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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 30/6/2010, 12:21 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Astinoo

Nella mitologia greca, Astinoo era il nome di diversi personaggi legati ognuno al mito della guerra di Troia.

Durante la guerra combattuta fra i due regni di Grecia e di Troia ritroviamo sotto tale nome:

* Astinoo, figlio di Protiaone;
* Astinoo, guerriero troiano ucciso in battaglia da Diomede con un colpo al petto grazie alla sua arma di bronzo rifinito.

Astinoo figlio di Protiaone

Durante una delle tante battaglie fra i due eserciti, Astinoo era in prima fila a combattere per i troiani. Polidamante, un eroe al servizio dell’esercito di Priamo, in quel frangente rimase senza cocchiere, e quindi anche se combatteva a piedi se ne avesse avuto bisogno gli era stato precluso ogni via di fuga. Appena vide libero Astinoo subito gli affidò le sorti dei suoi cavalli e lui fu ben felice di servirlo.

Quando Neottolemo, l'eroe figlio di Achille, giunse in Troade per aiutare gli Achei contro i troiani, egli assunse il comando dei Mirmidoni e con essi riuscì a massacrare quasi tutti gli eroi troiani. Sotto la sua lancia cadde sia Euripilo, nipote di Priamo giunto in soccorso dei Troiani, e anche Agenore, il valoroso figlio di Antenore. Insieme a loro venne inoltre ucciso anche Astinoo.

Astioca


Nella mitologia greca, Astioca era il nome di diversi personaggi.

Tra i personaggi che il mito chiama con il nome di Astioca:

* Astioca, figlia di Simoento, sposa di Erittonio, che era appena salito al potere. Dalla loro unione nacque Troo (o Tros), il mitico fondatore di Troia;

* Astioca, figlia di Laomedonte;

* Astioca, (o Astioche), una Danaide;

* Astioca, figlia di Fileo;

* Astioca, madre di Ascalafo, nato dall’unione con Ares, il dio della guerra;

* Astioca, figlia di Priamo, la quale andò in sposa a Telefo.

Astioca figlia di Laomedonte

Laomedonte con la consorte Strimo ebbe cinque figli e tre figlie, Esione, Cilla e appunto Astioca. Essa, divenuta adulta, sposò Telefo, che si era dichiarato neutrale durante la guerra di Troia. Astioca si fece corrompere e mandò a combattere il figlio Euripilo, che poi fu ucciso da Neottolemo.

Secondo alcune versioni del mito, dopo la guerra di Troia, Astioca venne fatta prigioniera dai Greci, ma, mentre i nemici si accampavano su un'isola, lasciando le prigioniere troiane nelle navi, Astioca per vendicarsi diede fuoco alle navi achee. Per punizione, gli Achei la crocifissero sul monte Seteone, dove subirono la stessa sorte anche altre due donne ribelli, Setea e Medesicasta, quest'ultima figlia illegittima di Priamo.

Astioca figlia di Fileo

Astioca fu fatta prigioniera da Eracle, l’eroe delle dodici fatiche, e con lei ebbe un figlio, Tlepolemo.

Secondo un'altra versione del mito, Telefo sposò Laodice, un'altra figlia di Priamo.

In altri miti Tleptolemo era il figlio di Astidamia.

Astioche

Nella mitologia greca, Astioche è il nome di alcune eroine mitologiche.

Il nome di Astioche è portato da sette differenti personaggi:

* Astioche, moglie del re Erittonio.
* Astioche, figlia di Attore
* Astioche, moglie di Ificlo e madre di Protesilao e Podarce
* Astioche, figlia di Laomedonte e Strimo, sorella di Priamo
* Astioche, principessa, figlia di Filante
* Astioche, una delle Niobidi, uccisa da Artemide
* Astioche, ninfa marina, amata da Pelope

Astioche, figlia di Attore

Astioche era una figlia di Attore, e dunque discendente di Frisso. Fu amata dal dio Ares e da lui ebbe due figli, Ascalafo e Ialmeno.

Astioche, figlia di Laomedonte

Astioche era stata generata da Laomedonte e da Strimo, ed era sorella di Podarce, Titone, Lampo, Clizio, Icetaone.

Astioche, ninfa marina

Astioche era una ninfa dell'acqua, e dall'unione con Pelope (figlio di Tantalo) ebbe numerosi figli, tra i quali Crisippo, che venne ucciso dai fratelli Tieste e Atreo.

Astiope

Astiope è un personaggio della mitologia greca, figlia del fiume Simoenta. È la sposa di Erittonio e la madre di Troo. Fa parte degli antenati dei re troiani.

Astipilo



Astipilo, personaggio dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Astipilo fu ucciso da Achille nell'azione bellica descritta nel libro XXI dell'Iliade relativo alla Battaglia del fiume.

Astrea (divinità)

Astrea nella mitologia greca era una vergine stellare simboleggiante la Giustizia.

Astrea era ritenuta figlia di Zeus e di Temi secondo una tradizione, secondo un'altra invece era figlia di Asteo e di Eos.

Scesa tra i mortali nell'età dell'oro, diffuse i sentimenti di giustizia, come fece la madre prima di lei, e di bontà; ma poi, disgustata dalla degenerazione morale del genere umano, dapprima si rifugiò nelle campagne, e poi al principio dell'età del ferro risalì definitivamente in cielo, dove splende sotto l'aspetto della costellazione della Vergine. In seguito venne identificata con la dea Diche. Astrea aveva anche una sorella Pudicizia che lasciò la terra insieme alla sorella.

Si credeva inoltre che fosse madre di Ipno (dio del Sonno).

Astreo

Nella mitologia greca Astreo è un titano, figlio di Crio ed Euribia.

Da lui e dalla moglie Eos (l'aurora) nacquero i venti, Zefiro, Borea, Noto ed Apeliote, e le stelle.

Atalanta (mitologia)

Atalanta è una figura della mitologia greca, figlia di Iasio o Iaso, re dell'Arcadia, e di Climene.

Il padre desiderava un maschio e, com'era costume in questi casi, la abbandonò sul monte Pelio. Artemide inviò un'orsa, che se ne prese cura allattandola e allevandola. Qualche tempo dopo fu trovata da un gruppo di cacciatori che la crebbero.

La propensione per la caccia si manifestò presto quando affrontò e uccise con l'arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di possederla. In seguito chiese di far parte degli Argonauti ma Giasone, che temeva la presenza di una donna sulla nave Argo, rifiutò. Altra prova di destrezza nella caccia la diede partecipando alla battuta per la cattura del cinghiale calidonio che riuscì a ferire per prima. Meleagro, in segno di onore, le fece dono della pelle della preda.
Atalanta e Peleo si contendono la pelle e il trofeo del cinghiale calidonio

L'eco dell'impresa la rese famosa tanto che il padre infine la riconobbe. Le insistenze del padre affinché si sposasse incontrarono la sua contrarietà: infatti un oracolo le aveva predetto che una volta sposata avrebbe perduto le sue abilità.

Atalanta, che era una ninfa, per accontentare il padre, sicura dei propri mezzi, promise di sposarsi solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. La posta era altissima: ciascun pretendente che non ne fosse uscito vincitore, sarebbe stato ucciso.

Nessuno riuscì a batterla finché non arrivò Melanione (o Ippomene) che, profondamente innamorato, volle cimentarsi nella rischiosissima impresa chiedendo aiuto ad Afrodite. La dea diede allora a Melanione tre mele d'oro tratte dal Giardino delle Esperidi ed egli, seguendone il consiglio, lasciò che cadessero una a una durante la corsa. Atalanta ne risultò irresistibilmente attratta e si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno prezioso e, infine, la stessa gara.

Tempo dopo i due sposi incorsero nelle ire di Afrodite, offesa per averli scoperti ad amarsi in un tempio dedicato a Cibele. Per punirli decise di trasformarli in leoni perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro.

Secondo alcune leggende, Atalanta era madre di Partenopeo, avuto da Meleagro o da Melanione.

Atalanta era descritta come provocante ma fermamente virtuosa. Cacciatrice infaticabile, venne talvolta assimilata ad Artemide.

Atamante

Atamante è una figura della mitologia greca. Figlio di Eolo, a sua volta figlio di Elleno, e di Enareta, fu un re beota.

Si narra che Atamante, figlio di Eolo e fratello di Sisifo e di Salmoneo, per ordine di Era sposò Nefele, una dea delle nubi figlia di Zeus. Nefele generò ad Atamante due figli, Frisso e Leucone, e una figlia Elle. Atamante, tuttavia, urtato per il disprezzo che Nefele gli dimostrava e, innamoratosi di Ino, figlia di Cadmo e Armonia, condusse questa segretamente nel suo palazzo ai piedi del monte Lafistio, dove essa generò Learco e Melicerte. Ino prese in odio i figli di primo letto e, architettando un malvagio disegno, pretese che essi venissero sacrificati quale unico modo per salvare la Beozia dalla siccità e dalla carestia che si erano abbattute (ma che in realtà lei stessa aveva causato sterilizzando con il fuoco le sementi). Nefele, accortasi dell'intrigo, chiese aiuto a Era che le inviò Ermes con un ariete alato dal vello d'oro col quale essi scamparono alla morte, ma, attraversando lo stretto di mare per raggiungere la Colchide, Elle cadde. Quel tratto di mare da allora si chiama Ellesponto. Secondo le Metamorfosi di Ovidio, Era, gelosa di Semele, figlia di Cadmo (fondatore di Tebe), giacché amata da Zeus, dopo averne causato la morte (l'aveva infatti indotta a supplicare Zeus di mostrarsi in tutta la sua gloria) infierì contro un altro tebano, Atamante, marito della sorella di Semele, Ino,facendolo impazzire. Ermes gli aveva infatti affidato Dioniso per sottrarlo alla gelosia della regina dell'Olimpo, che lo aveva però ritrovato. Egli, nella sua pazzia credette di vedere una leonessa e dei leoncini (secondo altri, dei cervi) invece di sua moglie e dei suoi due figli, così cominciò a dar loro la caccia, afferrò il figlio Learco e lo sfracellò contro uno scoglio; successivamente scagliò Melicerte, il secondo figlio, in mare. La madre, per cercare di salvare almeno Melicerte si tuffò e annegò insieme a suo figlio. Afrodite, madre di Armonia e quindi nonna di Ino, impietositasi pregò Poseidone di collocare i due tra gli dei marini, dando a Ino il nome di Leucotòe (chiamata Matùta a Roma) ed a Melicerte quello di Palèmone (Portùnno, a Roma). Atamante venne invece mutato in fiume.

Dante Alighieri segue fedelmente la versione ovidiana nel trentesimo canto dell'Inferno nella Comedia.

Secondo un'altra versione Atamante, messo a conoscenza delle trame ordite dalla moglie, si indignò a tal punto da uccidere i figli avuti con lei.

Ate

Ate è una figura della mitologia greca.

Frequentemente induce al peccato di ὕβρις (hýbris), la tracotanza che nasce dalla mancanza di senso della misura.

Ate non tocca il suolo: cammina leggera sul capo dei mortali e degli stessi dei, inducendoli in errore.

La seguono, senza riuscire mai a raggiungerla, le Litai, le rugose Preghiere, che si prendono cura di coloro cui Ate ha nuociuto nel suo cammino. Quando qualcuno si rivela sordo alle Preghiere, queste si rivolgono al padre Zeus perché faccia perseguitare da Ate chi le ha respinte.

Secondo Omero è la figlia di Zeus. A lei Agamennone attribuisce la responsabilità degli eventi che portarono alla disputa con Achille. Lo stesso Agamennone narra che Zeus, quando suo figlio Eracle stava per nascere da Alcmena, si vantò con gli dei Olimpi che il suo prossimo discendente avrebbe regnato su tutti i vicini; sollecitato da Era, il dio ne fece giuramento, non sospettando che sulla sua testa si era in quel momento posata Ate. Era fece in modo che Euristeo, figlio di Stenelo, nascesse prima di Eracle, e questi fu dunque costretto a servire per molti anni il fratellastro. Quando Zeus scoprì l'accaduto, prese Ate per le trecce e la scagliò sulla terra, giurando che non avrebbe mai più rivisto l'Olimpo.

Stando allo Pseudo-Apollodoro, Ate atterrò su una collina in Frigia, in una località che assunse il nome della dea. Nello stesso luogo Zeus scaraventò anche il Palladio, e Ilo vi fondò Troia.

Per Esiodo, Ate è figlia di Eris, dea della Discordia, e strettamente imparentata a un'altra delle sue figlie, Ingiustizia.

Ate ed Eris sono talora confuse. Secondo alcuni non fu Eris, ma Ate, infuriata per non essere stata invitata alle nozze di Peleo e Teti, a lasciare scivolare durante il banchetto una mela d'oro recante la scritta "alla più bella". La mela della discordia generò una disputa fra Era, Atena e Afrodite, poi risolta in favore di quest'ultima con il giudizio di Paride, ponendo le premesse per la guerra di Troia.

Secondo Nonno, Ate fu indotta da Era a convincere il giovane Ampelo, amato da Dioniso, a cavalcare un toro per impressionare il dio; Ampelo fu disarcionato e si ruppe il collo.

Atena

Secondo i Pelasgi, la dea Atena nacque presso il lago Tritonide in Libia, dove fu raccolta e nutrita da tre ninfe di quella regione, che vestivano pelli di capra. Ma i sacerdoti di Atena narrano che Zeus inseguiva voglioso la titanessa Meti che per sfuggirgli assunse diverse forme, ma infine fu raggiunta e fecondata. Un oracolo della Madre Terra disse che sarebbe nata una figlia e che, se Meti avesse concepito una seconda volta, sarebbe nato un figlio destinato a diventare il padrone del cielo. Zeus allora, dopo aver indotto Meti a giacere accanto a lui, improvvisamente la inghiottì. Quando giunse il tempo del parto, Zeus fu colto da un terribile dolore di capo, e urlò tanto da destare gli echi del firmamento. Subito accorse Ermete, che indovinò la causa della pena di Zeus. Egli indusse dunque Efesto o, come altri sostengono, Prometeo, a munirsi di ascia e di maglio per aprire una fessura nel cranio di Zeus, ed ecco balzar fuori Atena, là sulle rive del fiume Tritone, tutta armata, con un potente grido che risuonò in cielo e sulla terra.

Dea della guerra, non gode delle sanguinose battaglie, come invece accade ad Ares e a Eris, ma preferisce appianare le dispute e far rispettare la legge con mezzi pacifici. Non porta armi in tempo di pace e qualora ne abbia bisogno le chiede in prestito a Zeus. La sua misericordia è grande. Se nei processi che si svolgono all'Areopago i voti dei giudici sono pari, essa di solito aggiunge il proprio per ottenere l'assoluzione dell'accusato. Ma se si trova impegnata in guerra non perde mai una battaglia, sia pure contro lo stesso Ares, perché più esperta di lui nell'arte strategica. Infatti, un giorno che Ares, sul campo di battaglia davanti a Troia, combatteva al fianco di Ettore e attaccava Diomede, Atena, resa invisibile dall'elmo magico di Ade, riesce a sviare il colpo di lancia del dio e lo fa ferire da Diomede. Ares emette un grido spaventoso e fugge verso l'Olimpo, dove Zeus lo fa curare. Un'altra volta, nella mischia degli dèi, che si svolge sotto Troia, Atena lotta contro Ares e lo sopraffà stordendolo con un colpo di pietra. Ma non solo nel ciclo troiano si manifesta questo antagonismo fra Ares e Atena. Quando Eracle dette battaglia a Cicno, figlio di Ares, questi volle difenderlo, e Atena dovette intervenire direttamente per far deviare la lancia di Ares. Eracle, approfittando di una mancanza della guardia del dio, lo ferì alla coscia, e Ares fuggì, vergognosamente, verso l'Olimpo.

Come non conobbe madre, così non conosce nè amore nè nozze. Molti dèi, Titani o Giganti avrebbero volentieri sposato Atena, ma essa rifiutò tutte le loro proposte. In una certa occasione, durante la guerra troiana, non volendo chiedere in prestito le armi a Zeus che si era dichiarato neutrale, pregò Efesto di fabbricarle un'armatura. Efesto rifiutò di essere pagato, dicendo astutamente che si sarebbe assunto l'incarico per amore; Atena non afferrò il significato di quella frase e, quando si recò nella fucina di Efesto, il dio all'improvviso si volse e cercò di usarle violenza. Atena si divincolò, ma Efesto, preso dal desiderio bagnò la gamba della dea. Disgustata, essa s'asciugò con della lana, e lanciò quella sozzura al suolo. Dalla terra così fecondata nacque Erittonio, che la dea considerò come proprio figlio. Lo allevò all'insaputa degli altri dèi e volle renderlo immortale. Lo rinchiuse in un cofano, sotto la custodia di un serpente, e lo affidò alle figlie del re d'Atene, Cecrope. Una sera, mentre le fanciulle ritornavano da una festa sacra portando il cesto di Atena a turno sul capo, spinte dalla curiosità, lo aprirono e qui videro il bambino circondato da un serpente. Le ragazze, terrorizzate, impazzirono e si uccisero, buttandosi dalla sommità dell'Acropoli. Venuta a sapere di questa disgrazia, Atena ne fu così addolorata che lasciiò cadere l'enorme roccia destinata a fortificare ulteriormente l'Acropoli: e quella roccia diventò il monte Licabetto. Poiché la notizia le era stata portata da un corvo, la dea ne mutò il colore delle penne da bianco a nero e proibì per sempre che i corvi si posassero sull'Acropoli. Erittonio si rifugiò nell'egida di Atena, dove essa lo allevò con tanta cura che alcuni lo credettero veramente suo figlio.

Tra Poseidone e Atena si accese una contesa per il possesso dell'Attica, e ciascuno cercava di fare a questo paese il più bel regalo possibile per accrescere i suoi titoli. Poseidone scagliò il suo tridente nell'Acropoli di Atene, dove subito si aprì un pozzo d'acqua marina che ancora si vede. Atena agì in modo più gentile, piantando un olivo accanto al pozzo. Poseidone, furibondo, la sfidò a duello, e Atena avrebbe accettato se Zeus non si fosse interposto nella disputa ordinando che i due dèi si rimettessero al suo giudizio. Poseidone e Atena si presentarono dunque al tribunale divino, composto da tutte le divinità olimpiche. Zeus non espresse il proprio parere, ma mentre tutti gli dèi appoggiavano le pretese di Poseidone, tutte le dee si schierarono a favore di Atena. E così, per un voto di maggioranza, Atena ottenne di governare sull'Attica, poiché aveva fatto a quella terra il dono migliore.

I legami tra Atena e Atene sono confermati dalle leggende di Erittonio e del giuramento di Oreste. Della prima si è già parlato, rimane ora quella di Oreste. Oreste, perseguitato per mare e per terra dalle instancabili Erinni, dopo l'uccisione di sua madre Clitennestra, arrivò ad Atene. Tosto entrò nel tempio di Atena sull'Acropoli, sedette e abbracciò il simulacro. Ma Atena, che aveva udito le suppliche di Oreste dallo Scamandro, il territorio troiano di recente acquisito al suo culto, giunse in gran fretta ad Atene e, raccolti i più nobili tra i cittadini e i giudici, ordinò all'Areopago di giudicare Oreste. La votazione dei giudici si chiuse alla pari e allora Atena, che presiedeva il tribunale, si dichiarò dalla parte di Oreste. Prosciolto dunque con onore, Oreste ritornò in Argolide e giurò di essere un fedekle alleato di Atene fino all'ultimo dei suoi giorni.

Atena aiutò numerosi eroi tra i quali Perseo, Bellerofonte, Eracle, Giasone. Aiutò Perseo perché voleva la morte della bella gorgone Medusa che si era accoppiata con Poseidone in uno dei suoi templi: per questo motivo le aveva dato un aspetto così spaventoso da trasformare in pietra tutti quelli che la guardavano. Quando Perseo promise al re Polidette di portargli la testa della Gorgone, le Ninfe gli consegnarono sandali alati, una bisaccia e l'elmo di Ade che aveva la proprietà di rendere invisibile chiunque lo metteva, mentre Ermes lo armò di una roncola d'acciaio durissimo e Atena gli donò un lucidissimo scudo. Perseo volò fino alla terra degli Iperborei, dove trovò le Gorgoni addormentate. Fissò lo sguardo sull'immagine di Medusa riflessa nello scudo, Atena guidò la sua mano e con un solo colpo di roncola decapitò Medusa; allora, con sua grande sorpresa, vide balzar fuori dal cadavere il cavallo alato Pegaso e il guerriero Crisaore, i due esseri generati da Poseidone. Portata a buon termine l'impresa, Perseo donò la testa della Medusa ad Atena, che la fissò alla sua egida; ma altri dicono che quell'egida fu fatta con la pelle di Medusa, che Atena le strappò di dosso.

Atena modesta quanto Artemide, è molto più generosa. Quando un giorno, Tiresia la sorprese per caso intenta a fare il bagno, essa gli posò le mani sugli occhi e lo accecò, compensandolo tuttavia col dono della chiaroveggenza. Si dice che in una sola occasione Atena diede prova di incontrollata invidia. Aracne, una principessa di Colofone in Lidia, era così esperta nell'arte della tessitura che nemmeno Atena poteva competere con lei. Quando le mostrarono un mantello dove Aracne aveva intessuto scene d'amore tra gli olimpi, Atena lo scrutò attentamente per scoprirvi degli errori, e non trovandone alcuno lo lacerò furibonda. Allora Aracne, avvilita e atterrita, si impiccò a una trave. Atena la trasformò in un ragno e tramutò la corda in una ragnatela; Aracne vi si arrampicò salvandosi la vita.

Dea guerriera, armata della lancia e dell'egida (una specie di corazza in pelle di capra), ebbe una parte importante nella lotta contro i Giganti. Uccise Pallante ed Encelado. Scorticò il primo, e con la sua pelle si fabbricò una corazza. Quanto ad Encelado, lo inseguì fino in Sicilia e l'immobilizzò lanciandogli addosso l'isola intera. Eracle combattè al fianco di Atena nella lotta contro i Giganti, è il mortale il cui aiuto è necessario per soddisfare la condizione imposta dai Destini alla morte dei Giganti. D'altronde Atena cominciò con l'amarlo, nel momento in cui l'eroe fu sul punto d'intraprendere le sue fatiche. Sempre lei gli dette le nacchere di bronzo, opera di Efesto, con le quali egli spaventò gli uccelli del lago Stinfalo, che si alzarono in volo, permettendogli così di abbatterli a frecciate. In compenso, Eracle offrì a lei i pomi d'oro delle Esperidi, allorché Euristeo glieli rese.

Prima della guerra, Atena era onorata a Troia nella forma di una statua di legno caduta dal cielo e chiamata Palladio. Si riteneva che la città non potesse essere vinta fin tanto che avesse posseduto questo idolo. Ma dopo che Paride, sull'Ida, le aveva rifiutato il premio della bellezza, Atena divenne ostile ai Troiani, e fu la più strenua protettrice dei Greci a Troia. I suoi favoriti erano Diomede, Odisseo, Achille, Menelao. Quando però Aiace, figlio d'Oileo, violentò Cassandra che abbracciava la statua di Atena e la fece cadere, la statua della dea volse altrove gli occhi per non assistere al tremendo oltraggio. Atena tolse ai Greci la sua protezione, fatta eccezione per Odisseo che amava teneramente e che aiutò a ritornare in patria. La sua azione è costante, e lei interviene con metamorfosi, sotto la forma di diversi mortali, per portare aiuto all'eroe. Manda anche sogni, per esempio a Nausicaa, per suggerire di andare a lavare la biancheria un certo giorno in cui lei sa che Odisseo deve approdare nell'isola dei Feaci. Dota il suo protetto di una bellezza soprannaturale, per commuovere con più certezza la giovane in quell'incontro che deve procurare ad Odisseo una nave per tornare in patria. In altre occasioni, spinge Zeus in favore dell'eroe. Lei provoca l'ordine dato da Calipso di rilasciare Odisseo e di fornirgli i mezzi per riprendere il mare.

Era una delle maggiori divinità celesti del Pantheon greco, luminosa al pari di Apollo, benché da lui assai diversa. Le sue statue, i Palladii, la presentano armata di elmo, scudo e lancia, donde l'epiteto di Promachos e gli altri simili sotto i quali era venerata in molte località, come Stenia (la forte), Agelia (che dà la vittoria); è essa stessa la vittoria (Nike), è protettrice della città (Polias).
Accanto al valore guerriero, Atena personifica anche la saggezza e la prudenza; dea dell'intelligenza protegge le opere di pace, dell'agricoltura, delle industrie. Le si attribuiva l'invenzione di cose utili: i numeri, i carri, le macchine, la navigazione; erano sotto la sua protezione i tribunali; le erano sacri il serpente, la civetta, il gallo, l'olivo, il fico, l'acanto.

Nel culto ateniese si vedono espressi i due aspetti della Dea: quello antico naturistico, e quello più recente etico; per il primo aveva il tempio dell'Eretteo, per il secondo il Partenone con la statua di Atena Promachos. Feste solenni si celebravano per Atena in vari tempi: le Oscoforie alla vendemmia, le Procaristerie al principio della primavera, le Plinterie nel mese di targelione (maggio-giugno), le Panatenee nel mese di ecatombeone (luglio-agosto). Erano soprattutto giochi ginnici, gare poetiche e musicali, con la solenne processione (raffigurata nel fregio fidiaco del Partenone), nella quale si portava sull'acropoli il nuovo peplo preparato dalle donne ateniesi.

Ati (mitologia)

Nella mitologia greca, Ati era il nome di uno dei figli di Eracle e di Onfale

Figlio del mitico eroe capace di fronteggiare le dodici fatiche e della regina della Lidia che ebbe Eracle come schiavo, Ati fu il padre di Lido e Tirreno e quindi capostipite dei tanti sovrani della Lidia che dopo di lui vi furono. I loro figli come era usanza a quei tempi presero l’epiteto di Atiadi.

Atinnio

Nella mitologia greca, Atinnio o Atimnio era il nome di uno dei tanti figli di Zeus avuto da una certa donna chiamata Cassiopea o Fenice.

Atinnio nel mito lo si confonde con Mileto. Fu lui a far nascere la rivalità fra Minosse Sarpedone e Radamanto

Il nome Atimnio significa mai sazio di eroici elogi.

Atlante

Gigante, figlio di Giapèto e dell'oceanina Asia (secondo altri dell'oceanina Climene). E' fratello di Prometeo, Epimeteo e Menezio. Appartiene alla generazione divina anteriore a quella degli Olimpici, quella degli esseri mostruosi e smisurati. Partecipò col fratello Menezio alla sciagurata guerra dei Giganti contro gli dèi olimpi. Zeus uccise Menezio con una folgore e lo mandò nel Tartaro, ma risparmiò Atlante che condannò invece a portare il Cielo sulle spalle per l'eternità.
Prima che Zeus lo condannasse a quella triste pena, ebbe il tempo di avere molti figli: con Pleione, le Pleiadi e le Iadi e il figlio Iante; con Esperide, le Esperidi. Dione è talvolta collocata tra le figlie di Atlante.
Il Titano aveva saputo da un oracolo che un giorno un figlio di Zeus sarebbe venuto a rubare le mele d'oro nel giardino delle Esperidi, custodite dal drago Ladone. Per questo motivo Atlante rifiutò di dare ospitalità a Perseo, che per vendicarsi gli mostrò la testa di Medusa, e lo trasformò così nel monte Atlante.
Atlante tenne sempre il Cielo sulle spalle, salvo per il breve periodo in cui Eracle lo alleviò di quel peso. Eracle, durante il compimento della sua undicesima fatica, si era recato a cercare le mele delle Esperidi. Nereo gli aveva consigliato di non coglierle con le proprie mani, ma di servirsi di Atlante, alleggerendolo nel frattempo dell'enorme peso che gravava sulle sue spalle. Appena giunto al giardino delle Esperidi, Eracle chiese dunque ad Atlante di fargli questo favore, e chinò le spalle per accogliere il peso del globo celeste; Atlante si allontanò e ritornò poco dopo con tre mele colte dalle sue figlie. Egli assaporava la gioia della recuperata libertà. "Porterò io stesso le mele a Euristeo", disse, "se tu reggerai il Cielo sulle tue spalle per due o tre mesi ancora". Eracle finse di acconsentire, ma poiché Nereo l'aveva avvertito di non accettare una simile proposta, pregò Atlante di sostenere il globo per pochi minuti soltanto, affinché egli potesse fasciarsi il capo. Atlante, tratto in inganno, posò a terra le mele e riprese il suo carico; subito Eracle raccattò i frutti e si allontanò con un ironico saluto.

Atlantide

Secondo una leggenda antichissima riferita a Solone dai sacerdoti egizi, era una grande isola dell'Occidente. Platone ne riporta la leggenda nel Crizia e nel Timeo. Ad occidente delle Colonne d'Ercole, di fronte alla catena dell'Atlante, sorgeva un'isola più grande della Libia e dell'Asia Minore prese insieme, popolatissima e fertilissima; i suoi principi avevano esteso il dominio nell'Asia e nell'Africa ed erano stati sconfitti soltanto dagli Ateniesi. Per l'empietà degli abitanti, uno spaventoso terremoto, accompagnato da piogge torrenziali e da straripamenti del mare, distrusse l'isola nello spazio di un giorno e di una notte. La leggenda pare sia molto antica, giacché si dice che un episodio della guerra cogli Atlantidi fosse raffigurato nel peplo che si portava al Partenone nelle feste Panatenaiche.

Atrace

Nella mitologia greca, Atrace era il nome di uno dei figli di Peneo e di Bura

Atrace era il padre di Ippodamia e (forse) di Ceneo la donna che diventò uomo per suo volere, da lui presero l’epiteto di Atracidi come si usava a quei tempi.

Fondò una città che prese il suo nome nella Tessaglia.

Atreo

Atreo è una figura della mitologia greca, figlio di Pelope e di Ippodamia, fratello di Tieste e padre di Agamennone e Menelao.

Atreo, insieme a suo fratello Tieste, uccise il fratellastro Crisippo, attirandosi la maledizione paterna. Atreo e Tieste si rifugiarono presso i Danaidi che regnarono a Micene (Steleno e poi Euristeo) e successero a essi dopo che furono sterminati dagli Eraclidi. La rivalità tra i fratelli nacque dalla contesa per il titolo regale e fu esasperata dall'adulterio di Aerope, moglie di Atreo, col cognato. Divenuto finalmente re di Micene, Atreo prima bandì Tieste, poi, richiamatolo, si vendicò dell'adulterio facendo con l'inganno mangiare al fratello i tre figli da lui avuti con una ninfa.

Fuggito a Sicione, Tieste generò da Pelopia, propria figlia, Egisto; poi Pelopia sposò lo zio Atreo, che allevò anche Egisto (senza conoscerne né il padre né la madre) finché non lo inviò a uccidere Tieste; ma il giovane, scoperto che la vittima designata era suo padre, uccise lo zio e patrigno.

Agamennone e Menelao erano figli di Atreo e Aerope o, secondo un'altra versione, di Plistene, figlio di Atreo a lui premorto.

Il nome può risalire dalle parole greche ateirés = "indomabile", àtreston = "intrepido", o ateròn = "accecato dal male".

Atride

Atride è il patronimico dei figli di Atreo. Agamennone era maggiore di età e perciò era detto Atride maggiore, mentre Menelao era l'Atride minore. Già la vita di Atreo era stata costellata da lutti: Atreo, insieme a suo fratello Tieste, uccise il fratellastro Crisippo, attirandosi la maledizione paterna. La rivalità tra i fratelli nacque dalla contesa per il titolo regale e fu esasperata dall'adulterio di Aerope, moglie di Atreo, col cognato. Divenuto finalmente re di Micene, Atreo prima bandì Tieste, poi, richiamatolo, si vendicò dell'adulterio facendo con l'inganno mangiare al fratello i tre figli da lui avuti con una ninfa.

A anche la sorte degli Atridi non fu felice. Agamennone e Menelao erano figli di Atreo e Aerope o, secondo un'altra versione, di Plistene, figlio di Atreo a lui premorto.

Atreo venne assassinato da Egisto, figlio di Tieste, che prese possesso del trono di Micene e regnò congiuntamente a suo padre. Durante questo periodo Agamennone e Menelao si rifugiarono da Tindaro, re di Sparta. Qui i due sposarono le figlie del sovrano, rispettivamente Clitennestra ed Elena. Agamennone e Clitemnestra ebbero quattro figli. Tre bambine: Ifigenia, Elettra, Crisotemi, e un bambino, Oreste.

Menelao succede a Tindaro a Sparta, mentre Agamennone, con l'aiuto del fratello, scaccia Egisto e Tieste, recuperando il regno del padre. In seguito estese il suo dominio per mezzo di conquiste e divenne il principe più potente di Grecia.

Gli Atridi hanno un ruolo centrale nell'Iliade di Omero. Agamennone è il capo della spedizione dei Greci a Troia mentre Menelao è lo sposo di Elena la cui fuga con Paride è la cagione della guerra.

Atropo


Nella mitologia greca, Atropo era una delle tre Moire (o Parche, nella mitologia romana), figlia, secondo una versione, della Notte o, secondo un'altra, di Zeus e di Temi (o Mnemosine).

Atropo con le sorelle

Atropo, la più anziana delle tre sorelle, è colei che non si può evitare, l'inflessibile; rappresenta il destino finale della morte d'ogni individuo poiché a lei era assegnato il compito di recidere, con lucide cesoie, il filo che rappresentava la vita del singolo, decretandone il momento della morte.

Eaco è il giudice che controlla nel tartaro se le persone vi entrano contro il volere di Atropo.

Atteo

Nella mitologia greca, Atteo era il primo re dell’Attica, una delle più grandi regioni ai tempi dell’antica Grecia.

Atteo era il padre di Agraulo, e dal suo nome si diede origine ad una parte dell’Attica chiamata Aktaia.

Atteo era anche l’epiteto che si utilizzava per chiamare diverse figure dell’olimpo, fra cui Zeus, il padre degli dei.

Edited by demon quaid - 8/12/2014, 15:32
 
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