Dario I di Persia
Re dei Re
In carica settembre 522 a.C. – ottobre 486 a.C.
Predecessore Cambise II
Successore Serse I
Nome completo Dario il Grande
Nascita 550 a.C.
Morte 486 a.C.
Casa reale Achemenidi
Padre Istaspe
Consorte Atossa e altre
Dario I di Persia, detto il Grande, figlio di Istaspe, fu re di Persia dal 522 a.C. al 486 a.C. Dario I cinse anche la corona d'Egitto con il nome di Stutra.
Fece spostare la capitale da Pasargadae a Persepoli, abbellendola e arricchendola con giardini e palazzi, tanto che diventò una stupenda città di arte amministrata con giustizia.
L'avvento al potereLa famiglia di Dario apparteneva ad un ramo cadetto della dinastia achemenide e quindi egli era strettamente imparentato con Cambise II. Dopo la morte di questi, avvenuta nel 522 a.C., l'usurpatore Gaumata governò indisturbato sull'impero sotto le mentite spoglie di Bardiya (meglio conosciuto come Smerdi) il fratello di Cambise fatto uccidere da questi in segreto alcuni anni prima.
Dario, che in quel momento ricopriva il ruolo di ufficiale negli Immortali persiani, la famosa guardia reale persiana, grazie all'appoggio di alcuni commilitoni (dei quali Erodoto ci riporta i nomi: Otane, Aspatine, Gobria, Intafrene, Megabizo e Idarne) riuscì ad uccidere l'usurpatore nel settembre del 522.
Nell'iscrizione di Behistun, fatta incidere da Dario stesso, si dice che, con l'aiuto di Ahura Mazda e di sei altri nobili, sorprese Gautama in una delle sue fortezze, in Media. Per consolidare le sue pretese al trono sposò Atossa, figlia del re Ciro II, padre di Cambise, e vedova di Gautama. Da questa unione nacque Serse I, successore di Dario.
Questi convulsi rivolgimenti nel potere centrale furono interpretati dai governanti delle province più esterne dell'impero come segnali della possibilità di riottenere la propria indipendenza. In Susiana, Babilonia, Media, e Margiana comparvero nuovi usurpatori che pretendevano di appartenere alla discendenza reale e riunivano intorno a loro grandi eserciti. Nella stessa Persia, Vahyazdata imitò Gautama e gran parte del popolo lo credette il vero Bardiya.
Dario, malgrado disponesse solamente di un piccolo esercito composto di Persiani e di Medi, al comando di un ristretto numero di generali fedeli, riuscì a superare tutte le difficoltà. Tra il 520 a.C. ed il 519 a.C. tutte le ribellioni vennero sedate e Dario ristabilì la sua autorità su tutto l'impero.
Politica internaDario, che nelle sue iscrizioni appare come un fervente seguace della religione monoteistica di Zaratustra, fu un valente statista che riorganizzò profondamente il sistema persiano di amministrazione dell'impero ponendo mano anche ai codici delle leggi civili e penali. Le sue modifiche riguardarono, in modo particolare, il commercio degli schiavi, le leggi sulle testimonianze, i prestiti, la corruzione ed il diritto di faida.
L'amministrazione dell'impero subì notevoli innovazioni con la definizione rigorosa delle province e con la definizione dell'entità dei tributi che ciascuna di esse doveva versare all'erario centrale. Dario divise l'impero in venti province ciascuna sotto la guida di un governatore, o satrapo la cui posizione era usualmente ereditaria e dotata di grande autonomia, permettendo a ciascuna provincia di possedere leggi proprie, tradizioni ed una nobiltà locale.
Il tributo all'erario era pagato in oro o argento e questo prelievo fu spesso la causa del declino economico di regioni precedentemente fiorenti come la Babilonia. Ciascuna satrapia possedeva anche un funzionario addetto al controllo delle finanze ed un supervisore militare i quali, come il satrapo, controllavano l'amministrazione. Tutte e tre queste figure facevano capo direttamente al re.
Questa struttura di ripartizione del potere nelle satrapie era volta a ridurre il rischio di rivolte. Dario espanse anche la burocrazia imperiale aumentando il numero degli scribi addetti alla registrazione delle questioni amministrative. In campo militare il tempo delle conquiste era ormai giunto al termine e le guerre combattute da Dario ebbero solamente lo scopo di garantire la stabilità dei confini dell'impero.
Per tali motivi soggiogò le popolazioni barbariche delle zone montuose del Ponto e dell'Armenia, estese il controllo persiano fino al Caucaso, combatté contro gli Saka e le altre tribù delle steppe dell'Iran probabilmente genti turaniche che vivevano oltre il fiume Oxus. Anche in campo militare Dario svolse una profonda azione di rinnovamento introducendo la coscrizione obbligatoria, la paga per i soldati, forme codificate di addestramento e rinnovando l'organizzazione dell'esercito e della marina.
EdiliziaGrandi furono i progetti che presero vita durante il regno di Dario I, primo tra tutti la costruzione della nuova capitale: Persepoli. Pasargade, la precedente capitale, era fortemente legata alla memoria della dinastia di Ciro il Grande e del figlio Cambise II e pertanto il nuovo re volle erigere una nuova città che sottolineasse l'avvento della nuova dinastia.
Persepoli, che ebbe mura alte 20 metri e larghe 11, rappresentò un enorme sforzo ingegneristico. La stessa tomba di Dario fu scavata in una parete rocciosa non lontano dalla città. Anche le varie province videro un'intensa attività edilizia rivolta soprattutto alla realizzazione di strade ed altre vie di traffico.
In Egitto, Dario portò a compimento il progetto, iniziato sotto Necho II, di ampliamento del canale navigabile tra il Nilo e il Mar Rosso; un'iscrizione geroglifica ricorda come le navi del re navigarono dal Nilo fino alla mitica Saba passando per il Mar Rosso. Alcune tavolette cuneiformi provenienti da Persepoli ricordano la costruzione delle strade tra Susa e Persepoli e tra Sardi e Susa. Queste strade erano dotate di stazioni di posta e locande ed erano sorvegliate da guarnigioni militari per rendere sicuro il traffico.
Tra le realizzazioni di Dario in questo campo va anche ricordata la grande iscrizione di Behistun incisa sulle rocce nei pressi della città omonima e dedicata a tramandare ai posteri l'ascesa al trono del re e i suoi legittimi diritti sul trono stesso.
Economia e commercioDario I è spesso ricordato per il grande impulso che dette al commercio. Fissò il valore, in peso, delle monete ed introdusse la coniazione del Darico aureo allo scopo di fornire un sistema uniforme per le transazioni commerciali all'interno dell'impero.
Nell'ambito dello sviluppo delle vie commerciali inviò spedizioni lungo i fiumi Kabul e Indo guidate da un ufficiale cario, Scylax, che esplorarono l'Oceano Indiano dalle foci dell'Indo fino a Suez. Anche l'adozione di unità di misura standardizzate (come il cubito reale) fu una misura per favorire lo sviluppo dei commerci. È possibile che, sotto Dario, l'impero persiano abbia avuto contatti con Cartagine (forse la Karka dell'iscrizione di Nakshi Rustam), la Sicilia e l'Italia.
ReligioneIn campo religioso proseguì nella politica di tolleranza dei suoi predecessori ed anche allo scopo di prevenire le rivolte delle nazioni conquistate Dario favorì il permanere dei culti locali proteggendone i templi ed i sacerdoti.
Permise agli Ebrei di riedificare il Tempio di Gerusalemme ed in Egitto il suo nome appare nei templi che fece costruire a Menfi ed a Edfu. Sempre in Egitto permise la riapertura della Casa della vita di Sais.
Campagne militari in Asia e in EuropaIntorno al 514 a.C. Dario diede il via alla guerra contro gli Sciti. Un grande esercito attraversò il Bosforo, soggiogò la Tracia orientale ed attraversò il Danubio. Lo scopo di questa guerra era di prendere alle spalle le tribù nomadi che minacciavano i confini dell'impero rendendo questi maggiormente sicuri. L'intero piano era basato su una ipotesi geografica errata, comune in quell'epoca e che ingannerà, in seguito, anche Alessandro I di Macedonia; si credeva, infatti, che un fiume noto come Indo Caucasico (nascente dalla catena dello Indo Kush) e lo Jaxares (conosciuto come Tanais e ora come Don) fossero prossimi al Mar Nero.
La spedizione fu un fallimento: dopo essere avanzato per alcune settimane nelle steppe della Ucraina Dario fu costretto ad ordinare il ritorno senza aver raggiunto gli obiettivi prefissati. L'affermazione di Erodoto secondo cui la spedizione avrebbe raggiunto ed attraversato il Volga non ha trovato conferme.
Benché la Grecia europea fosse culturalmente ed economicamente connessa con le città greche della costa dell'Asia Minore, vassalle dell'impero persiano, Dario non cercò lo scontro con le prime. Le guerre persiane furono la conseguenza del supporto dato da Atene ed Eretria alla ribellione delle città ionie e carie.
La prima spedizione persiana, guidata da Mardonio, fallì presso il promontorio del Monte Athos nel 492 a.C., con la disfatta della flotta persiana distrutta da una tempesta. L'esercito penetrato in Attica, sotto il comando di Dati e di Artaferne, fu sconfitto nella battaglia di Maratona del 490 a.C. Nel 486 a.C. Dario venne distolto dalla preparazione della terza spedizione contro la Grecia da una ribellione in Egitto. L'anno seguente Dario morì dopo un regno di trentasei anni.
Figli
Dalla figlia di Gobyras:
Artabazanes
Ariabignes
figlio sconosciuto
Da Atossa:
Serse
Achemene
Hystaspes
Masistes
Mandane
Da Artystone:
Arsames
Gubaru
Artozostra
Da Parmys, figlia di Smerdis:
Ariomardus
Da Phratagune:
Abrocomes
Hyperanthes
Da Phaedymia, figlia di Otanes
sconosciuto
Da una donna ignota:
Ariamene
Arsamene
sconosciuta (moglie di Artoce)
sconosciuta (moglie di Daurise)
sconosciuta (Moglie di Himea)
Sandauce
Istin
Pandušašša
Dario I visitò l'Egitto una sola volta, nel 517 a.C. La sua politica verso la più ricca delle province dell'impero persiano fu più illuminata di quella del suo predecessore. Uno dei primi atti del nuovo re fu quello di ordinare la raccolta di tutte le leggi ed i documenti storici disponibili, dimostrando così attenzione e rispetto per la tradizione egizia.
Dario rimosse, e fece giustiziare, Aryandes, satrapo sotto Cambise II, a causa dell'atteggiamento di questi verso gli egizi ma anche intravedendo nelle sue azioni l'intenzione di fare dell'Egitto una possibile base di partenza per tentare la scalata al trono achemenide.
Malgrado l'atteggiamento del re, dopo la sconfitta di Maratona, 490 a.C., si ebbero numerose rivolte in tutto l'Egitto e nel 486 a.C., poco prima della morte di Dario I, tutto il delta del Nilo si ribellò. L'egittologo Eugène Cruz-Uribe ritiene che uno dei protagonisti della rivolta si sia proclamato sovrano con il nome di Psammetico IV, con un possibile riferimento all'ultimo sovrano della XXVI dinastia egizia, Psammetico III, che vide il proprio regno soccombere alla potenza persiana.
Serse I di Persia
In carica 485 a.C. – 465 a.C.
Predecessore Dario I di Persia
Successore Artabano
Nascita 519 a.C.
Morte 465 a.C.
Dinastia Achemenide
Padre Dario I di Persia
Madre Atossa
Consorte Amestris
Religione Zoroastriana
Serse I fu re di Persia e di Egitto dal 485 a.C. al 465 a.C. Viene generalmente identificato con il re persiano Assuero nel libro biblico di Ester, una delle sue mogli.
BiografiaGioventù e ascesa al potereSubito dopo aver raggiunto il trono Dario I di Persia, figlio di Istaspe, sposò Atossa, figlia di Ciro il Grande. Erano entrambi discendenti di Achemene attraverso diversi ceppi della famiglia degli Achemenidi. Il matrimonio di una figlia di Ciro rafforzò la posizione di Dario come re. Dario fu un sovrano attivo, sempre impegnato con la costruzione di Persepoli e Susa, la riorganizzazione dell'Egitto e di altre zone. Verso la fine del suo regno cercò di punire Atene per il suo antico appoggio alla rivolta ionia e per la sconfitta subita dai Persiani a Maratona, ma scoppiò una nuova rivolta in Egitto, probabilmente guidata dal satrapo persiano della zona, che doveva essere soppressa. Secondo la legge persiana, i re achemenidi dovevano designare un successore prima di partire per spedizioni pericolose. Prima di partire, nel 487 a.C., Dario fece preparare la sua tomba a Naqsh-e Rostam e nominò Serse, il suo figlio maggiore avuto da Atossa, suo successore. A causa della salute precaria, Dario non riuscì a condurre la campagna[3] e morì nell'ottobre del 486 a.C.
Artabazane reclamò la corona, essendo il più vecchio di tutti i figli di Dario, mentre Serse, d'altro canto, sosteneva di essere nato da Atossa, figlia di Ciro, colui che aveva garantito ai Persiani la libertà. Alcuni studiosi moderni ritengono che la decisione di Dario di dare il trono a Serse derivi dalla grande considerazione che Dario aveva di Ciro e di sua figlia. Artabazane nacque da Dario quando era un semplice suddito, mentre Serse era il primogenito nato quando Dario era al potere; la madre di Artabazane, inoltre, era una persona qualunque, mentre la madre di Serse era la figlia del fondatore dell'impero. Inoltre, si dice che sia stato Demarato a suggerire a Serse di addurre tale argomento, in conformità con un uso spartano.
Serse fu incoronato e successe al padre tra ottobre e dicembre del 486 a.C., quando aveva circa 36 anni. La salita al potere di Serse non incontrò ostacoli grazie alla grande autorità di Atossa, dal momento che la sua decisione, che voleva il figlio come re di Persia, non era contestata da nessuno a corte o in famiglia.
Quasi immediatamente Serse pose fine a rivolte in Egitto e a Babilonia, che erano scoppiate l'anno prima, e nominò suo fratello Achemene satrapo dell'Egitto. Nel 484 a.C. Serse confiscò e fuse la statua d'oro di Bel, o Marduk, le cui mani dovevano essere strette ogni giorno di Capodanno dal legittimo re di Babilonia. Questo sacrilegio portò i Babilonesi alla ribellione, che si protrasse dal 484 a.C. al 482 a.C., e che fu così violenta da far rifiutare a Serse il titolo di re di Babilonia, avuto in precedenza da suo padre, per essere chiamato re di Persia e Media, Gran Re, Re dei Re (Shahanshah) e re delle Nazioni (cioè del mondo). Questo deriva dal Daiva Iscrizioni di Serse Linee 6-13.
Anche se le informazioni fornite da Erodoto nelle sue Storie hanno dato origine ad alcune discordanze riguardanti il culto religioso di Serse, molti studiosi moderni lo considerano zoroastriano.
CampagneL'invasione della GreciaDario morì mentre si stava preparando un secondo esercito per invadere la Grecia, lasciando così al figlio il compito di punire Atene, Nasso ed Eretria per la loro attività nella rivolta ionia, per l'incendio di Sardi e la loro vittoria sui Persiani a Maratona. Dal 483 a.C. Serse iniziò ad allestire la sua spedizione. Fu scavato un canale attraverso l'istmo della penisola del Monte Athos, nella penisola calcidica, da Strimonikos al golfo Toronaico; era lungo circa due chilometri e mezzo ed era abbastanza ampio e profondo da permettere il passaggio di due triremi. Il canale impiegò circa tre anni per essere terminato. Questo, però, era considerato un'invenzione sia dagli antichi, sia da alcuni storici moderni. Giovenale lo presenta come esempio di "menzogna greca" e Niebuhr lo vede come una cosa incomprensibile. Altri storici sostengono, invece, che, dal momento che Erodoto ne dà una descrizione dettagliata,l'esistenza del canale non deve essere messa in discussione, come scrive Lieutenant Wolfe in "Athos", nella Penny Cyclopaedia.
Vennero predisposti poi posti di guardia e roccaforti lungo il percorso che l'esercito avrebbe effettuato in Tracia e furono costruiti due ponti di barche sull'Ellesponto, che collegavano Abido, in Asia, a Sesto e Madytos, in Europa.
Secondo lo storico greco Erodoto il primo tentativo di Serse di passare l'Ellesponto si concluse con un fallimento totale quando una tempesta distrusse i cavi di lino e di papiro dei ponti: Serse ordinò che lo stretto stesso fosse frustato trecento volte e che delle catene venissero gettate in acqua, mentre gli ingegneri che avevano progettato il ponte furono decapitati. Il secondo tentativo di passaggio, invece, ebbe successo. Serse concluse un'alleanza con Cartagine, e così fece in modo che la Grecia non godesse del sostegno dei potenti sovrani di Siracusa e Agrigento. Molti stati greci più piccoli, inoltre, passarono dalla parte dei Persiani, soprattutto le città della Tessaglia e quelle di Tebe e Argo. Serse ottenne delle vittorie nelle prime battaglie.
La spedizione iniziò nella primavera del 480 a.C. Arrivato nella pianura di Dorisco, Serse decise di contare i membri del suo esercito, facendo prima costruire un muro intorno ad un numero di diecimila soldati, poi facendo entrare in questa recinzione tutto l'esercito, giungendo così a 170 gruppi da 10 000. La fanteria, quindi, era rappresentata da 1 700 000 soldati, a cui erano affiancati 80 000 cavalieri e 20 000 cammellieri. Le truppe di terra, secondo Erodoto, provenivano da 46 nazioni, tra cui gli Assiri, i Fenici, i Babilonesi, gli Egizi e gli Ebrei; la flotta era composta da 1 207 triremi e 3 000 imbarcazioni più piccole. Ogni trireme era equipaggiata con 200 rematori e 30 soldati e ciascuna delle navi da carico imbarcava 80 uomini: le truppe navali, così, dovevano ammontare a 517 610 uomini. In Tracia e in Macedonia Serse ricevette l'appoggio di 300 000 fanti e di 120 triremi, per un totale di 24 000 soldati. Quindi, secondo Erodoto, quando Serse giunse alle Termopili il suo esercito era composto da 2 641 610 uomini, escludendo gli schiavi e gli equipaggi delle navi da carico, che secondo lo storico greco erano in numero addirittura maggiore dei combattenti. Oltre a questi c'erano gli eunuchi, le concubine e i cuochi, insieme alle bestie da soma, ai bovini ed ai cani.
A questi grandi numeri è difficile credere, così che molti scrittori misero in discussione sia la veridicità che il buon senso dello storico. Le stime di Erodoto vengono respinte da Niebuhr in Vorträge über alte Geschichte, il quale afferma che è impossibile considerare il settimo libro di Erodoto come un attendibile rapporto storico, e lo considera fondato sul poema epico di Cherilo.
Heeren, invece, accetta senza alcun dubbio i numeri di Erodoto, e George Grote sostiene che la descrizione data dallo storico greco dei fatti di Dorisco è così dettagliata da far pensare che derivi da testimonianze di prima mano. Anche per quanto riguarda il numero di triremi Grote è in accordo con Erodoto, basandosi sull'autore contemporaneo Eschilo, che, ne I Persiani, dice chiaramente che le navi presenti a Salamina erano 1 207: Erodoto, invece, ne fa combattere 527 in meno, ma è evidente che, nel darne il numero, non ha compiuto alcuna esagerazione; tuttalpiù si può rimproverare allo storico greco una inspiegabile svista.
Il numero di 3 000 navi più piccole, però, e soprattutto di 1 700 000 fanti, è molto meno affidabile. Probabilmente questi dati vennero gonfiati sia per far piacere al re, sia per incoraggiare l'esercito; allo stesso modo la stima di Erodoto di 2 641 000 uomini alle Termopili è persino assurda. Tuttavia, considerando che questo esercito era il risultato di un grandissimo sforzo di tutto il vasto impero persiano e che le truppe erano state raccolte per ben tre anni prima della spedizione, è ragionevole credere che le truppe di Serse fossero le più numerose mai riunite nell'antichità. E dato che Tucidide, dice Grote, si trovò in difficoltà nello stimare il numero esatto dei combattenti dei piccoli eserciti greci che combatterono a Mantinea, non c'è di che stupirsi per non riuscire ad individuare la quantità di persiani a Dorisco. Le stime più recenti concordano nell'affermare che le truppe persiane fossero di circa 60 000 uomini, poiché in quel momento nessun territorio, specialmente le zone semidesertiche della Siria, Persia e Turchia, dove l'esercito si radunò, avrebbe potuto sostenere il foraggiamento di un numero così grande di soldati.
Dopo aver fatto il punto sul suo esercito, Serse proseguì la sua marcia attraverso la Tracia dividendo le truppe in tre gruppi, che avanzavano per tre strade diverse. Alcune città che dovettero sostentare l'enorme esercito finirono sull'orlo della rovina: la città di Taso, per esempio, spese per questo scopo una somma di più di 400 talenti. Arrivato ad Acanto, nelle vicinanze dell'istmo dell'Athos, Serse si separò dalla sua flotta, che avrebbe dovuto attraversare il canale, doppiare le due penisole di Sithonia e Pallene e attendere l'arrivo del re a Therme, città che venne successivamente chiamata Tessalonica (oggi Salonicco), a est della foce del fiume Axios. Dopo il ricongiungimento con la flotta, Serse marciò attraverso la Migdonia e la Bottiea, fino alla foce dell'Haliacmon. Quindi entrò in Macedonia, il cui re gli si sottomise e si impegnò a combattere con lui.
Le Termopili ed AteneExquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Battaglia delle Termopili, Battaglia di Capo Artemisio e Battaglia di Salamina.
Serse arrivò senza ostacoli con il suo esercito di terra alle Termopili, ma la flotta fu colpita da una violenta tempesta, in cui furono distrutte almeno quattrocento navi da guerra, così che i Greci presero coraggio per affrontarla presso l'Artemisio. Nel frattempo Serse aveva tentato di forzare il passo delle Termopili, ma aveva incontrato per due giorni la resistenza degli Elleni guidati da Leonida. Il terzo giorno un pastore del luogo, Efialte, mostrò ai Persiani un passaggio sul monte Eta che permise loro di piombare inaspettatamente alle spalle dei Greci. Leonida, insieme ai 300 Spartiati, resistette valorosamente, ma alla fine fu sconfitto. Nello stesso tempo i Greci vinsero la battaglia navale dell'Artemisio, grazie a ripetute tempeste che avevano decimato la flotta persiana. Quando furono a conoscenza della vittoria di Serse alle Termopili, i comandanti della flotta greca, primo tra tutti Temistocle, scelsero di ritirarsi presso l'isola di Salamina, di fronte ad Atene.
I Peloponnesiaci decisero di proteggere la loro terra con ogni mezzo e vi concentrarono tutte le truppe: solo alcune navi rimasero ad Atene, la cui popolazione fu evacuata a Salamina, Egina e Trezene. Nel frattempo Serse era entrato in Focide, devastandola completamente. A Panopeo inviò un reparto del suo esercito a saccheggiare Delfi, mentre lui marciava in Beozia con il grosso delle truppe. Tutti i Beoti gli si sottomisero, ad eccezione dei Tespiesi e dei Plateesi, che furono sterminati dall'esercito persiano. Così Serse poté raggiungere Atene senza incontrare alcuna resistenza.
Le truppe mandate contro Delfi, però, furono pesantemente sconfitte: secondo la tradizione fu il dio Apollo stesso a difendere il santuario scagliando massi sugli invasori. Tuttora rimangono sconosciute le modalità con cui i Greci respinsero i Persiani. Quando Serse entrò ad Atene, la sua flotta arrivò nella baia del Falerio. Ingannato da una finta spia inviata da Temistocle, attaccò una battaglia navale con i Greci in posizione sfavorevole, anziché inviare, come aveva proposto Artemisia di Alicarnasso, una parte delle sue navi al Peloponneso attendendo della dissoluzione degli eserciti greci, così che fu sconfitto pesantemente. Il re assistette alla battaglia da un alto trono che è stato eretto per lui sulle pendici del monte Egaleo e, quindi, vide con i propri occhi la sconfitta e la dispersione del suo potente esercito. I Greci si aspettarono una ripresa della battaglia il giorno seguente, ma Serse si preoccupò di un eventuale peggioramento della situazione in Grecia e a Babilonia, dove erano in corso dei disordini, e decise di lasciare immediatamente la Grecia. Incaricò Mardonio di completare la conquista con 300 000 soldati e ordinò alla flotta di salpare per l'Ellesponto e presidiarlo fino a quando lui, con le truppe di terra, lo avrebbe riattraversato. Raggiunse lo stretto quarantacinque giorni dopo la sua partenza dall'Attica, insieme a 60 000 uomini della sua guardia personale sotto il comando di Artabazo. Molti soldati soffrirono la mancanza di riparo e rifugio e morirono di fame. Arrivato all'Ellesponto, Serse trovò il ponte di barche distrutte da una tempesta, così che fu costretto ad attraversarlo su imbarcazioni. Entrò a Sardi verso la fine dell'anno, nel 480 a.C., umiliato e sconfitto, dopo soli otto mesi dalla sua partenza.
Fine della guerraL'anno seguente, il 479 a.C., la guerra in Grecia continuò, ma Mardonio fu sconfitto a Platea dalla fanteria greca, mentre nello stesso giorno gli Elleni conseguirono un'altra importante vittoria a Capo Micale, in Ionia. L'anno successivo i Persiani persero l'ultimo loro dominio in Europa, in seguito alla conquista di Sesto.
Re dell'EgittoKhsassa (forma egizia di Serse) fu il terzo (quarto se si considera anche Petubastis III) sovrano della XXVII dinastia egizia.
Durante i suoi venti anni di regno (sia Sesto Africano che Eusebio di Cesarea gliene attribuiscono entrambi trentasei) Serse seguì una politica, ben diversa da quella paterna, imponendo pesanti tributi e trattando l'Egitto come una turbolenta ed insicura provincia.
Appena salito al trono dovette reprimere, impiegando circa due anni, le rivolte scoppiate nella regione del delta del Nilo poco prima della morte del padre. Riportato l'ordine affidò la satrapia ad Achemene, suo fratello, e si dedicò allo scontro contro la Grecia.
Del periodo di governo di Serse rimangono scarsi documenti in lingua egizia in quanto i funzionari locali che avevano collaborato con l'amministrazione di Dario I si allontanarono, o furono allontanati, dall'amministrazione. Nel 480 a.C. una flotta egizia composta da circa 200 navi, al comando di Achemene, prese parte, sul fronte persiano, alla battaglia di Salamina.
Artabano di Persia
Gran Re di Persia; Re dell'Alto e Basso Egitto
Incoronazione 465 a.C.
Predecessore Serse I
Successore Artaserse I
Dinastia XXVII dinastia egizia
Artabano di Ircania è una oscura figura storica a cui le fonti assegnano il ruolo di reggente per il trono di Persia per alcuni mesi tra il 465 a.C. ed il 464 a.C..
Re (o reggente) di PersiaArtabano, probabilmente originario della provincia dell'Ircania, servì come ufficiale sotto Serse I. Le fonti affermano che abbia svolto sia il ruolo di visir che quello di guardia del corpo. Artabano fu, secondo quanto riferisce Aristotele, responsabile della morte del principe ereditario Dario. Questo provocò la reazione del re ed Artabano stesso, per evitare la vendetta di Serse, lo uccise.
Secondo Marco Giuniano Giustino invece Artabano che aveva mire sul trono uccise segretamente Serse per poi accusare Dario di parricidio ottenendo la sua esecuzione. L'ordine degli eventi rimane oscuro ma è certo che sia Serse che Dario lasciarono il trono vacante. Anche le seguenti azioni di Artabano sono avvolte dal mistero: secondo alcuni usurpò il trono, secondo altri nominò sovrano il giovane Artaserse attribuendosi i poteri di reggente. La situazione durò comunque pochi mesi. Artaserse se ne liberò presto, non sappiamo se con la spada o con l'inganno. Artabano viene, talvolta, inserito nelle liste della dinastia achemenide pur non avendo alcuna relazione di parentela con essa.
Re d'EgittoDurante il suo brevissimo regno Artabano non visitò mai l'Egitto né si attribuì la titolatura dei sovrani della Valle del Nilo.
Sesto Africano, nella sua epitome di Manetone, inserisce Artabano tra i sovrani d'Egitto della XXVII dinastia attribuendogli 7 mesi di regno.
Artaserse I di Persia
Re di Persia
In carica 464 a.C. – 425 a.C.
Predecessore Artabano
Successore Serse II di Persia
Morte 425 a.C.
Padre Serse I di Persia
Artaserse I Longimano (persiano fu un Gran Re di Persia della dinastia degli Achemenidi che regnò dal 464 a.C. al 425 a.C. Figlio di Serse I salì al trono dopo che il padre ed il fratello maggiore, Dario, erano stati uccisi da Artabano.
BiografiaDopo la battaglia dell'Eurimedonte e l'armistizio tra Atene e Sparta, Cimone aveva ripreso le attività militari contro i Persiani. Nel 449 a.C., con il contributo di Pericle, venne stipulata la pace di Callia. Questa fu sostanzialmente un trattato di non-aggressione, dove si stabilì l'autonomia delle città greche dell'Asia Minore, benché facenti parte dell'Impero persiano, il controllo dei Persiani su Cipro e il veto per le navi da guerra persiane di entrare nel Mar Egeo.
Assicuratosi la tregua con i Greci, Artaserse dovette poi fronteggiare la ribellione del satrapo di Siria, Megabizo, con il quale, a seguito di due sconfitte, dovette scendere a patti e stipulare un trattato di pace. Nel 424 a.C. Artaserse morì e gli successe il figlio Serse II. Permise agli Ebrei di ricostruire Gerusalemme,per evitare focolai di rivolta. Egli accolse Temistocle, l'eroe di Salamina, alla sua corte. Stabilì che Magnesia, Miunte e Lampsaco si occupassero di fornirgli pane, carne e vino. Palascepio gli forniva i vestiti e Percote la biancheria del letto.
Re d'EgittoArtakhsassa fu il sesto sovrano della XXVII dinastia egizia (secondo la classificazione di Manetone). Pur rivestendo anche la corona egizia è probabile che Artaserse non abbia mai visitato la valle del Nilo. Sfruttando la debolezza persiana seguita alla morte di Serse I si ebbero, soprattutto nella regione del delta, varie rivolte che nel 460 a.C. sfociarono in aperta ribellione sotto la guida di Inaro ed Amirteo di Sais figlio di Psammetico.
Lo storico greco Tucidide riporta che si sarebbe trattato di re dei libi ma è probabile che la notizia vada letta come di stirpe libica ossia appartenenti alle famiglie che avevano dato vita alla XXVI dinastia. Grazie all'appoggio di Atene, che inviò una squadra navale e truppe terrestri, i ribelli furono in grado di sconfiggere, a Papremi, l'esercito persiano guidato dal satrapo Achemene, fratello di Serse I; lo stesso Achemene cadde nella battaglia.
Dopo questa vittoria Inaro, che non risulta si sia attribuito i titoli della dignità regale egizia, assediò Menfi riuscendo però a conquistarla solo in parte. L'arrivo dei rinforzi persiani guidati dal generale Megabizo ribaltò le sorti della guerra ed ai ribelli non rimase altra scelta che rifugiarsi nel dedalo di paludi del delta del Nilo.
Inaro venne catturato 456 a.C. e deportato a Susa dove venne crocifisso nel 454 a.C. Un ulteriore tentativo ateniese di portare aiuto ai ribelli venne respinto dalle navi fenicie al servizio dei Persiani. La guerra nel delta proseguì fino al 454 a.C. quando Megabizo sconfisse le ultime forze egizie.
Con la conclusione del trattato di pace tra Grecia e Persia (448 a.C.) le ultime speranze di Amirteo, che ancora resisteva nelle paludi, tramontarono. Il periodo che seguì questi fatti fu una fase di pace e prosperità economica anche grazie all'azione del nuovo satrapo, Arsame, che cercò nuovamente la collaborazione dei funzionari egizi giungendo a restituire ai figli di Inaro ed Amirteo la direzione dei distretti di cui erano originari. In questo periodo storico (intorno al 450 a.C.) si colloca il viaggio dello storico greco Erodoto in Egitto.
Figli
Dalla Regina Damaspia
Serse II
Da Aloigne di Babilonia
Sodgiano
Da Cosmartidene di Babilonia
Dario II
Arsite
Da Andia di Babilonia
Bogapaeo
Parisatide, moglie di Dario II
Da un'altra (?) moglie sconosciuta
Una figlia senza nome, moglie di Ieramene, madre di Autobesace e Mitreo
Da altre mogli, ebbe altri 11 figli.
Serse II di Persia
Gran Re di Persia;
Re dell'Alto e Basso Egitto
Incoronazione 424 a.C.
Predecessore Artaserse I
Successore Sogdiano
Morte 424 a.C.
Dinastia Dinastia achemenide; XXVII dinastia egizia
Padre Artaserse I
Madre Damaspia
Serse II fu un re persiano della dinastia degli Achemenidi.
Re di PersiaFiglio di Artaserse I e della regina Damaspia fu ucciso dopo soli 45 giorni di regno dal fratellastro Sogdiano, al termine di un festino.
La conoscenza di questo sovrano ci viene dagli scritti di Ctesia. Salito al trono alla morte del padre come unico erede legittimo, la sua posizione venne subito contestata da Sogdiano, figlio di Artaserse I e della concubina Alogyne, e dall'altro fratellastro Oco, figlio anch'esso di una concubina reale, Cosmartidene.
Serse venne riconosciuto come re solamente dalla Persia, mentre Sogdiano fondava il suo potere sull'Elam e Oco sulle satrapie dell'Ircania, della Babilonia e delle Media.
Re d'EgittoNei pochi mesi di regno Serse II fu anche formalmente, pur non assumendo la titolatura dei sovrani egizi, re dell'Egitto ed infatti Manetone lo colloca nella XVII dinastia.