Un Mondo Accanto

Posts written by Falupbis

view post Posted: 7/10/2023, 18:09     Terremoto ai Campi Flegrei - Disastri

Campi Flegrei, il suolo si alza. Parla il vulcanologo: scenari da brividi


122009204-aaf5d38b-c3f0-4bef-bcea-67796c76c217




Un piano di evacuazione in caso di evento di bradisismo grave nella zona dei Campi Flegrei.
Ci lavora il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, che porterà un decreto apposito in Consiglio dei ministri. Mentre quello per l’evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio c’è già.
Ora a parlare è Giuseppe De Natale, geologo e fisico di solida fama internazionale, dal 2013 al 2016 Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, coordinatore del progetto Campi Flegrei Deep Drilling Project, premio Sergey Soloviev 2018 dall’European Geosciences Union, e dirigente di Ricerca dell’Ingv.
L'esperto è netto: "L’avevo previsto e scritto già nel 2018, non fui ascoltato".
Come si legge su Quotidiano Nazionale, De Natale è convinto da tempo di quanto poi realmente sta accadendo: "Innanzitutto ci tengo a precisare che quanto dirò non rappresenta necessariamente la posizione ufficiale dell’Ente.
Parlo come ricercatore che si occupa da 40 anni di questi argomenti", dice.
De Natale, dopo la nuova scossa di magnitudo 4.0, che tiene in uno stato di ansia le persone che vivono tra Pozzuoli e Napoli, ammette: "Non è mia intenzione allarmare o tranquillizzare.
Quali azioni compiere? "Intanto capire quello che sta succedendo. La sismicità dipende dal fatto che il sollevamento del suolo sta aumentando, nel porto di Pozzuoli dal 2006 a oggi è di 1,20 metri.
La risalita è la spia che in profondità, tra zero e tre chilometri, c’è una sorgente di pressione, che può essere magma o acqua che si sta riscaldando, che spacca anche le rocce e, quindi, determina terremoti sempre più forti e frequenti", spiega il vulcanologo.
Il consiglio è di "agire subito, senza creare allarmismi, controllare gli edifici ed evacuare quelli fatiscenti".
L’importante, in un’emergenza come questa, è fare le azioni giuste, rapidamente".


Fonte

view post Posted: 5/10/2023, 18:00     Terremoto ai Campi Flegrei - Disastri

BollettinoWeb_CF_2023_08




Durante il mese di agosto 2023 nell'area dei Campi Flegrei sono stati registrati 1118 terremoti con una Magnitudo massima=3.6±0.3. Di questi, 1026 eventi (circa il 91.8% del totale) hanno avuto una magnitudo minore di 1.0 o non determinabile a causa della bassa ampiezza del segnale non chiaramente distinguibile dal rumore di fondo, 75 eventi (circa il 6.7% del totale), hanno avuto una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9, 14 eventi (circa l’1.3% del totale), hanno avuto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9 e 3 eventi (circa lo 0.3% del totale), hanno avuto una magnitudo ≥ 3.0. In totale sono stati localizzati 703 eventi (circa il 63% di quelli registrati), ubicati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 2 km e profondità massima di circa 4 km.
Le reti di monitoraggio delle deformazioni del suolo confermano una geometria radiale del sollevamento centrato nell'area di Pozzuoli con una velocità massima di circa 15±3 mm/mese da gennaio 2023. Il sollevamento registrato alla stazione GNSS di RITE è di circa 113 cm da novembre 2005, di cui circa 80 cm da gennaio 2016.
I valori massimi di temperatura superficiale della serie temporale IR nelle aree di Pisciarelli e Solfatara mostrano una lieve tendenza all’aumento. I parametri geochimici confermano i trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale. Il flusso di CO2 dal suolo nell'area della Solfatara si conferma essere elevato di circa 4000 t/d, valori comparabili a quelli che si ritrovano nel plume di vulcani attivi a degassamento persistente.

Fonte 1




Due scosse di terremoto nei Campi Flegrei sentite pure a Napoli: la più forte di magnitudo 2.6, torna la paura



Altre scosse di terremoto nella zona dei Campi Flegrei e in tutta l’area occidentale di Napoli. Mercoledì 3 ottobre la terra è tornata a tremare, con due scosse ravvicinate che si sono manifestate nel giro di circa mezz’ora. Il sisma più intenso si è verificato alle 10:46, misurando una magnitudo di 2.6. Precedentemente, alle 10:18, si era verificato un altro evento sismico con una magnitudo di 1.7. Non c’è pace per i residenti, che da diverse settimane devono fare i conti con la preoccupazione per lo sciame sismico e il timore di eventi disastrosi, come una possibile eruzione vulcanica

Lo sciame sismico
La serie di terremoti che sta nuovamente colpendo l’area dei Campi Flegrei ha iniziato con un primo evento di magnitudo 1.7, che ha causato vibrazioni avvertite anche dai residenti locali. L’epicentro di questo terremoto si è verificato a soli 2 km di profondità, nella zona dell’Accademia Aeronautica.

Poco dopo, alle 10.47, è stata registrata una seconda scossa di magnitudo 2.6. Questa volta l’area interessata è stata ancora più ampia, coinvolgendo la zona tra i Campi Flegrei e la città di Napoli. L’epicentro di questa scossa è stato localizzato a una profondità di 3 km nella zona del Rione Solfatara.

Il terremoto di lunedì 2 ottobre
I residenti sono ancora in apprensione per la scossa di terremoto di magnitudo 4 che ha colpito la zona lunedì 3 ottobre.

Questo evento, insieme alle altre forti scosse – fra cui quella del 27 settembre, valutata come la più forte registrata in provincia di Napoli negli ultimi anni – ha alimentato le preoccupazioni per una zona il cui rischio sismico elevato è ben noto.

Il rischio di eruzione
Se si escludono gli eventi sismici di maggiori proporzioni, per la maggior parte l’area a ovest del centro di Napoli è stata interessata da terremoti di entità trascurabile. Si tratta di una situazione non nuova, ma che ha comunque nutrito le paure dei residenti nell’ottica di subire un evento catastrofico.

Giovanni Macedonio, geofisico dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, ha parlato in ogni caso di rischio “relativamente basso” di eruzione vulcanica nei Campi Flegrei.

La situazione è sotto stretto monitoraggio attraverso satelliti e GPS, con l’osservazione delle minime deformazioni del suolo e l’analisi delle temperature e composizioni dell’acqua e del gas. Tuttavia, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito non ha escluso che, con l’attività sismica in aumento, possano verificarsi altre scosse con alta magnitudo, fino a 5, con conseguenti danni probabili agli edifici.

e parole del sindaco di Napoli Manfredi
Anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha allontanato l’ipotesi di un’eruzione vulcanica. “In questa fase dobbiamo fare distinzione tra due tematiche connesse tra loro che hanno impatto diverso” ha osservato il primo cittadino.

“Le crisi bradisismiche che stiamo vivendo in questi giorni allarmando la popolazione, sono crisi che rappresentano una conseguenza dell’attività che avviene in profondità magmatica ma non rappresenta un precursore di una fantomatica eruzione” ha detto il sindaco di Napoli. “Nei casi delle ultime crisi bradisismiche, le scosse si sono arrestate senza conseguenze estreme”.

Fonte 2
view post Posted: 5/10/2023, 17:56     Signori, ci sono delle nuove galassie vicinissime a noi, e ci abiteremo presto - Astronomia
L'UH Institute for Astronomy delle Hawaii ha trovato una strana e immensa bolla in una rete di galassie.


Qualcuno l'ha definito un "fossile del Big Bang" mentre il nome che gli ha dato l'UH Institute for Astronomy delle Hawaii è Ho'oleilana, un termine legato a un canto hawaino sulla creazione.

L'oggetto di cui si parla è un'immensa bolla che si trova a 820 milioni di anni luce dalla Terra, una struttura che per l'appunto potrebbe essere il residuo dell'esplosione che ha creato tutto ciò che ci circonda.


00-16965248500207
Frédéric Durillon, Animea Studio; Daniel Pomarède, IRFU, CEA University Paris-Saclay




C'è una strana bolla tra queste galassie
L'astronomo Brent Tully e il suo team hanno trovato inaspettatamente questo oggetto all'interno di una rete di galassie. Queste strutture massicce sono previste dalla teoria del Big Bang e sono il risultato di increspature presenti nel materiale dell’universo primordiale, note come oscillazioni acustiche barioniche (BAO).

"Non lo stavamo cercando. È così enorme che si estende fino ai bordi del settore del cielo che stavamo analizzando", ha spiegato Tully. "Come aumento della densità delle galassie è una caratteristica molto più forte del previsto. Il diametro molto grande di un miliardo di anni luce va oltre le aspettative teoriche. Se la sua formazione ed evoluzione sono in accordo con la teoria, questo BAO è più vicino del previsto, il che implica un valore elevato per il tasso di espansione dell'universo."

I ricercatori sostengono che questa potrebbe essere la prima volta che viene identificata una struttura individuale associata a un BAO. Hoʻoleilana comprende molte strutture ben note precedentemente trovate dagli astronomi, come la Grande Muraglia di Harvard/Smithsonian contenente l’ammasso del Coma, l’ammasso di Ercole e la Grande Muraglia di Sloan. Il Supercluster Boötes risiede al suo centro e anche lo storico Vuoto di Boötes, un’enorme regione sferica vuota.


Fonte
view post Posted: 2/10/2023, 11:58     Dimensioni mostruose: ecco il video di IC 1101, la galassia più grande conosciuta Astronomia - Astronomia


Ecco una rappresentazione confronto tra la Via Lattea, Andromeda, M87 e IC 1101. Credit: Discovery




Andiamo alla scoperta di IC 1101, una galassia situata a circa 1 miliardo di anni luce nella costellazione della Vergine


Membro imponente del gruppo di galassie chiamato Abell 2029, IC 1101 si trova a 1 miliardo di anni luce dalla Terra in direzione della costellazione della Vergine. E’ una galassia supergigante ellittica, composta da più di 100.000 miliardi di stelle. Il processo di formazione stellare è cessato e la galassia ‘vive‘ inglobando le galassie vicine.
Numeri incredibili
IC 1101 ha un diametro di circa 6 milioni di anni luce ovvero circa 60 volte la Via Lattea che ha un diametro di 100.000 anni luce. Se fosse al posto della nostra galassia, occuperebbe per intero il nostro Gruppo Locale inglobando le Nubi di Magellano, la Galassia di Andromeda e la Galassia del Triangolo. Inoltre IC 1101 è circa 200.000 volte più massiccia della Via Lattea dunque 200.000 x ‎6,82 × 10^11 (masse solari). Una massa solare equivale a 1,989 × 10^30 kg. Vi lascio una rappresentazione per capirne la maestosità.

Nel seguente video ecco un confronto tra galassie n ordine di grandezza: si parte da M 60 fino a alla più grande:





Se il lavoro che stiamo facendo ti sembrerà utile, per te e per tutti, potrai anche decidere di esserne partecipe e di abbonarti a Passione Astronomia. Possiamo prometterti che con il tuo aiuto ci saranno sempre più contenuti per seguire e capire meglio l’universo.


Fonte
view post Posted: 30/9/2023, 06:09     L’aurora boreale in Italia, lo spettacolo del cielo lascia senza fiato - Astronomia
Avvistata intorno alle 4 del mattino di lunedì 25 settembre: ha tinto di rosso il cielo regalando una visione magica





Alzare gli occhi al cielo e, è il caso di dirlo, lasciarsi stupire dalla meraviglia. Ma non serve andare lontano perché ciò accada. Infatti, lo spettacolo dell’aurora boreale è arrivato in Italia, e più precisamente sull’arco alpino. Un momento di pura magia, lo sanno bene coloro che partono alla ricerca di quell’emozione unica, di quel caleidoscopio di colori che brillano nel cielo, regalando sensazioni indimenticabili e che solo una visione del genere può offrire.

La notizia riportata su altri media

PLAN DE CORONES. Il meteorologo austriaco Sigi Fink non ha dubbi: si tratterebbe di una vera e propria Aurora Polare. ''Alle 4 del mattino - spiega sui suoi canali social - erano visibili le luci polari, in tutta la regione alpina e naturalmente a nord (quando il cielo era sereno). (il Dolomiti).

L’aurora boreale, fenomeno atmosferico tipico dei territori vicini al Polo Nord, è raro sulle Alpi. Tuttavia, nella notte di lunedì, 25 settembre, è stato registrato dalle webcam installate sull’arco alpino, dal Sudtirolo, all’Austria fino alla Baviera, e in Italia (MountainBlog)

L'arco alpino si è risvegliato con uno spettacolo celestiale nella notte di lunedì 25 settembre, quando l'aurora ha deciso di fare un'apparizione straordinaria. L'Aurora Polare abbraccia le Alpi: uno spettacolo celestiale raro. (Corriere della Sera)

Bella. Capace di farti viaggiare migliaia di chilometri per vederla e assaporarne ogni istante. (L'Eco di Bergamo)

LOMBARDIA – Nella notte di lunedì 25 settembre il cielo lombardo è stato testimone di un evento unico. Senza preavviso, l’aurora boreale ha fatto la sua comparsa, come comunicato nel pomeriggio di oggi dal Centro Meteorologico Lombardo. (Radio Gold)

Stanno circolando in rete alcune immagini molto suggestive di quella che viene indicata come un'aurora polare nel cielo sopra le Alpi, verificatasi nella notte tra il 24 e il 25 settembre. Possibile? Lo abbiamo chiesto agli esperti dell’Inaf, Istituto nazionale di astrofisica (WIRED Italia)


Fonte
view post Posted: 28/9/2023, 17:58     L’antimateria cade per la gravità come la materia - Scienze

8b3b5f6977b68d303b63c0869d3ec9dd




L’antimateria ‘cade’ come la materia ordinaria: in altre parole, è soggetta alla stessa attrazione da parte della forza di gravità.

Lo ha dimostrato la prima osservazione diretta di atomi di antidrogeno in caduta libera, effettuata al Cern di Ginevra grazie all’esperimento Alpha, di cui fa parte anche l’Italia con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Pubblicata sulla rivista Nature, si tratta della prima misura di interazione gravitazionale tra materia e antimateria e conferma ancora una volta le previsioni della relatività generale di Einstein. “È una risposta che la comunità scientifica cercava fin da quando è stata scoperta l’antimateria, nel 1928”, dice all’ANSA Germano Bonomi professore all’Università di Brescia, ricercatore all’Infn e membro della collaborazione Alpha, tra gli autori dello studio. Bonomi è uno dei tre ricercatori italiani che hanno partecipato all’esperimento Alpha, condotto da 70 collaboratori internazionali: insieme a lui anche Marta Urioni, dottoranda all’Università di Brescia, e Simone Stracka, ricercatore dell’Infn. “Abbiamo dimostrato che l’antimateria cade come la materia, anche se la misura non è ancora abbastanza precisa da poter dire che cade esattamente con la stessa accelerazione”, spiega Bonomi: “Questo è ciò che dovremo scoprire nei prossimi anni”.

L’esperimento Alpha consiste in una trappola magnetica verticale, che genera al suo interno gli atomi di antidrogeno, mantenendoli in posizione grazie al campo magnetico prodotto da due bobine situate alle estremità superiore e inferiore. Gli atomi così prodotti vengono poi rilasciati lentamente abbassando l’intensità del campo magnetico, rimuovendo quindi la barriera che li tiene intrappolati: a questo punto si può osservare da che parte ‘cadono’, misurando qualsiasi influenza della forza di gravità sul loro movimento.


440ab1bd856d1d659f23c44d55e186e1




“Lavoriamo a questo esperimento da circa due decenni”, dice Germano Bonomi. Le difficoltà da superare sono state molte: “Ha richiesto un elevatissimo controllo dei campi elettrici e magnetici. Anche la creazione di atomi neutri, come sono quelli di antidrogeno, non è facile – spiega il ricercatore dell’Infn – così come riuscire a mantenere il confinamento magnetico per un tempo sufficiente da effettuare le misurazioni”.

La scoperta fa cadere anche l'ipotesi che l'assenza di antimateria nell'universo osservabile sia dovuta ad un comportamento inverso rispetto alla gravità, la cosiddetta ipotesi della ‘repulsione gravitazionale’. Secondo la teoria del Big Bang, nell'universo iniziale materia e antimateria sarebbero dovute essere presenti in proporzioni uguali. Eppure, il nostro universo è composto di materia ordinaria, mentre l’antimateria è praticamente scomparsa. Secondo alcuni, una possibile spiegazione di questa asimmetria sarebbe stata nella ‘gravità inversa’, cioè nel fatto che l’antimateria non viene attratta dalla forza gravitazionale come la materia, bensì respinta. Il risultato ottenuto al Cern, tuttavia, dimostra che questa teoria è sbagliata e che, riguardo la gravità, l’antimateria si comporta come la materia: “Se c’è una spiegazione dell’asimmetria tra materia e antimateria – commenta Bonomi – non è quella della repulsione gravitazionale”.


Video

https://videos.cern.ch/record/2298631


Fonte
view post Posted: 26/9/2023, 23:33     Qui dentro ci sono pezzi di un asteroide - Astronomia

00-16957525574310




Li ha portati sulla Terra la sonda OSIRIS-REx dopo un lungo viaggio interplanetario alla ricerca delle origini della vita, e non solo


Nella mattina di domenica 24 settembre nel deserto del Gran Lago Salato (Utah, Stati Uniti), alcuni tecnici della NASA si sono avvicinati con cautela a un oggetto da poco arrivato dallo Spazio e contenente materiale extraterrestre. Hanno esaminato l’esterno del contenitore annerito dall’alta temperatura, che si è sviluppata durante il suo turbolento rientro nell’atmosfera, e lo hanno poi trasportato in un hangar in attesa di aprirlo e svelarne il contenuto. A osservare le immagini diffuse in diretta dalla NASA la scena ricordava un film di fantascienza, ma la capsula nel deserto non c’entra con gli alieni: era partita dalla Terra sette anni fa per un viaggio di miliardi di chilometri per raccogliere alcuni frammenti di un asteroide e trasportarli sul nostro pianeta per poterli analizzare.

L’insolita consegna ha fatto parte di OSIRIS-REx, un’importante e ambiziosa missione organizzata per studiare da vicino gli asteroidi e comprendere meglio quale ruolo abbiano avuto nello sviluppo della vita sulla Terra, miliardi di anni fa. I frammenti che ci hanno da poco raggiunto sono pezzi di Bennu, un asteroide con una massa stimata intorno ai 70 milioni di tonnellate e un diametro massimo di 565 metri. Erano stati raccolti nel corso di un breve contatto con OSIRIS-REx avvenuto nell’ottobre del 2020, che aveva permesso di prelevare circa 250 grammi di materiale dalla superficie dell’asteroide. La sonda aveva poi lasciato Bennu nel maggio del 2021 per tornare verso la Terra, sganciare la capsula all’interno della quale aveva raccolto i campioni e farla infine arrivare sul nostro pianeta, più precisamente nello Utah.

Poco prima delle sette del mattino (le 13 in Italia) la capsula si trovava a circa 102mila chilometri dalla Terra e quattro ore dopo aveva iniziato il proprio ingresso nell’atmosfera viaggiando a una velocità di 44.500 chilometri orari. Nei dieci minuti successivi la capsula ha via via rallentato la propria corsa passando attraverso gli strati atmosferici sempre più densi e grazie a un paio di paracadute, che hanno reso più stabile la parte finale della sua discesa. L’impatto al suolo è avvenuto a una velocità di poco meno di 20 chilometri orari, non molto distante dall’area prevista dai calcoli della NASA.

Utilizzando radar, telescopi e speciali videocamere il gruppo di recupero ha identificato la capsula, la cui forma ricorda quella di una trottola, con un diametro di 80 centimetri e un’altezza intorno al mezzo metro. Una volta sul posto, i tecnici l’hanno ispezionata per assicurarsi che fosse integra, una delle verifiche più snervanti dell’intera missione. Se l’involucro protettivo non avesse resistito alle forti sollecitazioni del rientro, i campioni al suo interno si sarebbero distrutti o sarebbero rimasti contaminati dall’ambiente terrestre, rendendo impossibile lo studio delle sostanze che si trovano su Bennu. Uno scudo termico ha permesso di mantenere la temperatura dei campioni all’interno entro i 75 °C, pari alla temperatura massima registrata sulla superficie di Bennu.

Appurato che fosse integra, la capsula è stata avvolta in alcuni teli di plastica ed è stata poi trasportata in elicottero in una vicina struttura dove era stata allestita una camera ad atmosfera controllata (“camera bianca”), in attesa del successivo trasporto verso il Johnson Space Center di Houston, in Texas. All’arrivo la capsula è stata sottoposta a un flusso continuo di azoto, in modo da evitare che possano avvenire contaminazioni. L’azoto è inerte e la sua presenza fa sì che non si possano intrufolare altre sostanze nella capsula che potrebbero modificare le caratteristiche dei frammenti di Bennu.

Il contenitore sarà aperto a Houston in un ambiente sterile, il materiale sarà pesato e inserito in un inventario, frammento per frammento. Parte dei pezzi di roccia e della polvere dell’asteroide sarà distribuita in diversi laboratori in giro per il mondo, dove si conducono studi non solo sugli asteroidi ma anche di astrobiologia, la disciplina che si occupa di studiare come potrebbe svilupparsi la vita per come la conosciamo su altri corpi celesti, cercandone anche le tracce. Parte dei frammenti sarà invece conservata dalla NASA, in modo da avere materiale da analizzare in futuro, quando potenzialmente saranno sviluppati nuovi sistemi di analisi più accurati di oggi o basati su principi diversi, che ancora non immaginiamo.

Nell’immaginario collettivo gli asteroidi non sono molto interessanti rispetto alle stelle e ai pianeti: se ne parla quasi esclusivamente quando ne viene scoperto qualcuno con un remotissimo rischio di collisione con la Terra. In realtà, gli asteroidi possono aiutarci a comprendere molte cose su come si è formato il nostro pianeta e forse su come si sviluppò la vita.

Possiamo considerare gli asteroidi come parenti stretti dei pianeti rocciosi come il nostro, naturalmente su una scala molto più piccola e con forme meno regolari rispetto alla Terra. Gli studi più condivisi ipotizzano che gli asteroidi siano ciò che è rimasto del “disco protoplanetario”, l’enorme ammasso di polveri e gas in orbita intorno al Sole dal quale miliardi di anni fa si formarono i pianeti e i satelliti naturali del sistema solare. Parte di quel materiale sfuggì dal processo di formazione e si concentrò in una regione periferica del nostro vicinato cosmico.

Quasi tutti gli asteroidi si trovano infatti nella “fascia principale”, un grande anello di detriti tra le orbite di Marte e Giove, quindi a debita distanza dalla Terra. Può accadere che nella fascia principale si verifichino collisioni che turbano le orbite degli asteroidi interessati, con la conseguenza che qualcuno arrivi a sfiorare il nostro pianeta. A volte i giornali ne parlano con toni allarmati, ma in generale questi passaggi ravvicinati avvengono comunque a grandissima distanza dal nostro pianeta con rischi di impatto estremamente bassi. Bennu, l’asteroide dal quale OSIRIS-REx ha fatto il prelievo di materiale, fa parte del cosiddetto “gruppo Apollo”, un insieme di corpi celesti tenuti sotto controllo perché in futuro potrebbero interferire con l’orbita terrestre.

Nel 2020 OSIRIS-REx ha prelevato il materiale da una zona di Bennu dove secondo i gruppi di ricerca era più probabile trovare minerali con tracce di acqua e forse di materiale organico. Ciò non implica necessariamente che su Bennu ci siano forme di vita, ma potrebbe indicare la presenza di sostanze che sono necessarie a formarla, a cominciare dalle molecole di carbonio. Un’ipotesi è che nel periodo di formazione del sistema solare furono questi ingredienti a rendere possibile la formazione della vita.

OSIRIS-REx si trovava a 320 milioni di chilometri dalla Terra quando quasi tre anni fa effettuò il prelievo da Bennu. L’operazione, il cui esito positivo era tutt’altro che scontato, fu un successo: la sonda si avvicinò all’asteroide e ne sfiorò la superficie con un braccio robotico, emettendo un piccolo getto di azoto per fare sollevare detriti e polvere che sono confluiti in un piccolo cilindro in seguito inserito all’interno della capsula ora recuperata nello Utah.

La NASA non è la prima a effettuare prelievi interplanetari di questo tipo. La prima agenzia spaziale a riuscirci fu quella giapponese (JAXA) tra il 2003 e il 2010, anno in cui riportò sulla Terra meno di un grammo di materiale con la missione Hayabusa. Verso la fine del 2020 una seconda missione giapponese, Hayabusa-2, permise di portare circa 5 grammi di materiale prelevato da un asteroide. Con OSIRIS-REx la NASA stima di avere riportato sulla Terra fino a 50 volte più materiale, che potrà essere impiegato da un maggior numero di gruppi di ricerca in giro per il mondo.


Fonte
view post Posted: 24/9/2023, 17:57     ragazzo zombie di Pincherville, in Pennsylvania - Zombie e woodoo
Questo articolo cade un po’ nel macabro, perciò qualora possa disturbarvi (il titolo dice praticamente tutto) saltatelo tranquillamente. Personalmente non scrivo mai i dettagli troppo crudi, quindi già per conto mio pongo sempre delle censure a ciò che scrivo.
Tra le molte epidemie che hanno quasi sterminato l’umanità una delle più recenti fu quella della tubercolosi che colpì Europa e America a cavallo tra il 1800 e il 1900. Al tempo la malattia era inarrestabile e tutto ciò che si poteva fare una volta contratto il morbo era assistere all’inevitabile decorso. Spesso la tubercolosi esauriva la linfa vitale dei malati e li costringeva a giorni di come prima della morte.
Oggi gli strumenti medici permettono di capire più facilmente se una persona sia effettivamente deceduta o meno, ciò nonostante sono noti casi odierni in cui alcuni pazienti ritenuti morti si risvegliano in obitorio. Non potremo mai sapere se questo caso sia stato un madornale errore di valutazione o se effettivamente sia stato un fenomeno paranormale, ma da molti è considerato l’unico caso accertato di zombie.
Precisiamo: non sto parlando del fenomeno cinematografico che oggi è diventato un cult: qui si intende un essere umano, un bambino per essere precisi, che pur essendo dichiarato morto, sopravvisse 5 giorni senza alcun segno vitale per poi spirare e finalmente raggiungere la pace eterna.
Tutto iniziò nel dicembre del 1879 a Pincherville, in Pennsylvania; oggi la città non si chiama più così ma Orange, ma a noi questo importa poco. Il figlio della famiglia Bellingan contrasse la devastante tubercolosi e, nonostante i genitori fossero facoltosi e si affidarono a dei luminari, ci fui poco da fare per lui e i medici riuscirono solo ad alleviare un po’ le sue sofferenze.
Il ragazzino venne curato con medicine a base di zinco e piombo, non solo inutili, ma perfino velenose (ma allora la medicina era pressochè inesistente) e l’11 gennaio il suo cuore smise di battere. la disperazione dei genitori fu inimmaginabile ed entrambi decisero di comune accordo di non seppellirlo finchè tutti i parenti non fossero giunti per porre omaggio al loro bambino.
Ci si aspettava, come accade sempre, che il corpo deteriorasse e che mostrasse i prima segni di decomposizione, ma dopo 3 giorni la pelle del bambino era ancora rosa, non vi era segno di rigidità del corpo e i tessuti erano ancora flessibili e morbidi. Ci fu chi gridò al miracolo e nel cuore dei Bellingan si insinuò la speranza che il bambino potesse riaprire gli occhi e tornare a vivere.
Fu convocato il medico legale che ne aveva attestato il decesso, nuovamente l’uomo affermò che il bambino era morto, sebbene la pupilla rispondeva leggermente a fonti di luce, il che suggeriva che poteva esserci ancora un’attività cardiaco/cerebrale. Il corpo era caldo e non c’era segno di rigor mortis, eppure, nonostante i numerosi tentativi per rianimare quel corpicino, on ci fu nulla da fare. Il medico, forse interessato a documentare il caso, chiese al sindaco di Pincherville un permesso per ritardare la sepoltura perché lo considerava una situazione straordinaria.
Il quinto giorno però avvenne una delle scene più strazianti a cui si possa assistere: il bambino improvvisamente fu scosso da forti convulsioni e quegli spasmi involontari terrorizzarono presenti. Ancora più orribile fu il fatto che in concomitanza con quegli spasmi il corpo del bambino degenerò in pochissimi minuti, assumendo un colorito cadaverico e i primi segni di sangue coagulato.
Purtroppo, dopo quella sorta di crisi epilettica, seguirono due giorni di inevitabile orrore nel vedere il bambino irrigidirsi e diventare viola: il corpo aveva iniziato a decomporsi e fu imposta la tumulazione. Quel giorno, 18 gennaio 1880, il figlio dei Bellingan venne seppellito nel cimitero del paese, tra le urla della madre che sosteneva che fosse ancora vivo.
Cosa successe veramente al bambino? Beh, dopo tanto tempo non è possibile rispondere, ma si pensa che sia stato un caso di morte apparente associata ad un profondo ictus; oggi forse si sarebbe potuta tentare una rianimazione efficace, ma sono solo congetture.
Nei tempi moderni sono noti e documentati casi di morte apparente, ma questo pare sia stato il più terrificante.


Fonte
view post Posted: 24/9/2023, 06:08     Fischietto azteco urlante della morte - Oggetti Strani




Si dice che suonandolo, si possano evocare i morti.
Il suo suono é agghiacciante sembrano urla ultraterrene.



view post Posted: 22/9/2023, 18:14     La Bambola Maledetta Christina - Oggetti Maledetti

00-16954028029889




Nella categoria della bambole maledette una buona parte è stata commerciata online, specialmente sul sito di eBay. Proprio questa compra-vendita su un sito così popolare fa pensare che la maggior parte dei fantocci venduti siano in realtà dei clamorosi falsi, o meglio bambole normalissime corredata da una storia inquietante allo scopo di alzare il prezzo.
Questo caso potrebbe ricadere nell’ampia sezione di oggetti truffaldini, ma a differenza del resto degli oggetti venduti come maledetti o posseduti non è tanto la storia a corredo a parlare di lei quanto delle e-mail che si sono scambiate l’acquirente e la venditrice. Personalmente leggendole ho avuto almeno il dubbio che qualcosa di vero ci sia, ma chissà!
Prima di tutto faccio un riassunto della storia della bambola. Si tratta di una bambola di porcellana facente parte di una seria inglese della fine del 1800; è stata importata in America all’inizio della seconda guerra mondiale ed è passata in mano a molti antiquari, l’ultimo di Jefferson, in Texas. Nel negozio di antiquariato Red Barn (ancora oggi esistente) è rimasta fino al 1979, quando la signora Dana Croaker l’acquistò per regalarla a sua figlia Jasmine Elisabeth, che al tempo aveva 6 anni.
La spesa al tempo fu piuttosto ingente (circa 500 $), soprattutto per il fatto che era in condizioni non ottime, ma la bambina se ne innamorò subito e fece i capricci per portarla a casa. Jasmine chiamò la bambola Christina e da allora ha questo nome. Oggi Jasmine è sposata e si è trasferita. così la signora Croakers nel 2009 l’ha messa in vendita su eBay.
Ora vi propongo le mail tra le due donne, ovviamente tradotte da me e assemblate in modo cha abbiano una logica.

Da D. Croakers a Shana:
«Cara Shana,
Christina è stata acquistata da me in un negozio di antiquariato a Jefferson, Texas. È stata mia figlia a darle il nome perché il suo reale non è mai stato accertato. Mia figlia Jasmine Elisabeth Croaker aveva solo 6 anni al momento dell’acquisto e in cuor mio credevo che mia figlia l’avrebbe rotta nel giro di poco. Tutti mi ha chiesto perché ho fatto alla mia bambina un regalo così costoso e io ho risposto che non è il prezzo a definire un regalo, ma i ricordi felici che è capace di dare e Jasmine si innamorò di lei a prima vista.
Christina ha vissuto a stretto contatto con Jasmine sin dal primo giorno che è arrivata a casa: doveva stare nel letto con lei quando andava a dormire, sulla vasca quando face va il bagnetto, in giardino quando giocava… Fino a quando dopo i 12 anni Jasmine mi disse che Christina si annoiava di uscire con lei quando giocava con le sue amichette e preferiva restare a casa. Da allora Jasmine si staccò sempre più dalla bambola, fino ad ignorarla completamente.
C’è una cosa che mi sento di raccontarti, quanto meno per pulirmi la coscienza. Quando Jasmine aveva circa 9 anni un suo amichetto ruppe accidentalmente una gamba di Christina e Jasmine pianse lacrime vere per tutto il giorno per la terribile tragedia e alla fine disse che bisognava fare un funerale alla gamba perché era come se fosse morta una parte di Christina.
Ero sbalordita, ma ho fatto quello che ha chiesto Jasmine: mio marito ha costruito una piccola bara con una vecchia scatola di sigari e ci abbiamo messo dentro i pezzi in frantumi della bambola. Jasmine disse che doveva essere sepolta subito perché Christina non solo era sconvolta per aver perso una gamba, ma anche le aveva detto che se la gamba fosse stata sepolta di domenica (che era il giorno dopo) la gamba sarebbe andata dritto all’inferno.
Jasmine prima di allora mi aveva detto diverse volte che parlava alla bambola, ma solo quel giorno iniziai a pensare che ci fosse qualcosa di più che la semplice immaginazione di una bambina. Jasmine la portò in giro Christina come un invalido per molti mesi, chiedendomi spesso di farle un bendaggio alla gamba rotta perché la bambola sentiva dolore. Mi ha anche detto che Christina si svegliava spesso di notte per lamentarsi di dolori dove una volta c’era la gamba. A questo punto sia io che mio marito ci siamo spaventati: sono certa che Jasmine non abbia mai sentito parlare di arti fantasma o visto persone amputate.
Jasmine, una volta mi ha svegliato gridando che Christina sentiva dolore alla gamba, come se delle formiche di fuoco la stessero divorando. Mio marito ha risolto il problema commissionando un’altra gamba destra su misura ed è questo il motivo per cui la bambola è originale in ogni sua parte tranne per la gamba destra. Ora che ti ho detto questo mi sento molto più sollevata.
Cordiali saluti,
D. Croaker»

Da Shana a D. Croakers:
«La cose strane come quelle che mi hai raccontato accadono quando si possiede una bambola infestata. Ho letto molte cose sulle bambole infestate o possedute e pare che molti fenomeni accadono mentre la gente dorme. Personalmente posso dirti che fino ad ora Christina non ha mai fatto nulla che possa preoccuparmi.
L’ho posizionata in una bacheca su sua sedia fatta su misura per lei e a parte qualche volta che è caduta non è mai capitato nulla di strano che la riguardasse.
Se proprio vogliamo parlare di misteri una cosa che mi fa sorridere è che non riesco a farle una pettinatura permanente: se la lavi i nodi dei capelli tornano il giorno successivo. Questo non credo sia segno di attività paranormali, ma se anche lo fosse posso dirti per il resto deve essere felice qui con me perché lei non mi ha mai parlato come ha fatto con tua figlia.
Credo che le piaccia vivere qui nello stato di Washington.
Finora non possiamo lamentarci.»
Sembra proprio che Christina, ammesso che fosse infestata, abbia trovato la pace con la nuova proprietaria. C’è solo un piccolo appunto che fece Shana (non ho trovato il cognome) tempo dopo quelle mail: pare che a Christina non piacciano le fotografie insistenti perché dopo 3 o 4 consecutive il resto viene fuori sfocato o con strani segni neri.


Fonte
view post Posted: 20/9/2023, 19:53     Terremoto in Marocco - Disastri
Nei 10 giorni trascorsi dal sisma che nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 settembre 2023 ha colpito il Marocco, il numero delle vittime è più che decuplicato: il terremoto ha causato 2.946 vittime accertate, secondo i dati del ministero dell’Interno, che non ha trasmesso ulteriori aggiornamenti dopo quello del 13 settembre alle 19. Il ministero della Salute continua ad aggiornare i dati sul numero degli individui hanno finora ricevuto cure: al 19 settembre, i feriti sono stati 16.076, 375 dei quali sono ancora ricoverati. Dal canto suo il ministero della Solidarietà sociale ha lanciato un’operazione per censire e identificare gli orfani causati dal terremoto, dopo che l’Unicef ha stimato a 100.000 i minori a vario titolo colpiti dal terremoto. In base a una prima valutazione delle commissioni tecniche incaricate di stimare i danni, le abitazioni danneggiate sarebbero 50.000, di cui almeno 6.000 andate completamente distrutte.

Secondo i dati dell’ultimo censimento (2014) le due province più colpite, El Haouz e Taroudant, contano rispettivamente 571.999 e 834.907 abitanti. Nella prima settimana dal sisma, le squadre di soccorso hanno prestato assistenza alle popolazioni sinistrate, costruito ospedali da campo, predisposto ponti aerei per poter garantire assistenza ai feriti, organizzato raccolta di sangue, farmaci, alimenti, provveduto a distribuire beni di consumo di prima necessità e a fornire tende, materassi, coperte e altri materiali necessari a garantire una prima accoglienza. A 10 giorni dal terremoto, tutte le strade sono state riaperte, in tutto o in parte. Vi sono danni ingenti alla rete elettrica e di telecomunicazione, e alle infrastrutture sociali di base, in particolare alle scuole e ai centri di salute di prossimità. Ad oggi il bisogno più urgente riscontrato dagli operatori sul campo riguarda la necessità di produrre e fornire alle popolazioni sfollate tende da campo, infrastrutture provvisorie, e capi di abbigliamento prima che arrivi la stagione fredda.

Ad oggi il bisogno più urgente riguarda la necessità di fornire tende da campo, infrastrutture provvisorie e capi di abbigliamento prima che arrivi la stagione fredda

Le attività di primo soccorso hanno coinvolto in particolare le Forces armées royales (Far) e la rete dell’Entraide nationale, organismo filantropico autonomo che opera sotto la tutela del ministero della Solidarietà sociale. Quattro squadre internazionali, provenienti da Emirati Arabi, Regno Unito, Qatar e Spagna, sono state autorizzate a unirsi alle attività di primo soccorso. Le operazioni di emergenza e di medio termine sono coordinate dal ministero dell’Interno, al quale in Marocco fanno capo le collettività locali, cui è stato affiancato un comitato interministeriale. Il governo ha istituito un fondo speciale (Fonds 126) per permettere il finanziamento di tutte le attività che si renderanno necessarie per affrontare l’emergenza, e sta negoziando programmi di sostegno alla ricostruzione con le istituzioni finanziarie e i donatori internazionali.

A complicare le attività di governo dell’emergenza vi sono alcune caratteristiche dell’area colpita, zona a prevalenza montuosa con centri abitati di dimensioni particolarmente ridotte, che si trova a cavallo di 4 diverse regioni. Il numero più importante di vittime è stato registrato in tre province che fanno capo a due regioni diverse: nella provincia di El Haouz, che fa parte della regione di Marrakech-Safi, le vittime finora accertate sono 1.684 e i centri abitati colpiti sono 2.056, nella provincia di Taroudant, che fa parte della regione di Souss-Massa, i morti sono 980 e i centri abitati colpiti 2.783. Le vittime sono state identificate in un territorio molto ampio, compreso in un raggio di circa 50 chilometri dall’epicentro del sisma, che comprende altre 9 province e prefetture, oltre alle 2 già citate, che fanno capo a 4 diverse regioni, per un totale di 6.210 centri abitati colpiti: alle regioni di Marrakech-Safi (province di Chichaoua, Youssoufia, Essaouira e prefettura di Marrakech), di Souss-Massa (prefettura di Agadir), di Drâa-Tafilalet (province di Ouarzazate e Tinghir), di Khouribga-Beni Mellal (provincia di Azilal), Casablanca-Settat (prefettura di Casablanca). Vista la posizione dell’epicentro del terremoto, al cuore della provincia di El-Haouz, è plausibile pensare che la ripartizione geografica di questi dati non varierà in maniera significativa.

La zona colpita dal terremoto è al cuore di un’area ricca di falde acquifere sotterranee, che è stata laboratorio di ingegnose tecniche tradizionali di irrigazione. Il funzionamento di tale sistema di sfruttamento delle riserve idriche è stato in parte modificato dalla politica di promozione di grandi infrastrutture idriche avviata dal regno del Marocco a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Dal giorno del terremoto le dighe che si trovano in aree limitrofe alla zona colpita sono oggetto di una stretta sorveglianza da parte del Centro nazionale della ricerca scientifica e tecnologica (Cnrst).

L’esigenza di comprendere come meglio garantire la valorizzazione delle risorse idriche è stata all’origine dell’attenzione della comunità scientifica nazionale per la regione di El Haouz, che per le difficoltà di accesso e la diversità delle abitudini sociali è spesso considerata isolata e distante dal resto del Paese. Attorno al lavoro del sociologo Paul Pascon, già funzionario dell’Ufficio nazionale dell’irrigazione (Oni) e autore nel 1977 di una monografia su El Haouz di Marrakech, si è formata la prima generazione di scienziati sociali in Marocco. L’acqua della regione è stato il punto di accesso che ha permesso tanto lo sviluppo della storia sociale, quanto quello dell’antropologia rurale, della sociologia dei fenomeni religiosi, della scienza politica. La tradizione di studio dei fenomeni politici in Marocco è particolarmente debitrice nei confronti della regione di El Haouz: l’esigenza di studiare le forme di intervento dell’autorità centrale per organizzare il prelievo sulle risorse idriche e sulla produzione agricola, e di produrre conoscenza a supporto delle politiche per la promozione di infrastrutture idriche, ha permesso che lo studio del funzionamento del potere potesse continuare anche durante i decenni in cui l’arena politica convenzionale in Marocco è stata al di fuori dei campi sui quali era legittimamente consentito fare ricerca sociale.

Visto che Marocco non è parte del circuito Sepa, non è possibile effettuare bonifici attraverso il sistema di Iban a sostegno delle attività di soccorso e ricostruzione, ma è necessario richiedere e ottenere dalla propria banca l’utilizzo del sistema Swift. È tuttavia possibile fare un versamento attraverso sito della Banque alimentaire, associazione senza scopo di lucro creata nel 2002, che oltre alle donazioni materiali sta raccogliendo offerte in denaro attraverso il circuito Visa. Oltre a collaborare con una serie di associazioni locali attive sul territorio colpito per la distribuzione dei beni alimentari e di prima necessità, la Banque Alimentaire sta cooperando con l’associazione Targa-aide, Ong marocchina fondata nel 1998 da un gruppo di studiosi che si erano formati facendo ricerca sui territori colpiti insieme a Paul Pascon, tra cui Mohamed Tozy, già visiting professor all’Università di Torino. Dal giorno del terremoto, i ricercatori di Targa hanno raggiunto i territori colpiti per realizzare una mappatura dei danni e un censimento dei bisogni della popolazione e delle esigenze che si porranno nella fase della ricostruzione.

L’area colpita è particolarmente isolata ed è stata tra le più recenti in Marocco ad essere raggiunta dalla rete elettrica e dalle infrastrutture stradali e sociali

Dalle prime informazioni che hanno prodotto, emerge con urgenza la necessità di comprendere come le autorità decideranno di provvedere alla ricostruzione dei centri abitati e dei servizi pubblici dell’area colpita, che è particolarmente isolata ed è stata tra le più recenti in Marocco ad essere raggiunta dalla rete elettrica e dalle infrastrutture stradali e sociali. Una delle sfide che si porranno riguarda l’esigenza di non lasciare che siano le grandi imprese cementifere e dell’edilizia a orientare il dibattito sulla ricostruzione, e che le tecniche di costruzione antisismiche tradizionali già adoperate siano preservate e migliorate durante la fase della ricostruzione.

Come è già avvenuto all’epoca dei terremoti che hanno colpito Agadir nel 1960 e Al Hoceima 2004, il terremoto di El Haouz apre una fase politicamente delicata la cui posta in gioco è la ridefinizione dei modelli di sviluppo locale: l’orientamento che guiderà la ricostruzione inciderà inevitabilmente sul modo in cui certe forme di diseguaglianza tra territori e tra gruppi sociali verranno considerate un problema pubblico, e certe altre verranno trascurate perché ritenute conseguenze inevitabili di una catastrofe naturale. In un territorio a vocazione agro-pastorale, in cui l’unità sociale, economica e territoriale di base è il douar (raggruppamento di unità abitative privo di un’amministrazione locale propria) la ricostruzione sarà anche un momento particolarmente delicato per i processi che definiscono la centralità e la marginalità rispetto alla comunità nazionale, nonché per le forme asimmetriche di appartenenza ad essa.


Fonte



Perché il terremoto in Marocco è stato così letale




Il recente sisma che ha colpito il paese nord-africano è stato insolitamente forte per la regione. Ma gran parte delle vittime si deve al tipo di costruzioni tradizionali della zona, non concepite per resistere a questo tipo di eventi

Il Marocco sta affrontando le conseguenze del terremoto più devastante degli ultimi decenni. La scossa, che ha colpito l'8 settembre la catena montuosa dell'Alto Atlante, a circa 70 chilometri a sud-ovest di Marrakesh, ha causato la morte di oltre 2800 persone e migliaia di feriti. Il bilancio delle vittime sembra destinato a salire via via che proseguono le operazioni di soccorso e recupero. Perché il terremoto è stato così letale?

Secondo i sismologi e gli specialisti della riduzione del rischio da catastrofi, i fattori che hanno contribuito sono molteplici.

Il primo è la magnitudo. Con una magnitudo di 6.8, il terremoto non è stato estremamente forte: quello che ha devastato parti della Turchia e della Siria a febbraio, per esempio, era di magnitudo 7.8. Ma è stato insolitamente forte per il Marocco. "È eccezionale per la regione", afferma Rémy Bossu, segretario generale del Centro sismologico euromediterraneo di Bruyères le Châtel, in Francia.

L'Africa settentrionale è moderatamente attiva dal punto di vista sismico. I tremori sono causati dalla collisione in corso tra le placche tettoniche africana ed eurasiatica. "La collisione spiega la sismicità dalla Turchia a Gibilterra", afferma Bossu.

Entrambe sono placche continentali, aggiunge Ziggy Lubkowski, direttore associato della progettazione sismica alla società di consulenza ingegneristica Arup di Londra. Di conseguenza, la collisione ha spinto la roccia verso l'alto, creando le montagne dell'Atlante nella regione in cui si è verificato il terremoto di venerdì. "È una collisione piuttosto complessa e antica."

Magnitudo massima sconosciuta
Poiché la regione è solo moderatamente attiva, i terremoti veramente intensi sono rari e si verificano solo una volta ogni poche centinaia di anni. Purtroppo, le registrazioni sismologiche non risalgono abbastanza indietro nel tempo per dire quanto forti possano essere i terremoti in questa regione, sottolinea Bossu. "È difficile valutare la magnitudo massima, soprattutto in ambienti a sismicità moderata, perché le nostre osservazioni sono troppo brevi."

Un'ulteriore complicazione è data dalla natura del confine di placca. In alcune regioni, come la Turchia, c'è un unico confine chiaro. Ma in Africa settentrionale c'è "una rete di faglie in un'area molto più ampia", dice Bossu. Invece di una regione localizzata con un alto rischio di scosse, c’è una vasta area che presenta un rischio basso ma comunque significativo.

Tuttavia, la causa principale del disastro è stata la mancanza di preparazione, afferma Ilan Kelman, ricercatore in materia di disastri allo University College di Londra, nel Regno Unito. "I terremoti non uccidono le persone, il crollo delle infrastrutture sì", afferma. "Questo è stato così devastante semplicemente perché la gente non era pronta."

Secondo Kelman, anche i terremoti moderati possono essere letali se le società non sono preparate. Kelman sottolinea il terremoto di magnitudo 5.9 che colpì Agadir in Marocco il 29 febbraio 1960. Circa un terzo della popolazione della città rimase ucciso e un altro terzo rimase ferito, soprattutto a causa del crollo degli edifici. Nonostante non si trattasse di una scossa enorme, la statunitense United States Geological Survey (USGS) la definisce "il terremoto 'moderato' (di magnitudo inferiore a 6) più distruttivo del XX secolo".

Mancanza di preparazione
Prima della scossa del 9 settembre, c'era motivo di credere che il Marocco avrebbe potuto subire forti terremoti. Kelman ricorda uno studio del 2007 che, basandosi in gran parte su descrizioni storiche, ha contato 1739 terremoti di una certa entità – definiti come superiori a magnitudo 3 e senza includere le scosse di assestamento – avvenuti nel paese tra il 1045 e il 2005.

Eppure la maggior parte degli edifici nell'area colpita è stata costruita in muratura e in "aggregato" – materiale particellare come ghiaia o sabbia – che sono inclini a crollare, spiega Kelman. Rafforzare gli edifici con materiali più resistenti, come il cemento armato, può essere d'aiuto, ma simili misure potrebbero non essere pratiche per l'area, che presenta alti livelli di povertà.


Gli edifici in Marocco sono spesso progettati per resistere alle temperature estreme, che sono un rischio sempre presente, mentre la resistenza ai terremoti è passata in secondo piano, in parte perché sono eventi più rari, spiega Kelman. Tuttavia, in altre regioni i materiali da costruzione tradizionali come la muratura o l'adobe [tradizionale impasto essiccato di argilla, sabbia e paglia, NdT] sono stati adattati con successo per essere resistenti ai terremoti. "Sappiamo che possiamo farlo", afferma.

Quando si cerca di rendere gli edifici più resistenti ai terremoti, la cosa più importante è parlare con le popolazioni locali, afferma Kelman. "Conoscono la loro architettura, sanno che cosa funziona per le loro esigenze", afferma.

Kelman afferma che è anche fondamentale pensare alla resilienza sismica come parte dello sviluppo sostenibile. Spesso si consiglia alle persone di avere una "borsa da viaggio" che contenga beni di prima necessità come acqua in bottiglia, cibo non deperibile, medicinali e un mezzo di comunicazione, ma è necessario avere abbastanza denaro per potersi permettere di mantenerla.

Di conseguenza, secondo l'esperto, costruire la resilienza ai terremoti significa affrontare problemi sociali più ampi come la povertà e la mancanza di istruzione. "Tutti gli aspetti dei disastri sono politici", conclude Kelman. "Tutta la riduzione del rischio di catastrofi riguarda lo sviluppo."


(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Nature" il 12 settembre 2023. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)


Fonte
view post Posted: 20/9/2023, 19:38     Alluvione in Libia - Disastri

Alluvione Libia, il racconto di un medico: “Un’onda di 40 metri ha divorato Derna in un attimo”




“Alle tre e dieci minuti esatti la diga di Derna è crollata. Ho visto un’onda altissima, di 40 metri, che ha divorato tutto in un attimo. In meno di un minuto l’acqua ha spazzato via tutto ciò che si trovava sulle sponde della valle”.

Il dottor Leeth, la cui casa si trova a pochi metri dal corso della valle di Derna, la sera osserva con occhi pieni di stupore l'entità della distruzione che ha colpito la città. Lo sguardo di questo medico è molto espressivo, racconta i momenti del disastro con stupore e si chiede: l'amministrazione libica è davvero così corrotta da non aver aiutato a evacuare la città prima che avvenisse la catastrofe?

Leeth, che vive dietro la Moschea Al-Sahaba, continua: "Stavo comunicando con mio cugino, che vive di fronte alla Moschea Al-Sahaba, mentre l'alluvione ha spazzato via l'intera zona". Alle due del mattino Leeth racconta: "Mio cugino mi ha mandato un video che mostrava il flusso dell'acqua nel piano terra della loro casa, ho provato ad uscire velocemente di casa per aiutare la famiglia di mio zio, ma l'acqua era alta due metri e tutto le macchine erano già sommerse, non potevo uscire di casa e sono salito al secondo piano, stavo cercando di salvare mia sorella e portarla al terzo piano e ho aperto la finestra per vedere la dimensione del flusso d'acqua. Avevamo un Corano in mano e i suoni del takbirat ‘Allahu Akbar' erano molto forti in città e tutti li ripetevano".

"Alle tre e dieci minuti esatti la diga è crollata – prosegue Leeth – . Ho visto un'onda altissima, di 40 metri, che ha divorato tutto in un attimo. In meno di un minuto l'acqua ha spazzato via tutto ciò che si trovava sulle sponde della valle. Qui la popolazione ammontava a circa 20mila cittadini. Solo alcuni di loro sono sopravvissuti… tutti gli altri sono in mare".

Leeth continua: "La maggior parte degli abitanti della città soffre di uno stato di shock, quindi abbiamo bisogno di enormi squadre di psichiatri che ci aiutino a superare questo disastro, e molti di noi hanno completamente perso la testa". In riva al mare, alla fine della valle, molte persone sono come impazzite. Munther spiega: "Un uomo ci ha raccontato che il suo bambino di otto anni lo ha chiamato all'una del mattino e gli ha detto: ‘Papà, torna subito a casa, ho paura'. Ma lui non poteva tornare a casa perché era un agente di polizia e la città era in uno stato di emergenza". Secondo il racconto il papà continua a sentire le ultime parole del bambino nella sua testa.

Fonte




Libia: all'inizio della settimana le autorità hanno ordinato di isolare l'area colpita dall'inondazione per scongiurare il rischio di epidemie

In Libia il procuratore generale ha annunciato l'apertura di un'inchiesta sul crollo delle due dighe che ha causato una catastrofica alluvione a Derna.
Il bilancio è di oltre 11.000 vittime confermate, il sindaco della città sostiene però che i morti siano almeno 20.000 e circa 10.000 i dispersi.


Altri corpi sono stati scoperti sotto il fango e le macerie. La situazione sanitaria è preoccupante.


Acqua stagnante e possibili malattie

Yann Fridez, capo della delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa in Libia, fotografa la situazione: "C'è il rischio di contrarre una malattia quando c'è acqua stagnante. Ma - aggiunge - questo rischio non è causato dai cadaveri. Non c'è rischio di contaminazione da parte dei cadaveri, ma si possono avere altre malattie, come il colera"

Sia le amministrazioni locali che le organizzazioni internazionali mettono in guardia da possibili epidemie.

All'inizio della settimana, le autorità hanno ordinato di isolare l'area colpita, per contenere eventuali focolai.

Migliaia di abitanti di Derna sono fuggiti dalla città devastata verso altre regioni.



Dighe, nessuna manutenzione da 20 anni

Secondo la prima ricostruzione dei fatti, le dighe sono state costruite alla metà degli anni '70 da un'azienda della Jugoslavia, in base ai requisiti di sicurezza dell'epoca e alle possibili previsioni di portata massima dell'acqua.

Il sindaco di Derna ammette che la manutenzione delle dighe non è stata effettuata correttamente dal 2002. I bombardamenti della Nato, la successiva guerra civile e i disordini hanno solo peggiorato la situazione. Negli ultimi anni, diversi scienziati hanno espresso forti preoccupazioni in relazione agli invasi, chiedendo un intervento urgente.

All'inizio di questa settimana, l'Onu ha dichiarato che se la Libia avesse avuto un adeguato sistema di allerta meteo, la tragedia avrebbe potuto essere evitata, o per lo meno si sarebbe potuto lanciare un ordine di evacuazione efficace.


Fonte

Edited by Falupbis - 20/9/2023, 21:00
view post Posted: 20/9/2023, 19:32     La storia del coronavirus - Disastri
Mentre fine dicembre 2019 e inizio gennaio 2020 pensavamo ai buoni propositi per l'anno nuovo ed eravamo del tutto ignari dell'emergenza sanitaria che si sarebbe creata, un nuovo virus altamente contagioso e completamente sconosciuto al nostro sistema immunitario aveva iniziato a circolare in una regione remota del globo. Non avremmo mai pensato, all'epoca, che questo virus apparentemente così lontano avrebbe potuto diffondersi e causare tanti problemi a livello individuale e collettivo, per la salute, per i sistemi sanitari ed economici. Ma in poco più di due mesi lo scenario globale è cambiato radicalmente e noi abbiamo dovuto adattarci e far fronte alle nuove esigenze. Ecco la trama (anche mediatica) della diffusione del coronavirus sintetizzata nelle principali tappe temporali dell'epidemia di Covid-19.

31 dicembre 2019: “polmoniti anomale”
Già a novembre – e forse anche a ottobre, secondo le ipotesi di uno studio italiano – il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 aveva iniziato a circolare, in Cina, in particolare a Wuhan, la città più popolata della parte orientale, perno per il commercio e gli scambi. All'inizio, però, non si sapeva che si trattava di un nuovo virus: ciò che inizia ad essere registrato è un certo numero di polmoniti anomale, dalle cause non ascrivibili ad altri patogeni.

La prima data ufficiale in cui inizia la storia del nuovo coronavirus è il 31 dicembre, in le autorità sanitarie locali avevano dato notizia di questi casi insoliti. All'inizio di gennaio 2020 la città aveva riscontrato decine di casi e centinaia di persone erano sotto osservazione. Dalle prime indagini infatti, era emerso che i contagiati erano frequentatori assidui del mercato Huanan Seafood Wholesale Market a Wuhan, che è stato chiuso dal 1 gennaio 2020, di qui l'ipotesi che il contagio possa essere stato causato da qualche prodotto di origine animale venduto nel mercato.

Fra il 9 e il 12 gennaio: l'annuncio del coronavirus
Il 9 gennaio le autorità cinesi avevano dichiarato ai media locali che il patogeno responsabile è un nuovo ceppo di coronavirus, della stessa famiglia dei coronavirus responsabili Sars e della Mers ma anche di banali raffreddori, ma diverso da tutti questi – nuovo, appunto. L'Oms divulgava la notizia il 10 gennaio, fornendo tutte le istruzioni del caso (evitare contatto con persone con sintomi) e dichiarando – all'epoca giustamente – che non era raccomandata alcuna restrizione ai viaggi per e dalla Cina. Tutti i casi – ancora molto pochi – erano concentrati a Wuhan e non si conosceva la contagiosità di questo virus (Sars e Mers, ad esempio, molto più gravi erano però molto meno contagiose).

Il 7 gennaio il virus veniva isolato e pochi giorni dopo, il 12 gennaio, veniva sequenziato e la Cina condivideva la sequenza genetica. Questo è stato il primo passo importante, in termini di ricerca, anche per poter sviluppare e diffondere i test (i kit) diagnostici che serviranno a molti altri paesi. In questa fase la Cina stava già svolgendo un monitoraggio intensivo.

21 gennaio: il virus si trasmette fra esseri umani
Il 21 gennaio le autorità sanitarie locali e l'Organizzazione mondiale della sanità annunciavano che il nuovo coronavirus, passato probabilmente dall'animale all'essere umano (un salto di specie, in gergo tecnico), si trasmette anche da uomo a uomo. Ma ancora gli esperti non sapevano (e tuttora l'argomento è discusso) quanto facilmente questo possa avvenire. Il ministero della Salute ha iniziato a raccomandare di non andare in Cina salvo stretta necessità. Nel frattempo Wuhan diventava una città isolata e i festeggiamenti per il capodanno cinese venivano annullati lì e in altre città cinesi, come Pechino e Macao.

In Italia i casi erano pochissimi e tutti provenienti dalla Cina: a partire dal 29 gennaio c'erano due turisti cinesi di Wuhan contagiati, ricoverati allo Spallanzani – uno degli ospedali italiani che saranno protagonisti (loro malgrado) della vicenda del coronavirus. C'era poi un ricercatore italiano positivo al virus e proveniente dalla Cina e un diciassettenne, rimasto bloccato a lungo a Wuhan a causa di sintomi simil-influenzali, non positivo al coronavirus ma ugualmente tenuto sotto osservazione e ricoverato allo Spallanzani. Tutte queste persone sono guarite e sono state dimesse nel mese di febbraio – per ultima, la paziente cinese della coppia malata, il 26 febbraio. I contagi fuori dalla Cina sono ancora molto circoscritti e limitati, con focolai per ogni paese di un manipolo di persone.

30 gennaio: l'Oms dichiara lo stato di emergenza globale
Alla fine di gennaio il rischio che l'epidemia si diffondesse passava da moderato a alto e il 27 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità scriveva che era “molto alto per la Cina e alto a livello regionale e globale”. Tanto che nella serata del 30 gennaio l'Oms dichiarava l'“emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” e l'Italia bloccava i voli da e per la Cina, unica in Europa. Ma la situazione in Cina stava già migliorando: pochi giorni dopo, alla data dell'8 febbraio, l'Oms scriveva che i contagi in Cina si stavano stabilizzando ovvero che il numero di nuovi casi giornalieri sembrava andare progressivamente calando.

Febbraio: dare un nome alle cose
L'11 febbraio è arrivato il nome della nuova malattia causata dal coronavirus. Il nome, scelto dall'Oms, è Covid-19: Co e vi per indicare la famiglia dei coronavirus, d per indicare la malattia (disease in inglese) e infine 19 per sottolineare che sia stata scoperta nel 2019.Questo per quanto riguarda la malattia, mentre il virus cambia nome e non si chiama più 2019-nCoV, ma Sars-CoV-2 perché il patogeno è parente del coronavirus responsabile della Sars (che però era molto più letale anche se meno contagiosa).

ARTICOLI PIÙ LETTI
Champions League 2023-2024, dove vedere le partite (in tv e in streaming)
DI DANIELE POLIDORO

Real Sociedad-Inter, dove vedere la Champions League stasera (anche gratis)
DI REDAZIONE

iOs 17 arriva oggi: novità, compatibilità, quando e come installarlo
DI DIEGO BARBERA

All'epidemia di Covid-19 si affianca quella dell'informazione, con notizie non sempre veritiere (molte sono fake news). Tanto che ai primi di febbraio proprio l'Oms parla per la prima volta di infodemia, termine nuovo con cui si indica il sovraccarico di aggiornamenti e news non sempre attendibili.

21 febbraio: primi casi in Italia
Venerdì 21 febbraio 2020 è una data centrale per la vicenda italiana legata al nuovo coronavirus. In questa data sono emersi diversi casi di coronavirus nel lodigiano, in Lombardia: si tratta di persone non provenienti dalla Cina, un nuovo focolaio di cui non si conosce ancora l'estensione. Alcuni dei paesi colpiti (Codogno, Castiglione d'Adda e Casalpusterlengo ed altri) sono stati di fatto chiusi, un po' come avviene ora per l'Italia “zona protetta”.

Fuori dalla Cina, il numero di contagiati è molto alto in Italia, Iran e Corea del Sud, anche se per l'Oms quella di Covid-19 non è ancora una pandemia. Tuttavia, fra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo 2020, dopo l'Italia, anche in altri stati (europei e non solo) vengono rilevare un numero crescente di casi e un'epidemia.

4, 8 e 9 marzo: le tre date chiave dei provvedimenti in Italia
Il contagio si è diffuso nel nostro paese, soprattutto nel nord, ma inizia anche in altre regioni. Per questo, mercoledì 4 marzo il governo ha dato il via libera alla chiusura di scuole e università in tutta Italia fino al 15 marzo. Alla data del 4, stando ai dati della Protezione civile i positivi sono circa 2.700 e già c'è qualche caso (decine o qualche unità) in tutte le regioni. Mentre domenica 8 marzo arriva il decreto che prevede l’isolamento della Lombardia, in assoluto la più colpita, e di altre 14 province, che diventano “zona rossa”. Anche anche se la bozza ancora non ufficiale del decreto era stata pubblicata da alcune testate già nella serata del 7.

E infine si arriva all'ultima data (per ora) importante per l'Italia: quella di lunedì 9 marzo. In questa giornata, intorno alle 22, Conte annuncia in televisione di aver esteso a tutto il paese le misure già prese per la Lombardia e per le altre 14 province, tanto che tutta l'Italia diventerà “zona protetta”. Le nuove norma sono contenute nel nuovo decreto Dpcm 9 marzo 2020, entrato poi in vigore il 10 marzo. Di fatto la regola è contenuta nell'hashtag #iorestoacasa, si può uscire solo per comprovate ragioni di necessità come per fare la spesa, per esigenze lavorative, per l'acquisto di farmaci o per altri motivi di salute.

11 marzo: l'Oms dichiara la pandemia
Mentre l'Italia si sta muovendo – per prima in Europa, con il plauso dell'Organizzazione mondiale della sanità – per contenere il contagio, anche a livello globale sta succedendo qualcosa. L'11 marzo 2020 Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, ha annunciato nel briefing da Ginevra sull'epidemia di coronavirus che Covid-19 "può essere caratterizzato come una situazione pandemica". dichiarando la pandemia. Ma questo non cambia di fatto le cose, almeno non per l'Italia, come hanno sottolineato le autorità nazionali, che sta già mettendo in atto le migliori misure possibili. L'obiettivo dell'Oms è quello di fare un appello a tutte le nazioni per contrastare la diffusione della Covid-19.


Fonte




Covid "scappato" da un laboratorio: la Cia ha insabbiato la scoperta degli animalisti




Il NY Post rivela l'esistenza di un testimone e documenti che comprovano la tesi

La Cia ha pagato sei analisti per nascondere il fatto che il Covid-19 fosse uscito da un laboratorio di Wuhan, in Cina. Questa tesi è suffragata da una rivelazione del NY Post, rilanciata da media mondiali, basata da quanto riportato da un testimone protetto al Congresso degli Stati Uniti. E su documenti che, stando alle fonti, comproverebbero le dichiarazioni e i pagamenti avvenuti.

Un ufficiale di alto livello della Cia ha dichiarato ai leader della commissione della Camera che l'agenzia avrebbe cercato di pagare sei analisti - che avevano scoperto che il Sars-CoV-2 probabilmente aveva avuto origine in un laboratorio di Wuhan - se avessero cambiato la loro versione, sostenendo che il virus era invece passato dagli animali agli esseri umani. A sostenerlo è una lettera inviata al direttore della Cia, William Burns, ripresa dal NY Post.

"Secondo l'informatore, al termine della sua analisi, sei dei sette membri del team ritenevano che l'intelligence e la scienza fossero sufficienti per effettuare una valutazione con scarso margine di dubbio che il Covid-19 provenisse da un laboratorio a Wuhan, in Cina", hanno annotato i presidenti della commissione della Camera. "Il settimo membro dell'equipe, che era anche il più anziano, era l'unico ufficiale a credere che il Covid-19 avesse avuto origine dalla zoonosi", aggiungono.

Il presidente del sottocomitato sulla pandemia di coronavirus, Brad Wenstrup, e il presidente del comitato ristretto permanente sull'intelligence, Mike Turner, hanno richiesto tutta la documentazione, le comunicazioni e le informazioni sui pagamenti al Covid Discovery Team della Cia, che dovrà presentarle entro il 26 settembre.


Fonte

Edited by Falupbis - 20/9/2023, 20:48
view post Posted: 16/9/2023, 12:16     La bambola maledetta Black Dahlia - Oggetti Maledetti

Black-Dahlia




Questo è un articolo che non dovrebbe esistere e per un motivo molto semplice: la vicenda l’ho presa dal sito reddit tempo fa e se ora ve la riporto è solo perché al tempo avevo fatto uno screen per stamparla e leggerla con comodo fuori casa. Quando sono tornato a cercare la notizia il link non esisteva più e la discussione era stata cancellata.
Beh, non è che ci fosse scritto un segreto di stato, ma una semplice esperienza personale di un uomo che raccontava la sua impressione su una possibile “bambola posseduta”. Prima che vi racconti la vicenda lasciate che vi dica che mi sono documentato, anche perchè la bambola in questione non è una qualsiasi, ma di ciò che vi sto per raccontare non esiste più alcuna traccia e non potendo darvi riferimenti precisi (perché l’utente era anonimo), la prenderemo per una leggenda metropolitana.
Tutto il racconto dell’uomo che scrisse su reddit è incentrato sulla bambola di Black Dahlia. Vi dice qualcosa questo nome? Tempo fa scrissi un articolo su questa ragazza (che vi invito a consultare se amate il macabro), ma qui lo riporto in poche righe.
Elizabeth Ann Short era una ragazza di famiglia povera che sognava, come tante, di sfondare e diventare una diva di Hollywood. Ad Hollywood ci arrivò pure, ma fu presa solo a fare film porno e spesso fu costretta ad “intrattenere” uomini potenti, famosi o molto influenti. Assunse il soprannome di Black Dahlia perché amava vestirsi di nero e adorava il film “La dalia azzurra”. Elizabeth Short purtroppo passò alla storia per essere stata vittima di uno dei più agghiaccianti omicidi mai avvenuti negli USA, le cui fotografie sono ancora consultabili sul web e fanno venire la pelle d’oca anche ai meno impressionabili: Balck Dahlia venne trovata in un campo di un quartiere meridionale di Los Angeles, nuda e squarciata in due parti all’altezza della vita, mutilata e con vistosi segni di tortura; il volto era stato mutilato da un profondo taglio da un orecchio all’altro e dall’interno di una coscia era stata asportata una grossa porzione di carne. Credo di aver reso l’idea… Il suo assassino non venne mai trovato, ma quelle immagini hanno scioccato il mondo intero e sinceramente mai avrei pensato che avrebbero creato una bambola a sua somiglianza (eh sì, la bambola ha tagli lungo la bocca e sul ventre cuciti ed esaltati da anelli metallici).
Bene, a parte il fatto del cattivo gusto, c’è da dire che la bambola sembra avere ancora molto successo e fa parte di una collezione a dir poco inquietante: oggi le “Living Dead Dolls” sono un fenomeno mondiale e sono bambole da collezione a tema horror ideate dalla ditta omonima del New Jersey che sin dal 1998 è cresciuta in modo inarrestabile creando diverse bambole di personaggi di film horror, di assassini e cadaveri famosi.
Ok, ho dovuto fare un’introduzione più lunga del solito, ma era necessario. Veniamo alla vicenda. La fonte anonima da cui ho preso questa storia affermava che sia lui che sua moglie sono appassionati di oggetti a tema horror e macabro e quando venero a sapere dell’esistenza della bambola di Black Dahlia vollero subito acquistarne una copia. Purtroppo per loro la serie di cui faceva parte non era più in commercio (venne poi rifatta successivamente), ma online sono riusciti a contattare una persona che voleva disfarsene perché la trovava raccapricciante.
L’uomo affermava di vivere a Los Angeles e non molto lontano da Leimert Park (dove venne trovato il corpo a pezzi di Elizabeth Short). Sia lui che sua moglie furono entusiasti del loro acquisto, ma più di lui la moglie sembrava averne un’adorazione. Il fine artigianato, i dettagli realistici, un vestito cucito a mano, capelli di seta e delicati sembravano infondere al viso della bambola uno sguardo incredibilmente “reale”.
Per diverse settimane sua moglie si comportò in maniera molto strana, quasi ossessiva nei confronti della bambola: la mise su una mensola nella loro camera da letto e non perdeva occasione per andare ad osservarla, quasi ipnotizzata da quel fantoccio. Alcune notti volle addirittura tenerla con se nel letto e la cosa iniziò a dare fastidio all’uomo, che però fino a quel momento preferì soprassedere.
Poi qualcosa è cambiato: così come ne era rimasta rapita all’inizio, la donna iniziò a diventare nervosa alla presenza della bambola e volle spostarla sopra un alto scaffale in salotto. Quel cambiamento nel suo stato d’animo preoccupò l’uomo che le chiese il motivo del suo comportamento: la donna gli diceva che non era nulla, che forse era stressata perchè non riuscivano a concepire un bambino, ma poi nei giorni a seguire ammise che la bambola iniziava a farle paura e che a lei sembrava che la fissasse quando lei si avvicinava.
Uno giorno, quando lui tornò dal lavoro, trovò sua moglie seduta sul divano che piangeva singhiozzando e quando gliene chiese il motivo lei gli disse che era convinta che gli occhi della bambola di Black Dahlia si potessero muovere.
La cosa gli parve subito assurda, ma preferì confortarla e rassicurarla; quando lei si calmò, sebbene molto scettico, prese la bambola dallo scaffale e la esaminò attentamente. La rigirò tra le mani alla ricerca di qualche dispositivo che confermassero le parole della moglie, ma era una bambola molto semplice e non aveva meccanismi o dispositivi che potessero muoverne delle parti; la tolse dalla scatola da collezione di cui faceva parte e guadò negli occhi assenti del fantoccio: niente di più che belle sfere di vetro.
Stava per rimetterla sullo scaffale quando un piccolo movimento attirò la sua attenzione. Gli occhi, gli occhi si erano mossi!
La osservò da più da vicino e fissò profondamente in quei grandi occhi azzurri: questa volta vide chiaramente il movimento delle sfere, un piccolo movimento, ma molto chiaro.
Ma non era un movimento normale: sembrava più che qualcosa sotto le sfere di vetro spingesse e si muovesse. Si sforzò di osservare la bambola più da vicino e fu allora che dall’occhio spuntò fuori una larva bianca. Inorridito, l’uomo lasciò cadere la bambola e cercò di scrollarsi la larva di dosso; la bambola cadde a terra e incredibilmente si ruppe in due parti: là dove il corpo di Black Dahlia era stato tranciato a metà, la bambola aveva una cucitura e si spezzò in due. Ma non fu solo questo a spaventare l’uomo: le parti della bambola assunsero la stessa posa del corpo fotografato di Elizabeth Short e decine di larve guizzanti si sparsero sul pavimento. Quell’immagine turbò sia lui che la moglie e l’uomo raccolse i resti della bambola per bruciarli nel suo giardino il giorno stesso.
Il post dell’uomo terminava con un’affermazione: era sicuro che quella bambola fosse posseduta in qualche modo dallo spirito di Elizabeth Short e in fondo l’ultima frase che scrisse fu più o meno questa:
«Non mi risulta che sia stato mai dichiarato alla stampa, ma sono certo che quando venne trovato il corpo di Black Dahlia era già diventato cibo per i vermi!»


Fonte
2307 replies since 19/1/2019