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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 5/8/2010, 14:18 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Deianira

Deianira è una figura della mitologia greca, era figlia di Oineo, re di Calidone, e di Altea. In una versione diversa, era nata dagli amori di quest'ultima e Dioniso, il dio della vite, il quale la concepì durante una sua visita all'amico Oineo.

Eracle per averla in sposa sfidò e sconfisse il dio fluviale Acheloo.

Dopo il matrimonio, durante il trasferimento in Tessaglia, giunsero presso la sponda di fiume in piena. Deianira era titubante, mentre Eracle era certo di poter superare l'ostacolo senza difficoltà.

In quel mentre giunse un centauro chiamato Nesso, che spiegò d'essere il traghettatore del fiume. I due, non avendo motivo di dubitare, accettarono l'invito, ma non appena furono approdati sull'altra sponda Nesso rapì Deianira e fuggì al galoppo. Eracle puntò l'arco e scoccò una freccia, colpendo il centauro al cuore.

Il centauro, prossimo alla morte, sussurò a Deianira di conservare il suo sangue, perché, miscelato con olio profumato, sarebbe potuto divenire un filtro magico che, cosparso sulle vesti di Eracle, l'avrebbe indotto a non guardar più alcun'altra donna.

Deianira versò il sangue in un'ampolla e lo tenne con sé; si congiunse ad Eracle e proseguirono il viaggio.

Tempo dopo, in Deianira crebbe il timore che la principessa Iole avesse possibilità di sottrarle il marito. Ricordandosi dell'episodio di Nesso cosparse una veste col suo sangue e la diede allo schiavo Lica affinché la consegnasse all'ignaro marito. Ma ignorava che il centauro fosse stato ucciso con le frecce avvelenate col sangue dell'idra di Lerna. Se ne accorse quando vide che una goccia di sangue, che cadde dal vestito cominciò a bruciare; allora tentò di salvare Eracle, ma egli aveva già indossato l'abito. L'eroe morì bruciato tra atroci dolori e la vendetta del centauro fu compiuta.

Deianira, ingannata e disperata, si uccise anch'ella.

Deicoonte


Deicoonte è il nome di due personaggi della mitologia greca, figli rispettivamente di Eracle e di Pergaso.

Deicoonte fu uno dei tre figli nati dall'unione di Eracle e Megara, figlia del re Creonte; gli altri due erano Terimaco e Creontiade. Stava praticando esercizi militari insieme ai suoi fratelli e a due dei suoi cugini, quando Eracle, fatto impazzire da Era, scambiandoli per nemici, li uccise tutti a colpi di spada e gettò i loro cadaveri nel fuoco.
Deicoonte, figlio di Pergaso [modifica]

Deicoonte, figlio del dardano Pergaso, fu uno dei più impavidi guerrieri che difesero Troia dagli assalti degli achei. Inseparabile compagno di Enea, era onorato dai Troiani al pari dei figli di Priamo poiché amava schierarsi sempre nelle prime file. Agamennone, dopo aver incitato i suoi guerrieri all'attacco, gli traforò lo scudo con la sua lancia, mentre la sua lama penetrò facilmente nel ventre dell'avversario.

Accecato dalla vendetta, Enea uccise due fortissimi gemelli, Cretone e Orsiloco.

Deidamia

Deidamia è una figura della mitologia greca, figlia di Licomede re di Sciro.

Sposò Achille mentr'egli era alla corte del padre, dove era stato celato dalla madre Teti sotto spoglie femminili affinché non partisse per la guerra di Troia; dal loro matrimonio nacque Neottolemo o Pirro. La fanciulla fu abbandonata dall'eroe incinta del bambino, a causa dell'astuto stratagemma messo a punto da Ulisse per ottenere la partecipazione di Achille al conflitto. Deidamia concesse la partenza del figlio Neottolemo una volta che i capi achei lo reclamarono e, al termine della guerra di Troia, fu maritata ad Eleno, figlio di Priamo. Talune tradizioni attribuiscono la maternità di Neottolemo alla figlia di Agamennone, Ifigenia.

Deifobo

Nella mitologia greca, Deifobo è un figlio di Priamo e di Ecuba ed è un principe troiano. Durante la guerra di Troia, che scoppiò a causa del rapimento della regina di Sparta, Elena, da parte di Paride, suo fratello, Deifobo si distinse e fu tra i figli di Priamo, a parte Ettore e Paride, quello che si mise più in evidenza.

Prima della guerra di Troia


Secondo Apollodoro, Deifobo è il terzo figlio maschio di Priamo ed Ecuba, dopo Ettore e Paride, ovvero il loro sesto figlio. Sin da fanciullo mostrò un carattere piuttosto rude, ma soprattutto ben predisposto all'arte della guerra.

Durante i giochi funebri in memoria del fratello più grande, ucciso ancora neonato, Deifobo vi prese parte insieme ai suoi fratelli e si distinse in numerose gare, ma, quando un misterioso giovane riuscì a sorpassarlo nella gara di cocchi, il troiano, sdegnato, si accordò con i fratelli per uccidere il nuovo arrivato.

Mentre venivano appostate numerose guardie alle uscite dello stadio, Deifobo si armò insieme al fratello maggiore Ettore e, con la spada sguainata, si avventò contro il vincitore delle gare, il quale aveva ottenuto come premio ben tre corone. Il giovane, spaventato, si rifugiò sull'altare di Zeus, e allora un pastore, di nome Agelao, svelò a Priamo l'identità dello sconosciuto: egli era Paride, fratello di Deifobo, il quale era stato allevato sul monte Ida a causa di oscure predizioni che lo avevano tormentato sin dalla nascita. Da allora, nonostante alcune opposizioni, il giovane principe troiano venne accolto nella reggia dove si riappacificò con Deifobo e gli altri suoi fratelli.

Guerra di Troia

I primi anni di guerra


Quando Paride rapì la giovane Elena, moglie del re di Sparta Menelao, Deifobo prese parte alla guerra contro gli Achei. Quando le navi dei nemici s'appostarono presso la costa della Troade, l'eroe, insieme all'esercito troiano, avanzò contro di loro per impedire lo sbarco. Qui, secondo alcuni autori, riuscì a trafiggere con un giavellotto l'eroe Protesilao.

Deifobo ricomparve nuovamente durante i primi anni di guerra, quando, assediata la roccaforte di Troia dai nemici, tentò di portare aiuto al fratello Troilo, minacciato da Achille. Sua sorella Polissena, sfuggita all'ira dell'eroe greco, riuscì a portare la notizia della morte del fratello; armatisi, Ettore, insieme al cugino Enea e ai fratelli Polite e Deifobo giunse sul luogo dell'assassinio, ma oramai era troppo tardi, anche per vendicare la sua morte.

Combattimento contro l'accampamento acheo

Nel corso della guerra, insieme con il fratello Eleno, Deifobo guidò un gruppo di guerrieri e col titolo di comandante è ricordato specialmente nell'Iliade di Omero. Giunse coi suoi uomini fino alle fortificazioni difensive dell'accampamento nemico, che erano state appena costruite, ma qui, avanzando, fu preso di mira da Merione, consigliere di Idomeneo, il quale gli scagliò contro una lancia sperando di colpirlo; tuttavia l'arma non lo ferì, trapassò leggermente lo scudo del troiano, senza riuscire neanche a penetrarlo. Deifobo continuò a combattere valorosamente, ma quando vide soccombere sotto i suoi occhi il giovane condottiero troiano Asio, ucciso da Idomeneo, si coprì con lo scudo e scagliò l'asta aldilà delle file nemiche, trafiggendo Ipsenore, un guerriero acheo. Vantandosi della sua impresa, il troiano atterrì con le sue crudeli parole i guerrieri achei, ma Idomeneo, per incoraggiare i suoi uomini, uccise con un giavellotto Alcatoo, cognato di Enea.

Quando Idomeneo oltraggiò Deifobo, canzonandolo per come aveva fatto ben tre vittime rispetto ad egli che aveva ucciso solo Ipsenore, il figlio di Priamo tentennò per il contrattacco, ma andò invece a chiamare Enea, il quale era fermo nel bel mezzo della battaglia, a causa del rancore che portava contro Priamo, il quale non considerava il suo valore. Spronato da Deifobo, l'eroe dardano entrò in battaglia in compagnia sua e di altri troiani e qui compì una grande strage. La battaglia riprese, e stavolta Deifobo scagliò la lancia in direzione dell'odioso Idomeneo, ma ancora sbagliò, facendo però un'altra vittima eccellente, Ascalafo, figlio di Ares, che colpì trapassandogli la spalla robusta. Il dio della guerra sarebbe intervenuto per vendicare la morte del figlio, ma Zeus lo vietò, dato che il suo comando era che nessuna divinità intervenisse nel campo di battaglia. Deifobo cercò allora di possedere l'elmo della sua vittima, tuttavia Merione gli trapassò con la lancia il suo braccio, e gli impedì di impossessarsene. L'eroe troiano sarebbe sicuramente morto se Polite, suo fratello, non fosse intervenuto afferrando Deifobo per la vita e conducendolo in salvo verso Troia, seppure perdeva molto sangue dalla ferita. Più tardi, Ettore, deciso ad incendiare tutte le navi achee, si domandò dove fosse finito il fratello, ma quando vide che nessuno lo raggiungeva, avanzò contro i Danai da solo.

L'inganno di Atena


Quando Achille tornò in battaglia deciso a vendicare la morte del suo amico Patroclo, Ettore, temendo la foga dell'eroe, scappò per evitare uno scontro; dopo aver fatto tre giri di corsa intorno alle mura della sua città, la dea Atena assunse le sembianze di Deifobo e gli andò incontro, e lo incitò a non temere Achille, ma a fermarsi e ad affrontarlo.

Ettore, pensando di parlare con suo fratello, ascoltò il consiglio e diede ragione alla dea, poi tornò indietro e parlò con Achille affinché il duello potesse iniziare. Per primo, il troiano scagliò la sua lancia contro Achille. Mancato il bersaglio si rivolse a Deifobo chiedendo di dargli un'altra lancia, ma questi era svanito nel nulla. A quel punto Ettore comprese che gli dei lo avevano ingannato ed abbandonato ed andò incontro alla morte per mano del figlio di Peleo.

Dopo la morte di Ettore, Priamo, suo padre, volle raggiungere Achille nella sua tenda per chiedere la restituzione del cadavere. Camminando nel palazzo reale, il vecchio re scorse gli altri suoi figli oziosi nella reggia e, sdegnato, iniziò a rimproverarli duramente, prendendosela anche con Deifobo, dato che anziché lottare o fare qualcosa per aiutare il loro padre, erano tutti intenti al non far nulla, nello sfarzo e in una calda accoglienza.

La morte di Achille

Secondo alcune tradizioni, il giorno in cui venne per domandargli il corpo del figlio ucciso, Achille chiese a Priamo di dargli in sposa la propria figlia minore, Polissena; il re accettò ma a patto che gli Achei avessero rinunciato alle loro pretese e abbandonato la Troade. Sapendo ciò, Polissena decise di vendicarsi: chiese ad Achille il segreto della sua invulnerabilità, e quando l'eroe, perdutamente innamorato della fanciulla, acconsentì a rispondere, la troiana raggiunse i fratelli Paride e Deifobo per riferire tutto ciò che aveva saputo dal suo futuro marito.

Su richiesta di Polissena, Achille si recò nel tempio di Apollo Timbreo a piedi nudi e senza armi per innalzare un sacrificio agli dei, all'inizio del loro matrimonio. Per fingere di conciliare questa unione, Deifobo strinse l'eroe in un abbraccio apparentemente amichevole e proprio allora incitò Paride, nascosto dietro la statua del dio Apollo, a scagliare la sua freccia, che colpì l'eroe al tallone, unico punto vulnerabile, ferendolo a morte.

Tra gli spasimi, Achille afferrò un tizzone da un focolare acceso lì vicino, e con quello si abbatté sui Troiani là riuniti, massacrandoli tutti insieme, inclusi i servi e i sacerdoti del tempio. Deifobo e Paride riuscirono invece a fuggire, scampando alla strage e lasciando l'eroe nel tempio, dove morì alcuni minuti dopo. Questa uccisione a tradimento suscitò lo sdegno di numerosi troiani, soprattutto di Eleno e di Enea, tanto che da allora Deifobo e Paride persero l'appoggio di qualsiasi loro concittadino.

Il matrimonio con Elena


Quando anche Paride venne ucciso per mano dell'arciere Filottete, Priamo offrì Elena al «più valoroso» dei suoi figli; Deifobo ed Eleno si presentarono al suo cospetto, per reclamare la fanciulla e affermando la loro superiorità in battaglia. Priamo stesso decise di affidare la donna a Deifobo, non solo perché era il più grande, ma anche perché si era dimostrato più valoroso di tutti gli altri suoi fratelli. Il matrimonio fu stabilito, ma Elena, secondo la maggior parte dei racconti, diversamente da quanto accaduto con gli altri suoi due mariti, non si era mai innamorata di Deifobo e decise che piuttosto preferiva tornare da Menelao. La scelta di Priamo venne criticata dalla maggior parte dei Troiani.

Una notte la figlia di Zeus fu sorpresa da una sentinella mentre cercava di calarsi giù dalle mura della città con una corda. Elena venne quindi trascinata a forza da Deifobo, il quale la sposò ugualmente nonostante andasse contro la sua volontà. Lo sdegno che scoppiò tra i troiani fu così forte che Eleno, disgustato dal comportamento del fratello, abbandonò la sua città rifiutandosi di difenderla anche se fosse caduta per mano dei nemici.

La sera stessa in cui il cavallo di Troia fu trascinato in città, Deifobo accompagnò Elena presso l'enorme costruzione di legno, e qui la fanciulla, quasi volesse divertire il compagno, iniziò a gridare i nomi dei guerrieri Achei attorno al cavallo, imitando le voci delle loro mogli, per vedere se le forze nemiche si fossero appunto nascoste al suo interno. Menelao ed Odisseo dovettero trattenere a forza i loro compagni per impedire loro di rispondere ai richiami.

La fine di Deifobo

In piena notte, quando fu dato il segnale nell'esercito acheo, Elena lasciò nel letto Deifobo e si apprestò a portare via di casa tutte le sue armi, per impedire qualsiasi sua resistenza. Aspettò poi con fiducia l'arrivo di suo marito Menelao, mentre il figlio di Priamo dormiva inconsapevole di ciò che avrebbe fatto sua moglie o tantomeno dell'intervento dei Greci.

Durante il successivo saccheggio di Troia, Menelao, insieme ad Odisseo (oppure con Agamennone), raggiunse ansioso la casa di Deifobo e qui trovò Elena che vegliava sul troiano addormentato e ubriaco. Dopo che Menelao ebbe colpito Deifobo con la spada, Elena gli si gettò tra le sue braccia e fuggì con lui. Altre versioni affermano invece che Deifobo si svegliò all'improvviso, ma venne prontamente ucciso da Menelao (o da Odisseo o da entrambi; o ancora da Elena, per dimostrare la sua fedeltà al primo marito, che immerse la spada nella schiena del troiano; ma per i più comunque Elena ne festeggiò la morte). Il corpo di Deifobo venne orrendamente fatto a brandelli da Menelao.

Gli episodi riguardanti Deifobo si trovano nel libri XII, XIV e XXII dell'Iliade.


Nell'Eneide di Virgilio Deifobo appare ad Enea nel corso del suo viaggio nell'Oltretomba: ha parti del volto e le mani mutilate. Gli racconta la storia della propria morte, gli rivela il tradimento di Elena che aveva sottratto la sua spada e indicato a Menelao la sua camera da letto: è lei ad aprirne le porte e a chiamare i Greci, a cui si unisce anche Ulisse, insieme al quale fanno strazio del suo corpo. Dopo aver narrato ad Enea queste tristi vicende di morte, invoca gli dèi (Di, talia Grais instaurate...) perché gli concedano vendetta sui Greci. La Sibilla sollecita Enea a continuare il cammino, e Deifobo si allontana per tornare nelle tenebre (reddarque tenebris).

Vittime di Deifobo

1. Ipsenore, guerriero acheo, figlio di Ippaso e fratello di Demoleonte.
2. Ascalafo, capitano sovrano dei Mini, figlio del dio Ares e di Astioche, fratello di Ialmeno.
3. Licone, nome di un guerriero acheo.
4. Alcimo, intimo amico di Achille e del suo cocchiere Automedonte.
5. Driante, guerriero acheo.

Deifonte


Nella mitologia greca, Deifonte era il nome di uno dei figli di Antimaco, discendente di Eracle.

Cresciuto sposa la figlia di Temeno, Irneto, i due erano lontani parenti. Temeno in seguito alla guerra fatta dai figli e discendenti vari di Eracle (gli Eraclidi) ebbe come ricompensa per i suoi sforzi Argo e chiese l'aiuto di Deifonte per amministrare il regno. I suoi figli erano gelosi di tanta premura verso uno sconosciuto e cercarono di uccidere il loro padre in un agguato, egli non morì all'istante, ferito riuscì a dare il suo regno a Deifonte ed avverirlo della congiura in atto. I figli impauriti fuggirono dal regno, per poi tornarci con alleati. Deifonte fuggì con moglie e con Agreo, un parente di Temeno che non ha mai provato alcuna ostilità per lui. Si stabilirono a Epidauro ma gli uomini lo raggiunserò, rapendo Irneto. Cerine e Falce furono i colpevoli, ma prima che Deifonte potesse ucciderli essi tolsero la vita alla moglie di lui.

Deileonte


Nella mitologia greca, Deileonte o Deileone, era il nome di un compagno di avventura di Eracle.

Deileonte figlio di Deimaco, nato nella Tessaglia durante le fatiche di Eracle si unì a lui nella lotta contro le amazzoni, riportando facile vittoria.

Deileonte dopo l’avventura con Eracle si separò da lui, perdendo la strada. Quando insieme ai suoi fratelli risiedeva a Sinope fu raggiunto da Giasone, il comandante dei soldati scelti per il viaggio per il recupero del vello d’oro. Egli chiedeva aiuto in quanto erano morti diversi argonauti durante la spedizione e lo stesso Eracle, annoverato fra gli avventurieri, risultava disperso. Deileonte fu ben felice di unirsi al gruppo.

Deimaco

Nella mitologia greca, Deimaco era uno dei re di Tricca, in Tessaglia.

Egli è il padre di Deileone, Flogio e Autolico, e secondo altre versioni anche di Enarete. Alcuni suoi figli furono compagni di Ercole.

Deino

Nella mitologia greca, Deino o Dino era il nome di una delle figlie di Forco e di Ceto. faceva parte del gruppo delle Graie ed aveva come sorelle anchele Gorgoni.


Le altre due si chiamavano Enio e Penfredo, insieme erano chiamate anche Forcidi per via della discendenza dal padre. Di lei racconta Esiodo nella sua Teogonia che insieme a Enio erano calve dalla loro nascita e che indossava un vestito, un (Peplo) di croco.

Deioco

Nella mitologia greca, Deioco è il nome di un guerriero acheo, menzionato nel libro XV dell'Iliade.

Deioco era molto probabilmente un fante dell'esercito acheo al tempo della guerra di Troia. Dopo aver assistito alle stragi seminate Ettore nelle file greche, fuggì insieme ai suoi compagni sotto la pressione avversaria, avvilito, tra l'altro, dalla presenza di Apollo. Mentre cercava di mescolarsi tra i compagni, fu intravisto da Paride che vibrò nella sua direzione un colpo di lancia, cogliendolo di spalle, sotto la schiena. Il troiano si precipitò a spogliare Deioco dell'armatura ma, su invito di Ettore, abbandonò il cadavere nella pianura e proseguì la sua avanzata verso le navi achee.

Deioneo

Nella mitologia greca il nome Deioneo o Deione corrisponde a diverse figure mitologiche.


Sotto tale nome ritroviamo:

* Deioneo, figlio di Eolo e di Enareta. Fratello di Atamante, Sisifo, Salmoneo, Macareo, Creteo e Canace.
* Deioneo, re della Focide, sposò Diomedea, dalla cui unione nacquero vari figli, tra i quali Cefalo e Dia.

Deipile

Deipile (o Deifile) è una figura della mitologia greca, era figlia di Adrasto.

Sposò Tideo e dal loro matrimonio nacque Diomede.

Deipilo

Nella mitologia greca, Deipilo era il nome di uno dei figli di Polimestore e di Iliona, la figlia maggiore di Ecuba a Priamo.


Polimestore sposò una delle tante figlie di Priamo, il re di Troia. Ricevette come dono di nozze un valido aiuto, il fratello della moglie, Polidoro, che anche se ancora piccolo, doveva difenderlo dall'imminente guerra di Troia. Iliona temendo suo marito decise di scambiare suo figlio con suo fratello. Polimestore all'insaputa dei suoi parenti ottenebrato da promesse da parte dei greci decise di uccidere Polidoro non sapendo dello scambio alla fine uccise Deipilo.

Con il nome di Deipilo vi era anche uno dei tanti soldati greci, citato da Omero nel rapimento dei cavalli.

Deipiro

Nella mitologia greca, Deipiro era il nome di uno dei personaggi presenti nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re del regno di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade.

Deipiro, schierato dalla parte di Agamennone era all’inizio della guerra una sentinella, lui incitava il suo esercito nelle situazioni più pericolose come quando verso la fine della guerra i troiani arrivarono alle mura che difendevano la base dei greci presso le navi, tale pratica era comune dei guerrieri più ben visti e forti come Teucro prima di lui. Durante un'altra battaglia prestò soccorso ad Idomeneo rimasto solo contro Enea, forte guerriero troiano, ma durante tale battaglia altri eroi amici del protagonista dell’Eneide arrivarono fra cui il grande Eleno che con un colpo alla testa uccise Deipiro, trafiggendogli la tempia destra con il pesante ferro della spada.

Delfo (mitologia)

Nella mitologia greca, Delfo era il nome di uno degli eroi della città di Delfi di cui è il leggendario fondatore.

Non è chiara la sua discendenza, alcuni lo vedono come figlio di Poseidone e Melanto (figlia di Deucalione), che per giacere con lei il dio dei mari si trasformò in un delfino. Altri autori invece scrivono di lui come figlio di Apollo e di una donna non bene identificata (Celeno, Melenide, Melene o Tia)

Edited by demon quaid - 13/12/2014, 12:10
 
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