Un Mondo Accanto

Tutti i re di tutte le dinastie

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view post Posted on 28/6/2010, 09:27     +1   -1
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Il diavolo è sicuramente donna.

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Amenemhat I





Nomi: Amenemhes, Ammenemes, Amenemhat, Shetepibra, Horo Wehammeswe
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 16 ( Manetone); 29 (Canone di Torino) [1991-1962 a.C. (Torino)]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

Sembra accertato che Amenemhe, visir durante la XI dinastia, non fosse altri che il futuro Ammenemes I, per dargli il nome usato da Manetone. C'è da supporre che a un dato momento egli congiurasse contro il suo regale signore e, forse dopo alcuni anni di disordini, salisse al trono al suo posto. Una recente scoperta rende l'ipotesi assai verosimile: un'iscrizione della XVIII dinastia, proveniente dal terzo pilone del tempio di Karnak, nomina dopo Nebhepetra, e Sankhkara, un "padre del dio" Senwosre, che dato il suo titolo non può essere altri che il non regale genitore di Ammenemes I.

Nel museo di Leningrado si conserva un papiro il cui unico scopo è la glorificazione di questo sovrano e che perciò deve esser stato composto durante il suo regno o non molto tempo dopo. Vi si narra come il re Snofru, volendosi divertire, chiedesse ai suoi cortigiani di trovare un uomo intelligente che sapesse offrirgli lo svago desiderato. Gli fu consigliato un sacerdote di Bubastis, certo Neferti, il quale, alla richiesta del sovrano di dirgli qualcosa sul futuro anziché sul passato, si lanciò nella descrizione di una imminente catastrofe. Tuttavia alla fine sarebbe giunta la salvezza.

La discendenza di Ammenemes I da stirpe non regale è indicata abbastanza chiaramente, perché l'espressione "figlio di Qualcuno" era d'uso comune per designare un uomo nato da buona famiglia, ma non di origine principesca. Si chiamava Ta-Sti il primo nomo dell'Alto Egitto di cui Elefantina era la capitale e dove la popolazione era certo in parte di razza nubiana. Ameny è un'abbreviazione ben accertata di Amenemhe, che Manetone grecizzò in Ammenemes. Amenemhe significa "Amon è di fronte". E’ chiaro che Ammenemes I si considerava l'iniziatore di una nuova epoca; infatti egli adottò come nome di Horus l'epiteto di Weham-meswe, "Ripetitore di Nascite", metafora derivata dalla rinascita mensile della luna. E' evidente che il primo Ammenemes mirò a garantirsi un potere assoluto analogo a quello dei faraoni dell'Antico Regno. Tuttavia una grave differenza sussisteva, perché non si poneva ancora il problema di abolire completamente la potenza dei nomarchi. Probabilmente Ammenemes si avvicinava già all'età matura quando sali al trono. Nel ventesimo anno di regno si associò al governo il figlio maggiore Senwosre I ed entrambi regnarono insieme per altri dieci anni. Si può con certezza attribuire ad Ammenemes I la conquista della Bassa Nubia. Un'iscrizione del suo ventinovesimo anno di regno a Kurusku ricorda la sua venuta "per rovesciare Wawae". Due opere letterarie offrono un quadro coerente e attendibile della fine del regno di Ammenemes I. Entrambi i componimenti godettero gran fama nelle scuole egizie e molti secoli dopo venivano ancora copiati e ricopiati, seppure con sempre minore fedeltà all'originale. La morte di Ammenemes I è descritta in un sogno nel quale egli appare al figlio e successore per dargli saggi ammonimenti. Mettendo in guardia Senwosre contro una troppo stretta intimità coi propri sudditi, egli rinforza il consiglio ricordandogli quanto era accaduto a lui stesso: Era finita la cena quando giunse la notte, e io mi presi un'ora di riposo sdraiandomi sul letto. Ero stanco e il mio cuore incominciava a seguire il sonno. All'improvviso vi fu un brandire di armi e voci che parlavano di me, mentre io rimanevo come una serpe del deserto. Mi destai pronto a combattere, ma ero solo. Capii che chi mi aggrediva era la mia guardia del corpo. Se mi fossi affrettato con le armi alla mano avrei potuto respingere quei vili. Ma nessuno è forte di notte, nessuno può combattere da solo. Non c'è speranza di vittoria senza un protettore. Questo passo evidentemente si riferisce alla cospirazione nella quale Ammenemes perse la vita, e un ricordo di questo fatto,sebbene attribuito erroneamente a un altro re, è rimasto nell'asserzione di Manetone secondo cui Ammenemes II fu assassinato dai suoi eunuchi. Ammenemes I innalzò la propria piramide a Lisht, sulla sponda occidentale del Nilo.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:27
 
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Sesostri I





Nomi: Sesostri, Sesonchosis, Kheperkara, Senwosre, Horo Ankhmese
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 46 ( Manetone); 45 (Canone di Torino) [1973-1928 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C. Figlio e coreggente di

Ammenemes I , sotto il suo regno lo Wadi Halfa era in saldo possesso degli Egizi che vi avevano stabilito una guarnigione. Una stupenda stele di arenaria eretta da un generale di nome Menthotpe rappresenta il dio Mont di Tebe - si noti, non ancora Amon - che fa dono a Senwosre di prigionieri provenienti da vari territori sudanesi con un abitante del Cush alla testa. La stele di Nesmontw, datata negli anni della coreggenza di Ammenemes I e Senwosre I, rivela che questi fu costretto a scendere in campo contro i nomadi asiatici e distruggerne i capisaldi, ma non si sa fino a che punto del territorio straniero si estendessero le sue operazioni belliche. Senwosre I rivolse particolari cure alla fertilissima provincia del Fayum, collocando a Ebgig un misterioso monumento, alto circa quindici metri che è sempre stato descritto come un obelisco, ma che probabilmente reggeva una statua del re. Non sappiamo se sia stato lui o uno dei suoi successori ad apportare al sistema d'irrigazione le migliorie di cui parlano Erodoto e Strabone, ma è certo che da allora i dintorni del famoso lago di Meride divennero un ameno luogo di villeggiatura per i faraoni che qui si dedicavano ai loro svaghi preferiti, la pesca e l'uccellagione. Senwosre, come il padre Ammenemes I, scelse Lisht (It-towe) per erigervi la sua piramide.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:29
 
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Amenemhat II





Nomi: Amenemhes, Ammanemes, Amenemhat, Nubkaura, Horo Hekenemma
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 38 (Manetone); 30 (Canone di Torino) [1929-1897 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

Del secondo degli Ammenemes si conosce poco. A Tod fu scoperto un ricco tesoro composto di oggetti d'oro, d'argento e lapislazzuli di evidente fattura mesopotamica o egea, recanti i cartigli di Ammenemes II, probabili doni dei sovrani di Biblo. Ammenemes II scelse di nuovo Dahshur, una zona vicina ai due vasti edifici eretti da Snofru, per erigervi la propria piramide. L'ammasso di rovine, esplorato da J. de Morgan nel 1894, non rivelò niente d'insolito salvo nel sistema costruttivo, con la struttura "a stella" o "a griglia" dei massicci muri portanti e solo dalle mastabe vicine si poté stabilirne il nome del titolare. La sua piramide viene denominata "Piramide Bianca" perché fu costruita con blocchi di calcare. Secondo Manetone Ammenemes II fu assassinato dai suoi eunuchi, ma è probabile che la vicenda sia in realtà avvenuta per Ammenemes I.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:32
 
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Sesostri II





Nomi: Sesostri, Sesostris, Senwosre, Khakheperra, Horo Seshemutowe
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 48 (Manetone); 19 (Canone di Torino) [1897-1878 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

Senwosre II eresse la propria piramide a una cinquantina di chilometri più a sud di Dashur e a sedici dal Nilo. Il luogo prescelto, El-Lahun, si trova a nord del punto in cui l'importante canale detto Bahr Yusef svolta verso occidente per entrare nell'oasi di El Fayum. La piramide di Senwosre II presenta una novità ripresa poi in altre due piramidi della stessa dinastia. L'esperienza aveva dimostrato quanto fosse difficile salvaguardarsi dai furti se l'ingresso alla camera sepolcrale rimaneva come sempre situato sul fianco settentrionale della costruzione fuori terra. L'architetto di Senwosre decise perciò di collocare l'entrata al di fuori della piramide. Quest'accorgimento tuttavia si dimostrò inefficace, perché quando gli archeologi riuscirono finalmente a raggiungere la camera sepolcrale scopersero che era stata saccheggiata senza scrupoli; del ricco corredo funebre che in origine doveva certamente contenere non era rimasto che uno splendido sarcofago di granito rosso e una tavola di alabastro per le offerte.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:35
 
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Sesostri III





Nomi: Sesostri, Khakaura, Senwosre, Horo Netjerkhepru
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 30 (Canone di Torino) [1878-1843 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

E' il faraone più battagliero dell'intera dinastia e uno dei maggiori conquistatori dell'intera storia Egizia. Durante il suo regno, Senwosre III in persona si recò nel Nord per combattere contro gli Asiatici e raggiunse la regione di Sekmem, che la maggior parte degli studiosi identifica con Shechem sulle colline della Samaria, dove uno dei suoi guerrieri, Sebekkhu, si distinse in imprese narrate sulla propria stele. Senwosre III fu il faraone che maggiormente si batté per stabilire la propria sovranità sulla Nubia. Fu lui a dare il proprio nome, "Potente è il [re] Khakaura" al forte di Semna all'estremità meridionale della seconda cateratta, proprio di fronte a quello di Kumna sulla riva orientale. Le due fortezze insieme proteggevano le vie terrestri e fluviali, e abbiamo la parola stessa di Senwosre a documentare che qui egli fissò definitivamente il suo confine meridionale. Sulla grande stele dove rivela i propri timori attraverso la sprezzante descrizione dei Nubiani, egli così conclude: Tra i miei figli, colui che difenderà questo confine stabilito dalla Mia Maestà, quegli è il figlio mio e nato da me... ma colui che lo distruggerà e non combatterà per difenderlo, quegli non è mio figlio e non nacque da me. Il re che nell'ottavo anno di regno aveva risalito il fiume "per annientare il vile Cush", aveva anche ordinato di scavare un nuovo canale vicino all'isola di Sehel nella prima cateratta per far passare le proprie navi, ma un'iscrizione a Semna recante la stessa data dimostra che erano state prese le più severe misure per impedire il passaggio dei Nubiani in direzione opposta. Confine meridionale posto nell'ottavo armo di regno... per impedire che i Nubiani scendano a valle del fiume su barche o per via di terra, facendo eccezione per quelli dei Nubiani che verranno a Iken per commerciare o per qualsiasi legittimo affare. Secoli dopo Senwosre III era adorato come un dio in tutta la Nubia. Negli elenchi di Manetone egli si confonde con il predecessore Senwosre II, entrambi sotto il nome di Sesostris. La piramide di Senwosre III si trova a Dahshur.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:37
 
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view post Posted on 5/7/2010, 13:09     +1   -1
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Amenehat III





Nomi: Amenemhat, Amenemhes, Lachares, Nemara, Horo Abau
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 8 ( Manetone); 40 (Canone di Torino) [1842-1798 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

Di Ammenemes III si ha notizia da doni preziosi ricevuti da due re di Biblo. Con Ammenemes III torniamo a imbatterci nello strano fenomeno di un faraone che possiede più di una piramide. Ammenemes III si fece dapprima costruire una piramide a Dahshur, mai terminata, quindi se ne fece erigere un'altra ad Hawara, alcuni chilometri a occidente di El-Lahun, ora lungo un canale di epoca araba. Anche qui erano state prese complicate misure per ingannare gli eventuali ladri. Il tempio funerario della piramide di Hawara costituiva il famoso Labirinto descritto con tanta abbondanza di particolari da Erodoto, Diodoro Siculo e Strabone. Il luogo, superficialmente esplorato da Petrie insieme alla piramide e poi di nuovo nel 1911, rivelò una vasta zona coperta di frammenti di calcare con scarsi resti che recano i nomi di Ammenemes III e della regina Sebeknofru.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:39
 
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view post Posted on 10/7/2010, 10:49     +1   -1
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Amenehat IV



DWXtN79



Nomi: Amenemhes, Ammanemes, Amenemhat, Makherura, Horo Kheperkhepru
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 8 ( Manetone); 9 anni, 3 mesi, 27 giorni (Canone di Torino) [1799-1790 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

Cenni a Ammenemes IV si trovano in doni preziosi che due re di Biblo ricevettero da lui. Ammenemes IV, secondo il Canone di Torino regnò per nove anni, tre mesi e ventisette giorni, anche se nelle iscrizioni del Sinai l'ultima data registrata si riferisce al sesto anno di regno. Ammenemes IV è il penultimo faraone della XII dinastia, a lui succedette Sebeknofru, che Manetone, probabilmente a ragione, dice essere sua sorella. Esistono prove sicure per asserire che a un certo momento Sebeknofru sia stata associata al trono da Ammenemes III , suo presunto padre, e prove ancor più certe che per qualche tempo Ammenemes III e Ammenemes IV regnarono insieme, mentre non si fa cenno di una coreggenza di quest'ultimo con Sebeknofru. E' quindi probabile che la successione da Ammenemes IV a Sebeknofru non fu del tutto indolore.



Sebeknofru



bMo0Evdl



Nomi: Sebeknofrura, Sebeknofru, Sebekkara, Scemiophris, Horo Meretra
Dinastia: XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno: 4 ( Manetone); 3 anni, 10 mesi, 24 giorni (Canone di Torino) [1790-1786 a.C.]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

La dinastia si estingue con Sebeknofru, che Manetone, probabilmente a ragione, dice sorella dell'ultimo degli Ammenemes. Il Canone di Torino le assegna tre anni e dieci mesi di regno, e sebbene ella sia ignorata dalla lista di Abido, in quella di Saqqara è citata con il prenome di Sebekkara come successore di Ammenemes IV; un sigillo cilindrico che si trova al British Museum le concede quasi tutti i titoli regali. Esistono prove sicure per asserire che a un certo momento sia stata associata al trono da Ammenemes III, suo presunto padre, e prove ancor più certe che per qualche tempo Ammenemes III e Ammenemes IV regnarono insieme, mentre non si fa cenno di una coreggenza di quest'ultimo con Sebeknofru. Sembra assai verosimile l'ipotesi di un dissidio familiare dal quale Sebeknofru uscì vittoriosa. Per la seconda volta nella storia egizia una donna sarebbe dunque riuscita a divenire "sovrana dell'Alto e del Basso Egitto", ma una situazione così fuor della norma racchiudeva il seme di una catastrofe. Dopo Sebeknofru, come dopo Nitocris (VI dinastia), seguì una serie di sovrani i cui regni, per quanto ci è dato sapere, non superano i tre anni ciascuno.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:46
 
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Kamose





Nomi: Kamose, Wedjkheperra
Dinastia: XVII ( ???? a.C.)
Anni di regno: 8 anni [1556-1548]
Collocazione storica: Secondo Periodo Intermedio 1786-1567 a.C.

Ultimo re della XVII dinastia, divenuto famoso come colui che liberò l'Egitto dalla presenza degli "invasori" Hyksos. Agli inizi di questo secolo è stata rinvenuta, a Karnak, una grande stele che riferisce in tutti i particolari le misure militari prese da Kamose, contro il re Hyksos Aweserra Apapi.

Si tratta di un vero e proprio resoconto della campagna militare che portò alla cacciata degli Hyksos. Però il destino aveva decretato che il vincitore definitivo degli Hyksos non fosse lui, sembra infatti che morì, ancora giovane, prima di poter portare a termine una seconda campagna militare. Questa gloria doveva toccare al suo successore, Ahmose I (Amosis in Manetone), che le generazioni future avrebbero onorato come fondatore della XVIII dinastia. Nonostante sia noto il luogo della sua sepoltura, non sono molti gli oggetti recanti il nome di Kamose che sono giunti sino a noi.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:47
 
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view post Posted on 22/7/2010, 12:44     +1   -1
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Ahmosis





Nomi: Ahmose, Nebpehtira
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1548-1526 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Ahmose è conosciuto soprattutto per le sue imprese contro gli Hyksos (un testo ci ha raccontato a grandi linee le vicende della presa di Avaris), mentre della sua politica interna non sappiamo nulla se non che costruì numerosi santuari.

La religione penetra sempre più nella storia politica egiziana; in Egitto non è il re che sconfigge i nemici, ma è il dio che permette al re di vincere. Si vedrà in seguito che questo non è un semplice modo di dire: il potere egiziano diverrà sempre più teocratico, fino al momento in cui saranno i grandi sacerdoti di Amon i veri padroni del paese.

Dopo che, con la presa di Sharuhen, in Palestina, il pericolo asiatico era stato liquidato, Ahmose terminò la sua opera di unificazione riconquistando la Nubia, che si era emancipata nel corso del Secondo Periodo Intermedio, e che, forse, si era alleata agli Hyksos. Durante tutto il suo regno ci furono diverse ribellioni nel regno di Kush, ed egli dovette condurvi tre campagne, giungendo, sembra, fino all'isola di Sai, tra la seconda e la terza cataratta; pare inoltre che, prima della fine del suo regno abbia inviato anche una spedizione in Fenicia.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:49
 
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Amenophis I





Nomi: Amenofi, Amenhotep, Djeserkara
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1526-1505 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Amenofi I, figlio di Ahmose, continuò l'opera di suo padre, costruendo numerosi templi e facendo delle campagne in Nubia, dove insediò la sua roccaforte a Wadi Halfa. Non si sa nulla della sua azione in Asia, anche se dovette farvi molte spedizioni militari, dato che il suo successore dichiara, una volta salito sul trono, che il regno d'Egitto si estende fino all'Eufrate, e Ahmose certo non si era spinto cosi lontano.



Tuthmosis I





Nomi: Akheperkara, Dhutmose
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1505-1501 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Tuthmosi I era figlio illegittimo di Amenofi , che aveva avuto dalla moglie soltanto delle figlie, e di una donna di sangue non regale di nome Senisonb. Le donne in Egitto potevano regnare, ma non da sole. Fu quindi il figlio naturale di Amenofi, Tuthmosi, che salì al trono e, per rafforzare il suo potere, sposò la sua sorellastra Ahmose, la legittima erede al trono.

Il primo atto ufficiale di Tuthmosi I fu quello di mandare a Turi, viceré della Nubia, uno scritto per annunciargli la propria assunzione al trono; nel documento esponeva per esteso tutti i titoli con i quali voleva essere riconosciuto e che si dovevano usare in occasione delle offerte agli dei e nei giuramenti prestati in suo nome. Proseguendo la politica dei suoi predecessori in Nubia, Tuthmosi I giunse fino alla quarta cataratta; una grande epigrafe del suo secondo anno di regno è incisa su una roccia di fronte all'isola di Tombos a monte della terza cateratta, ma è più ricca di frasi magniloquenti che di notizie concrete. Un fatto d'armi più importante fu la spedizione che attraverso l'Eufrate penetrò nell'interno di Nahrin, territorio del re dei Mitanni, dove fu collocata una stele commemorativa e dove avvenne una carneficina di nemici e furono fatti molti prigionieri. Nel viaggio di ritorno il re festeggiò la vittoria con una caccia all'elefante nella regione paludosa di Niy, vicino alla città che si chiamò poi Apamea, in Siria. Per molti secoli solo un'altra volta, e precisamente sotto Tuthmosi III, un esercito egizio si spinse cosi lontano in direzione nord-est.

Non si sa quanto a lungo sia durato il suo regno, forse non più di dieci anni; l'ultima data certa registrata si riferisce al quarto anno. Una grande stele, che ricorda i lavori da lui fatti eseguire nel tempio di Osiride ad Abido, ha perso la data, se mai ne ebbe una. Se la mummia trovata a Deir el-Bahri è davvero la sua, la morte lo colse sui cinquant'anni. Nella disposizione del suo monumento funebre egli segui l'innovazione introdotta da Amenofi I, lasciando un grande spazio fra il tempio funerario e la tomba vera e propria, innovazione che fu copiata da tutti i successori. In realtà il tempio non è stato ritrovato, a meno che non fosse incorporato in quello della figlia, Hatshepsut. La tomba è la più antica di quelle trovate nella remota valle di Biban el-Muluk ("Tombe dei Re"), e consiste in una ripida scala d'ingresso che scende in un'anticamera adiacente alla sala sepolcrale dalla quale si diparte un piccolo ripostiglio, una cosa assai modesta confrontata ai grandi sepolcri che dovevano seguire. Il sarcofago di quarzite gialla trovato all'interno (ora al museo del Cairo) vi fu, a quanto pare, collocato più tardi dal nipote Tuthmosi III.

Due suoi figli sono raffigurati nella tomba di Paheri, sindaco di El-Kab, il cui padre è presentato come loro "aio" o "precettore". Sopra una stele spezzata, dell'anno quarto, Amenmose, forse il maggiore dei due fratelli, è descritto mentre caccia nel deserto presso la Grande Sfinge, e se è vero che allora era già generale dell'esercito di suo padre, questi doveva essersi sposato molto prima di salire sul trono. L'altro figlio, Wadjmose, è un personaggio misterioso e interessante, perché dopo la sua morte gli fu reso l'insolito onore di una cappelletta, eretta immediatamente a sud del Ramesseum.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:54
 
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Hatshepsut





Nomi: Makara, Hashepsowe
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1479-1457 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Anche Tuthmosi II ebbe dalla moglie soltanto figlie femmine e un figlio maschio nato da una concubina. Alla sua morte questi fu proclamato re con il nome di Tuthmosi III, ma, essendo ancora molto giovane, fu Hatshepsut a tenere la reggenza. Questa reggenza si trasformò in un vero e proprio regno e Hatshepsut, relegando suo nipote non si sa bene dove, rimase sul trono per ventidue anni.

Mentre era vivo Tuthmosi II, Hatshepsut portava i titoli di "figlia del re, sorella del re, sposa del dio e grande moglie del re". In quel tempo essa non era che una regina di primo rango come le altre che l'avevano preceduta, e non era neppure immaginabile per lei l'onore di una tomba nella valle solitaria e maestosa che proprio allora incominciava a essere riservata ai faraoni. Una sua tomba con la data di questo periodo, contenente un sarcofago intatto, fu trovata a una vertiginosa altezza su di un dirupo circa due chilometri a sud di Deir el-Bahri. Nei primi anni di governo ella dovette accontentarsi della semplice condizione di regina, ed esiste persino un'iscrizione datata nel secondo anno di regno del nipote, che però potrebbe anche non essere contemporanea. In seguito tutti e due contarono i propri anni di regno indipendentemente iniziando entrambi dal principio della correggenza.

Ma l'ambizione della regina non era appagata e dopo non molti anni la spinse all'importante decisione di cingere lei stessa la Doppia Corona. Già due volte nella storia dell'Egitto una regina aveva usurpato il trono, ma era un fatto del tutto nuovo che una donna assumesse vesti e atteggiamenti mascolini. Il cambiamento non avvenne all'improvviso e senza esitazioni, perché esiste per lo meno un bassorilievo in cui ella compare come re dell'Alto e Basso Egitto, ma ancora in abbigliamento femminile. Però, in altri luoghi, particolarmente a Karnak, Hatshepsut è raffigurata in abiti maschili e precede Tuthmosi III, a sua volta, invero, rappresentato come sovrano, ma solo correggente. In molte iscrizioni ella ostenta tutti i titoli faraonici, benché sui suoi monumenti e su quelli dei suoi cortigiani si usino talvolta per lei pronomi femminili o nomi con la terminazione femminile.

Sarebbe interessante sapere quale fu l'atteggiamento del clero del dio Amon durante questo periodo, visto che era stato lui a proclamare re Tuthmosi III, ma è noto che, in seguito, il gran sacerdote di Amon fu un fedele della regina, e lei stessa si dichiarò figlia del dio. Sembra dunque che il clero abbia giocato un ruolo importante. Il regno di Hatshepsut fu tranquillo dal punto di vista militare, o perché la regina non aveva fiducia nell'esercito, o perché non avrebbe comunque potuto comandarlo, e le spedizioni militari furono rimpiazzate da quelle commerciali nei paesi del Punt. Questo periodo è anche molto importante sul piano artistico: il tempio funerario della regina, a Deir-el-Bahri, costruito dal suo architetto favorito, Senmut, è un capolavoro d'audacia e di misura.

A quanto pare, Senmut doveva essere di umile nascita, perché nella tomba dei suoi genitori il padre non porta che il vago epiteto di "il Degno", mentre la madre è semplicemente detta "Signora di una Casa"; tuttavia, nel corso della sua breve carriera, egli si accaparrò non meno di venti cariche diverse, molte delle quali, senza dubbio, altamente remunerative.

Il suo titolo principale, "Cerimoniere di Amon", gli dava, probabilmente, il controllo delle vaste ricchezze del tempio di Karnak. Il grande favore goduto presso la regale padrona è attestato dal fatto che gli fu affidata la tutela della principessa Ranofru, seconda erede al trono per il matrimonio della madre con Tuthmosi II, ma pur se Ranofru visse certo ancora a lungo dopo l'inizio della costruzione del magnifico tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahri, non si sa più niente di lei a partire dall'anno 11. Il tempio funerario di Hatshepsut a Deir el-Bahri, situato entro il grande anfiteatro di scoscesi dirupi, si ispirò in gran parte all'assai più modesto monumento di Menthotpe I , che si erge al suo fianco verso sud.

Le ultime notizie di Senmut sono dell'anno 16, ma Hatshepsut visse certo per altri cinque o sei anni. Una volta proclamatasi "re" niente impediva che anche lei avesse una tomba a Biban el-Muluk, e questa fu infatti ritrovata da Howard Carter negli scavi del 1903. Evidentemente una galleria sotterranea avrebbe dovuto correre sotto la collina in modo che la camera sepolcrale risultasse proprio sotto al tempio, ma la roccia friabile impedì di effettuare il progetto. Furono trovati due sarcofagi, uno dei quali modificato in un secondo tempo allo scopo di accogliere il corpo di Tuthmosi I, che la regina evidentemente voleva togliere dalla sua tomba e trasportare nella propria per poter stare insieme nel Mondo dei Morti.

Non si sa se il desiderio di Hatshepsut sia mai stato realizzato, e neppure in che modo ella sia morta, certo non molto tempo prima che Tuthmosi III incominciasse a cancellarne il nome dovunque lo trovasse. Lasciò dietro di sé numerosi monumenti, ma nessuno nell'Egitto settentrionale tranne che nel Sinai. Secondo una lunga iscrizione da lei fatta collocare sulla facciata di un tempietto provinciale, detto Speos Artemidos dai Greci, Hatshepsut si gloriava in special modo di aver restaurato i santuari del Medio Egitto fino allora negletti.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:56
 
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Tuthmosis III





Nomi: Menkheperra, Dhutmose
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1479-1425 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Tuthmosi III prese il potere dopo la morte di Hatshepsut , ma il suo risentimento verso la regina lo portò a una vera e propria persecuzione postuma, una damnatio memoriae; il suo nome venne cancellato da tutti i monumenti e sostituito con quello del re, di suo padre o di suo nonno. Ma, fortunatamente, il faraone non si accontentò di essere un distruttore e continuò la tradizione di famiglia, costruendo, soprattutto a Tebe, molti monumenti. Tuthmosi III dovette la sua importanza alle sue imprese militari, poiché fu certamente il faraone che estese maggiormente i possedimenti del suo paese.

La politica nubiana dei suoi predecessori gli aveva assicurato la tranquillità a sud, ed egli potè cosi rivolgersi verso oriente, da dove venivano i maggiori pericoli. Approfittando infatti dell'inazione di Hatshepsut, i Mitanni avevano creato una coalizione ostile all'Egitto, con a capo il re di Qadesh e ci vollero ben diciassette spedizioni per venirne a capo e ristabilire l'egemonia egiziana nel Levante. E' vero che non tutte le spedizioni ebbero la medesima importanza, alcune furono solo ispezioni armate, altre raids punitivi. Sembra che Tuthmosi seguisse un piano strategico prestabilito, anche se non è possibile valutare bene la reale situazione.

In effetti egli non attaccò subito il regno di Mitanni, il suo vero nemico, quello che fomentava le rivolte contro l'Egitto, ma cominciò con il porre delle basi solide e poi sferrò l'attacco decisivo. Nella sua prima campagna annuale, Tuthmosi III riconquistò la Siria e la Palestina e poi passò tre anni a organizzare questi paesi, dopodiché cominciò a preoccuparsi delle vie di comunicazione. Nel corso della quinta campagna si impossessò di un porto fenicio, cosi da non essere più costretto a usare la lunga strada che passava nel deserto.

Partì quindi via mare per la sua sesta campagna, durante la quale conquistò Qadesh, sul fiume Oronte, la roccaforte dei suoi nemici, ma le basi che pose non erano ancora abbastanza salde e una rivolta in Fenicia ne mise in evidenza la fragilità; così egli consacrò la sua settima campagna alla conquista di una serie di porti fenici. A quel punto fu abbastanza forte da lanciare una grande offensiva, la sua ottava campagna. Partì via mare, sbarcò in Fenicia, attraversò la Siria, raggiunse l'Eufrate e lo attraversò con barche fatte costruire a Biblo e trasportate nel deserto. Lì incontrò i Mitanni, li sconfisse e li inseguì sulle montagne, anche se non raggiunse il punto di massima espansione egizia stabilito da suo nonno Tuthmosi I ; l'eco di questa impresa fu molto vasta, e anche i popoli vicini, che non si erano battuti con l'Egitto (gli assiri, i babilonesi, gli ittiti), giudicarono prudente inviare tributi al vincitore. Grazie alla vittoria sui Mitanni, gran parte dell'Asia anteriore, a questo punto, era sottomessa all'Egitto, perciò le nove campagne successive furono delle campagne di mantenimento. È chiaro che i paesi conquistati non erano occupati; gli egiziani si accontentavano di portare in patria i figli dei principi o dei capi vinti, crescerli, educarli e poi rimandarli nel loro paese come rappresentanti della civiltà egiziana.

Questo sistema però non era sufficiente, e la posizione dell'Egitto in Asia, benché forte, avrà sempre bisogno di essere consolidata tramite nuove incursioni militari. Nel 1439, ancora vivo Tuthmosi III, il regno di Mitanni, sostenuto dai principi di Qadesh e Tunip (una forte città siriana situata vicino all'Oronte), costituì un'altra coalizione, ma gli egiziani riuscirono ad averne ragione e ipresero le due città; da allora la situazione restò tranquilla almeno fino alla morte del re. Alla fine del suo regno, approfittando di una rivolta locale, Tuthmosi III rinforzò la sua presenza anche in Nubia, fino alla quarta cataratta. Così, nel 1425, il regno egiziano si estendeva da Napata, sul Nilo meridionale, fino all'Eufrate; questo fu il culmine della sua potenza, che, da allora, decrebbe soltanto. Ma l'opera di Tuthmosi era stata tale che questa situazione si mantenne ancora per un secolo.

Un'iscrizione posteriore nel tempio di Karnak racconta in fiorito linguaggio la storia dell'assunzione del giovane Tuthmosi al trono. Pare che Tuthmosi fosse solo adolescente che serviva nel tempio di Amon a Karnak, non ancora promosso al rango di "profeta" (servitore del dio). Un giorno, mentre il sovrano regnante sacrificava ad Amon il dio percorse tutto il colonnato alla ricerca del principe. Non appena l'ebbe trovato, Amon si fermò davanti a lui e, rialzatolo da terra dove stava genuflesso, lo portò di fronte al sovrano e gli fece prendere il posto da questi solitamente occupato.

I pronomi usati in questo brano presentano qualche difficoltà d'interpretazione, ma sembra chiaro che l'intento fosse quello di dimostrare che Tuthmosi III era stato designato re da un oracolo divino quando il padre era ancora vivo. Poiché la storia fu probabilmente scritta quarantadue anni dopo, sorgono legittimi dubbi sulla sua completa veridicità, Quel che è certo, ad ogni modo, è ch'egli sali sul trono sotto la tutela della moglie di suo padre, Hatshepsut, la quale lo tenne nell'ombra per molti anni.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 18:58
 
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Amenophis II



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Nomi: Amenofi, Amenhotep, Akheprura
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1425-1402 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Amenophis II, correggente con il padre da due anni, alla notizia della morte di questi mosse verso Tebe via fiume: lo trasportava una solenne barca cerimoniale salpata da Menfi dove il giovane aveva fin qui risieduto. Il re aveva allora diciotto anni, era abilissimo nel tiro con l'arco, nella corsa, nel cavalcare: unite all'indole guerriera, queste passioni sportive ne avevano fatto un giovane risoluto, forte nel fisico e nei propositi. Una leggenda racconta che in visita, un giorno, alle piramidi di Giza, si era riproposto di far rivivere i tempi splendidi degli antichi sovrani e che, appena salito al trono, ordinò che in quella zona fosse eretta una stele commemorativa delle imprese del padre.

Amenophis II rese ancora più illustre la XVIII dinastia grazie al coraggio con cui seppe affrontare le rivolte scoppiate in quella parte dell'Asia che i suoi predecessori avevano sottomesso. Nel corso di tali campagne il faraone si distinse per il generoso contributo personale offerto in battaglia; crudele e combattivo si costruì cosi negli anni l'immagine del sovrano invincibile e possente, energico e atletica che volle tratteggiata nei documenti ufficiali. Il più noto tra questi, la grande 'stele della sfinge', è un elenco dettagliato delle sue virtù personali e dei suoi meriti agonistici. Tra le altre sue doti qui si magnifica l'abilità nello scagliare le frecce dal carro in corsa e da un arco che solo lui era capace di tendere.

Passato alla storta per la crudeltà del trattamento riservato ai vinti, Amenophis II dovette sostenere tre importanti campagne militari in Siria, le vinse tutte e vi fece seguire terribili rappresaglie. Si racconta che i cadaveri dei capi battuti furono trascinati fino in Egitto dopo essere stati legati alla prua della sua nave per essere infine esposti sulle mura di Tebe. A maggior sfortuna il re andò incontro quando decise di risparmiare la vita al vinto. Un'altra leggenda rievoca infatti come uno dei principi da lui deportati nell'Alta Nubia avrebbe lì generato la dinastia dei cosiddetti 'faraoni neri', futuri conquistatori dell'Egitto.

Intanto la situazione in Asia si evolvette, e il regno di Mitanni, fino ad allora predominante, cominciando a temere gli ittiti (che abitavano in Anatolia), si avvicinò agli egiziani. Il vincitore di Qadesh e di Mitanni, il 'toro possente dal grande valore', intimidiva anche solo con lo sguardo gli avversari che in lui riconoscevano la potenza distruttrice del dio Seth. Sotto il suo regno si diffuse in Egitto il culto di Astarte, la dea fenicia guerriera e vendicativa. Il nipote di Tuthmosi I e figlio di Tuthmosi III è ricordato da monumentali costruzioni, come il tempio giubilare a Karnak preceduto da una solenne gradinata e seguito da un bacino sacro per i lavacri.

La tomba di Amenofi II, fu scoperta a Biban el-Muluk da V. Loret nel 1898, e contiene ancora il sarcofago del re e la sua mummia, sebbene questa sia stata manomessa e spogliata dei suoi ornamenti.



Tuthmosis IV





Nomi: Menkheprura, Dhutmose
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1402-1394 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Tuthmosi VI non era il figlio maggiore di Amenofi II ; non sappiamo come giunse al potere e se la successione fu traumatica. Come il suo predecessore ebbe un regno tranquillo e fece due sole campagne militari, una in Sudan e l'altra in Asia; quest'ultima fu più che altro un'ispezione, anche perché la situazione era molto cambiata e il pericolo ittita aveva spinto gli antichi nemici dell'Egitto, come Mitanni, a cercarne l'appoggio. Tra questi due paesi fu stretta un'alleanza e, per suggellarla, Tuthmosi sposò una principessa mitanna a cui suo figlio, Amenofi III , deve il suo sangue indoeuropeo.

Una stele del primo anno di regno di Tuthmosi IV riferisce che, mentre ancor giovanetto si trovava a caccia nei pressi della Grande Sfinge di Giza, gli apparve in sogno Harmakhe (Harmachis) il dio solare impersonante la sovranità, che gli promise il regno; in cambio egli avrebbe dovuto liberare il dio dalle sabbie che lo ricoprivano, e certo il resto dell'iscrizione, andato perduto, narrava come egli portò a termine il compito. Tranne questo immaginoso racconto, c'è poco da dire sul regno di Tuthmosi IV; non si deve, comunque, dimenticare che fu lui a far erigere il maggiore degli obelischi egizi, alto circa trentadue metri, che ora si trova a Roma davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano; questo obelisco era rimasto per anni trascurato e steso al suolo a Karnak, finché Tuthmosi IV non ne decise l'erezione.

I templi funerari di Tuthmosi e di suo padre occupavano il loro posto naturale ai margini del deserto occidentale presso Tebe, ma non ne rimane quasi nulla. Nel 1903 Howard Carter scoprì la tomba di Tuthmosi IV, con il suo grande sarcofago e una parte notevole degli arredi funerari; la mummia che si sostiene sia la sua fu trovata, invece, nella tomba di Amenofi II, racchiusa in una bara di data posteriore. Secondo Elliot Smith, il corpo apparteneva a un giovane di estrema magrezza che non dimostrava più di ventotto anni.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 19:02
 
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Amenophis III





Nomi: Nebmara, Amenhotpe
Dinastia: XVIII (1548-1292 a.C.)
Anni di regno: [1394-1356 a.C.]
Collocazione storica: Nuovo Regno 1567-1080 a.C.

Amenofis III, che successe naturalmente a suo padre, è noto come il 're Sole' dell'Egitto, appellativo che gli deriva da motivi diversi. Tra i suoi soprannomi ci fu quello di 'disco splendente del Sole', ma furono soprattutto lo splendore della corte di cui si circondò e la grandezza dei suoi monumenti a suggerirne l'assimilazione con Luigi XIV il più noto 're Sole' della storia.

In particolare la città di Tebe, dove il sovrano trasferì la sua residenza nel ventinovesimo anno del regno, si abbellì di splendide costruzioni che ne fecero il centro più prestigioso del Paese. Qui i numerosi palazzi reali si affiancarono alle dimore sontuose dei funzionari, ricche di nuovi e raffinati oggetti d'arredo, impreziosite dai fregi architettonici e ornate di verdi giardini che, con gusto importato dall'Oriente, divennero parte essenziale delle architetture.

La città vi accoglie degnamente la coppia reale, e Tye, la Grande Sposa, svolgeva un ruolo complementare rispetto al marito che sempre assistette nelle decisioni più importanti. Regina dai tratti fisici marcati, in particolare quelli del volto, Tye era forse di origine nubiana. Fu spesso identificata come la personificazione della dea Hathor e quasi sempre, nelle raffigurazioni, compare a fianco del marito a sottolineare il profondo accordo della coppia.

Il periodo del regno di Amenofi III fu improntato a grande tranquillità sia interna sia esterna. Qualche tentativo di ribellione fu domato, ma l'Egitto visse in pace con i potenti vicini che il sovrano, forse sottovalutandone le potenzialità offensive, era solito definire 'fratelli'. Quasi tutte le energie furono piuttosto impiegate nella realizzazione di opere civili, tra cui spicca il celeberrimo tempio di Amon a Luxor, frutto dell'iniziativa congiunta del re e del suo omonimo architetto.

Qui, una volta l'anno, assunte le sembianze di Min, Amon giungeva dopo aver lasciato la sua sede di Karnak e aver oltrepassato il Nilo. Amenofi III fece ricostruire l'edificio originario in finissima pietra calcarea; a lui dobbiamo le sale posteriori e il noto cortile ipostilo caratterizzato da una selva di colonne. Sovrano di un Paese al suo apogeo politico ed economico, Amenofi III forse confidò eccessivamente nella diplomazia (per rafforzare il legame con il popolo dei Mitanni prese come moglie secondaria una principessa asiatica), ma non si rese conto che l'assenza di campagne militari indeboliva i legami di obbedienza verso l'Egitto dei potenti vicini e non avvertì che, a causa dell'indebolimento del controllo, l'influenza ittita si andava imponendo sull'Asia Minore.

Ricordato da numerosi scarabei commemorativi, il sovrano 'Sole', coerentemente con il suo appellativo, potenziò il culto di Aton, in ciò probabilmente influenzando le scelte religiose del figlio e successore che della fede in quel dio avrebbe fatto il suo unico credo. Del suo tempio funerario non sono rimaste che le due imponenti statue originariamente poste a guardia dell'ingresso, i celebri colossi di Memnone.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 19:04
 
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Akhenaton



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Neferkheperura-Waenra Amenhotep poi Neferkheperura-Waenra Akhenaton (... – ...) è stato il decimo sovrano della XVIII dinastia egizia.

Liste Reali

Figlio dell'unione di Amenhotep III e di Tyi, da cui nacquero 6 figli, quattro femmine e due maschi, questo sovrano è passato alla storia come il faraone eretico per il tentativo di sostituire, in conflitto con il potente clero tebano, il dio Amon con una nuova divinità, il dio Aton.

Fonti principali per la conoscenza di questo periodo sono: le Lettere di Amarna, la Stele della frontiera e l'Inno all'Aton, provenienti da Akhet-Aton; la Stele della restaurazione di Tutankhamon; il Testo dell'incoronazione e L'Editto di Haremhab.

Di Akhenaton si conoscono due spose, una Grande Sposa Reale: Nefertiti che ebbe anche grande importanza politica e l'altra La Favorita :Kiya principessa straniera e probabile madre di Tutankhamon.

L'ascesa al potere

Il padre, Amenhotep III fu un uomo dai gusti raffinati e da abile diplomatico, oltre alla regina Tyi, prese varie mogli provenienti da lontano, una veniva da Babilonia, una da Arzawa, l'attuale Turchia sudoccidentale, un'altra da Mitanni, l'odierno Kurdistan e durante il suo regno diede il suo contributo alla magnificenza del tempio del dio Sole. Il fratello maggiore di Akhenaton morì improvvisamente e prematuramente e così alla morte del padre il figlio minore salì al trono.

Il contrasto Amon/Aton

Amon, divinità solare tebana, giunse ad avere grande importanza nazionale appunto con la XVIII dinastia. Il suo ruolo di protettore della regalità comportava un enorme potere per il suo tempio principale situato a Karnak, questo, nel corso dei secoli, aveva ricevuto in dono terre ed altre proprietà fino a diventare quasi uno stato nello stato ed a influenzare anche le scelte sulla successione al trono d'Egitto. La famosa Hatshepsut detta il re-donna derivò il suo potere dal favore goduto presso il clero di Tebe.

L'eresia di Akhenaton fu quindi un tentativo di recuperare il potere sacrale originariamente detenuto dal sovrano. La stessa titolatura dei sovrani ne indicava la componente divina: il re è l'Horo vivente, figlio di Ra.

La politica interna

Akhenaton e Nefertiti, Calcare dipinto. Parigi, Museo del LouvreSecondo una parte degli studiosi Amenhotep IV avrebbe regnato come coreggente con il padre per alcuni anni ma questa interpretazione dei dati è contestata, da altri tra cui il Gardiner, sulla base di alcune lettere facenti parte della corrispondenza diplomatica (le lettere di Amarna) ed anche sulla poco credibile situazione che si sarebbe venuta a creare: due sovrani con due capitali diverse.
Il sovrano scelse come consiglieri sua madre Tiye, la regina Nefertiti ed il sacerdote Ay, marito della sua governante. Nel secondo e nel terzo anno di regno, decise di celebrare un grande giubileo e iniziò la costruzione di almeno otto strutture in muratura a Karnak, dove, inizialmente, Amenhotep IV regnò; la struttura più articolata fu il tempio ad Aton detto Gen-pa-Aton ("il Disco del Sole è trovato"), sui cui muri apparivano incise scene della celebrazione del giubileo e raffigurazioni della regina Nefertiti assieme alle figlie nell'atto di effettuare offerte al Sole (la coppia non ha avuto un figlio maschio e sarà la primogenita a prendere il posto della madre); un secondo tempio fu chiamato "Esaltati sono per sempre i monumenti del Disco del Sole" e comprendeva molte raffigurazioni di vita domestica a palazzo; un terzo tempio fu denominato "Robusti sono per sempre i monumenti del Disco del Sole", i cui rilievi descrivevano offerte al Sole, processioni e scene di palazzo con servi.

Tra il quarto ed il sesto anno di regno, dopo aver mutato parte della titolatura reale ed anche il suo nome da Amenhotep (Amon è contento) in Akhenaton (Aton è soddisfatto o L'effettivo spirito di Aton) e quello della moglie in Nefer-neferu-Aton (Bella è la perfezione di Aton), trasferì la capitale in una città appositamente costruita 240 chilometri più a nord: Akhet-Aton, Orizzonte di Aton (oggi Tell el-Amarna. Nella parte meridionale della città era previsto il palazzo per l'intrattenimento del sovrano, mentre il centro era occupato da un tempio e dal palazzo reale; il lato settentrionale ospitava il quartiere dei mercanti. I templi erano aperti verso il cielo e quindi seguivano la struttura di quelli solari di Eliopoli. La città era priva di qualunque sistema di fognatura.

Lo scontro con il clero di Amon si fece più aspro nel 14º anno di regno quando oltre alla chiusura del complesso templare di Karnak, privato di tutte le sue proprietà, si aggiunge l'opera iconoclasta verso il nome stesso del dio, che venne scalpellato da tutti i monumenti. Inoltre anche il popolo covava risentimenti nei confronti del sovrano per la soppressione delle antiche divinità ed anche l'esercito mostrava segni di disappunto per l'immobilismo e la perdita dei territori asiatici.

La nuova religione

Bassorilievo proveniente da Tell el Amarna. Visibile la rappresentazione di Aton come sole raggiato. Museo del CairoIl culto di Aton, divinità solare di probabile origine semita, fu introdotto a Karnak durante il regno di Thutmose II.

A differenza delle altre divinità egizie Aton non è rappresentato in forma antropomorfa ma sempre come un sole i cui raggi sono braccia terminanti con mani, alcune delle quali reggono l'ankh, simbolo della vita.

Molto si è discusso, e scritto, sul monoteismo del culto di Aton, e alcuni studiosi preferiscono parlare di enoteismo nel senso che forse Aton non sarebbe stato l'unico Dio ma un dio supremo la cui adorazione avrebbe potuto sostituire quella delle altre divinità.

Akhenaton diede ordine di eliminare le immagini e i culti degli altri dei in tutto l'Egitto (come le ricerche archeologiche ci mostrano), dando così segno di una completa rottura con il politeismo. Con questo egli enunciò i principi della sua nuova dottrina:

Era consentito adorare un solo Dio
Tutti gli idoli furono banditi, specie le raffigurazione di divinità con animali e le personificazioni del sole divino
Tutti i rituali legati alla morte aboliti
Nessun sacrificio di animali
Universalità di culto
Le sepolture effettuate senza beni materiali
Abolizioni della magia e incantesimi
Monogamia (come egli stesso praticò)
Tutte le rendite degli altri dèi egizi dovevano confluire ad un unico tesoro, quello del Dio unico
Akhenaton, con il suo monoteismo rivoluzionario, non pone più il sovrano come rappresentazione di Dio,il faraone ora è "utile a Dio, che è utile a lui" come testimonia anche una stele commemorativa nel Tempio di Ptha a Karnak dove è scritto: Dio ha fatto si che le vittorie della mia maestà fossero più grandi[di quelle] di ogni altro re. La mia Maestà ha ordinato che il Suo altare sia fornito di ogni bene."

L'escatologia che sostituisce quella di Osiride, prevedeva che le anime dei morti, col sorgere del sole, uscissero fuori sotto le sembianze di uccelli per rivivere tutto il giorno in un mondo parallelo a quello materiale.

In alcuni inni ritrovati nella tomba del sacerdote Ay viene manifestato l'universalismo imperiale al quale, secondo alcune interpretazioni, mirava Akhenaton, che si auspicava la diffusione di una religione universale con al centro il dio di tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro razza e soprattutto il dio creatore della natura.

Politica estera

Durante il regno di Akhenaton, come già durante quello del padre, l'Egitto non seppe contrapporsi all'ascesa degli Ittiti perdendo, quindi, il controllo di una serie di stati vassalli dell'Asia Minore che rappresentavano una fonte di ricchezza per le casse reali. Una parte della corrispondenza diplomatica rinvenuta tra le rovine della nuova capitale (le Lettere di Amarna) è appunto composta da richieste di aiuto di sovrani dell'area palestinese dove bande di nomadi predoni Hapiru esercitavano razzie e disordini.

Malgrado le richieste di aiuto provenienti dagli alleati, ad esempio quelle inviate da Tushratta re di Mitanni, almeno da quanto riportato nelle fonti a nostra disposizione, non si hanno notizie di campagne militari nell'area siro-palestinese. Di questo atteggiamento pacifista seppe approfittare Suppiluliuma I, re ittita che, dopo aver portato sotto il suo controllo il regno di Mitanni, iniziò l'espansione nella zona d'influenza egiziana.

Le nostre fonti riportano, invece, una campagna militare nella Nubia durante il 12º anno di regno, per sedare una rivolta.

La successione

Bassorilievo proveniente da Tell el-Amarna. Berlino, Museo egizioLa damnatio memoriae (viene spesso identificato come "Il faraone che si ribellò agli dei"), con la conseguente distruzione di documenti e di monumenti, a cui Akhenaton venne condannato a partire da Haremhab rende difficoltoso definire esattamente la linea di successione.

Fonti amarniane sembrano citare come immediato successore un Neferneferuaton seguito da Smenkhkhara. Entrambi questi sovrani avrebbero governato da Akhet-Aton.

L'abbandono della nuova religione, ed anche dalla capitale Akhet-Aton, avvenne durante il regno di Tutankhamon, figlio di Kiya (moglie secondaria di Akhenaton) ed ultimo discendente della stirpe regale iniziata con Thutmose I.

Secondo i fautori della teoria della coreggenza, Smenkhkhara non avrebbe mai governato in modo autonomo ed il successore di Akhenaton sarebbe quindi Tutankhamon. Per un'esposizione completa di questa teoria si può consultare il testo di Cyril Aldred citato nella bibliografia.

La demolizione dei templi del Sole e del palazzo reale di Akhenaton furono condotti all'insegna del riciclaggio dei materiali in muratura che furono riutilizzati ad esempio per i piloni aggiunti al tempio di Amon-Ra a Karnak oppure per gli edifici eretti da Ramesse III.

Nel 1917 nella Valle dei Re fu scoperta una tomba, la numero KV55, risalente all'epoca di Tutankhamon. All'interno fu trovato un corpo sconosciuto dal momento che le iscrizioni sulle pareti erano state cancellate a colpi di scalpello. Il confronto del cranio con quello del faraone Tutankhamon rivelerebbe, secondo alcuni esperti, una parentela diretta tra i due. Alcuni ipotizzarono, perciò, che si trattasse del corpo di Akhenaton, trasportato nella Valle da Tutankhamon, secondo altri è, invece, il corpo di Smenkhkhara. Ma oggi, recenti studi su base genetica identificano Akhenaton nella mummia 61072 e la consorte Nefertiti nella mummia 61070. Queste mummie "anonime", insieme ad una terza, furono trovate nella tomba di Amenhotep II KV35 nel 1898.

Rinnovamento artistico

Alla rivoluzione religiosa si affiancò anche un profondo rinnovamento artistico, il cosiddetto stile di Amarna, in cui la rappresentazione della figura umana, compresa quella del sovrano e della sua famiglia, perde la rituale staticità precedente per acquisire una rappresentazione naturalistica, e talvolta impietosa, della realtà. Akhenaton, ad esempio, viene rappresentato in scene di vita familiare, talvolta, il sovrano indossa una tunica da donna e i nastri posti sul retro della corona assumono una forma allungata e femminile. Anche l'atteggiamento dei cortigiani cambia considerevolmente visto che ora si inchinano o si prostrano davanti alla coppia reale.

Queste insolite rappresentazioni del sovrano hanno fatto a lungo pensare che Akhenaton soffrisse di deformità congenite, che gli avrebbero fatto sviluppare un corpo dai tratti femminili, con un bacino ampio e arti sottili. Lo studio del suo scheletro ha invece rivelato un corpo perfettamente sviluppato e dai tratti mascolini: il re viene rappresentato con tratti androgini perché, in quanto divinità, è associato al mito creatore e quindi né uomo, né donna.

Infatti, tra gli insegnamenti di Akhenaton vi è quello della "verità" e del principio "Vivente della Verità" che spesso è accostato al nome del sovrano. Il suo scultore capo Bek ci ha lasciato la notizia che lo stesso Akhenaton chiese agli artisti di esprimere la realtà che vedevano; quindi furono raffigurate anche scene prese dalla vita animale, come il cane durante la caccia e la preda che fugge.

La tomba di Akhenaton fu collocata ad est della città, in perfetto allineamento con il tempio del dio Aton. All'interno di essa, per la prima volta, il faraone e la moglie, Nefertiti, sono raffigurati nudi e Akhenaton è solo quando intercede presso il dio Aton, mentre la moglie è rappresentata in battaglia, vestita con i simboli regali.

Edited by demon quaid - 21/1/2015, 19:07
 
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