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Il mondo oscuro dei Testimoni di Geova, «setta che plagia le coscienze»

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view post Posted on 5/6/2020, 12:41     +1   -1
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Guardiano del male

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BARI - Inconfondibili: sempre in coppia, ben vestiti, educati e sorridenti, borsa in una mano e nell'altra due riviste, "Svegliatevi" e "Torre di Guardia". Chi non si è imbattuto almeno una volta nei Testimoni di Geova? Ci siamo quasi abituati ad incontrarli, non ci poniamo più tante domande. Li liquidiamo con un "grazie non mi interessa" e la nostra vita prosegue come prima. Li consideriamo come entusiasti (e a volte un po' invadenti) annunciatori di una diversa fede cristiana e niente più. Eppure non è così.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Emanuele Nacci, avvocato e professore di diritto pubblico è il presidente del gruppo "Shalom" di Bari, che si occupa di mutuo aiuto per sostenere psicologicamente e culturalmente i fuoriusciti da sette e movimenti religiosi “alternativi”. In 25 anni di attività ha incontrato e aiutato tante persone, la maggior parte delle quali proprio ex testimoni di geova. Dei Testimoni dice senza mezzi termini: «Sono una vera setta che plagia le coscienze di molte persone e ne condiziona la vita, fino al punto di sfasciare famiglie e creare dipendenza psicologica».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Chi entra a farne parte deve rinunciare al proprio senso critico su qualsiasi aspetto della vita, non solo in campo di fede e di morale. Le persone che si possono frequentare, i libri e le riviste da leggere, il modo di vestirsi (avete mai visto un testimone in jeans e maglietta o con una gonna che non fosse sotto il ginocchio?), pratiche mediche (non è ammessa la trasfusione di sangue), attività socio-politica, educazione dei figli. Per loro c’è anche il divieto di votare.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Ogni testimone è poi tenuto a diffondere l’insegnamento del movimento porta a porta: nessuno può sottrarsi a questo dovere. Il tempo dedicato viene accuratamente registrato e verificato dai sorveglianti. L'attività è regolamentata dal “comitato direttivo”, come loro chiamano la suprema autorità che controlla da Brooklyn la società "Torre di Guardia".Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Nella provincia di Bari i testimoni di Geova sono ben radicati. Circa 20 comunità, con relative "Sale del Regno" (luogo dei raduni settimanali), per un totale di circa 2.000 fedeli.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.


Nacci, conosce bene la realtà: lui è un ex testimone di Geova. Ora aiuta i fuoriusciti dal movimento religioso a rifarsi una vita. «Ho sperimentato sulla mia pelle cosa vuol dire l'ostracismo praticato senza pietà nei confronti di chi si dissocia dalle loro dottrine», dichiara e poi ammette disperato: «Mia figlia fa parte ancora dei testimoni e con lei non possiamo avere frequentazione».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Quando qualcuno mostra dubbi e intende abbandonare l'organizzazione viene sottoposto al "comitato di giustizia", un vero tribunale interno che cerca di convincere il testimone a tornare sulle proprie decisioni con pressioni psicologiche. Il fedele "dissociato" viene considerato da tutti un rinnegato: gli viene tolto persino il saluto, creando attorno a lui un insopportabile deserto relazionale.

I Testimoni di Geova non riconoscono l'autorità della Legge italiana. Eppure Nacci ci mostra il decreto di riconoscimento di personalità giuridica ottenuto dalla congregazione nel 1986 (Dpr 783/86). Tale documento, ci spiega Nacci, è stato il primo passo verso l'obiettivo che i testimoni perseguono dal 1977, ovvero stipulare l'Intesa con lo Stato italiano, secondo l'articolo 8 della Costituzione, usufruendo così dei privilegi goduti dalle altre religioni riconosciute.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Nel 2000 ci sono andati molto vicini. Un testo d'Intesa, sostenuto da Massimo D'Alema fu presentato dal Governo. Ma trovò dura resistenza da parte di molti ministri e dalla protesta di cittadini e associazioni. Una petizione popolare arrivò al Senato. Nacci fu tra i promotori e ricorda: «Raccogliemmo 30mila firme». Molti dubbi di costituzionalità sorsero sul testo del riconoscimento giuridico e l'Intesa fu bloccata. Un nuovo testo fu presentato successivamente dal Governo Berlusconi il 13 maggio 2010 e per gli stessi motivi rimase fermo in Senato. In questi ultimi mesi la commissione ha apportato alcuni emendamenti e il testo è tornato alla Camera.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Ma perché i Testimoni di Geova hanno così interesse a fare un accordo con lo Stato Italiano, da loro considerato, è bene ricordarlo, come una "promanazione di Satana che si oppone al governo teocratico instaurato da Geova"? Semplice: per accedere all'8 per mille del gettito Irpef. Considerando che i Testimoni (stando alle statistiche pubblicate da Torre di Guardia) in Italia sono oltre 400mila, il movimento spera così di raccogliere almeno 8 milioni di euro all’anno. Soldi che non puzzerebbero certo di zolfo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita

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“Sono un Testimone di Geova da 30 anni, voglio uscirne, ma se lo faccio sono finito”


Paolo, un imprenditore di 58 anni di Pescara, da trent’anni è un testimone di Geova. Ha ricoperto il ruolo di anziano, ma da qualche tempo le sue convinzioni religiose hanno iniziato a vacillare. “I seguaci sono così indottrinati che se domani il corpo direttivo gli dicesse di suicidarsi, sarebbero diversi milioni a togliersi la vita. E lo avrei fatto anch’io”. Paolo ha rivelato per la prima volta a Fanpage.it le proprie critiche verso il culto a Geova. “Chi esprime dubbi rischia di essere cacciato e questo significa perdere tutti i tuoi affetti”.


“Un testimone di Geova non può esprimere alcuna critica. Se lo fa corre il rischio di essere cacciato. Un’eventualità che ci terrorizza perché significa perdere tutti gli affetti”. Paolo (un nome di fantasia), imprenditore di 58 di Pescara, è da trent'anni un seguace di Geova. “Mia moglie ed io eravamo cattolici – precisa – poi ci siamo convertiti, mentre mio figlio è testimone dalla nascita. Per 3 anni sono stato anziano in una congregazione; sei mesi fa ho rimesso il mio incarico perché non volevo più continuare ad avere responsabilità nell'organizzazione”. Paolo ha rivelato per la prima volta a Fanpage.it le proprie critiche e perplessità verso il culto a Geova. “I seguaci sono così indottrinati che se domani il corpo direttivo gli dicesse di suicidarsi, sarebbero diversi milioni a togliersi la vita. E lo avrei fatto anch'io. Prima non volevo sentire niente che potesse mettere in discussione la mia fede, ma adesso ho finalmente aperto gli occhi”.

Quando ha iniziato a nutrire dei dubbi?
"Cinque anni fa, quando ho scoperto come sono stati trattati i casi di pedofilia. In tutto questo tempo sono cambiate le procedure: adesso è permesso denunciare alle autorità gli abusi ai minori. Ma la regola interna dei due testimoni, che devono confermare le accuse al presunto pedofilo, è rimasta. Mi chiedo come si possa pensare di trovare due testimoni che abbiano assistito ad un abuso a un bambino. In questo modo, se la denuncia rimane dentro la congregazione, è probabile che per il pedofilo non ci sia alcuna conseguenza. Dopo gli scandali scoppiati in Australia, l’organizzazione è dovuta correre ai ripari però si continua a dare troppa enfasi alla riabilitazione del pedofilo e molta di meno alla protezione del bambino abusato. Insomma, credo esista ancora molta omertà al nostro interno. Se non vengono alla luce i casi di pedofilia è per paura".

Paura di cosa?
"Di essere cacciati. Nel mio caso, se fossi disassociato sarebbe la fine della mia famiglia. Mia moglie e mio figlio smetterebbero di parlarmi. Dopo aver smesso di essere anziano, sembra che in casa sia entrato il diavolo. Un litigio continuo. Per mio figlio è stata una tragedia. Non pensavo che questa mia scelta provocasse una reazione simile. No, non posso permettermi di essere mandato via. E comunque, una volta dentro la congregazione, tutti i testimoni di Geova si allontanano dalle amicizie e affetti precedenti. Per cui, se vieni cacciato, non ha più nessuno fuori dall'organizzazione. Sei da solo, “bruciato”".

Quali altri aspetti non la convincono più?
"Non mi convince per niente come si spendono i soldi raccolti con le offerte. Un altro aspetto è l’ipocrisia rispetto alle trasfusioni di sangue".

Può spiegare meglio questo ultimo punto?
"Conosco bene la storia di una sorella (i testimoni di Geova chiamano l’un l’altro fratello e sorella, ndr) che ha fatto trasfondere il marito. Avremmo dovuto organizzare un comitato per decidere un'eventuale dissociazione. Ma un sorvegliante, cioè un mio superiore in grado, mi ha minacciato di non fare niente. Se vuoi stare tranquillo, mi disse, non parlare. Mentre in altri casi chi ha ricevuto una trasfusione è stato messo all'indice, come Grazia Di Nicola".

Cosa deve fare quindi un testimone di Geova se l’unica alternativa per sopravvivere è una trasfusione di sangue?
"Deve morire. Con fede, ma deve morire. Prima ci credevo anch'io ma ora ho capito che è sbagliato. Portiamo sempre con noi un documento in cui affermiamo di non volere sangue altrui. Se mi trovassi in ospedale dopo un incidente, e fossi incosciente, qualcun altro deciderebbe per me. Conoscendo mia moglie, sono sicuro mi lascerebbe morire piuttosto di autorizzare una trasfusione".

E per quanto riguarda la gestione dei fondi?
"La gestione dei fondi è quantomeno opaca perché non sappiamo come vengono spese le offerte che raccogliamo. E ancora: dove vanno a finire i soldi della vendita degli immobili? Ad esempio, la sala delle assemblee di Roseto degli Abruzzi è stata messa in vendita per 14 milioni di euro; quando l’abbiamo costruita è costata tre miliardi di vecchie lire (1,5 milioni di euro). Vorrei tanto sapere a chi andrà la differenza. Ci sono altri anziani che la pensano come me, ma sono terrorizzati di esprimere pubblicamente le loro critiche".

Cosa avviene se un seguace vuole uscire dalla congregazione?
"Se si allontana volontariamente e rimane comunque un fedele, i parenti e gli altri membri continuano a mantenere i rapporti. Se invece viene disassociato o firma la propria rinuncia, nessuno, persino i familiari più stretti, dovranno più trattare con lui. Diventa un apostata, un malvagio che è tornato a Satana".

Dopo queste considerazioni, cosa pensa dei fedeli a Geova?
"Penso siano una setta. Fino a quando credi ciecamente in quello che dice l’organizzazione non ci sono problemi. Ma appena esprimi dei dubbi, delle perplessità, finisci tagliato fuori da tutti i tuoi affetti. Non credo che una religione debba permettersi di rovinare le persone in questo modo".


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