segreti della magia. A volte restituisce al mondo degli uomini la gente che prende con sé, anche se a volte passa del tempo (un tempo molto simbolico: tre giorni o tre settimane o tre anni) prima che ciò accada; quando succede, il segno inconfondibile a ricordo di quanto è accaduto è una pelle molto più chiara di quella “normale”, capelli più lunghi, lucidi e fluenti. Sono le donne che più spesso vengono “restituite” e l’avvenuta comunione con la Dea concede loro il dono di guarire. Appena tornate a riva sembrano disorientate, non riescono a parlare o a ricordare, poi pian piano il ricordo riaffiora, il ricordo della conoscenza acquisita e il modo in cui è stata appresa.

Ma i più non tornano. È per questo che i riti in onore di questo Lwa vanno celebrati con attenzione. Chi è posseduto da La Sirene 2 non deve assolutamente immergersi in acqua o rischia di non tornare più, inizia a civettare, a parlare francese, a volte tende ad offendere chi sta intorno perché si considera superiore a chiunque altro. Spesso fa fatica a camminare e si trascina e questo perché La Sirene non ha le gambe ma una coda di pesce. Inoltre, rischia di morire perché potrebbe non riuscire più a respirare. Per questo il posseduto viene continuamente bagnato con acqua marina.

La Sirene è instancabile, senza pace come le onde. È anche la personificazione della luna. Dal profondo dell’inconscio oceano invia i sogni, ed è lì che spesso la si incontra. È la Dea dell’illusione, e infatti ha uno specchio. La Dea del “passaggio”, rimembranza del lungo viaggio che gli schiavi dovettero subire. È la Dea di libertà profonda, che può donare guarigione o follia: vivere nel profondo ha un significato reale anche se si nasconde dietro la maschera del simbolo.

Suona “strano” definire questo Lwa un Lwa di libertà, ma se ci pensiamo bene spesso siamo noi stessi a creare i confini della nostra “prigione quotidiana”.

1 Questo è un esempio di chante vayan, il canto di iniziazione di una Mambo:
La Sirene, O se mwen k Balen O! / Sirene O, se mwen k Balen O. / Pa gen anyen pase Bondye nan peyi a. / Sirene O, se mwen Balen kap komande.

La Sirene, sono io ad essere la Balene, / Sirene, sono io ad essere la balena, / Nel paese non c’è nulla più grande di Dio. / Sirene, sono io che comando la Baleneù

2 La Siren, La Balen, / Chapo'm tonbe nan la me. / Map fe kares pou La Sirene, / Chapo'm tonbe nan la me. / Map fe kares pou La Balen, / Chapo'm tonbe nan la me.

La Sirene, La Balene / Il mio cappello è caduto in mare (*) / Ho accarezzato la Sirena / Il mio cappello è caduto in mare / Ho accarezzato la Balena / Il mio cappello è caduto in mare
* Nota: il significato è “sono stato posseduto”.

ERZULIE o ENZILI TOHO

è la Dea dell’amore inteso come malattia, ferito, non corrisposto da cui scaturisce la depressione, dell’amore autodistruttivo.

ERZULIE o ENZILI MAPIANGUEH o MAPYANG o MAPIAN o MAPIONNE

Per alcuni è una Dea dal profondo senso di giustizia, per altri “morde” insistentemente come può fare un insetto, causando pensieri ossessivi che possono essere estremamente distruttivi.

ERZULIE o ENZILI TAUREAU

Può essere percepita come una donna dall’aspetto decisamente mascolino. Ezili-taureau appartiene alla famiglia degli spiriti-toro. Questo gruppo è importante nella zona di Jakmèl, zona sud di Haiti. Gli spiriti-toro hanno origine haitiana e non africana, benchè rivestano una certa importanza nel pantheon voudou. Gli individui posseduti da questi spiriti muggiscono come tori. Immagini simili alla Madonna con le corna non sono poi così inusuali.

TSILAH WÉDO

aspetto di Erzulie che rappresenta l'abbondanza e la bellezza..

ERZULIE o ENZILI LA FLAMBEAU


Letteralmente, “la fiammeggiante”, un modo molto evidente di mostrare i suoi poteri.

ERZULIE o ENZILI ZANDOR

un Petwo Lwa che ha in sé delle caratteristiche di origine messicana legate al culto del mais.

MARINETTE-BOIS CHÈCHE o MARINETTE-BWA-CHECH o MARINETTE PIED-CHECHE o ERZULIE o ENZILI DOS-BAS

il nome significa “Marinette dalle braccia secche” o “dai piedi secchi”. Il culto di questo Petwo Lwa non è comune a tutta Haiti ma si sta diffondendo nella zona meridionale, probabilmente a seguito di influssi messicani. Le cerimonie si tengono in una tenda in cui si sparge sale e benzina. È MOLTO temuta; è lo spirito della boscaglia, simile ad uno scheletro, cammina con un’andatura altalenante, le braccia tese, in fuori, la testa bassa (e per questo la si chiama anche Dos-bas). Le dita sono adunche come artigli e ha la voce simile al grido del gufo. Mangia i bambini e protegge i ladri e le vengono attribuiti i crimini più efferati. Spesso si accompagna a lupi mannari. È la compagna di Petro-e-rouge e sposa di Ti-Jean-pied-sec.

ERZULIE BOUM'BA o BUMBA

Boum’ba è una delle famiglie di Lwa. Il nome – in un senso onomatopeico – richiama il battito del cuore, ma si riferisce al ritmo dei tamburi che accompagnano il rito.

ERZULIE JAN PETRO

Petwo Lwa che vigila sul modo in cui i devoti operano all’interno del Tempio. È uno spirito “marino” (nel senso che è legata all’acqua salata) che ama i profumi e le essenze e proprio il profumo che si spande spontaneamente all’interno del peristilo è uno dei segni caratteristici della sua presenza.

Edited by demon quaid - 29/10/2016, 01:16
 
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