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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 21/7/2010, 16:59 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Circe
è una figura della mitologia greca. È una maga che compare nell'Odissea (libro X, XI e XII) di Omero e nelle leggende degli Argonauti.

Circe vive nell'isola di Eea ed è figlia di Elio e di Perseide e sorella di Eete re della Colchide e di Pasifae, moglie di Minosse.

Ulisse, dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni, risalendo la costa italiana, giunge all'isola di Eeana. L'isola, coperta da fitta vegetazione, sembra disabitata e Ulisse invia in ricognizione parte del suo equipaggio al comando di Euriloco. In una vallata gli uomini scoprono un palazzo dal quale risuona una voce melodiosa. Tutti gli uomini, con l'eccezione di Euriloco, entrano nel palazzo, e vengono bene accolti dalla padrona, che altro non è che la maga Circe. Gli uomini vengono invitati a partecipare ad un banchetto ma, non appena assaggiate le vivande, vengono trasformati in maiali (oppure si dice che i maiali li abbiano partoriti), leoni, cani, a seconda del proprio carattere e della propria natura. Subito dopo Circe li spinge verso le stalle e li rinchiude.

Euriloco torna velocemente alla nave e racconta ad Ulisse quanto accaduto; Ulisse decide di andare dalla maga per tentare di salvare i compagni. Dirigendosi verso il palazzo, incontra il dio Ermes, che gli svela il segreto per rimanere immune agli incantesimi di Circe: se mischierà in ciò che Circe gli offre da bere un'erba magica chiamata moly, non subirà alcuna trasformazione.

Ulisse raggiunge la maga, la quale gli offre da bere come aveva fatto con i suoi compagni; ma Ulisse, avendo avuto la precauzione di mescolare il moly con la bevanda, non si trasforma in animale. Ulisse minaccia di uccidere Circe e questa riconosce la propria sconfitta e ridà forma umana ai suoi compagni ed anche a tutti gli altri tramutati in bestie feroci.

Ulisse passa con lei un anno, avendo dalla maga un figlio, Telegono e, forse, anche una figlia chiamata Cassifone. Un'appendice della Teogonia di Esiodo racconta che dall'unione di Ulisse e la maga Circe nacquero due figli, Agrio e Latino. I due fratelli regnarono sui Tirreni.

Ulisse è costretto a cedere ai desideri dei suoi compagni, che vogliono tornare a casa, e chiede a Circe la strada migliore per il ritorno: la maga gli consiglia di visitare gli inferi e di consultare l'ombra dell'indovino Tiresia, quindi Ulisse riparte con la sua nave.

Nell'episodio dell'Odissea, sono presenti molte scene tipiche ed epiteti. Infatti questi erano utilizzati dagli aedi per ricordare più facilmente il poema, sempre narrato oralmente, fin quando il tiranno Pisistrato non volle metterlo per iscritto insieme all'Iliade.

Molti elementi rendono magico e fantasioso l'episodio in questione, distinguendolo dagli altri (come la presenza di animali feroci che scodinzolano, o la strega che diventa fata d'incanto). Alla fine Ulisse, non più spinto come alla grotta di Polifemo, dalla curiosità, ma dal dovere di salvare i suoi compagni, riesce a calmare nuovamente le acque, anche se saranno proprio queste ultime la causa della tanta sofferenza, poiché renderanno sempre più tortuoso, con l'aiuto del dio Poseidone, il ritorno (in greco Nostos) dell'eroe ad Itaca, dall'amata e fedele moglie Penelope.

Cirene

Ninfa e vergine cacciatrice figlia di Ipseo, re dei Lapiti, e della ninfa Clidanope.
Cirene disdegnava di filare, di tessere e di dedicarsi a simili compiti domestici e preferiva invece cacciare belve sul monte Pelio per tutto il giorno e metà della notte, con la scusa che gli armenti di suo padre dovevano essere protetti. Apollo la vide un giorno attaccare disarmata un vigoroso leone e, lottando con lui, lo domò. Il dio chiamò re Chirone, il Centauro, perché assistesse alla scena e gli chiese chi fosse la fanciulla e se gli paresse una sposa degna di lui. Chirone rise. Egli sapeva che non soltanto Apollo era a conoscenza del nome della ragazza, ma aveva già deciso di rapirla, forse dopo averla vista pascolare le greggi di Ipseo presso il fiume Peneo, o forse quando le aveva donato con le proprie mani due cani da caccia, come premio per la vittoria in una gara di corsa svoltasi ai giochi funebri in onore di Pelia.
Chirone inoltre profetizzò che Apollo, condotta Cirene oltremare, nel più ricco dei giardini di Zeus, l'avrebbe eletta regina di una grande città.
Apollo infatti condusse Cirene sul suo cocchio d'oro fino al luogo dove sorge oggi la città di Cirene; Afrodite li attendeva per dar loro il benvenuto e subito li condusse nella camera d'un palazzo dorato di Libia. Quella sera Apollo promise a Cirene una lunga vita nel corso della quale avrebbe potuto soddisfare la sua passione per la caccia regnando su una terra fertilissima. Poi la lasciò sulle vicine colline, affidata alle cure di certe Ninfe del mirto, figlie di Ermete; colà essa diede alla luce Aristeo, divinità degli armamenti e degli alberi da frutta; in seguito a una seconda visita di Apollo generò Idmone il veggente. Ma una notte si giacque anche con Ares e gli generò il tracio Diomede, il padrone delle cavalle divoratrici di uomini.
Secondo un'altra versione della sua storia, quando la Libia era terrorizzata da un leone selvaggio, il re Euripilo offrì parte del suo regno a chiunque avesse liberato la terra da quella bestia crudele. Cirene riuscì ad abbattere la belva e fondò una città a cui diede il suo nome.


Cisseo


Cisseo è un personaggio della mitologia greca, padre di Teano (moglie di Antenore).

Secondo l'Eneide Cisseo proveniva dalla Tracia. Sua moglie era Telecleia, una delle figlie del re Ilio di Troia. I mitografi, Omero incluso, non aggiungono altre informazioni sulla sua figura, eccetto Strabone che ipotizza che Cisseo sia legato alla città di Cissus, situata nella Tracia occidentale.

Ecuba, la moglie di Priamo di Troia, viene a volte considerata una figlia di Cisseo, ma generalmente egli è descritta come una frigia, figlia del re Dimante.

Cisseo (Egitto)

Cisseo è un personaggio della mitologia greca, uno dei dodici figli di Egitto e della ninfa Caliadne. Sposò Antelia, una delle dodici figlie di Danao e della ninfa Polisso, dalla quale venne assassinato la prima notte di nozze.

Cisso

Cisso è una figura della mitologia greca.

Era un giovane di grande agilità che si trasformò in edera.

Nonno lo descrive come uno dei satiri al seguito di Dioniso in Lidia, nel periodo della giovinezza del dio. Fu coinvolto in una gara di corsa con un altro satiro, Leneo, e con l'amante di Dioniso, Ampelo, cui il dio assegnò la vittoria. In seguito, poco dopo la morte di Ampelo, Cisso si trasformò in edera, senza spiegazione apparente, mentre stava arrampicandosi sul tronco di un albero, e da allora si avvolge ai filari della vite, come profetizzato dalle tavolette di Armonia.

Secondo Nicolao, Cisso era invece un giovane coreuta di Dioniso. Perse la vita cadendo mentre danzava di fronte al tempio del dio, e fu trasformato in edera perché continuasse a danzare agitato dal vento.

Pausania cita Cisso come una delle epiclesi di Dioniso.

Citerione

Nella mitologia greca, Citerione o Citerone era il nome di uno dei re di Platea, predecessore di Asopo. A lui si deve il nome dell'omonima montagna della Grecia.

Citerione fu partecipe di una disputa fra il padre degli dei Zeus e sua moglie Era. Zeus non era riuscito a sedurre la moglie e chiese consiglio a Citerione come era solito a quei tempi chiedere consigli agli umani che riteneva degni. Il suo consiglio fu quello di creare una statua di donna fatta di legno, Citerione poi diffuse la notizia che era l'amante del dio quindi Era venne e una volta scoperto l'inganno rise e fece pace con il marito.

Citissoro

Nella mitologia greca, Citissoro o Citisoro o Cilindro era il nome di uno dei figli di Frisso e di Calciope o di Iofassa.

Citissoro, nipote di Atamante, in uno dei suoi viaggi trovò il nonno pronto ad essere sacrificato per Zeus, lo liberò facendo arrabbiare il divino padre. Da allora tutti i primogeniti non possono entrare nell’Acaia Ftiotide, altrimenti devono venire subito catturati e sacrificati al dio.

Durante il viaggio degli argonauti, Citissoro insieme ai suoi fratelli durante un viaggio in barca naufragarono incontrando Giasone e compagni. Subito si unirono a loro proseguendo il viaggio.

Cizico (mitologia)

Nella mitologia greca, Cizico dal greco Κύζιχος era uno degli eroi del mito figlio di Oineo e Enete.

Cizico regnava pacificamente sulla popolazione dei Dolioni e prese in sposa Clite o (Clita). Egli dominava l’intera penisola dove si notava fra l’altro l’alto monte Dindimo.

Cleobi e Bitone

Nella mitologia greca, Cleobi e Bitone, erano i figli di Cidippe, una sacerdotessa di Hera della città di Argo.

Quando la loro madre si apprestava a celebrare i riti della dea, i due trainarono il carro al posto dei buoi per cinque miglia, precisamente per (45 stadi, circa 8,3 km/5,1 miglia). La madre, commossa per tanta devozione mostrata, pregò la dea di elargire ai figli il dono più grande che si potesse dare a dei comuni mortali. Per tutta risposta la dea li fece cadere entrambi in un sonno piacevole ed eterno.

Il mito si riferisce ai sacrifici umani che in quel periodo venivano proposti ogni volta che si voleva consacrare un edificio di culto alla dea-luna. Ad Argo infatti venivano scelti due gemelli che dovevano eseguire tale viaggio prima di venire uccisi. In seguito dovevano venire sepolti vicino al tempio per allontanare ogni sorta di spirito malevolo che si potesse solo avvicinare al sacro tempio.

Esso è anche il nome dato convenzionalmente a una coppia di statue arcaiche greche a dimensioni umane, o kouroi, che si trovano ora al Museo archeologico di Delfi, a Delfi in Grecia. Le statue sono datate al 580 a.C. e vengono da Argo nel Peloponneso, anche se furono trovate a Delfi. Il moderno museo a Delfi mostra due Kuroi arcaici identici con il nome di Cleobis e Biton, anche se non vi è prova diretta che connette queste statue con quelle menzionate da Erodoto.

Iscrizioni alla base delle statue le identificano come Kleobis e Bitom e identificano anche Polimede di Argo come lo scultore: qualcosa di insolito in tali età antiche. Le statue sono in quello che viene definito come lo stile tipico del Peloponneso: muscolare e massiccio. Ma non sono intese come rappresentazioni fedeli di Kleobis e Biton, anche supponendo che i fratelli furono figure storiche anziché mitiche. Le statue sono rappresentazioni ideali delle virtù della forza mascolina e della pietà.

Cleobulo (mitologia)

Nella mitologia greca, Cleobulo (o Cleobolo) è il nome di un combattente troiano che prese parte all'omonimo conflitto in difesa della sua patria; come personaggio è menzionato al libro XVI dell'Iliade di Omero.

Cleobulo era uno degli innumerevoli soldati semplici che lottarono per dieci anni sotto le mura della loro città, Troia, in Asia Minore. Omero non ha tramandato nessun dettaglio biografico sul guerriero, per cui, oltre alle notizie desumibili dal contesto bellico, su di lui non si conosce altro. Il suo nome è ricordato più che altro per l'atrocità di cui fu vittima.

A uccidere Cleobulo fu un personaggio crudele e rozzo. Travolto dal tumulto della battaglia, Cleobulo venne immobilizzato da Aiace d'Oileo, il quale gli impedì la fuga afferrandolo con le nude mani. Intrappolato quindi come un cerbiatto, il troiano fu trafitto al collo dal violento colpo di spada inflittogli dall'avversario. Dalla ferita, racconta Omero, scaturì un' abbondante pioggia di sangue che inzuppò l'intera elsa dell'arma.

Cleodoro

Nella mitologia greca, Cleodoro è il nome di un combattente acheo al tempo della guerra di Troia, figlio di Lerno e di Anfiale. È citato tra le vittime del conflitto nel libro X della Posthomerica poema di Quinto Smirneo.

Cleodoro è descritto come uomo dal temperamento mansueto, frutto dell'unione di Lerno e della moglie Anfiale. Sin dalla nascita, avvenuta sull'isola di Rodi, in cui Cleodoro stabilmente risiedeva, il Destino gli aveva riservato una tragica sorte in terra straniera.

Allo scoppio della guerra di Troia, Cleodoro vi partecipò, arruolandosi nel possente esercito che Tlepolemo, re di Rodi, condusse a Troia allo scopo di ottenere la liberazione di Elena. Nei combattimenti finali, avvenuti nel decimo anno del conflitto, il guerriero si scontrò con Polidamante che con un colpo di lancia mozzò i lacci che gli sostenevano lo scudo, adattato solidamante al busto come protezione. Privato così dell'unico strumento di difesa, Cleodoro fuggì nelle file achee per evitare il colpo di grazia che l'aggressore avrebbe immancabilmente vibrato; ciò nonostante, spinto da un estremo atto di coraggio, egli avanzò nuovamente attaccando i nemici con la sola lancia.

Nel pieno del combattimento, Cleodoro venne colpito a morte da un dardo scagliato erroneamente da Paride, poiché indirizzato a Filottete. La freccia trapassò la mammella del guerriero, traforandone la carne fino ad uscire dalla spalla stessa. Filottete, adirato alla vista della sua morte, reagì scagliando su Paride feroci insulti.

Cleola

Nella mitologia greca, Cleola è il nome della prima moglie di re Atreo.

Di ignota origine, Cleola fu presa in moglie da Atreo, re di Micene, al quale diede un figlio cagionevole di salute, Plistene. La stessa Cleola morì dandolo alla luce, straziata dal parto. In seguito, Atreo si risposò con Erope, figlia di Catreo, mentre il giovane Plistene venne erroneamente ucciso dalle guardie, incaricate di uccidere un suo omonimo, figlio di Tieste.

Cleomede (mitologia)

Nella mitologia greca, Cleomede era il nome di uno dei eroi di Astipalea, si distinse per le sue abilità nelle gare olimpiche dell'epoca, e divenne famoso per essere stato considerato l'ultimo eroe.

Cleomede durante una gara di pugilato, nella 72a gara olimpica uccise senza volerlo il suo diretto avversario, tale Epidauro, nel contesto i giudici di gare pensarono che si fosse avvalso di un qualche trucco e per questo non fu il vicnitore della gara.

Questo peso sulla coscienza e il fatto di essere stato accusato ingiustamente fecero impazzire Cleomede che attaccò un edificio, una scuola, provocandone il crollo e uccidendo decine di bambini. I cittadini volevano lapidarlo ma riuscì a fuggire in un tempio di Atena, qui pensava di essere al sicuro.

Alla fine gli uomini si convincero ad entrare vincendo la soggezione della dea, ma non trovarono il corpo dell'uomo, per questo interrogarono l'oracolo che gli attribuì onori in quanto da considerare un eroe.

Cleopatra
(Borea)

Cleopatra è una figura della mitologia greca, era figlia di Borea e di Orizia.

Cleopatra era sorella di Chione, Emo, Calaide, o Colai, e Zete. Fu la prima moglie di Fineo re dei Traci, dal quale ebbe Plexippo e Pandione.

Innamorato di Idea la sposò e, istigato da lei, accecò i figli e li imprigionò insieme a Cleopatra. Vennero liberati da Calais e Zete o forse dagli Argonauti.

Cleopatra Alcione

Cleopatra Alcione è figlia di Idas e di Marpessa, moglie di Meleagro.

Compare durante la caccia al cinghiale calidonio. In seguito alla morte in battaglia del marito, ella si impiccò insieme alla suocera Altea.

Cleostrato

Nella mitologia greca, Cleostrato era il nome di uno degli eroi di Tespi, città della Beozia, famoso per aver sconfitto un drago che da molto tempo uccideva i giovani della città.

In Tespi vi era l'usanza di sacrificare ogni anno un giovane al drago che imperversava nel luogo, un giorno venne scelto Cleostrato tramite sorteggio, egli grazie all'aiuto del suo amico Menestrato, che gli fabbricò un'armatura di metallo con particolari ganci, riuscì aa affrontare l'orrenda creatura. Cleostrato non era abile con le armi infatti venne subito divorato dal mostro, ma i ganci di ferro (o squame) dilaniarino dall'interno la creatura uccidendola. Cleostrato in ogni caso non sopravvisse allo scontro.

Cleotera

Nella mitologia greca, Cleotera era il nome di una delle figlie di Pandareo e di Armotoe.

Cleotera aveva due sorelle, Edona o Edone e Merope , le ragazze da giovani persero entrambi i genitori e furono allevate dalle dee, Afrodite con l'aiuto di Era e Atena, che le crebbero insegnandole varie abilità. Da adulta, Cleotera, poco prima delle nozze per colpa di una distrazione delle divinità venne rapita dalle erinni.

Nell'Odissea il racconto viene narrato da Penelope.

Edited by demon quaid - 10/12/2014, 20:02
 
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