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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 18/10/2010, 18:06 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Perseo (mitologia)

Pèrseo (latino: Perseus) è un eroe argivo della mitologia greca, figlio di Zeus e di Danae, quest'ultima figlia del re di Argo Acrisio. Attraverso la madre discende da Linceo e Ipermestra, perciò da Danao e da Egitto.

Il bisnonno Abante, re dell'Argolide, nella sua giovinezza, era stato un guerriero così temuto che, dopo aver avuto la meglio sui tanti nemici, anche negli ultimi anni di vita riusciva a terrorizzare gli avversari solo mostrando le proprie armi custodite nel palazzo.

Abante sposò Aglaia e dalla loro unione nacquero due gemelli: Preto e Acrisio. Ma i due fratelli non si amavano ed erano sempre in lotta fra loro. Si dice anzi che l'invenzione dello scudo sia dovuta a questi due irriducibili nemici che avevano iniziato le contese fin da quando si trovavano ancora nel grembo materno. Infine, dopo una lunga lotta, Acrisio ebbe la meglio e cacciò il fratello, il quale partì per la Licia, dove sposò Antea, la figlia del re Iobate. Quest'ultimo riportò Preto in Argolide, e lo insediò a Tirinto.

Così Preto e Acrisio, eredi del regno dell'Argolide, si disputarono il diritto di regnare: Abante in un primo tempo riuscì a stabilire dei turni, ma poiché le contese per la supremazia continuavano, si addivenne alla spartizione del regno: Acrisio avrebbe avuto Argo e Preto Tirinto.

Preto, temendo un attacco del nemico, e soprattutto del fratello, fece realizzare dai Ciclopi un'opera di fortificazione immane: essi circondarono la città con un muro di pietre grandissime, che nessun mortale sarebbe mai riuscito a muovere.

Nascita e infanzia

Ad Argo, Acrisio, nonno di Perseo, temeva per le sorti del proprio regno perché, avendo avuto dalla moglie Euridice una sola figlia femmina, Danae, in assenza di eredi maschi non sapeva a chi avrebbe trasmesso il titolo di sovrano. Spinto dal desiderio di conoscere il destino della sua città, aveva chiesto all'oracolo come avrebbe potuto avere figli. Il dio gli rispose che sua figlia Danae avrebbe avuto un figlio che lo avrebbe ucciso. Preso dal più grande sconforto e anche dal terrore, rinchiuse la figlia in una torre ben fortificata, con porte di bronzo guardate da cani ferocissimi.

Egli pensò che in questo modo non avrebbe avuto più nulla da temere, ma si sbagliava; il suo destino era già stato stabilito dagli dèi. Infatti, nonostante queste precauzioni, Danae concepì un figlio. Gli uni sostengono che questo bambino era nato per opera di Preto, fratello d'Acrisio, e che qui è da ricercare l'origine della disputa sorta fra i due fratelli; ma, per lo più, si racconta che il seduttore fu lo stesso Zeus, il quale, trasformato in pioggia d'oro, penetrò attraverso una fessura del letto e ottenne l'amore della ragazza. Molto spesso, questa versione del mito era invocata per simboleggiare l'onnipotenza del danaro sui cuori, tanto che apriva le porte custodite più solidamente.

Danae era rinchiusa nella prigione con la propria nutrice, e poté avere il figlio di nascosto e allevarlo per vari mesi. Ma un giorno il bambino, giocando, emise un grido, e Acrisio lo udì. Non sapendo chi fosse il responsabile di questa nascita misteriosa, pensò che lo stesso Preto, per fargli dispetto, gli avesse sedotto la figlia. Danae insisteva nel dire che il padre del bambino non era un mortale, ma Acrisio non le credette e, terrorizzato dalla rivelazione dell'oracolo, cominciò con l'uccidere la nutrice, come complice, e fece chiudere Danae e il figlioletto in una cassa di legno che mise su una nave lasciata alla deriva.

La cassa navigò così, a caso, con la madre e il bambino e fu gettata sulla riva dell'isola di Serifo. L'imbarcazione fu fermata da un pescatore di nome Ditti, fratello del tiranno dell'isola, Polidette che, vedendo la cassa e credendo che contenesse qualcosa di prezioso, la portò a riva. Apertala, vi trovò Danae e Perseo ancora miracolosamente vivi. Il pescatore li aiutò a riprendere le forze e li condusse al cospetto del re che, preso da pietà per i due naufraghi, offrì loro ospitalità.

Passarono gli anni e Perseo, circondato dall'amore della madre, cresceva forte e valoroso divenendo ben presto un giovane bellissimo e fortissimo. Danae, che la maturità aveva reso ancora più bella, era oggetto dei desideri del re Polidette che cercava in tutti i modi di convincerla a sposarlo; ma Danae, il cui unico pensiero era il figlio Perseo, non ricambiava il suo amore.

La proposta e l'impresa di Perseo

Allora Polidette pensò di eliminare Perseo con un piano astuto: disse di aspirare alle nozze con Ippodamia per il bene del regno e, dopo aver radunato gli amici confinanti e lo stesso Perseo, annunciò i suoi propositi di nozze e chiese a tutti un regalo: da ognuno dei presenti avrebbe gradito un cavallo. Perseo, mortificato perché non possedeva nulla di simile da donargli, affermò che se il re non avesse più insidiato sua madre Danae, gli avrebbe procurato qualunque cosa avesse chiesto. Polidette fu molto lieto in cuor suo pensando che questo fosse il mezzo per liberarsi di lui. Espresse pertanto l'estroso desiderio di avere come dono di nozze la testa di Medusa, una delle tre Gorgoni.

Per poter raggiungere Medusa, Perseo doveva assolutamente procurarsi tre cose: dei sandali alati per spostarsi a gran velocità, una sacca magica per riporvi la testa recisa e l'elmo di Ade che rende invisibili. Intanto Atena gli aveva fornito uno scudo lucido come uno specchio, raccomandando all'eroe di guardare Medusa solo di riflesso. Ermes gli regalò un falcetto di diamante affilatissimo, col quale l'eroe avrebbe decapitato il mostro. Quegli oggetti erano custoditi dalle ninfe dello Stige che abitavano in un luogo noto solo alle Graie, sorelle di Medusa: nate già decrepite e grinzose, esse erano in tre, ma disponevano di un solo occhio e di un solo dente che usavano a turno, e abitavano in un palazzo custodito da Atlante.

Allorché Perseo le raggiunse, attese il momento dello scambio di questi due vitali strumenti e li rubò entrambi. Così le Graie, prive dei loro organi, si trovarono in grande difficoltà e accettarono lo scambio loro proposto da Perseo: avrebbe restituito il maltolto se esse gli avessero indicato dove risiedevano le ninfe Stigie.

Dopo essersi rifiutato di rendere l'occhio e il dente alle Graie, e quando le Ninfe consegnarono i sandali, la sacca e l'elmo, Perseo si diresse verso il paese degli Iperborei, una popolazione che abitava nelle regioni fredde e spoglie del Nord. Quel luogo sembrava dominato dalla più grande desolazione e dalla più profonda tristezza: la terra, le erbe, il cielo e la natura in generale avevano un colore grigio e sinistro. La foresta nella quale si incamminò per giungere presso Medusa era pietrificata e cosparsa di strane statue color piombo rappresentanti uomini e donne in diversi atteggiamenti. Perseo si accorse subito che quelle non erano statue, ma esseri che avevano avuto la sventura di guardare il volto di Medusa.

Resosi invisibile grazie all'elmo di Ade, avanzò camminando all'indietro, guardando nello scudo sorretto da Atena; quando fu abbastanza vicino al mostro da sentirne sibilare i serpenti che gli si agitavano sul capo, lo decapitò col falcetto mentre dormiva. Dal collo mutilato della Medusa scaturirono un cavallo alato, Pegaso e un gigante, Crisaore. Perseo sollevò la pesante testa e la mise nella sacca, poi si alzò in volo con i suoi sandali alati per allontanarsi il più in fretta che poteva da quel luogo sinistro. Perseo raccolse pure il sangue che colò dalla ferita. Questo sangue aveva proprietà magiche: quello che era colato dalla sinistra era un veleno mortale, mentre quello colato dalla sua vena destra era un rimedio capace di resuscitare i morti. Inoltre, un solo ricciolo dei suoi capelli, mostrato a un esercito assalitore, aveva il potere di sconfiggerlo.

La liberazione di Andromeda

Forte della testa del mostro, ora nelle sue mani, si recò da Atlante che non aveva voluto aiutarlo nell'impresa: estratta la testa micidiale dalla sacca, lo trasformò in montagna. Sulla via del ritorno, deviò sopra il deserto libico, dove fece cadere il dente e l'occhio delle Graie e alcune gocce del sangue di Medusa, popolando in tal modo il deserto di serpenti, scorpioni e orribili animali dotati di un veleno micidiale.

Mentre volteggiava sul territorio della Filistia, vide incatenata a uno scoglio una fanciulla, nuda e bellissima: Andromeda, figlia del re di Etiopia Cefeo e di Cassiopea. Era condannata a essere divorata da un mostro marino perché sua madre, orgogliosa dell'avvenenza di sua figlia, aveva affermato che superava in bellezza tutte le Nereidi: le ninfe del mare si erano offese e Poseidone, oltre ad avere mandato sulle coste una forte mareggiata che aveva spazzato via l'abitato, aveva inviato un orribile mostro che faceva stragi e terrorizzava gli abitanti: l'integerrimo Cefeo, per salvare il suo popolo, consultato l'oracolo, fu costretto a offrirgli la propria figlia per placarne l'ira. E quando Perseo giunse, Andromeda era ormai rassegnata alla sua terribile sorte. Perseo si offrì di liberare la fanciulla e il luogo da quella calamità purché il re gli consentisse di sposare Andromeda. Cefeo e Cassiopea sulle prime non erano favorevoli: avrebbero preferito maritarla a un pretendente più ricco e più potente, ma furono costretti dagli eventi ad acconsentire.

Perseo, grazie alle armi magiche che possedeva, non fece alcuna fatica a uccidere il mostro marino che doveva divorare Andromeda, e riportò la giovane dai genitori. Tuttavia l'uccisione del mostro fu ben poca cosa, a paragone di quel che successe dopo: durante i festeggiamenti di nozze, Agenore, un ex pretendente alla mano di Andromeda, giunse alla reggia accompagnato da uomini armati, pronto a tutto pur di averla. Fu Cassiopea, che non gradiva Perseo come genero, a dare il segnale della battaglia. L'eroe, per difendersi, estrasse ancora una volta la testa di Medusa ottenendo l'effetto voluto: Cassiopea divenne una statua inerte come del resto tutti quelli che avevano assalito Perseo per ucciderlo.

Secondo una diversa tradizione, accolta anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi fu invece Fineo, zio e aspirante sposo di Andromeda, a fomentare disordini; scontento del matrimonio con Perseo, ordì un complotto contro di lui, avendo contro anche Cassiopea oltre che Cefeo. La reggia divenne così un grande campo di battaglia, finché Perseo, mostrando la testa della Gorgone a Fineo e ai suoi amici ancora in vita, li trasformò in altrettante statue di pietra. Il vincitore, presa per mano Andromeda, grazie ai sandali alati fece rotta verso la Grecia atterrando a Serifo.

La vendetta di Perseo a Serifo e il ritorno ad Argo

Nell'isola, Perseo trovò la situazione cambiata. Presso un tempio, trovò la madre Danae nascosta insieme a Ditti, come in un asilo inviolabile. La causa di ciò era infatti Polidette che, non avendo nessuna intenzione di sposare Ippodamia, non aveva smesso di insidiarla. Perseo allora fu preso da un'ira incontenibile, e dopo aver nascosto Andromeda, si avviò alla reggia di Polidette: giunto al palazzo e portando il dono di nozze, venne deriso ed insultato dal sovrano. Per vendicarsi dei torti subiti, Perseo tirò fuori ancora una volta dalla sacca magica la testa della Medusa pietrificando il re. Perseo consegnò allora al padre adottivo Ditti il potere sull'isola di Serifo. Restituì poi i sandali, la bisaccia e l'elmo di Ade ad Ermes. Questi li rese alle Ninfe, loro legittime padrone, mentre Atena poneva la testa di Medusa in mezzo al proprio scudo.

Poi Perseo, insieme alla moglie Andromeda e alla madre Danae ritornò ad Argo, volendo rivedere suo nonno Acrisio. Ma questi, venendo a sapere le intenzioni dell'eroe e temendo sempre l'oracolo che gli aveva predetto la morte per mano di un figlio di Danae, partì per Larissa, nel paese dei Pelasgi, all'altra estremità della Grecia. Perseo, raggiuntolo, lo rassicurò perché non gli portava rancore e riuscì a farlo tornare ad Argo. Ora, a Larissa il re Teutamide dava giochi in onore di suo padre, e Perseo vi giunse come competitore. Al momento di lanciare il disco, s'innalzò un vento violento, e il disco lanciato da Perseo, deviato malauguratamente, colpì Acrisio, che assisteva allo spettacolo, alla testa e lo uccise. Cosicché il verdetto dell'oracolo si era compiuto. Pieno di dolore, Perseo gli tributò onori funebri e lo fece seppellire fuori dalla città di Larissa. Egli, divenuto signore di Argo, non se la sentì di regnare su quella terra e, recatosi a Tirinto, propose a Megapente succeduto a Preto, di scambiarsi i regni. Poi fondò Micene, facendo costruire ai Ciclopi delle mura invincibili come quelle di Tirinto. A Tirinto, Perseo ebbe da Andromeda molti figli maschi e una femmina: Perse, Alceo, Stenelo, Eleio, Mestore, Elettrione e Gorgofone.

Alla morte di Perseo, la dea Atena, per onorare la sua gloria, lo trasformò in una costellazione cui pose a fianco la sua amata Andromeda, Cefeo e Cassiopea, la cui vanità aveva fatto sì che i due giovani si incontrassero. Ancor oggi queste costellazioni portano i loro nomi.

Persepolis (mitologia)

Nella mitologia greca Persepolis è in certe tradizioni il figlio di Ulisse e di Nausicaa o secondo altre di Telemaco e di ques'ultima. Altre tradizioni lo ritengono figlio di Telemaco e di Policasta, figlia di Nestore.

Peteoo


Nella mitologia greca, Peteoo era un re Acheo dei tempi del mito e padre di Menesteo, uno dei combattenti achei che si distinse nella guerra di Troia.

Peteoo era il nipote di Eretteo e per tale caratteristica venne chiamato Erettide, ed Erettidi vennerò chiamati anche i suoi discendenti.

Piche

Le Piche sono le figlie del re di Tessaglia Pierio; esse ebbero la presunzione di sfidare la Musa Calliope in una gara di canto. Esse perdettero questa gara e furono trasformate in gazze dalla Musa, secondo la mitologia greca.

Il racconto mitologico


Pierios ebbe nove figlie che chiamò con il nome delle nove muse. Divenute in grado di leggere e scrivere Pierios convocò i migliori maestri delle arti delle muse. Quando il padre organizzava i banchetti le ragazze si esibivano e ricevevano complimenti da tutti e con il tempo si insuperbirono e si spinsero ad arrivare fino al monte Elicona, la sede delle muse, per sfidarle in una gara di canto; come giudici erano state convocate le ninfe dei fiumi. Alla fine della gara vennero decretate vincitrici le muse; le piche allora lanciarono ingiurie contro le muse e gli Dei trasformarono le nove ragazze in gazze.

Pico

Antico dio italico, fondatore di Laurentum. Era venerato specialmente in Umbria e nel Piceno. Marito di Pomona o della Ninfa Canente, sarebbe stato mutato in picchio verde dalla maga Circe, sdegnata per aver Picco respinto le sue profferte amorose.
Secondo un'altra versione del mito, Pico era un dio rurale e passava per essere stato padre di Fauno e nonno del re Latino. Gli si attribuiva talvolta come padre Sterce o Stercolo, il cui nome evoca quello del "letamaio". Possedeva la virtù di mutare forma e preferiva quella dell'uccello sacro a Marte, il picchio. Possedeva doni profetici e li usava per dare oracoli all'altare di Marte, seduto su una colonna lignea. Un giorno Numa Pompilio tese una trappola a Pico e Fauno, mescolando del vino alla loro acqua. Completamente ubriachi si lasciarono facilmente catturare; cambiarono sembianze per confonderlo ma alla fine accondiscesero a spiegargli come fare per far scendere Giove dal cielo. Pico guidò i Piceni verso nuove terre; forse aiutò la lupa a nutrire Romolo e Remo.

Pieria


Nella mitologia greca, Pieria (greco Πιερία) è il nome di due personaggi.

Pieria moglie di Ossilo

La prima Pieria era moglie di Ossilo. Dalla loro unione nacquero due figli: Etolo e Laia. Il primo morì giovane mentre il secondo successe al padre.

Pieria moglie di Danao
La seconda Pieria era moglie di Danao. Secondo Pseudo-Apollodoro, Danao ebbe cinquanta figlie note come Danaidi, di cui dodici da Polisso e le restanti fra cui Ipermnestra da Pieria (o da altre donne). Costrette a sposare i cinquanta cugini, figli di Egitto, su ordine del padre le Danaidi assassinarono i loro mariti, tranne Ipermnestra. In seguito il marito di Ipermnestra, Linceo, vendicò i suoi fratelli uccidendo le 49 Danaidi assassine, che nell'Ade vennero poi condannate a riempire una botte dal fondo bucato.

Pieridi

Le Pieridi erano le nove figlie di Pierio di Pella e di Evippa. I loro nomi sono Colimba, Iunce, Cencride, Cissa, Cloride, Acalantide, Nessa, Pipo, Dracontide. Abilissime nel canto, si recarono sul monte Elicona, la sede delle Muse per sfidarle in una gara di canto; ma le Pieridi persero grazie al canto melodico di Calliope, e le Muse per punirle le trasformarono in uccelli, secondo Ovidio in piche, secondo Nicandro in vari uccelli. Pausania invece afferma che le pieridi portassero gli stessi nomi delle Muse e che per questa ragione i figli attribuiti alle Muse siano invece figli delle pieridi, mentre le dee rimasero sempre vergini.

Pigmalione

Pigmalione, re di Cipro, secondo Arnobio, si sarebbe innamorato di una statua della dea Afrodite.

Arnobio, scrittore convertitosi al cristianesimo alla fine del III secolo, nel riprendere il mito di Pigmalione mira semplicemente a polemizzare con la mitologia pagana e a ridicolizzare il culto degli idoli. Tuttavia il precedente racconto di Ovidio (Le metamorfosi, X, 243), ha un significato più complesso: Pigmalione, re di Cipro, era anche uno scultore e aveva modellato una statua femminile, nuda e d’avorio, che egli stesso aveva chiamato Galatea (dal greco gala, galaktos, latte), della quale si era innamorato considerandola, come tutti gli innamorati, il proprio ideale femminile, superiore a qualunque donna, anche in carne e ossa, tanto da dormire accanto ad essa sperando che un giorno si animasse.

A questo scopo, nel periodo delle feste rituali in onore di Afrodite, Pigmalione si recò al tempio della dea, pregandola di concedergli per sposa l’essere creato dalle sue mani, rendendola una creatura umana: la dea acconsentì. Egli stesso vide la statua animarsi lentamente, respirare e aprire gli occhi.

Pigmalione e Galatea si sposarono ed ebbero un figlio di nome Pafo, che fu poi nome di una città di Cipro, famosa per un tempio dedicato alla dea dell’amore e altro nome della stessa Afrodite.

Ovidio descrisse così, secondo il tema del suo scritto, la metamorfosi di un essere inanimato, ma alla base del mito non vi è, come credeva Arnobio, la banale adorazione di un idolo, ma la dedizione dell’artista al prodotto della sua arte che si spinge fino alla immedesimazione e al congiungimento con esso, ottenuto attraverso la ricerca di Afrodite, cioè della bellezza e dell’amore.

Pigmalione di Tiro

Pigmalione fu un leggendario re di Tiro, figlio di Belo e fratello di Didone. Viene identificato con il personaggio storico di Pumayyaton, figlio del re di Tiro Mattan I (829-821 a.C.), e re a sua volta dall'820 al 774 a.C.

Secondo la leggenda, Didone aveva sposato un sacerdote di Ercole, Sicheo (o Sicarbas/Acerbas), il più ricco di tutti i fenici. Pigmalione, accecato dall'avidità di ricchezze, avrebbe sorpreso un giorno Sicheo nel tempio, mentre sacrificava agli dei, e lo avrebbe assassinato ai piedi del'altare. Per molto tempo tenne celato l'assassinio, inducendo la sorella a nutrire vane speranze. Ma l'ombra di Sicheo, privato degli onori di una sepoltura, apparve in sogno a Didone mostrandole l'altare ai piedi del quale era stato immolato e consigliandole di fuggire portando con sé i tesori che da tempo aveva nascosto in un luogo segreto. Da qui la nascita di Cartagine.

Secondo una versione di Fénelon[4] Pigmalione avrebbe sposato Astarbea (Astarbé), donna empia e malvagia ancora più di lui. Questa, innamorata del ricco Joazar, desiderosa di vedere salire al trono quest'ultimo, decise di far morire sia Pigmalione che i figli da lui avuti. Con false accuse di tradimento fece mettere a morte il primogenito, Fadael, e allontanare il secondogenito, Baleazarre (Baléazar), incaricando di ucciderlo i marinai che dovevano portarlo a Samo. In seguito, uccise anche il marito, prima avvelenandolo e poi strangolandolo mentre già era moribondo. Ma Baleazarre, che, gettato in mare, si era salvato, tornò e fece giustizia.

Pilade


Pilade è un personaggio della mitologia greca. Il padre, Strofio, era Re della Fòcide e la madre, Anassibia, era figlia di Atreo e sorella di Agamennone e Menelao. Pilade crebbe con il cugino Oreste, con cui era legato da un'amicizia profonda. Lo affiancò infatti nella vendetta su Clitennestra ed Egisto per l'uccisione di Agamennone e lo accompagnò nelle successive peregrinazioni in Tauride dalle quali riportarono a casa Ifigenia. Alla fine sposò la cugina Elettra, sorella di Oreste.

Pilemene

Nella mitologia greca, Pilemene è il nome di uno dei comandanti alleati dell’esercito troiano che iniziò la sua guerra contro gli Achei. Queste vicende sono narrate nell' Iliade.

Pilemene, figlio di Bilsate, re degli Eneti, proveniente da un paese famoso per i suoi muli selvatici, guidava il contingente dei Paflagoni. Quando combatteva veniva paragonato al dio della guerra Ares per le sue capacità. Fu ucciso in combattimento da Menelao. Il suo giovane scudiero e auriga, Midone, tentò di fuggire, ma su di lui piombò Antiloco, che lo colpì di spada alla tempia dopo averlo stordito al braccio con una grossa pietra.

Pilemene ebbe un figlio chiamato Arpalione, anche lui partecipò alla guerra e non fece più ritorno.

Pileo (mitologia)

Nella mitologia greca, Pileo era il nome di un capitano pelasgo, figlio di Leto e fratello di Ippotoo, insieme al quale intervenne a favore dei Troiani nel conflitto scatenatosi per la contesa di Elena.

Sorgono dubbi sull'identità del padre di Pileo; Omero lo cita esplicitamente col nome di Leto, figlio di Teutamo, mentre Pseudo-Apollodoro lo chiama Pelasgo.

Piraicme

Nella mitologia greca, Piraicme era il nome di uno dei comandanti dell'esercito che aiutò i troiani durante la guerra di Troia; era a capo di tutti i Peoni.

Quando Paride prese con sé Elena moglie di Menelao, fuggendo dalla Grecia verso Troia, ebbe inizio una guerra che coinvolse la Grecia e il regno di Troia. Tra i molti popoli che prestarono aiuto al re Priamo vi erano i Peoni, famosi per i loro archi ricurvi, con il loro capo Piraicme.

Patroclo, durante una delle battaglie, fingeva di essere Achille usandone le armi. Fu allora che colpì Piraicme scaraventandogli contro la sua lancia; Piraicme cadde a terra morto gettando nello sconforto i Troiani.

Secondo altre leggende, Piraicme venne ucciso da Diomede.

Piramo

Piramo e Tisbe erano una coppia di amanti assira, poco nota agli scrittori antichi, ma divenuta celebre per la narrazione che ne fa Ovidio nelle Metamorfosi (libro IV).
Contrariati dai parenti che erano avversi al loro matrimonio, i due giovani, che erano vicini di casa, riuscirono a parlarsi attraverso le fenditure di un muro e combinarono di incontrarsi vicino a una fonte presso la quale sorgeva un gelso. Tisbe, giunta per prima, spaventata dalla vista di una leonessa, fuggì lasciando cadere un velo che fu lacerato ed insanguinato dalla fiera. Quando Piramo arrivò, vedendo quel velo insanguinato, fu indotto a credere che Tisbe fosse stata sbranata e disperato si trafisse col pugnale. Poco dopo la fanciulla ritornò nel luogo fissato per l'incontro e, constatato la tragedia, non ebbe la forza di sopravvivere all'amato e preso il pugnale si tolse la vita sul corpo di lui. Da quel momento, in segno di lutto, i frutti del gelso, fino ad allora bianchi, quando maturano si colorano di scuro.
I genitori posero le loro ceneri in un'unica urna. Due fiumi della Cilicia presero i nomi da Piramo e Tisbe.

Pirecme


Nella mitologia greca, Pirecme. o Pirecmo era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Pirecme, uno dei condottieri, capo dei peoni, che si alleo con Troia durante la guerra contro gli Achei. Durante i combattimenti uccise Eudoro, lo scudiero o come altri dicono consigliere di Patroclo;
* Pirecme, re dell'Eubea citato in un racconto che riguardava Eracle. Quando egli era ancora giovane combatté contro Pirecme uccidendolo sulle rive di un fiume. Tale fiume fu chiamato Eracleio;
* Pirecme, soldato esperto fromboliere grazie al suo coraggio Ossilo ottenne la vittoria sui nemici, gli Epei. Combatté contro Digmeno, soldato dell’esercito nemico.

Piri

Piri, personaggio dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Piri fu ucciso da Patroclo nell'azione bellica descritta nel libro XVI dell'Iliade relativo alla battaglia delle navi.

Piritoo

Eroe tessalo figlio di Zeus e Dia, re dei Lapiti.
Succedette al padre putativo Issione sul trono dei Lapiti, ma venne presto coinvolto in una contesa con i Centauri i quali, figli anch'essi di Issione, pretendevano una parte dell'eredità. Dopo una dura lotta giunsero ad un accordo amichevole e i Centauri si stabilirono sul monte Pelio.
Piritoo aveva sentito parlare delle imprese di Teseo d'Atene e volle metterlo alla prova sottraendogli una mandria nella regione di Maratona. I due giovani s'incontrarono, ma subito rimasero colpiti dal loro nobile aspetto, si scordarono della mandria contesa e si giurarono eterna amicizia. Parteciparono entrambi alla caccia al cinghiale calidonio. Si recarono in compagnia di altri amici al paese delle Amazzoni e la regina Antiope volle offrire dei doni a Teseo, ma non appena ebbe messo piede sulla nave, egli ordinò di salpare l'ancora e la rapì.
Piritoo sposò Ippodamia, figlia di Bute, e invitò alle nozze tutti gli olimpi, salvo Ares ed Eris, e molti ospiti tra cui Teseo e Nestore di Pilo, insieme ai Centauri suoi "fratellastri". I Centauri non avvezzi al vino, durante il banchetto si ubriacarono e cercarono di violentare la sposa e di rapire le donne presenti. Si scatenò una lotta furibonda fra i Centauri e i Lapiti, nel corso della quale furono uccisi molti Centauri. In quell'occasione, Teseo scacciò i Centauri dal loro territorio sul monte Pelio ed essi trovarono rifugio nel Peloponneso, con la sola eccezione di Chirone che non aveva preso parte al combattimento e restò a vivere sul monte Pelio fino al giorno della sua morte. Così ebbe origine l'antica inimicizia tra i Centauri e i loro vicini Lapiti, voluta da Ares ed Eris che si vendicarono per l'offesa loro arrecata.
Ippodamia diede a Piritoo un figlio, Polipete, che guidò un contingente di quaranta navi a Troia. Quando Ippodamia e Fedra morirono, Piritoo e Teseo, entrambi vedovi, giurarono di aiutarsi a vicenda nel cercare come sposa una figlia di Zeus. Teseo scelse Elena e Piritoo lo aiutò a rapirla mentre stava offrendo un sacrificio nel tempio di Artemide; ma poiché era ancora troppo giovane per le nozze, venne nascosta nel villaggio attico di Afidna, dove fu affidata alle cure di Etra, madre di Teseo. Poi, Teseo accompagnò l'amico agli Inferi per portarvi via Persefone, moglie di Ade, la qiale era figlia di Zeus e Demetra. Preferirono scendere nel Tartaro attraverso il passaggio secondario di Tenaro in Laconia, e ben presto bussarono alla porta del palazzo di Ade. Ade ascoltò la loro impudente richiesta e simulando cordialità ospitale li invitò a sedersi su due sedie da cui non riuscirono più ad alzarsi, le sedie dell'oblio. Tempo dopo, Eracle liberò Teseo e lo riportò sulla terra; ma, quando tentò di liberare anche Piritoo, la terra si mise a tremare, ed Eracle, comprendendo che Zeus era contrario a tale liberazione, abbandonò l'impresa.

Piroo


Nella mitologia greca, Piroo (o Pireo) figlio di Imbraso è il nome di uno dei comandanti dell’esercito che aiutò i troiani durante la guerra, egli era a capo dei Traci insieme ai più famosi Acamante e Reso. Queste vicende sono narrate nell' Iliade.

Quando Paride, figlio di Priamo re di Troia rapì Elena moglie di Menelao dalla Grecia fuggendo, scoppiò una guerra fra i due popoli. Piroo, l’eroe di Eno, fu ben felice di rispondere all’appello del re di Troia. Egli si distinse riuscendo a uccidere il figlio di Amarinceo Diore. Quando questi gli venne incontro, gli scagliò contro un sasso che gli sfracellò il malleolo e lo fece cadere agonizzante sul terreno; poi gli immerse la lancia nel ventre e lo uccise facendo sparpagliare tutte le sue viscere sul terreno. Ma lo vendicò Toante, figlio di Andremone, che colse Piroo al petto con la lancia, finendolo poi con la spada al ventre.

Piroo era padre di Rigmo, che morì anche lui combattendo in difesa di Troia (colpito dalla lancia di Achille).

Edited by demon quaid - 31/12/2014, 18:41
 
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