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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 27/10/2010, 16:32 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Sabazio

Dio, originario della Tracia e della Frigia, figlio di Zeus e di Persefone, affine a Dioniso. Il suo cilto, orgiastico e misterico, fu introdotto in Grecia, e in Atena dagli schiavi originari delle regioni orientali dell'Egeo. Aristofane ironizza spesso nelle sue commedie (tra cui una Sabazia ora perduta) sulle cerimonie di Sabazio, consistenti per lo più in processioni scomposte al grido di euoi saboi. Si sa che Glaucotea, madre di Eschine, ne aveva guidata una. Gli si attribuiva l'idea di addomesticare i buoi e di sottometterli al giogo. Era rappresentato con corna sulla fronte.

Sagari

Figlio di Migdone e d'Alessirroe. La Madre degli Dèi, Cibele, lo aveva fatto impazzire perché si era preso gioco dei suoi Misteri, insultando i suoi sacerdoti eunuchi, e Sagari si annegò nelle acque del fiume Xerabate che, in suo ricordo, venne poi chiamato Sagari o Sangario.

Sagariti

Nome di un'Amadriade. Ovidio racconta che nei boschi nella Frigia viveva Atti, un giovane così bello da essere amato da Cibele di casta passione. La dea lo pose come guardiano del proprio tempio, ma gl'impose di conservarsi vergine. Atti non potè resistere alle profferte d'amore della ninfa Sagariti. Cibele, irritata, abbattè l'albero alla cui vita era legata quella della ninfa, e fece impazzire Atti che, nel corso di una crisi violenta, si evirò. Dopo la sua mutilazione, sembra che la dea l'abbia di nuovo accolto al suo servizio.

Salamina

Figlia del fiume Asopo, rapita dal dio Poseidone, il quale le diede un figlio, Cicreo. Questi riuscì ad uccidere un serpente che infestava la zona. Gli abitanti dell'isola, in segno di riconoscenza, lo elessero loro re. Tuttavia egli allevò un serpente della stessa specie che fece grandi stragi finché fu scacciato dall'isola da Euriloco, un compagno di Odisseo. L'animale si rifugiò allora ad Eleusi, presso Demetra che ne fece uno dei suoi servitori.

Salmoneo

Salmoneo è una figura della mitologia greca. Figlio di Eolo ed Enareta, fu re dell'Elide.

Inizialmente abitava in Tessaglia, ma si trasferì nell'Elide, dove fondò la città di Salmonia. Sua prima moglie fu Alcidice, dalla quale ebbe una figlia, Tiro; in seguito sposò Sidero. Considerandosi pari a Zeus, volle che gli fossero tributati onori divini: pretese quindi sacrifici e la costruzione di un tempio in suo onore. Giunse persino ad imitare Zeus, procedendo per le vie della città su un carro trainato da quattro cavalli, tenendo in mano una fiaccola e imitando con la sua voce il rombo del tuono. Per tale motivo la sua città fu distrutta ed egli venne mandato negli Inferi, dove, secondo Virgilio, lo incontrò Enea.

Samone (mitologia)

Nella mitologia greca, Samone era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Samone, uno dei figlio di Ermes e di una ninfa chiamata Rene, considerato come l'eroe di Samotracia, originario dell'Arcadia da dove si mosse in compagnia di Dardano alla volta dell'isola, decidendo una volta giunto di rimanervi.

* Samone, cretese, sposo di Dada, con cui andò in battaglia al fianco di Scamandro. Durante uno degli scontri rimase ucciso.

Sangaride

Nella mitologia greca, Sangaride o Sagaritide era una delle ninfe figlia di Sangario.

Sangaride era una delle Amadriadi, ninfe degli alberi, si innamorò perdutamente di Attis riuscendo a conquistare il suo cuore ma la dea Cibele per avergli sottratto quel bel giovane la punì facendo morire l’albero alla cui vita era legata quella di Sangaride.

Alla sua morte Attis impazzì.

Sangario

Nella mitologia greca, Sangario era il nome di una divinità fluviale, collegata al corso d'acqua del Sangarius, l'odierno Sakarya.

Sangario figlio di Oceano, e Teti era una delle tante divinità dei fiumi dell’Asia minore.

Discendenza


Secondo una delle fonti Sangario era insieme a Metopa, il padre di Ecuba (o Ecabe), secondo altre fonti invece come figlio ebbe Alfeo un abilissimo suonatore di flauto, secondo altre fonti ancora ebbe una figlia chiamata Sangaride o Sagaritide. Sarebbe anche il padre di Nicea.

Sarpedonte (Europa)

Sarpedonte era figlio di Zeus e di Europa, e fratello di Radamanto e di Minosse.

Entrò in conflitto con Minosse, o per la successione al trono di Creta alla morte del padre putativo Asterione o a causa della contesa per l'amore del giovinetto Mileto.

Sarpedonte emigrò in Caria, dove fondò la città di Mileto, secondo altre fonti fondata dal giovane eroe eponimo fuggito insieme all'amante. Secondo la genealogia tramandata da Diodoro, in Asia Sarpedonte generò Evandro, il quale si unì a Deidamia o Laodamia, figlia di Bellerofonte, dalla quale nacque l'omonimo Sarpedonte, l'eroe licio ucciso da Patroclo sotto le mura di Troia, in Omero detto figlio Zeus.

Sarpedonte (figlio di Laodamia)

Sarpedonte è un semidio alleato di Troia durante la famosa guerra della mitologia greca, figlio di Zeus e di Laodamia, a sua volta figlia di Bellerofonte, e sorella di Isandro e Ippoloco.

Nascita e infanzia

Ancora giovane, Laodamia fu amata da Zeus, e da lui generò un figlio, il piccolo Sarpedonte. Gli zii del piccolo, Isandro e Ippoloco, quando egli era ancora un bambino stabilirono di disputare una gara per vedere chi di loro sarebbe salito al trono. Insieme proposero di appendere al petto di un bambino un anello d'oro e di scoccare una freccia attraverso quel difficile bersaglio. Sorse tuttavia una lite a proposito del bambino da utilizzare come vittima; ciascuno di loro infatti reclamò il figlio dell'altro.

Per impedire una lotta fratricida, Laodamia intervenne, offrendosi di legare al collo del figlio Sarpedonte il fatidico anello. Di fronte a questo gesto di puro coraggio, i due fratelli rinunciarono alle loro pretese e affidarono il regno al giovane Sarpedonte, il quale, cresciuto, regnò sul suo popolo insieme al cugino Glauco, figlio di Ippoloco.

Nella guerra di Troia


Quando Paride, figlio di Priamo, rapì da Sparta la regina Elena, moglie di Menelao e sorellastra di Sarpedonte, provocando una dichiarazione di guerra da parte di Agamennone e di tutti i capi achei, il figlio di Zeus, pur avanti negli anni, abbandonò la moglie e il figlio ancora neonato nella sua terra per accorrere in aiuto dei Troiani, insieme al figlio illegittimo Antifate (avuto da una schiava) e a Glauco (che gli fu sempre fedelissimo compagno) con grandi truppe di guerrieri della Licia, provenienti dall'intera regione dell'Asia Minore.

Combattimento contro Tlepolemo


Nel bel mezzo della battaglia, quando Pandaro venne ucciso ed Enea fu colpito gravemente da Diomede, Sarpedonte avanzò verso Ettore e lo rimproverò aspramente per il suo comportamento privo di ferocia e foga nei confronti dei nemici; le sue parole provocatorie irritarono particolarmente l'eroe troiano, il quale tornò in battaglia e continuò a fare vittime. Ad un certo punto Tlepolemo, il valoroso guerriero acheo, figlio di Eracle, quasi spinto dalla Moira, si apprestò a raggiungere Sarpedonte e lo oltraggiò, criticandolo per la sua vigliaccheria e il timore della battaglia.

Furente, Sarpedonte replicò duramente in risposta. Poi scagliò l'asta di frassino contro di lui, nello stesso momento in cui Tlepolemo ricambiava il colpo. Sarpedonte colse il nemico in pieno collo, coprendogli gli occhi con la morte tenebrosa; l'asta scagliata da Tlepolemo non fu comunque vana, ma colpì l'avversario alla coscia, penetrando fino all'osso, tanto che la Moira passò davanti al giovane eroe, ma venne subito allontanata dal padre Zeus, che molto teneva alla vita del figlio.

Quando i compagni di Sarpedonte videro il loro comandante caduto e ferito gravemente, accorsero e lo condussero fuori dalla battaglia per farlo riprendere; tuttavia, a causa della violenza della lotta, non ebbero il tempo di strappargli la mortale lancia dalla ferita e si accontentarono solo di metterlo in salvo.

Sarpedonte, accortosi ben presto che molti dei suoi uomini cadevano uccisi per mano di Ulisse, invocò Ettore, chiedendo al colmo delle lacrime il suo aiuto; ma l'eroe troiano rifiutò duramente, scavalcando il suo corpo e procedendo nei combattimenti. Ben presto il capo licio venne portato in salvo dai compagni e disteso sotto la sacra quercia del padre; qui, il fedele amico Pelagonte gli trasse fuori l'arma, facendolo per un attimo spirare, ma, grazie al soffio di Borea, egli poté riacquistare i sensi.

Partecipò allo scontro presso le navi, dove brillò per coraggio ed eroicità. Protetto dal padre Zeus, incitò i guerrieri lici a superare le mura di cinta greche e uccidendo il guerriero greco Alcmaone, figlio di Testore, mentre cercava di fermarlo ad ogni costo. Infine riuscì addirittura a respinger, senza uccidere, Aiace Telamonio e suo fratello Teucro. Insieme agli altri comandanti troiani portò soccorso ad Ettore ferito a causa di un macigno.

Contro l'accampamento acheo

Nonostante i presagi e le condizioni fossero perlopiù sfavorevoli ai Troiani, Ettore contò solo sul suo valore in battaglia e sulla paura che incuteva nei nemici e stabilì di attaccare direttamente l'accampamento acheo, per giungere sino alle loro navi. Il suo consigliere Polidamante lo convinse ad essere più cauto nelle sue mosse, invitandolo a dividere in gruppi l'esercito e a posizionarne ciascuno di fronte alle varie porte della muraglia.

La morte

Affrontò Patroclo, che indossava le armi d’Achille, ma riuscì soltanto a uccidere l’unico cavallo mortale del Pelide, Pedaso, finendo però egli stesso trafitto dalla lancia dell’eroe greco. Quando i greci iniziarono ad infierire sul corpo senza vita, intervenne Zeus che lo fece sottrarre dal Sonno e dalla Morte, che lo portarono in Licia dove ricevette gli onori funebri, come era stato stabilito dagli dei.

Satnio

Nella mitologia greca, Satnio era un combattente troiano, figlio di Enope, il quale prese parte alla guerra di Troia per combattere gli Achei. Il conflitto ebbe origine dal rapimento di Elena, regina spartana, figlia di Zeus, da parte del principe troiano Paride; Menelao, re di Sparta e marito della giovane, infatti, si vendicò di tale oltraggio riunendo un considerevole esercito e dichiarando guerra alla città asiatica. I momenti cruciali di questa guerra sono raccontati da Omero nell' Iliade.

Origini e nascita


Satnio aveva origini semidivine, dato che suo padre, un pastore di buoi chiamato Enope aveva avuto una relazione amorosa con una ninfa Naiade, di cui non è specificato il nome. Enope infatti, mentre era intento al suo lavoro sulle rive del Satnioento, un fiume della Troade, aveva intravisto la fanciulla che, come racconta Omero, era di una straordinaria avvenenza. Innamoratosene, Enope non pensò ad altro che a stuprarla sul posto, cosicché la ninfa si ritrovò dopo alcuni mesi incinta di Satnio.

La morte in guerra

Scoppiata la guerra che oppose per ben dieci anni Troiani e Achei, Satnio decise di prendervi parte, intenzionato a difendere la sua patria. Nel corso dei combattimenti nel decimo anno di guerra, il giovane venne preso di mira dal veloce e crudele Aiace d'Oileo, il quale aveva deciso di approfittare della mancanza di Ettore, capitano troiano, ferito dal grande Aiace, per seminare strage nelle file troiane. Il figlio di Oileo balzò dunque contro di loro e trafisse per primo Satnio, al fianco, con la sua lancia. Colpito mortalmente, il giovane guerriero cadde a terra.

Satiri

Divinità maschili di ordine inferiore nella mitologia greca simboleggianti le forze della natura. Vivevano sui monti e nei boschi, inseguivano le Menadi e le Ninfe con le quali speravano di soddisfare la loro lascivia; parte cospicua del corteo di Dioniso, dediti al vino, procaci e licenziosi, erano immaginati sotto forma di capro, poi, smessa questa figura, conservarono orecchie e gambe caprine, una breve coda e piccole corna sulla fronte. Nelle rappresentazioni artistiche perdettero a poco a poco la forma animalesca e mostruosa loro attribuita nell'arcaismo ed ebbero aspetto grazioso, fattezze giovanili da cui traspariva arguzia e piacevole malizia. Nell'età ellenistica se ne moltiplicarono i tipi e gli atteggiamenti, per lo più con intenti idillici. Nella letteratura greca, attori travestiti da Satiri costituirono il coro delle più antiche tragedie: di qui il sorgere del dramma satiresco.

Saturno

Antichissimo dio italico, protettore delle seminagioni, da cui probabilmente prende nome dell'abbondanza e, con la moglie Ops, identificata con la greca Rea, della nascita e dell'allevamento della prole. Popolarissimo a Roma, con il diffondersi della mitologia greca, Saturno venne identificato con Crono e allora si formò la sua leggenda.
Cacciato dal trono dal figlio Giove (Zeus), il vecchio nume avrebbe trovato, dopo lunghe peregrinazioni, riposo in Italia e si sarebbe fermato in quella regione che prese nome di Lazio perché là Saturno si era nascosto. Accolto da Giano, avrebbe fondato città per gli uomini errabondi e, regnando su essi, instaurato quell'era felice di pace, di concordia e di modestia, che venne chiamata età dell'oro. In suo onore i poeti latini ricordano spesso l'Italia come terra di Saturno (saturnia tellus).
Durante l'Impero il culto di Saturno appare diffuso, fuori di Roma, solo nell'Africa settentrionale, dove s'identifica col punico Baal, divinità già equivalente, nel mondo ellenistico, a Crono.
Il tempio di Saturno che sorgeva nel Foro ai piedi del Campidoglio, si faceva risalire al 498 avanti Cristo. Conteneva l'erario e le insegne delle legioni. Il culto di Saturno avvenina graeco ritu, col sacerdote a capo scoperto. La festa del dio era detta Saturnalia. I Saturnali, istituiti dal mitico Giano o da Romolo, da principio si esaurivano in un sol giorno, quasi a chiusura delle feste campestri cominciate con la semina nel solstizio d'inverno. Nel 217 a. C., l'anno della battaglia al Trasimeno, furono riorganizzati e compresero un sacrifizio a Saturno, un lettisternio, un banchetto pubblico e una serie di divertimenti popolari della durata di due giorni. Sotto Domiziano il periodo dei Saturnali si estese dal 17 al 23 dicembre, includendo i giorni cosiddetti sigillari perché si usava in essi scambiare doni: piccole immagini degli dèi, fiaccole simboleggianti il fuoco solare e altri oggetti.

Scamandrio

Nella mitologia greca, Scamandrio (forma affettuosa derivante dal nome Scamandro, il fiume che bagnava la pianura di Troia) è il nome di due differenti personaggi citati nell'Iliade di Omero.

* Il figlio unigenito di Ettore e Andromaca, altrimenti noto come Astianatte («il difensore della città»), sebbene ques'ultimo nome, meno canonico, ha finito per sostituire quello ufficiale (Scamandrio per l'appunto, assegnatogli teneramente dal padre.)
* Un abile cacciatore troiano, figlio di Strofio e beniamino di Artemide, morto nei combattimenti in difesa della città.


Scamandrio, guerriero troiano

Eccellente cacciatore, Scamandrio fu così chiamato dal padre in onore dell'omonimo fiume della Troade che percorreva la pianura su cui sorgeva Troia. Venne istruito nell'arte della caccia dalla stessa Artemide, che lo educò di persona nel tendere l'arco contro le fiere e i cervi dei monti.

Partecipò come fante alla guerra di Troia, in cui non mostrò valore eguale alle sue doti di cacciatore. Di lui si parla nel libro V, dove è presentato in fuga di fronte ai nemici: Menelao, raggiuntolo, gli conficcò l'asta nella schiena, attraverso le spalle e il petto, e abbandonò poi il suo cadavere armato. Omero si dilunga nel compiangere la sorte del troiano, che né la dea Artemide, né le sue doti di cacciatore riuscirono a mutare.

Scamandro
(mitologia)

Nella mitologia greca, Scamandro era il nome di diversi personaggi, uno era un dio di un fiume, l'altro era suo nipote.

Scamandro: divinità del fiume


Scamandro (o Xanto) è un dio fluviale, figlio di Zeus e di Doride. Suo padre gli diede l'onore di festeggiare le giovani donne che in seguito al matrimonio andavano a bagnarsi nelle sue acque. Appena uscite dall'acqua, Scamandro usciva dal suo letto e le accompagnava nel suo palazzo.

Durante la guerra di Troia, quando morì Patroclo, l'intimo amico di Achille, ucciso da una lancia scagliata contro di lui da Ettore, Achille, rientrato nel campo di battaglia, fece strage di Troiani e di alleati di Troia e, dopo aver ucciso tantissimi giovani nella pianura di Troia, non essendo riuscito ad attaccare ed uccidere il suo più grande ed odiato rivale Ettore, si rivolse contro i nemici che tentavano, per sfuggire alla sua furia, di rifugiarsi nella sponda opposta del fiume Scamandro, per trovare riparo e salvarsi dalla spada del furibondo eroe greco. Achille, ardendo ancora di rabbia e di ansia di vendetta si gettò nel fiume e prese ad inseguire i fuggiaschi all'interno dell'acqua, facendone strage, lasciando armi, scudi, corazze ad ingombrare la riva e l'acqua dello stesso fiume contenente anche cadaveri con teste mozzate e lasciate con gli elmi a galleggiare in superficie; in breve sorgono agghiaccianti isole di cadaveri ed il dio delle acque del fiume, sdegnato per la carneficina, getta le sue acque contro l'eroe greco, cercando di travolgerlo, togliendogli la vista ed il respiro. Achille, appesantito dall'armatura, lotta con tutte le sue forze arrivando a capire alla fine di essere sul punto di annegare; viene infine salvato dall'intervento di Vulcano che prosciuga le acque del fiume con una tremenda pioggia di fuoco che permette all'eroe di salvarsi la vita e di fuggire per sempre sano e salvo alla furia del dio Scamandro che tentava di ucciderlo per vendicare a sua volta la morte degli infiniti uccisi dalla furia e dall ferro del giovane eroe greco che era rientrato in battaglia per vendicare i feritori e l'uccisore del suo caro amico e compagno di armi Patroclo.

Generazioni


Ebbe una figlia, chiamata Glaucia, diventata l'amante di Dimaco uno degli amici di Eracle in battaglia.

La donna in seguito partorì un bimbo e gli diede come nome Scamandro.

Scamandro: Figlio di Dimaco

Dietro la richiesta di Eracle, Scamandro fu eletto re di Beozia. Lui diede il proprio nome al fiume Inaco, mentre donò il nome di sua madre Glaucia ad un altro corso d'acqua che scorreva vicino al primo e il nome di sua moglie Acidusa ad una sorgente. Con lei aveva avuto tre figlie.

La fondazione di Troia


In una delle varie leggende della creazione della mitica città vede Scamandro guidare un terzo della popolazione di Creta prigioniera di una carestia dell'epoca alla ricerca di terre più felici. Ricordandosi del consiglio di Apollo di fermarsi dove dei nemici li avrebbero attaccati di notte, così egli fece e si sposò con la ninfa Idea, con il quale ebbe un figlio, Teucro.

In seguito Scamandro morì, il suo corpo cadde in un fiume e il suo posto fu preso dal figlio.

Scefro

Nella mitologia greca, Scefro era il nome di uno dei figli di Tegeate e di Mera, la figlia di Atlante.

Aveva diversi fratelli: Leimone e Archedio e secondo altre versioni a questo elenco si aggiungevano Cidone, Catreo e Gorti che forse era il figlio di Radamanto)

Era diventato amico del dio Apollo, con cui parlava tranquillamente in occasione di uan sua venuta con la sorella Artemide in quei luoghi. Durante l'amabile conversazione venne brutalmente interrotto da un suo fratello, Leimone, che credendo stesse calunniando la divinità trovò opportuno ucciderlo. A questo evento l'ira delle due divinità si abbatte prima sull'assassino uccidendolo e poi sul paese intero. Mera e Tegeate non sapevano come riuscire a calmare le divinità a nulla valsero tutti i sacrifici che ordinavano, la carestia si era abbattuta sul paese. Alla fine si rivolserò all'oracolo di Delfi che suggerì di rendere gli onori funebri al giovane. Fu fatto e gli dei si calmarono.

Schedio

Schedio era un nome attribuito a quattro figure della mitologia greca.

* Schedio era figlio di Ifito e di Ippolita, e fratello di Epistrofo. Nell' Iliade, lui e suo fratello condussero i Focesi dalla parte degli Achei nella guerra di Troia. Schedio venne ucciso quando Ettore scagliò la sua lancia in direzione di Aiace, ma lo sbagliò, colpendo egli stesso.
* Schedio, figlio di Perimede, era un capitano dei Focesi. Venne ucciso da Ettore.
* Schedio, era uno dei pretendenti di Penelope. Egli venne ucciso da Odisseo.
* Schedio era un guerriero Troiano il quale venne ucciso da Neottolemo.

Schedio, figlio di Ifito


Schedio di Crisa, città della Focide, era il fratello di Epistrofo, ed uno de tanti che chiese la mano della bella Elena, partì nella grande spedizione alla conquista di Troia e durante la guerra affrontò Ettore e da lui venne ucciso.

Le sue ceneri vennero sparse in una città del suo regno, tale Anticitera. I suoi soldati durante il ritorno fecero approdo alle spiagge italiane e fondarono Temesa.

Scilaceo


Nella mitologia greca, Scilaceo è stato un eroe della Licia, coinvolto nella guerra di Troia assieme al suo sodale amico Glauco, prestò assieme a quest'ultimo il suo mestiere ai Troiani.

Fu l'unico degli abitanti della Lidia, che intervennero nel conflitto, a sopravvivere, e pur ferito da Aiace d'Oileo, tornò in patria.

Al suo ritorno dovette annunciare alle donne la terribile sciagura avvenuta, cioè che tutti i loro congiunti erano morti o dispersi durante le battaglie.

Le donne, infuriate e disperate, lo lapidarono senza pietà uccidendolo nei pressi del santuario del culto di Bellerofonte.

Scilla (Niso)

Scilla, figlia di Niso, re di Megara aveva ricevuto un dono da Apollo, grazie al quale quando gettava dei sassolini dalla torre più alta della città e toccavano terra, sentiva delle note musicali.

Quando vide Minosse che assediava la sua città, se ne innamorò.

Suo padre Niso, aveva un capello d’oro (secondo Ovidio, rosso) che lo rendeva immortale. Scilla, per favorire Minosse, una notte glielo tagliò e lo portò al suo amato con le chiavi della città, che così venne conquistata. Minosse, però, non la portò con sé a Creta.

Nella tradizione tramandata da Ovidio (Metamorfosi, Libro VIII) Scilla morì quando, dopo essersi avvinghiata alla poppa della nave di Minosse, vide suo padre Niso trasformato in aquila marina, che stava per beccarla, lasciò la presa e si trasformò durante la caduta in Ciris, un airone. Invece in Apollodoro (Biblioteca III), Scilla morì perché Minosse la legò alla prua della sua nave (e venne ugualmente trasformata dagli dei in Ciris).

Scirone

Eroe della mitologia greca. Stava su uno scoglio chiamato Scironico, sul confine fra la Megaride e l'Attica, ed era considerato dai Megaresi come un benefattore, protettore del loro territorio e della strada più breve che conduceva al Peloponneso. Aveva sposato Cariclo, figlia di Cicreo, che gli generò una figlia, Endeide, la quale fu moglie di Eaco e madre di Telamone e di Peleo. I Megaresi sostengono che Teseo uccise Scirone durante la spedizione per la conquista di Eleusi e, per espiare il delitto, celebrò in suo onore i Giochi Istmici sotto il patronato di Poseidone.
Secondo la tradizione ellenica, invece, Scirone era un corinzio, figlio di Pelope o di Poseidone, il quale soleva sedersi su una roccia e costringeva i passanti a lavargli i piedi; e, quando essi avevano finito di lavarglieli, con un calcio li scaraventava in mare o in un precipizio, in fondo al quale questi divenivano pasto di una gigantesca testuggine. Teseo si rifiutò di lavare i piedi di Scirone e lo sottopose, con altri quattro facinorosi, ai medesimi tormenti cui esso sottoponeva i passanti, e lo buttò in mare. La tradizione ateniese distingueva da questo brigante altri due omonimi: uno indovino passato da Dodona a Eleusi, l'altro eponimo dell'isola di Salamina e del suo promontorio Skiradeion.
Da ultimo, Scirone era anche presentato come figlio di Pila re di Megara, che aveva sposato una delle figlie del re di Atene, Pandione. Egli entrò in conflitto con Niso per la sovranità di Megara, ed Eaco, chiamato a dirimere la contesa, assegnò il trono a Niso, e il comando degli eserciti a Scirone.

Selene

Nelle religioni dell'Antica Grecia Selene è la dea della Luna, figlia di Iperione e Teia, sorella di Elio (il Sole) ed Eos (l'Aurora).
Sebastiano Ricci, Selene e Endimione, Londra, Chiswick House

Selene è la personificazione della Luna piena, insieme ad Artemide (la Luna crescente), alla quale è a volte assimilata, ed ad Ecate (la Luna nuova). La dea viene generalmente descritta come una bella donna con il viso pallido, che indossa lunghe vesti fluide bianche od argentate e che reca sulla testa una luna crescente ed in mano una torcia. Molte rappresentazioni la raffigurano su un carro trainato da buoi o su una biga tirata da cavalli, che insegue quella solare. Le si attribuì una relazione con Zeus, dal quale ebbe Pandia ed Erse (la rugiada)ed un'altra con Pan, che per sedurla si travestì con un vello di pecora bianca e Selene vi salì sopra.

Un altro mito che la riguarda è quello dell'amore per Endimione, re dell'Elide. Selene si innamorò del bellissimo giovane ed ogni notte lo andava a trovare mentre dormiva in una grotta del monte Latmo, in Asia Minore. Pur di poterlo andare a trovare ogni notte, Selene gli diede un sonno eterno e dalla relazione nacquero cinquanta figlie.

Nella mitologia romana fu associata a Luna; il tempio della Luna si trovava a Roma sull'Aventino.

Edited by demon quaid - 2/1/2015, 15:01
 
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