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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 25/6/2010, 14:32 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Antimaco

Nella mitologia greca, Antimaco era il nome di un eminente troiano vissuto al tempo di Priamo, del quale era consigliere.

Antimaco, ricordato nell'Iliade quale padre dei giovani troiani Pisandro e Ippoloco, era famoso per il suo odio verso gli Achei. Prima di dichiarare guerra ai Troiani per il ratto di Elena, compiuto da Paride figlio di Priamo i Greci avevano cercato una soluzione pacifica inviando a Troia due illustri ambasciatori, Menelao ed Odisseo, abili a negoziare. Antimaco esortò i suoi concittadini a opporsi alle richieste degli Achei. Durante la guerra di Troia, Pisandro e Ippoloco, che combattevano insieme su un carro, vennero fatti prigionieri da Agamennone e da lui massacrati senza pietà nonostante le loro suppliche di aver salva la vita.

Sempre nell'Iliade è menzionato un altro troiano di nome Antimaco, padre del guerriero Ippomaco, che fu ferito in battaglia da Leonteo.

Antinoo (mitologia)

Antinoo è il nome di tre figure della mitologia greca:

1. Il più conosciuto è figlio di Eupite, noto come uno dei Proci che più insidiavano il trono di Itaca e aspiravano alla mano di Penelope, moglie di Ulisse.
2. Uno dei figli illegittimi di Priamo.
3. Un guerriero acheo, ucciso da Ettore o da Deifobo.

Antinoo, figlio di Eupite

È l'antagonista del libro di Omero l'Odissea, che narra le avventure di Ulisse dalla guerra di Troia al suo ritorno in patria. Nel libro I dell'Odissea di Omero è descritto come il più bello e il più supponente dei Proci, che, durante l'assenza di Ulisse avevano invaso il suo palazzo e cercavano di sposare Penelope. Si distingueva per violenza, brutalità, orgoglio e durezza. Tenta di far perire Telemaco, guida i suoi compagni alla corsa dei beni di Ulisse, insulta Eumeo allorché il vecchio guardiano di porci introduce Ulisse nel palazzo, incita il mendicante Iro contro Ulisse, che non riconosce, e infine è ucciso dalla prima freccia di quest'ultimo, durante la scena del riconoscimento, nel momento in cui porta una coppa alle labbra.

Sarebbe l'origine dell'espressione: «quanto è lontano dalla coppa alle labbra».

Antioco
(mitologia)

Nella mitologia greca, Antioco era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta nei miti.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Antioco figlio di Eracle e della figlia di Filante, il re dei Driopi. In seguito ebbe un figlio, Ippote;

* Antioco, figlio di Pterelao, re di Tafo, e fratello di Cromio, Tiranno, Chersidamante, Mestore ed Evere.

Antiope (figlia di Nitteo)

Antiope è una figura della mitologia greca, figlia di Nitteo, re di Tebe, e di Pollisso.

Antiope fu sedotta da Zeus che le si presentò con le sembianze di satiro. Quando si accorse di essere incinta, per sfuggire alle ire del padre, si rifugiò presso Epopeo il re di Sicione, dove ella partorì i due gemelli Anfione e Zeto. Nitteo morì di dolore, lasciando l'incarico di andarla a riprendere al proprio fratello Lico. Questi fece guerra a Epopeo, lo uccise, riportò Antiope prigioniera a Tebe e ne abbandonò i figli sul monte Citerone. Antiope venne incatenata e maltrattata dallo zio Lico e da Dirce sua moglie, ma riuscì un giorno a fuggire incontrando i figli che, a sua insaputa, erano sopravvissuti allevati da un pastore. Essi vendicarono la madre uccidendo Lico e Dirce. Dioniso per questo punì Antiope facendola impazzire. Fu poi rinsanata da Foco, figlio di Ornizione, che divenne suo sposo.

Antiope viene anche chiamata col patronimico Nitteide.

La sua storia era narrata nell'Antiope del tragediografo latino Marco Pacuvio, che a sua volta aveva tratto la sua opera da un originale greco, giunto a noi soltanto in maniera frammentaria, di Euripide.

Antiope (regina delle Amazzoni)

Antiope o Melanippa è una figura della mitologia greca, regina delle Amazzoni, sorella di Orizia, moglie di Teseo e madre di Ippolito.

L'incontro

Esistono molti racconti sull'incontro di Antiope e Teseo:

* Teseo aiutò Eracle contro le amazzoni ed ebbe Antiope come bottino;
* Teseo andò in compagnia di Piritoo nel regno delle amazzoni dove a sorpresa vennero ben trattati, qui Teseo si innamorò di Antiope e la rapì;
* Fu sconfitta e fatta prigioniera da Eracle che la diede in sposa a Teseo;
* Fu Antiope ad essere ospite di Teseo che nel suo viaggiare aveva fatto sosta nell'amazzonia. Qui uno dei tre compagni dell'eroe, Soloòne si innamorò della donna ma venne respinto in quell'occasione l'eroe greco comprese i suoi sentimenti,

La morte

Le amazzoni tentarono di invadere Atene, ma furono sconfitte da Teseo. Antiope pare fosse stata uccisa in battaglia, ma nella maggioranza delle leggende, Teseo la sposò.

Dalla loro unione nacque Ippolito. Teseo ucciderà Antiope,quando, costei gelosa perché egli stava per sposare Fedra, una principessa di Creta, mise in subbuglio i preparativi minacciando, come era nelle sue prerogative, di massacrare gli invitati. Teseo e i suoi compagni chiusero in gran fretta le porte e uccisero Antiope, benché fosse stata sempre fedele a Teseo. Secondo Igino l'omicidio era stato ordinato da un oracolo.

Antippe

Nella mitologia greca, Antippe era il nome di una ragazza sventurata di cui si racconta nel mito.

Antippe viveva tranquillamente nella Caonia. Lei era giovane, di nobili origini ed era bella, riuscì ad incontrare nel regno un ragazzo ma costui era di umili origini, Antippe ben sapeva che i suoi genitori non avrebbero mai permesso tale unione. La ragazza comunque non smise di vedere il giovane e lo incontrava in gran segreto in un bosco sacro che si trovava li vicino. Una di quelle sere furono disturbati da dei rumori sospetti, subito i due si nascosero in tutto quel fogliame, il ragazzo che stava correndo in quel bosco si chiamava Cichiro e stava dando la caccia a degli animali. Vedendo le foglie muoversi penso che si trattasse di una preda e così uccise Antippe.

Aone

Nella mitologia greca, Aone era il nome di uno dei figli Poseidone e di Ippodamia

Aone regnò nella regione della Aonia che in seguito venne chiamata Beozia. La terra Aonia era quella parte di territorio della Beozia che confinava con la Focide.

Apemosine

Nella mitologia greca, Apemosine era una delle figlie di Catreo, re di Creta, sorella di Altemene, Erope e Climene.

Un infausto oracolo informò Catreo che sarebbe morto per mano di uno dei suoi figli. Apemosine, preoccupata perché amava suo padre, decise con Altemene di andare spontaneamente in esilio sull'isola di Rodi, dove quest'ultimo chiamò il luogo del loro sbarco Cretinia; egli stesso, salito sul monte Atabirio, costruì un altare sacro a Zeus.

Poco tempo dopo, Ermes fu attratto dalla ragazza, che, tuttavia, gli sfuggiva, essendo più veloce di lui. Per farla sua, il dio mise alcune pelli di animale da poco scuoiate sulla strada che lei era solita percorrere mentre tornava dalla fonte. Apemosine scivolò e Ermes riuscì così a possederla, seppure con la violenza.

Quando la sorella informò dell'accaduto Altemene, egli non le credette e la uccise a calci. In seguito, sarebbe stato proprio lui ad ammazzare il padre, non riconoscendolo.

Una possibile interpretazione del mito

Secondo lo studioso anglosassone Robert Graves, il mito della morte di Apemosine alluderebbe ad un fatto brutale accaduto a Camiro in età storica: infatti, in questa città, dove secondo la leggenda i due fratelli avrebbero trovato ospitalità, durante l'invasione da parte degli Ittiti, sarebbero state uccise tutte le profetesse di un collegio sacerdotale.

Le tre figlie di Catreo rappresenterebbero, poi, una delle tipiche triadi lunari della mitologia classica.

Apesante

Nella mitologia greca, Apesante era il nome di diversi personaggi di cui si racconta nei miti.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Apesante, figlio di Acrisio, una volta adulto venne ucciso dal morso di un serpente velenoso, come tanti altri eroi greci
* Apesante, un giovane ai tempi delle imprese di Eracle

Apesante ed Eracle

Eracle, punito per la sua pazzia dovette sottostare a dodici prove che una volta superate l’avrebbero aperto la strada per l’olimpo. Una di queste era la cattura o l’uccisione del leone di Nemea, una terribile creatura magica.

Apesante, un giovane del luogo era nei pressi quando l’eroe affrontò il mostro, solo che prima che venisse annientato venne ferito ed ucciso dalla fiera. In nome suo è stato dedicato il monte dove il leone alla fine si dovette arrendere e morire.

Api
(Foroneo)

Nella mitologia greca, Api era il nome di uno dei figli di Foroneo e di Laocide

Api fu uno dei regnanti ad Argo. Grazie a lui tutto il Peloponneso, ma in particolare la stessa città di Argo assunse fra gli epiteti quello di Apia.

Apisaone Fausiade

Apisaone Fausiade, figura mitologica dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Apisaone fu ucciso dall'acheo Euripilo in un'azione bellica descritta nel libro XI dell'Iliade relativo alle Gesta di Agamennone.

Apisaone Ippaside

Apisaone Ippaside, figura mitologica dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Abilissimo in battaglia, tra i guerrieri provenienti dalla Peonia, era secondo soltanto ad Asteropeo, di cui era grande amico. L'eroe greco Licomede, mentre combatteva contro Enea, gli si ritrovò di fronte e lo colpì al fegato, uccidendolo. Asteropeo vide il compagno caduto e cercò invano di vendicarlo.

L'azione bellica è descritta nel libro XI dell'Iliade, relativo alle Gesta di Menelao.

Apollo

Figlio di Zeus e di Latona, nacque a Delo, ai piedi del monte Cinto (da cui l'epiteto di Cinzio). Latona mise alla luce prima Artemide, poi, con l'aiuto di questa, Apollo. Nel momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno del mese. La dea Temi lo nutrì di nettare e ambrosia, e dopo quattro giorni il bimbo già chiedeva a gran voce arco e frecce, che Efesto subito gli porse. Partito da Delo, Apollo subito si diresse verso il monte Parnaso, dove si celava il serpente Pitone, nemico di sua madre, e lo ferì gravemente con le sue frecce. Pitone si rifugiò presso l'oracolo della Madre Terra a Delfi, città così chiamata in onore del mostro Delfine, compagna di Pitone; ma Apollo osò inseguirlo anche nel tempio e lo finì dinanzi al sacro crepaccio.
La Madre Terra, oltraggiata, ricorse a Zeus che non soltanto ordinò ad Apollo di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi Pitici in onore di Pitone, e costrinse Apollo a presiederli per penitenza. Apollo, invece di recarsi a Tempe, andò a Egialia in compagnia della sorella Artemide, per purificarsi; e poiché il luogo non gli piacque, salpò per Tarra in Creta, dove re Carmanore eseguì la cerimonia di purificazione.
Al suo ritorno in Grecia, Apollo andò a cercare Pan, il dio arcade dalle gambe di capra e dalla dubbia riputazione, e dopo avergli strappato con blandizie i segreti dell'arte divinatoria, si impadronì dell'oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa, detta pitonessa, a servirlo.
Latona, udita questa notizia, si recò con Artemide a Delfi, dove si appartò in un sacro boschetto per adempiere a certi riti. Il gigante Tizio interruppe le sue devozioni e stava tentando di violentarla, quando Apollo e Artemide, udite le grida della madre, accorsero e uccisero Tizio con nugolo di frecce: una vendetta che Zeus, padre di Tizio, giudicò pio atto di giustizia. Nel Tartaro Tizio fu condannato alla tortura con le braccia e le gambe solidamente fissate al suolo e due avvoltoi gli mangiavano il fegato.
In seguito Apollo uccise il satiro Marsia, seguace della dea Cibele. Marsia aveva trovato un flauto, gettato via da Atena, la quale si era reso conto che suonandolo le deformava la bocca e rendeva il suo viso paonazzo e le gote enfie. Atena gettò via il flauto e lanciò una maledizione contro chiunque lo avesse raccolto. Marsia fu l'innocente vittima di quella maledizione. Egli trovò per caso il flauto e non appena se lo portò alle labbra lo strumento si mise a suonare da solo, quasi ispirato dal ricordo della musica di Atena. Marsia allora percorse la Frigia al aseguito di Cibele, deliziando con le sue melodie i contadini ignoranti. Costoro infatti proclamavano che nemmeno Apollo con la sua lira avrebbe saputo far di meglio, e Marsia fu tanto sciocco da non contraddirli. Ciò naturalmente provocò l'ira di Apollo che sfidò Marsia a una gara: il vincitore avrebbe inflitto al vinto la punizione che più gli fosse piaciuta. Marsia acconsentì e Apollo affidò il giudizio alle Muse. Marsia fu vinto, e Apollo si vendicò in modo veramente efferato e crudele, scorticandolo vivo e appendendo la sua pelle a un pino (oppure a un platano, come altri sostengono) presso la sorgente del fiume che ora porta il suo nome.
Apollo vinse poi una seconda gara musicale, cui presiedette il re Mida, e questa volta sconfisse Pan. Divenuto così ufficialmente il dio della musica, suonò sempre la sua lira dalle sette corde durante i banchetti degli dèi. Altro suo compito fu quello di sorvegliare le greggi e le mandrie che gli olimpi possedevano nella Persia; ma in seguito delegò questo incarico a Ermete.
Pur rifiutando di legarsi in matrimonio, Apollo ha generato molti figli in Ninfe o in donne mortali; tra costoro ricordiamo Ftia, che diede alla luce Doro e i suoi fratelli, Laodoco e Polipete; Talia la Musa, madre di Coribante; Coronide, madre di Asclepio; Aria, madre di Mileto; Cirene, madre di Aristeo.
Apollo sedusse anche la ninfa Driope che custodiva le greggi di suo padre sul monte Eta in compagnia delle sue amiche, le Amadriadi. Apollo si tramutò in tartaruga e tutte le fanciulle si dilettarono con quell'animaletto: ma non appena Driope se lo pose in grembo, Apollo si trasformò in serpente e sibilando mise in fuga la Amadriadi, per poi godere della Ninfa. Driope gli generò Anfisso, che fondò la città di Eta ed eresse un tempio in onore di suo padre; colà Driope servì come sacerdotessa finché un giorno le Amadriadi la rapirono e lasciarono un pioppo al suo posto.
Non sempre il successo sorrideva ad Apollo nelle imprese d'amore. Un giorno cercò di sottrarre Marpessa a Ida, ma essa rimase fedele a suo marito. Un altro giorno inseguì Dafne, la Ninfa dei monti, sacerdotessa della Madre Terra e figlia del dio-fiume Peneo, in Tessaglia; ma quando l'ebbe raggiunta, Dafne invocò suo padre, supplicandolo di trasformarla, per permetterle di sottrarsi all'abbraccio del dio. Suo padre acconsentì e la tramutò in alloro; Apollo, per consolarsi, intrecciò una corona con le sue foglie.
Bisogna riconoscere che da molto tempo Apollo amava Dafne e aveva provocato la morte del suo rivale Leucippo, figlio di Enomao, che si era travestito da fanciulla per unirsi a Dafne sulle pendici del monte. Apollo, scoperto l'inganno grazie all'arte divinatoria, consigliò le Ninfe montane di bagnarsi nude per accertarsi che il loro gruppo fosse composto di sole donne; l'inganno di Leucippo fu così scoperto, e le Ninfe lo fecero a pezzi.
Vi fu poi l'episodio del bel Giacinto, un principe spartano, di cui si innamorarono non soltanto Tamiri (il primo uomo che concupì un individuo del suo sesso) ma anche Apollo, il primo dio che fece altrettanto. Per Apollo, Tamiri non fu un rivale pericoloso; saputo infatti che egli si vantava di superare le Muse nel canto, Apollo riferì tali parole alle Muse stesse, che subito privarono Tamiri della vista, della voce e della memoria. Ma anche il Vento dell'Ovest si era invaghito di Giacinto e divenne pazzamente geloso di Apollo; questi stava un giorno insegnando al fanciullo come si lancia un disco, quando il Vento dell'Ovest fermò il disco a mezz'aria e lo mandò a sbattere contro il cranio di Giacinto, uccidendolo. Dal suo sangue nacque il fiore del giacinto, su cui si vedono le lettere iniziali del suo nome.
Apollo attirò su di sé la collera di Zeus soltanto una volta, dopo il famoso complotto organizzato dagli dèi per detronizzarlo. Ciò accadde quando il figlio del dio, Asclepio il medico, ebbe l'ordine di risuscitare un uomo morto, privando così Ade di un suddito; Ade naturalmente se ne lagnò in Olimpo; Zeus uccise Asclepio con una folgore e Apollo per vendicarsi uccise i Ciclopi. Zeus, furibondo al vedere sterminata la sua guardia del corpo, avrebbe esiliato per sempre Apollo nel Tartaro se Latona non ne avesse implorato il perdono, assicurandogli che da quel giorno in poi Apollo si sarebbe emendato. La sentenza fu ridotta a un anno di lavori forzati che Apollo scontò in qualità di bovaro al servizio del re Admeto di Fere. Obbedendo ai consigli di Latona, il dio non soltanto accettò umilmente il verdetto, ma colmò Admeto di favori. Grazie a lui, le vacche di Admeto facevano due vitelli contemporaneamente e, in questo modo, portò la prosperità nella casa.
Ammaestrato dall'esperienza, Apollo in seguito predicò la moderazione in ogni cosa. Indusse le Muse ad abbandonare la loro sede sul monte Elicona per trasferirsi a Delfi, domò la loro furia selvaggia e insegnò loro a intrecciare danze decorose e garbate.


Apriate


Nella mitologia greca, Apriate era il nome di una fanciulla di Lesbo.

Euforione di Calcide, nel poema "Thrax", racconta una delle versioni della storia di Apriate: secondo il poeta alessandrino, Trambelo, figlio di Telamone, si innamorò di questa fanciulla, che, però, non lo ricambiava. Egli decise, dunque, di rapirla, mentre la ragazza si dirigeva in un possedimento paterno, vicino al litorale dell'isola di Lesbo. Siccome, però, lei lottava strenuamente per proteggere la propria virginità, Trambelo la gettò nel mare più profondo.

Secondo un'altra versione, forse riconducibile ad Aristocrito di Mileto, sarebbe stata lei stessa ad annegarsi, pur di mantenersi illibata.

Trambelo, del resto, sarebbe stato punito di lì a poco dal destino: incontrò, infatti, Achille, che lo uccise e poi pianse amaramente sulle sue spoglie, venuto a sapere il suo nome e le sue origini.

Apsirto


Apsirto, conosciuto anche come Assirto o Absirto, è un personaggio della mitologia greca. Era figlio di Eete, re della Colchide, e fratello di Medea. Venne assassinato dalla sorella per aiutare Giasone a fuggire dalla Colchide.

Vengono date due versioni del mito. Secondo la Medea di Seneca, Apsirto era un bimbetto che seguiva passo passo la sorella. Questa, innamorata di Giasone, mentre si apprestava a fuggire con l'amante sopra una nave, recando con sé il favoloso vello d'oro, fu inseguita dal padre e i suoi uomini; per dissuaderlo dall'inseguimento, Medea, ignorando i lamenti e le suppliche del fratellino, lo uccise e ne smembrò il corpo gettandone i pezzi tra le onde in direzione del padre Eete, che si fermò a raccoglierli in modo da poter dare degna sepoltura al figlio. Ciò permise a Giasone e Medea di fuggire senza essere disturbati.

In altre versioni, come nella Medea di Euripide, Eete mandò il figlio ad inseguire la nave Argo; Medea avrebbe, quindi, attirato il fratello in una trappola: fecendogli credere che Giasone si fosse impossessato di lei con la forza, lo invitò ad un appuntamento in un luogo sacro, dove Giasone gli tese un'imboscata e lo uccise. Secondo una tradizione locale, l'origine etimologica di Tomi, una città della Grecia, deriverebbe proprio da questo evento: in lingua greca antica τέμνω indica il verbo "tagliare".

Aracne

Aracne è una figura mitologica narrata da Ovidio nelle "Metamorfosi", ma che pare sia d'origine greca.

Aracne viveva a Colofone, nella Lidia. La fanciulla, figlia del tintore Idmone e sorella di Falance, era abilissima nel tessere, tanto girava voce che avesse imparato l'arte direttamente da Atena, mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era cotanto sicura, che sfidò la dea a duello.

Di lì a poco un'anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non causare l'ira della dea. Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle proprie spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò.

Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei; il suo lavoro era così perfetto ed ironico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola.

Aracne, disperata, si impiccò, ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l'arroganza dimostrata (hýbris), nell'aver osato sfidare la dea.

Arcade (mitologia)

Nella mitologia greca Arcade, era il figlio di Zeus e della Ninfa Callisto, che Hera trasformò in un orso. Arcade, durante una battuta di caccia, senza volerlo, corse il pericolo di uccidere la sua stessa madre, non avendola riconosciuta sotto le nuove sembianze animalesche. Zeus decise quindi di porli entrambi in cielo mutando Callisto nell'Orsa maggiore e Arcade nell'Orsa minore. È chiamato anche Arctophylax (protettore o pastore di orsi ).

Varie fonti suggeriscono che Arcade sia stato allevato da Maia o da Licaone.

Secondo una versione del mito fu proprio il nonno Licaone ad uccidere Arcade ed a servire la sua carne a Zeus per mettere alla prova la divinità dell'ospite.

Una versione alternativa della leggenda dice che Callisto, che era una delle compagne di giochi e caccia di Artemide, perse la verginità per mano di Zeus, che aveva assunto le sembianze di Apollo. A trasformare Callisto in un'orsa sarebbe quindi stata Artemide sentendosi oltraggiata.

Il fatto che Callisto ed Arcade fossero stati messi nel cielo non piacque ad Hera, che chiese di aiutarla alla sua nutrice Teti. Teti, una divinità marina, condannò la due costellazioni a girare nel cielo all'infinito, senza poter mai calare al di sotto dell'orizzonte per riposarsi.

Arcade, che diede il nome alla regione dell'Arcadia, ebbe un figlio, Azan, dalla musa Erato.

Arcandro

Nella mitologia greca, Arcandro era il nome di uno dei eroi greci, figlio, oppure secondo altre fonti, nipote di Acheo.

Arcandro insieme a suo fratello Architele, che in futuro si ritroverà un figlio incidentalmente ucciso da Eracle si trasferì dalla sua città natale Ftia ad Argo, (la città bianca), capitale dell'Argolide. Da tale luogo in seguito riuscì a prednere il comando del regno e aumentò il suo potere arrivando a regnare anche sulla Laconia. Secondo il mito lui fu il primo a chiamare Achei gli abitanti di quei luoghi.

Arcandro sposò una delle figlie di Danao, la giovane Scaia, e suo fratello scelse un'altra figlia dello stesso padre, chiamata Automate.

Arcesilao (mitologia)

Nella mitologia greca, Arcesilao fu uno dei cinque capitani che giunsero a Troia dalla Beozia con una flotta costituita da cinquanta navi. Figlio di Areilico e Teobula, viene ricordato da Omero nell'Iliade e dal poeta Igino nelle sue Fabulae.

Origini

Igino menziona Arcesilao come figlio di Areilico e Teobula e dunque come fratello di Protoenore, suo compagno nell'Iliade. Suo padre era un discendente di Anfizione, sovrano di Atene e secondogenito di Deucalione e Pirra, i coniugi che Zeus risparmiò al diluvio universale.

La guerra di Troia

Sebbene non vincolato dal giuramento di Tindaro, Arcesilao partecipò ugualmente alla guerra di Troia, unendosi alla sciagurata spedizione che si rivelò fatale per gli stessi Beoti. Nel Catalogo delle navi, al libro II dell'Iliade, la Beozia è rappresentata da una flotta di cinquanta navi, ciascuna delle quali popolata da centoventi guerrieri, al cui capo compaiono Peneleo, Leito, Clonio, Protoenore ed Arcesilao: dieci delle navi erano comandate da Arcesilao.

Arcesilao non sopravvisse a lungo al fratello Protoenore, ucciso presso le navi da Polidamante. Egli cadde, infatti, trafitto dalla lancia di Ettore, appena ripresosi da un colpo vibratogli da Aiace Telamonio: la presenza dell'eroe troiano incoraggiò gli animi dei suoi uomini i quali, sostenuti da Apollo, si avventarono contro gli Achei mettendoli in fuga. Nella medesima battaglia che seguì al ritorno di Ettore perse la vita anche Clonio, altro capitano beota, ucciso da Agenore.

Il corpo di Arcesilao venne abbandonato da Ettore ancora armato, essendo l'eroe troppo indaffarato nell'incalzare gli Achei in fuga verso le loro navi: il figlio di Priamo consigliò inoltre ai suoi uomini di non depredare nessun altro morto, rimandando tale compito alla notte successiva.

In realtà il corpo di Arcesilao venne rinvenuto dagli Achei e tributato degli onori degni di un eroe. Le ceneri del duce vennero raccolte e riportate in Beozia dal compagno Leito (l'unico dei duci beoti sopravissuto) il quale, come tramanda Pausania, le pose sotto un tumulo sulle sponde del fiume Ercina.

Secondo un'altra versione, Arcesilao venne ucciso a Troia da Ettore contemporaneamente al fratello.

Arcesio


Nella mitologia greca, Arcesio (o anche Arcisio, come è altrettanto consueta la forma di Archesio o Arcesiade era il nome di un celebre personaggio della mitologia greca, figlio di Cefalo e di Procri, oppure secondo altri autori, di Zeus e di Eurodia.

Arcesio era il padre di Laerte, padre, a sua volta, di Ulisse.

Pareri secondari
Secondo un'altra versione della leggenda sua madre era un'orsa e da qui l'origine del suo nome.

Archefonte

Nella mitologia greca, Archefonte era il nome di un giovane eroe innamorato di Arsinoe la figlia di Nicocreonte.

Archefonte amava con tutto se stesso la donna ma lei continuava a rifiutarlo, fino a quando egli disperato decise di uccidersi.

Di fronte a tale spettacolo Arsinoe non diede alcun segno di dispiacere, Afrodite piena d’ira vedendo un cuore tanto freddo, decise di trasformarla in sasso.

Archelao (mitologia)

Archelao è il nome di diversi personaggi appartenenti alla mitologia greca:

* Archelao, figlio di Meandro, che lo uccise per un sacrificio
* Archelao, figlio di Temeno, colui che guidò i figli di Eracle alla conquista del Peloponneso.
* Archelao, nipote di Oreste, secondo una delle versioni del mito riuscì a guidare i coloni della città di Eolia sino a Cizicene.
* Archelao, secondo Igino, era il nome di uno dei figli di Eracle avuto da una delle Tespiadi, figlie di Tespio


Archelao figlio di Temeno

Archelao che aveva per antenato l’illustre Eracle fu costretto dai suoi familiari ad abbandonare la città di Argo trovando quindi riparo presso il re di Macedonia Cisseo che trovandosi in difficoltà con una guerra in atto subito accolse l’occasione di schierare Archelao al suo fianco. Cisseo promise al ragazzo che se fosse riuscito nell’impresa gli avrebbe donato sia la mano di sua figlia sia il regno. Archelao combattendo al meglio riuscì a vincere la guerra ma il re si rimangiò la parola data organizzando anche una trappola mortale per lui. Archelao avvisato in tempo non soltanto evitò di rimanere intrappolato, ma fece in modo che proprio il suo nemico ci cadesse, morendo. Indeciso sul da farsi Archelao volle interrogare un oracolo che gli consigliò di abbandonare il regno seguendo il cammino di una capra. In seguito proprio in onore della capra Archelao fondò Ege che significa “capra”.


Archeloco

Nella mitologia greca, Archeloco era il nome di uno dei figli di Antenore

Archeloco, fratello di Acamante ed esperto combattente, fu uno dei tanti eroi che difese Troia dalla furia dell’esercito di Agamennone nella famosa guerra. Era uno dei sottoposti di Enea che era al comando dei dardani. Nella spedizione contro la base nemica che i greci avevano posto per proteggere le loro navi, fece parte del quarto gruppo.

Morte

Aiace il grande durante una delle tante battaglie scagliò l'asta contro Polidamante che aveva ucciso il capitano greco Protoenore, ma fallì il colpo uccidendo, invece, Archeloco, fratello di Acamante e figlio di Antenore: la lancia colpì il collo con tale violenza da fargli spiccare la testa, che cadde al suolo molto prima del busto rimasto privo del comando.

Iconografia

La figura di Archeloco è assolutamente sconosciuta nell'arte, ma non del tutto inesistente. Alcune iscrizioni rinvenute sulla Tabula Iliaca, conservata ai Musei Capitolini di Roma hanno rivelato che uno dei numerosi personaggi scolpiti a bassorilievo sulla tavola rappresenta proprio il figlio di Antenore, raffigurato proprio nell'atto di scagliarsi su Aiace Telamonio, in piedi di fronte a lui.

Archemoro



Nella mitologia greca, Archemoro era il nome del figlio di Nemea e Licurgo.

Archemoro fu allevato da Ipsipile, bambinaia che cercava di crescerlo da solo. La donna consultò un oracolo sul destino del bambino e le fu suggerito di non poggiarlo mai per terra prima che sapesse camminare. Durante la guerra dei sette contro tebe al passaggio degli eroi, uno di essi gli chiese delle indicazioni e Ipsipile distrattamente poggiò il bambino vicino ad una pianta di sedano per rispondere alla questione.

La morte

Vicino alla pianta si nascondeva un enorme serpente che divorò Archemoro. Gli eroi allora crearono in suo onore i giochi Nemei.

Pareri secondari

Era denominato anche con il nome di Ofelte.

Edited by demon quaid - 8/12/2014, 15:00
 
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