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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 23/10/2010, 20:01 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Polidora

Nella mitologia greca, Polidora è il nome di due eroine:

* Polidora, figlia di Meleagro (e, forse, di Cleopatra), è menzionata dall'autore del Cypria come moglie dell'eroe Protesilao, noto per essere stato il primo acheo a cadere nella guerra di Troia. Secondo la tradizione, si uccise per il dolore della sua perdita. Solitamente, nella versione più nota, Polidora è sostituita da Laodamia, figlia di Acasto.
* Polidora, una delle Oceanine, figlie di Oceano e Teti.

Polidoro (mitologia)

Polidoro è nella mitologia greca il nome di due figli di Priamo (re di Troia).

Il primo Polidoro aveva per madre Ecuba, l'altro Laotoe.

Polidoro figlio di Laotoe


Polidoro figlio di Laotoe era in assoluto il più giovane dei figli di Priamo che proprio per questo gli aveva impedito di partecipare alla guerra.

Ma il ragazzo, che confidava molto nell'agilità delle sue gambe, per la quale era noto, gli disobbedì, e venne ucciso da Achille, che lo trafisse alla schiena durante uno scontro.

Omero narrò questa vicenda nel libro ventesimo dell'Iliade.

Polidoro figlio di Ecuba


Dell'altro Polidoro riferiscono Virgilio nell'Eneide ed Euripide nella tragedia Ecuba.

Al tempo della guerra di Troia Polidoro era stato mandato dal padre, con parte del tesoro della città, in Tracia presso Polimestore, re della regione. Quando in Tracia giunse la notizia della caduta di Troia, Polimestore trafisse proditoriamente Polidoro per impossessarsi del tesoro. Infine lo gettò dalle mura della sua città, ed il cadavere del giovane precipitò nel mare dove finì divorato dai pesci.

La moglie di Priamo, Ecuba, accecata dall'ira per la morte brutale del suo adorato figlio, si scagliò su Polimestore, uccise i suoi due figli e per finire lo accecò, compiendo così la sua vendetta.

Queste notizie sono raccontate da Enea nel terzo libro dell'Eneide, mentre narra le sue peregrinazioni a Didone. L'eroe troiano racconta di come giunto in Tracia avesse fondato Eneade, la sua nuova città e di come, strappando delle fronde per coprire l'area dell'altare appena eretto, vide colare sangue nero e sentì la voce del principe troiano, suo cugino, che gli raccontò la sua tragica fine invitandolo ad abbandonare quel luogo maledetto.

Riprese del mito

Il mito di Polidoro figlio di Priamo ed Ecuba è ripreso da vari autori, tra cui Dante che nel Canto XIII dell'Inferno prevede per la legge del contrappasso che i suicidi vengano trasformati in arbusti dai quali, se spezzati, fuoriesce sangue. Egli è citato esplicitamente anche al v. 115 del Canto XX del Purgatorio.

Polifemo 1

Un Lapita, figlio d'Elato e d'Ippe. Suo padre "divino" è Poseidone. Sposò Laonome che, in una tradizione oscura, passava per essere sorella di Eracle. Partecipò alla spedizione degli Argonauti; ma, quando Eracle perse l'amante diletto Ila, restò in Misia dove fondò la città di Cio, nella quale regnò finché i Calibi lo uccisero in battaglia.

Polifemo 2

Ciclope, figlio di Poseidone e della ninfa del mare Toosa. Era pastore, viveva del prodotto del suo gregge di pecore e capre selvatiche e abitava in una caverna. Conosceva l'uso del fuoco, ma preferiva divorare la carne cruda.
Quando Odisseo giunse nella sua isola identificata con la Sicilia, scorse l'ingresso di una caverna e con dodici uomini vi si addentrò, ignaro di trovarsi nella proprietà di Polifemo. Sedettero attorno al focolare e si rifocillarono; Verso sera apparve Polifemo che spinse il suo gregge nella caverna e ne chiuse l'ingresso con un'enorme pietra. Il Ciclope li vide e cominciò a divorarli a coppie. Odisseo gli offrì del vino che, per precauzione, aveva portato con sé e Polifemo lo trovò buono e ne bevve fino a sentirsi di umore migliore. Chiese allora il suo nome a Odisseo che gli rispose: "Nessuno". Il Ciclope gli promise, come ricompensa per un vino tanto eccellente, di divorarlo per ultimo; poi, dopo aver bevuto un'ultima coppa, s'addormentò. Odisseo escogitò dunque uno stratagemma: per mezzo di un palo arroventato sulla punta trafisse l'unico occhio del gigante. Quando Polifemo cercò di chiedere aiuto, gridò che "Nessuno" stava cercando di ucciderlo e quindi i suoi fratelli Ciclopi non intervennero. Giunto il mattino, il Ciclope aprì l'entrata e i Greci fuggirono legati al ventre degli arieti. In salvo sulla sua nave Odisseo non riuscì a trattenersi dal lanciare un ironico saluto a Polifemo. Per tutta risposta il Ciclope, irato, scagliò in mare un enorme masso che cadde a poca distanza dalla prua della nave. Odisseo rise e gridò: "Se qualcuno ti chiederà chi ti ha accecato, rispondi che non fu Nessuno, ma Odisseo d'Itaca!" Polifemo pregò allora il padre Poseidone di far sì che il suo nemico Odisseo - se mai fosse ritornato in patria - vi giungesse tardi e su una nave non sua, dopo aver perso tutti i suoi compagni, e venisse colpito da nuove sciagure oltre la soglia della sua casa.
Prima di essere accecato Polifemo ebbe un'avventura amorosa con la ninfa Galatea. Infatti, quando l'indovino Tèlemo gli predisse che avrebbe perso la luce dei suoi occhi per mano di un uomo chiamato Odisseo, lui ridendo rispose: "O stupidissimo indovino, ti sbagli: un'altra creatura mi ha già accecato".

Polifete


Polifete , personaggio dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Polifete partecipò all'azione bellica descritta nel libro VI dell'Iliade relativo alla battaglia delle navi.

Polifonte

Nella mitologia greca, Polifonte era il nome della figlia di Ipponoo e di Trassa figlia di di Ares (o di Artemide).

Dedita al culto di Artemide di cui faceva parte del suo seguito di vergini, odiava gli uomini ed il matrimonio e, per non essere costretta alle nozze, fuggì in un bosco. Afrodite, dea della quale sdegnava il culto, la punì facendola innamorare di un orso. Il frutto di quell'amore furono Agrio e Orico, entrambi selvaggi come il loro padre. La stessa Artemide per punire la ragazza per aver perso la verginità la fece uccidere dagli animali del bosco.

Un'altra versione narra che Zeus avrebbe voluto ucciderne i figli, ma che Ares li salvò tramutandoli, insieme alla madre Polifonte, in uccelli da preda.

Nelle Metamorfosi di Antonino Liberale si racconta che Polifonte e i suoi figli praticassero il cannibalismo e per punizione vennero trasformati in strigi.

Polido

Figlio di Cerano, fu un famoso indovino e guaritore. Sposò una nipote di Augia, la figlia di Fileo, Euridamia. Da lei ebbe due figli, Euchenore e Clito, i quali parteciparono alla spedizione degli Epigoni e poi accompagnarono Agamennone contro Troia. Poliido aveva predetto al maggiore dei figli che la sorte gli riserbava due destini: o morire a casa sua di malattia, o cadere in battaglia, a Troia. Euchenore scelse il secondo destino, e fu ucciso da una freccia di Paride.
Quando Bellerofonte ebbe da Iobate, re di Licia, l'ordine di uccidere la mostruosa Chimera che devastava la regione, fu proprio Poliido che gli consigliò di catturare e domare l'alato cavallo Pegaso. Il giovane trovò Pegaso presso la fonte Pirene, gli saltò in groppa e riuscì a sopraffare il mostro piombandogli addosso e trafiggendolo con le frecce e poi conficcandogli tra le mascelle un pezzo di piombo che aveva infilato sulla punta della lancia. L'alito infuocato della Chimera fece sciogliere il piombo che le scivolò giù per la gola bruciandole gli organi vitali.
E fu ancora Poliido che liberò dalla pazzia Teutra, re di Misia. Egli aveva ucciso sulla montagna un cinghiale che si era rifugiato nel santuario d'Artemide Ortosia, e implorava con voce umana: "Risparmiami!" Per punirlo la dea l'aveva fatto impazzire e colpito con una specie di lebbra. La madre Lisippa, con l'aiuto di Poliido, riuscì a calmare la collera d'Artemide, e Teutra recuperò la salute. La montagna sulla quale Teutra aveva ucciso il cinghiale si chiamò, in ricordo di ciò, Teutrania.
Ma la storia più celebre del suo intervento è la resurrezione di Glauco, figlio di Minosse e di Pasifae. Essendo ancora fanciullo e dando la caccia a un topo, cadde in una giara di miele e annegò. Minosse lo cercò ovunque e non riuscendo a trovarlo ricorse all'oracolo di Delfi. L'oracolo rispose che chiunque fosse riuscito a stabilire la migliore similitudine con una nascita portentosa avvenuta recentemente in Creta avrebbe trovato ciò che era stato perduto. Minosse fece delle indagini e venne a sapere che in una delle sue mandrie era nata una vitella la quale cambiava colore tre volte al giorno, passando dal bianco al rosso e dal rosso al nero. Egli convocò allora i veggenti a palazzo, ma nessuno riuscì a trovare una buona similitudine finché Poliido disse che quella vitella assomigliava assai a una mora di rovo (o di gelso). Questo frutto, infatti, dapprima è bianco, poi rosso e quando è al colmo della maturazione diviene nero. Minosse subito gli ordinò di andare in cerca di Glauco.
Poliido vagò nel labirintico palazzo finché trovò nella cantina Glauco affogato in una grande giara dove si conservava il miele. Minosse, appena avuta la notizia di tale ritrovamento, si consultò con i Cureti e seguendo il loro consiglio ordinò a Poliido di restituire la vita a Glauco, e lo imprigionò con il cadavere e una spada. L'indovino era assai perplesso e, quando vide un serpente che si avvicinava al cadavere del fanciullo, temendo per la sua vita afferrò la spada e lo uccise. Ma subito arrivò un secondo serpente che vedendo l'altro morto se ne andò via; ritornò poco dopo con un'erba in bocca, che appoggiò sul corpo del compagno morto. Non appena quell'erba lo toccò, il serpente riprese a vivere. Poliido, stupefatto di quanto aveva visto, immediatamente prese quell'erba, la pose sul corpo di Glauco e il bambino tornò in vita.
Minosse fu felicissimo e colmò Poliido di doni, ma non volle permettergli di ritornare ad Argo se non avesse insegnato la sua arte a Glauco. Poliido obbedì contro voglia, ma quando fu sul punto di salpare disse a Glauco di sputare nella sua bocca aperta. Il fanciullo obbedì e subito si scordò di quello che aveva imparato.

Polimela

Nella mitologia greca, Polimela era il nome di diversi personaggi del mito.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Polimela figlia del re di Ftia Attore
* Polimela sposa di Esone
* Polimela ninfa della Tessaglia, figlia di Filante amata da Ermes e madre di Eudoro , successivamente andò in sposa ad Echele, un discendente di Attore.
* Polimela figlia di Eolo la divinità dei venti, Odisseo si innamorò di lei durante il suo viaggio. L’eroe chiamato anche Ulisse stava per essere condannato ma fu salvato dal fratello di Polimela, Diore, che decisa di sposarla come si usava in quella famiglia.

Polimela sposa di Esone


Polimela ebbe un figlio dal consorte chiamato Giasone. Lei insieme al marito ed al secondo figlio Promaco fu rinchiusa da Pelia che aspirava al trono del regno legittimamente spettante ad Esone e suo figlio. Giasone tornò per liberare la sua famiglia ma il re con abili scuse lo inviò a recuperare il vello d'oro come condizione per la loro libertà. Subito il ragazzo organizzo una spedizione con tanti eroi denominati gli argonauti. Alla fine il re non aspettò il ritorno degli argonauti ed uccise Polimela e la sua famiglia. Anche se la ragazza decise di togliersi la vita da sola, solo dopo aver maledetto Pelia per aver ucciso suo figlio davanti ai propri occhi.

Polimela (Attore)

Nella mitologia greca, Polimela era il nome di una delle figlie del re di Ftia Attore.

Fu la prima moglie di Peleo, avendo dei dubbi sul fatto che il marito la volesse abbandonare per un'altra decise di impiccarsi. La colpa fu tutta dei continui riferimenti ad allusioni da parte di Cretide moglie di Acasto. Cretide saputa della morta di Polimela subito accorse da suo marito accusando Peleo dell’omicidio.

Polimela (Filante)

Nella mitologia greca Polimela era il nome di una ninfa della Tessaglia, figlia di Filante.

Venne amata da Ermes, innamoratosi della ninfa quando la vide danzare. Dal dio ebbe Eudoro famoso per aver poi combattuto nella guerra di Troia, successivamente andò in sposa ad Echele (o Echeclo), un discendente di Attore. Filante si prese cura di Eudoro.

Polimelo Argeade

Polimelo Argeade, personaggio dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Polimelo Argeade fu ucciso da Patroclo nell'azione bellica descritta nel libro XVI dell'Iliade relativo alla battaglia delle navi.

Polimestore


Nella mitologia greca, Polimestore , detto anche Polimnestore, era il nome di uno dei re della Tracia.

Polimestore si imparentò con Priamo il re di Troia sposando Iliona una sua parente (figlia o cognata a seconda delle fonti). Il saggio re gli affidò il suo ultimogenito Polidoro per la protezione del parente acquisito durante la guerra di Troia. Agamennone prima che questa iniziasse cercando di corromperlo e di farlo schierare dalla propria parte gli offre oro e sua figlia, la bella Elettra, per moglie. Polimestore allora cercò di uccidere il suo servo ma finì per uccidere il suo amato figlio, Deipilo. Quando Polidoro comprese la realtà delle cose prima rese cieco il traditore e poi lo uccise.

In realtà altri miti raccontano che sia stata Iliona stessa ad uccidere Polimestore.

Polinice

Figlio di Edipo e di Giocasta o, secondo altri, di Eurigania.
Quando Edipo ebbe il regno di Tebe, senza saperlo sposò sua madre Giocasta, ed ebbe da lei due figli maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Ismene e Antigone. Dopo la scoperta dell'incesto d'Edipo, i suoi due figli lo cacciarono da Tebe; Edipo li maledisse predicendo che avrebbero guerreggiato fra loro per l'eredità e che avrebbero trovato la morte l'uno per mano dell'altro. Secondo Sofocle, invece, fu Creonte, contrario alla presenza dell'incestuoso re a Tebe, che lo mandò in esilio ed Edipo maledisse i suoi figli che non avevano fatto nulla per difenderlo.
Quando giunsero in età di governare, Polinice ed Eteocle, per evitare gli effetti della maledizione paterna, decisero di regnare un anno ciascuno. Taluni dicono che il primo a prendere il potere fu Polinice, e che dopo un anno passò il regno a Eteocle; altri che il primo fu Eteocle, il quale allo scadere del termine, rifiutò di cedere il regno al fratello. Cacciato così dalla patria, Polinice si rifugiò presso Adrasto, re di Argo, portando con sé la veste e la collana d'Armonia. Si Presentò al suo palazzo contemporaneamente a Tideo, figlio d'Eneo, il quale era fuggito da Calidone. I due eroi cominciarono a disputare sulle ricchezze e sulle glorie delle loro rispettive città nel cortile del palazzo e il rumore attirò Adrasto, il quale li riconciliò, li accolse e diede loro le sue due figlie in spose. Così Polinice sposò Argia e gli promise che l'avrebbe aiutato a riconquistare il regno.
Adrasto, raccolto un vasto esercito, mosse alla conquista del trono nella spedizione dei Sette contro Tebe. Vi partecipò pure Anfiarao che, dotato di facoltà divinatorie, aveva tentato di sottrarsi alla guerra, di cui prevedeval'esito infelice. Ma inutilmente, poiché la moglie Erifile, sedotta dalla collana di Armonia donatale da Polinice, dopo aver svelato il suo nascondiglio agli eroi, lo convinse a partire. Gli inizi dell'impresa furono funestati dalla morte del piccolo Ofelte, figlio di re Licurgo, soffocato da un serpente vicino a una fonte nella valle di Nemea. Polinice vinse nella lotta durante i giochi funebri organizzati in onore di Ofelte, ch'essi chiamarono Archemoro che significa "Inizio del Destino". La battaglia davanti a Tebe si rivelò disastrosa per l'esercito di Polinice; egli, per evitare un'ulteriore strage, si offrì di stabilire la successione al trono in un duello con Eteocle. Eteocle accettò la sfida e nel corso di un'aspra battaglia i due contendenti si ferirono mortalmente a vicenda, realizzando la maledizione d'Edipo. Creonte, loro zio, assunse allora il comando dell'esercito tebano e mise in rotta i disanimati Argivi. Ordinò che i Tebani morti fossero sepolti con tutti gli onori e che a Eteocle venisse riservato il rito funebre regale. I nemici, e soprattutto Polinice, dovevano invece essere lasciati all'esterno della città, senza alcuna sepoltura. Ma Antigone, che era tornata in patria dopo la morte del padre Edipo, sparse sul cadavere di Polinice una manciata di polvere. Per quest'atto di pietà fu condannata a morte da Creonte e rinchiusa viva nella tomba dei Labdacidi da cui discendeva. Ella s'inpicco nella prigione.

Polipete


Polipete, figlio di Piritoo e di Ippodamia, è un personaggio della mitologia greca.

Fu fra i pretendenti di Elena e partecipò alla guerra di Troia, nella quale uccise il giovane eroe troiano Damaso (Iliade) e due nemici minori, Pilone, Astialo e Ormeno.

Polissena

Polissena è una delle figlie di Priamo e di Ecuba.

Polissena era la figlia più giovane di Priamo e di Ecuba, sovrani di Troia al tempo del celebre conflitto. Apollodoro sembra non accettare questa tradizione.

Polissena nell'arte


La storia di Polissena viene indirettamente citata da Dante nella Divina Commedia (Inferno, V 65-66), quale causa della morte di Achille, per questo condannato tra i lussuriosi.

Una delle leggende sulla morte di Achille racconta come l'eroe, innamorato della figlia di Priamo, Polissena, si sarebbe recato al Tempio di Apollo a Timbra per averla in sposa; qui avrebbe trovato la morte per mano di Paride. Il figlio di Achille, Neottolemo, immolò sulla sua tomba Polissena per onorare la memoria del padre.

La figura di Polissena ha un ruolo di spicco nella tragedia per musica in tre atti di Nicola Manfroce musicata su libretto di Jean-Baptiste-Gabriel-Marie Milcent e messa in scena per la prima volta al teatro San Carlo di Napoli il 13 dicembre 1812.

Il Ratto di Polissena è una scultura di Pio Fedi collocata nella Loggia dei Lanzi a Firenze.

Polisseno

Nella mitologia greca, Polisseno era il nome di un capitano epeo, figlio di Agastene, proprietario di un vasto contingente di alleati achei al tempo della guerra di Troia. Figura nel libro II dell'Iliade accanto ai condottieri epei Anfimaco, Talpio e Diore.

Figlio di Agastene e Peloride, era nipote di Augia dal lato paterno, il leggendario re dell'Elide punito da Eracle per la sua insolenza. Reso orfano da Eracle, il quale, intrapresa una campagna militare contro Augia, lo aveva ucciso insieme a tutti i suoi figli, Polisseno fu riposto sul trono d'Elide solo grazie alla mediazione dello zio superstite, Fileo.
Al tempo della guerra di Troia, Polisseno condivideva il suo trono con i cugini Anfimaco e Talpio, figli dei Molionidi, e con Diore, figlio di Amarinceo.

Nella guerra di Troia


Le liste mitologiche tramandano che Polisseno era uno degli innumerevoli pretendenti alla mano di Elena. In quanto legato al giuramento imposto da Tindaro, partecipò alla guerra di Troia allo scopo di strappare la donna alle grinfie dei Troiani. La figura di Polisseno è descritta nel II libro dell'Iliade nella parte relativa al Catalogo delle navi.

Le milizie di Epei nel conflitto consistevano in quaranta navi alleate, ed, essendo quattro i capitani, dieci di esse vennero guidate da un rispettivo comandante. Polisseno, ultimo di questi ad essere citato nell'Iliade, è presentato come un guerriero dall'aspetto divino. C'è chi sostiene che Polisseno fosse al comando di tutte e quaranta le navi degli Epei e che la sua patria non era l'Elide, bensì l'Etolia.

Omero tace delle imprese di Polisseno, escludendolo totalmente dalla cerchia degli eroi maggiori. Più di un autore ha cercato di colmare questa lacuna, arricchendo la biografia dell'eroe con notizie di sua invenzione. Secondo una tradizione non omerica, Polisseno cadde in combattimento per mano di Ettore insieme al compagno epeo Diore (versione ignota all'Iliade che afferma tra l'altro la morte di quest'ultimo per mano di Piroo). Probabilmente ancora meno credito va concesso ad un'ulteriore variante che vuole Polisseno massacrato dallo stesso Ettore in una tremenda carneficina che mieté migliaia di vittime di parte achea.

Il ritorno

La tradizione più autorevole è forse quella che attesta il ritorno di Polisseno in patria dopo una lontananza di dieci anni; dopo aver ripreso il posto sul trono d'Elide, l'eroe fu rincuorato dalla nascita di un figlio, che egli chiamò Anfimaco in memoria dell'omonimo compagno, figlio di Cteato, morto in guerra per mano di Ettore. Superstite del conflitto insieme a Talpio, gli Epei avevano infatti assistito alla morte di Diore, per mano del tracio Piroo, e a quella di Anfimaco, durante la battaglia presso le navi.

Durante i suoi anni di regno, Polisseno accolse presso di sé Ulisse, fresco dell'uccisione dei Proci ad Itaca, e lo riempì di doni preziosi, tra cui un cratere di ottima fattura raffigurante la storia di Augia e degli architetti Agamede e Trofonio. La tradizione vuole che Polisseno sia morto in Elide, dove sarebbe ancora visibile la sua tomba.

Polisso

Polisso è il nome di due personaggi della mitologia greca.

Polisso moglie di Tlepolemo

La regina Polisso era la moglie dell'eraclide Tlepolemo, morto davanti a Troia durante la guerra per la liberazione di Elena (che tra l'altro risultava essere sua lontana parente). Dopo la morte del marito, Polisso fece assassinare Elena nell'isola di Rodi, che considerava la causa della guerra di Troia e indirettamente della fine di suo marito Tlepolemo. Più precisamente il mito narra che Polisso accolse Elena con una gentilezza ipocrita, successivamente fece travestire alcune sue ancelle da Erinni che, dopo averla prelevata nuda dall'acqua dove era solita fare il bagno, la impiccarono ad un albero.

Polisso moglie di Danao


Un'altra Polisso era una ninfa naiade del fiume Nilo, probabilmente una delle figlie del dio-fiume Nilo. Egli fu una delle mogli di Danao, da cui ebbe dodici figlie: Autonoe, Teano, Elettra, Cleopatra, Euridice, Glaucippe, Antelia, Cleodore (o Cleodora), Evippe, Erato, Stigne e Brice. Queste sposarono i dodici figli di Egitto e della ninfa Caliadne, sorella di Polisso, e, durante la prima notte di notte, assassinarono i loro rispettivi mariti su ordine del padre.

Polite (mitologia)

Polite, è il nome di alcuni personaggi della mitologia greca.

Il nome Polite identifica due personalità diverse della mitologia greca:

* Polite, uno dei diciannove figli di Priamo e di Ecuba.
* Polite, uno dei compagni di Ulisse, che accompagnò durante il viaggio di ritorno ad Itaca.

Polite, figlio di Priamo

Polite fu uno dei figli di Priamo e di Ecuba, citato in diversi passi dell'Iliade. Si racconta che ebbe un figlio, che chiamò Priamo come suo padre. Nei combattimenti che si susseguirono presso Troia nel decimo anno di guerra, aiutò Deifobo, suo fratello, ad abbandonare la battaglia, essendo stato ferito da Merione. Durante l'assalto alle navi achee uccise un guerriero acheo, Echio.

La morte del principe troiano è narrata da Virgilio nel secondo libro dell'Eneide. In seguito alla caduta di Troia, Polite, rimasto ferito, cerca di raggiungere Priamo per salvargli la vita, ma inseguito da Neottolemo viene da lui ucciso sotto gli occhi del padre.

Polite, compagno di Ulisse


Polite era anche il nome di uno dei compagni di viaggio di Ulisse trasformati in porci dalla maga Circe, e poi, grazie all'intervento di Ulisse stesso, ad essere ritrasformato in uomo. Come narra l'Odissea, fu proprio Polite ad incitare i compagni a varcare le mura della casa di Circe a sentirla cantare.

In seguito, come narra Pausania, Ulisse, dopo la presa di Ilio, vagabondava per le città dell'Italia meridionale, e giunti a Temesa, sembra che fu proprio Polite, ubriaco, a violentare una giovane vergine del posto. Gli abitanti, inferociti, lo lapidarono e Ulisse se ne andò e proseguì il viaggio. Il demone dell'uomo lapidato cominciò, per vendetta, ad uccidere gli abitanti del villaggio che, su consiglio della Pizia, costruirono al demone un luogo ove, ogni anno, portavano in sacrificio la vergine più bella del paese per placare la sua furia.

Ciò accadde finché Eutimo il pugilatore non passò da quelle parti, sfidò il demone, che aveva preso il nome di Alibante ed era terribilmente nero e tremendo in tutto il suo aspetto, lo batté e lo cacciò in mare per sempre.

Polittore

Polittore è un personaggio della mitologia greca, uno dei dodici figli di Egitto e della ninfa Caliadne. Sposò Stigne, una delle dodici figlie di Danao e della ninfa Polisso, dalla quale venne assassinato la prima notte di nozze.

Pomona

Divinità italica protettrice di giardini e frutteti: aveva in Roma un sacerdote particolare (flamen Pomonalis) e un luogo speciale di culto sulla via Ostiense (Pomonal) che ne attestano l'antichità. Fu moglie di Pico o, secondo Ovidio, di Vertunno, il dio delle stagioni. Questi, acceso di lei più di ogni altro pretendente, le comparve innanzi sotto mille aspetti, ma ne fu sempre respinto; sinché, tramutatosi in una vecchierella, potè entrare nei suoi giardini e, acquistatane la fiducia, assunse improvvisamente il suo vero aspetto e ottenne i favori di Pomona, facendola sua sposa. Un'analoga divinità, ma di sesso maschile, si trovava in Sabina (Poimuni) e nell'Umbria (Poemune).

Pompilo


Pompilo nella mitologia greca era il nome di un marinaio che cercò di aiutare la ninfa Ocirroe dalle voglie di Apollo.

Ocirroe era una ninfa, figlia di Chesia e Imbrano. Data la sua bellezza suscitò il desiderio del dio Apollo, figlio di Zeus. Lei per sfuggirgli si recò in un porto chiedendo aiuto a Pompilo. La ragazza venne sapendo di incontrarlo e di poter contare su di lui, infatti era un caro amico di suo padre. Pompilo dunque cercò di fare il possibile anche sapendo di andare contro un dio: si imbarcarono da Mileto su una nave e riuscirono ad arrivare fino a Samo.

La furia di Apollo

I due credevano di essere al sicuro lontani dagli occhi del dio, ma non era così, infatti egli apparve subito innanzi a loro come se volesse interrompere i festeggiamenti. Prese con se la ragazza come era sua intenzione non avendo alcuna pietà per Pompilo: trasformò la sua nave in un enorme roccia, mentre il marinario venne tranutato in un pesce.

Porfirione


Nella mitologia greca, Porfirione era uno dei Giganti, e figlio di Urano e di Gea.

Insieme ai suoi fratelli, venne istigato dalla madre, Gea, ad attaccare Zeus e quindi tutti gli Olimpi, nel corso della Gigantomachia. Cadde trafitto, insieme al fratello mostro Tifone, sotto le frecce del dio Apollo.

La versione più comune racconta che Porfirione, uno dei Giganti più potenti della Gigantomachia, combatté con ferocia al fianco del fratello Alcioneo. Morto questo, attaccò violentemente Era, riuscendo a strangolarla, ma una freccia scagliata da Eros, lo ferì al diaframma.

Indignato, si accanì sulla dea, tentando di violentarla, ma, mentre le strappava di dosso i vestiti, Zeus irato intervenne scagliando un enorme folgore sul nemico. Colpito a morte, Porfirione indietreggiò, quando all'improvviso Eracle, alleato di Zeus, balzò su di lui finendolo con una freccia e a colpi di clava.

Edited by demon quaid - 31/12/2014, 18:58
 
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