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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 2/7/2010, 11:47 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Babi

Nella mitologia greca, Babi era il nome di uno dei figli di Meandro .

Babi, figlio di una delle divinità minore dei fiumi, in quanto nell’antica Grecia si credeva che ogni fiume avesse origini divine, fratello di Marsia,famoso per essere tanto abile nel suonare il flauto da sfidare il divino Apollo, quando il dio si vendicò della presunzione di Marsia stava per far esplodere la sua rabbia anche contro Babi, ma fu salvato dalle sue capacità scarsissime con il flauto.

Bacchiade


Nella mitologia greca, Bacchiade era il nome di uno dei figli di Prumnide .

Bacchiade discendente da Eracle, l’eroe famoso per le sue innumerevoli avventure, o di Dionisio il dio del vino, riuscì a creare una delle più importanti stirpe di eroi che diedero grande lustro alla città di Corinto, dove regno con giustizia per molti anni. I suoi discendenti presero il nome di bacchiadi.

Corinto era una città famosa all’epoca greca, maestosa e piena di potere, i mitografi gli vollero donare un alone di divinità alla loro stirpe affermando una loro discendenza dal dio o dal più famoso degli eroi. Questo artifizio era molto comune ai quei tempi.

Baio (mitologia)

Nella mitologia greca, Baio era il nome di uno degli amici di Ulisse

Ulisse chiamato anche Odisseo, re di Itaca non voleva partecipare alla guerra di Troia, usando uno stratagemma, ma una volta scoperto fu costretto a partire con la sua flotta, al comando di essa vi era il prode Baio.

Tale Balio si perse durante la guerra e non tornò con Ulisse evitando in tal modo le avventure dell’Odissea. Una volta che riprese la via del mare, non cercò il ritorno a casa, anche pensando erroneamente che il suo padrone fosse morto negli anni trascorsi. Balio fondò nei suoi viaggi diverse città, fra cui Balio nella Campania (Italia).

Baleazarre

Nella versione di Fénelon di un noto mito greco, Baleazarre (Baléazar) era il nome di un figlio di Pigmalione e Astarbea

Astarbea, regina di Tiro, ambiziosa e folle uccise avvelenando e poi strangolando il proprio marito. Già in precedenza aveva cercato di uccidere Baleazarre, corrompendo i marinai che dovevano condurlo a Samo, perché lo facessero annegare. Sfuggito alla morte, fece poi ritorno in patria e vendicò il padre, imprigionando Astrea che, condannata alla morte sul rogo, preferì avvelenarsi. In seguito a ciò, Baleazarre divenne re, amato dalla popolazione per la sua mitezza e giustizia, che contrastava con la malvagità e la violenza del padre e della madre.

Baleo


Nella mitologia greca, Baleo era il nome di uno dei compagni di Eracle che lo aiutò nelle sue imprese.

Eracle durante il compimento delle sue dodici fatiche fu aiutato da tantissimi amici che vedevano in lui un compagno ed un eroe su cui contare. Uno di loro fu Baleo, abile guerriero che aiutò il semidio durante la cattura della mandria di Gerione. Durante il lungo viaggio Baleo morì in una delle isole che dopo presero il nome da lui, le Baleari.

Bargilo


Nella mitologia greca, Bargilo era il nome di uno dei compagni di Bellerofonte .

Bargilo, eroe greco di cui si racconta nel mito, compagno di Bellerofonte in molte avventure fu ucciso in una di queste dalla furia del cavallo alato Pegaso da un suo calcio poderoso.

Bellerofonte non dimentico della lealtà dell’amico decise di onorarlo dando il nome di una delle città da lui fondate il suo nome nella Caria, quella città si chiamò Bargilia.

Basala


Nella mitologia greca, Basala era il nome di uno dei Cercopi, i dispettosi ladri dell’epoca del mito.

Basala insieme al suo fratello furono celebri ladri che si divertivano per lo più a prendersi gioco dei grandi eroi compiendo burla, compiendo dispetti e rubando cose di cui andavano fieri.

Un giorno decisero di prendersi gioco del famigerato Eracle, e anche se furono avvertiti del pericolo, continuarono nella loro impresa.

Trasformatosi in zanzare davano fastidio continuo all’eroe che non riusciva a riposare e nel frattempo diedero un'occhiata anche alle sue armi che portava sempre con se. Prima che il furto fosse compiuto Eracle riuscì a catturarli e a farli assumere la loro forma originale. Alla fine non riuscì a punirli come aveva inizialmente desiderato e li lasciò fuggire via, Zeus quindi li trasformò in scimmie.

Batea (mitologia)

Nella mitologia greca, Batea o Batia o Baticia era il nome di una delle principesse della Frigia.

Batea, figlia di Teucro, diventò la moglie di Dardano, dalla dubbia origine secondo cui in una delle versioni del mito fu il capostipite della razza troiana.

Dall’unione nacquero due figli, Ilo ed Erittonio.

Baticle

Nella mitologia greca, Baticle era il nome di un prode guerriero acheo, il quale decise di partecipare alla guerra di Troia, conflitto scoppiato a causa del rapimento della regina di Sparta Elena da parte del suo amante troiano Paride, figlio di Priamo. Per vendicare questo oltraggio, Menelao, legittimo sovrano di Sparta e marito tradito, chiamò in causa tutti i sovrani più potenti della Grecia, compreso il fratello Agamennone, e dichiarò guerra alla città di Troia.
Gli avvenimenti più importanti di questo conflitto sono raccontati da Omero nell'Iliade.

L'unico poema da cui possiamo trarre le vicende legate alle origini di questa figura è esclusivamente l'Iliade di Omero. Figlio di un anziano mirmidone, chiamato Calcone, Baticle aveva abitato l'Ellade, la piccola regione della Tessaglia che apparteneva al regno di Achille e di suo padre Peleo. Era dunque un Mirmidone, ossia un illustre abitante di quella regione.
Qui viveva pacificamente tra gloria e ricchezza, tale da suscitare l'invidia di numerosi Mirmidoni, suoi compatrioti.

La morte in guerra

Baticle prese parte alla guerra di Troia, agli ordini diretti del suo capitano, l'eroe Achille; insieme alle truppe dei Mirmidoni, eseguì numerose imprese agli ordini dei suoi superiori. Il guerriero accompagnò i suoi compatrioti in tante imprese belliche, ed egli stesso venne ingaggiato da Achille per accompagnare il suo amico Patroclo in battaglia, allorché quest'ultimo volle indossare l'armatura e combattere alla maniera dell'eroe greco.

Nel corso della battaglia che ne seguì, Patroclo giunse all'uccidere persino Sarpedone, fortissimo figlio di Zeus e capo dei Lici, alleati dei Troiani. Addolorato e sdegnato per la morte del suo amico, Glauco, cugino di Sarpedone volle vendicarlo e scagliò la sua lancia nel folto dei nemici achei. La sua lancia non volò vana, ma colpì proprio l'eroe Baticle, trafiggendolo in pieno petto e spegnendone l'ardore.

La morte di Baticle provocò molto sconforto nei cuori degli Achei, di fronte alla perdita di un uomo tanto caro. Merione, volendo vendicarne la morte, trafisse a sua volta il prode Laògono, cogliendolo tra la mascella e l'orecchio, cosicché la sua anima defunta scese nell'Ade.

Batone

Nella mitologia greca, Batone era il nome di uno dell’Auriga di Anfirao .

Batone colui che guidava la biga del grande eroe discendeva allo stesso modo del padrone da Melampo. Durante i feroci combattimenti fra Anfirao ed i suoi nemici, il più feroce di essi stava per ucciderlo davanti alle mura di Tebe quando Zeus decise di intervenire facendolo sprofondare nell'Ade da vivo.

Batone, fedele servitore del padrone e orgoglioso di servirlo lo seguì anche in quest’avventura morendo con lui da vivo, dopo la sua morte ebbe un altare in attica.

Batto 1

Figlio di Polinnesto, discendente di Eufemo, uno degli Argonauti. Sua madre è Fronime, originaria di Creta. Batto è considerato fondatore della colonia di Cirene in Libia.
La matrigna di Fronime istigo Etearco, re di Creta, contro sua figlia mettendone in dubbio la moralità. Il re, tramite ricchi doni, ottenne da Temisone, un mercante di Tera, la promessa che avrebbe gettato in mare dalla sua nave Fronime. Temisone tenne fede alla promessa, ma legò una corda attorno alla giovinetta e dopo averla buttata in mare la issò nuovamente sulla tolda della nave. Essendosi così sdebitato verso Etearco, Temisone portò Fronime a Tera dove diventò la concubina di Polinnesto. Fronime diede alla luce Aristotele, secondo altri Aristeo, che fu soprannominato Batto perché balbettava. Quando Batto raggiunse la maggiore età, accompagnò Grinno, re di Tera, in un viaggio a Delfi; l'oracolo intimò a Grinno di fondare una colonia in Libia. Ma costui si disse troppo vecchio per un viaggio così faticoso e chiese all'oracolo di affidare a Batto questo compito. Per sette anni nulla fu fatto per ottemperare all'ordine e per tutto questo tempo non cadde pioggia su Tera. Consapevoli che la siccità era la punizione divina della loro inattività, le popolazioni dell'isola inviarono un'ambasciata nell'isola di Creta a informarsi se qualcuno sapeva dove si trovasse la Libia. Trovarono un uomo di nome Corobbio, un mercante di tinture la cui nave era stata trascinata da un uragano fino all'isola di Platea sulla costa libica. Lo assoldarono immediatamente e il mercante guidò un gruppo di coloni fino a Pletea; Batto tuttavia non si unì alla spedizione.
La colonia di Platea non prosperava e quando Batto si recò a Delfi per sapere come poteva guarire dalla balbuzie, l'oracolo gli ordinò di fondare una città in LIbia se voleva parlare normalmente. Le popolazioni di Tera inviarono Batto assieme ad un gruppo di coloni che però, una volta in vista della costa africana, fecero ritorno a Tera. Ne furono però scacciati a colpi di frecce e rispediti a Pletea dove si unirono ai coloni della prima ora.
La miseria tuttavia non lasciò Platea e quando i coloni ne domandarono il motivo all'oracolo di Delfi, fu loro risposto che la costa della Libia non era stata raggiunta. Batto, capita finalmente la lezione, guidò i suoi compagni di avventura ad Aziris, una località vicino a Platea ma sul continente, e lì si installarono. Tirarono avanti per sei anni senza raggiungere un grande benessere, poi gli autoctoni consigliarono loro di stabilire la colonia più a ovest, vicino a una sorgente sacra ad Apollo. Giunti là la profezia si compì e la colonia cominciò a prosperare; giunsero centinaia di nuovi coloni da ogni parte della Grecia. Batto, divenuto re della nuova città, si liberò della balbuzie quando incontrò un leone nella campagna intorno a Cirene. Lanciò un grido verso il felino che fuggì, e da quel momento Batto riuscì a parlare normalmente.
Questa versione ci giunge attraverso Erodoto. Pindaro vi fa riferimento in due odi Pitiche dedicate ad Arcesilao, discendente di Batto.

Batto 2

Vegliardo che, vicino a Menalo in Arcadia, vide Ermete il quale, nato soltanto il giorno prima, pascolava già una mandria appena rubata ad Apollo. Ermete lo vide e gli offrì una giovenca come prezzo del suo silenzio; Batto rispose che sarebbe restato muto come una pietra. Più tardi Ermete tornò a trovare Batto e, fingendo di cercare i suoi buoi, chiese se non avesse visto passare una mandria, promettendogli una ricompensa se l'avesdse aiutato a ritrovarla. Il vecchio non ebbe alcuno scrupolo di raccontare quanto aveva visto. Così Ermete lo trasformò in pietra come appunto lui stesso gli aveva suggerito con le sue parole.

Bauci

Moglie del vecchio e povero Filemone, abitava in un piccolo villaggio della Frigia. I due coniugi erano poveri contadini e vivevano insieme fin dal giorno del loro matrimonio. La vecchia coppia ospitò cortesemente Zeus ed Ermes che viaggiavano in incognito per quelle zone e sino a quel momento non avevano trovato altro che corruzione ed inospitalità.
I due vecchietti si adoprarono di preparare per i loro ospiti quanto possedevano, privandosi anche della loro unica oca e del pochissimo vino che avevano. Ma si accorsero che il boccale, a cui si era attinto tante volte, si riempiva da solo; turbati dal prodigio, Bauci e il timido Filemone furono presi dal terrore e con le mani alzate al cielo si misero a pregare, chiedendo venia per la povertà del cibo e della mensa. C'era un'unica oca, e loro erano pronti ad immolarla per quegli ospiti. Dopo aver consumato, nella capanna dei due vecchi, un pasto molto povero, i due visitatori si fecero riconoscere e condussero i due vecchi su una montagna, dicendo loro di guardarsi intorno. Filemone e Bauci videro allora tutto il paese sommerso dal diluvio, che aveva risparmiato la loro capanna, mutata in un bel tempio. Zeus chiese loro di formulare un desiderio che sarebbe stato appagato subito. Bauci e Filemone chiesero d'essere sacerdote e sacerdotessa e di custodire il tempio per i giorni che restavano loro da vivere, e di morire nello stesso istante affinché il sopravvissuto non avesse a patire il dolore per la morte dell'altro. Il desiderio fu esaudito: finché ebbero vita, custodirono il tempio. Ma un giorno mentre, sfiniti dallo scorrere degli anni, stavano davanti alla sacra gradinata, narrando la storia del luogo, Bauci si mutò in un tiglio, e Filemone in una quercia.

Baubo

Nella mitologia greca, Baubo o Baubò era il nome della sposa di Disaule, una antica divinità, definita dea dell'oscenità.

Non si hanno molte informazioni riguardanti la divinità, si può supporre che gli antichi greci si ispirarono a culture precedenti, soprattutto a quelle nelle quali erano presenti dee primitive, per così dire, archetipiche della sfera sessuale e della fertilità. Rammenta le divinità femminili neolitiche, misteriose nella loro incompiutezza corporale, talvolta manifestata da mutilazione negli arti e altre volte nel capo, ma indicanti segni di fertilità.

Demetra disperata per aver perso la figlia Persefone catturata e offerta come sposa al dio Ade, la cercava in continuazione triste e travestita in tutte le terre. Baubo, una vecchia, un giorno le apparve alla casa di Metanira e Celeo offri da bere alla dea e mostrò alzandosi in piedi il suo posteriore alla dea. Di fronte a tale spettacolo Demetra rimase impassibile ma Iacco, un bambino che accompagnava la dea rise di gusto riuscendo così a strappare alla madre di Persefone un sorriso, che fu il primo da quando la dea perse la figlia.

Secondo un'altra versione Baubo era una donna magica molto particolare, perché era priva di testa e parlava tramite la vagina. Intrattenne Demetra, disperata per la perdita della figlia, ballando in un modo alquanto esilarante e raccontando storie licenziose, e inoltre collaborò, assieme alla anziana Ecate ed al sole Elio, alla ricerca di Persefone, che alla fine fu rintracciata consentendo così al mondo di rifiorire nuovamente.

Baubò ebbe due figlie, Protonoe e Nisa , ed un figlio Eubuleo.

Bebricio


Nella mitologia greca, Bebricio era il nome di uno dei mitici re di Spagna ai tempi di Eracle.

I bebrici oltre ad essere la popolazione della Bitinia cui a capo vi era Amico, all’epoca indicava anche un popolo che si trovava ai lati nei Pirenei, Bebricio era uno dei re di quel popolo, il più famoso. Bebricio si ritrovò nel suo regno Eracle durante una delle sue fatiche, quando da solo stava facendo transitare l’immensa mandria di Gerione dopo averlo sconfitto. Bebricio non si intromise nell'impresa dell'eroe greco, lasciandolo passare tranquillamente.

Bellerofonte


Bellerofonte è un personaggio della mitologia greca, un eroe la cui impresa più grande fu quella di uccidere la Chimera, un mostro che Omero descrisse con la testa di un leone, il corpo di una capra e la coda di serpente.

Esiodo e altri autori tragici hanno immaginato che l'eroe fosse seduto a cavallo di Pegaso, ma nell'Iliade di Omero viene raffigurato senza il celebre cavallo alato.

Pindaro, nelle Olimpiche, (la versione maggiormente nota) lo affianca nuovamente a Pegaso, assegnando a taluni personaggi nome diverso rispetto alle versioni dei suoi contemporanei.

A seconda delle versioni, Bellerofonte era uno dei discendenti della famiglia reale che a quell’epoca dominava Efira, l’odierna città di Corinto. In realtà il suo vero nome, ovvero quello che gli venne imposto alla nascita, era Ipponoo, ma egli non poté conservarlo a lungo a causa del crimine che avrebbe commesso di lì a pochi anni.

Il nome di suo padre, secondo la versione più comune ed accettata, e anche quella riferita da Omero, è Glauco, il figlio di Sisifo, il quale aveva ricevuto alla morte dal padre il potere sulla città. Infatti Sisifo, il quale fu non solo il primo re di Corinto ma anche il suo fondatore, era stato punito dalle divinità a causa del suo comportamento di sfida e privo di timore degli dei.

Sua madre si chiamava invece Eurimede o Eurinome, a seconda delle leggende, e passava per essere la figlia del re di Megara, Niso, il re al quale Atena aveva conferito tutta la sua arte, lo spirito e la saggezza.

Diversa è l’ipotesi che dà invece Igino nelle sue Fabulae; egli infatti aggiunge nell’elenco dei figli di Poseidone anche il nome dell’eroe Bellerofonte, che il dio avrebbe avuto dalla stessa Eurinome, moglie di Glauco e figlia di Niso.

La stessa genealogia è riportata da Esiodo in suo frammento sui Cataloghi delle Donne: secondo il poeta greco il dio del mare giacque con la fanciulla nella casa del figlio di Sisifo, e qui la rese incinta dell’eroe.

Bellerofonte di Corinto, resosi colpevole dell'omicidio del fratello Deliade, giunse ospite presso Preto, re di Tirinto, sacerdote in grado di purificare le anime. Stenebea, moglie di Preto, si invaghì di lui, venendo però rifiutata.

Assetata di vendetta, la donna istigò il marito ad uccidere Bellerofonte, raccontandogli di essere stata sedotta da costui. Le leggi greche dell'ospitalità (la Xenia) impedivano però l'uccisione di un commensale; pertanto Preto inviò Bellerofonte da Iobate, re di Licia (e padre di Stenebea), con la scusa di consegnargli una lettera (che ne richiedeva, in realtà, l'uccisione). Anche Iobate però ospitò Bellerofonte, e per le solite leggi, non se la sentì di assassinarlo direttamente richiedendo, invece, al giovane di uccidere la Chimera, un mostro che sputava fiamme, con la testa di leone, il corpo di caprone e la coda di serpente.

Su consiglio di Polido, Bellerofonte rubò Pegaso a Zeus, con l'aiuto della dea Atena che gli diede una briglia d'oro, per mezzo della quale riuscì a domare il cavallo. Grazie a Pegaso, riuscì a gettare del piombo nella gola della Chimera, che, fondendosi, soffocò il mostro.

Iobate tentò nuovamente di mantenere la richiesta della missiva e chiese a Bellerofonte di combattere contro i Solimi e le alleate Amazzoni. Per mezzo di Pegaso, mise in fuga i nemici lanciando loro sassi.

Bellerofonte tornò da Iobate che, con ammirazione, gli mostrò il messaggio di Preto. Bellerofonte raccontò al re la verità. Il licio gli diede in sposa l'altra figlia, Filonoe, e divenne erede al trono.

L'orgoglio si impossessò di Bellerofonte: il forte desiderio di raggiungere l'Olimpo portò l'eroe ad essere disarcionato da Pegaso. Gli dei infatti, infastiditi dalla sua vanità, mandarono un tafano a pungere Pegaso. Bellerofonte sopravvisse alla lunga caduta, ma rimase solo e infermo fino alla morte.

Edited by demon quaid - 8/12/2014, 15:38
 
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