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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 1/10/2010, 16:01 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Menadi

Erano nell'antichità le donne dedite al culto orgiastico di Dioniso. Durante le feste bacchiche le Menadi, vestite di una pelle di cerbiatto o di volpe o di pantera, impugnando un bastone adorno d'edera, il tirso, inghirlandate esse stesse d'edera, al lume di fiaccole e traendo con sé un cerbiatto, correvano freneticamente per le balze dei monti, al suono di cembali, crotali e timpani; il rito orgiastico toccava l'acme quando, giunte le Menadi al colmo dell'eccitazione e del parossismo, mordevano e sbranavano il cerbiatto, simbolo del dio, ripetendo sostanzialmente l'antichissimo rito totemico. Il culto orgiastico di Dioniso fu importato fra i Greci dalla Tracia. Per il suo carattere sfrenato e scomposto non fu accolto dall'equilibrato spirito greco senza resistenza. Ne fanno fede vari miti, come, ad esempio, quello di Penteo, che narrano l'opposizione di leggendari reggitori e le ire del dio offeso. Le Menadi, contrassegnate dal tirso e dalla pardalide (la pelle di pantera), sono tema frequente nell'arte greca, specie funeraria, per la connessione del culto misterico di Dioniso con le credenze ultraterrene.
Le Menadi venivano chiamate anche Tiadi ("possedute dal dio") e Bacche o Baccanti ("donne di Bacco").

Menelao

Menelao è un personaggio della mitologia greca, figlio di Atreo e di Erope e fratello minore di Agamennone. È il re di Sparta e marito di Elena, che Paride portò a Troia, causando la spedizione greca contro la città.

Fu uno dei più importanti eroi greci della Guerra di Troia, distinguendosi in numerose azioni valorose, che lo resero celeberrimo e temuto dai nemici. Le figura di Menelao si sviluppa principalmente nell'Iliade di Omero, ma il suo personaggio è conosciuto anche in numerosi testi secondari, soprattutto nelle tragedie.

Secondo la versione più comune, ovvero quella che è riportata dall'Iliade, Menelao era figlio di Atreo, e apparteneva alla stirpe di Pelope. Sua madre era invece Erope, figlia del re cretese Catreo. Un giorno Erope fu sorpresa dal padre mentre condivideva il suo letto con un amante, ovvero uno schiavo. Sdegnato, Catreo ordinò che venisse gettata in un fiume, per essere da pasto ai pesci, ma su intercessione di Nauplio, il re decise di commutare la pena in schiavitù, stabilendo di venderla come schiava proprio a Nauplio, insieme alla sorella Climene, che sospettava tramasse contro di lui come gli era già stato vaticinato da un oracolo.

Il viaggiatore Nauplio condusse le due fanciulle ad Argo, dove ciascuna di loro fu presa in moglie. Mentre Climene sposava Nauplio stesso, Erope sposò invece Atreo, il re di Argo, da cui ebbe i due fratelli Agamennone e Menelao, e anche una figlia, Anassibia[5]. Secondo una diversa leggenda, Erope non sposò Atreo, bensì Plistene, figlio di quest'ultimo, e da lui avrebbe generato i due fratelli Atridi.

Fu scacciato dalla paterna signoria di Micene dallo zio Tieste e dal suo figlio Egisto che ne avevano ucciso il padre, e si rifugiò, col fratello, presso il re di Sparta Tindaro, le cui due figlie: Clitemnestra e la bellissima Elena, sposarono rispettivamente Agamennone e Menelao. Alla morte di Tindaro, suo suocero, ricevette in eredità il trono di Sparta.

La guerra di Troia


Durante una sua assenza per un viaggio a Creta, Paride figlio di Priamo, grazie al volere di Afrodite, accolto alla corte di Sparta, infranse le regole dell'ospitalità greca (ζενία) e rapì Elena per condurla con sé a Troia. Menelao chiese la restituzione della moglie; ma non avendola ottenuta, cominciò i preparativi della guerra contro Troia, con i più importanti principi greci condotti dal fratello Agamennone.

Nella lunga guerra sotto le mura di Troia, Menelao si coprì di gloria abbattendo un gran numero di nemici. Accettò la proposta dell'eroe troiano Ettore di porre fine alla guerra mediante un duello con Paride, che venne però salvato da Afrodite. Nella presa di Troia Menelao invece uccise Deifobo, che aveva sposato Elena dopo la morte di Paride.

Finita la guerra, Menelao fu tra i primi a salpare alla volta della Grecia, insieme ad Elena e Nestore ma, dopo varie peripezie, raggiunse la patria solamente otto anni dopo.

Meneste

Nella mitologia greca, Meneste era il nome di un abile guerriero di cui si racconta nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade

Diomede, al vedere Ettore che incuoteva terrore nei soldati achei decise che doveva stimolare l'esercito, lo fece umilmente come suo solito. Fra i soldati che più percepirono lo spirito che traspirava dalla parole del bravo oratore ci furono Meneste e il suo amico Anchialo.

I due subito salirono su un carro da guerra e si diressero verso il nemico troiano più forte: lo stesso principe, il figlio di Priamo. La battaglia fu tremenda, ma alla fine con le sue armi ebbe la meglio Ettore, i due soldati trovarono la morte per sua mano.

Menestio

Nella mitologia greca, Menestio era il nome di vari personaggi presenti nella guerra di Troia, nata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re della Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Menestio di Arne, guerriero acheo, figlio di Areitoo e Filomedusa. Proveniva da Arne, fu ucciso da Paride quando questi tornò dall’incontro con Elena pieno di rinnovato vigore.
* Menestio di Spercheo, soldato di Achille, figlio del dio fluviale Spercheo e di Polidora, figlia di Peleo . A lui fu affidato uno dei contingenti composti da cinquanta uomini che doveva abbattere Troia.

Menete

Figlio di Centonimo, pastore incaricato di sorvegliare le mandrie di Ade nell'isola d'Erizia. Quando Eracle, dopo aver ucciso il cane Ortro e il mandriano Eurizione, cominciò a portar via il bestiame di Gerione, Menete, che faceva pascolare la mandria di Ade lì nei pressi, andò ad avvertire Gerione del furto della sua mandria. Nella discesa agli Inferi per riportare Cerbero, Eracle sgozzò un capo della mandria di Ade per ingraziarsi le ombre con un dono di sangue. Menete, per protesta, lo sfidò a una gara di lotta, ma subito Eracle lo strinse alla vita e gli spezzò le costole, e avrebbe subito sorte peggiore se Persefone, che era uscita dal suo palazzo e aveva salutato Eracle come un fratello, non avesse implorato di lasciare in vita Menete.

Menezio 1

Figlio di Giapeto e dell'oceanina Climene, fratello di Prometeo, di Epimeteo, di Atlante. Personificava l'ira, l'orgoglio, la baldanza spavalda e superba. Menezio e Atlante, che scamparono al diluvio che, in un giorno e in una notte, allagò l'intera Atlantide, si unirono allora a Crono e agli altri Titani spalleggiandoli nella loro sciagurata guerra contro gli dèi olimpi. Zeus uccise Menezio con una folgore e lo mandò nel Tartaro, ma risparmiò Atlante che condannò invece a portare il Cielo sulle spalle per l'eternità.

Menezio 2

Figlio di Attore e d'Egina, padre di Patroclo, il diletto amico di Achille.
Menezio viveva ad Oponte, e allorché suo figlio Patroclo, ancora giovinetto, durante una lite per una partita a dadi, uccise accidentalmente il compagno Clitonimo (o Clisonimo), figlio di Anfidamante, si recò con il figlio a Ftia dove re Peleo lo purificò. Patroclo divenne amico e fedele compagno di Achille. Quando Peleo decise di inviare Achille a combattere a Troia, Menezio fece partire anche suo figlio.
Menezio figura nella lista degli Argonauti, ma non ha alcuna parte nella leggenda. Si racconta inoltre che fu lui a rendere, nella locrese Oponte, i primi onori divini a Eracle, sacrificando un ariete, un toro e un cinghiale e istituendo il suo culto eroico. Infine si diceva che sua figlia Mirto aveva dato ad Eracle una bimba, chiamata Eucleia. Quest'ultima era onorata dai Beoti e dai Locresi con il nome di Artemide Eucleia.


Menone
(Iliade)

Menone, figura mitologica dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Menone fu ucciso dall'acheo Leonteo durante l'assalto alle mura di Troia.

Menta (mitologia)

Menta o Myntha, era una ninfa degli inferi nella mitologia greca.

Minta era una bellissima ninfa partorita nel fiume infernale Cocito, affluente dell'Acheronte e viveva nel regno infernale comandato da Ade, di cui era la concubina. Persefone, gelosa del marito, si dispiacque dell'unione e si infuriò quando Minta proferì contro di lei minacce spaventose e sottilmente allusive alle proprie arti erotiche. Persefone, sdegnata, la fece a pezzi: Ade le consentì di trasformarsi in erba profumata, la menta, ma Demetra la condannò alla sterilità, impedendole di produrre frutti.

Ade aveva un tempio ai piedi del monte Menta (o Minthe), in Elide.

Un'altra versione del mito, citata anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi, suggerisce che fu Persefone stessa a trasformare Minta in pianta, scegliendo una forma insignificante che non destasse attenzione né potesse essere paragonata ad altre piante per bellezza o utilità.

Un'altra versione ancora racconta che Zeus (o Zeus Katactonio, cioè Ade stesso), innamoratosi di Minta, ebbe da lei un rifiuto in seguito ad una proposta. Sdegnato del comportamento, la tramutò in una pianta fredda così come la bella ninfa era stata con lui.

Mentore

Figlio di Alcimo di Itaca, era amico e coetaneo di Odisseo, il quale, partendo per la guerra di Troia, gli affidò l'educazione di Telemaco e la cura della casa; perciò egli si oppose alle tracotanze dei Proci. Di lui prese la figura Atena, quando appariva a Telemaco o a Odisseo per consigliarli o per cooperare con loro, e in particolare per accompagnare Telemaco da Nestore a Pilo e da Menelao a Sparta, per difendere Odisseo nella battaglia contro i Pretendenti e rappacificarlo col suo popolo. Fu compagno e maestro affettuoso di Telemaco, donde l'uso del nome di Mentore nel senso di maestro o precettore o guida.

Mera
(Atlante)

Nella mitologia greca, Mera, era il nome di una delle figle di Atlante

Di lei si racconta come compagna e moglie di Tegeate . Il geografo desciveva nei suoi viaggi un castello a lei dedicato ed una tomba di tale Mera, dove alcuni pensavano che si trattasse non della figlia del gigante ma di una sua discendente più lontana.

Alcuni confondo tale Mera con quella figlia di Preto.

Mera
(Nereo)

Nella mitologia greca, Mera o Maera era il nome di uno delle figlie di Nereo e di Doride.

Si trattava di una delle 50 nereidi, di lei si parla anche nell'Odissea dove lo stesso Ulisse la vide in una lista di donne quando nelle sue avventure viaggiò nell'oltremondo.

Le Nereidi, 50 secondo la tradizione ma molti autori ne citano un numero diverso, erano creature che identificavano vari aspetti del mondo circostante.

Mera (Preto)

Nella mitologia greca, Mera era il nome di una delle figle di Preto o Proto e di Antea.

Era una compagna di Artemide, la della caccia. Venne uccisa dalla dea perché si sentiva tradita, infatti la donna aveva giaciuto con Zeus, il padre degli dei perdendo la sua purezza. Da tale unione nacque un figlio, Locro.

Mera (mitologia)

Mera (greco Μαῖρα, latino Maera) è una figura della mitologia greca. Secondo il mito era un cane appartenuto a Icario e Erigone.

Secondo un'antica leggenda originaria dell'Attica, raccontata dal mitografo Igino, ad Icario Dioniso insegnò per primo a fare il vino. Quando Icario lo fece assaggiare ad alcuni pastori, essi si ubriacarono quasi immediatamente. Credendo che Icario li avesse avvelenati, lo uccisero. Il cane Mera corse ululando dalla figlia di Icario, Erigone, la prese le vesti tra i denti e la tirò fino al luogo dove giaceva il padre morto. Sia Erigone che il cane si suicidarono accanto al corpo di Icario.

Zeus pose le loro immagini fra le stelle a memoria dell'evento sfortunato. In questa storia, Icario si identifica con la costellazione di Boote, Erigone con quella della vergine e Mera è il Cane Minore.

Mercurio

Antica divinità di origine romana o almeno latina, il cui nome va collegato con merx ("la merce"). La relazione di Mercurio con mercatores risaliva a remota antichità, quando non si era ancora sotto l'influsso del corrispondente dio Ermete dei Greci. Secondo la tradizione annalistica un tempio era stato dedicato a Mercurio nel 495 a.C. da M. Letorio nei pressi del Circo Massimo, forse rifatto o restaurato nel secolo III a.C.; alla fondazione del tempio di Roma risaliva la relazione di Mercurio coi mercanti, detti anche mercuriales, con nome evidentemente derivato da quello del dio. Era naturale che i mercanti romani avessero per tempo un patrono divino, e nella credenza comune Mercurio rimase soprattutto il dio dei mercanti e del commercio. I mercanti romani e italici del II secolo a.C. offrono a Mercurio sacrifici e celebrano la sua festa alle idi di maggio, considerando il 15 maggio come il natale del suo tempio sull'Aventino. In questo giorno si recavano alla fonte del dio presso la porta Capena, donde partivano le vie del commercio meridionale e dove esisteva un'Arca Mercuri cum ara, e ivi fatte preghiere e offerti incensi si attingeva l'acqua salutare per aspergerne con una fronda di lauro il capo e gli oggetti del commercio. Il nome di Mercurio ricorre su monumenti figurati e iscrizioni di Preneste dei secoli IV e II a.C. che ne confermano l'origine latina. Accanto a questa funzione di protettore dei mercanti, Mercurio ci appare più tardi in Roma sotto altri aspetti dell'Ermete greco, come inventore della lira, protettore degli araldi, messaggero degli dèi, accompagnatore delle anime dei morti all'Ade. Come Ermete, Mercurio ha come attributi il caduceo, il cappello a larghe tese, i sandali alati; infine una borsa, simbolo dei guadagni che procura il commercio.

Merione

Merione è un personaggio della mitologia greca; figlio di Molo e Melfi, era un principe cretese. Molo era fratellastro di Idomeneo. Come altri eroi della mitologia, Merione si riteneva un diretto discendente degli dei. Come il nipote di Deucalione (figlio di Minosse), gli antenati di Merione includono Zeus, Europa, Helios, e Circe. Merione possedeva l'elmo di Amintore, che lo ricevette rubandolo da Autolico. Merione ereditò l'elmo da suo padre Molo e dopo lo diede a Odisseo.

Nipote di Idomeneo, re di Creta, partì con lo zio durante la guerra di Troia, come suo scudiero. Valoroso e impavido, combatté con coraggio sotto le mura della città. Si distinse in varie imprese come abile guerriero. Nella battaglia scatenatasi dopo il duello fra Paride e Menelao, uccise con un colpo di lancia il giovane troiano Fereclo, il quale aveva costruito la nave che portò Paride a Sparta.

Durante lo scontro presso le navi fu particolarmente valoroso, affrontò Deifobo in duello, rimanendo però disarmato e costretto quindi a chiedere aiuto allo zio. Difese quest’ultimo contro Enea, riuscendo persino a sconfiggere Deifobo (che sarà comunque salvato dal fratello Polite), uccidendo Adamante, figlio di Asio, e Arpalione, figlio del re dei Paflagoni.

Nell'ambito dei giochi in onore di Patroclo, partecipò alla corsa di carri (arrivando quarto e ricevendo due talenti d’oro), al tiro con l’arco (che vinse, ricevendo dieci scuri a doppio taglio) e infine al lancio del giavellotto (che Achille stesso interruppe dando la vittoria ad Agamennone di certo superiore all’avversario). Leggende successive, parecchio aberranti, riferiscono che egli cadde per mano di Ettore, il quale lo decapitò mentre tentava di proteggere il corpo di Patroclo, e lasciò il busto in mostra ai compagni.

Mermero

Mermero, figura mitologica dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Mermero fu ucciso e spogliato delle armi da Antiloco. Falche, un alro guerriero troiano, ebbe la stessa sorte di Mermero nella medesima azione bellica.

Merope


Il nome Merope può riferirsi a diverse cose:

* Merope - figlia di Oceano e madre di Fetonte;
* Merope - una delle Eliadi o sorelle di Fetonte;
* Merope - figlia di Atlante e di Pleione, era una delle Pleiadi.
* Merope - figlia di Enopio ed Elice di Chio. Chiamata anche Haero, Aerope, e Maerope, fu amata da Orione che, per questo fu accecata
da suo padre.
* Merope - moglie di Megareo dal quale ebbe Ippomene;
* Merope - figlia di Cipselo e moglie di Cresfonte e quindi di Polifonte, madre di Epito.
* Merope - indovino di Percote, padre di Arisbe e dei guerrieri Adrasto e Anfio (Omero, Iliade).
* Merope - guerriero troiano nell' Eneide, ucciso in combattimento da Turno.

Merope (Cipselo)

Nella mitologia greca, Merope era la figlia di Cipselo re dell'Arcadia.

Cresfonte uno degli Eraclidi (così venivano chiamati i discendenti di Eracle) re di Messene, quando invase l'Arcadia ebbe in sposa Merope. Dopo aver dato alla luce 3 figli Cresfonte fu ucciso da uno di loro e la donna andò in moglie a Polifonte, madre di Epito.

Merope (Enopio)

Nella mitologia greca, Merope era il nome di una delle figlie Enopio (o Enopione) ed Elice di Chio.

Chiamata anche Haero, Aerope, e Maerope. Fu amata da Orione dopo la scomparsa della sua prima moglie Side. Una volta che l'eroe chiese al padre la mano della donna lui lo fece prima ubriacare fino a farlo addormentare e poi accecare.

Merope (Pleiadi)

Nella mitologia greca, Merope era una delle figlie di Atlante e di Pleione, una delle Pleiadi.

La ragazza sposò Sisifo, re di Corinto (chiamato Efira a quel tempo), dal quale ebbe Glauco come figlio, padre di Bellerofonte.

(Ovidio la indica come la stella meno brillante nella costellazione delle Pleiadi, in quanto l'unica ad aver sposato un mortale).

Mestle

Nella mitologia greca, Mestle era il nome del figlio di Talemene, re dei meoni. Egli partecipò alla guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade

Mestle, capo dei meoni, fratello di Antifo, discendenti da stirpe divina, ovvero fra l’unione di piccole divinità di fiumi e paludi ed esseri umani, partecipò alla guerra aiutando i troiani nelle battaglie. Il suo nome era ancora presente quando Ettore pronunciò il discorso con le armi di Achille indossate, una volta ucciso Patroclo.

Mestore

Mestore è un personaggio della mitologia greca, figlio illegittimo di Priamo. Incaricato dal padre di sorvegliare le mandrie di buoi sul monte Ida, venne sorpreso da Achille, il quale iniziò una barbara razzia del bestiame e uccise anche i mandriani, compreso Mestore.

Mestra

Nella Mitologia greca, Mestra o Mnestra era una figlia di Erisittone, re della Tessaglia.

Il padre venne punito dalla dea Demetra con una fame insaziabile, perché avava tagliato un Bosco sacro ad ella dedicato. Per comprare più cibo, venne venduta dal padre come schiava. Mestra fece allora appello a Poseidone, che era stato suo amante, ed egli le donò il potere di cambiare la sua figura in ciò che desiderava, permettendole così di scappare dal suo padrone. Quando il padre scoprì la sua abilità, continuò a venderla da allora in poi molte volte.

Palefato dà un'interpretazione razionalista di questo mito. Secondo lui, Mestra, vergine bellissima, si sarebbe offerta a chiunque passasse nei pressi della sua dimora per dare il denaro al padre, probabilmente un pigro, che si era forse rovinato dilapidando il patrimonio in feste e bagordi. Dato che in quei tempi lontani non si utilizzava il denaro; Mestra si faceva pagare un natura le venivano così dati buoi, capre, montoni, pollame etc. Così si prese l'usanza di dire che Mestra «diveniva» bue, capra, montone etc. Questo fatto avrebbe originato la leggenda delle metamorfosi della donna.

Metanira

Nella mitologia greca Metanira (anche Metaenira o Metaneira) fu la regina di Eleusi, moglie di Celeo.

Secondo la tradizione, Demetra, mentre cercava la figlia Persefone, assunse le sembianze di una vecchia di nome Doso e fu accolta in casa di Celeo, che le chiese di badare ai suoi due figli, Demofoonte e Trittolemo. Per ringraziare Celeo della sua ospitalità, Demetra decise di fargli il dono di trasformare Demofoonte in un dio. Il rituale prevedeva che il bimbo fosse ricoperto ed unto con l’ambrosia, che la dea stringendolo tra le braccia soffiasse dolcemente su di lui e lo rendesse immortale bruciando nottetempo il suo spirito mortale sul focolare di casa. Demetra una notte, senza dire nulla ai suoi genitori, lo mise quindi sul fuoco come fosse un tronco di legno ma non poté completare il rito perché Metanira, entrata nella stanza e visto il figlio sul fuoco, si mise ad urlare di paura e la dea, irritata, dovette rivelarsi lamentandosi di come gli sciocchi mortali non capiscano i rituali degli dei.

Invece di rendere Demofoonte immortale, Demetra decise allora di insegnare a Trittolemo l’arte dell’agricoltura, così il resto della Grecia imparò da lui a piantare e mietere i raccolti. Sotto la protezione di Demetra e Persefone volò per tutta la regione su di un carro alato per compiere la sua missione di insegnare ciò che aveva appreso a tutta la Grecia.

Edited by demon quaid - 29/12/2014, 21:07
 
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