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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 10/7/2010, 11:10 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Caos (mitologia)

Caos è nella mitologia greca la personificazione dello stato primordiale di vuoto buio anteriore alla creazione del cosmo da cui emersero gli dei e gli uomini.

Esiodo, nella sua Teogonia, racconta che in principio c'era Caos, ovvero una voragine senza fine, sterminata e nera. Dal Caos si generarono Gea (la Terra), Tartaro (un luogo infernale situato al di sotto dell'Ade) ed Eros (amore). Dal Caos poi nacquero Notte (l'oscurità della notte) ed Erebo (le tenebre degli Inferi). Dal Caos infine nacque Urano, la personificazione del Cielo infinito. Caos è, per antonomasia, la divinità cosmica più in alto in assoluto insieme ad Eurinome, la Dea di Tutte Le Cose.

Capaneo

Capaneo è un eroe della mitologia greca, figlio di Ipponoo e di Laodice o Astinome, nipote di Megapente.

Secondo la tradizione greca, ripresa da Euripide ed Eschilo, fu fra i sette re che parteciparono all'assedio di Tebe per ridare il potere a Polinice (vedi i Sette contro Tebe). Viene descritto, oltre che come una persona possente dotata di grande forza, come un superbo. La vicenda di Tebe lo vede primo nello scalare le mura della città e, dopo aver sfidato apertamente gli dei a contrastarlo, fulminato da Zeus. La sua sposa, Evadne, si gettò sul suo rogo.

Nella tragedia di Euripide Le Supplici, si fa cenno alla sua modestia e sobrietà di vita, pur dotato di molte ricchezze («Molto ricco egli fu; ma non mai gonfio / di sue ricchezze, né superbo più / d'un poverello», «Il ben, soleva dire ei, non consiste / nell'impinzare l'epa; e il poco basta»).

Nella Tebaide di Stazio, il poeta latino lo descrive nell'atto di sfidare Bacco ed Ercole, protettore dei tebani, ed esorta Zeus ad accorrere con tutte le sue forze, anziché limitarsi a spaventare le fanciulle con i suoi tuoni, venendo quindi poi fermato con il fulmine del dio. Gli attribuisce anche frasi come: «il coraggio è il mio dio...», «La paura primamente creò nel mondo gli dei» .

Considerato prototipo di uomo che ha troppa fiducia in sé, venne da Dante nella Divina Commedia rappresentato nell'Inferno, fra i violenti contro Dio.

Capi


Capi è un personaggio della mitologia greca, figlio di Assaraco e Ieromnene, marito di Temiste. È il padre di Anchise e il nonno dell' eroe troiano Enea. Suo zio Ilio fondò la città di Troia.

Carasso (mitologia)

Carasso è una figura della mitologia greca, appartenente al popolo dei Lapiti. Insieme a molti altri suoi compatrioti, partecipò al banchetto matrimoniale di Piritoo, sovrano lapita, con Ippodamia, futura regina. Nel corso della cerimonia, tuttavia, i Centauri, annebbiati dall'ebbrezza, si scagliarono sulla sposa, provocando un'enorme rissa che vide opposti due popoli, Lapiti e appunto Centauri.

Carcabo

Nella mitologia greca, Carcabo era il nome di uno dei figli di Triope, re di Perrebi.

Triope regnava con malvagità, arrivando ad irritare suo figlio al punto che fu egli stesso a porre fine al suo regno di terrore, lo uccise ma non salì al trono: ritenne invece appropriato andarsene in esilio e trovare la purificazione. Trovò ospitalità e purificazione in Troo re della Troade che gli offrì anche una piccola porzione del regno. Carcabo si stabilì in quel luogo e il suo discendente, Pandoro, fu in seguito un alleato dei troiani nella guerra di Troia. Fondò la città di Zeleia.

Carcino (mitologia)

Carcino è un gigantesco crostaceo della mitologia greca, descritto come un mostro a volte con forma di granchio oppure di gambero.

Secondo il mito, viveva insieme all'Idra di Lerna: durante il combattimento di quest'ultima con l'eroe Eracle, le giunse in aiuto, cercando di ferirlo con le sue chele, ma Eracle lo uccise, rompendogli la corazza con un colpo della clava. Era allora lo trasportò in cielo dove divenne la costellazione del Cancro.

Care (mitologia)

Nella mitologia greca, Care era il nome di colui che creò l'arte inaugurale di trarre auspici dal volo degli uccelli.

Care, cui diede il proprio nome alla Caria intera, viene ricordato, secondo una tradizione, come colui che è riuscito per primo a predire il futuro osservando il volo degli uccelli. Da tale studio vennero in seguito creati i cosiddetti auguri, sacerdoti addetti a tale culto anche nell'antica Roma.

Caria

Figlia di Dione re di Laconia e di Anfitea. Fu una delle amanti di Dioniso, ma morì improvvisamente a Carie e fu trasformata dal dio in un albero di noce. Dioniso mutò in roccia le sorelle di Caria in quanto lo spiavano, cercando di scoprire i fatti del dio, e volevano impedergli di frequentare la giovane amata. Artemide portò la notizia della morte di Caria ai Laconi che costruirono un tempio in onore di Artemide Cariatide, da cui prendono il nome le Cariatidi, figure femminili che fungono da colonne. A Carie, inoltre, le donne ballano ogni anno in onore della dea una danza appresa dai Dioscuri.


Cariclo


Nella mitologia greca, Cariclo era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

* Cariclo, una delle figlie di Apollo, moglie di Chirone (il saggio centauro), con lui allevò diversi eroi per conto degli dei fra cui Giasone
e Achille. Pareri secondari la citano come figlia di Oceano. Dal tale unione nacque Ociroe.
* Cariclo, figlia di Circeo. Divenuta adulta venne data in sposa a Scirone, i due regnavano Megera e da questa unione nacque una figlia, tale Endeide, che fu moglie di Eaco.
* Cariclo, madre dell’indovino Tiresia.

Cariddi

Cariddi nella mitologia greca è un mostro marino.
In principio, Cariddi era una donna, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò ad Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Allora Zeus la fulminò facendola cadere in mare, dove la mutò in un mostro simile ad una lampreda, che formava un vortice marino con la sua immensa bocca, capace di inghiottire le navi di passaggio.
La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all’antro del mostro Scilla.

Le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino ad uno dei due mostri.
In quel tratto di mare i vortici sono causati dall’incontro delle correnti marine, ma non sono di entità rilevanti.

Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, perché guidati da Teti madre di Achille, una delle Nereidi.

Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell’Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, per paura di perdere la nave passando vicino al gorgo.

Secondo alcuni studiosi, la collocazione del mito di Scilla e Cariddi presso lo stretto di Messina sarebbe dovuta ad un’errata interpretazione: l’origine della storia potrebbe in realtà avere avuto luogo presso Capo Skilla, nel nord ovest della Grecia.

Oggi Cariddi è collocabile sulla punta messinese della Sicilia, a Capo Peloro.

Cariti

Divinità, figlie di Zeus e di Eurinome, o di Zeus e di Era, chiamate dagli antichi romani Grazie, poiché riferite a tre personificazioni della bellezza armoniosa e della grazia femminile, Eufrosine ("la Gioia"), Aglae ("lo Splendore"), Talìa ("la Floridezza"). Esse accompagnavano volentieri Atena, dea dei lavori femminili e dell'attività intellettuale. Proprio loro, infatti, hanno tessuto con le loro mani la veste di Armonia. Seguivano anche Afrodite ed Eros, oltre che Dioniso. Erano compagne delle Muse, con le quali formavano talvolta dei cori, e presiedevano ai banchetti e a tutte le riunioni esprimenti letizia, giocondità, festa, armonia piacevole. Si rappresentano generalmente come tre giovani, vestite nel periodo più antico, poi, in relazione al culto di Afrodite, nude allacciate con grazia, incoronate di fiori. Vengono anche raffigurate nude, che si tengono per le spalle: due guardano in una direzione, quella di mezzo guarda nella direzione opposta.
Gli ateniesi veneravano due sole Cariti, Auxo ("aumento") ed Egemona ("potere"). A Sparta ne erano conosciute solo due: Cleta e Faenna. Esiodo parla di una grazia chiamata Aglaia ("la lucente") a volte considerata sposa di Efesto al posto di Afrodite. Omero, nell'Iliade, narra le vicende di una Grazia chiamata Pasitea. Era, per far sì che gli dèi potessero aiutare i Greci, volle far addormentare Zeus, e per raggiungere il suo scopo chiese aiuto a Ipno ("il sonno") dandogli in sposa Pasitea per ripagarlo.
Il loro culto era antichissimo presso i Greci, a Orcomeno, ad Atene, a Sparta. In loro onore si celebravano in tutta la Grecia le feste Carisie, con danze notturne, ricompensando con una focaccia chi vegliava più a lungo. Il mito narra che Minosse stava sacrificando nell'isola di Paro, quando gli fu comunicata la morte del figlio Androgeo. Minosse alla notizia si strappò la ghirlanda dalla testa, scacciò i suonatori di flauto, e terminò comunque il sacrificio. Così, si dice, ebbe origine il rito speciale di Paro, che esclude dai sacrifici in onore delle Cariti le corone di fiori e la musica del flauto.

Carmanore

Nella mitologia greca, Carmanore era il nome del padre di Eubolo e di Crisotemi.

Carmanore, un sacerdote che viveva nell’isola di Creta era una persona famosa per la sua ospitalità, infatti si racconta che più volte diede la sua casa anche a divinità, in particolare Apollo.

La prima volta aiutò il figlio di Zeus e Artemide sua sorella quando questi avevano ucciso in precedenza Pitone. Entrambi si erano recati in precedenza in un altro luogo edendo un'epidemia in corso la paura li colse e fuggirono andando proprio nell’isola di Creta. Successivamente diede di nuovò la sua ospitalità ad Apollo, ma questa volta come nido d’amore per la sua nuova amante: Acacallide.

Carme
(mitologia)

Nella mitologia greca, Carme è il nome di un personaggio mitologico, ovvero di una ninfa che si concesse al desiderio amoroso di Zeus.

Carme era una fanciulla di Creta, figlia di Eubulo, a sua volta figlio di Carmanore, il sacerdote cretese che aveva ospitato nel suo letto Apollo e Acacallide, i due amanti che gli avevano chiesto ausilio da Minosse.
Questa Carme fu amata da Zeus, infaticabile divinità alla ricerca del piacere sessuale, e da lui ebbe una figlia, chiamata Britomarti.

Carmenta

Il suo nome primitivo era Nicostrata o Temi, figlia del fiume Ladone. Proprio a Roma le avrebbero dato il nome di Carmenta.
L'arcade ninfa Nicostrata, pur essendo già maritata a Echeno, generò Evandro da Ermete. Essa indusse Evandro ad assassinare il suo presunto padre, e, quando gli Arcadi li bandirono entrambi, venne con lui in Italia, scortata da un gruppo di Pelasgi. Colà, circa sessant'anni prima della guerra di Troia, fondarono la piccola città di Pallanzio, su una collina presso il fiume Tevere, più tardi chiamata Monte Palatino. Quel luogo era stato scelto da Nicostrata, per la sua conoscenza degli oracoli e dei destini, e per farvi risiedere il figlio. Ben presto non vi fu in Italia un re più potente di Evandro. Egli governava più per i suoi meriti personali che per la sua potenza: era particolarmente stimata la sua conoscenza delle lettere che gli era stata infusa dalla madre profetessa. Nicostrata, ora chiamata Carmenta, adattò l'alfabeto pelasgico di tredici consonanti, che Cadmo aveva portato dall'Egitto, all'alfabeto latino di quindici consonanti. Ma altri affermano che fu Eracle a insegnare al popolo di Evandro l'uso delle lettere, e per questo egli viene onorato sullo stesso altare delle Muse. Per spiegare l'esclusione delle donne dal culto d'Eracle all'Ara Maxima, si diceva che, avendo l'eroe invitato Carmenta a prendere parte al sacrificio ch'egli offriva durante la fondazione di questo altare, ella rifiutasse. Irritato, l'eroe proibì da tale momento che le donne assistessero alla celebrazione di quel culto.
Carmenta visse molto a lungo: morì a 110 anni e fu seppellita ai piedi del Campidoglio, non lontano dalla porta Carmentale, così chiamata in ricordo della profetessa.

Carnabone

Nella mitologia greca, Carnabone era il nome di uno dei re dei Geti.

Ai tempi del mito vi era un servitore di Demetra, la dea dell’agricoltura che aveva il compito di far conoscere al mondo intero cosa fosse il grano, il carro che lo trasportava era trainato da due draghi: il suo nome era Trittolemo. Arrivato nei luoghi dove Carnabone viveva egli lo accolse con ospitalità, ma in seguito attacco il messaggero e uccise uno dei due draghi.

Appena Demetra venne a sapere del misfatto accorse salvando il suo aiutante e portando Carnabone negli astri. Lo tramutò proprio nell’intento di uccidere un drago.

Carno


Nella mitologia greca, Carno o Carneio era il nome di alcuni personaggi, differenti l'uno dall'altro.

Il primo era un indovino, proveniente dall'Acarnania, il quale giunse presso l'esercito degli Eraclidi nel momento in cui questi, riuniti a Naupatto, stavano per invadere il Peloponneso. Uno di essi, Ippote, credendolo una spia, ordinò che venisse ucciso.

Alcuni giorni dopo scoppiò un'epidemia di peste che sconvolse l'esercito. L'oracolo, consultato, rivelò che la causa di ciò era l'ira di Apollo, sdegnato per l'uccisione del suo sacerdote. Per punizione, Ippote fu cacciato via, mentre gli Eraclidi tributarono un culto ad Apollo «Carneio».

Un altro Carno era un eroe, di una mirabile avvenenza, figlio di Zeus e di Europa. Apollo lo amò in una delle sue tante relazioni omosessuali.

Caronte

Figlio di Erebo e della Notte, traghettava le anime dei defunti attraverso l'Acheronte nel Tartaro. Sulla barca di Caronte potevano salire solo coloro che erano stati seppelliti e dovevano pagare un obolo. Da tale leggenda derivò l'usanza degli antichi Greci di porre una moneta nella bocca dei cadaveri. Ne erano esentati gli abitanti di Ermione in quanto vi ritrovava la via più breve per accedere all'Ade. Pare che Eracle usò tale via per trascinare Cerbero fuori dall'Ade.
Quando le ombre scendono al Tartaro, il cui ingresso principale si trova in un bosco di bianchi pioppi presso il fiume Oceano, ciascuna di esse è munita di una moneta, che i parenti le hanno posto sotto la lingua. Possono così pagare Caronte, il tristo nocchiero che guida la barca al di là dello Stige. Questo lugubre fiume delimita il Tartaro a occidente e ha come suoi tributari l'Acheronte, il Flegetonte, il Cocito, l'Averno e il Lete. Le ombre prive di denaro debbono attendere in eterno sulla riva, a meno che non riescano a sfuggire a Ermete, la loro guida, introducendosi nel Tartaro da un ingresso secondario, come Tenaro in Laconia o Aorno nella Tesprozia. Un cane con tre teste (o con cinquanta teste, come atri sostengono), chiamato Cerbero, monta la guardia sulla sponda opposta dello Stige, pronto a divorare i viventi che tentino di introdursi laggiù, o le ombre che tentino di fuggire.
Eracle discese al Tartaro da Tenaro in Laconia e Caronte, terrificato dal cipiglio dell'eroe, lo traghettò al di là del fiume Stige senza esitare; per punirlo di questa sua disobbedienza, Ade in seguito lo incatenò per un anno intero.
Si rappresenta Caronte come un vecchio bruttissimo, con una barba irsuta e tutta grigia; ha un mantello a brandelli e un cappello rotondo.


Carope


Nella mitologia greca, Carope o Caropo era il nome di uno dei re della Tracia

Carope, un umile abitante della Tracia, venne a sapere dei complotti che Licurgo tramava, contro il divino Dionisio, il dio del vino. Avvertito la divinità ebbe come ricompensa il trono del regno e divenne anche sacerdote del culto dionisiaco.

Cassandra (mitologia)

Cassandra è una figura della mitologia greca. È ricordata da Omero come una delle figlie del re di Troia Priamo e di Ecuba. Avuto da Apollo il dono della preveggenza, prevedeva terribili sventure ed era pertanto invisa a molti. Ancora oggi il suo nome è associato a persone che preconizzano eventi nefasti.

Il dono della profezia

Vi sono diverse versioni sull’origine del dono profetico di Cassandra. Secondo una prima versione, fu portata appena nata, insieme al fratello gemello Eleno, nel tempio di Apollo; lì trascorsero la notte. Al mattino furono ritrovati coperti di serpenti che lambendo loro le orecchie li avevano resi profeti. Secondo un’altra versione, la più famosa, Apollo, per guadagnare il suo amore, le donò la dote profetica ma, una volta ricevuto il dono, Cassandra rifiutò di concedersi a lui: adirato, il dio le sputò sulle labbra e con questo gesto la condannò a restare sempre inascoltata.

Profetessa inascoltata

Ancora bambina, alla nascita di Paride predisse il suo ruolo di distruttore della città, profezia non creduta da Priamo ed Ecuba ma confermata da Esaco, interprete di sogni, che consigliò ai sovrani di esporre il piccolo sul monte Ida. Paride però si salvò e quando divenne adulto tornò a Troia per partecipare ai giochi; durante la competizione, fu riconosciuto dalla sorella, che chiese al padre e ai fratelli di ucciderlo, scatenando la reazione contraria e facendo ritornare il giovane Paride al suo rango originale di principe. Profetizzò sciagure quando il fratello partì per raggiungere Sparta, predicendo il rapimento di Elena e la successiva caduta di Troia. Ritenuta una delle più belle fra le figlie di Priamo ebbe diversi pretendenti, fra cui Otrioneo di Cabeso e il principe frigio Corebo, morti entrambi durante la guerra di Troia, il primo ucciso da Idomeneo, l’altro da Neottolemo (o Pirro, figlio di Achille). Quando il cavallo di legno fu introdotto in città, rivelò a tutti che al suo interno vi erano soldati greci, ma rimase inascoltata. Solo Laocoonte credette alle sue parole e si unì alla sua protesta, venendo per questo punito dal dio Poseidone, che lo fece uccidere da due serpenti marini.

La morte


La città di Troia fu così conquistata dai greci, che le diedero fuoco e massacrarono i cittadini. I membri della famiglia reale si rinchiusero nei templi troiani, ma tutto ciò valse a poco. Priamo morì sull’altare del santuario ucciso da Neottolemo mentre Cassandra, rifugiatasi nel tempio di Atena, fu trovata da Aiace di Locride e stuprata. Trascinata via dall’altare, si aggrappò alla statua della dea, che Aiace, miscredente e spregiatore degli dei, fece cadere dal piedistallo. A causa del suo comportamento furono puniti tutti i principi greci, che non ebbero felice ritorno a casa. Lo stesso Aiace fu punito con la morte da Atena e Poseidone. Cassandra divenne quindi ostaggio di Agamennone e fu portata da lui a Micene. Giunta in città, profetizzò all’Atride la sua rovina, ma quest’ultimo non volle credere alle sue parole, cadendo così nella congiura organizzata contro di lui dalla moglie Clitemnestra e da Egisto, nella quale morì la stessa Cassandra.

Per antonomasia, si attribuisce l'appellativo di "Cassandra" alle persone che pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non vengono credute, e viene detta "sindrome di Cassandra" la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche ed è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino.

Edited by demon quaid - 10/12/2014, 19:10
 
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