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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 29/6/2010, 08:48 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Arsinoe (mitologia)

Nella mitologia greca, Arsinoe era il nome di diversi personaggi.

Sotto tale nome troviamo:

* Arsinoe madre di Asclepio avuta con Apollo (secondo Esiodo).

* Arsinoe (o Arsippe o Aristippe) Figlia di Minia, una delle tre sorelle che rifiutarono l'invito offerto da Dioniso sotto le mentite spoglie di una donzella. Il dio offeso si trasformò in continuazione in belve facendo impazzire le tre ragazze. Secondo un'altra versione le trasformò in pipistrelli.

* Arsinoe figlia di Tegeo. Si era innamorata di Alcmeone e quando suo padre lo uccise, lei lo maledisse con il risultato di essere venduta come schiava.

* Arsinoe (o Laodamia o Gilissa) nutrice di Oreste. La donna lasciò uccidere il proprio figlio al posto di Oreste, sostituendolo nel luogo dove egli dormiva, quando aveva dieci anni.

Artemide

Figlia di Zeus e di Latona (Leto). Zeus generò Apollo e Artemide in Latona, figlia del titano Ceo e di Febe, trasformando in quaglie se stesso e Latona al momento dell'unione. Ma Era, ingelositasi, incaricò il serpente Pitone di inseguire Latona e decretò che essa non avrebbe potuto partorire in alcun luogo dove brillasse il Sole. Sulle ali del Vento del Sud, Latona giunse infine a Ortigia presso Delo, dove mise alla luce Artemide, che appena nata aiutò sua madre ad attraversare lo stretto e a Delo, tra un olivo e una palma da datteri che crescevano sulle pendici settentrionali del monte Cinto, Latona partorì Apollo dopo nove giorni di travaglio.
Artemide è una delle dodici grandi divinità dell'Olimpo: è la dea dei cacciatori, degli arcieri, e paradossalmente protettrice degli animali selvatici, dei bambini e degli esseri indifesi. Un giorno, mentre era ancora una bambina di tre anni, suo padre Zeus la prese sulle ginocchia e le chiese quali doni avrebbe gradito. E subito Artemide rispose. "Concedimi, ti prego, l'eterna verginità, un arco e delle frecce". Zeus sorrise con orgoglio e disse: "Avrai tutto questo e altro ancora". Artemide lo ringraziò e si recò subito sul Monte Leuco in Creta, e poi nel fiume Oceano, dove scelse molte Ninfe di nove anni come sue ancelle. Dietro invito di Efesto, la dea si recò a visitare i Ciclopi nell'isola di Lipari e li trovò intenti a martellare un truogolo per i cavalli di Poseidone. Artemide disse ai Ciclopi di trascurare per qualche tempo il truogolo di Poseidone e di farle un arco d'argento e un bel fascio di frecce; in cambio essa avrebbe loro offerto in pasto la prima preda abbattuta. Con queste armi Artemide si recò in Arcadia, dove Pan le diede tre cani segugi dalle orecchie mozze, due bicolori ed uno macchiettato e sette agili segugi spartani. Avendo catturato vive due coppie di cerve cornute, Artemide le aggiogò a un cocchio d'oro con redini pure d'oro e le guidò a settentrione verso l'Emo, monte della Tracia. Poi ritornò in Grecia dove le Ninfe Amnisie staccarono le cerve dal cocchio, le strigliarono, le nutrirono e le abbeverarono in truogoli d'oro.
Un giorno il dio-fiume Alfeo, figlio di Teti, osò innamorarsi di Artemide e inseguirla attraverso la Grecia; ma essa giunse a Letrini in Elide (o, secondo altri, all'isola di Ortigia presso Siracusa), dove impiastricciò di fango bianco il proprio volto e quello delle Ninfe, tanto che non fosse più possibile distinguere l'una dalle altre. Alfeo fu costretto a ritirarsi, inseguito dall'eco delle risate di scherno.
Artemide vuole che le sue compagne rispettino la castità come essa stessa la rispetta. Quando Zeus sedusse una di loro, Callisto, figlia di Licaone, Artemide notò che era incinta. Trasformatala in orsa, le scatenò contro i cani e l'infelice sarebbe senz'altro perita se Zeus non l'avesse trasportata in cielo, ponendone l'immagine tra le stelle. Il figlio di Callisto, Arcade, fu salvato e divenne l'antenato degli Arcadi. In un'altra occasione, Atteone, figlio di Aristeo, stava appoggiato a una roccia nei pressi di Orcomeno, quando vide per caso Artemide che si bagnava in un fiume poco lontano e rimase a guardare. Poiché in seguito si vantò con gli amici che la dea gli si era mostrata nuda senza alcun pudore, Artemide lo tramutò in cervo e lo fece divorare dalla sua muta di cani.
Artemide è vendicativa, e uno dei suoi primi atti fu quello di mettere a morte i figli di Niobe che s'era vantata della sua progenie, più numerosa di quella di Latona. Mentre il fratello Apollo uccideva i sei ragazzi che erano a caccia sul monte Citerone, Artemide uccideva le sei figlie intente a filare in una sala del palazzo. Ancora, assieme ad Apollo, uccise il gigante Tizio che aveva tentato di violentare la loro madre Latona: lo crivellarono di frecce e lo precipitarono nel Tartaro a patire una punizione eterna. Quando i giganti Oto ed Efialte tentarono di violentare Artemide ed Era, Artemide apparve loro sotto forma di cerbiatta, e ciascuno degli Aloidi, agguantato un giavellotto, si preparò a colpirla per dar prova della propria abilità. Mentre la dea saettava velocissima tra loro, scagliarono l'arma e si ferirono a vicenda mortalmente. Durante la battaglia tra gli dèi e i giganti, Artemide con le sue frecce uccise Grazione. Le si attribuisce anche la morte del mostro Bufago ("il Mangiatore di Buoi"), mentre egli la inseguiva sul monte Foloe, in Arcadia.
Artemide ha una parte anche nella vicenda di Orione, il cacciatore gigante, di cui si hanno numerose versioni. Secondo una di queste, Orione fu ucciso da Artemide perché l'aveva sfidata imprudentemente a una gara col disco. Secondo altri, Artemide lo avrebbe ucciso perché aveva violentato una delle sue ninfe chiamata Opide. Ma secondo la versione più diffusa, Orione avrebbe cercato di violentare la stessa Artemide. La dea gli mandò contro uno scorpione il quale lo punse e lo uccise. Per aver reso questo servizio ad Artemide, lo scorpione fu trasformato in costellazione, e lo stesso Orione subì una sorte analoga. Per questo la costellazione d'Orione fugge eternamente quella dello Scorpione.
Artemide puniva tutti i mortali che la offendevano o che trascuravano il suo culto. Eneo, re di Calidone in Eolia, aveva trascurato di includere Artemide nei suoi sacrifici annuali ai dodici dèi dell'Olimpo. Artemide, informata da Elio, mandò un enorme cinghiale a uccidere il bestiame e i servi di Eneo e a distruggere i campi coltivati. Per lo stesso motivo fu punito Admeto, re di Fere, in Tessaglia, che aveva trascurato di sacrificare ad Artemide durante la celebrazione del matrimonio: il suo talamo (o la camera nuziale) si riempì di serpenti.
Un episodio delle fatiche d'Eracle racconta come l'eroe avesse ricevuto da Euristeo l'ordine di riportargli ls cerva di Cerinea dalle auree corna, sacra ad Artemide. Eracle, che non voleva né uccidere né ferire l'animale, portò a termine questa fatica senza ricorrere alla forza. Instancabile, egli la inseguì per un anno intero e la catturò presso il fiume Ladone, in Arcadia, ferendola leggermente con una freccia. Poi, gettatasi la cerva sulle spalle, si affrettò verso Micene attraversando l'Arcadia. Altri tuttavia dicono che egli si servì di reti; oppure seguì le tracce dell'animale finché lo trovò addormentato sotto un albero. Artemide andò incontro a Eracle e lo rimproverò aspramente perché aveva maltrattato la cerva a lei sacra; ma Eracle si difese dicendo di esservi stato costretto e fece ricadere la colpa su Euriste0. Lo stesso tema appare nella storia di Ifigenia. Quando la flotta greca si radunò per la seconda volta in Aulide, non potè più ripartire perché Artemide, irritata contro Agamennone, aveva suscitato venti contrari e burrasche. Non si sa con certezza per quale ragione Artemide fosse irritata. Alcuni dicono che, colpito un cervo con una freccia scagliata da grande distanza, Agamennone si vantò dicendo: "Persino Artemide non avrebbe saputo fare di meglio!" oppure che egli uccise una capra sacra alla dea; oppure che il padre di Agamennone, Atreo, non aveva sacrificato ad Artemide un agnello dal vello d'oro che le era dovuto. Calcante vaticinò allora che per placare la collera di Artemide era necessario sacrificare alla dea la figlia di Agamennone, Ifigenia. La fanciulla fu chiamata in Aulide col pretesto di darla in sposa ad Achille, e fu preparato il sacrificio; ma sul punto di essere uccisa Ifigenia venne sostituita sull'altare della dea con una cerva e trasportata nella Tauride, dove venne consacrata sacerdotessa di Artemide, col terribile compito di sacrificare alla dea vittime umane, cioè, secondo i costumi del luogo, tutti gli stranieri che vi giungessero.
I Grerci identificarono con Artemide la Anaita dei Persiani; dai Romani fu identificata con Diana. Molti inni la ricordano nella letteratura: si vedano soprattutto gli inni Omerici e Callimachei; Catullo, Carme 34°, Orazio, Odi, I, 21; Ovidio, Metamorfosi, III.
Artemide ha un posto importante nelle tragedie di Euripide: Ippolito, Ifigenia in Aulide, Ifigenia in Tauride.

Ascalabo

Nella mitologia greca, Ascalabo era il nome di uno dei figli di Misme

La dea Demetra aveva perso sua figlia Persefone, per colpa di Ade, il dio dei morti, e andava alla sua ricerca in tutta la Grecia. Un giorno mentre la madre stava colmando fame e sete incontrò per la strada Ascalafo che rise del suo goffo modo di bere e di nutrirsi. La dea già nervosa per le sorti dell’amata progenie trasformò il ragazzo in una lucertola.

Ascalafo (Acheronte)

Ascalafo è una figura della mitologia greca, era un demone figlio di Acheronte, il fiume degli inferi e di Gorgira o Orfne, che significa oscurità.

Quando Ade concesse a Persefone di ritornare nel mondo dei vivi, le impose un'unica condizione: di non mangiare nulla. Ascalafo la vide rompere il giuramento e testimoniò che Persefone aveva mangiato i chicchi di melograno, legandola per sempre al regno dei morti.

Demetra, infuriata per aver perso per sempre la figlia, si vendicò schiacciandolo sotto un masso, egli tuttavia non morì e venne salvato in seguito da Eracle che riuscì a spostare quell'enorme macigno. Secondo altre leggende venne trasformato in un allocco o in una civetta.

Ascalafo (figlio di Ares)

Ascalafo era figlio di Ares e di Astioche, menzionato nell'Iliade.

Ascalafo, fratello gemello di Ialmeno, fu tra i pretendenti di Elena e partecipò alla guerra di Troia, ponendosi a capo dell'esercito dei Minii, tra cui militavano anche Aspledonte e Orcomeno.

Quando fu ucciso accidentalmente da Deifobo, il padre Ares, che pure parteggiava per i Troiani, avvertito da Atena, minacciò di scendere sul campo di battaglia per vendicarlo.

Secondo altre fonti Ascalafo partecipò alla spedizione degli Argonauti, gli avventurieri reclutati da Giasone per il recupero del vello d'oro. Durante tali avventure, a quanto pare, non si distinse particolarmente.

Ascanio

Nella mitologia greca e romana Ascanio, era figlio di Enea e Creusa, figlia di Priamo.

La figura di Ascanio è del tutto sconosciuta all'Iliade; l'unica volta in cui viene menzionato è in riferimento al suo incarico di conduttore delle truppe che provengono dall'Ascania. Ma in realtà questo Ascanio non possiede alcun collegamento con il figlio di Enea e della troiana Creusa.

Nell'Eneide di Virgilio sono molti i versi dedicati al figlio di Enea. Durante la notte della caduta di Troia viene improvvisamente avvolto da una misteriosa lingua di fuoco che lo lascia indenne: chiaro segno di una protezione da parte degli dei. Enea infatti riesce a fuggire da Troia con il figlio e sbarca nel Lazio, dove è accolto dal Re Latino. Qui però Ascanio, durante una battuta di caccia, uccide accidentalmente la cerva domestica di un giovane cortigiano del re, Almone; troiani e latini passano dalle parole alle armi; Almone viene colpito alla gola da una freccia e si accascia morto al suolo. Scoppia così la guerra, nella quale Ascanio ucciderà Numano, cognato di Turno, re dei Rutuli. La guerra è vinta dai troiani; dopo la morte di Enea, Ascanio fonda Alba Longa. Suoi discendenti saranno Romolo e Remo.

Ascanio veniva inoltre chiamato Iulo (latino: Iulus). Da Iulo secondo la propaganda augustea derivò la gens Giulia, a cui appartenne Gaio Giulio Cesare e che con Ottaviano Augusto assurse al rango di prima Dinastia Imperiale, in seguito divenuta Dinastia Giulio-Claudia. Gli successe il figlio di Enea, Silvio.

Asclepio

Asclepio per i Greci, Esculapio per i Romani, era il dio della medicina. Pindaro racconta che Asclepio era stato generato da Apollo e Coronide figlia di Flegia, re dei Tessali. Quando Apollo divenne l'amante di Coronide, dovendosi recare a Delfi, l'affidò in custodia a un corvo dalle penne bianche. Coronide da lungo tempo nutriva una segreta passione per Ischi, figlio di Elato, e lo accolse nel suo letto, benché fosse già incinta di Apollo. Prima ancora che il corvo fosse partito alla volta di Delfi per riferire lo scandalo, già Apollo aveva divinato l'infedeltà di Coronide e maledisse il corvo perché non aveva accecato Ischi a colpi di becco quando esso si era avvicinato a Coronide. Per questa maledizione le penne del corvo divennero nere e tali rimasero in tutti i suoi discendenti.
Apollo si lagnò poi con la sorella Artemide dell'offesa ricevuta, e Artemide lo vendicò scagliando contro Coronide una delle sue frecce. Quando si vide dinanzi il cadavere dell'amante, Apollo fu preso da tardivi rimorsi, ritrovò la prontezza di spirito e chiamò in aiuto Ermete il quale liberò dal seno di Coronide un bimbo ancora in vita. Apollo lo chiamò Asclepio e lo affidò alle cure del centauro Chirone, che lo educherà all'arte medica e all'uso delle armi. Per quanto riguarda Ischi, taluni dicono che fu ucciso da una folgore di Zeus, altri dalle frecce di Apollo.
Gli abitanti di Epidauro dicono che Flegia era venuto nel paese per raccogliere in segreto informazioni sulla ricchezza del luogo e la forza dell'esercito. Lo accompagnava sua figlia Coronide, che senza che il padre lo sapesse portava già in grembo il frutto dell'amore di Apollo. Ad Epidauro, Coronide segretamente partorì un bimbo che espose sul monte Mirtio. Il piccolo esposto, veniva allattato da una delle capre che pascolavano in quel luogo e un cane gli faceva da guardia. Il giovane Arestanate padrone della capra e del cane, accortosi della loro mancanza si mise a cercarli, così trovò il piccolo. Al vederlo fu preso dal desiderio di prenderlo in braccio, ma quando si avvicinò, fu immobilizzato da una luce abbagliante, quindi ritenendo che si trattasse di un essere divino si ritrasse.
Secondo un'altra versione, la madre di Asclepio sarebbe stata Arsinoe, figlia di Leucippo. Apollo recatosi a Delfi chiese al dio se Asclepio fosse figlio di Arsinoe e perciò concittadino dei Messeni. La pizia così rispose: «O Asclepio, che nascesti quale grande gioia per gli uomini tutti! Di Flegia la figlia ti generò, a me unitasi in amore, la desiderabile Coronide, nella rocciosa Epidauro».
Asclepio imparò l'arte di guarire sia da Apollo sia da Chirone e divenne così abile nel maneggiare i ferri chirurgici e nel somministrare erbe benefiche, che è ora onorato come il padre della medicina. La leggenda dice che egli avrebbe guarito le Pretidi dalla pazzia, i Fineidi dalla cecità ed Eracle dalle ferite. Scopri anche il modo di resuscitare i morti. Infatti, aveva ricevuto in dono da Atena due fiale contenenti il sangue della Gorgone Medusa; con il sangue estratto dal lato destro della Gorgone, egli poteva risuscitare i morti; con il sangue estratto dal lato sinistro invece poteva dare morte istantanea.
Tra coloro che Asclepio strappò al mondo dei morti vi furono Licurgo, Capaneo e Tindareo. Non si sa in quale occasione Ade si lagnò con Zeus perché gli venivano sottratti dei sudditi: forse ciò accadde dopo la resurrezione di Glauco, figlio di Minosse, o di Ippolito, figlio di Teseo; si sa soltanto che Asclepio fu accusato di essersi lasciato corrompere con l'oro e venne ucciso assieme al suo paziente dalla folgore di Zeus. La morte del figlio causò l'ira di Apollo che in un momento di collera uccise i Ciclopi rei di aver forgiato le saette a Zeus. Fatto questo abbandonò per molto tempo l'Olimpo.
In seguito Zeus ridonò la vita ad Asclepio e si adempì cos' la profezia fatta da Evippa, figlia di Chirone, e cioè che Asclepio sarebbe divenuto dio, sarebbe morto, e avrebbe poi riassunto la propria divinità, rinnovando così due volte il proprio destino. L'immagine di Asclepio che regge un serpente guaritore fu posta da Zeus tra le stelle e divenne la costellazione del Serpentario.
Asclepio fu il padre di Podalirio e di Macaone, i medici che assistettero i Greci durante l'assedio di Troia; e della radiosa Igea. Il culto di Asclepio si fissò soprattutto a Epidauro, nel Peloponneso, dove si sviluppò una vera scuola di medicina. Quest'arte era praticata dagli Asclepiadi, o discendenti di Asclepio. Il più celebre è Ippocrate, la cui famiglia si ricollegava al dio.
Gli attributi di Asclepio erano: lo scettro, la verga e il rotolo di libro. Gli erano sacri il serpente, il cane, le oche e il gallo.

Aseo

Nella mitologia greca, Aseo era il nome di uno dei combattenti greci che si distinse nella guerra di Troia.

Quando Paride, uno dei tanti figli di Priamo re di Troia prese con se Elena moglie di Menelao dalla Grecia fuggendo, scoppiò una guerra fra i due popoli. Fra i tanti eroi che risposero all’appello del fratello di Agamennone c’era Aseo, un fiero combattente greco. Ettore nel corso dei tanti anni di guerra fu aiutato da Apollo e Zeus, il secondo un giorno gli diede un consiglio per poter vincere una battaglia: di aspettare che Agamennone si ritirasse dal campo, quando questo avvenne il prode troiano scese in battaglia contro i nemici. Aseo fu il primo fra i tanti greci ad affrontare il domatore di cavalli quel giorno, ma la lotta fu breve e lui il primo a morire.

Asopo (mitologia)

Asopo è una figura mitologica greca sulla quale le fonti antiche danno notizie contraddittorie. Gli dei fluviali dei fiumi Asopo di Beozia e Asopo del Peloponneso sono spesso confusi tra loro e sono ulteriormente duplicati dalla supposizione che fossero in origine personaggi mortali che avrebbero dato il nome ai fiumi.

Asopo di Beozia

All'Asopo di Beozia si riferisce Pausania, che cita come sua figlia, Platea, eponima dell'omonima città della regione e ritiene che si tratti di un antico re della città, successore del re Citerone: egli avrebbe quindi dato il nome al fiume e il suo predecessore al monte Citerone. Sempre Pausania riferisce che il fiume Oeroe che scorre presso Platea è considerato una delle figlie di Asopo, come conferma anche Erodoto.

In diversi punti del suo testo Pausania cita una serie di figlie di Asopo, eponime di varie città. Tespie, avrebbe dato il suo nome alla città di Tespie in Beozia, Salamina, madre del re Cicreo, Tebe e infine Antiope, secondo una versione del mito che la identifica solitamente come figlia di Nitteo.

La poetessa Corinna, contemporanea di Pindaro, in un frammento, narra delle nove figlie di Asopo di Beozia: Egina, Tebe e Platea, rapite da Zeus, Corcira, Salamina e Eubea, rapite da Poseidone, Sinope e Tespie, rapite da Apollo e Tanagra, rapita da Hermes. Asopo viene rappresentato come un mortale, lusingato, quando viene a sapere che fine abbiano fatto le figlie, di essere suocero degli dei. I nove nomi si riferiscono tutti a personaggi eponimi di città, e di queste alcune sono di ambito beotico e altre di ambito peloponnesiaco.

Nella Tebaide di Stazio, Ipseo, uno dei combattenti tebani a difesa della città nella lotta tra Eteocle e Polinice, viene detto figlio del dio fluviale Asopo.

Lo Pseudo Apollodoro lo dice figlio di Oceano e di Teti, ovvero, riportando il parere del mitografo Acusilao, figlio di Poseidone e di Pero, o ancora, secondo altri scrittori non menzionati, di Zeus e di Eurinome. Secondo questa versione avrebbe avuto dalla ninfa Metope due figli maschi, Ismeno e Pelagone, e venti figlie femmine, tra le quali Egina, rapita da Zeus.

Asopo del Peloponneso

In relazione al fiume Asopo del Peloponneso, Pausania cita invece un Asopo, figlio di Poseidone e di una certa Celusa, il quale durante il regno di Arras, primo re di Sicione, avrebbe scoperto il fiume stesso dandogli il proprio nome.

In merito alla fonte che si trova alle spalle di un tempio dedicato ad Afrodite sull'Acrocorinto, ancora Pausania riferisce che sarebbe stata fatta sgorgare da Asopo su richiesta di Sisifo in cambio del segreto sul luogo in cui Zeus aveva portato la figlia Egina dopo averla rapita; la vicenda è in esplicito riferimento al fiume Asopo del Peloponneso, che scorre tra Fliunte e Sicione. Nel testo si riporta anche che gli abitanti di Fliunte avrebbero attribuito al fiume come figlie, oltre ad Egina, Corcira e Tebe, mentre secondo i Tebani l'eponima della loro città sarebbe stata figlia del fiume Asopo di Beozia.

Le figlie di Asopo insieme al padre e al dio Zeus erano raffigurate in un gruppo scultoreo offerto da Fliunte nel santuario di Olimpia, descritto ancora da Pausania: tra di esse erano Egina, Nemea, Harpina, presa dal dio Ares e madre di Enomao, Corcira, amata da Poseidone, e Tebe, amata da Zeus. Un'altra figlia di Asopo, legata al Peloponneso è riferita essere Cleone, eponima della piccola città omonima, che altri invece riferiscono ad un Cleone figlio di Pelope.

Diodoro Siculo riferisce che Asopo, figlio di Oceano e Teti, avesse la sua sede presso Fliunte e ne cita la moglie Metope. Dalla coppia sarebbero nati due figli, Pelasgo e Ismeno (che avrebbe dato il suo nome ad un fiume della Beozia), e dodici figlie: Corcira, rapita dal dio Poseidone, eponima dell'isola di Corfù e madre di Feace, da cui presero il nome i Feaci, Salamina, anch'essa rapita da Poseidone, eponima dell'isola omonima e madre di Cicreo, primo re dell'isola, Egina, rapita da Zeus, eponima dell'isola omonima e madre di Eaco, Pirene, Cleona, Tebe, Tanagra, Tespie, Asopide,, Sinope, amata dal dio Apollo, eponima della città omonima e madre di Siro, re del popolo dei Siri e infine Enia e Calcide. Poco dopo nel testo è menzionata anche una tredicesima figlia di Asopo, Harpina, che ebbe dal dio Ares il figlio Enomao. Lo Pseudo Apollodoro cita come figlia di Asopo anche Ismene, moglie di Argo e madre di Iaso.

Aspalide


Nella mitologia greca, Aspalide era il nome della figlia di Argeo .

Aspalide sorella di Astigite, aveva grazie alla sua bellezza suscitato le voglie di un ricco signore del luogo, Melisteo. Non riuscendo a resistere Melisteo inviò dei soldati nel cuore della notte per rapirla, ma la ragazza riuscendo a scoprire cosa stesse per accadere scelse di uccidersi impiccandosi.

La ragazza venne vendicata dal fratello e al sui corpo gli furono attribuiti onori divini.

Assaone

Nella mitologia greca, Assaone era il nome del padre di Niobe .

Secondo una tradizione minore Niobe era sposata con Filotto, una volta che questi morì Assaone si fece prendere dal desiderio e cercò di possedere la figlia, lei rifiutò tale unione e suo padre giurò vendetta. Chiese ai figli di lei, i suoi nipoti, di cenare a casa sua ma una volta giunti da lui Assaone li uccise con il fuoco. Niobe venendo a conoscenza del misfatto si uccise e dopo di lei si uccise anche suo padre.

Tutto nacque per colpa di Niobe che offese Latona, quello che accadde fu il modo di vendicarsi della dea.

Assarco


Nella mitologia greca, Assarco o Assaraco era il nome di uno dei figli di Troo o Tros e Calliroe

Tros, il leggendario fondatore di Troia ebbe un figlio Assarco che prese il suo posto sul trono di Troia, al comando di tutti i dardani. Per via della sua discendenza i romani vennero chiamati anche domus assaraci.

Fu re di Troia, ed ebbe come moglie Ieromnene, che diede vita a Capi o Capys, padre di Anchise, che generò Enea.

Assarco ebbe due fratelli Ilo il giovane, Ganimede dalla famosa bellezza, e una sorella, Cleopatra la giovane.
Tuttavia, secondo un'altra tradizione, Ganimede non era fratello di Assarco, ma suo figlio, che egli avrebbe generato con Ieromnene.

Assione (mitologia)

Nella mitologia greca, Assione era il nome di uno dei figli di Fegeo

Assione, un re arcade, aveva una sorella tale Alfesibea (o Arsinoe), quando la ragazza venne abbandonata dal suo sposo Alcmeone, il re deciso a vendicare l’onore della parente lo uccise.

Assione fu anche uno dei 54 figli di Priamo, avute con diverse donne del suo harem.

Astarbea

Nella mitologia greca, Astarbea era il nome della moglie di Pigmalione

Astarbea, regina di Tiro, voleva sbarazzarsi della sua famiglia. Innanzitutto si dedicò al marito, prese del veleno e glielo somministrò, ma, forse per la quantità esigua egli continuava a vivere e la morte tardava a sopraggiungere, la donna quindi si infuriò arrivando a strangolare l'uomo. Giunse il turno del figlio Balcazzare ma fu egli ad avere la meglio ed uccise Astarbea.

Asteria

Asteria è un personaggio della mitologia greca, figlia della titanide Febe e del titano Ceo.

Asteria fu la sposa del titano Perse, e gli diede una figlia che chiamarono Ecate.

Per sfuggire all'amore fedifrago di Zeus, Asteria si trasformò in una quaglia, ma la fuga precipitosa la fece precipitare nel mar Egeo. Zeus ne fu addolorato e trasformò Asteria in un'isola, che si chiama anche Ortigia, ovvero "isola delle quaglie". Su quest'isola Leto (sorella di Asterio) trovò asilo e vi partorì Apollo e Artemide. E siccome per la nascita di Apollo, dio del Sole, l'isola fu tutta circonfusa di luce, fu, da allora, chiamata Delo, che in greco significa "la chiara, la luminosa", in coerente simmetria con l'altro nome, Asteria, che significa "stella".

Asterio

Nella mitologia greca, Asterio (o la variante Asterione) era il nome di diversi personaggi.

Sotto tale nome troviamo:

* Asterio, figlio di Comete, un pelopide che diventò uno dei prodi argonauti;
* Asterio minore, figlio di Androgenea, una delle amanti di Minosse;
* Asterio o Asterione, il vero nome del Minotauro;
* Asterio il gigante;
* Asterio re di Creta.

Asterio re di Creta

Asterio o Asterione, "signore delle stelle", uno dei re dell'isola Creta, era il figlio di Tettamo che a sua volta era figlio di Doro, il padre si sposò con la figlia di Creteo l'eolio mentre Asterio ebbe come moglie Europa.

Si sposò con Europa dopo che era stata sedotta da Zeus. Adottò i tre figli che Europa aveva avuto da Zeus: Minosse, Sarpedonte e Radamante nominandoli quindi suoi eredi.

Asterodea


Nella mitologia greca, Asterodea era il nome di una delle ninfe.

Asterodea era una ninfa del Caucaso, fu la prima moglie di Eete, re della Colchide e quindi la vera madre di Medea, la strega che aiutò Giasone nel recupero del vello d’oro e Calcione, e di Calciope la vedova di Frisso. Asterodea morì prima che gli argonauti potessero giungere al palazzo e il re si risposò con Idia.

Asteropeo

Nella mitologia greca, Asteropeo era il nome di un giovane condottiero dei Peoni, il quale partecipò alla guerra di Troia, schierandosi dalla parte dei Troiani.

Tale conflitto era scoppiato a causa del rapimento di Elena, regina spartana, da parte di Paride, principe troiano; la vendetta del re di Sparta, Menelao, non si fece attendere, dato che schierò un immenso esercito per mettere a ferro e fuoco l'ingrata città. Le vicende più importanti di questa guerra sono raccontate da Omero nell' Iliade.

Le origini di Asteropeo, valoroso alleato dei Troiani, sono dettagliatamente narrate da Omero nel libro XXI dell' Iliade. Figlio di Pelegone, egli discendeva direttamente dal fiume Assio, un lungo corso d'acqua che, percorreva la Macedonia, sboccando infine nel golfo di Salonicco.
Pelegone, padre di Asteropeo, era infatti figlio di questo fiume e di una ninfa, Peribea, figlia maggiore di un certo Acessameno.

Nella guerra di Troia

In seguito allo scoppio di tale conflitto, Asteropeo, ormai divenuto un fiero guerriero dei Peoni, si arruolò nelle loro file, schierandosi pertanto a fianco di Ettore e compagni. Egli faceva parte delle truppe guidate da Pirecme o Pirecmo, signore della Peonia, distinguendosi per l'animo eroico e generoso. Fu in assoluto uno degli eroi più valorosi di parte filotroiana.

Imprese in battaglia dell'eroe e sua morte

Il giovane capo peone partecipò attivamente alla guerra, spingendosi sempre nelle file avanzate degli alleati, insieme ad altri eroi, esperti nella battaglia, quali Sarpedone e Glauco, condottieri della Licia. Tentò invano di vendicare la morte dell'intimo amico Apisaone, ucciso da Licomede, un eroe acheo; scagliò quindi la sua lancia contro i Greci, ma quelli, stretti intorno a Patroclo, si erano riparati sotto i loro scudi a mo' di muro, e l'arma del nemico quindi mancò il bersaglio. Quindi combatté senza paura contro Achille, il guerriero invincibile, sulle rive del fiume Scamandro,ove riuscì a ferire Achille al gomito, ma dovette infine arrendersi alla sua lancia che lo colpì mortalmente al ventre e fece spargere tutte le sue viscere sul terreno; Achille afferrò Asteropeo che ancora agonizzava e lo gettò nello Scamandro dove finì annegato e spolpato dai pesci. Così il grande guerriero, che si vantava di essere nipote del fiume Assio, spirò nelle acque di un altro fiume. Alcuni compagni di Asteropeo, che si trovavano lì nei pressi, tentarono allora la fuga; ma vennero tutti trafitti dalla lancia di Achille, e i loro cadaveri anch'essi gettati nello Scamandro.

Benché non sia detto esplicitamente nel testo, le anime di Asteropeo e dei suoi compagni furono costrette a vagare senza pace per l'eternità: secondo l'antica credenza greca, i morti insepolti non potevano giungere ai cancelli dell'Ade. Solo uno di essi, Tersiloco, scampò a questa sorte: Virgilio nel sesto libro dell'Eneide afferma che la sua anima raggiunse l'oltretomba, per cui il poeta latino si rifà a qualche fonte non arrivata a noi secondo la quale il corpo di Tersiloco fu recuperato.

Astianatte

Astianatte è un personaggio della mitologia greca, figlio di Ettore, l'eroe troiano che combatté nella guerra di Troia, distinguendosi come il campione tra i suoi compatrioti, e di Andromaca, figlia del re Eezione.

Alla nascita, il padre gli impose il nome di Scamandrio, quasi lo considerasse un dono del fiume Scamandro, ma i Troiani, memori delle imprese di Ettore, lo chiamavano Astianatte (che significa «signore della città»).

Fu ucciso da Neottolemo, che lo gettò dalle mura di Troia su consiglio di Ulisse, affinché la stirpe di Priamo non avesse discendenza.

Secondo altre versioni del mito, il piccolo fu salvato da un'ancella, e, una volta diventato adulto, avrebbe rifondato la città di Troia.

Secondo l'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo (Libro III, Canto V), Andromaca avrebbe sostituito Astianatte con un altro bambino, che fu ucciso dai Greci al posto suo, lasciando il vero figlio nascosto in un bosco. Successivamente Astianatte sarebbe stato portato da un amico di Ettore in Sicilia, dove prima di essere assassinato dal greco Egisto, concepì con la Regina di Saragozza un figlio, Polidoro, dalla cui stirpe nacque il famoso Ruggero.

Astidamia



Astidamia è un personaggio della mitologia greca. Con questo nome vengono indicate alcune eroine mitologiche greche.

* Astidamia, figlia di Pelope e Ippodamia, aveva sposato Alceo re di Tirinto e da questa unione era nato Anfitrione.

* Astidamia, figlia di Amintore re di Dolopia. Secondo quanto scrive Pindaro la ragazza avrebbe sposato Eracle generandoTlepolemo.

* Astidamia,o Ippolita, moglie di Acasto re di Iolco da cui aveva avuto una figlia Sterope. Più che eroina questa Astidamia era un'amante non corrisposta. L'amante era Peleo al quale, per vendicarsi, la donna inventò accuse di ogni sorta. Alla fine Peleo finisce per uccidere Acasto e Astidamia, quest'ultima fatta a pezzi.

* Astidamia, figlia di Forbante, sorella di Augia re di Elide. Il personaggio ha avuto una certa parte durante una delle fatiche di Eracle "la pulizia delle stalle di Augia". L'ira scatenata da Eracle per non essere stato ricompensato del suo lavoro da Augia causò la morte di quest'ultimo mentre Astidamia riuscì a salvare il figlio Lepreo che aveva osato attaccare l'eroe. Racconta Aeliano che, dopo essersi riconciliato con Ercole, Lepreo propose di fare una gara di tiro con l'arco, che vinse Ercole. Allora Lepreo disse: "Facciamo a chi scaglia l'asta più lontano" e perse; "Facciamo a chi mangia prima un bue" e perse; "Facciamo a chi beve più vino" e perse ancora. Esasperato, Lepreo propose di fare la lotta ed Ercole lo uccise.

Astigite

Nella mitologia greca, Astigite era il nome del figlio di Argeo .

Aspalide la sorella di Astigite, aveva grazie alla sua bellezza suscitato le voglie di un ricco signore del luogo, Meliteo, che inviò dei soldati per portarla da se, la donna preferì uccidersi che lasciarsi rapire.

Astigite scoprì l’accaduto, dopo la disperazione decise di vendicare l’amata sorella. Indossati gli abiti della sorella si fece catturare senza opporre resistenza ed una volta giunto alla residenza del ricco proprietario lo uccise, riuscendo a prendere il suo posto sul trono.

Astilio


Nella mitologia greca, Astilio era il nome di uno dei tanti centauri; ma, a differenza degli altri, egli era dotato di arti magiche.

Astilio era dotato di enormi capacità di indovino, soprattutto per uno della sua razza. Fu lui a predire la morte di Ippodamia proprio nel giorno delle sue nozze.

Astimedusa

Nella mitologia greca, Astimedusa era il nome, secondo una versione del mito, della seconda moglie di Edipo .

Secondo tale versione, Edipo dopo la morte di Giocasta sposò Astimedusa. Una volta sposati la donna gelosa dei due figli del marito, Eteocle e Polinice, fece in modo che i due litigassero con il padre. Infatti accusando i due ragazzi di fronte ad Edipo, affermando che i ragazzi le fossero avversi, che non l’avevano accettato come madre e altre calunnie varie il marito maledì i suoi figli.

Edited by demon quaid - 8/12/2014, 15:19
 
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