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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 3/8/2010, 10:30 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Danae

Danae è una figura della mitologia greca, figlia di re Acrisio di Argo e di Euridice (nessuna relazione con l'Euridice di Orfeo) oppure di Aganippe. Danae era la madre di Perseo, che ebbe da Zeus. Le viene talvolta attribuita la fondazione della città di Ardea in Lazio.

Contrariato dalla mancanza di un erede maschio, Acrisio chiese ad un oracolo se le cose sarebbero cambiate. L'oracolo gli disse di andare fino alla fine della Terra, dove sarebbe stato ucciso dal figlio di sua figlia. Danae era senza figli, così il padre la rinchiuse in una torre di bronzo (o una caverna), ma Zeus andò da lei in forma di pioggia d'oro e la mise incinta. Poco dopo nacque suo figlio Perseo.

Infelice, ma deciso a non provocare l'ira degli dei uccidendo la sua discendenza, Acrisio abbandonò i due in mare, dentro una scatola di legno. Il mare venne calmato da Poseidone, su richiesta di Zeus, e madre e figlio sopravvissero. Arrivarono a terra sull'isola di Serifo, dove vennero raccolti da Ditti, fratello di Re Polidette, che allevò il ragazzo fino all'età adulta.

Successivamente, dopo che Perseo ebbe ucciso Medusa e salvato Andromeda, la profezia dell'oracolo si avverò.

Perseo partì verso Argo, ma venuto a sapere della profezia si recò invece a Larissa, dove si svolgevano dei giochi atletici. Per caso Acrisio si trovava lì, e Perseo lo colpì accidentalmente con il suo giavellotto (o con un disco), avverando la profezia. Troppo imbarazzato per tornare ad Argo, cedette il regno a Megapente, figlio di Proteo (fratello di Acrisio) in cambio del regno di Tirinto. Perseo fondò anche Micene e Midea.

Secondo una più tarda leggenda italica, Danae, liberata dal figlio, giunse in Italia, fondò Ardea, sposò Pilumno e da queste nozze nacque Dauno antenato di Turno.

Danaidi

Le Danaidi, figure della mitologia greca, erano le cinquanta figlie di Danao (che le aveva avute in parte da Polisso, in parte da Pieria), protagoniste di mitologiche vicende da cui sarebbe derivata l'origine del popolo dei Danai, cioè i Greci. Queste vicende si intrecciano con l'antagonismo fra i due fratelli Egitto e Danao, il primo re d'Egitto e padre di 50 figli maschi, il secondo re di Libia.

Le 50 figlie di Danao, rifiutandosi di maritarsi coi propri cugini, fuggirono col padre ad Argo. I giovani le inseguirono e le costrinsero al matrimonio. Danao diede ad ognuna l'ordine di uccidere il proprio marito. Tutte obbedirono eccetto Ipermnestra, che aveva sposato Linceo. In seguito Danao fece sposare le 49 figlie con principi e gente del luogo dando origine ai Danai. Linceo non tarderà a vendicare i suoi fratelli uccidendole tutte e risparmiando dalla morte la sola Ipermnestra.

La condanna

Negli inferi, le Danaidi, furono condannate da Giove a riempire d'acqua una gran botte che aveva il fondo bucato. Così quanta acqua ci mettevano e tanta ne usciva. Viene usato come modo di dire la botte delle Danaidi paragonando le amministrazioni o le famiglie sprecone che non riescono a mettere niente da parte e che quanto più riscuotono tanto più spendono.

La leggenda delle Danaidi fu d'ispirazione per la tragedia Le Supplici di Eschilo.

Danao

Figlio di re Belo, che regnava a Chemmi nella Tebaide, e di Anchinoe. Aveva altri due fratelli, Egitto e Cefeo.
Egitto ebbe in sorte il regno d'Arabia, ma conquistò anche la terra dei Melampodi e la chiamò Egitto dal proprio nome. Cinquanta figli gli nacquero da varie donne. Danao, inviato a governare la Libia, ebbe cinquanta figlie, chiamate Danaidi e anch'esse nate da madri diverse. Alla morte del padre, Cefeo si prese la parte meridionale del regno, mentre Danao ed Egitto litigarono per via dell'eredità. Egitto, dimostrandosi conciliante, propose al fratello un matrimonio in massa tra i cinquanta principi suoi figli e le cinquanta principesse figlie di Danao. Ma Danao, che sospettava una losca trama, non volle acconsentire e, quando un oracolo confermò i suoi timori e disse che Egitto aveva in animo di uccidere tutte le Danaidi, si preparò a fuggire dalla Libia.
Con l'aiuto di Atena costruì una nave per sé e per le sue figlie (il primo vascello a due prore che solcasse i mari) e tutti assieme salparono per la Grecia, passando da Rodi. Colà Danao dedicò una statua ad Atena in un tempio innalzato alla dea dalle Danaidi, tre delle quali morirono durante il soggiorno nell'isola; da loro presero il nome le città di Lindo, Ialiso e Camiro.
Da Rodi fecero vela per il Peloponneso e sbarcarono presso Lerna, dove Danao annunciò che per volontà divina egli era stato prescelto quale re di Argo. Benché il re argivo, Gelanore, ridesse delle sue pretese, il popolo si riunì la sera stessa per discutere della faccenda. Gelanore non avrebbe perduto il trono, nonostante le dichiarazioni di Danao, se gli Argivi non si fossero attardati a discutere fino all'alba, quando un lupo scese arditamente dalle colline, attaccò una mandria che pascolava presso le mura della città e uccise un toro. Gli Argivi videro nell'episodio un presagio: se si fossero opposti alla volontà di Danao, egli avrebbe conquistato la città con la forza. Indussero dunque Gelanore a cedergli il trono. Danao, convinto che il lupo fosse stato Apollo sotto false spoglie, gli dedicò ad Argo il famoso tempio di Apollo Licio ("Apollo dal Lupo").
Quando Danao giunse in Argolide, il paese soffriva per una prolungata siccità, poiché Poseidone, irritato per il verdetto di Inaco che assegnava quella zona a Era, aveva prosciugato tutti i fiumi e tutti i torrenti. Danao mandò le sue figlie in cerca d'acqua, con l'ordine di placare l'ira di Poseidone con ogni mezzo possibile. Una delle Danaidi, mentre cacciava un cervo in una foresta, disturbò inavvertitamente il sonno di un Satiro, il quale balzò in piedi e cercò di usarle violenza. Ma Poseidone, invocato dalla fanciulla, si precipitò sul Satiro con il suo tridente. Il Satiro, chinandosi, schivò il colpo, il tridente si conficcò in una roccia e Poseidone stesso si giacque con Amimone. Saputo poi che Amimone andava in cerca di acqua, il dio le disse di estrarre il tridente dalla roccia, e dai tre buchi lasciati dalle punte subito sgorgarono tre zampilli. Codesta fonte, ora detta di Amimone, è la sorgente del fiume Lerna che non si prosciuga mai, nemmeno durante la grande calura estiva.
Egitto mandò allora i suoi figli ad Argo, ordinando loro di non tornare in patria prima di aver punito Danao e tutta la sua famiglia. Danao fu quindi costretto a cedere al loro volere e i giovani si portarono le loro spose le quali, segretamente istruite dal padre, durante la notte li uccisero. Soltanto uno sopravvisse: per consiglio di Artemide, Ipermestra salvò la vita di Linceo che aveva rispettato la sua verginità, e lo aiutò a fuggire nella città di Lincea. Ipermestra pregò Linceo di accendere una fiaccola per avvertirla che era giunto in salvo, e gli Argivi ancora oggi accendono dei falò in ricordo dell'episodio. All'alba, Danao seppe che Ipermestra aveva disubbidito ai suoi ordini e la portò in tribunale affinché fosse condannata a morte; ma i giudici la assolsero. Linceo e Ipermestra poterono così riunirsi come marito e moglie e Danao, che voleva sposare le sue altre figlie il più presto possibile, indisse una gara di corsa nella via ora chiamata Afeta: il vincitore avrebbe avuto il diritto di prima scelta, e così via fino all'ultimo arrivato. Tutti i discendenti da questi connubi ebbero il titolo di Danai; e gli Argivi ricordano l'episodio celebrando la cosiddetta Gara Imenea.
Secondo un'altra tradizione, Linceo per vendicare i fratelli, uccise Danao e gli succedette al trono e uccise anche tutte le sue figlie, esclusa Ipermestra. Le Danaidi vennero punite nel Tartaro per il loro crimine e costrette per l'eternità a riempire d'acqua una giara bucata.

Dardano

Dàrdano è una figura della mitologia greca, etrusca e romana. Era figlio di Zeus, o del re etrusco Corito (secondo la tradizione virgiliana), e di una pleiade di nome Elettra figlia di Atlante.

Al verso 216 del libro XX dell'Iliade Omero dice che Dardano fondò Dardania, e che poi i suoi discendenti fondarono Troia. Secondo la tradizione greca, egli veniva dall'isola di Samotracia; ma secondo la versione etrusca narrata da Virgilio (Eneide, III 94 ss.; 154 ss.; VII 195-242; VIII 596 ss.; IX 9 ss.), egli era giunto a Samotracia proveniente dalla etrusca città di Corito Tarquinia. Sarà questo il motivo per cui, dopo la rovina di Troia, gli dèi Penati della città imporranno ad Enea di ricondurre in Italia, a Corito-Tarquinia, i superstiti Troiani. Enea sbarcherà con i suoi alla foce del Tevere etrusco (come Virgilio chiama più volte il fiume), sul confine fra l'Etruria e il Lazio vetus, ma lui stesso, di persona, si recherà a Corito-Tarquinia, in Etruria, antica madre di Dardano e della stirpe troiana.

Secondo alcune tradizioni, quando Dardano giunse in Asia Minore sposò Batiea, figlia del re del paese, Teucro, o, secondo altre fonti, Arisbe.

Dall'unione di Dardano con la sua sposa nacque Erittonio che sposerà Astiope. Dai discendenti Pandione e Troo, a quest'ultimo la mitologia accredita la derivazione del nome Troia alla cittadella. Lo stesso quindi è il capostipite della stirpe troiana di Priamo. Dall'altra stirpe, quella di Pandione, sarà generato Teseo. Dardano è considerato un civilizzatore sul piano religioso: a lui si deve infatti il culto del Palladio nella cittadella di Troia, e l'introduzione del culto di Cibele in Frigia.

Dardano
(Biante)

Dardano è il nome di un guerriero dell' Iliade, menzionato nel libro XX.

Dardano era un giovane troiano, figlio di Biante e fratello di Laogono. Il padre gli aveva dato questo nome in onore dell'omonimo fondatore di Troia.

La morte

Scoppiata la guerra di Troia, Dardano partecipò in difesa della città insieme al fratello. I due combattevano su un carro. Caddero entrambi vittime dell'ira di Achille, esplosa dopo che Ettore aveva ferito mortalmente il suo compagno d'armi Patroclo. Achille uccise dapprima Laogono con una lancia e poi ferì mortalmente Dardano con la spada, lasciandolo agonizzante sul terreno.

Darete


Darete è il nome di un personaggio mitologico troiano che compare sia in Omero che in Virgilio.

Nell'Iliade

Nel quinto canto dell'Iliade Darete è il sacerdote di Vulcano, ricco ed onorato, padre dei due giovani guerrieri Fegeo e Ideo. Questi furono i primi troiani ad affrontare Diomede, che combattendo col favore della dea Atena era dotato di forza eccezionale. Durante il combattimento Fegeo venne ucciso, mentre Ideo si mise in salvo grazie all'intervento di Vulcano, il quale, pur essendo divinità avversa ai Troiani, volle evitare la rovina totale della famiglia del suo sacerdote.

Nell'Eneide

Nel quinto libro dell'Eneide Darete fa parte invece del seguito di Enea. È il primo a presentarsi alla gara di pugilato nei giochi indetti da Enea in Sicilia per commemorare l'anniversario della morte del padre Anchise. Darete è un pugile, considerato imbattibile. Nella gara di lotta infatti nessuno si presenta a raccogliere la sfida da lui lanciata ma, solo quando egli arrogantemente pretende di ricevere il premio senza aver combattuto, si fa avanti uno sfidante sicano, Entello, più anziano di Darete, che dispone di forza straordinaria e di grande esperienza ed è stato allievo del mitico Erice, l'eroe eponimo del monte Erice ucciso da Ercole. Darete ha la peggio, vomitando denti misti a sangue, ma viene salvato da Enea che interrompe il combattimento decretando la vittoria di Entello. Egli diventa esempio di arroganza punita. Darete muore nel dodicesimo libro del poema, nella guerra contro gli Italici, per mano di Turno.

Darete il frigio

Stando alla tradizione, il Darete troiano, sacerdote di Efesto a Troia, era l'autore di un poema incetrato sulle vicende della guerra di Troia, e realizzato prima dell'Iliade di Omero (Eliano, Variae Historiae, XI, 2.). Un'opera in latino, forse una traduzione dell'originale greco, era intitolata Daretis Phrigii de excidio Trojae Historia che venne letta nel Medioevo, venne riscritta da Cornelio Nepote, dedicandola a Sallustio.

Dascilo

Nella mitologia greca, Dascilo era un nome riferito a diversi personaggi del mito

Sotto tale nome ritroviamo:

* Dascilo figlio (o nipote) di Tantalo e padre di Lico, re di Paflagonia
* Dascilo, figlio di Lico

Dascilo, figlio di Lico


Come si usava a quell’epoca si era soliti dare il nome del proprio padre al proprio figlio, questo è il caso di Dascilo figlio di Lico.

Durante l’avventura degli argonauti, i famosi eroi unitisi a Giasone per il recupero del vello d’oro, arrivarono all’isola dove Lico regnava. Poco prima gli avventurieri avevano ucciso uno dei rivali del re e lui per ringraziarli gli offrì l’aiuto di Dascilo il figlio che ben conosceva la Colchide, luogo dove si apprestarono ad andare.

Dattili


Nella mitologia greca, vengono chiamati Dattili alcuni figli di Rea.

Secondo alcuni mentre stava partorendo Zeus, Rea presa dal dolore mosse le sue dita al suolo, schiacciandole con tanta forza che uscirono fuori i Dattili. Cinque maschi dalla mano destra e conseguenzialmente, cinque femmine dall'altra mano.

Alcuni dicono che vivevano sul monte Ida molto tempo prima rispetto alla nascita di Zeus.

Altri che la ninfa Anchiale li diede alla vita nella grotta del Ditte.

Vita


I fratelli dattili erano bravissimi fabbri, infatti furono i primi a scoprire il ferro, in un monte a loro vicino, il Berecinzio. Invece le loro sorelle stabilitesi a Samotracia, avevano maestria nell'arte della magia ed iniziarono Orfeo al mistero della dea.

I nomi sono tenuti in segreto.

Dauno

Re eponimo dei Dauni, figlio di Licaone e fratello di Enotrio, Peucezio e Japige. Sua figlia andò in sposa a Diomede per via del suo apporto nella guerra contro i Messapi. Secondo l'Eneide, Dauno è il padre di Turno.

Dauno
(Licaone)

Dauno era un personaggio della mitologia greca.

Era figlio di Licaone, re dell'Arcadia. Come Diomede e altri personaggi della guerra di Troia che abbandonarono la Grecia per trovare fortuna altrove, Dauno è entrato a far parte della mitologia italica, in particolare quella pugliese, essendo l'eroe eponimo della popolazione dei Dauni. Insieme ad altri fratelli, tra cui Iapige e Peucezio Dauno sbarcò sulle coste della Puglia scacciò gli Ausoni e qui fondò nuove città. Si scontrò con Diomede ma poi diede a questi in moglie la figlia Euippa. La Daunia , l'attuale regione settentrionale della Puglia (provincia di Foggia), deriva il suo nome da Dauno.

Decelo

Nella mitologia greca, Decelo era l'eroe di Decelea, famoso per essere un amico dei Dioscuri.

All'epoca in cui i Dioscuri erano alla ricerca della loro sorella Elena, rapita in precedenza da Teseo, entrarono nella città di Decelea. Qui incontrarono Decelo che detestava Teseo, sia per il suo carattere ma anche per le sue mire espansionistiche che minacciavano la sua città, appena ne ebbe l'occasione rivelò ai fratelli dove era nascosta la sorella. In seguito alla liberazione fu concessa alla città intera la liberazione da ogni tributo a Sparta.
Dedalione

Dedalione, figura della mitologia greca, era uno dei quattro figli nati dall'unione di Borea, l'impetuoso vento del nord, e Orizia, una delle tre figlie di Erittonio (o Eretteo).

Nelle leggende è tratteggiato il suo carattere violento e bellicoso.

Ebbe anche una figlia, Chione, che, innamoratasi di Apollo e poi di Hermes, destò la gelosia di Artemide che la uccise trafiggendola con una freccia. Dedalione, sconvolto, si mise a vagare senza meta. Un giorno, giunto sulla sommità di un monte, tentò il suicidio gettandosi nel vuoto, ma l'intervento di Apollo lo trasformò in un falco.

Dedalo

Dedalo è un personaggio leggendario della mitologia greca, grande architetto, scultore ed inventore, noto per essere il costruttore del famoso labirinto del Minotauro.

Figlio di Mezione, Dedalo era probabilmente originario di Atene, dove era un apprezzato scultore. In seguito all'omicidio del suo assistente e nipote Talo, che avrebbe ucciso perché geloso della sua maestria, fu accolto a Creta dal re Minosse.
Durante questo suo soggiorno al palazzo, lo scultore attirò il desiderio di una schiava del re di Creta, di nome Naucrate, la quale s'innamorò perdutamente della sua maestria e della sua bellezza. Dedalo si unì alla giovane, che gli diede un figlio, Icaro.

A lui è attribuita la costruzione della mucca di legno nella quale Pasifae, moglie di Minosse, si accoppiò con il toro sacro inviato da Poseidone. Dall'unione nacque il Minotauro, che fu rinchiuso per ordine di Minosse nel labirinto costruito da Dedalo.

Essendo a conoscenza della struttura del labirinto, Dedalo, una volta finita la sua opera, vi fu rinchiuso con il figlio Icaro. Per scappare Dedalo costruì con delle penne due paia d'ali e le attaccò ai loro corpi con la cera. Durante il volo Icaro si avvicinò troppo al sole ed il calore fuse la cera, facendolo cadere in mare.

Fuggito da Creta, Dedalo si recò in Sicilia, dove trovò rifugio presso il re Cocalo. Minosse, per cercare di riacciuffare il fuggitivo, escogitò un piano: promise una forte ricompensa a chiunque avesse trovato il modo di far passare un filo tra le volute di una conchiglia. Dedalo riuscì nell'impresa, legando un filo ad una formica che, introdotta nella conchiglia i cui bordi aveva cosparso di miele, passò tra gli orifizi per trovare il miele.

Minosse giunse in Sicilia e pretese la consegna di Dedalo, ma le figlie del re Cocalo aiutarono Dedalo ad ucciderlo.

Dedalo visse ancora molti anni in Sicilia fino a quando decise di andare con Iolao, nipote di Eracle, in Sardegna dove si stabilirono.

Dedalo nell'Eneide


Virgilio ricorda Dedalo nel VI libro dell'Eneide, quando Enea giunge al "tempio immane" della Sibilla cumana. Fu appunto Dedalo a costruire il tempio, a consacrarlo a Febo e ad incidere sui battenti la storia del mito che lo riguardava, dalla morte di Androgeo fino ai "ciechi passi" di Teseo lungo il filo d'Arianna. Solo del figlio Icaro manca la storia, perché il padre fu fermato due volte dal troppo dolore nel raffigurare l'evento: bis patriae cecidere manus ("due volte caddero le mani paterne").

Edited by demon quaid - 13/12/2014, 12:08
 
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