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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 29/10/2010, 16:07 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Stilbe

Nella mitologia greca Stilbe era una Ninfa, figlia del dio fluviale Peneo e della Naiade Creusa.

Diede due gemelli ad Apollo, Centauro, progenitore della stirpe dei Centauri, e Lapite, progenitore dei Lapiti. Secondo un'altra versione del mito, Centauro era invece figlio di Issione e di Nefele.

Dalla sua unione con Cicreo nacque invece la Ninfa Cariclo, che divenne moglie di Chirone.

Stige

Fiume degli Inferi, secondo l'immaginazione dei Greci.
Si avvolgeva più volte intorno al regno di Ade, e per passarlo bisognava usare della barca di Caronte. Il fiume aveva la sua divinità nella ninfa omonima, figlia della Notte e di Erebo, oppure di Oceano e di Teti, ricordata da Esiodo nella Teogonia. Nell'Oltretomba, Stige viveva in un palazzo con splendide colonne d'argento. Sposò il titano Pallante a cui generò Bia ("forza"), Crato ("potere"), Zelo ("emulazione") e Nike ("vittoria"). Durante la lotta di Zeus contro Crono e i Titani fu la prima a correre in aiuto del dio e i suoi figli si distinsero per valore nella campagna vittoriosa. Zeus, in segno di ricompensa, li nominò suoi aiutanti e stabilì che un giuramento fatto alle acque dello Stige non potesse essere cancellato nemmeno dagli dèi. Tutte le volte che un dio prestava giuramento, Iride riempiva una giara con l'acqua dello Stige e la riportava nell'Olimpo, come "testimone" del giuramento. Chi rompeva questo giuramento veniva colto da uno stupore catatonico per un "grande anno" (nove anni solari) e poi veniva esiliato dall'Olimpo per altri nove "grandi anni". Il fiume, dall'oceano e dal monte Chelmo in Arcadia, scendeva nel Tartaro, poi si divideva in rami minori e girava per nove volte intorno al regno di Ade. La sua acqua passava per avere proprietà magiche, e proprio in questo fiume Teti avrebbe tuffato il neonato Achille, per renderlo invulnerabile; ma aveva dovuto reggerlo per il tallone, che era quindi rimasto la sola parte mortale dell'eroe.
Il mito dello Stige, perpetuatosi presso i posteriori scrittori greci e latini, fu in ultimo raccolto da Dante. Particolare importanza aveva nella tradizione classica il giuramento sulle acque dello Stige, che gli dèi facevano per dare speciale solennità alle loro promesse.
Stige immortale fu la prima che giunse in Olimpo insiem coi figli suoi, secondo il volere del padre. E Zeus l'onorò, le diede larghissimi doni, fece che il nome suo fosse giuro solenne ai Celesti, e che i suoi figli sempre vivesser dov'egli viveva... (Esiodo, Teogonia, 389 segg.).

Stinfalo (mitologia)

Nella mitologia greca, Stinfalo era il nome di uno dei figli di Elato e di Laodice, figlia a sua volta di Cinira.

Re dell'Arcadia aveva 4 fratelli: Epito, Pereo, Cillene e Ischi. Ebbe una vasta progenie. I suoi 3 figli maschi furono Agamete, Gorti e Agelao, mentre sua figlia Partenope dalla relazione avuta con Eracle ebbe una figlia, Evere.

Ebbe come avversario Pelope e finì con l'ucciderlo con l'inganno: dopo aver finto di stringere patti di amicizia e pace con l'Arcadia con cui era in guerra uccise a tradimento lo stesso Stinfalo per poi spargere le membra. Per tale vile operato la Grecia intera fu vittima di una terribile carestia, terminata solo grazie ad un intervento di Eaco.

A lui vennero dedicati una città e un lago. Per quanto riguarda la carestia che colpì la Grecia altri autori parlano di un altro omicidio come elemento scaturente la furia divina: l'assassinio di Androgeo, il figlio di Minosse.

Strimo


Nella mitologia greca, Strimo, o Strimone, è la moglie di Laomedonte, cui generò Priamo, re di Troia e altri figli.

Strimo era una ninfa, figlia del dio fluviale Scamandro, il quale scorreva nella fertile pianura del'Ida. Fu sposata al re di Troia Laomedonte dal quale ebbe sei figli, Lampo, Clitio, Icetaone, Timete, Titone e Podarce, il più giovane, che in seguito prenderà il nome di Priamo. Ebbe anche sei figlie figlie, Esione, Astioca, Etilla, Clitodora, Cilla e Procleia.

Spesso, al posto di Strimo, si citano numerosi nomi per identificare la madre di Priamo e la sposa di Laomedonte: ad esempio, Placia, Leucippe, Reo, Toosa oppure Zeusippe.

Strimone (mitologia)

Nella mitologia greca, Strimone era il nome di uno dei figli di Ares il dio della guerra, era una divinità dei fiumi, governava il fiume omonimo.

In principio era un essere mortale, che dall'unione con la musa Clio ebbe un figlio: Reso. Per la morte prematura del ragazzo decise di gettarsi nel fiume e ne divenne sovrano. Aveva un'altra figlia, Rodope.

Si racconta di altra prole da lui forse avuta: Branga e Olinto.

Strofio


Nella mitologia greca, Strofio fu un Re della Fòcide e padre di Pilade. Al tempo in cui il giovane Oreste cercava un rifugio dove nascondersi da sua madre Clitemnestra, che aveva assassinato a tradimento il padre Agamennone con la complicità dell'amante Egisto, Strofio fu complice dell'esule e lo nascose in Fòcide. Durante la sua permanenza, Oreste divennero grande amico di Pilade.

Summano

Divinità romana, di origine etrusca secondo Plinio, dio della folgore notturna. Aveva un tempio presso il Circo Massimo, del 278 avanti Cristo. Più tardi fu assimilato con divinità infere.

Suto

Figlio di Elleno e della ninfa Orseide, oppure di Eolo ed Enarete.
Secondo la più accreditata delle leggende, era fratello di Doro e di Eolo. Regnò per qualche tempo a Iolco, in Tessaglia, e venne poi allontanato perché accusato di furto dai suoi fratelli. Si rifugiò ad Atene e prestò aiuto al re Eretteo nella guerra contro Calcodonte, in Eubea. Sposò sua figlia Creusa che gli generò Acheo e Ione. Ma Suto non ebbe fortuna ad Atene. Quando fu proclamato arbitro della successione al trono dopo la morte di Eretteo, egli dichiarò che il suo cognato più anziano, Cecrope Secondo, era il legittimo erede. La decisione non fu approvata dal popolo e Suto, condannato all'esilio, Si recò con moglie e figli (Acheo e Ione) nel nord del Peloponneso e morì nella terra di Egialeo, che più tardi fu chiamata Acaia dal nome di suo figlio.
Secondo Euripide, Suto era figlio di Eolo e regnò ad Atene alla morte di Eretteo. Ione era figlio di Apollo e Creusa, mentre Doro e Acheo erano figli legittimi di Suto. Euripide narra che Apollo si giacque segretamente con Creusa, in una grotta sottostante i Propilei di Atene. Quando nacque il figlio di Creusa, Apollo lo trasportò a Delfi, dove egli divenne servo in un tempio e i sacerdoti lo chiamarono Ione. Suto non aveva eredi e, dopo molti indugi, decise di chiedere all'oracolo delfico come potesse assicurarsene uno. Con suo grande stupore si sentì rispondere che le prima persona che avesse incontrato uscendo dal santuario sarebbe stato suo figlio. Quella persona fu Ione e Suto pensò di aver fecondato qualche Menade durante le orge dionisiache svoltesi a Delfi molti anni prima. Ione non poteva certo contraddirlo e lo riconobbe come padre.



T



Tafio

Figlio di Poseidone e d'Ippotoe e nipote di Pelope. Ebbe come figlio Pterelao; ma esisteva un'altra tradizione, secondo la quale Pterelao era egli stesso figlio di Poseidone e d'ippotoe, e aveva avuto due figli, Tafio e Teleboante. Un'altra versione, infine, faceva di Teleboante il padre di Pterelao. Questi è celebre soprattutto per la guerra che sostenne contro Anfitrione e il tradimento di cui fu vittima da parte della figlia Cometo.

Tagete

Fanciullo della mitologia latina, sapiente come un saggio vecchio, nato da un solco tracciato da un contadino del territorio di Tarquinia. Il fanciullo venne portato al cospetto dei dodici principi delle dodici città etrusche, fu accolto con onore e alle sue parole venne dato ascolto. Tagete insegnò agli Etruschi l'arte della divinazione e i suoi insegnamenti vennero poi scritti e divennero i celebri libri Tagetici, che gli indovini etruschi consultarono anche in seguito. Il capo dei dodici principi si chiamava Tarconte e, secondo alcune versioni, si trattava dello stesso contadino che aveva dissotterrato il bambino il quale, compiuta la sua missione, fece ritorno alla terra.


Taigeta

Taigete è una figura della mitologia greca, figlia di Atlante e di Pleione.

È una delle Pleiadi, insieme ad Alcione, Celeno, Elettra, Maia, Merope e Sterope (Pleiadi).

Cercò di sfuggire a Zeus, che voleva concupirla, invocando Artemide che la trasformò in cerbiatta. Tornata alla forma umana Taigete consacrò alla dea cacciatrice la Cerva di Cerinea.

Secondo altri miti Zeus riuscì ugualmente ad unirsi a lei, e da loro venne generato Lacedemone.

Talao

Nella mitologia greca, Talao era uno dei re di Argo, figlio di Pero e Biante .

Talao dal suo matrimonio con Eurinome (o Lisimaca o Lisianassa) generò Adrasto, Partenopeo, Mecisteo, Aristomaco ed Erifile.

Fra tutti loro, Adrasto e Mecisteo per tale discendenza sono indicati come i Talaionidi.

Talia 1

Una delle nove Muse, protettrice della commedia, raffigurata come una bella donna con in mano il bastone pastorale (pedum), una maschera comica e una corona d'edera sul capo. Pur rifiutando di legarsi in matrimonio, Apollo la sedusse e la rese madre dei Coribanti, che intrecciavano danze durante la festa del solstizio d'inverno. Zeus affidò ai Coribanti il compito di custodire la culla di Zagreo nella grotta Idea e colà essi gli danzavano attorno.

Talia 2

Una delle Cariti (Grazie), è figlia di Zeus e di Eurinome. Le Cariti sono divinità della Bellezza e probabilmente, in origine, forze della vegetazione. Proprio loro diffondono la gioia nella Natura e nel cuore degli uomini, e anche in quello degli dèi. Abitano sull'Olimpo in compagnia delle Muse, con le quali formano talvolta dei cori. Fanno parte del seguito di Apollo, il dio musico. Si rappresentano generalmente come tre sorelle, Eufrosine, Talia e Aglae, tre giovani nude che si tengono per le spalle. Si attribuisce alle Grazie ogni sorta di influenza sui lavori della mente e sulle opere d'arte.

Talia 3

Una delle Nereidi, figlia di Nereo e di Doride. Il numero delle Nereidi varia da cinquanta a cento e fra di esse alcune hanno una personalità più accentuata delle loro sorelle. Così Teti, madre di Achille, poi Anfitrite, moglie di Poseidone, Galatea, innamorata del bell'Aci, infine Orizia, generalmente creduta figlia del re d'Atene Eretteo. Le Nereidi vivevano in fondo al mare, nel palazzo del loro padre, sedute su troni d'oro. Erano tutte bellissime e occupavano il tempo a filare, a tessere e a cantare. I poeti le immaginavano anche mentre giocavano con disinvoltura fra le onde, mentre lasciavano galleggiare la loro capigliatura, mentre nuotavano qua e là fra i tritoni e i delfini.

Talo 1

È il guardiano di Creta. Vigilante infaticabile, era stato scelto da Minosse per questo incarico, oppure da Zeus quando vi lasciò la ninfa Europa. Faceva tre volte al giorno, armato, il giro di Creta. Impediva agli stranieri di penetrarvi, ma anche agli abitanti di uscirne senza il permesso di Minosse. Sembra che, proprio per sfuggirgli, Dedalo dovette scegliere la via dell'aria. Le armi favorite da Talo erano pietre enormi, ch'egli scagliava a grande distanza. Ma gli "immigrati clandestini" dovevano temere altri pericoli da parte di Talo, anche se riuscivano a oltrepassare quel primo sbarramento. Quando li raggiungeva, Talo saltava nel fuoco, portava il suo corpo metallico all'incandescenza e, precipitandosi sui malcapitati, li stringeva e li bruciava.
Talo era invulnerabile in tutto il corpo, fuorché nella parte bassa della gamba, dove si trovava una piccola vena, chiusa da un chiodo di bronzo. Quando giunsero gli Argonauti, Medea blandì il mostro con voce soave e gli promise l'immortalità se beveva una certa pozione; si trattava in verità di un soporifero e mentre il mostro dormiva, Medea estrasse il chiodo di bronzo che turava l'unica vena di Talo. Il divino icore, il liquido che fungeva da sangue, ne uscì e il mostro morì. Altri dicono che Talo, stregato dagli incantesimi di Medea, avanzò barcollando, si ferì il tallone contro una roccia e morì dissanguato. Altri ancora, che Peante, padre di Filottete e uno degli Argonauti, lo uccise scoccandogli una freccia nel tallone.
Si diceva che Talo avesse avuto un figlio, Leuco.

Talo 2

Figlio della sorella di Dedalo, Policasta o Perdice, fu uno dei suoi apprendisti, e l'aveva già superato in abilità all'età di soli dodici anni. Talo raccolse un giorno l'osso della mascella di un serpente o, come altri dicono, una spina di pesce; e accortosi che se ne poteva servire per tagliare un bastone a metà, ne copiò il modello in ferro e inventò così la sega. Questa e altre utili invenzioni, quali la ruota da vasaio e il compasso per tracciare i cerchi, gli procurarono così vasta fama ad Atene che Dedalo, il quale rivendicava il merito di aver inventato la sega, ne divenne geloso. Si fece dunque accompagnare da Talo sul tetto di un tempio di Atena sull'Acropoli e, fingendo di indicargli qualcosa che si muoveva a grande distanza, lo spinse giù dal cornicione. L'invidia non sarebbe tuttavia bastata a indurlo a quel gesto: ma egli sospettava Talo di avere rapporti incestuosi con sua madre Policasta. Dedalo si precipitò poi ai piedi dell'Acropoli e chiuse il corpo di Talo in una sacca, proponendosi di seppellirlo in un luogo deserto. Interrogato dai passanti, rispondeva di aver raccolto un serpente morto, come la legge prescriveva, il che non era del tutto falso, poiché Talo era un Eretteide; ma ben presto apparvero macchie di sangue sulla sacca e il delitto fu scoperto. L'areopaco condannò Dedalo all'esilio per omicidio; secondo un'altra versione, invece, egli fuggì prima che avesse luogo il processo.
L'anima di Talo volò via sotto forma di pernice, mentre il suo corpo fu sepolto là dove era caduto. Policasta s'impiccò quando ebbe notizia della morte del figlio e gli Ateniesi eressero un santuario in suo onore presso l'Acropoli.

Talio

Nella mitologia greca, Talio era un combattente etiope che faceva parte del contingente di re Memnone alla guerra di Troia. Egli è citato nel libro II del Posthomerica di Quinto Smirneo.

Lottò a fianco dei Troiani, essendo il suo sovrano Memnone imparentato con il re di Troia Priamo. Uomo di grande valore, fu affrontato in duello da Achille e da lui ucciso (forse con un giavellotto) contemporaneamente al compagno Mente, anch'egli etiope.

Talpio

Talpio (o Talfio), figlio di Eurito, è un personaggio della mitologia greca.

Fu uno dei pretendenti alla mano di Elena e partecipò quindi al giuramento di Tindaro.

Taltibio


Taltibio, (in greco Ταλθύβιος), è un personaggio acheo che compare in diverse opere greche oltre che nell'Iliade.

Taltibio e Euribate, messaggeri e scudieri di Agamennone, furono inviati dallo stesso Agamennone alla tenda di Achille per prendere e portargli Briseide.

Taltibio è citato anche nelle tragedie Ecuba e Troiane di Euripide.

Tamiri


Tamiri è una figura della mitologia greca, figlio di Filammone e della ninfa Argiope.

Poeta e musico se ne parla brevemente nell'Iliade: vantandosi di cantar meglio delle Muse, le figlie di Zeus lo accecarono e lo privarono delle sue capacità canore.

In un'altra leggenda, Tamiri è trasformato dalle Muse in un usignolo.

Tanai

Dio-fiume, figlio di Oceano e di Teti (oggi il Don). Secondo una leggenda tardiva, Tanai era un giovane eroe, figlio di Beroso e dell'amazzone Lisippa, il quale offese Afrodite col suo disprezzo per il matrimonio e il suo amore per la guerra. Smaniosa di vendicarsi, la dea fece sì che Tanai si innamorasse di sua madre; ma piuttosto che cedere a quell'incestuosa passione, egli si gettò nel fiume Amazzonio e annegò. Da allora, il fiume prese il nome di Tanai. Per sfuggire alla sua ombra lamentosa, Lisippa allora guidò le sue figlie lungo le rive del Mar Nero, fino alla pianura bagnata dal Termodonte che nasce dagli altissimi monti Amazzoni. Colà esse si divisero in tre tribù e ogni tribù fondò una città.

Tanatos

Dio della morte, figlio della Notte e fratello del Sonno (Ipno). Era raffigurato come un giovane alato, di un tipo spesso facilmente confondibile con Eros, talora anche armato di spada. Non possiede un mito propriamente detto. Svolgeva la funzione di angelo della morte e quando il tempo concesso a un mortale scadeva egli giungeva, gli tagliava una ciocca di capelli per Ade e lo portava con sé. Nell'Alcesti di Euripide si narrava che Admeto, re di Tessaglia, aveva ottenuto dalle Parche di poter continuare a vivere a patto che trovasse uno che volesse morire per lui. Si offrì volontaria alla morte la moglie Alcesti, ma Eracle, lottando con Tanatos, riuscì a ricondurre Alcesti dagli Inferi e a ridonarla al marito esultante. Anche Sisifo cercò di avere la meglio su Tanatos. Infatti, allorché Zeus inviò Tanatos a uccidere Sisifo, questi lo sorprese e lo incatenò, di modo che, per un certo tempo, nessun uomo morì più. Fu necessario che Zeus intervenisse, costringendo Sisifo a liberare Tanatos, perché questi potesse continuare a svolgere la sua funzione.

Tantalo (mitologia)

Tantalo è una figura della mitologia greca, era il primo re della Lidia (o della Frigia) e viveva inizialmente fra gli dei. I suoi tanti peccati lo portarono al supplizio deciso dagli dei, che è diventato un famoso modo di dire.

Le sue origini sono misteriose: secondo alcuni figlio di Zeus, secondo altri il suo padre era Tmolo. mentre la madre secondo la maggior parte dei mitografi era Pluto, ma i suoi genitori erano o Crono e Nea oppure Oceano e Teti. Secondo altri ancora sua madre era la pleiade Taigete.

Anche sul nome della consorte vi sono molte versioni:

* Eurianassa, figlia di Pattolo
* Euritemiste, figlia di Xanto
* Clizia, figlia di Anfidamante
* Dione, una delle Iadi.

Chiunque fosse la vera compagna di Tantalo sicura è la sua innumerevole progenie, tra cui Pelope, Brotea e Niobe.

La storia

Tantalo, semidio figlio di Zeus e di Taigete, era benvoluto dagli dei, che spesso lo onoravano sedendosi alla sua mensa, ma fu autore di diverse offese agli dei, consistenti sostanzialmente in violazioni delle regole della xenia: tra esse il ratto di Ganimede, il furto del nettare e dell'ambrosia per distribuirlo ai suoi sudditi. Inoltre vi fu l'episodio del furto del cane d'oro, custode di un tempio di Zeus situato a Creta. In tale mito, l'artefice del furto era in realtà Pandareo, che lo affidò al ragazzo con l'impegno che lo nascondesse agli occhi divini. Hermes giunse con il chiaro intento di riavere il sacro animale, ma Tantalo giurò il falso. Secondo un'altra versione dello stesso mito, in realtà il cane era Rea trasformata dal dio Efesto.

Inoltre, mosso dalla curiosità di sapere se veramente gli dei conoscessero tutte le azioni dei mortali, un giorno servì loro le carni del figlio Pelope. Tutti gli dei, tranne Demetra che era addolorata per la scomparsa della figlia Persefone, ovviamente rifiutarono il banchetto sacrilego e, risuscitato Pelope, gli sostituirono una spalla (mangiata da Demetra) con una di avorio. Altri autori antichi, come Pindaro, rifiutano questo tipo di misfatto credendo che invece il figlio Pelope fosse stato rapito da Poseidone in preda alla passione e che fosse stato portato sull'Olimpo in qualità di coppiere del dio del mare.

Il supplizio


Per tutte le offese agli Dei, Tantalo, dopo la morte, fu gettato nell'Ade dove, a memoria eterna del suo misfatto, non poteva né cibarsi né bere, nonostante fosse circondato da cibo e acqua. Tantalo, infatti, era legato ad un albero da frutto carico di ogni qualità di frutti, fra i quali pere e lucide mele, in mezzo ad un lago la cui acqua arrivava fino al suo mento. Ma non appena Tantalo provava a bere il lago si asciugava, e non appena provava a prendere un frutto i rami si allontanavano, o un alito di vento improvviso li faceva volare via lontano dalle sue mani. Inoltre un grosso macigno incombeva su di lui minacciando di schiacciargli il cranio e facendolo cosi' vivere in uno stato di terrore perenne, il famoso supplizio di Tantalo.

Secondo un'altra versione la morte viene collegata ad un supplizio in cui dovette sostenere un monte intero sulla sua testa.

Altri personaggi mitologici famosi per essere stati sottoposti a un supplizio sono Issione, Tizio e Sisifo.

Miti successivi


I mitografi successivi cercarono in tutti i modi di discolpare gli dei da un possibile cannibalismo, stravolgendo in tutto la storia di Tantalo. Secondo tale versione infatti egli era un sacerdote che rivelò ogni segreto ai non iniziati, al che colpirono suo figlio con una malattia orrenda. I chirurghi di allora con varie operazioni riuscirono a ricostruire il corpo originale anche se aveva innumerevoli cicatrici.

Tantalo 2

Figlio di Tieste, oppure di Brotea. Esistevano due leggende differenti a suo riguardo. Secondo la prima, Atreo, per odio verso il fratello gemello Tieste, uccise i gemelli Tantalo secondo e Plistene secondo, li tagliò a pezzi e, scelti i bocconi migliori della loro carne, li fece bollire in un calderone, alla presenza del loro padre Tieste. Quando Tieste ebbe mangiato con grande appetito, Atreo fece portare dai servi le teste sanguinanti dei bambini e i loro piedi e le loro mani, disposti su un altro piatto, affinché Tieste capisse quale sorta di cibo avesse introdotto nel proprio stomaco. Tieste si rotolò per terra, vomitò, e lanciò una maledizione sulla schiatta di Atreo. Secondo l'altra leggenda, Agamennone dapprima fece guerra a Tantalo, re di Pisa e figlio di Brotea; lo uccise in battaglia e poi sposò di forza la sua vedova Clitemnestra, che Leda aveva generato da Tindaro re di Sparta.

Taranto

Eroe fondatore della città di Taranto, figlio di Poseidone e della ninfa Satira o Satiria, che passa per essere figlia di Minosse (da cui la tradizione delle origini cretesi di Taranto). Satiria aveva dato il proprio nome a un capo vicino alla città di Taranto, il capo Satirione.

Tarassippo 1

"Colui che spaventa i cavalli", demone a cui venivano attribuiti gli incidenti durante le gare equestri. Il Tarassippo pare fosse un'arcaica statua regale che segnava la prima svolta in una corsa di cocchi. I cavalli che non conoscevano lo stadio ne venivano distratti nel momento in cui l'auriga cercava di tagliare la curva e di superare l'avversario all'interno; ma era anche il luogo dove veniva predisposto l'incidente mortale per l'antico re o per l'interrex, levando gli acciarini delle ruote. Esisteva un certo numero di leggende relative a questo demone. Si diceva che era l'anima in pena dell'eroe Ischeno, sacrificato per mettere fine a una carestia, al quale gli abitanti di Olimpia avevano dato, dopo la morte, il soprannome di Tarassippo, poiché vicino alla sua tomba i cavalli, durante le corse, s'impennavano. Si attribuiva ciò alla sua influenza occulta, oppure all'ombra di un alloro, che il caso aveva fatto crescere lì, e che, agitandosi, spaventava gli animali. Un altro Tarassippo è l'ombra di Mirtilo, l'auriga d'Enomao re di Pisa, che tradì il suo padrone al quale rimosse i chiodi di metallo dai mozzi delle ruote del cocchio sostituendoli con perni di cera. Così permise a Pelope di riportare la vittoria su Enomao che morì travolto dai suoi stessi cavalli. Secondo altri, Anfione diede a Pelope un talismano che egli seppellì presso il Tarassippo, di modo che la pariglia di Enomao s'impennò e sfasciò il cocchio. Ma tutti affermano concordi che Enomao, prima di morire, lanciò una maledizione contro Mirtilo, pregando gli dèi che lo facessero perire per mano di Pelope. Infatti, Mirtilo venne ucciso da Pelope, il quale lo fece precipitare in mare. L'anima di Mirtilo si aggira ancora nello stadio di Olimpia dove gli aurighi le offrono sacrifici con la speranza di evitare incidenti. La presenza di Tarassippo viene segnalata in varie località tra Tebe e Iolco e questo ci fa supporre che anche là si svolgessero gare mortali negli ippodromi.

Tarassippo 2

L'ombra di Glauco, detta Tarassippo, ossia terrore dei cavalli, si aggira ancora sull'istmo di Corinto, dove suo padre Sisifo gli insegnò l'arte di guidare il cocchio, e si diverte a spaventare i cavalli durante i Giochi Istmici, provocando così parecchi morti. Il mito di Glauco è più complicato: non soltanto egli è travolto dal cocchio, ma viene anche divorato dalle cavalle.

Tarchezio

Leggendario re di Alba, protagonista di un mito etrusco-italico. Un giorno apparve nella sua casa un misterioso demone del focolare domestico. Tarchezio chiese alla dea Teti il motivo di quella apparizione, e l'oracolo rispose che una giovane doveva unirsi al demone e che dalla loro unione sarebbe nato un bambino che avrebbe avuto una vita gloriosa. Il re andò a trovare una delle sue figlie e le ordinò di soddisfare le condizioni poste dalla dea. La giovane, per pudore, si fece sostituire da una serva. Quando lo seppe, Tarchezio, irritato, volle mettere a morte le due giovani, ma la dea Vesta gli apparve in sogno e lo dissuase dal progetto. Il re volle comunque punire le due colpevoli: le costrinse a realizzare al telaio un certo lavoro che, di notte, veniva disfatto da altre ancelle. Frattanto la serva, che si era unita al misterioso demone, diede alla luce due gemelli. Questi vennero esposti per ordine di Teti, ma, divenuti adulti, tolsero il trono a Tarchezio e lo uccisero.

Tarpea

Figlia di Spurio Tarpeo, custode della rocca capitolina quando, all'inizio del regno di Romolo, i Sabini guidati da re Tito Tazio sferrarono l'attacco. Molte sono le versioni che riguardano il suo mito. Secondo alcuni, invaghitasi del capo dei Sabini assedianti, Tito Tazio, o vinta dal desiderio di avere le armille d'oro che ornavano il braccio dei Sabini, Tarpea avrebbe aperto la porta della cittadella ai nemici, che appena entrati invece del premio promesso la soffocarono sotto gli scudi che portavano al braccio e poi la precipitarono dalla rupe. Ma secondo una versione diversa fu per altri scopi che Tarpea chiese gli scudi; sperava cioè che i Sabini, una volta entrati nella cittadella e sprovvisti della principale protezione, sarebbero stati facilmente uccisi dai Romani, ma il suo messaggero per queste trattative la tradì e passò nelle schiere nemiche. I Sabini venuti al corrente delle sue intenzioni, la uccisero. Non è perciò chiaro se si trattasse di una eroina o di una traditrice. Il primo nome della rocca capitolina fu rupe Tarpea e i traditori venivano gettati dalla rupe Tarpea, dal nome della prima presunta traditrice.
Altri narravano che Spurio Tarpeo avrebbe voluto consegnare il Campidoglio ai Sabini, e sarebbe stato condannato a morte insieme con la figlia da Romolo, e precipitato dal saxum Tarpeium. Secondo altri racconti Tarpea sarebbe stata sabina, figlia di Tito Tazio e rapita da Romolo. Il suo tradimento avrebbe costituito così la vendetta contro il rapitore. Ma questo non spiega perché i Sabini l'avrebbero messa poi a morte. La leggenda, che Livio narra come fabula, si volle spiegare con la contaminazione dell'esistenza della rupe donde si precipitavano i traditori, e di un culto reso non lungi dalla rupe stessa e dalla porta Pandana per la quale si entrava nella città. Tarpea, eponima del monte Tarpeo, fu una divinità al pari di Acca Larenzia, di Rea Silvia, considerate più tardi come figure mortali, come gli eroi greci, sebbene si prestasse loro culto.

Taras


Taras è una figura della mitologia greca, figlio di Poseidone e della ninfa Satyria; sposò Satureia, figlia del re Minosse.
Moneta d'argento di Taranto raffigurante Taras
Taras raffigurato sopra uno striscione di tifosi del calcio

La sua figura è fortemente legata alla città di Taranto, in quanto, secondo la leggenda, Taras sarebbe il fondatore spirituale dell'antica colonia magnogreca: circa 2000 anni prima di Cristo, mentre sulle rive italiche dello Ionio Taras compiva sacrifici per onorare suo padre Poseidone, gli sarebbe apparso improvvisamente un delfino, segno che avrebbe interpretato di buon auspicio e di incoraggiamento per fondare una città da dedicare a sua madre Satyria o a sua moglie Satureia e che chiamò quindi Saturo, località tutt'ora esistente.
Secondo la tradizione, nell'VIII secolo a.C., in quello stesso luogo approdarono i coloni greci provenienti da Sparta e guidati da Falanto, i quali, sottratto il territorio agli Iapigi, fondarono più tardi la città di Taranto.

Taso

Eroe eponimo dell'isola di Taso, figlio di Agenore e di Telefassa (altrimenti detta Argiope), fratello di Cadmo, Fenice, Cilice, Fineo ed Europa.
Zeus, infiammato d'amore per la bellezza d'Europa, la rapì sulla spiaggia di Sidone, o di Tiro, e giunto su una spiaggia cretese, nei pressi di Gortino, la violentò in un boschetto di salici accanto a una fonte; o come altri dicono, sotto platani, che, in ricordo di tali amori, conservarono il privilegio di non perdere mai le loro foglie. Agenore mandò i suoi figli in cerca della sorella, con l'ordine severissimo di non tornare senza di lei. Subito essi alzarono le vele e si diressero in tre diverse direzioni. Taso e i suoi compagni, direttisi prima a Olimpia, dedicarono colà una statua di bronzo a Eracle tirio; poi colonizzarono l'isola di Taso e sfruttarono le sue ricche miniere d'oro. Tutto ciò accadde cinque generazioni prima che nascesse in Grecia Eracle, figlio di Anfitrione.

Taumante

Figlio di Ponto (il Mare) e della Madre Terra, fratello di Nereo, Forcide, Ceto ed Euribia. Si unì alla figlia d'Oceano, Elettra, e le diede alcune figlie: le Arpie e Iride. Nella tradizione omerica le Arpie erano simili ai venti di tempesta come indicano i loro nomi: Aello ("urlo"), Ocipe ("volo veloce"), Celeno ("oscurità") e Podarge ("piè veloce"). Esse agguantano i criminali perché siano puniti dalle Erinni, e vivono in ua grotta nell'isola di Creta. La dea Iride simboleggia l'arcobaleno, il tramite fra la Terra e il Cielo, fra gli uomini e gli dèi. E' incaricata, come Ermete, di portare messaggi, ordini o consigli degli dèi. E' più particolarmente al servizio di Zeus, e soprattutto di Era.

Tauro 1

Principe di Cnosso che guidò una spedizione di Elleni di Creta in Fenicia contro Tiro, durante l'assenza di Agenore e dei suoi figli. Si impadronì della città e si portò via molti prigionieri, tra i quali Europa, figlia di Agenore. Questo evento viene ancora ricordato nella 'infausta notte' che si celebra a Tiro. Tauro viene considerato il fondatore della città cretese di Gortino ed il padre di Minosse.

Tauro 2

Capo degli eserciti di Minosse e uomo crudele e arrogante. Egli vinceva sempre i giochi istituiti in onore del figlio morto di Minosse, Androgeo, portandosi via tutti i giovanetti e le fanciulle in palio. I giovani inviati da Atene, come tributo per la morte di Androgeo, non erano - si diceva - messi a morte da Minosse, ma proposti come premio ai giochi. Essi, secondo i Cretesi, venivano custoditi nel Labirinto in attesa dei giochi funebri. Tauro aveva violentemente maltrattato i giovani da lui conquistati e aveva tradito la fiducia di Minosse poiché, a quanto si diceva, egli ebbe una relazione adulterina con Pasifae, protetta dalla connivenza di Dedalo; uno dei gemelli nati da quella unione gli assomigliava come una goccia d'acqua. Minosse, dunque, concesse con piacere a Teseo il privilegio di combattere contro Tauro. Nell'antica Creta anche le donne assistevano ai giochi e Arianna, figlia di Minosse, s'innamorò di Teseo quando lo vide per ben tre volte piegare le spalle del suo avversario fino a terra. Anche Minosse fu molto soddisfatto dell'esito del combattimento, consegnò i premi a Teseo e lo accettò come genero, rinunciando per sempre ad imporre quel crudele tributo ad Atene. Proprio per vendicarsi di Tauro, Teseo avrebbe intrapreso la spedizione a Creta.

Tazio

Tito Tazio, re dei Sabini e, più particolarmente, della città di Curi, designato come capo dalla confederazione sabina, formò ben presto un esercito che guidò nella guerra contro i Romani, che avevano rapito le giovani sabine (ratto delle Sabine). Le truppe sabine attaccarono la città e, per il tradimento di Tarpea, custode della rocca capitolina, riuscirono anche a conquistare la cima occidentale del Campidoglio ed attaccarono i Romani in quella parte di pianura chiamata più tardi Foro Romano. I Sabini stavano per avere la meglio, quando Romolo si rivolse a Giove e lo implorò di ribaltare la situazione, dedicandogli in quel luogo un tempio con il titolo di Stator. Giove lo esaudì e i Romani non indietreggiarono più, fronteggiarono i nemici e la battaglia riprese più violenta, ma le donne sabine, su iniziativa d'Ersilia, si gettarono fra i due eserciti avversari implorando la pace. Romani e Sabini stipularono allora un trattato di alleanza, che univa i due popoli. Così Romolo e Tazio decisero di governare insieme, ambedue col titolo di re. La città avrebbe conservato il nome di Roma, dal nome del fondatore, ma i suoi cittadini avrebbero portato quello di Quiriti, in ricordo della patria di Tazio. Questi avrebbe abitato la cittadella del Campidoglio, Romolo il Palatino. Questo regno congiunto durò cinque anni. Durante un sacrificio che i due re offrivano a Lavinio, Tazio venne ucciso dai Laurentini, i quali, offesi gravemente dai suoi parenti, non avevano potuto ottenere che egli rendesse loro giustizia. Romolo riportò a Roma il suo cadavere, gli accordò grandi onori e lo fece seppellire sull'Aventino.
A Tito Tazio la tradizione attribuisce l'introduzione in Roma di una serie di culti legati in modo diretto o indiretto alla tutela della produzione agraria e, più in generale, alla fecondità e alla generazione.

Teano 1

Figlia del re di Tracia Cisseo e di Telecleia, sacerdotessa d'Atena a Troia. Aveva sposato il troiano Antenore, al quale diede vari figli: Ifidamante, Archeloco, Acamante, Glauco, Eurimaco, Elicaone e Polidamante. Prima dell'apertura delle ostilità, accolse nella sua casa Menelao e Odisseo, giunti in ambasciata per regolare amichevolmente le controversie. Così, durante il sacco della città, Odisseo vide Glauco, uno dei suoi figli, che fuggiva inseguito da un gruppo di soldati greci e accorse in suo aiuto e salvò anche il fratello Elicaone, che era stato gravemente ferito. Menelao appese una pelle di leopardo alla porta della casa di Teano, per indicare che non si doveva saccheggiarla. Teano, suo marito Antenore e i loro figli poterono andarsene liberamente, portando con sé i loro beni. Alcuni giorni dopo salparono su una delle navi di Menelao e si stabilirono dapprima a Cirene, poi in Tracia e infine a Enetica, sul mare Adriatico. Enetica fu così chiamata perché Antenore si mise alla testa di certi profughi giunti da Enete in Paflagonia e li guidò in una guerra vittoriosa contro gli Euganei nella pianura settentrionale dell'Italia. Il porto dove sbarcarono fu chiamato "Nuova Troia" e i suoi abitanti sono ora noti come Veneti. Si dice anche che Antenore abbia fondato la città di Padova.
Taluni dicono che, durante il sacco di Troia, Odisseo e Diomede uccisero le guardie del tempio di Atena addormentate e si impossessarono del Palladio che la sacerdotessa Teano, moglie di Antenore, consegnò loro senza difficoltà.

Teano 2

Moglie del re di Icaria, Metaponto, il quale aveva minacciato di ripudiarla se non gli avesse generato un figlio nel volgere di un anno. Durante l'assenza di Metaponto, per soddisfarlo, ella chiese l'aiuto di un mandriano che le portò due gemelli trovati sul monte Perlio; Teano li fece credere suoi. In seguito, poiché non era sterile come si credeva, ella partorì due gemelli; ma i due trovatelli, grazie alla loro origine divina, crescevano belli e forti, ed erano dunque i prediletti di Metaponto, che non aveva ragione di sospettare che essi non fossero figli suoi. Tormentata dalla gelosia, Teano attese l'occasione opportuna e, quando Metaponto si assentò nuovamente, ordinò ai propri figli di andare a caccia con i fratelli maggiori e di ucciderli simulando un incidente. Il malvagio disegno fallì, perché Poseidone venne in aiuto dei propri figli i quali uscirono vittoriosi dalla lotta. Eolo e Beoto (così si chiamavano i due trovalelli) riportarono dunque al palazzo i cadaveri dei due figli di Teano, e la madre, alla loro vista, si uccise trafiggendosi il petto con un coltello da caccia.
Eolo e Beoto si rifugiarono allora dal loro padre adottivo, il mandriano che li aveva salvati e allevati, e Poseidone stesso rivelò il segreto della loro nascita. Ordinò poi che essi accorressero in aiuto della madre, che ancora languiva nella tomba vuota, dove l'aveva rinchiusa il padre adottivo Desmonte. I gemelli ubbidirono senza esitare, liberarono la loro madre Arne e uccisero il crudele Desmonte; Poseidone ridonò la vista ad Arne e tutti e tre ritornarono a Icaria. Quando Metaponto seppe che Teano l'aveva ingannato, sposò Arne e adottò i figli di lei come suoi eredi.


Tebe
(mitologia)

Nella mitologia greca, Tebe è il nome di alcune eroine, sempre in collegamento con la città di Tebe.

La prima è una giovane, ritenuta comunemente figlia di Prometeo e di una ninfa. Un'altra Tebe, conosciuta sempre dai Beoti, era una fanciulla, figlia più giovane del dio fluviale Asopo e di Metope.

Un'altra Tebe è una discendente di Deucalione e figlia unica di Zeus e di Iodama. Suo padre stesso la fece sposare ad Ogigo.

La Tebe di Cilicia vanta un'altra eroina, figlia del pelasgo Andramide, eponimo d'Andramitto, la quale aveva promesso la propria mano a chiunque l'avesse superata nella corsa. Eracle vi riuscì e la sposò, fondando in ricordo di tale gara la città di Tebe, in Cilicia, e dando il nome della giovane. Secondo altri questa eroina era una figlia di Cilice, quindi appartenente alla stirpe di Cadmo.

Infine, Tebe era anche un personaggio della Tebe egizia: in questo caso era l'eponima di questa città ed era figlia del dio Nilo.

Tebeo


Nella mitologia greca, Tebeo era uno dei vecchi guerrieri di Troia, al tempo della famosa guerra, era il padre di Eniopeo .

Tebeo, forte ed esperto guerriero, quando Paride, figlio di Priamo re di Troia, decise di rapire Elena moglie di Menelao, e di conseguenza scoppiò la guerra fra la Grecia e il popolo troiano, era troppo vecchio per partecipare alle battaglie. Al suo posto combatté il figlio che trovò morte per mano di Diomede, abile nemico.

Tecmessa


Tecmessa è una figura della mitologia greca.

Viene citata nell'Iliade dove è descritta come la figlia di Teleutao, re di Frigia e alleato dei troiani. Gli Achei la fecero prigioniera durante un'incursione e la assegnarono, come schiava, ad Aiace Telamonio da cui ebbe un figlio, Eurisace.Quando Aiace si suicidò per lo smacco dovuto all'equivoca uccisione di una mandria di buoi,al posto dei capi greci,voluta dalla dea Atena,ella cercò inutilmente di farlo ragionare ma fu inutile.

Compare anche nell'Aiace di Sofocle.

Tegeate

Nella mitologia greca, Tegeate era il nome di uno dei figli di Licurgo, fu l'eponimo di Tegea, la florida provincia dell'Arcadia.

Sposo di Mera, la figlia di Atlante, ebbe numerosi figli ma i loro numero variavano a seconda delle fonti:

* Secondo i Tegeati ebbe: Leimone, Scefro, Cidone, Archedio, Gorti, Catreo
* Secondo i Cretesi ebbe: Leimone, Scefro, Archedio. Per quanto riguarda i rimanenti la popolazione attribuiva altre paternità (come ad esempio di Gorti figlio di Radamanto)

La sua sorte è forse legata a quella di suo padre, ucciso insieme alla sua progenie da Zeus come punizione per avergli offerto un bambino come pranzo

Di lui si racconta anche nell'occasione dell'affronto che suo figlio Leimone fece ad Apollo uccidendo, anche se per errore, il suo stesso fratello Scefro amico della divinità. In quell'occasione furono molti i suoi sacrifici cercando di calmare le due divinità (anche Artemide si infuriò con il suo regno). Il tutto terminò grazie ad un consiglio dell'oracolo di Delfì.

Edited by demon quaid - 2/1/2015, 15:14
 
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