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| GHOST HOTEL (num 146) Faccio il portinaio di un albergo a ore, una vita intera dietro a 'sto bancone... ...e intanto che di sopra c'è chi fa l'amore, ammazzo il tempo e scrivo, per disperazione.
che poi disperazione è una parola grossa... Non spero nè dispero, è solo una gran noia, che ormai mi è penetrata fin dentro nelle ossa... e aspetto solamente di tirar le cuoia.
Non guardo più neanche le facce tutte uguali di tanti lui e lei che mi chiedono una stanza... ...neanche alzo la testa, dai vesti miei immortali che poi butto nel fuoco, mentre la Morte avanza.
La Morte qui è di casa, viene molto spesso... ...fa il lavoro suo, noioso come il mio... ...e quando se ne va rimane il suo riflesso, come l'ombra in uno specchio, nell'oscurità un fruscio...
Questo un tempo era un Grand Hotel lussuoso, e adesso cade a pezzi, come me coi miei ricordi. Con gli anni si è ridotto a un fantasma polveroso, rifugio di fantasmi, che sian vivi oppure morti...
...Sto dietro al bancone di un albergo a ore dove più nessuno viene, per paura dell'ignoto... paura degli spettri, di se stessi e dell'amore, che infondo poi è lo stesso: paura di un gran vuoto...
...Paura del gran vuoto che riempie questa vita, questa assurda cosa, quest'immenso albergo a ore, con me che senza scopo consumo la matita scrivendo della noia, della Morte e dell'amore...
Sto dietro al bancone di un albergo arcano, sospeso, come noi, tra morte certa e incerta vita, e aspetto chissà cosa, e so che aspetto invano, l'inizio di qualcosa...che forse è già finita.
E tutti si domandano cosa c'è dopo la morte, ma a me che
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