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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 29/9/2010, 16:05 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Melanippo

Nella mitologia greca, Melanippo (una forma più inconsueta ma abbastanza utilizzata è quella di Menalippo) è il nome di numerosi personaggi, protagonisti di vicende molto diverse tra loro.
Il mito [modifica]

Il nome di Melanippo identifica numerosi personaggi, circa una decina, le cui gesta vengono narrate in numerosi poemi e leggende mitiche.

* Melanippo, guerriero troiano ucciso da Patroclo nell'Iliade
* Melanippo, un eroe semidio, nato dall'unione del dio Ares con una sacerdotessa di Atena, chiamata Triteia, figlia del dio marino Tritone. Divenuto adulto, l'eroe giunse in Acaia e qui fondò una città, a cui volle attribuire il nome della madre.
* Il figlio di Teseo avuto dalla figlia di Sinis (il Piegatore di pini), Peregine o Peregune.
* Il più celebre personaggio con questo nome era un Tebano, figlio d'Astaco. Personaggio senza dubbio essenziale all'interno della Tebaide di Stazio, fu uno dei difensori di Tebe che vengono attaccati dai cosiddetti Sette contro Tebe.

Riesce a ferire a morte il re Tideo, ma a sua volte soccombe nella battaglia. Tideo allora, ricoverato nella sua tenda e in fin di vita, chiede che gli venga portata la testa di Menalippo per vendicarsi del suo uccisore: una volta impugnato il cranio egli si mise a morderlo furibondo.

Nel Canto XXXII dell'Inferno Dante usa la storia di Tideo e Menalippo come termine di paragone con la visione di Ugolino della Gherardesca che morde il cranio dell'Arcivescovo Ruggieri.

Melanippo di Ichetaone

Melanippo, figlio di Ichetaone, personaggio dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Melanippo fu ucciso da Antiloco nell'azione bellica descritta nel libro XV dell'Iliade, relativo al Contrattacco dalle navi, ai versi 576 e seguenti.

Melanteia

Melanteia o Melanto è un personaggio della mitologia greca, figlia di Deucalione.

Secondo alcune tradizioni, con il nome di Melanteia, avrebbe avuto una figlia dal dio fiume Cefiso o da Iamo, chiamata ora Melene, ora Melenide, ora Celeno, la quale a sua volta sarebbe stata madre dell'eroe eponimo di Delfi, Delfo.

Secondo una diversa tradizione, con il nome di Melanto sarebbe stata lei stessa madre di Delfo, generato da Poseidone, unito a lei sotto forma di delfino.

Melanto (Atene)

Nella mitologia greca, Melanto o Melantio era il nome di uno dei primi re di Atene.

Melanto era uno dei figli del re della Messenia Andropompo, a sua volta figlio di Boro. Melanto successe ad Andropompo sul trono, ma ne fu scacciato dai discendenti di Eracle, i cosiddetti Eraclidi, i quali invasero la Messenia e la capitale Pilo. Melanto riuscì a fuggire e giunse ad Atene, città di cui era re Timete, ultimo discendente di Teseo. Atene era in guerra con la Beozia per il possesso di alcuni demi di frontiera. Di comune accordo i due re, Timete e Xanto, re della Beozia, decidono di risolvere il conflitto attraverso una monomachia, ossia un combattimento corpo a corpo fra i due. Poiché Timete è troppo vecchio, gli Ateniesi eleggono come campione Melanto promettendogli la successione.

Nel duello finale fra Xanto e Melanto, quest'ultimo avrebbe vinto il duello col beota grazie a un inganno. Secondo il mito, l'etimologia delle Apaturie era legata all'ἀπάτη, all'inganno di Melanto.

Melanto (Odissea)

Melanto è un personaggio della mitologia greca che compare nell'Odissea di Omero

Era la sorella del capraio Melanzio e serva di Penelope, che l'aveva cresciuta fin da piccola. Tuttavia si schierò dalla parte dei pretendenti e fu l'amante di Eurimaco. Fu impiccata dalle altre serve dopo il massacro dei pretendenti.

Melanzio

Melanzio è un personaggio minore dell'Odissea.

Figlio di Dolio e fratello della giovane ancella Melanto, vive sull'isola di Itaca e si oppone al protagonista della vicenda.

Lavora come capraio ed accoglie con insolenza Odisseo. Si schiera dalla parte dei Proci tentando di fornire loro armi.

Sorpreso nella sua attività da Eumeo, viene mutilato e ucciso per ordine di Odisseo.

Meleagridi


Nella mitologia greca le Meleagridi erano le figlie di Altea e Oineo, sorelle di Meleagro. Quando loro fratello morì, Artemide le trasformò in galline faraone. La più nota delle Meleagridi era Melanippe.

Da questa leggenda deriva il nome scientifico di alcune specie di questi uccelli, ad esempio Numida meleagris e Agelastes meleagrides.

Anche il nome con cui si identifica la famiglia animale a cui appartiene il tacchino, meleagrididae, si rifà alle sfortunate sorelle

La leggenda delle Meleagridi è raccontata da Ovidio.

Meleagro

Meleagro è una figura della mitologia greca.

Le predizioni su Meleagro


Meleagro era figlio del re degli Etoli di Calidone, Oineo, e di Altea, sorella di Leda, anche se la madre lo aveva concepito in una notte in cui aveva giaciuto tanto con il marito quanto con Ares. Quando furono passati sette giorni dalla nascita, le Moire si presentarono ad Altea e fecero ognuna una predizione: per Cloto il fanciullo avrebbe manifestato un'indole nobile; per Lachesi si sarebbe coperto della gloria riservata agli eroi; per Atropo, infine, sarebbe vissuto fino a quando fosse durato il tizzone che stava in quel momento ardendo sul camino. Altea si slanciò immediatamente a togliere il fatidico pezzo di legno dal fuoco e lo spense, conservandolo poi in un cofano con grande cura e segretezza.

L'uccisione del cinghiale di Calidone


Col passare degli anni, Meleagro, ormai adulto, divenne uno dei più valorosi lanciatori di giavellotto dell'intera regione e sposò Cleopatra, figlia di Idas; nel frattempo, il padre Oineo aveva offerto un sacrificio a tutte le divinità, dopo un abbondante raccolto, ma aveva dimenticato di onorare Artemide. La dea, indignata, aveva allora inviato contro il paese di Calidone un cinghiale di proporzioni spettacolari che devastava i campi e uccideva i sudditi del re. La gente spaventata non aveva più tranquillità e si nascondeva solo nelle città fortificate.

Quando Meleagro seppe dei tragici effetti causati dall'arrivo del cinghiale, si sentì in obbligo di liberare il paese dall'orrida creatura. Per questo, riunì un gran numero di eroi delle città vicine e da tutta la Grecia; alcuni mitografi ce ne hanno tramandato la lista: Driante, figlio di Ares; Idas e Linceo, i due figli di Afareo, che venivano da Messene; Castore e Polluce, anche detti Dioscuri, da Sparta (che sono cugini di Meleagro); Teseo di Atene; Admeto, di Fere, in Tessaglia; Anceo e Cefeo, figli dell'arcade Licurgo; Giasone, di Iolco; Ificle, fratello gemello di Eracle, che veniva da Tebe; Piritoo, figlio di Issione e amico di Teseo, venuto da Larissa, in Tessaglia; Telamone, figlio di Eaco, giunto da Salamina; Peleo, suo fratello, giunto da Ftia; Eurizione, cognato di quest'ultimo, figlio di Attore; Anfiarao, figlio d'Oicle, venuto da Argo, insieme ai figli di Testio, zii di Meleagro.
Caccia del cinghiale, sarcofago romano, Roma, Musei Capitolini.

C'era anche una cacciatrice, Atalanta, figlia di Scheneco, venuta dall'Arcadia. Tutti questi cacciatori fecero festeggiamenti presso Oineo per nove giorni. Il decimo, partirono tutti contro il cinghiale, ma la partecipazione di Atalanta alla caccia si rivelò fin dall'inizio un elemento di disturbo da parte di un certo numero dei cacciatori, che rifiutavano di avere una donna nella loro schiera. Ma Meleagro riuscì a convincerli, poiché era innamorato della giovane; da lei desiderava anche avere un figlio, benché fosse già sposato a Cleopatra.

I cacciatori (secondo Apollodoro una ventina) sguinzagliarono i cani e seguirono le grandi orme della bestia, fino a quando snidarono il cinghiale presso un corso d'acqua, mentre si abbeverava. Il cinghiale scoperto si scagliò ferocemente in mezzo ai cacciatori, i quali a gara cercarono di ferirlo. Nestore trovò scampo a fatica, salendo su un albero mentre Giasone lanciò il proprio giavellotto, mancando il bersaglio. Telamone invece scagliò la lancia contro la bestia, ma colpì accidentalmente il cognato Eurizione, il quale stava tentando di scagliare i suoi giavellotti contro il cinghiale. Peleo e Telamone rischiarono però di essere caricati dalla belva che per fortuna fu colpita ad un orecchio da una freccia di Atalanta e fuggì. Anceo, spintosi troppo avanti per dare un colpo d'ascia al cinghiale, venne lacerato dalle zanne della bestia, cadendo a terra morto. Anche Ileo venne ucciso, insieme a molti dei suoi cani da caccia. Allora Anfiarao colpì il cinghiale con una pugnalata all'occhio, accecandolo, e, quando Teseo fu sul punto di essere travolto, Meleagro conficcò il giavellotto nel ventre dell'animale e lo finì con un colpo di lancia al cuore.

Meleagro scuoiò l'animale e ne offrì la pelle ad Atalanta, perché fra tutti era stata la prima a ferirlo. Plessippo, fratello di Altea e quindi zio di Meleagro, che era fra quelli che più si erano opposti all'idea di maneggiare delle armi insieme ad una donna, protestò, appoggiato dal fratello, e propose criteri diversi per l'assegnazione del trofeo. Essi ribadirono quanto aveva promesso Oineo all'inizio della spedizione: la pelle e le zanne del cinghiale erano destinate al suo uccisore; se Meleagro voleva proprio rinunciarvi, avrebbe potuto farlo in loro favore, piuttosto che per Atalanta. Meleagro, in cui l'amore per Atalanta accentuò l'ira per essere stato contraddetto, rifiutò sdegnato l'offerta; gli zii, a questo punto, non esitarono a rubare vilmente il dono che la fanciulla aveva ricevuto dall'eroe, il quale, irritato per quest'azione, li uccise entrambi in un momento di furore. Ebbe per questo la maledizione della madre Altea; e si scatenò una guerra che i parenti superstiti dichiararono alla città di Calidone. Sua moglie, Cleopatra Alcione, si rifugiò allora presso di lui e gli fece presente quale sarebbe stata la sorte degli assediati se i nemici avessero riportato la vittoria. Al triste quadro che ella dipinse, finalmente si commosse e rivestì l'armatura. L'eroe non fece alcuna fatica a ristabilire la situazione, mettendosi tuttavia contro Apollo che proteggeva gli assalitori. In guerra Meleagro uccise altri suoi zii, ed a questo punto le Moire si recarono dalla madre di lui per invitarla a ributtare nel fuoco il tizzone serbato per anni. Altea, irata per la perdita, per mano del figlio, anche degli altri due fratelli, andò a riprendere la cassa dove aveva riposto il pezzo di legno collegato alla vita di Meleagro, e lo gettò nel fuoco. Meleagro, in pieno combattimento, si sentì bruciare dentro le viscere, ed il dolore provato permise agli avversari di ucciderlo. Una volta che Altea si calmò e si accorse di ciò che aveva fatto in un momento di collera, s'impiccò insieme con Cleopatra, divorata dal rimorso. Le donne di Calidone, invece, soppraffatte dal dolore, piansero tanto a lungo da impietosire gli dei, che le tramutarono in galline faraone, o meleagridi, ad eccezione di Deianira.

Melia (mitologia)

Nella mitologia greca, Melia era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Melia, una delle ninfer dei frassini, figlia di Oceano sposa di Inaco da cui ebbe due figli: Foroneo e Egialeo.
* Melia, altra ninfa e ancora figlia di Oceano amata da Apollo ebbe da lei due figli, Ismeno e Tenero. Il dio preoccupato della scomparsa della figlia inviò Caanto al recupero ma fu vittima delle frecce dell'amante di Melia.

Meliadi


Le Meliadi o Melie nella mitologia greca erano le ninfe del frassino nate dal sangue di Urano caduto su Gea.

La più famosa era Melia che generò, dal dio fluviale Inaco, Io, amata da Zeus. Da Apollo generò Tenedo.

Sono anche connesse alla nascita dell'uomo; si diceva infatti che gli uomini dell'età del ferro nacquero dai frassini (Esiodo).

Secondo la leggenda proteggevano i bambini che venivano abbandonati sotto gli alberi.

Per altri favolisti, però, le meliadi erano divinità della battaglia sanguinosa, perché con il legno del frassino si costruivano giavellotti.

Melicerte


Melicerte è una figura della mitologia greca, era figlio di Atamante e di Ino.

Fuggì da Orcomeno insieme alla madre, dopo la morte del fratello Learco, ucciso da Atamante. Mentre fuggivano fu divinizzato da Zeus sotto il nome di Palemone.

Melite


Melite è un personaggio della mitologia greca, figlia di Poseidone e ninfa di Corcira. Si unì a Eracle, il quale era stato esiliato nell'isola di Scheria per via dell'uccisione dei suoi figli. Ella gli diede un figlio di nome Illo.

Meliteo

Meliteo è un personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e della ninfa Otreide.

Dopo i suoi amori con Zeus, la ninfa, temendo la gelosia di Era, nascose il neonato in un bosco e lì l'abbandonò. Tuttavia il padre degli dei lo fece nutrire da api e ordinò, attraverso un oracolo, ad un pastore del posto, chiamato Fagro, figlio della stessa Otreide e di Apollo, di allevare il bambino nutrito da quegli animali.

Seguendo i consigli dell'oracolo, Fegro si recò sul posto dove trovò il neonato cibato da uno sciame d'api. Raccoltolo, lo condusse a casa sua e l'allevò fin quando diventò un giovane vigoroso e forte, tanto da sottomettere i popoli vicini e da giungere fino in Tessaglia. Qui fondò la città di Melitea, di cui divenne re.

Durante il suo governo, Meliteo si rivelò un tiranno, rapendo fanciulle e deflorandole nel suo talamo. Un giorno, vide una giovane, di nome Aspalide, che gli piacque, cosicché ordinò alle sue guardie di portargliela a palazzo. Quando venne a sapere dei soldati che la cercavano, la fanciulla, disperata, s'impiccò. Suo fratello Astigite, deciso a vendicarla, rivestì gli abiti della sorella, sotto i quali nascose un pugnale, e si lasciò condurre a palazzo, come se fosse Aspalide. Poi, nel momento in cui Meliteo stava per sedurla, il giovane si tolse i vestiti della sorella e affondò il pugnale nel petto del tiranno.

Gli abitanti della città fecero scempio del cadavere di Meliteo gettandolo nel fiume, quanto ad Astigite, venne innalzato al potere al suo posto.

Memnone (mitologia)

Memnone è una figura della mitologia greca, di tradizione post-omerica, nato da Eos (l'Aurora) e da Titone, figlio di Laomedonte. Combatté dalla parte dei Troiani durante la guerra di Troia, venendo ucciso in singolar tenzone da Achille.

Sotto questo nome esistono anche i Colossi di Memnone, statue monumentali situate presso Tebe, in Egitto, che rappresentano in realtà il faraone Amenofi III.

Memnone era figlio di Eos (l'Aurora) e Titone un principe troiano, figlio del re Laomedonte, fratello di Priamo. Questi era re degli Etiopi. Eos, la dea dell’aurora, si innamorò di lui e lo rapì portandolo con sé in Etiopia. La dea chiese a Zeus l’immortalità per il suo amante, ma si dimenticò di chiedere anche l’eterna giovinezza. Quando Titone divenne vecchissimo e ripugnante, Eos lo trasformò in cicala. Dalla loro unione nacquero due figli: Emazione, personificazione della notte, e Memnone, personificazione del giorno. I due fratelli avevano pelli di color scuro, perché con la madre Eos accompagnavano ogni giorno in cielo il cocchio del Sole (Elio). Emazione divenne tiranno dell’Etiopia e si scontrò con Eracle quando questi, dopo aver ucciso Busiride in Egitto, stava discendendo lungo il fiume Nilo. Memnone invece regnò nella città di Susa, fondata dal padre di Persia, costruendovi un enorme palazzo fatto di pietre bianche e gemme colorate. Fece espandere i confini del suo regno, conquistando tutti i territori circostanti, non attaccando però Troia, di dominio dello zio Priamo.
Sotto le mura di Troia [modifica]
Ricostruzione di un decoro policromo dal santuario di Apollo a Delfi, raffigurante il combattimento tra Memnone e gli eroi achei, circa 525 a.C., Delfi, Museo Archeologico.

Quando Ettore morì nel duello contro Achille, Memnone fu convocato come alleato a Troia, portando con sé 20.000 etiopi e un’armatura forgiata dallo stesso Efesto. Sotto le mura di Troia dimostrò coraggio e valore, uccidendo diversi guerrieri achei, affrontando e ferendo persino Aiace Telamonio (forse l’unico nemico a riuscirci veramente). Inseguì il carro di Nestore, il cui auriga era stato ucciso da Paride, e uccise Antiloco che era accorso per soccorrerlo. Il corpo del giovane fu dunque preso dai guerrieri etiopi ma, prima che fosse spogliato delle armi, fu recuperato da Achille, particolarmente affezionato ad Antiloco.

Memnone duellò dunque contro il Pelide e si dimostrò un guerriero non inferiore all’avversario (le armi divine che possedeva riuscirono perfino a scalfire la pelle di Achille che, come tutti sanno era vulnerabile solo nel tallone) ma ebbe comunque la peggio. L’esercito etiope, senza un capo, si disperse e tutti i guerrieri fuggirono da Troia. Eos pianse molto la morte del figlio, il cielo fu ricoperto da nubi, il suo pianto disperato formò la rugiada. Per intercessione di Zeus dalle cenere di Memnone nacquero due schiere di uccelli (detti "Memnonidi") che ogni anno combattono fra loro sul cielo di Troia. Una statua colossale, eretta sulle rive del Nilo, che in realtà raffigurava il faraone Amenofi III, fu identificata con l’eroe e ogni mattina, al levarsi dell’Aurora emetteva un suono misterioso come per salutare la madre.

Vittime di Memnone


Stando alle fonti, nei combattimenti, Memnone uccise un totale di tre guerrieri avversari.

1. Terone, seguace dell'anziano Nestore. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro II, verso 238.)
2. Ereuto, seguace dell'anziano Nestore. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro II, verso 238.)
3. Antiloco, eroe acheo, figlio di Nestore. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro II, versi 256-262.)

Edited by demon quaid - 29/12/2014, 20:56
 
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