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Posts written by demongod

view post Posted: 27/7/2013, 20:32     giochino delle parole - Sala Off Topic
Tocca alla signorina,attendiamo fiduciosi :chainsaw-smiley-emoticon.gif:
view post Posted: 27/7/2013, 18:46     Il posto più bello che avete visitato - Sala Off Topic
Il mar rosso è stata un esperienza splendida.

LA barriera corallina è qualcosa di impressionante.
view post Posted: 27/7/2013, 12:43     +1Selezione sessuale - Evoluzione

Selezione sessuale





I maschi di alcune specie dotati di particolari armi o ornamenti (caratteri sessuali secondari), atti a favorire la preferenza verso di loro delle femmine per l’accoppiamento, risulteranno avantaggiati e lasceranno più figli. I caratteri sessuali secondari così evolveranno, passando alle generazioni successive e perfezionandosi di generazione in generazione.
La selezione sessuale, è un meccanismo evolutivo scoperto da Charles Darwin, tale modalità di selezione è un elemento importante della teoria sulla selezione naturale. Il paradigma esplicativo formulato da Darwin nel suo libro del 1859 L'origine delle specie recita:

« Questa non dipende da una lotta per l'esistenza, ma da una lotta tra i maschi per il possesso delle femmine, e il risultato non è la morte del competitore sconfitto, bensì la scarsità od assenza di prole. »
(Charles Darwin)

Nel 1871 con l'opera The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex Darwin amplia notevolmente il trattamento della selezione sessuale; Questa opera di 900 pagine, suddivisa in due volumi, comprende: 70 pagine di descrizione dell'operato della selezione sessuale nell'evoluzione umana e 500 pagine di azione della selezione sessuale in altri animali, la selezione sessuale emerge dalla fatica nel riprodursi.
Il paradigma esplicativo pertanto è:

« La selezione sessuale dipende dal successo di certi individui sopra altri dello stesso sesso in relazione alla propagazione delle specie, mentre la selezione naturale dipende dal successo di entrambi i sessi, a tutte le età, in relazione alle condizioni generali di vita. La lotta sessuale è di due specie; una è la lotta tra individui dello stesso sesso, generalmente maschi, onde allontanare e uccidere i rivali, mentre le femmine rimangono passive; l'altra è pure tra individui dello stesso sesso per attrarre od eccitare quelli del sesso opposto, e qui le femmine non sono più passive, ma scelgono il compagno più piacevole. Quest'ultima specie di selezione è intimamente analoga alla scelta che l'uomo fa inconsapevolmente, ma efficacemente, tra i suoi prodotti domestici quando, per un tempo lungo, continua a scegliere gli individui più belli e più utili, pur senza alcun desiderio cosciente di modificare la razza. »
(Charles Darwin)

Concetti della Selezione sessuale



Il meccanismo di selezione sessuale si innesca a partire dalla constatazione che molti animali sviluppano caratteristiche la cui funzione non è quella di favorirne la sopravvivenza, ma aiutarli a massimizzare il loro successo riproduttivo. Ciò può essere realizzato tramite due modalita differenti:

Selezione intersessuale



Lo sviluppo di caratteri fenotipici i quali risultano attraenti per il sesso opposto, tale modalità di competizione avviene fra i due sessi, ciò porta alla scelta intersessuale, o scelta di partner. Gli individui di un sesso (generalmente le femmine) sono particolarmente esigenti nella scelta del compagno.

Selezione intrasessuali



All'interno di un determinato sesso, gli individui sviluppano caratteri fenotipici atti ad: intimidire, scoraggiare o sconfiggere i rivali dello stesso sesso, ciò porta alla scelta intrasessuale.

Scelta intersessuale o intrasessuale



La selezione sessuale si attua su una base di scelta, questo aspetto decisionale può essere di tipo intersessuale: Ovvero la "scelta del compagno" o la "scelta della femmina" si ha in quanto gli individui competono tra loro per essere scelti dal sesso opposto, in questo caso l'agente selezionante è il sesso opposto. Oppure di tipo intrasessuale, ovvero la concorrenza "maschio-maschio" "femmina-femmina", in questo caso l'agente selezionante coincide con l'atto di competere, solo l'individuo più forte, sconfiggendo i rivali si accaparrerà il diritto a riprodursi.

Sesso limitante



Il sesso limitante è il sesso che ha il maggiore investimento nelle cure della prole, generalmente coincide con il sesso femminile, su tale sesso viene esercitata la maggior pressione per prendere una buona decisione riguardo al compagno.
Il sesso limitante pertanto, nei casi di selezione intersessuale è direttamente chiamato a scegliere con quale individuo del sesso opposto riprodursi, nei casi di selezione intrasessuali sceglie indirettamente, in quanto la capacità di sopraffare tutti i rivali da parte dell'individuo dell'altro sesso è segnale di un buon assetto genico e quindi di buone caratteristiche ereditabili dai figli.

Fashion fad


Il fenomeno del "Fashion fad" si verifica nei casi in cui opera la Selezione intersessuale, a seguido della variabilità all'interno di ogni specie, in un individuo può comparire una caratteristica allettante per il sesso opposto, tale caratteristica porta ad una direzione arbitraria in quanto i portatori di tale variante si riprodurranno maggiormente tramandando tale nuova caratteristica ai loro discendenti ed in tempi relativamente rapidi tutti gli individui della popolazione risulteranno portatori di tale carattere, per questo motivo viene anche denominato effetto "moda". Un fenomeno simile può verificarsi anche indirettamente nei casi in cui opera la Selezione intrasessuale, in quanto la normale Selezione naturale può favorire gli individui portatori di caratteristiche migliori: atte a sviluppare modi più efficienti di uccisione, di fuga da altre specie, artigli più forti o corni particolarmente affilati, se tali attributi, oltre ad essere vantaggiosi per procurarsi il cibo e per sopravvivere donano anche un vantaggio al sesso non-limitante che gli consenta di dominare il partner e sottomettere più facilmente eventuali competitori sessuali, tali individui si riprodurranno maggiormente e sotto il duplice effetto della Selezione naturale e della Selezione sessuale intrasessuale, propagheranno i nuovi caratteri alla progenie.

Relazioni con altri meccanismi selettivi





La Selezione sessuale crea a volte caratteristiche mostruosamente assurde che, nei casi in cui la Selezione naturale confligga con questi caratteri, potrebbero aiutare a causare l'estinzione di una specie, come è stato suggerito per le corna giganti del Megaloceros giganteus, che si estinse nel Pleistocene. Tuttavia, la selezione sessuale può anche agire nella stessa direzione della Selezione naturale portando a fenomeni speciativi più rapidi.

Il collo della Giraffa





Le indagini suelle origini evolutive del collo della giraffa Giraffa camelopardalis, hanno ampiamente dimostrato che le forze di Selezione naturale hanno favorito gli esemplari in grado di foraggiarsi assumendo cibo ad altezze più elevate. Milioni di anni fa, i progenitori delle attuali giraffe non avevano colli lunghi ma presentavano una certa variabilità. A causa della forte concorrenza tra la giraffa e raccoglitori rivali (altri erbivori), gli esemplari con il collo più corto subirono una forte pressione negativa, vista la scarsità di cibo dovuta alla concorrenza con gli altri erbivori, mentre le giraffe con il collo un po' più lungo ebbero una più ampia gamma di scelta alimentare (sulla base dell'altezza) e quindi sono stati favoriti gli esemplari con il collo più lungo.
Tuttavia è stato osservato che se anche l'altezza complessiva della giraffa è di circa 6 metri, essa si nutre ancora di fogliame mediamente presente a 2 metri dal suolo. Inoltre i concorrenti: kudu, impala, e raficero non si nutrono ad altezze superiori ai 2 metri, la giraffa preferisce alimentarsi all'altezza delle spalle, circa due metri. Questo è peculiare in quanto il suo collo gli permetterebbe di alimentarsi ad altezze molto maggiori e non dover competere con kudu ed impala.
La lunghezza del collo nella giraffa però è favorita anche dalla Selezione sessuale. È noto che i maschi spesso lottano a colpi di collo con altri maschi al fine di assumere una posizione dominante, pertanto sia la Selezione naturale che la Selezione sessuale intrasessuale sembrano agire sulla giraffa al fine di favorire gli individui con il collo più lungo, nonostante le abitudini alimentari degli individui stessi apparentemente non spingano oltre una certa lunghezza, nella selezione per un allungamento del collo.
Vi è anche da osservare che il lungo collo rende complesso per le giraffe l'atto di abbeverarsi alle pozze, rendendole maggiormente esposte ad agguati da parte di predatori.
view post Posted: 27/7/2013, 12:27     Selezione naturale - Evoluzione

Selezione naturale






« La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate "selezione naturale" o "sopravvivenza del più adatto". Le variazioni che non sono né utili né nocive non saranno influenzate dalla selezione naturale, e rimarranno allo stato di elementi fluttuanti, come si può osservare in certe specie polimorfe, o infine, si fisseranno, per cause dipendenti dalla natura dell'organismo e da quella delle condizioni »

(Charles Darwin, L'origine delle specie, 1859, p. 147)

La selezione naturale, concetto introdotto da Charles Darwin nel 1859 nel libro L'origine delle specie, è il meccanismo con cui avviene l'evoluzione delle specie e secondo cui, nell'ambito della diversità genetica delle popolazioni, si ha un progressivo (e cumulativo) aumento della frequenza degli individui con caratteristiche ottimali (fitness) per l'ambiente di vita.
In riferimento alla competizione tra individui, Darwin descrisse il concetto di "lotta per l’esistenza", che si basava sull’osservazione che gli organismi, moltiplicandosi con un ritmo troppo elevato, producono una progenie quantitativamente superiore a quella che le limitate risorse naturali possono sostenere, e di conseguenza sono costretti a una dura competizione per raggiungere lo stato adulto e riprodursi.
Gli individui di una stessa specie si differenziano l'uno dall'altro per caratteristiche genetiche (genotipo) e fenotipiche (cioè morfologiche e funzionali, frutto dell'interazione del genotipo con l'ambiente). La teoria della selezione naturale prevede che all'interno di tale variabilità, derivante da mutazioni genetiche casuali, nel corso delle generazioni successive al manifestarsi della mutazione, vengano favorite ("selezionate") quelle mutazioni che portano gli individui ad avere caratteristiche più vantaggiose in date condizioni ambientali, determinandone, cioè, un vantaggio adattativo (migliore adattamento) in termini di sopravvivenza e riproduzione. Gli individui meglio adattati ad un certo habitat si procureranno più facilmente il cibo e si accoppieranno più facilmente degli altri individui della stessa specie che non presentano tali caratteristiche. In altre parole, è l'ambiente a selezionare le mutazioni secondo il criterio di vantaggiosità sopra descritto: i geni forieri di vantaggio adattativo potranno così essere trasmessi, attraverso la riproduzione, alle generazioni successive e con il susseguirsi delle generazioni si potrà avere una progressiva affermazione dei geni buoni a discapito dei geni inutili o dannosi. La specie potrà evolversi progressivamente grazie allo sviluppo di caratteristiche che la renderanno meglio adattata all'ambiente, sino ad una situazione di equilibrio tra ambiente e popolazione che persisterà finché un cambiamento ambientale non innescherà un nuovo fenomeno evolutivo.

Un esempio



Esempio tipico è l'evoluzione del collo delle giraffe. Nel corso di milioni di anni le mutazioni genetiche che portarono alcuni individui ad avere un collo (sempre) più lungo si rivelarono vantaggiose: questi individui potevano raggiungere più facilmente le foglie di alberi alti, il che, in condizioni di scarsità di cibo, determinò un migliore adattamento all'ambiente rispetto agli individui col collo più corto: migliore capacità di procurarsi il cibo, quindi maggiore probabilità di sopravvivere, di raggiungere l'età della riproduzione e di riprodursi, dunque, maggiore probabilità di trasmettere il proprio patrimonio genetico (e quindi la lunghezza del collo) alle generazioni successive.

Principi generali



I principi fondamentali su cui si basa la selezione naturale sono:
il principio della variazione, che afferma che tra gli individui di una popolazione esiste una variabilità dei caratteri;
il principio dell’adattamento, secondo il quale alcuni individui (i "più adatti" all'ambiente) presentano caratteri che offrono un vantaggio di sopravvivenza e di riproduzione e, di conseguenza, i loro tratti fenotipici diventano prevalenti nella popolazione;
il principio dell’ereditarietà, che localizza nei geni l'origine della variabilità delle caratteristiche fenotipiche trasmissibili ai discendenti per mezzo della riproduzione.
Il concetto della selezione naturale sviluppato da Charles Darwin nel libro The Origin of species, pubblicato nella sua prima edizione nel 1859, è stato successivamente integrato con la genetica mendeliana nel libro pubblicato da Ronald Fisher nel 1930, The Genetical theory of natural selection, che è considerato uno dei più importanti documenti della Moderna sintesi dell’evoluzione.
Le variazioni del fenotipo all'interno di una popolazione derivano da variazioni del genotipo, ma possono a volte essere influenzate dall'ambiente e dalle interazioni gene/ambiente. Un gene per un determinato carattere può esistere, all’interno di una popolazione, sotto forma di versioni diverse, denominate alleli.
Solo alcuni caratteri sono il risultato dell'espressione di un singolo locus, mentre la maggior parte delle caratteristiche fenotipiche, come il colore degli occhi e il colore della pelle, derivano dalla cooperazione dei prodotti di più coppie di geni. Una mutazione in uno di questi geni può determinare solo una piccola variazione del carattere, mentre mutazioni in più geni, che avvengono in maniera progressiva nel corso delle generazioni, hanno un effetto cumulativo producendo notevoli differenze nei fenotipi. Inoltre, ci sono casi in cui la selezione di un carattere è correlata alla selezione di un altro carattere; questo si verifica perché i geni corrispondenti sono intimamente associati in loci molto vicini nello stesso cromosoma, oppure perché ci sono geni che possono influenzare più caratteri contemporaneamente.
La frequenza allelica, calcolata come il rapporto tra il numero degli alleli uguali, presenti all'interno di una popolazione, rispetto al numero totale di alleli per un determinato locus genico, definisce quanto una determinata versione di un gene è rappresentata all’interno della popolazione.
La mutazione e la ricombinazione sono i meccanismi principali con i quali sono prodotti nuovi alleli, mentre la selezione naturale rappresenta il meccanismo che influenza le frequenze relative dei vari alleli all’interno di una popolazione.
Bisogna distinguere tra il meccanismo con cui agisce la selezione naturale ed i suoi effetti. La selezione naturale agisce sui fenotipi, favorendo quelli più adatti e conferendo loro un vantaggio sia di sopravvivenza sia riproduttivo. La selezione naturale agisce indistintamente sia sulla componente ereditaria sia su quella non ereditaria dei caratteri, ma è solo sulla prima, vale a dire sul genotipo, che si manifestano i suoi effetti, poiché è solo questa che è trasmessa alla progenie.

Fitness



Fondamentale nella descrizione della selezione è il concetto di fitness, che misura la capacità di un genotipo di riprodursi e di trasmettersi alla generazione successiva, conferendo, se superiore a quella media, un vantaggio riproduttivo all’individuo che lo possiede.
Di conseguenza, genotipi con fitness elevata aumenteranno di frequenza nelle generazioni successive e diventeranno i più rappresentati, mentre genotipi con fitness bassa, diventeranno sempre meno frequenti, fino alla scomparsa. La fitness si riferisce, quindi, alla capacità di produrre prole; poiché il numero di discendenti che un individuo può generare dipende sia dalla sua capacità di arrivare allo stato adulto, sia dalla sua fertilità, possiamo considerare la fitness come il prodotto di due componenti, la vitalità e la fertilità:
fitness = vitalità × fertilità;
fenotipi che aumentano la capacità di sopravvivenza di un individuo, ma lo rendono sterile hanno fitness nulla.
La fitness è influenzata dall’ambiente in cui l’organismo vive, infatti, lo stesso fenotipo può avere fitness diverse in ambienti diversi.

Misure della fitness



La fitness può essere misurata in vari modi:
Fitness assoluta
La fitness assoluta W, di un determinato genotipo, si riferisce al rapporto del numero d’individui con quel genotipo dopo un evento selettivo (N2) rispetto al loro numero prima dell’evento selettivo(N1):
W = \frac{N2}{N1}
La fitness assoluta può essere calcolata all’interno della stessa generazione, immediatamente prima e dopo l’evento selettivo (ad esempio l’introduzione di un parassita, l’aumento di temperatura o l’esposizione ad un antibiotico, per quanto riguarda le colonie batteriche); più in generale, la fitness si misura dopo una generazione, mettendo in rapporto il numero di discendenti con un determinato genotipo rispetto a quello della generazione precedente (in questo caso N2 rappresenta il numero di figli e N1 il numero dei genitori con lo stesso genotipo).
Un altro sistema di misura della fitness mette in relazione le frequenze geniche riscontrate nella progenie rispetto alle frequenze geniche attese secondo l’equazione di Hardy- Weinberg, misurando in questo caso la deviazione da quest’equilibrio.

Fitness relativa

Più usata è la fitness relativa, ω, che si calcola assumendo che il genotipo più rappresentato all’interno della popolazione, con W = Wmax, abbia una fitness relativa ωmax = 1, mentre le fitness relative degli altri genotipi derivano dal rapporto della loro fitness assoluta rispetto a quella massima:
\omega = \frac{W}{Wmax}
Di conseguenza omega può assumere valori compresi tra zero ed uno:
0<ω<1
Coefficiente di selezione [modifica]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Coefficiente di selezione.
Un altro parametro di misura della selezione naturale è il coefficiente di selezione, s, misurato secondo l’equazione:
s = 1 – ω,
che ha un significato opposto a quello della fitness, infatti un suo aumento significa una diminuzione delle frequenze alleliche corrispondenti nella popolazione.

Tipi di selezione naturale




All'interno di una popolazione naturale, la variabilità tra gli individui, requisito essenziale della selezione, può esistere a vari livelli: morfologico, cellulare, subcellulare, biochimico, genico. Occorre precisare che, anche se la fitness è spesso riferita al genotipo, il bersaglio della selezione naturale è l'organismo in toto, e deriva dalle interazioni delle diverse fitness genotipiche. Ogni gene, infatti, può contribuire aumentando o diminuendo la capacità riproduttiva di un individuo, o la sua sopravvivenza, ma la fitness totale sarà il risultato delle diverse pressioni selettive. Molto spesso, i fenotipi di determinati caratteri, ad esempio l'altezza degli individui o il loro peso corporeo, variano in maniera continua e le loro frequenze possono essere distribuite secondo una curva a campana, distribuzione normale, con un massimo di frequenza in corrispondenza del fenotipo medio. In altri casi, come la presenza/assenza di una determinata malattia ereditaria o la resistenza/sensibilità agli antibiotici, riscontrata nelle popolazioni batteriche, il fenotipo può presentarsi in maniera discontinua, sotto forma di due o poche varianti.
La selezione naturale può essere distinta in tre tipi:
La selezione direzionale , che si verifica quando un determinato genotipo ha una fitness più elevata rispetto agli altri e, di conseguenza, la frequenza del fenotipo corrispondente tenderà ad aumentare. Rispetto alla distribuzione normale, si assisterà ad uno spostamento di questa, nel corso delle generazioni, verso l’estremità che corrisponde al fenotipo più adatto, con una coda in corrispondenza di questa direzione. Ad esempio, nel caso del peso corporeo, se interviene un evento selettivo che agisce contro gli individui con peso maggiore, la distribuzione delle frequenze tenderà a spostarsi verso l’estremo corrispondente ad un più basso peso corporeo, fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio.
La selezione stabilizzante , invece, si verifica quando il fenotipo medio è favorito rispetto agli estremi. Ad esempio gli individui con un peso medio alla nascita hanno maggiori probabilità di sopravvivenza rispetto a quelli con peso maggiore o minore. Questo tipo di selezione, quindi, si oppone ai cambiamenti, mantenendo stabili le diverse forme fenotipiche; si parla, in questo caso, di polimorfismo bilanciato. Un esempio classico è l'eterosi, che si attua quando gli individui eterozigoti per un determinato allele (A/a) possiedono una fitness maggiore rispetto sia agli omozigoti recessivi (a/a) che a quelli dominanti (A/A). Questo meccanismo dipende dalla presenza contemporanea di due pressioni selettive, una che agisce contro gli omozigoti recessivi e l’altra contro gli omozigoti dominanti. È il caso dell'eterosi per l'anemia falciforme, che si riscontra nelle zone dove esiste la presenza endemica del parassita che provoca la malaria, il Plasmodium falciparum, in questo caso parliamo della superiorità dell'eterozigote (a\A) nei confronti degli omozigoti in termine di fitness.
La selezione diversificante, detta anche disruptiva, favorisce i fenotipi estremi, a scapito di quello intermedio. Questa condizione si viene a creare quando la popolazione vive in un ambiente non uniforme, nel quale un fenotipo può essere favorito in una determinata nicchia ecologica, mentre l’altro è più adatto in un'altra nicchia. In questo modo, entrambi i fenotipi aumenteranno in frequenza nel corso delle generazioni e la curva assumerà un andamento bimodale. Questo tipo di selezione ha una notevole importanza perché determina un aumento della diversità genica all'interno delle popolazioni e, di conseguenza, promuove la speciazione.
Si parla inoltre di selezione negativa, intendendo la rimozione selettiva di alleli rari che sono dannosi. Viene detta anche selezione purificante e può portare al mantenimento delle sequenze geniche, conservate tra le specie, per lunghi periodi di tempo evolutivo. La progressiva epurazione di alleli dannosi, per il costante ripresentarsi di nuove mutazioni dannose, si ricollega alla selezione ambientale.

Selezione sessuale




Pavo cristatus. Un esempio di selezione sessuale: il bellissimo piumaggio esibito dal pavone maschio serve ad attrarre e orientare la scelta della femmina.
Darwin, nel capitolo 4 del suo libro The Origin of Species, dedicò un paragrafo alla definizione di un altro tipo di selezione, distinta da quella ecologica, che veniva descritta come il processo attraverso il quale un individuo acquisisce vantaggio rispetto ad un altro dello stesso sesso, grazie alla sua capacità di accoppiarsi con un maggior numero di partner e, di conseguenza, di avere un maggior numero di discendenti. Questo tipo di selezione, nota come selezione sessuale, interessa generalmente gli individui di sesso maschile e si può manifestare con due tipi di comportamenti:
la competizione tra maschi, quando i contendenti intraprendono delle lotte per conquistare la compagna;
la scelta delle femmine, quando invece i maschi cercano di attrarre la compagna con caratteristiche comportamentali o ornamentali, come il canto ed il piumaggio degli uccelli.
Questo tipo di selezione conduce all’evoluzione di armi speciali o di caratteri ornamentali che si definiscono caratteri sessuali secondari perché, a differenza di quelli primari, non sono coinvolti direttamente nella riproduzione ma offrono un vantaggio nell'accoppiamento. Le relative differenze tra maschio e femmina determinano il dimorfismo sessuale. Darwin attribuì una notevole importanza al dimorfismo sessuale, che descrisse in un gran numero di specie. La comparazione tra le specie dimostrava che tale dimorfismo era più diffuso nelle specie poligame, nelle quali il maschio poteva accoppiarsi con più femmine, rispetto a quelle monogame.

Selezione di gruppo e Selezione di parentela



Sebbene la teoria classica della selezione naturale consideri l'individuo come il principale bersaglio delle forze selettive, esiste un altro approccio che prende in considerazione la presenza di una selezione multilivello, con forze selettive che agiscono sui vari livelli della gerarchia biologica, cioè i geni, la cellula, l'individuo, il gruppo e la specie. Da questa considerazione deriva la possibilità dell'esistenza di forze selettive che agiscono su caratteristiche o comportamenti condivisi da gruppi d’individui o da intere popolazioni.
L'ipotesi della selezione di gruppo è stata introdotta nel 1962 da Wynne-Edwards, il quale sosteneva che alcuni individui, in determinate circostanze, possono sacrificare la loro riproduzione per offrire un vantaggio al gruppo a cui appartengono. In altre parole, ci sarebbero forze selettive che agiscono sulla competizione tra gruppi e non su quella tra individui e, di conseguenza, si osserverebbe una diminuzione della fitness individuale per la sopravvivenza del gruppo. È ciò che succede, ad esempio, nelle popolazioni di insetti sociali. In alcune occasioni, secondo Wynne-Edwards, gli individui possono limitare la loro riproduzione, ad esempio quando scarseggia il cibo, per evitare il sovraffollamento con successivo impoverimento delle risorse alimentari. Esistono numerose controversie riguardo all'esistenza della selezione di gruppo e, secondo un'opinione abbastanza condivisa, la maggior parte dei casi di questo tipo di selezione si possono spiegare con una selezione individuale. Uno dei maggiori problemi sollevati dagli oppositori di questa teoria è che, diminuendo la fitness individuale, i tratti legati a questo tipo di comportamento "altruistico" non possono essere trasmessi nelle generazioni.
Nel 1964 W.D.Hamilton, rielaborando un'ipotesi espressa da J.B.S.Haldane nel 1932, introdusse il concetto di selezione di parentela o kin selection. Secondo questo zoologo, il comportamento altruistico è favorito solo se gli individui che ricevono i benefici sono imparentati con l'individuo altruista, cioè quando esiste una forte condivisione di geni tra l'altruista e il beneficiario e, di conseguenza, i geni possono essere trasmessi alle generazioni successive. In questi casi, la fitness individuale viene sostituita da una fitness inclusive.
Hamilton espresse matematicamente questa sua tesi con la seguente equazione:
rb>c
dove r rappresenta la frazione dei geni condivisi tra individui altruisti e beneficiari; b è il beneficio del ricevente e c il costo pagato dall'individuo altruista.
Con questa teoria si possono spiegare le cure parentali dei genitori per i figli ed anche i comportamenti altruistici riscontrati nelle popolazioni di insetti sociali, i cui individui condividono un'alta percentuale di geni.
La teoria della selezione di parentela è stata in seguito sostenuta anche anche da altri studiosi, tra cui Maynard-Smith.

Conseguenze della selezione naturale: adattamento e speciazione



La selezione naturale è alla base dei processi di adattamento e speciazione, e quindi dell’evoluzione delle specie.
L’adattamento è l’insieme delle caratteristiche, sia strutturali sia comportamentali, che sono state favorite dalla selezione naturale perché aumentano le possibilità di sopravvivenza e di riproduzione di un organismo nel suo habitat naturale. L’adattamento è la conseguenza dei cambiamenti del pool genico che avvengono all’interno delle popolazioni in seguito alle pressioni selettive dell’ambiente, che favoriscono individui con fitness più elevata. Variazioni del pool genico possono risultare, oltre che dalla selezione naturale, anche dalla deriva genetica. Tuttavia, si deve precisare che il concetto di adattamento è relativo, perché ciò che può essere adatto in un ambiente può non esserlo in un altro e, in seguito a variazioni ambientali, caratteristiche vantaggiose possono diventare svantaggiose e/o viceversa. Inoltre, in natura l’adattamento non è mai perfetto, ma risulta come compromesso tra le esigenze adattative delle diverse caratteristiche di un organismo.
Un classico esempio di adattamento, descritto da Darwin, è rappresentato dal becco del picchio, perfettamente adattato a estrarre gli insetti dalla corteccia degli alberi. Altro esempio tipico è il mimetismo criptico, con il quale il colore e la forma di alcuni animali si adatta perfettamente all’ambiente in cui vivono, proteggendoli dai predatori.
Esempi tipici di evoluzione adattativa si possono facilmente osservare nelle popolazioni di microrganismi, come batteri o virus, grazie ai loro tempi di generazioni molto brevi. Ad esempio in una popolazione di batteri esistono individui che contengono geni conferenti resistenza ad alcuni farmaci, come gli antibiotici. In assenza di tale farmaco, tutti gli individui hanno la stessa probabilità di sopravvivenza, ma se esposti all’antibiotico specifico, i batteri sensibili saranno inibiti, mentre quelli che contengono il gene della resistenza potranno moltiplicarsi indisturbati e, dopo poche generazioni, la popolazione sarà formata quasi esclusivamente da batteri resistenti; la popolazione si è dunque adattata. Alcuni virus, come il virus dell’influenza e il virus dell'immunodeficienza acquisita, subiscono una continua evoluzione, per la presenza di ceppi resistenti alle terapie e alle reazioni immunitarie dell’ospite.
Se, da una parte, è relativamente semplice spiegare l’evoluzione adattativa di caratteristiche fenotipiche semplici, che derivano da uno o pochi geni, come il mimetismo, la resistenza ai farmaci, ecc., risulta più complicato seguire l’evoluzione di un organo complesso, ad esempio l’occhio dei vertebrati. Secondo la teoria evoluzionistica, questi caratteri complessi, che derivano da più geni, hanno subito adattamenti successivi, verificatisi in molte tappe, ciascuna delle quali ha coinvolto mutazioni in geni differenti che hanno conferito un vantaggio addizionale agli individui portatori. Si è verificata quindi una lenta e progressiva evoluzione che ha portato allo sviluppo di organi specializzati in determinate funzioni.


Illustrazione di Darwin che mostra le variazioni del becco in diverse specie di fringuelli delle Galápagos.
Poiché l’adattamento rappresenta una risposta degli organismi alle pressioni selettive dell’ambiente, che si realizza con lo sviluppo di organi che hanno una determinata funzione, esso riesce a spiegare anche altri fenomeni evolutivi, come la convergenza evolutiva, in base alla quale specie diverse, vivendo in ambienti simili e quindi sottoposte allo stesso tipo di selezione, hanno sviluppato organi o funzioni simili. Gli organi vestigiali, a loro volta, sono strutture rappresentanti un retaggio del passato, che si erano selezionate per una specifica funzione e che, per cambiamenti ambientali avvenuti in seguito, hanno perso il loro significato.
La selezione naturale è alla base della speciazione, il processo evolutivo che conduce alla formazione di nuove specie. Generalmente la speciazione avviene quando popolazioni della stessa specie sono separate da barriere geografiche o comportamentali e sono quindi sottoposte a pressioni selettive differenti, che conducono alla divergenza delle loro strutture anatomiche, fino a quando le differenze accumulate producono popolazioni di individui nettamente distinte e incapaci di accoppiarsi. Esistono quattro tipi di speciazione: allopatrica, peripatrica, parapatrica e simpatrica. Un classico esempio di speciazione allopatrica è quello proposto da Darwin, che descrisse quattordici specie di fringuelli in diverse isole delle Galápagos, tutte derivanti da un’unica specie parentale.

Edited by demon quaid - 30/1/2014, 19:07
view post Posted: 27/7/2013, 09:06     Selezione ecologica - Evoluzione

Selezione ecologica





La selezione ecologica (o selezione ambientale) è quel meccanismo evolutivo operante sugli organismi viventi che non comprende la selezione sessuale, pertanto prende anche il nome di selezione asessuale


Ogni organismo vivente è depositario di un pool genetico, sul quale l'ambiente esercita una pressione selettiva, tale pressione opera come un setaccio, gli organismi depositari di un pool genetico meglio adatto all'ambiente si riprodurrano maggiormente, mentre quelli con un pool poco adatto all'abiente si riprodurrano meno, ciò darà origine alla riproduzione differenziale degli organismi di una popolazione, sarà quindi l'ambiente a promuovere la maggior riproduzione e quindi l'espansione demografica di taluni individui o la minor riproduzione e quindi la contrazione di altri.
La selezione ecologica opera il suo massimo nei casi in cui vi è poca o nessuna scelta del compagno, quando tutti i tratti di una popolazione risultano ugualmente propagati a prescindere dell'accoppiamento e quando la specie è ermafrodita o a riproduzione asessuata.
Nelle specie che si riproducono sessualmente, la selezione ecologica è applicabile alle situazioni in cui le pressioni ecologiche od ambientali impediscono alla maggior parte degli organismi esponenti di un sesso di raggiungere la maturità sessuale, e in tutti quei casi in cui i normali rituali di competizione fra i membri dello stesso sesso per l'accoppiamento siano impediti.
Anche la selezione artificiale può permettere alla selezione ecologica di operare, ad esempio nei casi di matrimoni combinati, dove i genitori piuttosto che i giovani scelgono il compagno in base a fattori culturali: posizione sociale, casta, congiunzioni astrali, status economico, ecc... . Oppure nel caso degli allevamenti e coltivazioni dove gli organismi vengono fatti accoppiare sulla base dei migliori caratteri espressi, al fine di ottenere una popolazione omogenea per struttura e produttività.
view post Posted: 26/7/2013, 18:11     giochino delle parole - Sala Off Topic
Donna (per sopportare le donne ci vuole tanta....... -_- )
view post Posted: 26/7/2013, 12:59     Selezione artificiale - Evoluzione

Selezione artificiale





La selezione artificiale è un metodo esercitato già da tempi molto remoti (operato dagli esseri umani e quindi in contrapposizione alla selezione naturale) con il quale si ottengono nuovi individui basandosi sul fenotipo, cioè sulle caratteristiche visibili esteriormente.
Effettivamente, la selezione artificiale agisce nello stesso modo in cui opera la selezione naturale. La selezione artificiale è stata utilizzata per creare delle nuove razze (soprattutto in agricoltura e allevamento) che avessero delle caratteristiche ritenute migliori rispetto a quelle di partenza. L'uomo è capace di operare cambiamenti negli esseri viventi che lo circondano. Gli è possibile scegliere tori e mucche che producono più carne; li usa come riproduttori, e poiché questa caratteristica (la produzione di carne) è ereditabile, i discendenti la presentano più accentuata. Si tornano a selezionare di nuovo gli individui più favorevoli per il carattere, e si utilizzano come riproduttori per la generazione seguente. Col tempo si cambiano gli organismi nella direzione desiderata, incrementando la caratteristica scelta dall'uomo. Le diverse razze di cani, gatti o piccioni sono state ottenute con il suddetto processo. Lo stesso vale per cultivar di fiori, piante, ortaggi, frutta: al fine di ottenere specie più belle, eleganti, profumate, durature, conservabili, saporite, nutrienti. L'uomo è andato selezionando quelle caratteristiche che ha considerato interessanti.
In natura, la selezione agisce in quelle varianti che conferiscono un migliore adattamento agli organismi, e che pertanto permetteranno di produrre una migliore discendenza. Nella selezione artificiale, le caratteristiche scelte dall'uomo sono a suo proprio beneficio. Molto probabilmente, questi organismi selezionati artificialmente verrebbero selezionati in maniera inversa in natura. Ad esempio, alcune razze di cane selezionate per servire come animali da compagnia, sarebbero poco adatte a vivere in un ambiente naturale.
Lo studio della selezione artificiale è stato uno dei fattori che ha aiutato le teorie evoluzioniste.
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