Un Mondo Accanto

Il canto del sangue

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view post Posted on 18/6/2012, 16:18     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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...stavo ad ascoltarlo attentamente, come se ogni cosa che uscisse dalle sue labbra fosse per me come un pozzo d'oro da cui attingere la mia sapienza, che per quanto io potessi pensare grande, era invece infinitesimalmente piccola. Sentivo il mio cuore pulsare velocemente, che sembrava dovessi uscirmi dal petto. Quell'uomo aveva un certo fascino, un fascino che colpiva anche me. Stavo pensando al mio cane e a quello che aveva subito. Se quello che mi aveva detto il padre di Sibilia era vero, mi chiedevo "come avrei fatto ad uscire da quella splendida casa?" Mi avrebbero lasciato andare? Oppure mi avrebbero trasformato in un...vampiro? Mentre ero soprapensiero, sentìì per un attimo un alito di fiato sul collo, mi girai di scatto...e...vidi una cosa....spaventosa...davanti a me c'era un vecchio...un orribile vecchio rugoso e con il fiato ansimante...mi guardava con un sorriso che assomigliava ad un ghigno malefico. Poi ad un tratto mi dice: "dottore, perchè ha paura? Sono sempre io, il padre di Sibilia". Mentre lo guardavo pervaso da un orrore che più passavano i minuti e più aumentava, mi si avvicinò, mi prese una mano e se la portò sul viso. Mi costrinse ad accarezzargli quella faccia devastata dalla vecchiaia e poi candidamente mi chiese: "dottore, secondo lei quanti anni ho?" Non lo sapevo...o forse non volevo saperlo...quello che so è che gli risposi scrollando le spalle, come per fargli capire che avrei potuto offenderlo. Ma lui, senza il minimo imbarazzo mi disse: "ho 400 anni dottore...400". Gli dissi che avrei preferito risalire di sopra e glielo dissi con una certa fermezza, cosa che lui accettò senza problemi. Salìì le scale e lui dietro di me. Non avevo paura. Quando arrivammo di sopra, madre e figlia ci vennero incontro ed abbracciarono l'uomo...che era tornato come prima...giovane ed affasacinante...

Edited by Demon Quaid - 7/10/2019, 23:18
 
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view post Posted on 2/7/2012, 21:01     +1   -1
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...sapevo che da lì a poco avrebbero annunciato la cena e questa era un'altra cosa che non mi metteva di buon umore. Cosa mi riservava ancora quella serata? Avrei dovuto sentirmi fare delle domande, oppure ni avrebbero messo nella condizione di farle io a loro? Non lo sapevo questo. Li guardavo mentre mi guardavano. Erano tutti e tre dinanzi a me, ed era come se volessero studiarmi, poi Sibilia per fortuna prese in mano la situazione e mi si avvicinò chiedendomi se andava tutto bene. Che potevo dirgli? che avevo visto il padre da "vecchio?" Che mi aveva portato in cantina? Non gli risposi, la guardai solo e annuì per cercare di farle capire che...si, andava tutto bene. Allora Sibilia disse: "vogliamo accomodarci visto che la cena è pronta?" Ma nessuno aveva avvertito di nulla. Ma da lì a qualche secondo, arrivò il solito uomo che annunciò la cena. Sibilia si voltò verso di me, mi sorrise e si incamminò verso la sala. Di che dovevo preoccuparmi in fondo? Ero in una famiglia di vampiri...di normalissimi vampiri. La sala era apparecchiata con una tovaglia di seta bianca e con dei tovaglioli di un leggerissimo giallino; le posate erano tutte di purissimo argento. Pensavo tra me e me "chissà tutte le volte che devono pulirli che faticaccia". Mi venne da sorridere. Arrivò l'uomo, che ormai l'avevo inteso come maggiordomo, con un vassoio, con sopra della pasta che faceva un profumo squisito...eh, e pensare che io di solito la sera cenavo con una minestrina. A quel punto, visto che c'era un silenzio quasi regale, io decisi di spezzarlo chiedendo: "ma vostro figlio non cena con noi?" La madre e Sibilia si girarono verso il marito guardandolo con arie truci e di sfida. Avevo capito di aver detto una cosa stupida...e la cena cominciò...
 
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view post Posted on 22/7/2012, 10:40     +1   -1
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...fu solo un attimo però, subito dopo tornò la calma apparente di una famiglia, che dava l'idea di una grande armonia. Io però -e loro lo notavano- non mi sentivo per nulla a mio agio. Per fortuna mi venne di nuovo incontro Sibilia, che cominciò a parlare di tante cose e questo, anche se per poco, mi permise di "affrontare" la famiglia, con piglio più risoluto. Ad un tratto, non so perchè, mi venne in mente il mio cane. Guardai l'orologio, che segnava quasi le 22 e pensai che fosse in giardino o in casa nella sua cuccia tranquillo. Ma fu il pensiero di un attimo. Ritornai subito in colloquio con i...vampiri. Le portate si susseguivano, erano in totale, compreso il dolce, una decina. Mi accorsi però, che l'unico che mangiava ero io. Ma lo sapevo bene e questo non mi sorprese affatto. Del resto, i vampiri si nutrono di sangue. "Accidenti quanto vorrei addentrarmi nel discorso" pensai, ma dopo l'uscita che avevo fatto sul figlio, anche se involontaria, me ne guardai bene. Ore 22.35, si sentìì suonare alla porta; la madre, con fare regale, se ne andò. Da lì a qualche secondo arrivò il figlio. Era un ragazzo apparentemente normale, un grande sorriso, che andò a salutare il padrte baciandolo, e la stessa cosa fece con Sibilia. La cosa che mi incuriosì, fu che non si curò assolutamente della mancanza della madre e non chiese di lei. Pensai che tra loro non corresse...buon sangue. Sibilia alzandosi, ci presentò. Lui mi diede la sua mano, dove notai delle unghi piuttosto lunghe, e mi fissava con aria quasi di sfida. Non sapevo perchè, ma un'altra cosa notai che destò la mia curiosità: il padre aveva un ghigno sul viso, come se fosse molto felice dell'arrivo del foglio. Poi il ragazzo disse che se ne doveva andare e così fece. Da lì a qualche minuto tornò la madre. Avevo intuito la situazione e cioè: padre e figlio da una parte, la madre dall'altra e Sibilia nel mezzo che da brava figlia, cercava di non entrare in conflitto con nessuno della famiglia. Dovevo parlargli, e questo successe il giorno dopo nel mio ufficio. La serata, purtroppo per me, non era affatto finita...
 
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view post Posted on 29/8/2012, 21:22     +1   -1
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...certo non era facile per una persona logica come me, accettare tutto quello che mi stava succedendo attorno, ma giocoforza dovevo accettarlo. Per un attimo mi venne anche il dubbio che nel vino ci avessero potuto aver messo degli allucinogeni per fare in modo di rendere credibile il tutto, ma lo stesso vino aveva un sapore molto gradevole e dopo pochi secondi, passò tutto in secondo piano. La cena finì (solo per me), con un buonissimo dessert alla fragola, davvero ottimo, che gustai molto. A quel punto il padre mi disse che ci saremmo andati a sedere nel salone. Sapevo che avrebbe voluto studiarmi ancora un pò, perchè nei suoi occhi c'era una luce strana, direi malefica. Mi accomodai su una poltrona tutta ornata di pregevolissimo pizzo antico, come quei pizzi che facevano nei tempi antichi e che oggi non si trovano più. Sibilia si accomodò su un piccolo divanetto di colore rosso granata non lontano da me. Mi teneva sempre lo sguardo addosso, come se avesse paura che mi potesse succedere qualcosa. Dove c'era il padre c'era lei...sempre. Ad un certo punto la madre cominciò a chiedermi della mia vita, cosa facevo, come mi gestivo l'essere solo, ecc...io gli parlai come fa un buon amico, con molta naturalezza, ma ad un certo punto, il mio sguardo piombò di scatto sul padre, che aveva cominciato a stare poco bene. Io ero anche un pò medico e mi avvicinai a lui come per aiutarlo, ma con voce cavernosa si girò verso di me e disse: "mi lasci dottore, lei non può aiutarmi", e di corsa se ne andò. La madre restò in silenzio, io, come bloccato, non riuscì a preferire parola, Sibilia dal canto suo, continuava a guardarmi; poi ad un tratto si alzò, mi prese per mano e mi portò fuori, in giardino...ci baciammo dolcemente....poi...poi...
 
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view post Posted on 30/8/2012, 11:36     +1   -1
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...sentìì qualcosa di strano in lei, stava tremando. La abbracciai e le chiesi perchè. Mi guardò con il viso della pietà, lei non sarebbe riuscita a controllarsi, lei DOVEVA BERE...lo sentivo. Mi appoggiai a lei quasi con naturalezza, offrendogli ciò che forse da subito lei aveva voluto, il mio collo. Mi ribaciò di nuovo, ma avevo capito che quel bacio era solo un ringraziamento per ciò che stavo per dargli...e lo fece...affossò i suoi denti nelle mie vene, dove sgorgava quel nettare che per lei era vitale; mi accorsi che alla finestra c'erano il padre e la madre che stavano guardando la scena, ma non mi importava, in quel momento non mi importava più di nulla, se non di lei. Sentivo il mio cuore pulsarmi forte, la mia vita se ne stava andando, quando ad un tratto lei si distaccò...e mentre una goccia di sangue le scendeva dalle labbra mi disse: "non ti voglio uccidere perchè ti amo". Mi sentivo stanco, svuotato, inerme. Rientrammo in casa abbracciati, ma lei mi sosteneva, facevo fatica a camminare, finchè non arrivammo sulla poltrona. Il padre e la madre mi vennero incontro con un sorriso compiaciuto, ma non era un ghigno, era di ringraziamento. Non avevo paura, non più adesso. Solo una frase si faceva strada in me. Non ero più un uomo; Sibilia non mi aveva ucciso e questo significava che ero diventato un vampiro...si...un vero vampiro. Quando mi ripresi, salutai tutti e dissi che dovevo rientrare a casa promettendo che sarei tornato la sera dopo. Sibilia mi accompagnò a casa e mi aiutò a stendermi sul letto, avevo già gli occhi chiusi per la grande spossatezza. La vidi andarsene, la seguìì solo con la mente. Appena sentìì chiudersi la porta, mi girai intorno e non vidi nulla che in quel momento potesse servirmi; mi era venuta sete, dovevo bere...vidi il mio cane...mi guardava con l'aria di chi non ti riconosce più, infatti cominciò a ringhiare...sarebbe andata bene pure lei...andava bene pure lei...mi avvicinai...ero diventato un mostro....pronto ad uccidere chiunque per placare la mia sete...ma non potevo...non potevo uccidere quel cane che tanto mi aveva amato, e non avrei potuto uccidere nessuno sapendo che per primo avrei ucciso me stesso. Allora mi feci coraggio, aspettai l'arrivo del giorno e telefonai al primo falegname trovato su internet e gli chiesi di portarmi alcuni pezzi di frassino appuntiti, perchè mi servivano per una piccola costruzione. Lui accettò, mi portò i pezzi di legno che io pagai e se ne andò senza fare domande, nonostante avesse visto la casa al buio. Andai in camera e presi coraggio...dovevo farlo...dovevo morire....zac!!! Un colpo diritto nel cuore...il dolore mi fece emettere un urlo straziante...che si confuse con quello di Sibilia mentre dormiva nella sua bara....


Demon
 
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