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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 30/10/2010, 13:41 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Tegeo

Nella mitologia greca, Tegeo era uno dei re di Psofide, padre di Arsinoe.

Alcmeone fuggendo andò a Psofide, qui il re Tegeo lo purificò e in seguito gli diede in sposa la propria figlia Arsinoe e a lei l'uomo regalò la collana e il mantello che aveva portato con se.

Le Erinni, che da tempo tormentavano Alcmeone non furono soddisfatte dalla purificazione e la terra di Psofide divenne presto arida.

L'uomo fuggì recandosi dal dio del fiume Acheloo dove sposò sua figlia Calliroe. Ma lei voleva il manto e la collana che tempo addietro regalò ad Arsinoe.

L'inganno


Alcmeone quindi tornò a Psofide e ingannò Tegeo che gli porse per liberarsi da una finta maledizione i due oggetti.

Un servo dell'uomo confidò la verità al re che ordinò ai suoi figli di tendergli un'imboscata e ucciderlo.

La ragazza, innamorata, vide tutto, a nulla servivano le parole di Tegeo che voleva spiegare l'accaduto, ma Arsinoe maledì suo padre e lui la prese, la chiuse in un cofano e la offri in dono come umile schiava al re di Nemea.

La vendetta di Calliroe


La donna infuriata per la morte dell'amato mandò i suoi figli, cresciuti magicamente in un giorno solo. I figli di Tegeo cercarono di discutere con la donna ma furono tutti uccisi, e in seguito i due giunsero ad uccidere anche Tegeo.

Telamone (mitologia)

Telamone è una figura della mitologia greca; era figlio di Eaco e di Endeide, figlia di Chirone. Telamone aveva un fratello, Peleo, che sposerà Teti e insieme alla quale darà alla luce Achille.

Telamone, accolto dal re di Salamina, ne diventerà re dopo la morte di costui. Sposò prima Peribea, una discendente di Pelope, e da cui ebbe un figlio, Aiace Telamonio, che prenderà parte alla caccia al cinghiale calidonio e alla guerra di Troia. Poi sposò Esione, figlia di Laomedonte, da cui ebbe un altro figlio, Teucro.

Telchi

Nella mitologia greca Telchi era, secondo Pausania, un mitico re della regione di Sicione, figlio di Erope e padre di Api.

Secondo la diversa tradizione argiva, riportata da Apollodoro, Api era invece figlio di Foroneo e regnava con crudeltà sul Peloponneso. Telchi, coadiuvato dall'eroe Telsione, lo uccise ponendo fine alla sua tirannide.

Telchini

I Telchini sono personaggi della mitologia greca, figli di Ponto e Talassa (o di Gea). Erano demoni che abitavano sull'isola di Rodi. Hanno una sorella, Alia, la quale si unì a Poseidone. Essi stessi hanno partecipato all'educazione del dio, con Cafira. In questa educazione hanno la stessa parte dei Cureti in quella di Zeus. Si attribuisce ai Telchini l'invenzione di un certo numero di arti, in particolare l'idea di scolpire le statue degli dei. Erano anche maghi, e avevano il potere di far cadere la pioggia, la neve e la grandine. Ma non desideravano rivelare le proprie capacità, mostrandosene assai gelosi. Un po' prima del Diluvio, ebbero il presentimento della catastrofe e lasciarono Rodi, la loro patria, per disperdersi nel mondo. Uno di loro, Lico, giunse in Licia (di cui probabilmente era eponimo), dove costruì, sulle rive di un fiume lì vicino, il tempio di Apollo Licio.

Aspetto

Erano rappresentati sotto forma di esseri anfibi, metà marini e metà terrestri. Avevano la parte inferiore del corpo a forma di pesce o di serpente, o i piedi palmati. Non erano ben visti dagli dei, di cui provocano spesso l'ira.

I 17 Telchini


Aktaios (Actaeus), Argyron, Atabyrius, Chalcon, Chryson, Hormenius, Lykos (Lycus ou Lyktos), Megalesius, Mylas, Nicon, Simon, Zenob, Skelmis, Damnameneus, Damon (Demonax), Megalesios, Ormenos.

Teledamo

Teledamo è il nome di due figure della mitologia greca:

1.
Un figlio attribuito all'unione di Ulisse e Calipso, la cui leggenda è identica a quella di Telegono.
2. Il nome di un figlio di Agamennone e Cassandra, gemello di Pelope; insieme al fratello, venne ucciso in tenerà età da Egisto, allorché quest'ultimo, usurpato il trono di Micene, volle sbarazzarsi di tutta la famiglia di Agamennone. Fu sepolto tra le rovine di Micene insieme al padre e al suo gemello.

Telefassa


Telefassa è un personaggio della mitologia greca noto anche come Argiope.

Era moglie di Agenore, re di Tiro, figlio di Poseidone, ebbe da lui numerosi figli, Europa, Cadmo, Fenice e Cilice. In alcuni casi è figlia del Nilo.

Dopo il rapimento di Europa da parte di Zeus e la trasformazione della stessa in una mucca, i fratelli si misero alla ricerca della fanciulla, diventando grazie alle loro imprese re di svariati popoli (tebani, cilici, fenici). Anche Telefassa partì, ma morì nella ricerca.

Telefo


Nella mitologia greca Telefo è figlio di Eracle e di Auge, figlia del re di Tegea, Aleo.

L'eroe è oggetto di culto nella città di Pergamo, in Misia, e le sue gesta sono raffigurate sul fregio dell'Altare di Pergamo.

Storia


Giunto a Tegea, in Arcadia, Eracle ebbe un rapporto amoroso con Auge, figlia del re della città Aleo, senza conoscerne però la reale identità. Da questa unione nacque un bambino, che fu nascosto segretamente da Auge nel recinto di Atena. Ma Aleo scoprì la maternità della figlia quando, in seguito a una pestilenza che stava devastando il regno, si recò al tempio per pregare la dea. Il bambino fu dunque preso ed esposto sul monte Partenio dove, per volere divino, fu allattato da una cerva. Auge invece fu affidata al re Nauplio per essere venduta in terre lontane. Quest’ultimo, giunto in Misia, ricevette un riscatto dal re Teutrante, che la prese con sé. Secondo un’altra versione Nauplio doveva affogare la fanciulla, ancora incinta, che però riuscì a fuggire e partorì il piccolo in un boschetto, nascondendolo poi in mezzo ai cespugli. La giovane però, ricatturata, venne venduta a un ammiraglio di Misia che la donò al re Teutrante. Il piccolo, allattato, come detto prima, da una cerva, fu ritrovato da alcuni pastori che lo consegnarono al proprio re, Corito, chiamando il piccolo Telefo, in onore della prima nutrice (il suo nome significa infatti “cerva”). Diventato adulto, volle avere notizie sulla madre e si recò a Delfi per chiederne informazioni. L’oracolo gli consigliò di recarsi in Misia dal re Teutrante. Giunto dunque in Misia con l’amico Partenope, vide come quella terra era minacciata dall’esercito del re Ida. Teutrante aveva promesso la mano di Auge a chi avesse sconfitto le schiere del rivale. Telefo affrontò dunque in duello Ida e lo uccise, ricevendo in premio Auge, senza sapere però chi fosse realmente. Ma la donna, riconoscendolo, non volle unirsi a lui e svelò al figlio la sua vera identità. Teutrante felice decise di adottarlo come suo erede e gli diede in moglie Astioche, figlia del re alleato Priamo, da cui ebbe in figlio Euripilo. Alla morte del re, Telefo divenne sovrano di Misia.

Lo scontro con i greci


Durante il suo regno i greci sbarcarono nella sua terra e, scambiandola per Troia, la invasero. Radunate le truppe, Telefo combatté energicamente, uccidendo Tersandro, nipote di Edipo. Affrontò in duello Achille e, rimasto avvinghiato in un tralcio di vite, fu ferito con un colpo di lancia alla coscia dal Pelide. La ferita di Telefo sembrava inguaribile e costrinse il re a recarsi di nuovo a Delfi per chiedere guarigione. L’oracolo rispose che solo chi l’aveva ferito avrebbe potuto risanarlo. Giunto dunque in Grecia, dove intanto erano tornati gli Achei, prese in ostaggio il piccolo Oreste, figlio d’Agamennone, minacciando di ucciderlo se qualcuno non l’avesse guarito dalla ferita. Nessuno osò toccarlo perché Calcante, l’indovino, aveva profetizzato che solo l’Eraclide sarebbe riuscito a guidarli verso Troia. Guarito grazia alla ruggine della lancia di Achille, Telefo guidò i greci verso la spiaggia troiana, tornando in seguito in terra di Misia. Suo figlio parteciperò alla guerra, schierandosi dalla parte del nonno Priamo, e sarà ucciso da Neottolemo.

Telegono

Telegono è una figura della mitologia greca, figlio di Ulisse e di Circe. Mandato dalla madre alla ricerca di Odisseo, sbarcò ad Itaca, credendola Corcira, per compiervi una scorreria. Odisseo accorse per respingere l'attacco e Telegono, non riconoscendo il padre, lo uccise con una lancia la cui punta era costituita dall'aculeo di una razza e ferì anche Telemaco. Si avverò così la profezia di Tiresia, secondo la quale Odisseo sarebbe morto per mano di suo figlio. I due fratelli (Telemaco e Telegono) e Penelope portarono il corpo di Odisseo nell' isola di Circe dove lo seppellirono. In seguito Telegono sposò Penelope e Telemaco Circe.

Telemaco


Telemaco, (« che combatte lontano », con riferimento al padre) è un personaggio dell'Odissea. È il figlio di Ulisse e di Penelope.

Secondo una versione della leggenda nacque il giorno in cui Ulisse partì per la guerra di Troia e dovette attendere ben 20 anni prima di rivederlo; essendo stato accudito dalla madre non ottenne la mascolinità che viene con l'età adulta. Secondo un'altra versione Telemaco nacque prima della partenza del padre tanto che, quando arrivarono ad Itaca Menelao e Diomede per convincere Ulisse (figlio di Laerte) ad andare a Troia, si finse pazzo: i due eroi greci lo andarono a trovare nei campi dove stava arando e misero il piccolo Telemaco in fasce davanti ai buoi; Ulisse dovette così fermarsi per non uccidere il figlio, manifestando così però la propria sanità mentale.

I viaggi di Telemaco


Nei primi 4 libri dell'Odissea (la cosiddetta Telemachia) va alla ricerca del padre su consiglio di Atena, presso le corti di Menelao a Sparta e Nestore a Pilo, scoprendo che Ulisse si trovava nell'isola di Ogigia decise di tornare a Itaca. Ma lì lo aspetta Antinoo, capo dei Proci, che medita di ucciderlo.

L'incontro con Ulisse


Poi il padre tornò a Itaca con l' aiuto di Alcinoo, re dei Feaci, sotto le sembianze di vecchio mendicante e con l' aiuto di Eumeo e caccia dalla sua casa i Proci.

Durante il viaggio, Telemaco fu accompagnato da Atena, Dea della saggezza che aveva assunto la figura di aio o pedagogo con il nome di Mentore. Ancora oggi mentore è usato per indicare una guida saggia ed esperta.

Secondo Aristotele e Ditti Cretese, Telemaco sposò Nausicaa e ebbe un figlio chiamato Persepolis o Ptoliporthus. Invece secondo la Telegonia, Telemaco sposò Circe dopo la morte del padre.

Le tradizioni sulla sua morte variano a seconda degli autori; secondo una tradizione del tutto aberrante, Telemaco intraprese un viaggio via mare per raggiungere un luogo con i suoi compagni; mentre passava dalle coste della Campania incontrò le sirene, le ammaliatrici che invano avevano sedotto suo padre Ulisse molto tempo prima. Quando videro arrivare il figlio di colui che le aveva rifiutate, le fanciulle decisero di vendicarsi e s'avventarono furibonde sulla nave di Telemaco; sotto gli occhi sbalorditi dei compagni, lo uccisero e fecero scempio del suo cadavere, mutilandolo.

L'altra versione, ovvero quella che vuole Telemaco sposo di Circe, racconta diversamente la vicenda: quando la maga scoprì che il suo figliastro-marito si era appena macchiato del sangue di Cassifone, figlia sua e di Ulisse, si vendicò e cercò di ucciderlo. Saputolo, Telemaco respinse l'attacco di Circe e la uccise con un colpo di spada; ma pentitosi del gesto tracotante, decise di uccidersi e ciò fece gettandosi giù da un'altissima rupe.
Oppure fu la stessa Cassifone a uccidere il giovane, a causa della crudeltà che mostrò verso la madre Circe, uccidendola.

Telemaco nella letteratura e nell'arte

Nell'Ulisse di James Joyce il personaggio di Telemaco è reinterpretato nella figura di Stephen Dedalus.

Telemaco è anche il titolo di un melodramma su musiche di Christoph Willibald Gluck.

Telemanco é una opera di Francesco da Paola Grua rappresentata a Monaco di Baviera nell`anno 1780.

Nella Stagione del Carnevale del 1718, al Teatro Capranica di Roma, Alessandro Scarlatti presentò al pubblico romano il dramma per musica "Telemaco", su libretto di Carlo Sigismondo Capeci, dedicato al Conte di Gallas, Ambasciatore presso la Santa Sede dell'Imperatore d'Austria. Nel ruolo del protagonista, Telemaco, cantò Domenico Gizzi, Musico Soprano della Real Cappella di Napoli.

Temeno

Nella mitologia greca, Temeno era il nome di diversi personaggi di cui si racconta le vicende nel mito.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Temeno, figlio di Aristomaco, faceva parte dei Eraclidi. Essi erano i figli e i discendenti di Eracle, Temeno partecipò alla guerra del Peloponneso. Una volta conquistato ebbe come ricompensa la città di Argo.
* Temeno, figlio di Pelasgo. Egli ebbe il compito di educare la divinità moglie di Zeus, Era. L’incontro a Samo, dove secondo il mito era nata. I due andarono in Arcadia dove decise di allevarla. Egli costruì tre templi in suo onore, celebrando una triplice visione della dea, bambina, moglie e vedova.
* Temeno, uno dei figli di Fegeo. Con l’aiuto di Assione uccise Alcmeone. Anche se nei miti più famosi i loro nomi erano diversi.

Temeno (Aristomaco)

Nella mitologia greca, Temeno era il nome di uno dei figli di Aristomaco, discendente di Eracle e per questo uno degli Eraclidi.

Temeno insieme ai suoi fratelli Cresfonte e Aristodemo riuscì a conquistare il Peloponneso, obiettivo degli discendenti di Eracle, dopo innumerevoli peripezie. Quando tutto fu tranquillo ottenne come ricompensa tramite sorteggio Argo, ma prima con l’aiuto di Ergilo, riuscì a rapire il Palladio posto a difesa della città.

Diede sua figlia Irneto ad un altro Eraclide, chiamato Deifonte, i suoi figli si preoccuparono di tal gesto e decisero di ucciderlo ma Temeno riuscì a nominare erede proprio Deifonte, prima della morte.

Temi

Mitica figlia di Urano e di Gea, sorella delle Titanidi, era nel pantheon greco la dea della Legge. Fu la seconda sposa di Zeus, dopo Meti, e con lui generò le tre Ore: Eunomia, Diche e Irene; le tre Moire (le Parche), Cloto, Lachesi e Atropo; la Vergine Astrea, personificazione della Giustizia. Suo primo consorte fu il titano Giapeto con cui generò Prometeo. Impartì al figlio molta della sua saggezza, poiché era in grado di conoscere il futuro e gli svelò segreti sconosciuti anche allo stesso Zeus, ad esempio che il figlio nato da Teti fosse destinato ad essere più potente del padre. Fu grazie alla conoscenza di questo segreto che Prometeo venne infine liberato da Zeus. Apparve in persona a Deucalione e Pirra, sbarcati sani e salvi dopo il diluvio, e suggerì loro di gettarsi alle spalle le ossa della Madre Terra per ripopolare la terra: le pietre gettate da Deucalione si trasformarono in uomini e quelle gettate da Pirra in donne. Così rinacque il genere umano. Avvertì Atlante che un figlio di Zeus un giorno avrebbe sottratto i pomi d'oro delle Esperidi. E fu per questa ragione che più tardi Atlante rifiutò di rispondere alla richiesta d'aiuto di Perseo. Taluni dicono che la Madre Terra cedette l'oracolo delfico a Temi; e che costei lo cedette a sua sorella Febe, o ad Apollo ritornato da Tempe. Ma altri sostengono che Apollo si impadronì con la forza dell'oracolo della Madre Terra dopo aver ucciso Pitone, e che i suoi sacerdoti iperborei Pagaso e Aguieo stabilirono a Delfi il suo culto. Si attribuisce a Zeus e Temi la prima idea della guerra di Troia, ma la decisione era già stata presa quando Eris gettò la mela d'oro con la scritta "Alla più bella" sul tavolo del banchetto alle nozze tra Peleo e Teti. Fra le divinità della prima generazione, Temi è una delle poche che si sia associata agli Olimpi e condivida con essi la vita sull'Olimpo. Talvolta Temi viene confusa con Nemesi. Presiedeva tribunali e assemblee e veniva invocata in caso di patti e alleanze.

Temisto

Figlia d'Ipseo. Atamante, re di Tebe, convinto che sua moglie Ino, uscita per una battuta di caccia, fosse stata divorata dalle bestie feroci, sposò Temisto dalla quale ebbe quattro figli: Leucone, Eritrio, Scheneo e Ptoo. Tempo dopo, Atamante seppe che Ino era ancora viva. Subito ordinò che fosse condotta a palazzo, la installò nella camera dei bambini e disse a Temisto che la donna era una prigioniera catturata durante una scorreria sul monte Citerone e che sarebbe stata un'ottima nutrice. Temisto visitò la camera dei bambini e, fingendo di non sapere chi Ino fosse in realtà, disse alla nuova nutrice: "Ti prego, prepara vesti di lana bianca per i miei due figli, e vesti di lana nera per i due figli della sventurata Ino. Dovranno indossarle domani". Ino, che aveva indovinato il disegno di Temisto, fece indossare le vesti bianche ai propri figli e le vesti nere ai figli della rivale. Così, quando il giorno seguente Temisto ordinò alle guardie di irrompere nella camera dei regali fanciulli e di uccidere i due gemelli che indossavano vesti nere, risparmiando gli altri due, i gemelli di Temisto furono uccisi. All'udire quella notizia, Temisto, per la disperazione, si suicidò e Atamante impazzì: colpì Learco con una freccia scambiandolo per un cervo, mentre Ino fuggì con Melicerte, si gettò in mare e divenne immortale.

Tenete


Figlio di Cicno, re di Colono, nella Troade, e di Procleia.

La matrigna Filonome, che si era invaghita di lui, fu dal giovane respinta. Allora Filonome lo calunniò presso il padre e portò come testimone il flautista Eumolpo. Cicno le credette e ordinò di gettare in mare Tenete. Salvato da Poseidone, del quale era nipote, Tenete approdò nell'isola di Leucofri, di cui divenne re e che da lui prese il nome di Tenedo. Ostile ai Greci, cercò di impedire il loro sbarco, ma venne ucciso da Achille.

Quando Cicno si accorse della calunnia fece seppellire viva Filonome e lapidare il flautista.

Teodamante

Re dei Driopi e padre di Ila, amante diletto di Eracle. Mentre arava un campo con un aratro tirato dai buoi, Eracle che era affamato, e inoltre in cerca di un pretesto per fare guerra ai Driopi che, come ognuno sa, non avevano alcun diritto di occupare quella regione, chiese che gli fosse consegnato uno dei buoi. Al suo rifiuto, l'eroe infuriato lo uccise. Dopo aver scannato il bue e banchettato con i suoi alleati, Eracle rapì il figlioletto di Teodamante, Ila, di cui era madre la Ninfa Menodice, figlia d'Orione. Altri invece dicono che il padre di Ila fu Ceice o Eufemo o Teomene; e affermano che Teodamante era il contadino rodio che maledì da lontano Eracle quando questi sacrificò uno dei suoi buoi.

Teoclimeno
(Proteo)

Teoclimeno, figlio di Proteo e Psamate (da non confondersi con l'indovino Teoclimeno, che appare nell'Odissea), nell'Elena di Euripide succede al padre al trono d'Egitto.

Diventato re, Teoclimeno comincia ad insidiare Elena, che è stata lì nascosta dal dio Ermes per sfuggire alla guerra di Troia. La donna però non si concede e con l'inganno riesce a scappare dall'Egitto insieme al marito Menelao. Scoperto l'inganno, Teoclimeno vorrebbe uccidere la propria sorella Teonoe, che si è resa complice della fuga, ma l'intervento dei Dioscuri placa la sua ira.

Teofane

Figlia di Bisalte re di Tracia, era una fanciulla bellissima. Poseidone si innamorò di lei e per sottrarla ai numerosi pretendenti la portò sull'isola di Crumissa. I pretendenti li inseguirono e scoprirono il nascondiglio, allora Poseidone trasformò Teofane e gli isolani in pecore e quando i pretendenti cominciarono a mangiarle li trasformò a loro volta in lupi. Egli divenne un ariete e accoppiatosi con Teofane generò un ariete con un Vello d'oro. L'ariete crescendo mostrò d'essere in grado di parlare e di volare e Nefele lo mandò a salvare Frisso ed Elle dalle angherie di Ino. Il vello fu lo stesso che venne più tardi rubato da Giasone e dagli Argonauti in Colchide.

Teonoe
(Proteo)

Teonoe è una sacerdotessa egiziana, figlia di Proteo e Psamate, da non confondersi con un'altra Teonoe, figlia di Testore e sorella dell'indovino Calcante.

Nell'Elena di Euripide, Teonoe aiuta Elena a fuggire dall'Egitto insieme al marito Menelao. Elena era infatti insidiata da Teoclimeno, fratello di Teonoe e sovrano d'Egitto, ma la sacerdotessa non rivela al fratello la presenza in Egitto del marito della donna, né il loro proposito di fuggire. Scoperto l'inganno, il re vorrebbe uccidere la propria sorella, ma l'intervento dei Dioscuri placa la sua ira.

Il suo nome di battesimo era Eido, ma avendo ricevuto in eredità dal nonno Nereo il dono della profezia, aveva in seguito assunto il nome di Teonoe.

Teonoe 2

Figlia di Testore, sorella di Calcante, l'indovino, e di Leucippe. Un giorno Teonoe stava passeggiando lungo la spiaggia nei pressi di Troia, allorché fu rapita dai pirati e venduta al re di Caria, Icaro. Testore partì subito all'inseguimento dei pirati, ma naufragò per caso sulle coste della Caria. Arrestato, e condotto dal re, entrò come schiavo al servizio della casa regale. Molti anni dopo Leucippe, che era ancora in fasce quando questi tristi eventi si verificarono, andò a Delfi per avere notizie di suo padre e di sua sorella. La Pizia le consigliò di travestirsi da sacerdote di Apollo e di recarsi in Caria per cercarli. Si rase i capelli e si travestì da sacerdote. Giunse anch'ella in Caria, alla corte di re Icaro. Teonoe la vide, non la riconobbe, ma, scambiandola per un uomo, se ne innamorò e ordinò a una delle guardie di condurlo nella sua camera. Leucippe, che a sua volta non aveva riconosciuto Teonoe e temeva di venire condannata a morte per impostura, la respinse. Irritata, Teonoe la fece arrestare e gettare in prigione, poi incaricò uno dei suoi schiavi di ucciderla. La sorte cadde sullo schiavo Testore, che nessuno aveva riconosciuto. Questi entrò nella prigione dov' era Leucippe, non la riconobbe neppure lui, e con voce angosciata narrò la sua storia. "Non ti ucciderò, signore", disse, "perché anch'io onoro il dio Apollo e preferisco uccidere me stesso anziché alzare la mano su di te. Ma lascia che ti riveli il mio nome. Io sono Testore". E stava per affondare la lama della spada nel proprio petto allorché Leucippe lo fermò gridando: "Padre! Padre mio! Io sono Leucippe, la tua figliola!" Si affrettarono allora verso la camera di Teonoe. Varcando la soglia con Testore che la seguiva dappresso, Leucippe le gridò: "Preparati a morire per mano di mio padre, Testore!" Fu allora che Teonoe riconobbe suo padre ed esclamò: "Padre, padre mio!" Quando tutti e tre ebbero versato lacrime di gioia e innalzato ringraziamenti ad Apollo, re Icaro generosamente li rimandò in patria, colmi di doni.

Tereo

Tereo è una figura della mitologia greca, re di Tracia, figlio di Ares e fratello di Driante.

Esistono varie versioni del mito di Tereo, a seconda della fonte cui si attinge.

Apollodoro

Ovidio, nelle sue Metamorfosi, fornisce una versione splendidamente narrata di questo mito. Qui se ne riporta un riassunto. Atene, assediata da non meglio specificati barbari, è stata liberata con l’aiuto di Tereo; in segno di riconoscenza, Pandione gli concede in sposa Procne, in un matrimonio in cui però a officiare non sono Giunone o Imeneo, ma le Eumenidi. Tereo e la moglie tornano dunque in Tracia, dove nasce il loro figlio Iti.

Passano cinque anni felici, finché Procne prega Tereo di andare a Atene, a chiedere al vecchio Pandione di lasciare venire in Tracia Filomela, sua sorella, di cui sente grande mancanza. Tereo fa come chiede la moglie, ma appena vede Filomela ad Atene viene preso da una sconfinata passione per lei. Pandione non si accorge di nulla e permette a Filomela di lasciare Atene, sotto la promessa di un rapido ritorno, sebbene abbia dei presagi.

I presagi sono ben motivati: appena sbarcati, Tereo porta in una stalla Filomela e la violenta. In preda alla disperazione, Filomela lamenta la sua condizione di anima ferita e colpevole contro la propria volontà, assicurando che rivelerà quanto è avvenuto agli uomini, ai monti, agli dèi. Tereo, preso da rabbia e paura, le mozza dunque la lingua con spada e tenaglia. Dopodiché si reca nuovamente da Procne, con la falsa notizia della morte di Filomela. Passa un anno e Filomela finalmente riesce ad ingegnarsi di scrivere su una tela la denuncia di quanto ha subito e a farla portare da una serva a Procne.

Procne, scoperto il tutto, sfrutta la notte seguente, quella in cui la Tracia celebra i baccanali, per liberare la sorella. Quindi, in cerca di vendetta, uccide Iti, cucinandolo per Tereo. Dopo che questi ha mangiato, ignaro di tutto, la carne di suo figlio, Filomela salta fuori sozza di sangue e gli tira in faccia la testa recisa di Iti. Tereo si getta dunque dietro di loro, ma tutti e tre si trovano mutati in uccelli: Tereo in upupa, Filomela in usignolo, Procne in rondine.

Il mito raccolto da Graves

Nella grande raccolta ed elaborazione di miti di Robert Graves, I miti greci, è compresa anche una ricostruzione del mito di Tereo, come esso risulti riprendendo numerose fonti: Apollodoro, Tucidide, Nonno di Panopoli, Strabone, Pausania, Igino, i frammenti del Tereo sofocleo, il Commento di Eustazio a Omero, Ovidio. Tereo, in questa versione, è il re dei Traci stanziatisi a Daulide. A causa dell’aiuto che Tereo ha prestato ad Atene nel ruolo di arbitro in una disputa territoriale, Pandione gli dà in sposa Procne, da cui ha il figlio Iti. Tereo però si innamora di Filomela a causa della sua voce e, nel giro di un anno, nasconde la moglie rinchiudendola e torna ad Atene con la falsa notizia della sua morte. Pandione allora gli offre pietosamente Filomela come sposa e la fa accompagnare a Daulide da guardie del corpo. Tereo però le uccide prima di essere giunto e costringe la ragazza ad unirsi a lui prima del matrimonio. Procne, pur essendo a conoscenza di tutto, non dovrebbe poter fare nulla, poiché Tereo le strappa la lingua e la rinchiude fra gli schiavi; ma si mette in contatto con sua sorella attraverso il peplo nuziale, su cui scrive: «Procne è fra gli schiavi». Nel frattempo, Tereo, avvisato da un oracolo che un suo congiunto ucciderà Iti, crede di porre fine alla minaccia uccidendo il fratello Driante. Nello stesso tempo, Filomela legge il messaggio sul peplo e libera Procne, che consuma la sua vendetta uccidendo Iti e cucinandolo, per poi servirlo a Tereo. Tereo, dopo aver mangiato e scoperto cosa è avvenuto, sta per uccidere le due donne con l’ascia, ma gli dèi tramutano tutti e tre in uccelli: Filomela diviene usignolo, Procne rondine, Tereo upupa. Si aggiunge una spiegazione alla scelta degli uccelli: la rondine non ha lingua e vola in tondo, come Procne camminava in tondo, prigioniera; l’usignolo canta tristemente «Ἵτυ, Ἴτυ!», che vuol dire: «Iti, Iti!», lamentando la morte che ha involontariamente procurato al bambino; l’upupa grida: «Ποῦ, pou?», che significa «Dove, dove?», mentre dà la caccia alla rondine. Graves ricorda anche la versione di Igino, che vuole Tereo mutato in sparviero.

Filomela e Procne mostrano il capo di Iti a Tereo. Incisione di Antonio Tempesta per una edizione del XVI secolo del libro VI delle Metamorfosi di Ovidio.

Nel commento all’episodio contenuto nell’edizione della Biblioteca di Apollodoro edita dalla Fondazione Lorenzo Valla, l’attenzione è posta soprattutto sull’opposizione fra le nozze endogamiche di Pandione, che si unisce, secondo un costume attico, alla sorella di propria madre, e quelle iper-esogamiche di Procne e Filomela, che sposano un personaggio non solo totalmente estraneo alla propria comunità, ma anche alieno alla civiltà greca: Tereo è un Trace, quindi barbaro e del popolo più feroce fra quelli barbari ed è, per di più, un figlio di Ares. Il matrimonio «trasgressivo» con Tereo porta dunque in realtà ad una distruzione delle consuetudini greche e di tutti i legami familiari, in un crescendo di orrori che ha conclusione nel banchetto tecnofago e nell’ornitificazione (mutamento in uccelli) simbolo della definitiva caduta nella bestialità di tutti e tre i protagonisti della vicenda. A questo riguardo, Sofocle dichiara con molta chiarezza:
« Lui, è un folle! Ma esse hanno agito anche più follemente, punendolo per mezzo della violenza. Poiché qualsiasi mortale che sia infuriato per i propri torti e usi un farmaco peggiore del male è un medico che non comprende la malattia. »

La possibile bigamia di Tereo (in base alla lezione del testo di Apollodoro che si sceglie) rafforzerebbe ulteriormente la distinzione fra costumi barbari e greci; in Sofocle, la sposa lamenta la perdita del nome di greca. Dal canto loro, Procne e Filomela, offrendo in pasto a Tereo suo figlio, non si limitano a punirlo ferocemente, ma sanciscono la sua esclusione definitiva non tanto dal mondo civile, quanto dalla stessa comunità umana; si può notare come questa punizione presente anche nel mito di Atreo e Tieste sia legata a colpe di carattere sessuale (Tieste seduce Erope, moglie del fratello).

Robert Graves commenta la vicenda guardandola da una luce del tutto diversa. In essa, infatti, vede la spiegazione data dai Focesi a una serie di affreschi tracio-pelasgici che avrebbero ritrovato in Daulide e che in realtà avrebbero rappresentato diversi metodi oracolari. Dunque, secondo Graves, la mutilazione di Procne deriva da una scena in cui dalla bocca di una profetessa, il cui volto è stravolto dall’estasi, cade una foglia di alloro; il messaggio scritto sul peplo dalla rappresentazione di una sacerdotessa che, gettati dei bastoncini su un tessuto, cerca di trovare in essi delle lettere da leggere; la tecnofagia di Tereo, da quella di un sacrificio di un fanciullo; l’oracolo, da quella di un re che dorme in attesa di un sogno rivelatore; la morte di Driante, da quella in cui un sacerdote traeva auspici davanti ad una quercia sulla base della posizione del corpo dell’uomo sacrificato. Infine, la scena di metamorfosi deriva dall’immagine di una sacerdotessa vestita di piume che trae auspici dal volo di una rondine. Inoltre, Graves avanza un’ipotesi legata al fatto che, fra tutti gli antichi mitografi, solo Igino faccia di Procne una rondine e di Filomela un usignolo. Ritiene la versione di Igino quella corretta e interpreta quelle di altri autori come maldestro tentativo di correggere un errore fatto da qualche antico poeta.

Edited by demon quaid - 7/12/2014, 15:10
 
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