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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 14/7/2010, 14:21 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Celeno (Pleione)

Celeno era una delle Pleiadi, chiamate anche "Le sette sorelle". Era figlia di Atlante e di Pleione.

Sposò Poseidone e fu da lui resa madre di Lico, Nicteo, Euripilo e, forse, Tritone. Secondo alcune leggende era anche la madre di Deucalione, avuto da Prometeo.

Celeo (Creta)

Nella mitologia greca, Celeo era un abitante dell’isola di Creta, un famoso ladro ardito, di cui si raccontano le gesta.

Celeo, un giovane ragazzo con i suoi compagni Laio, Cerbero e Egolio decisero di compiere un misfatto: avevano intenzione di rubare le miele in un luogo proibito, proprio dove Rea all’alba dei tempi aveva concepito Zeus, l’entrata era inviolabile da parte di chiunque.

Per l’impresa i ladri decisero di vestirsi di bronzo che doveva servire contro le api che facevano guardia all’alveare dove forniva il sacro miele primo cibo di Zeus.

Entrati nella caverna non trovarono ostacolo alcuno sin quando raggiunsero la culla del dio: qui misteriosamente le loro vestigia caddero, un tuono si sentì minaccioso, anche dopo l’intervento di Temi che cercava di calmare il dio egli non ebbe pietà per i colpevoli, trasformandoli tutti in uccelli, come erano solito fare gli dei: Celeo in cornacchia, mentre i suoi amici in ossifraga e tordo.

Celeo (Eleusi)

Celeo, nella mitologia greca, era il re di Eleusi ed il marito di Metanira, che gli diede Demofoonte (o Trittolemo).

Ovidio narra che Demetra (Cerere) gli apparve nelle vesti di una povera vecchia che cercava la figlia Persefone (Proserpina) e con un bacio ne guarì il figlio morente.


Celeutore


Nella mitologia greca, Celeutore era uno dei figli di Agrio.

Celeutore, insieme ai suoi fratelli decise di regalare il regno di Eneo al loro padre, partirono in guerra andando contro il loro parente (infatti Eneo era in realtà il fratello di Agrio e quindi loro zio). Lo sconfissero e regalarono come desiderarono il trono ad Agrio, ma Diomede che era nipote del vecchio re decise di vendicare il parente e alla fine uccise Celeutore e quasi tutti i suoi fratelli.


Celto
(mitologia)

Nella mitologia greca, Celto (o Galate secondo altre tradizioni) era il nome di uno dei figli di Eracle: a costui, secondo il mito si deve l’origine di tutti i celti.

Celtine o Celtina, figlia del re della Gran Bretagna (Britanno) ai tempi in cui Eracle era giovane, rimase incinta di lui, ella lo convinse con l’inganno ad unirsi con lei infatti l’eroe stava tornando dopo una delle dodici fatiche (quella del bestiame di Gerione che per riuscirci dovette viaggiare per tutta l’Europa conosciuta), ma senza che Eracle se ne accorgesse la ragazza riuscì a nascondere l’intera mandria oggetto della missione. La ragazza acconsentì a rivelare dove avesse nascosto gli animali sono se il semidio si fosse unito a lei. Da tale unione nacque Celto: Eracle prima di lasciare la città diede alla ragazza un arco affermando che se un giorno il futuro figlio sarebbe riuscito a domare con forza quell’arma prodigiosa sarebbe diventato re.

Ceneo

Figlia di Elato, era la fanciulla più bella della Tessaglia, aveva una miriade di pretendenti e puntualmente li rifiutava tutti. Un giorno mentre passeggiava lungo la spiaggia, la Ninfa Ceneide venne violentata da Poseidone. Soddisfatto che ebbe le sue voglie, il dio le chiese di dirgli che cosa desiderasse come dono d'amore. "Trasformami", essa rispose, "in un guerriero invincibile. Sono stanca di essere una donna". Poseidone acconsentì a cambiarle il sesso e la Ninfa divenne Ceneo. Il dio degli abissi marini aveva acconsentito al suo desiderio, e in più le aveva concesso d'esser uomo immune da ferita e che mai potesse soccombere a un'arma. Così mutata in uomo e invulnerabile, guidò gli eserciti in guerra con tale successo che i Lapiti ben presto la elessero loro re; essa generò anche un figlio, Corono, che Eracle uccise molti anni dopo mentre combatteva per il doro Egimio. Inorgoglita della sua nuova condizione, Ceneo piantò una lancia nel bel mezzo della piazza del mercato, dove il popolo si riuniva, e costrinse tutti a sacrificare a codesta lancia come se si fosse trattato di una divinità.
Zeus, venuto a conoscenza della presunzione di Ceneo, istigò i Centauri a commettere un omicidio. Durante le nozze di Piritoo essi dunque assalirono Ceneo, che ne uccise facilmente cinque o sei senza nemmeno rischiare una scalfitura, poiché le armi dei Centauri rimbalzavano sulla sua pelle invulnerabile. I Centauri superstiti, tuttavia, percossero Ceneo sul capo con tronchi d'abete e riuscirono a stenderlo a terra, ricoprendolo poi con una catasta di altri tronchi. Così Ceneo morì soffocato.
Un uccello grigio volò poi fuori dalla catasta e Mopso l'indovino, che era presente, disse di aver riconosciuto in quell'uccello l'anima di Ceneo. Quando ebbero luogo le esequie, si scoprì che il corpo di Ceneo aveva ripreso forme femminili.


Cenis


Cenis o Cenide è una figura della mitologia greca, era una ninfa figlia secondo alcuni di Elato il Magnesio, oppure secondo altri di Corono, un Lapita. Secondo un'altra versione del mito suo padre era Atrace. Appare comunque strettamente connessa con alcune importanti vicende mitiche che riguardano i Lapiti. Nel culto lunare antecedente all'avvento della religione olimpica Cenide impersonava probabilmente il novilunio (il suo nome significa infatti "nuova").

La sua assoluta singolarità nel panorama della mitologia greca sta nel suo mutamento di sesso, che a un certo punto della sua vita la fece diventare un uomo; si tratta probabilmente del più antico caso di cambiamento di sesso ricordato nella cultura occidentale. È indubbiamente significativo come archetipo, sebbene comunque in questa vicenda sia il prodigio soprannaturale a determinare gli eventi.

Infatti Cenis fu amata dal dio Poseidone, che le volle offrire un dono: qualsiasi cosa lei desiderasse. Cenis domandò di essere trasformata in uomo, e di essere invulnerabile; il dio eseguì la richiesta.

Cenis mutò il nome in Ceneo (greco Καινεύς Kaineús, latino Caenus), divenendo un fortissimo guerriero e guidando con successo gli eserciti lapiti in battaglia. Ceneo generò anche un figlio, chiamato anche lui Corono, che fu ucciso molti anni dopo da Eracle durante uno scontro. Ceneo si fece presto prendere la mano, e pieno di orgoglio per il suo successo arrivò a piantare una lancia nel mezzo della piazza del mercato della città in cui risiedeva, e costrinse tutti a venerarla come se fosse stata una divinità. Zeus si indispettì per questo comportamento e decise di punirlo. Quando Ceneo partecipò al matrimonio di Piritoo e Ippodamia, durante il quale si scatenò la celebre lotta tra Lapiti e Centauri (vedi: Storia di Teseo e Piritoo), Zeus indusse i Centauri ad accanirsi contro di lui e ucciderlo. Ceneo ebbe la meglio su molti di loro, perché grazie alla sua invulnerabilità gli attacchi dei Centauri andavano a vuoto; alla fine però venne sotterrato a colpi di tronchi d'albero e finito con terra e pietre, morendo soffocato.

Secondo quanto racconta Ovidio (libro XII delle Metamorfosi), Mopso scorse la sua anima volare via da sotto la catasta d'alberi in forma d'uccello dalle ali fulve, visto solo in quell'occasione.

Al momento del funerale ci si accorse che il corpo di Ceneo aveva ripreso forme femminili.

Centauri

Erano per metà uomini (dalla cintola in su) e per metà cavalli, figli di Issione e di una nuvola creata da Zeus con le sembianze di Era, oppure di Centauro e di Stilbe; abitavano sul monte Pelio, nella Tessaglia ed erano creature brutali e lascive. Tuttavia due Centauri, differenti dagli altri nel carattere, Chirone e Folo, avevano una diversa origine: Chirone era figlio di Crono che in forma di cavallo si era unito alla ninfa Filira; Folo era nato da Sileno e da una ninfa dei frassini, una Meliade. Questi due sono ospitali, benefici, amano gli uomini e non ricorrono alla violenza.
I principali miti associati con i Centauri si riferiscono alla guerra combattuta con i Lapiti, un popolo tessalico che discendeva da Issione, ma era tanto civilizzato quanto i Centauri erano selvaggi. La battaglia scoppiò alle nozze del re dei Lapiti Piritoo con Ippodamia (o Didamia). I Centauri, cugini di Piritoo, sedettero a tavola. Essi tuttavia non erano avvezzi a bere vino e, quando ne fiutarono l'aroma, corsero con i loro corni d'argento ad attingerne negli otri. Si ubriacarono in tal modo che, quando la sposa apparve per salutare gli ospiti, Eurito (o Eurizione) balzò dallo sgabello, rovesciò il tavolo e la trascinò via per i capelli. Subito gli altri Centauri seguirono il suo vergognoso esempio, agguantando bramosi le donne dei Lapiti che capitavano loro a tiro. Piritoo e il suo paraninfo Teseo accorsero in aiuto di Ippodamia, amputarono il naso e le orecchie di Eurizione e, con l'aiuto dei Lapiti, gettarono fuori i Centauri. Si scatenò una lotta furibonda che si prolungò fino al calar della notte. I Centauri subirono un grave rovescio e Teseo li scacciò dal loro territorio di caccia sul momte Pelio, spingendoli nella terra degli Etici presso il monte Pindo.
I Centauri intervengono a più riprese anche contro Eracle. Quando Eracle, alla caccia del cinghiale Erimanzio, venne ospitato dal Centauro Folo, questi gli offrì carni arrostite, mentre lui mangiava unicamente carne cruda, ma non osò aprire la giara di vino che apparteneva a tutti i Centauri, finché Eracle non gli ricordò che Dioniso aveva lasciato la giara nella grotta appunto perché fosse aperta in quella occasione. Il forte profumo del vino fece perdere la ragione ai Centauri. Armati di grossi massi, abeti sradicati, torce e trincetti, si precipitarono verso la grotta di Folo. Mentre Folo, terrorizzato, cercava scampo, Eracle audacemente respinse Ancio e Angrio, i primi assalitori, con un lancio di carboni infuocati, e poi affrontò tutti gli altri, uccidendone parecchi con le sue frecce avvelenate. Una freccia trapassò il braccio di Elato e si conficcò vibrando nel ginocchio di Chirone. Eracle, angosciato, si accovacciò accanto al vecchio amico ed estrasse la freccia, cercando poi di medicare la ferita, ma non servì a niente; Chirone si ritirò ululando per il dolore sul fondo della grotta. Prometeo propose se egli rinunciasse alla sua immortalità per por fine alle sue sofferenze, e Zeus accettò tale richiesta; ma altri dicono che Chirone decise di morire non per il dolore della ferita, ma perché era ormai stanco della sua lunghissima vita.
Folo, mentre dava sepoltura ai suoi compagni morti, estrasse da un cadavere una delle frecce di Eracle e la esaminò: "Come mai", si chiese, "un Centauro così robusto può essere perito per una semplice scalfitura?" Ma ecco che la freccia gli sfugge dalle mani e, forandogli un piede, lo uccide all'istante. Eracle allora desistette dall'inseguire il cinghiale e ritornò a Foloe, dove seppellì Folo con straordinari onori ai piedi del monte che prese il suo nome.
Gli altri Centauri fuggirono a Eleusi in Attica, dove Poseidone li nascose in una montagna. Eurizione venne ucciso da Eracle mentre cercava di usare violenza a Mnesimache, figlia di Dessameno, re di Oleno, a quel tempo ospite di Eracle.
Uno dei Centauri, Nesso, ottenne una terribile vendetta su Eracle per il male che aveva fatto alla sua razza. Quando Eracle sposò Deianira, durante il viaggio verso casa, si trovarono obbligati ad attraversare il fiume Eveno, in Etolia, in quel momento in piena. Nesso si offrì di traghettare Deianira, ma tentò di usare violenza alla fanciulla ed Eracle lo colpì con una delle sue frecce avvelenate. Mentre moriva, fingendo di volersi redimere, Nesso disse a Deianira di prendere un po' del suo sangue e di conservarlo, perché se un giorno Eracle avesse perduto l'amore per lei il modo certo di riconquistarlo era di bagnare con quel sangue una tunica e fargliela indossare. Ma il sangue era avvelenato e quando anni dopo Deianira sospettò il suo sposo di infedeltà e agì come Nesso le aveva consigliato, Eracle andò incontro a un'orribile morte.

Ceo (mitologia)

Ceo è una figura della mitologia greca, era figlio di Urano e di Gea.

Era uno dei titani e fra essi rappresentava l'intelligenza.
Sposò Febe, con la quale generò Leto e Asteria.

Nella Mitologia romana era conosciuto come Polus.

Cerambo

Nella mitologia greca, Cerambo (in greco Κέραμβσς) era un pastore dalle umili origini di cui si raccontano le gesta durante il diluvio di Deucalione.

Cerambo, al tempo della punizione di Zeus, viveva alle pendici del monte Otrys nell’Otride in Tessaglia; quando iniziò la furia divina, per sfuggire all’inondazione, decise di salire sulla montagna più alta: qui rimase ad aspettare, ma le acque si alzarono sempre di più fino a minacciarlo, allora le ninfe del luogo, che gli erano grate per essere state deliziate dal suo bel canto per il quale era famoso in tutta la regione, decisero di offrirgli delle ali, e lo trasformarono in uno scarabeo.

Secondo Ovidio (Metamorfosi 7. 353), Cerambo era figlio di Eusiro, figlio di Poseidone e della ninfa Eidotea.

Terambo, altro abitante dell’Otride, ebbe un destino simile a quello di Cerambo. Fra i due miti simili, quello che appare più verosimile per assonanza è quello di Cerambo (il suo nome in greco antico significava appunto scarabeo).

Ceramo

Nella mitologia greca, Ceramo o Ceramico era il nome di uno degli eroi del tempo antico, figlio di Dionisio e di Arianna, ai tempi in cui la ragazza fu abbandonata da Teseo. Il suo nome significa: “essere vasaio”

Ceramo direbbe famoso per due motivi:

* Riuscì a dare il suo nome ad uno dei sobborghi della città di Atena
* Fu lui il primo a creare il mestiere dei vasai, (dal suo nome vengono chiamati i ceramisti).

Cerbero

Cèrbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso dell'Ade, il mondo degli inferi. È un cane a tre teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto, anziché di peli, di velenosissimi serpenti, che ad ogni suo latrato si rizzavano, facendo sibilare le proprie orrende lingue. Il suo compito era impedire ai vivi di entrare ed ai morti di tornare indietro. In realtà nell'antichità il "nudo suolo" era definito Cerbero (o "lupo degli dei") poiché ogni cosa seppellita pareva essere divorata in breve tempo.

Il nome di Cerbero è entrato nella lingua italiana per esprimere, per antonomasia e spesso ironicamente, un guardiano arcigno e difficile da superare.

Cerbero è figlio di Tifone e di Echidna e quindi fratello dell'Idra, di Ortro e della Chimera. Cerbero è un mastino sanguinario e gigantesco che emette dalle fauci dei latrati che scoppian come tuoni. Il suo compito era sorvegliare l'accesso dell'Ade o Averno affinché nessuno dei morti ne uscisse. Nessuno è mai riuscito a domarlo, tranne Eracle.

Le dodici fatiche di Ercole

Nell'ultima e più dura delle sue dodici fatiche, Eracle è costretto a combatterlo e sconfiggerlo per portarlo a Micene da Eurìsteo. L'eroe non lo uccide, ma dimostra di averlo sconfitto in combattimento. Dopo aver ottenuto da Ade il permesso di portarlo via (a condizione di combatterlo da solo e senza armi) Eracle lo affronta e arriva quasi a strangolarlo, lottando con lui tutto il tragitto. Dopo di che, lo riporta nell'Ade perché riprenda a farne la guardia.

Araldica

In araldica, il cérbero (nome comune) è una figura immaginaria del tutto corrispondente alla sua raffigurazione mitologica: un cane tricefalo dalle gole spalancate, la coda di drago e con teste di serpente sul dorso. Talune raffigurazioni utilizzano i serpenti come chioma.

In taluni stemmi il cerbero, guardia feroce della città infernale, allude al cognome Medico, che vigila a che nessuno entri nella città dei malati. L’eventuale collare simboleggia la sottomissione del medico alla sua missione.

Amore e Psiche


Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne l'Asino d'oro di Apuleio, l'eroina (Psiche) è costretta a compiere un viaggio agli inferi e deve affrontare, all'entrata e all'uscita, Cerbero, che nel testo non viene chiamato per nome ma descritto come canis praegrandis, teriugo et satis amplo capite praeditus, immanis et formidabilis, tonantibus oblatrans faucibus mortuos, quibus iam nil mali potest facere, frustra territando ante ipsum limen et atra atria Proserpinae semper excubans servat vacuam Ditis domum ("un cane enorme, con una triplice testa in proporzione, gigantesco e terribile, che con fauci tonanti latra contro i morti, cui peraltro, non può fare alcun male; cercando terrorizzarli senza motivo, e standosene sempre tra la soglia e le oscure stanze di Proserpina, custodisce la vuota dimora di Dite").

Eneide

"L'enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all'antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l'afferra e sdraiato per terra illanguidisce l'immane dorso e smisurato si stende in tutto l'antro. Enea sorpassa l'entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo"......

Divina Commedia


La figura mitologica di Cérbero è presente anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove esso vigila l'accesso al terzo cerchio dell'Inferno (Divina Commedia), quello di coloro che peccarono di incontinenza riguardo alla gola. Nella rappresentazione dantesca la figura di questo mostro mitologico si fonde con l'ideologia del fantastico di stampo medievale, in cui prevalgono significati simbolici; ne viene fuori una figura nuova, i cui particolari realistici danno una straordinaria vivacità. Viene presentato attraverso tre apposizioni "fiera", "vermo" e "demonio", secondo una lettura classica, fantastica e religiosa. Gli vengono anche attribuite caratteristiche umane, traslitterando parti del corpo bestiale tra cui la barba, le mani e le facce. Viene descritto con gli occhi vermigli per l'avidità, con il ventre largo per la voracità e con le zampe artigliate per afferrare il cibo. Le interpretazioni allegoriche di questo personaggio (delle sue teste) nella Commedia sono due: le tre teste indicherebbero i tre modi del vizio di gola: secondo qualità, secondo quantità, secondo continuo (cioè mangiare in continuazione senza preoccuparsi né della qualità né della quantità); le teste sarebbero il simbolo delle lotte intestine fra fazioni appartenenti a una stessa città,oppure perché vigila nel 3 cerchio.

Cercafo

Nella mitologia greca, Cercafo era il nome di uno dei figli di Elio, il dio venerato soprattutto a Rodi, e della ninfa Roda (da cui il nome dell’isola di Rodi).

Cercafo era uno dei tanti figli degli Eliadi; aveva un fratello chiamato Ochimo che ebbe una figlia di nome Cidippe. Lo zio si innamorò di lei ottenendola come sposa e alla morte del padre della ragazza fu proprio Cercafo a diventare il nuove re di Rodi. Da tale unione nacquero tre figli: Lindo, Camiro e Ialiso, essi una volta morto il loro padre decisero di dividersi il regno in tre parti e ognuno di loro fondò una città, che fu capitale del proprio regno, ad ognuna di esse fu data il nome del regnante, rispettivamente Lindo, Camiro e Ialiso.

Cercione


Cercione ( "coda di cinghiale" ) è un personaggio della mitologia greca.

Figlio di Branco e di Argiope, era il re di Eleusi; dotato di un'enorme forza fisica, aveva l'abitudine di appostarsi sulle strade nei dintorni di Eleusi e sfidare i passanti a lottare con lui. Cercione prometteva di cedere il proprio regno a chiunque l'avesse battuto, ma le sfide si concludevano invariabilmente con la sconfitta e la morte dei malcapitati viaggiatori. Alla fine l'eroe Teseo riuscì ad avere la meglio su di lui, lo uccise, e si impadronì del trono di Eleusi.

La figlia di Cercione, Alope, fece l'amore con Poseidone (o ne fu stuprata, a seconda delle versioni) e diede alla luce Ippotoo. Cercione allora, per vendicare l'onta la seppellì viva, ma Poseidone la salvò trasformandola nell'omonima sorgente che sgorga nei pressi di Eleusi.

Cercira

Nella mitologia greca, Cercira o Corcira era il nome di una delle figle di Metope (o Petope) e di Asopo.

Asopo era il nome di una delle divinità minori, una di coloro che regnava su un fiume omonimo. Cercira crescendo destò le attenzioni del dio dei mari Poseidone, la divinità la rapì mentre lei si trovava nella città di Fliunte, portandola in un'isola, che all’epoca prese il nome da lei: Corcira. La ragazza era famosa per i suoi bei capelli.

In quel luogo divennero amanti e da tale unione nacque un figlio, chiamato Feace o Fearce, e da lui discesero i Feaci.

Cercopi

Erano due fratelli gemelli chiamati Passalo e Acmone, oppure Olo ed Euribato, oppure Sillo e Triballo. Figli di Oceano e di Tia, erano i più raffinati ladri e impostori che l'umanità abbia mai conosciuto, essi vagavano qua e là per il mondo, sempre pronti ad architettare nuove burle.
Tia li aveva ammoniti di stare alla larga da Eracle, e poiché la sua frase: "Miei cari sederini bianchi, ancora non sapete chi sia il grande sedere nero" divenne proverbiale, "sederino bianco" ora significa "codardo, meschino, oppure lascivo".
Essi si accanirono a ronzare attorno al letto di Eracle sotto forma di mosconi, finché una sera egli li agguantò, li costrinse ad assumere il loro vero aspetto e li appese a testa in giù a una pertica che portava sulla spalla. Ora il sedere di Eracle, che la pelle del leone non copriva, era diventato nero come cuoio vecchio perché bruciato dai raggi del sole e dal fiato infuocato di Caco e del toro cretese; e i Carcopi scoppiarono in una risata irresistibile quando, appesi com'erano a testa in giù, se lo videro dinanzi agli occhi. La loro ilarità sorprese Eracle, ma quando ne seppe la ragione sedette su una pietra e rise a sua volta così di cuore che i gemelli lo convinsero a lasciarli liberi.
Benché vi sia una nota città asiatica chiamata Cercopia, il rifugio dei Cercopi e una roccia chiamata "sedere nero" si mostrano presso le Termopili; è dunque probabile che questo episodio si sia verificato in un'altra occasione.
Taluni dicono che i Cercopi furono poi tramutati in pietra perché tentarono di burlarsi di Zeus; e altri ancora, che Zeus punì la loro insolenza trasformandoli in scimmioni dal lungo pelo giallastro e confinandoli in due isole che chiudono la baia di Napoli, Procida e Ischia. I loro discendenti vi presero dimora, e sembra che da ciò derivi il nome che portava questo arcipelago nell'antichità. Lo si chiamava "Le Isole delle Scimmie", le Pitecuse.


Cerebia


Nella mitologia greca, Cerebia era il nome della madre di Ditti e di Polidette.

Cerebia divenne famosa perché i suoi figli ebbero una importante parte nelle vicende di Perseo.

Cerere

Antica divinità italica della vegetazione e della fecondità dei campi, poi assimilata a Demetra. Era una dea indigena, come dimostra il nome la cui etimologia fu discussa, ma è probabile come ritenevano gli antichi, che si debba collegare con creare. La sua festa, le Cerialia celebrate il 19 aprile, era registrata nel calendario decemvirale. Nel testo delle dodici tavole si stabiliva che si impiccassero a Cerere i ladri di messi. Era collegata nel culto con Tellure, divinità pure indigena, personificazione divina del campo coltivato. Le feste di Tellure (o Fordicidia) e di Cerere erano celebrate rispettivamente il 14 e il 19 aprile, con soli quattro giorni d'intervallo. Inoltre nelle Feriae sementivae che ricorrevano in gennaio si offrivano a Cerere spighe di spelta, a Tellure una scrofa gravida. Il flamine sacrificava insieme a Tellure e a Cerere, invocando una sequela di dodici dèi.
In seguito fu assimilata alla dea greca Demetra; ma se il suo culto ne fu rafforzato, venne anche trasformato a tal segno che essa finì con essere onorata con rito straniero, perdendosi la memoria che era invece una divinità latina. Così nel culto degli Arvali, che probabilmente era prestato alla Cerere indigena, trasformata in pieno Cerere in Demetra, finì col prevalere sul suo nome l'epiteto di Dea Dia.
Cerere dal secolo V a. C. ebbe il suo tempio presso il Circo Massimo. Secondo la tradizione, mentre infieriva una carestia, i libri sibillini interrogati ordinarono di placare Demetra, Dioniso e Cora; il dittatore Aulo Postumio iniziò (496 a. C.) la costruzione di un tempio alle divinità indicate; il tempio fu compiuto tre anni dopo da Spurio Cassio. Può darsi che la costruzione del tempio sia dovuta alla plebe stessa quando si diede il suo nuovo ordinamento rivoluzionario. Tuttavia non fu conservato il nome di quelle divinità greche, ma furono equiparate a tre divinità indigene, Cerere, Libero e Libera, che crebbero di importanza nel culto appropriandosi la venerazione di cui quelle già godevano. Questo tempio molto celebre era adorno di statue arcaiche di terracotta e di pitture dovute ad artisti come Damofilo, Gorgaso e Aristide. Data la sua antichità, il tempio era costruito secondo lo stile italico con la trabazione in legno e col rivestimento di lastre fittili. Come quasi tutti questi templi, fu distrutto da un incendio nel 31 a. C., fu ricostruito da Augusto in marmo e inaugurato da Tiberio il 17 dopo Cristo. Nel tempio di Cerere era collocato il tesoro e l'archivio dei plebei. La legge sacrale imponeva che presso questo tempio si vendessero i beni di chi avesse offeso i magistrati plebei.


Cerice


Nella mitologia greca, Cerice era il nome di uno dei figli di Eumolpo.

Dopo che il padre morì divenne lui il nuovo il nuovo sacerdote del culto di Demetra. Nella rappresentazione della cerimonia della divinità successivamente alla sua morte esisteranno delle figure particolari dette appunto “cerici”.

Edited by demon quaid - 10/12/2014, 19:34
 
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