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view post Posted: 30/7/2013, 13:50     Saltazionismo - Evoluzione

Saltazionismo






L'evoluzione per salti, definita anche saltazionismo o mutazionismo, è un modello scientifico sviluppato nell'ambito della teoria dell'evoluzione delle specie per selezione naturale, elaborato dal citologo botanico olandese Hugo de Vries il quale, studiando alcuni organismi vegetali, osservò la presenza di numerose variazioni rispetto alla forma normale, alle quali diede il nome di "mutazioni". In seguito questo modello venne ripreso e rivisitato anche dal biologo e matematico D'Arcy Wentworth Thompson e dal genetista Richard Goldschmidt.
Questo modello scientifico fu elaborato in un periodo in cui il darwinismo classico incontrava alcune difficoltà per effetto della riscoperta delle leggi di Mendel. L'evoluzione per salti riteneva che l'evoluzione delle specie non fosse sempre graduale, ma che potesse subire dei salti improvvisi. Con il termine salti improvvisi si riteneva che le nuove specie comparissero improvvisamente, senza passare per forme intermedie od organismi di transizione, pertanto le nuove specie sarebbero vissute accanto alla specie principale senza sostituirla e solo le variazioni di grande ampiezza sarebbero in grado di produrre le nuove specie. La selezione naturale, in questo modello, avrebbe solo il compito di eliminare le mutazioni dannose, tale teoria si contrappose pertanto al gradualismo filetico, in particolar modo riguardo all'evoluzione di nuove specie vegetali.
Il superamento di tali contrasti ha portato alla formulazione del neodarwinismo.
Secondo la teoria dell’evoluzione per salti la formazione d’una nuova specie può avvenire in un periodo di tempo molto breve, secondo alcuni qualche generazione, secondo altri anche solo una generazione.
Per i saltazionisti le macromutazioni hanno un ruolo molto importante nella speciazione in quanto consideravano ininfluenti le normali mutazioni al fine di formare una nuova specie.

Gli equilibri punteggiati e il saltazionismo



La teoria degli equilibri punteggiati, contrapponendosi al gradualismo filetico nella sua accezione di costante, è considerata dalla comunità scientifica, come una teoria sostanzialmente identica al gradualismo filetico del neodarwinismo (la teoria evoluzionistica attualmente più accreditata in campo scientifico), mentre il saltazionismo trova applicazione scientifica riguardo alla spiegazione delle speciazioni simpatriche istantanee.

Eccezioni: geni Hox e poliploidie



Le teorie saltazioniste sono considerate valide solo in alcune rare eccezioni:
Poliploidia

Speciazione per poliploidia 2n diploide 4n tetraploide
Un caso particolare viene definito speciazione simpatrica istantanea (speciazione nello stesso ambiente in una sola generazione) si ottiene quando durante la meiosi si verifica una non-disgiunzione del corredo cromosomico dell'organismo, pertanto i gameti anziché possedere metà corredo cromosomico possiedono un intero corredo cromosomico (2n), se tali gameti si fecondano l'uno con l'altro daranno origine ad un individuo con quattro corredi di cromosomi (tetraploide, 4n), se uno di questi gameti feconda un gamete normale si avrà un individuo con tre corredi cromosomici (triploide, 3n); Alcune specie vegetali, nel corso della storia evolutiva, hanno raddoppiato il loro corredo cromosomico formando così una nuova specie[5]; per esempio: il grano tenero Triticum aestivum ha 42 cromosomi, cioè tre volte (triploide, 3n) il numero di cromosomi delle specie di grano ancestrali, queste mutazioni si osservano in molte specie vegetali coltivate dall’uomo, poiché spesso questi organismi poliploidi producono frutti più grossi (quindi sono privilegiate dalla selezione artificiale attuata dagli uomini) e sono più delicate (quindi protette dagli agricoltori evitano di estinguersi come in natura). Negli animali tuttavia tale fenomeno è molto raro perché danneggia la modulazione dei geni dose dipendenti; Come per esempio i cromosomi sessuali, molti geni per poter dare una corretta espressione debbono essere presenti in un certo numero di copie e la presenza di copie aggiuntive di tali cromosomi (che sono i portatori dei geni) generalmente risulta letale per l'organismo animale in fasi precoci dello sviluppo; ciò nonostante sono stati ritrovati esempi di speciazione simpatrica istantanea in ermafroditi quali lumache e lombrichi. Tuttavia questa modalità di speciazione, essendo quasi esclusiva di angiosperme ed ermafroditi, è ritenuta essere un'eccezione alla norma.

Macromutazioni e geni Hox



I geni Hox sono dei moduli genetici che regolano lo sviluppo embrionale degli organismi viventi. Ogni organismo utilizza questi moduli come "attrezzi" al fine di costruire la propria forma corporea (fenotipo). Per esempio: Antennapedia è un modulo Hox che controlla il posizionamento delle zampe durante lo sviluppo embrionale dell'insetto Drosophila melanogaster, mutazioni indotte hanno provocato la sua espressione ectopica, cioè l'espressione di questo modulo, durante lo sviluppo embrionale, in una regione anatomica diversa dal normale, ciò porta alla formazione di zampe fuori posto. Le mutazioni dei geni Hox sono considerate importanti per la storia evolutiva degli animali; Per esempio: se una libellula (Odonata), mediante la mutazione di ultrabithorax (Altro gene Hox la cui mutazione può trasformare il terzo segmento toracico degli insetti in un secondo segmento toracico dotato di ali anziché di bilancieri) andasse incontro alla formazione di bilanceri, anziché del secondo paio di ali, si trasformerebbe in un insetto maggiormente simile ad un dittero (Diptera); Tuttavia si ritiene che affinché mutazioni degli Hox possano stabilizzarsi all'interno della popolazione e propagarsi nel pool genico siano necessari centinaia di migliaia di anni e non poche od una generazione come inizialmente supposto dal saltazionismo.
view post Posted: 30/7/2013, 13:40     Neodarwinismo - Evoluzione

Neodarwinismo





Il Neodarwinismo (o sintesi moderna) è la teoria evoluzionistica attualmente più accreditata in campo scientifico. Essa deriva dall'integrazione tra:
la teoria dell'evoluzione delle specie per selezione naturale di Charles Darwin;
la teoria dell'ereditarietà di Gregor Mendel sulle basi dell'eredità biologica rivista alla luce della moderna genetica, comprese le mutazioni genetiche casuali come sorgente della variazione;
la forma matematica della genetica delle popolazioni;
l'analisi dei dati della paleontologia.
Gli scienziati che hanno contribuito allo sviluppo principale del neodarwinismo sono Thomas Hunt Morgan, R. A. Fisher, Theodosius Dobzhansky, J.B.S. Haldane, Sewall Wright, William D. Hamilton, Cyril Darlington, Julian Huxley, Ernst Mayr, George Gaylord Simpson, G. Ledyard Stebbins e Motoo Kimura.
In breve, il neodarwinismo si fa carico di una specifica concezione che consiste nel considerare come unità fondamentale dell'eredità il gene come bersaglio del meccanismo dell'evoluzione (la selezione naturale). La sintesi neodarwiniana unifica diverse branche della biologia che in precedenza avevano pochi punti di contatto, in particolare la genetica, la citologia, la sistematica, la botanica e la paleontologia.

Storia del neodarwinismo



George John Romanes introdusse il termine neo-Darwinismo in riferimento alla teoria evolutiva di Alfred Russel Wallace. Wallace rifiutava l'idea lamarckiana dell'eredità dei caratteri acquisiti, che invece non era estranea (anche se marginalmente) alla concezione di Darwin, Huxley ed altri. Il principale "neo-Darwinista" dell'epoca immediatamente successiva a Darwin fu August Weismann, il quale ipotizzò che il materiale ereditario (che egli chiamava plasma germinale) fosse mantenuto in qualche modo separato dal resto del corpo durante lo sviluppo ontogenetico degli organismi. Questa opinione fu però considerata “estremista” dalla maggior parte dei biologi della fine del XIX secolo, mentre le teorie concorrenti del neolamarckismo (o ortogenesi) e del saltazionismo (evoluzione per salti o macromutazioni) erano considerate valide alternative.
Nel 1900 furono “riscoperte” le leggi di Mendel sull'eredità. La loro diffusione nella comunità scientifica fu inizialmente vista come un supporto al saltazionismo. La scuola dei biometristi, guidata da Karl Pearson e Walter Frank Raphael Weldon, si oppose vigorosamente a questa interpretazione, portando prove empiriche della continuità della variazione in molti organismi. I mendeliani, con William Bateson, ribadirono l'inoppugnabile carattere mendeliano dell'eredità in diversi casi, fiduciosi che in futuro si sarebbe provata l'estensione delle leggi di Mendel a tutti gli organismi. Il mendelismo fu adottato da molti biologi, anche se era ancora in forma embrionale ed il suo impatto sull'evoluzione era ben lontano dall'essere dimostrato.
Il collegamento tra la biologia sperimentale, l'evoluzione per selezione naturale, la genetica mendeliana e la teoria cromosomica dell'eredità iniziò con il lavoro di Thomas Hunt Morgan sui moscerini della frutta (Drosophila melanogaster). Nel 1910 Morgan scoprì un moscerino mutante con gli occhi bianchi (le Drosophila in natura hanno gli occhi rossi) e trovò che questa condizione (anche se limitata ai maschi) era ereditata esattamente come un tratto recessivo mendeliano. Negli anni successivi, Morgan ed i suoi colleghi svilupparono la teoria cromosomica mendeliana dell'eredità, pubblicando nel 1915 The Mechanism of Mendelian Inheritance (Il meccanismo dell'eredità mendeliana). Da quel momento, la maggior parte dei biologi accettò che i geni fossero situati sui cromosomi e responsabili dell'ereditarietà. Rimanevano però oscure le connessioni con la selezione naturale e l'evoluzione graduale darwiniana.
Il problema fu parzialmente risolto da Ronald Fisher, il quale nel 1918 scrisse un articolo dal titolo The Correlation Between Relatives on the Supposition of Mendelian Inheritance che dimostrava, usando un modello matematico, come la variazione continua potesse essere il risultato dell'azione di molti loci distinti. Alcuni considerano questo articolo il punto di partenza della sintesi neodarwiniana, perché Fisher fu in grado di fornire un modello statistico rigoroso dell'eredità mendeliana, soddisfacendo le necessità ed i metodi della biometria e della scuola mendeliana.
Un allievo di Morgan, Theodosius Dobzhansky, fu il primo ad applicare la teoria cromosomica e la matematica della genetica delle popolazioni alle popolazioni naturali di organismi, in particolare ancora una volta alla Drosophila melanogaster. Il lavoro di Dobzhansky del 1937 intitolato Genetics and the Origin of Species è normalmente considerato il primo contributo maturo al neodarwinismo. Questo libro, più i contributi di Ernst Mayr (Systematics and the Origin of Species per la sistematica), G. G. Simpson (Tempo and Mode in Evolution per la paleontologia) e G. Ledyard Stebbins (Variation and Evolution in Plants per la botanica), sono considerati i lavori “canonici” della sintesi moderna. Anche C. D. Darlington (per la citologia) e J. Huxley scrissero su questo argomento. Huxley coniò le definizioni sintesi evolutiva e sintesi moderna nel suo scritto semi-divulgativo Evolution: The Modern Synthesis nel 1942.

Principi del neodarwinismo



Secondo la sintesi moderna (nella versione degli anni trenta e quaranta del XX secolo), la variazione genetica delle popolazioni naturali viene prodotta in modo casuale da mutazioni (che oggi sappiamo essere a volte causata da errori nella replicazione del DNA) e ricombinazione (crossing over dei cromosomi omologhi durante la meiosi). L'evoluzione consiste principalmente in cambiamenti della frequenza degli alleli tra una generazione e l'altra, come risultato della deriva genetica, del flusso genico e della selezione naturale. La speciazione avviene gradualmente quando le popolazioni sono isolate dal punto di vista riproduttivo, ad esempio per la formazione di barriere geografiche.

Gli sviluppi successivi



La moderna sintesi della teoria dell'evoluzione fu sviluppata e raffinata dopo gli anni ‘40 dai lavori di W. D. Hamilton, George C. Williams, John Maynard Smith ed altri, portando allo sviluppo di una teoria neodarwinista centrata sui geni durante gli anni sessanta del XX secolo. Il neodarwinismo ha pertanto esteso il campo dell'idea originale darwiniana della selezione naturale, includendo scoperte successive e concetti del tutto ignoti a Darwin, come il DNA e la genetica, che permettono analisi rigorose, spesso su base matematica, di fenomeni evolutivi come la selezione parentale, l'altruismo e la speciazione.
Una particolare interpretazione del neodarwinismo è associata a Richard Dawkins, il quale afferma che l'unica vera unità su cui agisce la selezione naturale è il gene. Dawkins estende l'idea darwiniana fino ad includere sistemi non biologici che mostrano analoghi comportamenti di selezione del “più adatto”, come il meme nelle culture umane. “Sempre più spesso, gli studi sui geni e sul genoma suggeriscono che un significativo trasferimento orizzontale sia avvenuto tra i procarioti” Il trasferimento orizzontale dei geni è detto da alcuni "il nuovo paradigma della biologia" ed enfatizzato da altri come un fattore importante nei "pericoli nascosti dell'ingegneria genetica". "Mentre il trasferimento orizzontale dei geni è ben noto tra i batteri, è soltanto negli ultimi 10 anni che si è scoperta la sua presenza tra le piante superiori e gli animali. Il campo d’azione del trasferimento orizzontale dei geni è essenzialmente l'intera biosfera, con batteri e virus nel doppio ruolo di intermediari per lo scambio genico e di serbatoi per la moltiplicazione e ricombinazione dei geni stessi." Questo approccio è portato alle estreme conseguenze da Lynn Margulis nella sua teoria della simbiogenesi, secondo la quale la simbiosi, con la possibilità di ricombinare interi genomi, sarebbe la principale sorgente di variazione ereditabile.
Un'altra disciplina scientifica, la sociobiologia, fondata nel 1975, per merito dello zoologo Edward O. Wilson, utilizza il modello neodarwiniano per indagare il comportamento degli esseri umani, grazie alla collaborazione tra le scienze sociali e la biologia.
Un'altra corrente diffusa nel XIX secolo, il cosiddetto "neodarwinismo sociale", ovverosia l'idea che, nell'ambito di un'economia liberal-capitalista, il soggetto forte dovrà avere la meglio sul soggetto debole, per garantire un miglioramento delle condizioni della collettività, influenza ancora oggi le politiche internazionali.
view post Posted: 30/7/2013, 13:29     L'origine delle specie - Evoluzione

L'origine delle specie





L'origine delle specie
Titolo originale The Origin of Species
Frontespizio della prima edizione
Autore Charles Darwin
1ª ed. originale 1859


L'origine delle specie (titolo completo: Sull'origine delle specie per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita), del naturalista inglese Charles Darwin, è una tra le opere cardini nella storia scientifica, e indubbiamente una delle più eminenti in biologia.
Pubblicata per la prima volta il 24 novembre 1859, in essa Darwin spiega con "una lunga argomentazione" la sua teoria, secondo cui "gruppi" di organismi di una stessa specie si evolvono gradualmente nel tempo attraverso il processo di selezione naturale, un meccanismo che venne illustrato per la prima volta a un pubblico generico proprio grazie a questo libro. L'opera contiene dettagliate prove scientifiche che l'autore ebbe il tempo di accumulare sia durante il viaggio del HMS Beagle nel 1830 che al suo ritorno, preparando diligentemente la sua teoria e, contemporaneamente, rifiutando quella più in voga fino a quel tempo: il creazionismo, che ritiene le specie, essendo create da Dio, perfette e immutabili.
Il libro risultò accessibile anche ai non specialisti, attraendo un grande interesse su vasta scala. Sebbene la teoria sia ora supportata da dimostrazioni scientifiche, all'esterno del mondo scientifico esistono ancora forti controversie, soprattutto tra i sostenitori del creazionismo, i quali ritengono che questa teoria contraddica le interpretazioni letterali di vari testi religiosi.


I primi scritti sulla teoria



Darwin fu ben consapevole delle implicazioni che la sua teoria poteva avere sull'origine dell'umanità, e del grave pericolo che la sua carriera e reputazione di eminente geologo potesse essere compromessa da una condanna per blasfemia. Per questi motivi, egli lavorò in segreto ed ottenne delle prove schiaccianti a supporto della sua teoria. Col tempo crebbe in lui il desiderio di discutere le sue idee con i colleghi e, nel gennaio del 1842, inviò a Lyell una descrizione della sua teoria. Lyell, spaventato nel vedere il suo vecchio alleato aderire alla teoria della trasmutazione delle specie, notò che Darwin "si rifiuta di vedere un inizio per ogni gruppo di specie".
Nonostante i problemi di salute, nel giugno 1842 Darwin scrisse a matita un abbozzo di 35 pagine sulle quali poi lavorò per ampliare il suo saggio. Il botanico Joseph Dalton Hooker divenne il suo principale sostenitore e nel 1845 Darwin gli offrì il suo "schizzo" per eventuali commenti, ma senza ricevere un'immediata risposta. Nel gennaio 1847, quando le condizioni di salute di Darwin attraversavano un momento di particolare criticità, Hooker ebbe modo di visionare gli scritti: le sue critiche positive erano ciò di cui Darwin aveva bisogno. In seguito, Darwin fece un accurato studio sui Cirripedi che stabilizzò le sue credenziali di biologo apportando ulteriori prove a favore della sua teoria.

La pubblicazione



Nella primavera del 1856 Lyell portò all'attenzione di Darwin uno scritto introduttivo sulle specie di Alfred Russel Wallace, un naturalista che lavorava nel Borneo, e tentò di convincerlo a pubblicare il suo lavoro per anticipare Wallace. Darwin costretto a dover scegliere tra una relazione completa e convincente ma di lunga e laboriosa redazione ed un articolo di dimensioni ridotte ma di più rapida redazione, scartò l'idea di esporsi al giudizio di un editore, cosa vincolante per la pubblicazione su una rivista scientifica. Il 14 maggio 1856 iniziò un abbozzo della relazione e, dopo luglio, decise di produrre un trattato tecnico completo sulle specie.
Proprio durante il suo massimo impegno nello scrivere il libro sulla "Selezione naturale", il 18 giugno 1858 ricevette da Wallace una ventina di pagine in cui era descritto un meccanismo evolutivo, un'inaspettata risposta ai recenti incoraggiamenti che Darwin stesso gli aveva dato, con la richiesta di mandare il tutto a Lyell. Darwin scrisse a Lyell che "le sue parole si sono avverate come una vendetta... preventiva" e che egli avrebbe "ovviamente subito scritto ed offerto di mandare [l'articolo] a qualunque rivista" che Wallace avesse scelto, aggiungendo che "tutta la mia originalità, per quanto grande potesse essere, sarà fatta a pezzi". Il 1º luglio 1858 furono presentati alla Società Linneana i lavori di Wallace e Darwin intitolati rispettivamente On the Tendency of Species to form Varieties e On the Perpetuation of Varieties and Species by Natural Means of Selection. La reazione del pubblico fu sorprendentemente tiepida.
Darwin a questo punto lavorò intensamente ad un "riassunto" della sua "Selezione naturale", scrivendolo in buona parte affidandosi alla propria memoria. Lyell si accordò con l'editore John Murray, che accettò di pubblicare il manoscritto senza averlo visto, e di pagare a Darwin i due terzi del guadagno netto. Darwin aveva deciso di intitolare il libro An Abstract of an Essay on the Origin of Species and Varieties through Natural Selection (Riassunto del saggio sull'origine delle specie e varietà per mezzo della selezione naturale), ma dietro suggerimento di Murray lo abbreviò nel più agile On the Origin of Species through Natural Selection (Sull'origine delle specie per mezzo della Selezione naturale).
L'origine fu pubblicata la prima volta il 24 novembre 1859, al prezzo di 15 scellini ed andò immediatamente esaurita, tutte le 1250 copie furono richieste dai librai lo stesso giorno. La seconda edizione risale al gennaio del 1860 e, durante l'esistenza di Darwin, il libro passò attraverso sei edizioni, con successivi cambiamenti e revisioni per rispondere alle critiche avanzate.
Nel 1871, Mivart pubblicò On the Genesis of Species (Sulla genesi delle specie), la più abile e devastante critica alla selezione naturale durante la vita di Darwin. Darwin ne fu toccato personalmente e per la fine dell'anno apportò un'estesa revisione all'opera, usando per la prima volta la parola "evoluzione" ed aggiungendo un nuovo capitolo per smentire Mivart. Altre modifiche inclusero la frase di Herbert Spencer di "sopravvivenza del più forte" e l'aggiunta di "by the Creator" nella frase conclusiva:
(EN)
« There is grandeur in this view of life, with its several powers, having been originally breathed by the Creator into a few forms or into one; and that, whilst this planet has gone circling on according to the fixed law of gravity, from so simple a beginning endless forms most beautiful and most wonderful have been, and are being evolved. » (IT)
« C'è qualcosa di grandioso in questa idea della vita, con le sue infinite potenzialità, originariamente infuse dal Creatore in pochissime o in una sola forma; e, mentre questo pianeta ha continuato a roteare seguendo le immutabili leggi di gravità, da un inizio così semplice infinite forme, sempre più belle e meravigliose, si sono evolute e tuttora si evolvono.»
Darwin informò Murray di una colletta che alcuni lavoratori del Lancashire avevano fatto per comprare la quinta edizione a 15 scellini, suggerendo un'edizione più economica. La sesta edizione dell'opera fu pubblicata da John Murray il 19 febbraio 1872 ad un prezzo ridotto a 7 scellini e 6 pence, usando caratteri più piccoli: le vendite aumentarono da 60 a 250 copie al mese.

La teoria di Darwin



Gli individui di una popolazione sono in competizione fra loro per le risorse naturali; in questa lotta per la sopravvivenza, l'ambiente opera una selezione, detta selezione naturale. Con la selezione naturale vengono eliminati gli individui più deboli, cioè quelli che, per le loro caratteristiche sono meno adatti a sopravvivere a determinate condizioni ambientali; solo i più adatti sopravvivono e trasmettono i loro caratteri ai figli. In sintesi, i punti principali su cui è basata la teoria evoluzionistica di Darwin sono: variabilità dei caratteri, eredità dei caratteri innati, adattamento all'ambiente, lotta per la sopravvivenza, selezione naturale ed isolamento geografico.

Presentazione


La teoria dell'evoluzione di Darwin si basa su 5 osservazioni-chiave e sulle conclusioni che se ne traggono, come riassunto dal biologo Ernst Mayr:
Le specie sono dotate di una grande fertilità e producono numerosi discendenti che possono raggiungere lo stadio adulto.
Le popolazioni rimangono grosso modo delle stesse dimensioni, con modeste fluttuazioni.
Le risorse di cibo sono limitate, ma relativamente costanti per la maggior parte del tempo. Da queste prime tre osservazioni è possibile dedurre che verosimilmente in ogni ambiente ci sarà tra gli individui una lotta per la sopravvivenza.
Con la riproduzione sessuale generalmente non vengono prodotti due individui identici. La variazione è abbondante.
Gran parte di questa variazione è ereditabile.
Per queste ragioni Darwin afferma che: in un mondo di popolazioni stabili, dove ogni individuo deve lottare per sopravvivere, quelli con le "migliori" caratteristiche avranno maggiori possibilità di sopravvivenza e così di trasmettere quei tratti favorevoli ai loro discendenti. Col trascorrere delle generazioni, le caratteristiche vantaggiose diverranno dominanti nella popolazione. Questa è la selezione naturale.
Darwin afferma inoltre che la selezione naturale, se si trascina abbastanza a lungo, produce dei cambiamenti in una popolazione, conducendo eventualmente alla formazione di nuove specie (speciazione). Egli propose una miriade di osservazioni come dimostrazione del processo e dichiarò anche che la documentazione fossile potesse essere interpretata come sostegno a queste osservazioni. Darwin immaginò inoltre la possibilità che tutte le specie viventi discendessero da un antico progenitore comune. Le moderne prove del DNA sostengono questa idea.

Un piccolo errore: l'ereditarietà



In quel periodo, una delle principali difficoltà per Darwin fu lo sviluppo di un modello sull'ereditarietà dei caratteri che avesse potuto mostrare i requisiti basilari per la sua teoria sulla speciazione. Darwin si trovò relativamente impreciso sulla comprensione dell'ereditarietà, connettendola alle teorie di Lamarck che insistevano su come soltanto l'uso e il disuso di caratteri durante la vita portasse ad una loro trasmissione o meno nella generazione successiva.
Per esempio, nella prima edizione egli dichiara che: «quando una tendenza si manifesta per la prima volta, la selezione continua e gli effetti ereditari dell'uso degli organi sulle successive generazioni completano in fretta l'opera». Più tardi Darwin lavorò su un modello di ereditarietà più elaborato, che soprannominò "Pangenesi" e che incorporava anche vari aspetti delle teorie lamarckiane, sebbene fosse anche influenzato da teorie dell'eredità non-lamarckiane (come il modello biometrico sviluppato da un suo cugino, Francis Galton). L'ereditarietà lamarckiana non sarebbe stata definitivamente abbandonata fino a dopo la morte di Darwin, e la genetica mendeliana non sarebbe stata riscoperta fino al XX secolo.

Relazione fra evoluzione e creazione



I creazionisti con cui Darwin polemizzava sostenevano che in molti momenti della storia Dio avesse creato parti dell'universo. Molti fenomeni non spiegati scientificamente erano attribuiti ad una creazione divina. Vari pensatori riprendevano dall'evangelista Giovanni il concetto di creazione continua, e sostenevano che l'intervento creatore di Dio fosse ancora in corso, arrivando a portarlo anche in singoli eventi.
Nella prima e nell'ottava ed ultima riedizione del libro, Darwin non affermava la necessità o probabilità di un intervento creativo, né ne dichiarava l'incompatibilità con la teoria dell'evoluzione. Tuttavia secondo Darwin la tesi di un intervento creativo continuo non è propria dell'intelligenza necessaria al creatore dell'universo; egli pertanto manifestava esplicitamente il suo disaccordo con la posizione dei creazionisti, e sosteneva che se mai ci fosse stata una creazione, l'intelligenza necessaria a un Dio creatore dell'universo si sarebbe rivelata nella capacità di condizionarne il futuro nei modi voluti con un solo intervento creativo, senza ulteriori creazioni nella storia dell'uomo, ovvero con un unico piano reso attuabile con un'unica azione creatrice.
La polemica fra evoluzionisti e creazionisti è ormai chiusa nell'ambito scientifico, ma alcuni movimenti religiosi radicali (alcuni presenti anche in Europa, ma per lo più legati al fondamentalismo cristiano negli USA) continuano a sostenere che l'origine della Terra risalga a una «Creazione» avvenuta circa 6000 anni fa, in accordo con il racconto della Genesi; altri invece sostengono il cosiddetto «creazionismo scientifico», noto anche come «disegno intelligente». Le rivendicazioni di questi movimenti hanno acceso in Europa e[senza fonte] America un vivace dibattito sull'opportunità di presentare le ipotesi creazioniste – o addirittura di cancellare Darwin e l'evoluzionismo – nei programmi di biologia delle scuole superiori.

Reazioni pubbliche



« I see no good reasons why the views given in this volume should shock the religious sensibilities of anyone. » (IT)
« Non vedo alcun buon motivo per cui le interpretazioni fornite in quest'opera possano urtare la sensibilità religiosa di qualcuno. »
(Charles Darwin, L'origine delle specie)
Dopo la pubblicazione dell'opera, l'evoluzione per mezzo della selezione naturale fu discussa e dibattuta ampiamente. Le lezioni per i lavoratori di Huxley si rivelarono un'attrazione anche per i naturalisti e per i religiosi colti, così la sesta edizione fu dimezzata di prezzo, aumentando con successo le vendite per venir incontro alla sua richiesta.
Il libro fu fonte di aspre controversie alla sua prima apparizione, poiché esso contraddiceva le allora diffuse teorie "scientifiche" di un intervento divino diretto sulla natura e contrastava con la Creazione vista secondo interpretazione letterale del libro della Genesi. Sebbene Darwin fosse sostenuto da alcuni scienziati (tra i quali Thomas Henry Huxley), altri esitarono ad accettare la sua teoria a causa del mancato chiarimento del modo con il quale gli individui potevano trasmettere le loro caratteristiche alla discendenza. Darwin propose una propria teoria dell'eredità per pangenesi, ma essa non era molto convincente. La mancanza di un meccanismo coerente dell'eredità restò uno dei principali punti deboli della teoria darwiniana fino alla riscoperta del lavoro di Gregor Mendel nei primi anni del XX secolo. Si può comunque dire che il maggior merito di Darwin fu quello di aver portato l'idea di evoluzione nell'arena del dibattito scientifico propriamente detto.
Nel 1874, il teologo Charles Hodge accusò Darwin di negare l'esistenza di Dio per aver definito gli esseri umani il risultato di un processo naturale piuttosto che una creazione concepita da Dio. Infatti, la teoria dell'evoluzione si trova in completa contraddizione con le interpretazioni letterarie di molte leggende o storie religiose che narrano di come si sia originata la vita terrestre; quindi, coloro che accettarono questa teoria aumentarono il loro scetticismo nei confronti della Bibbia o di altre fonti religiose. Come indicò Hodge, l'evoluzione non poteva essere intesa come originata da una sorgente divina ed alcuni consideravano Dio una forza meno potente nell'universo. Nel corso della polemica fra Darwin e la chiesa anglicana, Huxley ebbe a dichiarare:
« Preferisco discendere da una scimmia che da un uomo di cultura che ha prostituito il sapere e l'eloquenza al servizio del pregiudizio e della falsità »
(T. H. Huxley)
La teoria di Darwin cambiò negli uomini il modo di vedere se stessi ed il mondo che li circondava. Con l'accettazione che gli umani discendessero dagli animali, diventava palese che anche l'uomo fosse un animale. Il mondo naturale assunse una tinta fosca nelle menti dei più, poiché gli animali selvaggi erano immaginati in perenne stato di competizione gli uni con gli altri. Il mondo fu visto in termini di minore "solidità": siccome molti milioni di anni fa esso era del tutto diverso dall'attuale, fu chiaro a molti che l'impatto dell'uomo sulla Terra non era così grande, e che l'uomo stesso avrebbe potuto estinguersi in un futuro.
Dal 1860 sino agli anni 1930, la teoria dell'evoluzione per selezione naturale di Darwin non fu accettata universalmente dagli scienziati, mentre "qualche forma" di evoluzione era considerata possibile. Numerose teorie evolutive, tra le quali il neodarwinismo, il neolamarckismo, l'ortogenesi e la teoria delle mutazioni furono discusse dagli scienziati all'inizio del XX secolo. Negli anni '30 il lavoro di numerosi biologi, genetisti, statistici e paleontologi portò alla formulazione della cosiddetta Sintesi moderna dell'evoluzione, che fondeva il concetto darwiniano di selezione naturale con la genetica di Mendel.
Attualmente la stragrande maggioranza dei biologi (oltre il 99%), considera che la teoria di Darwin sia fondamentalmente corretta. Nonostante ciò, negli Stati Uniti una parte significativa della popolazione è contraria all'evoluzione a causa di pregiudizi religiosi.

Errori principali e comparazione con la teoria di Wallace



Contrariamente alla percezione popolare, Darwin non "scoprì" l'evoluzione, che era un concetto già ben noto e diffuso, anche se non pienamente accettato dalla comunità scientifica. Egli stesso riconobbe che altri prima di lui avevano pubblicato brevi affermazioni che introducevano il concetto di selezione naturale, ma era allo stesso tempo conscio dello scarso impatto che questi avevano avuto prima della pubblicazione dell'"Origine delle specie". Di fatto Darwin e Wallace proposero per primi un meccanismo evolutivo convincente e coerente: la selezione naturale. Il lavoro di Darwin, contenente una lunga lista di fatti e supportato da altri naturalisti, stabilì prima di tutto che qualche forma di evoluzione era avvenuta (che quindi le specie non erano fisse), anche se si poteva discutere del meccanismo.
Inoltre, ancora una volta contrariamente all'opinione comune, Darwin non coniò l'espressione "sopravvivenza del più adatto", ma la aggiunse alla sesta edizione dell'"Origine delle specie" citandola dal filosofo Herbert Spencer (il quale aveva usato la frase "selezione Naturale, o la sopravvivenza del più adatto" nel suo lavoro "Social Statistic" del 1851. Altri aspetti della teoria generale di Darwin hanno subìto a loro volta un'evoluzione nel tempo, come discendenza comune, selezione sessuale, gradualismo e pangenesi.
La spiegazione della selezione naturale data da Darwin era leggermente diversa da quella data da Wallace, Darwin usava la comparazione con l'allevamento selettivo e la selezione artificiale per far comprendere la selezione naturale. Al contrario Wallace non fece ricorso a questa analogia, limitandosi a considerare la selezione naturale come un processo naturale fondamentale e pensando che la selezione naturale e la selezione artificiale non fossero in alcun modo collegate. Sulla propria copia dell'"Origine", Wallace cancellò tutte le espressioni "selezione naturale" e le rimpiazzò con "sopravvivenza del più adatto". Egli inoltre eliminò molte espressioni relative all'idea di ereditarietà lamarckiana presenti nel lavoro di Darwin, bollandole come "abbastanza inutili". Darwin e Wallace furono successivamente in disaccordo su diversi punti sostanziali, specialmente sulla questione dell'evoluzione della coscienza umana (con orrore di Darwin, Wallace si oppose a questo punto, volgendosi allo spiritismo).

Implicazioni filosofiche



Secondo Ernst Mayr, il pensiero evoluzionistico di Darwin si basa sul rifiuto dell'essenzialismo, con cui si presume l'esistenza di certe perfezioni, forme essenziali per ogni particolare classe di viventi, e le differenze tra gli individui vengono trattate come imperfezioni o deviazioni di questa perfetta forma essenziale. Darwin abbracciò invece ciò che Mayr chiama approccio popolazionista, con cui si nega l'esistenza di qualsiasi forma essenziale, sostenendo che una classe non è altro che la concettualizzazione di numerosi individui unici.
Mentre la classe è un'astrazione, un artefatto di epistemologia, gli individui sono reali in modo oggettivo. Questa enfasi sull'importanza delle differenze individuali risulta necessaria se si crede che il meccanismo dell'evoluzione, la selezione naturale, operi su di esse.
Mayr afferma che l'essenzialismo abbia dominato il pensiero occidentale per circa duemila anni e che le teorie di Darwin rappresentino di fatto un'importante e radicale svolta per la filosofia tradizionale. Le onde del pensiero di Darwin si riflettono oggi su campi come l'economia e la teoria della complessità, suggerendo che l'influenza darwiniana si estenda ben oltre il campo della biologia.
Mayr teorizza una definizione biologica del concetto di specie. Due esseri viventi appartengono alla stessa specie se dalla loro unione può nascere un individuo a sua volta fertile.
Diversamente, un'unione fra individui che nella classificazione di Linneo appartengono a specie diverse, dà origine ad un aborto spontaneo oppure ad un individuo sterile. Un esempio tipico è quello dei muli che sono sterili e non sono specie in quanto risultano dall'incrocio (accoppiamento) tra un asino (maschio) ed una cavalla (femmina).
La sua teoria mostra anche che all'interno dello stesso gruppo avvengono più mutazioni casuali (svantaggiose e non) e una maggior differenziazione che fra gruppi che non sono autoctoni, che non restano isolati per generazioni. Tale argomento smentì le teorie eugenetiche sulla purezza della razza ariana. Le smentì in maniera biologica, con un argomento scientifico: la diversificazione degli individui che si sarebbe venuta a creare in una Germania isolata dalle altre nazioni sarebbe paradossalmente stata maggiore di quella subita da Paesi che non avevano aderito alle teorie per la conservazione della razza.
Il concetto di razza ne risulta biologicamente privo di fondamento.
view post Posted: 30/7/2013, 09:12     Charles Darwin - Evoluzione

Charles Darwin






Charles Robert Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) è stato un naturalista e geologo britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale agente sulla variabilità dei caratteri ereditari, e della loro diversificazione e moltiplicazione per discendenza da un antenato comune.



Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859), che è il suo lavoro più noto. Raccolse molti dei dati su cui basò la sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, e in particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos.

Biografia




La gioventù e la formazione scolastica



Da scolaro lesse il libro The Natural History of Selburne, testo diffuso in quel tempo, contenente le osservazioni di campagna scritte dal naturalista Gilbert White, considerato uno dei padri fondatori della storia naturale. Darwin ne restò affascinato ed iniziò a collezionare insetti, rocce e minerali, ad osservare gli uccelli dei dintorni del paese e a praticare la caccia.
Nel 1818, terminate le scuole primarie, fu ammesso alla rinomata scuola del dottor Butler a Shrewsbury, dove mostrò maggiore interesse per la geometria e la matematica, trascurando lo studio dei classici antichi, che non riuscivano a coinvolgerlo pienamente. Nel tempo libero collezionava uova di uccelli, insetti e assieme al fratello Erasmus eseguiva esperimenti chimici nel capanno degli attrezzi, nel giardino della loro casa: luogo in cui i due fratelli erano stati relegati dal padre, che non sopportava gli odori nauseabondi prodotti dagli stessi esperimenti. Si ritrovò, grazie a tale attività, col soprannome di Gas.
Nel 1825, due anni prima di completare gli studi, all'età di sedici anni, fu iscritto dal padre all'università di Edimburgo, presso la facoltà di Medicina. La rozzezza della chirurgia del tempo ed il suo disgusto per la dissezione lo portarono ad abbandonare la Scuola di Medicina nel 1827, senza laurearsi. Durante il suo soggiorno ad Edimburgo, Charles seguì anche le letture di ornitologia di Audubon e trovava modo di imbarcarsi in mare con i pescatori di ostriche di Newhaven e compiere ricerche negli stagni locali, che gli fruttarono la sua prima relazione scientifica di fronte ad una società studentesca, la Plinian Society. Nello stesso periodo Darwin conobbe lo zoologo lamarkiano Robert Edmund Grant, il quale aveva letto anche le opere del nonno Erasmus, in particolare il trattato Zoonomia, ed esercitò una notevole influenza sulla formazione scientifica di Charles.

Cambridge



Il padre deluso degli insuccessi negli studi di medicina e preoccupato per il suo futuro, lo spedì nel 1828 nel Christ's College a Cambridge, sperando in una sua carriera ecclesiastica. A Cambridge, Darwin fu fortemente influenzato da personalità scientifiche quali William Whewell e il botanico ed entomologo John Stevens Henslow. Questa esperienza, unitamente all'interesse per le collezioni di coleotteri, che raccoglieva durante le sue frequenti escursioni in campagna, lo indirizzò verso la storia naturale, incoraggiato anche da suo cugino William Darwin Fox. Riguardo agli studi, se da un lato studiava lo stretto necessario per superare gli esami del suo corso universitario, dall'altro leggeva i libri dei naturalisti dell'epoca, fra cui Herschel e quelli del naturalista esploratore Alexander von Humboldt. Darwin, durante gli anni trascorsi a Cambridge studiò Teologia diplomandosi con relativa pace del padre, ma nel contempo si dedicò allo studio della Botanica (sotto John Stevens Henslow). Nell'estate del 1831, terminati gli studi e superati gli esami finali, accompagnò il grande geologo Adam Sedgwick in un'escursione nel Galles del nord, dove fece un'interessante esperienza sul campo di rilievi stratigrafici.

Il viaggio sulla Beagle



Terminato questo lavoro in Galles, il ragazzo fu raccomandato da Henslow come accompagnatore di Robert Fitzroy, capitano della nave Beagle che era in partenza per una spedizione cartografica di cinque anni attorno alle coste del Sud America. Nel lungo periodo trascorso tra mari e terre, egli ebbe modo di sviluppare quelle capacità osservative e analitiche che gli hanno reso possibile la formulazione di un principio biologico rivoluzionario apparentemente contro intuitivo, ma che doveva rivelarsi l'unico modo veramente scientifico di interpretare le dislocazioni e le varietà delle specie viventi nei differenti contesti. La possibilità di lavorare durante la spedizione direttamente sul campo d'indagine gli permise di studiare di prima mano sia le caratteristiche geologiche di continenti ed isole, sia un gran numero di organismi viventi e fossili. Egli raccolse metodicamente un gran numero di campioni sconosciuti alla scienza: tali campioni, conferiti al British Museum, erano già di per sé un notevole ed ineguagliato contributo scientifico.

Fra Capo Verde e le Falkland




Nel suo viaggio visitò le isole di Capo Verde, le Isole Falkland (o Isole Malvinas), la costa del Sud America, le Isole Galápagos e l'Australia. Di ritorno nel 1836, Darwin analizzò campioni di specie animali e vegetali, che aveva raccolto, e notò somiglianze tra fossili e specie viventi della stessa area geografica. In particolare, notò che ogni isola dell'arcipelago delle Galápagos aveva proprie forme di tartarughe e specie di uccelli differenti per aspetto, dieta, eccetera, ma per altri versi simili.
Nella primavera del 1837 ornitologi del British Museum informarono Darwin che le numerose e piuttosto differenti specie che egli aveva raccolto alle Galápagos appartenevano tutte a un gruppo di specie della sottofamiglia Geospizinae, all'interno della famiglia Fringillidae, cui appartengono anche i comuni fringuelli. Ciò, unitamente alla rilettura del saggio del 1798 di Thomas Malthus sulla popolazione, innescò una catena di pensieri che culminarono nella teoria dell'evoluzione per selezione naturale e sessuale. Darwin ipotizzò che, ad esempio, le differenti tartarughe avessero avuto origine da un'unica specie e si fossero diversamente adattate nelle diverse isole.

Teorie



Sulla base di tali riflessioni, ed in sintonia con i Principi di geologia di Charles Lyell e il Saggio sui principi della popolazione di Malthus (in cui si teorizzava il concetto di disponibilità di risorse alimentari intesa come limite alla numerosità delle popolazioni animali), Darwin scrisse gli Appunti sulla trasformazione delle specie. Ben consapevole dell'impatto che la sua ipotesi avrebbe avuto sul mondo scientifico, Darwin si mise ad indagare attivamente alla ricerca di eventuali errori, facendo esperimenti con piante e piccioni e consultando esperti selezionatori di diverse specie animali. Nel 1842 stese un primo abbozzo della sua teoria, e nel 1844 iniziò a redigere un saggio di duecentoquaranta pagine in cui esponeva una versione più articolata della sua idea originale sulla selezione naturale. Fino al 1858 (anno in cui Darwin si sarebbe presentato alla Linnean Society di Londra) non smise mai di limare e perfezionare la sua teoria.
Con la teoria evoluzionistica Darwin dimostrò che l'evoluzione è l'elemento comune, il filo conduttore della diversità della vita. Secondo una visione evolutiva della biologia, i membri dello stesso gruppo si assomigliano perché si sono evoluti da un antenato comune. Secondo questo modello le specie sono originate in un processo di “discendenza con variazione”. Fatto ancora più importante, nel suo trattato sull'origine delle specie, Darwin propose la selezione naturale come meccanismo principale con cui la variazione porta alla speciazione e dunque all'evoluzione di nuove specie.
La teoria evoluzionistica di Darwin si basa su tre presupposti fondamentali:
Riproduzione: tutti gli organismi viventi si riproducono con un ritmo tale che, in breve tempo, il numero di individui di ogni specie potrebbe non essere più in equilibrio con le risorse alimentari e l'ambiente messo loro a disposizione.
Variazioni: tra gli individui della stessa specie esiste un'ampia variabilità dei caratteri; ve ne sono di più lenti e di più veloci, di più chiari e di più scuri, e così via.
Selezione: esiste una lotta continua per la sopravvivenza tra gli individui all'interno della stessa specie e anche con le altre specie. Nella lotta sopravvivono gli individui più adatti, cioè quelli che meglio sfruttano le risorse dell'ambiente e generano una prole più numerosa.
Darwin affermò che l'evoluzione di nuove specie avviene attraverso un accumulo graduale di piccoli cambiamenti. Ciascuna specie presenta un proprio adattamento all'ambiente evolutosi mediante la selezione naturale; comprendere in che modo gli adattamenti si sono evoluti per selezione naturale è il compito della biologia evoluzionistica.

Altri trattati e l'avventura sul Beagle



Darwin pubblicò altri trattati scientifici, tra cui la spiegazione della formazione degli atolli corallini nel Pacifico del sud e il resoconto del suo viaggio a bordo del HMS Beagle.
La Zoologia del viaggio della H. M. S. Beagle venne pubblicata, in cinque volumi, fra il 1839 e il 1843. In quel periodo, Darwin ebbe una fitta corrispondenza scientifica con Alfred Russel Wallace, che si trovava a lavorare nelle Isole del Pacifico meridionale. Nel giugno del 1858, Wallace gli espose una propria teoria dell'evoluzione. Nello stesso periodo, alcuni amici di Darwin lo persuasero a rendere pubbliche le sue idee.

L'origine delle specie




Il 1º luglio 1858, il grande amico di Darwin, Charles Lyell, assieme al collega Joseph Hooker, presentarono la teoria di Darwin (riguardo all'Origine delle specie per mezzo della selezione naturale) alla Linnean Society, ad un pubblico piuttosto ristretto. Darwin non poté essere presente per la morte del figlio minore; insieme fu letta anche una comunicazione di Wallace che Darwin aveva ricevuto, in cui Wallace aveva esposto la formulazione di una sua teoria sull'origine della specie, da lui sviluppata indipendentemente, con molti punti in contatto con quella di Darwin. Il saggio di Darwin sull'argomento L'origine delle specie fu pubblicato un anno più tardi, il 24 novembre 1859; tanto era l'interesse suscitato dalla sua opera che la prima edizione (in 1250 copie) andò esaurita in due giorni.
Nelle sue opere successive - quali La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico, L'origine dell'uomo e la selezione sessuale e L'espressione delle emozioni negli animali e nell'uomo - Darwin sviluppò altri temi soltanto abbozzati o neppure accennati ne L'origine delle specie. Per esempio, ne L'origine dell'Uomo e la selezione sessuale, Darwin aggiunse alla selezione naturale, come meccanismo di selezione, anche la selezione sessuale, dovuta alla "scelta femminile" (o in alcuni casi maschile) che spinge uno dei due sessi a sviluppare caratteri sessuali secondari abnormi e, in apparenza, in contrasto con la sopravvivenza e quindi il fitness individuale, come i palchi dei maschi dei cervi europei (Cervus elaphus) o la coda, sempre nei maschi, del pavone (Pavo cristatus). Ne L'espressione delle emozioni negli animali e nell'Uomo, Darwin abbozzò per la prima volta lo studio del comportamento animale secondo una prospettiva evoluzionistica, che avrebbe dato spunto nel secolo successivo all'etologia.
Nonostante le profonde modifiche cui è andata (e va) incontro anche ai giorni nostri la teoria dell'evoluzione per selezione naturale, le riflessioni di Darwin sono ancor oggi la base ed il presupposto scientifico per lo studio della vita e della sua evoluzione; unica lacuna importante nel sistema darwiniano era la mancanza di conoscenza dei meccanismi dell'ereditarietà genetica (i lavori di Gregor Mendel non erano ancora pubblicamente noti). La relativa teoria della Pangenesi venne superata col neodarwinismo.

Pubblicazione della teoria della selezione naturale



Dal 1856 Darwin iniziò ad investigare su uova e semi, e di come avrebbero potuto sopravvivere ad un viaggio e diffondere specie oltre oceano. Joseph Hooker incrementò i dubbi della visione tradizionale, in cui si pensava che le specie non potessero mai cambiare, convinzione già messa in discussione dalla comparsa della teoria evolutiva di Jean Baptiste de Lamarck, tuttavia, il loro giovane amico Thomas Henry Huxley era contro la teoria evoluzionista. Il grande geologo Charles Lyell era interessato alle ricerche di Darwin, che però non condivideva, ritenendole eccessivamente radicali nelle conclusioni. Quando egli lesse un articolo di Alfred Russel Wallace sull'introduzione delle specie, vide delle somiglianze con il lavoro di Darwin. Il pensiero di Darwin non sembrava però minacciato; egli continuò le sue ricerche, raccogliendo informazioni su esemplari da naturalisti di tutto il mondo, incluso lo stesso Wallace che in quel periodo stava lavorando nel Borneo. Il botanico americano Asa Gray mostrò interessi simili, ed il 5 settembre del 1857 Darwin gli inviò una descrizione dettagliata delle sue idee, incluso un estratto de “La selezione naturale”.
Il libro di Darwin era in fase di sviluppo quando, il 18 giugno 1858, ricevette una lettera da Wallace che descriveva la propria idea riguardo alla selezione naturale, che risultava essere quasi identica alla teoria che Darwin stava oramai sviluppando da anni; egli rimase scioccato dal fatto di essere stato preceduto, perciò la inviò all'amico Lyell pensando che Wallace non avesse ancora chiesto il permesso per la pubblicazione dei suoi scritti, e suggerì che questa doveva essere inviata a delle riviste suggerite da Wallace stesso. In quel periodo Darwin stava vivendo una grave crisi familiare, in quanto un'epidemia di scarlattina aveva colpito in maniera molto grave il suo figlio minore, e quindi chiese a Lyell e Hooker di occuparsi del problema al suo posto. Si arrivò al compromesso di inviare un progetto in cui la paternità della teoria veniva condivisa, che Lyell e Hooker avrebbero illustrato ad una presentazione alla Linnean society il 1º luglio dello stesso anno, presentando le varietà delle specie naturali da parte della selezione. La presentazione fu fatta davanti ad un consesso di gente molto ristretto, e Darwin non poté neppure esservi presente per la morte del figlio.
Nel suo libro Darwin fornisce 'una lunga argomentazione' di dettagliate osservazioni, deduzioni e considerazioni sulle varie obiezioni. La sua unica allusione all'evoluzione umana è stata sottovalutata poiché 'sarà gettata la luce sull'origine dell'uomo e della sua storia'. Questa teoria è indicata con questa premessa: Come molti individui di ciascuna specie sono nati in quantità maggiori e come, di conseguenza, non vi sono state spesso lotte ricorrenti per la sopravvivenza, ne consegue che ogni essere, anche se con qualità differenti e con diverse condizioni di vita, avrà maggiori possibilità di sopravvivere e quindi, naturalmente, di essere selezionato. Dal forte principio di ereditarità le varie selezioni tendono a propagare le nuove forme e modificazioni.

La selezione degli animali domestici



Charles Darwin studiò la selezione degli esseri viventi nelle condizioni di vita selvatica, condizioni studiate nel corso del viaggio sul brigantino Beagle. Si tende a dimenticare, invece, che Darwin dedicò lunghi anni ed immensa attenzione alla selezione dei vegetali coltivati e degli animali domestici, tra i quali i riproduttori non sono scelti dalla prevalenza del più adatto, che regola la riproduzione allo stato selvaggio, ma per scelta dell'uomo che preferisce un riproduttore ad un altro sulla base del vantaggio economico, come avviene per bovini e suini, o per mere considerazioni estetiche, come accade per cani e colombi. Si può ricordare che nelle campagne inglesi era in corso, da alcuni decenni, la selezione in senso moderno delle razze di fondamentale interesse economico: bovini, ovini e suini.
Darwin dedicò la più attenta considerazione all'opera degli allevatori dell'Isola, ed effettuò sulle loro procedure considerazioni fondamentali, che possono considerarsi la prima riflessione scientifica sul "miglioramento" degli animali allevati. Studiando l'opera degli allevatori del proprio paese, come quella dei colombofili e dei cinofili londinesi, lo scienziato britannico compose la propria opera più voluminosa: La variazione delle piante e degli animali in condizione di domesticità.
Siccome, nella propria selezione, l'uomo altera radicalmente i meccanismi naturali, e produce esseri viventi dai caratteri spesso opposti a quelli che avrebbe conservato la selezione naturale, lo scienziato britannico concepì i propri studi sugli effetti della domesticazione come il complemento logico essenziale delle indagini sulla selezione naturale.
L'importanza di questi studi non è riconosciuta da una parte cospicua degli autori delle opere su Darwin, che limitano la propria attenzione alle indagini sulla selezione naturale, conservando in vita l'idea del maestro degli studi sulla selezioni nelle condizioni di lotta per la vita nella foresta.
Anche la grande mostra per il Bicentenario di Darwin e che è stata curata da alcuni tra i massimi studiosi internazionali dedica un solo pannello agli studi di Darwin sugli animali domestici e, per di più, li fa apparire come assolutamente secondari. Per contro Antonio Saltini ha compiuto una analisi accurata della grande opera di Darwin su animali e piante domestiche, The variation of animals and plants under domestication per valorizzarne l'importanza di Darwin di fondatore degli studi sull'evoluzione, in condizioni sia selvatiche che domestiche, di tutti gli esseri viventi.

A pochi passi da Newton



L'opera di Darwin fu molto apprezzata dalla comunità scientifica. Egli divenne membro della Royal Society nel 1839 (per la raccolta di informazioni effettuata durante il suo viaggio) e nel 1878 fu accolto anche dall'Académie des Sciences francese. Nel 1839 si sposò con sua cugina Emma Wedgwood, una ricca borghese proveniente da una famiglia di fabbricanti di vasellame.


La coppia visse alcuni anni a Londra, per poi trasferirsi a Downe, nel Kent, in una residenza chiamata Down House (oggi attrazione turistica). Ebbero una famiglia numerosa; 10 figli, di cui tre morirono in tenera età, e trascorsero una tranquilla vita nella campagna inglese. Darwin di giorno compiva delle passeggiate a piedi per un viottolo nei dintorni, non disdegnando delle escursioni a cavallo, nella convinzione che facessero bene alla salute e la sera usava trascorrere le serate giocando a backgammon con la moglie venendone spesso sconfitto.
Nel 1870 fu nominato socio d'onore della Società Geografica Italiana. Alla sua morte, avvenuta a Downe, il 19 aprile del 1882, Darwin ricevette funerali di stato e fu sepolto nell'Abbazia di Westminster, accanto a John Herschel e a pochi passi da Newton.

Darwin e la fede cristiana



Charles Darwin discendeva da un ambiente anticonformista. Sebbene vari membri della sua famiglia fossero liberi pensatori, apertamente privi di credenze religiose convenzionali, egli inizialmente non dubitò della verità letterale della Bibbia. Frequentò una scuola anglicana, poi a Cambridge studiò teologia anglicana. Il contatto con la natura e la pratica scientifica cominciarono tuttavia a dar corso a un processo mentale che doveva portarlo su posizioni scettiche.
Il viaggio sull'HMS Beagle e lo studio degli ecosistemi nel loro evolvere gli fece comprendere come non la finalità ma la casualità potessero giocare un ruolo fondamentale nei mutamenti del vivente. Darwin sottopose ad analisi rigorosa tutti gli scenari biologici che incontrava, rimanendo perplesso, per esempio, di fronte al fatto che le belle creature degli abissi oceanici fossero state create dove nessuno le poteva vedere, e rabbrividendo alla vista di una vespa che paralizzava bruchi e li offriva come cibo vivo alle proprie larve; considerò che quest'ultimo caso era in contraddizione con la visione di Paley di un progetto benefico.
Mentre era sul Beagle, Darwin era però rimasto ortodosso, e citava la Bibbia come un'autorità nella morale, ma aveva cominciato a vedere la storia del Vecchio Testamento come falsa ed inaffidabile. Dopo il suo ritorno, investigò la trasmutazione delle specie. Sapeva che i suoi amici naturalisti ecclesiastici la ritenevano un'orrenda eresia, che minava le giustificazioni miracolose per l'ordine sociale, e sapeva che tali idee rivoluzionarie erano sgradite specialmente in un momento in cui la posizione raggiunta dalla Chiesa anglicana era attaccata dai dissidenti radicali e dagli atei.
Mentre stava sviluppando segretamente la sua teoria della selezione naturale, continuò a dare sostegno alla Chiesa locale e ad aiutare con il lavoro parrocchiale, ma di domenica faceva una passeggiata mentre la sua famiglia andava a messa. Charles Darwin riferì nella sua biografia del nonno Erasmus Darwin, di come venissero fatte circolare delle storie false che sostenevano che Erasmus avesse invocato Gesù sul letto di morte. Charles concluse scrivendo "Tale era lo stato del sentimento cristiano in questo Paese [nel 1802]... Possiamo almeno sperare che adesso non prevalga più niente del genere."[senza fonte]
Nonostante questa speranza, storie molto simili vennero fatte circolare dopo la sua morte, di cui la più importante è la "Storia della Signora Speranza", pubblicata nel 1915, che sosteneva che Darwin si fosse convertito sul suo letto di malattia. Tali storie sono state propagate da alcuni gruppi cristiani al punto da diventare leggende urbane, sebbene queste asserzioni siano state smentite dai figli e siano state rigettate come false dagli storici.
Mentre nell'edizione originale del 1859 Darwin non menzionava il Creatore, nelle successive edizioni lo aggiunse come inciso nella penultima frase dell'Origine: "Nella vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola, vi è qualcosa di grandioso; e mentre il nostro Pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge di gravità, da un semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi". Interrogato sull'uso del termine “creatore”, Darwin rispose: “Mi sono a lungo pentito di aver ceduto all'opinione pubblica, e di aver usato il termine pentateucale di creazione, con il quale intendevo in realtà dire “apparso” per qualche processo interamente ignoto.”

Influenza sui posteri





Se l'uomo del XXI secolo osserva il mondo con un atteggiamento differente rispetto agli uomini nati durante l'epoca vittoriana, uno dei principali artefici di questo mutamento è certamente Darwin, per una serie di motivi:
Il darwinismo, escludendo ogni fenomeno e causa soprannaturale e utilizzando strumenti di indagine rigorosamente scientifici, quindi materialistici, entra in conflitto con il pensiero metafisico tramandato dalla religione cristiana. Per quanto fin dall'inizio del Settecento, prima della pubblicazione delle opere di Darwin, l'ipotesi di un Dio creatore appariva ormai non plausibile per spiegare la realtà del mondo, con l'evoluzionismo l'idea diventava, per molti versi, oziosa. Questo a meno di ammettere con Newton e contro Leibniz che Dio continuasse ad "aggiustare" l'evoluzione del cosmo in corso d'opera, ipotizzando una creazione "continua".
Il darwinismo mette in luce le lacune presenti nel modello dei cosiddetti tipologi o "fissisti", che sostenevano l'immodificabilità del mondo biologico in quanto creato da Dio in modo definitivo.
Le teorie della selezione naturale consentono di mettere in discussione le argomentazioni finalistiche che sostenevano che qualunque cosa presente in natura avesse un fine predeterminato.
Anche il determinismo viene messo in discussione, con il suo concetto pregnante di poter prevedere, costantemente, il futuro, una volta noti gli elementi del mondo attuale ed i suoi processi.
view post Posted: 30/7/2013, 08:53     Lamarckismo - Evoluzione

Lamarckismo





Il lamarckismo fu la prima teoria evoluzionistica e fu elaborata dal naturalista francese Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829).
Nella sua opera Philosophie zoologique (1809), Lamarck avanzò la sua teoria sull’evoluzione, che suscitò critiche da parte dei contemporanei. In quest'opera Lamarck giunse alla conclusione che gli organismi, così come si presentavano, fossero il risultato di un processo graduale di modificazione che avveniva sotto la pressione delle condizioni ambientali.
Lamarck assegnava una notevole importanza al ruolo attivo degli organismi nel modificarsi in risposta agli stimoli ambientali (per ambiente egli intendeva biòtopo e biocenosi), e riteneva che l'uso di determinati organi, o parti di organi, provocasse modificazioni; in questo modo essi rispondono meglio alle esigenze di sopravvivenza dell'animale, in base al principio secondo cui la funzione crea l'organo (affermazione in qualche modo vera, sebbene in una prospettiva evolutiva di moltissime generazioni e con meccanismi completamente diversi da quelli prospettati da Lamarck). Le modificazioni si sarebbero poi trasmesse alla generazione successiva e l'accumularsi dei caratteri acquisiti, di generazione in generazione, avrebbe determinato l'apparire di nuove specie meglio adattate all'ambiente.
Prima di lui alcune ipotesi evoluzionistiche furono avanzate da alcuni naturalisti o filosofi fin dall'antichità, a partire da Anassimandro, ma generalmente, prima di Lamarck si riteneva che le specie esistessero così come esse erano state create, secondo quanto detto nella Genesi biblica, e che fossero rimaste immutate durante tutta la storia della Terra. Questa teoria è detta fissismo ed ancora oggi essa trova credito presso alcune confessioni di fondamentalisti biblici.

La teoria



Il naturalista Georges-Louis Leclerc (1707-1788), conte di Buffon, poco prima di Lamarck, avanzò alcune ipotesi evoluzionistiche. Nella sua opera Histoire naturelle (1749-1789) osservò che ci sono alcune specie che mutano in relazione al clima e ai fattori ambientali e si oppose fortemente alla teoria del Preformismo.
Lamarck fu il primo ad elaborare un vero e proprio modello teorico dell'evoluzione. A partire dalle sue osservazione sugli invertebrati, elaborò l'idea che gli organismi, così come si mostravano in natura, fossero in realtà il risultato di un processo graduale di modificazione che avveniva sotto la pressione delle condizioni ambientali. Formulò, perciò, l'ipotesi che in tutti gli esseri viventi sia sempre presente una spinta interna al cambiamento che sarebbe prodotta da due forze: la capacità degli organismi di percepire i propri bisogni, e la loro interazione con l'ambiente in funzione di un migliore adattamento. La teoria di Lamarck può essere riassunta in due leggi:
"Legge dell'uso e del non uso" (disuso): un organo si sviluppa quanto più è utilizzato e regredisce quanto meno è sollecitato.
"Legge dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti" : il carattere acquisito dall'animale durante la sua vita viene trasmesso alla progenie.
Per spiegare la sua tesi usò come esempio le giraffe: in un primo momento, secondo Lamarck, sarebbero esistite solo giraffe con il collo corto; queste ultime, a causa dello sforzo fatto per raggiungere i rami più alti, avrebbero sviluppato collo e zampe anteriori e quindi avrebbero acquisito nel tempo organi adatti alle circostanze. Tutte queste parti del corpo, di conseguenza, sarebbero diventate progressivamente un poco più lunghe e sarebbero state trasmesse alla generazione successiva. La nuova generazione avrebbe avuto in partenza parti del corpo più lunghe e le avrebbe allungate ulteriormente, poco per volta.
In questo modo i vari adattamenti, accumulandosi e trasmettendosi attraverso le generazioni, avrebbero dato luogo a nuove specie, diverse da quelle originarie per effetto del costante adattamento all'ambiente. Secondo Lamarck questi due principi fornivano la spiegazione più plausibile dell'esistenza dei fossili, delle attuali diversità delle forme viventi e delle evidenti parentele tra gli organismi. Ogni specie sarebbe il risultato di una continua ed incessante trasformazione ed è proprio questo concetto il fondamento delle teorie evolutive.

Superamento del lamarckismo



Il gerniale lavoro ddel citologo August Wiessman e le successive ricerche e scoperte della moderna biologia hanno dimostrato che il meccanismi mediante il quale le specie mutano non è la trasmissione dei caratteri acquisiti. Va però osservato che Lamarck non riconduceva l'evoluzione solo a cause esterne (l'ambiente in cui l'individuo si doveva adattare per evitare di morire),ma riconosceva negli organismi una tendenza naturale a modificarsi secondo i bisogni imposti dall'ambiente.
La prima legge può risultare vera entro certi limiti; vi sono infatti i cosiddetti organi rudimentali o vestigiali che sono regrediti in seguito al mancato utilizzo.
La seconda legge fu superata dalla scoperta della differenza tra cellule somatiche e cellule riproduttive. Si dimostrò, infatti, che un carattere, che un individuo acquista durante la sua esistenza, non può essere trasmesso ai suoi discendenti in quanto si tratta di una mutazione somatica che non insiste sul suo patrimonio genetico e quindi non può essere trasmessa ereditariamente. Pensiamo ad esempio al muscolo di uno sportivo, esso non è un carattere ereditabile dalla progenie.
Georges Cuvier, fondatore (con LamarcK) della paleontologia, avversava questa teoria mantenendo una posizione fissista. Osservava che la teoria di Lamarck non spiegava, ad esempio, come si producevano quelle modificazioni che non erano risultati di sforzi volontari, come la pelle mimetica maculata della stessa giraffa a partire dalla pelle uniforme delle antilopi. È del tutto vero che gli organismi si modificano nel corso della loro vita (cioè si modifica il fenotipo, l'organismo quale ci appare in natura), ma non vi era alcuna prova che queste modificazioni fossero trasmissibili. In seguito August Weismann dimostrarò l'improbabilità della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti.
Lamarck ebbe il merito di sostenere il concetto di evoluzione, contro le concezioni fissiste del suo tempo affermando che:
gli organismi viventi non sono immutabili, bensì si trasformano ininterrottamente;
si trasformano per adattarsi all'ambiente e conseguire una più efficiente capacità di sopravvivere;
le loro trasformazioni si accumulano nel corso delle generazioni dando luogo a specie nuove.
Darwin (1809-1882), in seguito, diede una diversa interpretazione del meccanismo mediante il quale si realizzano le mutazioni, nel tempo e nelle generazioni; la riscoperta degli studi di Gregor Mendel e le ricerche di August Weismann confermarono l'ipotesi darwiniana.
Nonostante alcune ipotesi di Lamarck si siano dimostrate infondate, egli rimane il precursore delle scienze evolutive, il primo scienziato ad affermare la trasformazione dei viventi nel tempo. In questo modo Lamarck portò la biologia fuori dal creazionismo e fondò una prospettiva dinamica della storia della natura.

Il lamarckismo dopo Lamarck



I presupposti della teoria di Lamarck si possono riassumere nei seguenti tre postulati:
a - Le cause dei fenomeni vitali vanno cercate nella composizione chimica della materia vivente;
b - La scienza è solo scienza di processi continui regolati da leggi;
c - La scienza può essere solo scienza della causalità deterministica.
Ed ecco le obiezioni che i lamarckiani mossero al darwinismo ed in polemica con Weismann a partire da questi postulati:
a - ogni teoria che presupponga misteriosi elementi portatori di forme e di caratteri ("gemmule" di Darwin, biofori di Weismann o geni) è sospetta di idealismo o di spiritualismo. Nel protoplsma si trova la chiave dei fenomeni vitali (variazione, eredità, ontogenesi, adattamento), ma in tutto il protoplasma, non in alcune parti del nucleo.
b - Nulla si crea se non per epigenesi; ogni ipotesi di strutture permanenti ed ereditarie (cromosomi) è sospetta di metafisica, se non di creazionismo. "Se si portano le tesi di Weismann alle estreme conseguenze"- scrive Giard nel 1890 - "bisogna concludere che tutte le variazioni erano contenute nei primi organismi comparsi sulla terra e dunque che questi "possedevano" [...] una potenza evolutiva in qualche modo indefinita". Le Dantec dice, nel 1899, che la dottrina di Weismann è un ritorno al preformismo, "l'equivalente di germi inscatolati" e sa di finalismo; l'evoluzione, per i lamarckiani, è invece epigenesi, cioè acquisizione di nuove strutture nell'interazione continua e diretta tra l'organismo e l'ambiente. L'idea di un plasma germinale separato completamente dal resto del corpo cozza con l'idea dell'organismo come sistema integrato che si auto-regola e si auto-adatta, capace cioè di rispondere in modo positivo ai mutamenti delle condizioni ambientali. In un sistema così integrato è difficile immaginare che ci fosse una parte completamente isolata dal resto, ma che dirigeva tutto il resto.
c - la variazione aleatoria dei darwiniani è un "effetto senza causa" e la nozione di caso danneggia la scienza e la razionalità e può servire a nascondere un ritorno surrettizio alla Provvidenza.". La causa della variazione e dell'eredità va cercata nel determinismo dell'ambiente, nelle risposte dell'organismo e nelle condizioni dell'ontoepigenesi.
La spiegazione lamarckiana delle modalità dell'evoluzione ebbe una influenza enorme sia sulla biologia sia sulle scienze sociali.
Alle scienze sociali il lamarckismo dava risposte alle domande del rappoprto tra istinti, abitudini e scelte razionali, alla interazione tra tratti biologici e comportamenti che noi distinguiamo come culturali e sociali, alla formazione delle diverse mentalità razziali o nazionali, di classe, e consentiva di legittimare con la biologia l'azione politica intesa a migliorare l'umanità, attraverso l'educazione ed il miglioramento dell'ambiente (biologico e sociale).
Il lamarckismo è continuato ufficialmente sotto varie forme, fino agli anni trenta del secolo scorso, ad opera di alcuni biologi e filosofi come Edmond Perrier, Felix Le Dantec, Alfred Giard, Paul Bert, Etienne-Jean Marey, Joseph-Pierre Durand, e altri.
Obiettivamente l'impostazione di Lamarck appariva più rigorosa di quella di Darwin. "Darwin è un vero naturalista" - scriveva Le Dantec nel 1909 -" Lamarck era innanzitutto un fisico; si è fatalmente lamarckiani quando, entrando nello studio dei fenomeni vitali, non si dimentica il metodo delle scienze fisiche".
Nella filosofia biologica dei lamarckiani si trovano elementi, o meglio suggestioni, almeno tendenzialmente materialistiche, ispirate all'ideale del riduzionismo chimico-fisico (una posizione che oggi si manifesta nella filosofia biologica dei genetisti).
Il lamarckismo influenzò pesantemente anche il pensiero filosofico e sociale della metà dell'800 con Spencer ed Haeckel che lo utilizzavano per affermare l'ereditarietà dei ruoli sociali tra gli uomini dovuta ai caratteri acquisiti con il mestiere o con la posizione sociale.
Haeckel scrive nel 1868:
Come per i fatti dell'eredità avevamo indicato la causa fondamentale e generale nella riproduzione, nel trasferimento di materia dai genitori alla prole, così possiamo porre come causa fondamentale e generale dei fenomeni di adattamento o di variazione l'attività fisiologica della nutrizione o ricambio materiale[1],
quindi "tutta l'ecologia darwiniana viene così snaturata nel riduzionismo materialista proprio dal darwinista che inventò il termine ecologia"- osserva La Vergata[1].
Sarebbe però ingiusto accusare i lamarckiani di aver fornito una teoria che giustificava il potere delle classi dominanti. Nell'interpretazione lamarckiana la più importante lotta per l'esistenza era quella contro l'ambiente e questa idea veniva usata per postulare solidarietà e cooperazione. L'effort pour la vie (sforzo per la vita) per i lamarckiani era più importante della lotta per la vita e richiedeva l'associaziione degli uomini.
Questa concezione dello sforzo pacifico si contrappose frontalmente allo spencerismo (darwinismo sociale). Edmond Perrier, lamarckiano, scriveva nel 1915:
"La lotta per la vita, se ha avuto qualche parte nel progresso materiale degli esseri viventi, d'altra parte ha contribuito a questo processo solo nei particolari delle forme organiche. Una più ampia coordinazione di tutti i grandi fatti della biologia consente di stabilire, invece, che i grandi tipi del regno animale si sono costruiti nella pace, attraverso gli sforzi costanti degli animali su se stessi, attraverso la tensione costante delle loro facoltà per trionfare delle condizioni sfavorevoli in cui alcuni erano condannati a vivere."
Secondo Ward, una volta uscita, con l'invenzione delle istituzioni sociali, dalla fase animale della lotta per l'esistenza, l'umanità si era evoluta grazie alla cooperazione, alla coltivazione di facoltà non utili nella concorrenza vitale e volte a soddisfare bisogni superiori a quelli materiali. Queste facoltà, secondo Wesley Powell, si erano sviluppate per la "legge dell'esercizio" i cui risultati venivano trasmessi ereditariamente alle generazioni successive. Per il lamarckiani, il lamarckismo era la teoria dello sforzo umano verso il progresso a cui Weismann toglieva ogni base biologica.
La polemica con Weismann mette bene in evidenza un errore che sarà poi assunto a fondamento delle sociobiologie: connotare la natura mediante metafore sociali per poi scoprire la natura nella società. Esso sembrò verosimile perché la stessa evoluzione psico-sociale degli uomini è, in effetti, un processo di tipo lamarckiano (dove però i caratteri socio-culturali acquisiti vengono trasmessi per via esogenetica). L'idea della ereditarietà dei caratteri acquisiti lusingava anche l'orgoglio umano nel senso che sosteneva la trasformazione degli sforzi umani in regolarità della natura, come dire 'biologgizzava' la speranza che gli sforzi umani siano immortali.
Da un punto di vista biologico, invece, l'avvento dell'epigenetica ha portato alcuni studiosi a rivalutare le torie di Lamarck, tanto che si è arrivati a parlare di rivincita di Lamarck. Si è infatti osservato come il fenotipo di un individuo non sia solo l'espressione delle informazioni contenute nel DNA, ma sia fortemente influenzato anche dall'ambiente, che può agire sul genoma mediante meccanismi di tipo epigenetico; degli studi condotti evidenziano inoltre la possibilità di trasmettere alla progenie alcune modificazioni epigenetiche, quali quelle causate dalle infezioni virali o dalla nutrizione materna. In generale, comunque, a causa della necessità di chiarire molti aspetti dell'epigenetica, gli studiosi sono cauti nel riabilitare le teorie lamarckiane.

Il lamarckismo nell'URSS di Stalin



Le vicende delle teorie evolutive nell'URSS di Stalin furono tragiche. Molti darwinisti furono perseguitati, deportati, internati, fucilati per il fatto che una teoria neolamarckiana, derivata da Mičurin, secondo la quale l'eredità dei caratteri sarebbe influenzata da fattori ambientali, fu considerata più compatibile con l'ideologia di regime e fu imposta non soltanto alle scienze biologiche ma alle stesse pratiche agronomiche da Trofim Denisovič Lysenko appoggiato da Stalin. Questo fatto povocò una disastrosa crisi agricola.

Riferimenti attuali



Recentemente si è riacceso l'interesse nei confronti del lamarckismo, in concomitanza con gli studi di epigenetica: questi hanno evidenziato la possibilità di ereditare caratteri acquisiti dalla generazione precedente, tramite meccanismi che non intaccano le sequenze genomiche; ci si riferisce spesso a tali meccanismi come 'eredità lamarckiana'. Numerosi studi in vari modelli animali hanno confermato questa teoria; nell'uomo, in particolare, l'esposizione a diversi fattori e situazioni, ad esempio fumo e fame, ha prodotto come risultato una modificazione nella regolazione genica, sia nella popolazione esposta, sia nella sua progenie. Si ritiene che i meccanismi di metilazione del DNA e modificazione degli istoni siano alla base di questi fenomeni.
view post Posted: 30/7/2013, 08:47     Storia del pensiero evoluzionista - Evoluzione

Storia del pensiero evoluzionista





La prima traccia dell'idea di una evoluzione biologica degli esseri viventi è la teoria sull'origine della vita attribuita ad Anassimandro. Gli animali ebbero origine nell'acqua, dove erano tutti simili a pesci; con il tempo sono saliti sulla terraferma dove, liberati dalle scaglie, hanno continuato a vivere. Tale fu anche l'origine dell'uomo.
Con l'avvento del Cristianesimo e fino almeno all'evo moderno l'indagine scientifica fu dominata dall'impianto filosofico essenzialista di derivazione aristotelica, nel quale sulla fissità della specie è fondata la possibilità stessa della conoscenza; inoltre l'evoluzione non si armonizza con Genesi e non trova collocazione in un sistema di riferimento che considera le specie immutabili perché perfette, in quanto create ab nihilo da Dio. Nel XVII secolo, col riaffioramento delle antiche concezioni, la parola evoluzione cominciò ad essere utilizzata come riferimento ad un'ordinata sequenza di eventi, particolarmente quando un risultato si trovava, in qualche modo, già dall'inizio contenuto all'interno di essa.
Nel XVIII secolo la storia naturale si sviluppò enormemente, mirando ad investigare e catalogare le meraviglie dell'operato di Dio. Le scoperte effettuate dimostrarono l'estinzione delle specie, che venne spiegata dalla teoria del catastrofismo di Cuvier, che affermava che gli animali e le piante venivano periodicamente annientati a causa di catastrofi naturali per poi essere rimpiazzate da nuove specie create dal nulla. In contrapposizione ad essa, la teoria dell'Uniformitarismo di James Hutton del 1785 ipotizzava un graduale sviluppo della terra, il cui aspetto non era dovuto ad eventi catastrofici ma ad un lento processo perpetuatosi attraverso gli eoni.
Dal 1796 Erasmus Darwin, il nonno di Charles, avanzò delle ipotesi sulla discendenza comune affermando che gli organismi acquisivano "nuove parti" in risposta a degli stimoli e che questi cambiamenti venivano trasmessi alla loro discendenza; nel 1802 egli suggerì la selezione naturale. Nel 1809, Jean-Baptiste Lamarck sviluppò una teoria simile (l'"ereditarietà dei caratteri acquisiti"), la quale ipotizzava che tratti "necessari" venissero ereditati col passaggio da una generazione alla successiva. Queste teorie di trasmutazione furono sostenute in Gran Bretagna dai Radicali come Robert Edmund Grant. In questo periodo l'opera di Thomas Malthus, Saggio sul principio della popolazione, influenzò il libero pensiero, mostrando come l'incremento della popolazione umana fosse correlato ad un eccesso delle risorse disponibili.
Varie teorie vennero proposte per riconciliare la Creazione biologica con le nuove scoperte scientifiche, incluso l'attualismo di Charles Lyell che asseriva che ogni specie avesse un suo "centro di creazione" e fosse progettata per un particolare habitat, il cui cambiamento portava inevitabilmente alla sua estinzione. Charles Babbage ritenne che Dio avesse creato le leggi per un programma divino che operava per la produzione delle specie e Richard Owen seguì Johannes Müller nel pensiero che la materia vivente avesse un'"energia organizzativa", una forza vitale (Lebenskraft) che, dirigendo lo sviluppo dei tessuti, determinava l'arco di vita degli individui e delle specie.

La nascita della teoria in Darwin



All'Università di Edimburgo, durante gli studi, Charles Darwin fu coinvolto direttamente negli sviluppi della teoria evoluzionistica di Robert Edmund Grant, ispirata dalle idee di Erasmus Darwin e Lamarck. In seguito, all'Università di Cambridge i suoi studi di teologia lo convinsero ad accettare le considerazioni di William Paley sul "disegno" di un Creatore, mentre il suo interesse nella storia naturale aumentò grazie al botanico John Stevens Henslow ed al geologo Adam Sedgwick, entrambi fermamente credenti in una creazione divina e nell'antico uniformismo della terra.
Durante il viaggio del Beagle, Darwin si convinse della fondatezza dell'attualismo di Lyell e cercò di conciliare le varie teorie creazionistiche con le prove che riuscì ad evidenziare. Al suo ritorno Richard Owen dimostrò che i fossili che Darwin aveva trovato, appartenevano a specie estinte mostranti relazioni con delle specie viventi in alcune località. John Gould rivelò con sorpresa che gli uccelli completamente diversi ritrovati nelle Isole Galapagos erano, in realtà, 13 specie diverse di fringuelli (conosciuti ora, volgarmente in tutto il mondo, come i Fringuelli di Darwin).

Dagli inizi del 1837 Darwin meditò sulla trasmutazione in una serie di appunti segreti. Si occupò inoltre della selezione artificiale delle razze domestiche, consultando William Yarrell e leggendo l'opuscolo di un suo amico, Sir John Sebright, il quale commentava come "con un severo inverno, od una scarsità di cibo, attraverso l'uccisione degli individui deboli e malaticci, si avessero tutti i migliori effetti della più abile selezione". Nel 1838, in uno zoo egli vide per la prima volta una scimmia antropomorfa: il bizzarro comportamento di un orango lo impressionò per la somiglianza con quello di un "bambino dispettoso" e, dalla sua esperienza sui nativi della Terra del Fuoco, lo portò a pensare che non ci fosse poi un grande abisso tra gli uomini e gli animali, a dispetto della dottrina teologica che considera solo la specie umana possedente un'anima.
Nel tardo settembre del 1838 Darwin cominciò a leggere la sesta edizione del Saggio sul principio della popolazione di Malthus, con la quale ricordò la dimostrazione statistica secondo cui la popolazione umana, riproducendosi al di sopra dei propri mezzi, competesse per la sopravvivenza. In questo periodo egli tentò di applicare per primo questi principi alle specie animali. Darwin applicò nella sua ricerca il pensiero liberista sulle leggi di Natura, considerando la pura lotta per la vita priva di sostegni esterni. Dal dicembre 1838 egli intravvide una somiglianza tra il concetto della selezione artificiale e la Natura Malthusiana che selezionava, attraverso il cambiamento, le varianti da eliminare, in modo che ogni parte delle nuove strutture acquisite fosse pienamente pratica e perfetta.
view post Posted: 28/7/2013, 09:08     Speciazione (evoluzione) - Evoluzione

Speciazione (evoluzione)





La speciazione è un processo evolutivo grazie al quale si formano nuove specie da quelle preesistenti. Il fenomeno opposto è l'estinzione.
Il concetto di speciazione è stato essenzialmente sviluppato da Ernst Mayr.
La speciazione risulta dalla selezione naturale e/o dalla deriva genetica, che sono i due motori della evoluzione. La speciazione è una delle colonne portanti del neodarwinismo.
Vi sono quattro differenti modalità di speciazione di origine geografica, associate al livello in cui le popolazioni speciantesi si sono geograficamente isolate le une dalle altre: allopatrica, parapatrica, peripatrica e simpatrica.

Speciazione allopatrica



La speciazione allopatrica prevede l'esistenza di barriere geografiche che separino due popolazioni di individui della stessa specie in due territori differenti, definite isole.
L'isolamento geografico può essere legato alla presenza di barriere naturali preesistenti quali montagne, deserti, mari, etc. oppure essere il risultato di una modificazione ambientale (innalzamento del livello del mare, deviazione di un corso d'acqua, costruzione di barriere artificiali, etc.).
Quando due popolazioni di individui della stessa specie si trovano in condizioni di isolamento, le nuove condizioni ambientali favoriscono per selezione ulteriori cambiamenti genetici, per cui, se l'isolamento persiste per un periodo sufficiente, la neo-specie non sarà più in grado di incrociarsi con la popolazione di origine.
L'esempio classico, da cui prende origine questa teoria, è quello dei "fringuelli di Darwin", osservati da Charles Darwin sulle isole Galapagos.


Differenti modalità di speciazione



Speciazione parapatrica



Si parla di speciazione parapatrica quando la divergenza avviene all'interno di popolazioni che non sono totalmente isolate geograficamente ma possiedono una ristretta zona di contatto. Le migrazioni tra popolazioni sono tuttavia limitate poiché queste ultime si perpetuano all'interno di condizioni ambientali differenti (per esempio gradienti climatici). La selezione naturale ha dunque un ruolo importante in questa modalità di speciazione.
Se le due specie hanno acquisito completo isolamento riproduttivo possono sovrapporsi, in base alle preferenza di habitat.
Se si sono sviluppate barriere di isolamento riproduttivo ma non compatibilità ecologica, gli areali si mantengono parapatrici.
Se non sono state acquisite barriere anti-ibridazione, si forma una zona di contatto che porta alla formazione di ibridi, nei quali possono evolvere barriere post-copula.

Speciazione peripatrica



La speciazione peripatrica, o speciazione per "effetto del fondatore" avviene quando un piccolo numero di individui costituisce una nuova popolazione ai margini dell'areale della specie di origine, ad esempio colonizzando una piccola isola vicina alla costa. La nuova popolazione può rapidamente evolvere in una nuova specie. A questo modello sono riferibili i casi di semi-specie, circoli di specie, super specie.

Speciazione simpatrica



La speciazione simpatrica avviene quando due popolazioni non isolate geograficamente si evolvono in specie distinte. In questo caso la selezione naturale gioca un ruolo cruciale nella divergenza delle popolazioni. Il fenomeno presenta tuttora degli aspetti controversi ma è stato ben documentato in alcuni casi, per esempio nei pesci di acqua dolce della famiglia dei Ciclidi.
I principali studi in questo campo riguardano gli esperimenti sulla Drosophila.
La speciazione simpatrica può avvenire per formazione di una criptospecie, ossia di una popolazione non più interfeconda con la specie di origine, a causa di alterazioni del cariotipo.
Uno dei meccanismi alla base del fenomeno è la poliploidia, ossia l'aumento dell'assetto cromosomico di un individuo.


Meccanismo della poliploidia





La poliploidia può avvenire per:
una non-disgiunzione dei cromosomi durante il processo mitotico o meiotico;
un processo meiotico o mitotico avvenuto senza errori, ma senza la successiva citodieresi.
Dunque, prendendo in esame un qualunque individuo diploide, si ha una situazione del genere:
l'individuo effettua la meiosi;
durante la meiosi, avviene una non-disgiunzione dei cromosomi: i gameti risulteranno quindi diploidi;
i gameti si incrociano tra loro: lo zigote risultante sarà tetraploide, ossia avrà un assetto cromosomico doppio rispetto al suo ascendente originario, cioè l'organismo iniziale preso in considerazione.
Tuttavia, la formazione di criptospecie avviene perlopiù a livello di ibridi, cioè di individui frutto dell'incrocio di due specie differenti e quindi sterili.
Nel 2011 è stato documentato il caso di speciazione simpatrica in organismi termofili.
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