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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 7/8/2010, 11:40 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Deliade

Nella mitologia greca, Deliade è il figlio di Glauco ed Eurimede.

È protagonista del mito di Bellerofonte. Deliade, ovvero secondo alcune versioni Bellero, ne era infatti il fratello: egli venne però accidentalmente ucciso proprio da Bellerofonte (da qui deriverebbe il nome "uccisore di Bellero"). La vicenda dell'uccisione di Deliade è riferita nella Biblioteca di Apollodoro, secondo cui egli sarebbe anche identificabile, a seconda delle differenti tradizioni, come Pirene o come Alcimene.

Demetra

Figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus. Il nome molto probabilmente significa "Madre Terra": infatti Demetra è la dea madre per eccellenza, la dea della terra produttrice, che presiede all'agricoltura, vigila il sereno lavoro degli uomini, lo aiuta e lo rende più facile con i suoi insegnamenti. Divinità caratteristicamente greca, si distingue dalle altre "dee madri", come Rea e Cibele, perché mentre queste esprimono lo sfrenarsi selvaggio delle forze misteriose della natura prive di termini e di norme, essa rappresenta l'ordinata e regolare generazione della terra, sottoposta a certe leggi e al lavoro dell'uomo.
Ancor giovane e spensierata essa generò a Zeus, suo fratello, al di fuori di ogni vincolo coniugale, il lussurioso Iacco e la bella Core. Ebbe un altro figlio, Pluto, dal Titano Iasio, o Iasione, di cui si innamorò durante la festa per le nozze di Cadmo e Armonia, Riscaldati dal nettare che scorreva come fiume al banchetto, i due amanti sgusciarono fuori dal palazzo e si unirono "su un campo a maggese rivoltato tre volte". Al loro ritorno Zeus indovinò quel ch'era accaduto dall'aspetto dei due e, furibondo contro Iasio perché aveva osato toccare Demetra, lo colpì con la sua folgore. Ma altri dicono che Iasio fu ucciso da suo fratello Dardano, oppure fatto a pezzi dai propri cavalli.
Demetra ha un animo gentile ed Erisittone, figlio del re Triopa, fu uno dei pochi uomini che essa trattò con durezza. Alla testa di venti compagni, Erisittone osò invadere il bosco sacro che i Pelasgi avevano dedicato alla dea a Dozio, e cominciò ad abbatere alberi sacri per costruirsi una nuova sala per i banchetti. Demetra assunse l'aspetto della Ninfa Nicippa, sacerdotessa del bosco, e gentilmente ordinò ad Erisittone di desistere. Ma quando costui la minacciò con la sua ascia, Demetra gli si rivelò in tutto il suo splendore e lo condannò a soffrire la fame in perpetuo, per quanto mangiasse. A Pandareo di Creta, invece, che rubò il cane d'oro di Zeus e la vendicò così per l'uccisione di Iasio, Demetra concesse di non soffrire mai di mal di stomaco, quale che fosse la quantità di cibo mangiato.
Demetra perdette tutta la naturale gaiezza quando le fu rapita la figlia Core, in seguito chiamata Persefone. Ade si innamorò di Core e si recò da Zeus per chiedergli il permesso di sposarla. Zeus temeva di offendere il fratello maggiore con un rifiuto, ma sapeva d'altronde che Demetra non l'avrebbe mai perdonato se Core fosse stata confinata nel Tartaro; rispose dunque diplomaticamente che non poteva né negare né concedere il suo consenso. Ade si sentì allora autorizzato a rapire la fanciulla mentre essa coglieva fiori in un prato. Demetra cercò Core per nove giorni e nove notti, senza mangiare né bere e invocando incessantemente il suo nome. Riuscì a sapere qualcosa soltanto da Ecate, che un mattino all'alba aveva udito Core gridare "Aiuto! Aiuto!" ma, accorrendo in suo soccorso non vide più traccia di lei.
Il decimo giorno Demetra, accompagnata dal piccolo Iacco, giunse sotto l'aspetto di una vecchia a Eleusi, dove re Celeo e sua moglie Metanira l'accolsero ospitalmente, invitandola a rimanere presso di loro come nutrice di Demofonte, il principino appena nato. La balia asciutta, la vecchia Baubo, la indusse con un trucco a bere acqua d'orzo profumata alla menta; poi cominciò a gemere come se avesse le doglie e inaspettatamente tirò fuori di sotto le sottane il figlio di Demetra, Iacco, che balzò tra le braccia della madre e la baciò. Per essersi fatto beffe di Demetra, sorpresa a bere con troppa avidità, Abante, il figlio maggiore di Celeo, fu trasformato in lucertola dalla dea infuriata. Pentita e un po' vergognosa per l'accaduto, Demetra decise di fare un favore a Celeo rendendo immortale Demofonte. La notte stessa lo tenne alto sopra il fuoco per bruciare tutto ciò che in lui era mortale. Metanira entrò per caso nella stanza prima che la cerimonia fosse finita e ruppe l'incantesimo; così Demofonte morì. "La mia casa è la casa della sventura!" gridò Celeo, piangendo l'amara fine dei suoi due figli, e per questo in seguito fu chiamato Disaule. "Asciuga le tue lacrime, Disaule", disse Demetra rivelando la sua divinità, "ti rimangono tre figli, tra i quali Trittolemo, cui io farò tali doni che scorderai la duplice perdita".
Frattanto, l'esilio volontario di Demetra rendeva la terra sterile, e l'ordine del mondo ne era sconvolto. Zeus capì che se non avesse fatto nulla per placare la sorella, la razza umana si sarebbe estinta e gli dèi avrebbero smesso di ricevere sacrifici. Un'unica soluzione si presentava ormai a Zeus. Egli affidò dunque a Ermete un messaggio per Ade: "Se non restituisci Core, siamo tutti rovinati"; e un altro a Demetra: "Potrai riavere tua figlia, purché essa non abbia ancora assaggiato il cibo dei morti". Poiché Core aveva rifiutato di mangiare sia pure una briciola di pane dal giorno del suo ratto, Ade fu costretto a restituirla a Demetra. Ma nel momento in cui Core si preparava a partire per Eleusi, uno dei giardinieri di Ade, chiamato Ascalafo, confessò che aveva visto la giovane cogliere una melagrana nell'orto e mangiarne sette chicchi. A Eleusi, Demetra abbracciò felice la figlia; ma, udita la storia della melagrana, ricadde in un profondo abbattimento e disse che non sarebbe più tornata sull'Olimpo. Zeus indusse allora Rea, che era madre sua nonché di Ade e di Demetra, a interporre i suoi buoni uffici, e si giunse così a un compromesso: Core avrebbe trascorso ogni anno tre mesi in compagnia di Ade, come regina del Tartaro e col titolo di Persefone, e gli altri nove mesi in compagnia di Demetra. Così, ogni primavera, Persefone fugge dal soggiorno sotterraneo e sale al Cielo dalla madre, per rifugiarsi di nuovo fra le ombre al momento della semina.
Demetra acconsentì finalmente a risalire sull'Olimpo. Prima di lasciare Eleusi, iniziò ai misteri Trittolemo, Eumolpo e Celeo, unitamente a Diocle, re di Fere, che l'aveva assiduamente aiutata nelle sue ricerche. Ma punì Ascalafo per aver riferito l'episodio della melagrana imprigionandolo in una fossa chiusa da un masso pesantissimo; Ascalafo fu in seguito liberato da Eracle, e Demetra allora lo trasformò in un barbagianni.
A Trittolemo la dea diede semi di grano, un aratro di legno e un cocchio trainato da serpenti e lo mandò per il mondo a insegnare agli uomini l'agricoltura. Ma prima lo istruì personalmente nella pianura Raria. E a Fitalo, che l'aveva trattata con cortesia sulle rive del Cefiso, donò un albero di fico, il primo che si vedesse nell'Attica e gli insegnò a coltivarlo.
Al nucleo centrale della leggenda di Demetra, il cui significato era rivelato solo agli iniziati dei Misteri di Eleusi, si aggiunsero in varie epoche miti secondari, come quello della violenza che subì da Poseidone. Durante la peregrinazione in cerca della figlia, Demetra, stanca e scoraggiata, non volendo unirsi con un dio o con un titano, si trasformò in giumenta e cominciò a pascolare tra gli armenti di un certo Onco, che regnava a Onceo in Arcadia. Essa non riuscì, tuttavia, a trarre in inganno Poseidone, che si trasformò a sua volta in stallone e la coprì, e da quella orrenda unione nacquero una figlia, di cui non era lecito pronunciare il nome, e il cavallo Arione. Tutti i miti, anche se contraddittori, sono comunque concordi nel non attribuire un marito a Demetra, che generò i suoi figli al di fuori di ogni vincolo coniugale.
Le feste in onore di Demetra erano inizialmente proprie delle campagne: le erano sacre le feste della semina e del raccolto, come nell'Attica le Proerosie, che avvenivano nella seconda metà di ottobre per la semina, le Procaristerie, primaverili, per invocare un buon raccolto, e le Aloe, per ringraziare la dea dopo il raccolto. Alla figura di Demetra legislatrice erano collegate le feste Tesmoforie celebrate solennemente dalle donne di Atene durante il mese di ottobre. Particolare importanza avevano le feste e i misteri eleusini in onore di Demetra nel suo aspetto di divinità legata alla terra.

Demifonte

Nella mitologia greca, Demifonte era il nome di uno dei re della città di Eleonte che si trovava nel Chersoneso di Tracia.

Da un oracolo del luogo aveva ricevuto l'ordine di sacrificare ogni anno una giovane donna per far cessare la carestia che da tempo faceva strage fra la sua gente, la donna doveva essere scelta fra i nobili del paese. Fra di essi vi era uno, Mastusio che si oppose, allora il re prese con la forza la figlia di quest'ultimo e la sacrificò. Per vendicarsi il nobile uccise le figlie del re e gli fece bere il loro sangue, una volta accortosi del misfatto uccise il nobile.

Demodice

Nella mitologia greca, Demodice chiamata anche Biadice era il nome della zia di Frisso.

La donna era andata in moglie a Creteo il fratello di Atamante ma segretamente amava il ragazzo e lo voleva per se. Egli rifiutò il suo amore ed ella in preda alla rabbia mentì al marito riferendo che Frisso aveva tentato di farle violenza. Il re subitò convocò il fratello e una volta raccontatogli l'accaduto gli chiese di uccidere il ragazzo, ma fu salvato da sua madre, Nefele in questa versione del mito regalò al figlio e ad Elle, sua sorella, il mitico ariete magico con i quale fuggì volando.

Demofonte (Teseo)

Demofonte (o Demofoonte, secondo altre versioni) è un personaggio della mitologia greca, figlio dell'eroe Teseo e Fedra, oppure di Teseo e di Arianna. Era fratello di Acamante.

partecipò alla guerra di Troia e sottrasse ad Ulisse e Diomede il Palladio che essi avevano rubato dal tempio di Atena nella cittadella di Troia per riconsegnarlo ad essa. Fu amato da Fillide.

Demofoonte

Demofoonte è una figura della mitologia greca, figlio di Metanira e di Celeo, regnanti su Eleusi.

Fu allevato, insieme al fratello Trittolemo, dalla dea Demetra che decise di renderlo immortale per riconoscenza verso i genitori di lui che la stavano accogliendo con dovizia nonostante le sue mentite spoglie di vecchia signora.

Ogni giorno lo cospargeva d'ambrosia ed ogni notte lo poneva sul fuoco per espellere ogni residuo di mortalità. Una notte la regina scoprì i riti e gridò per l'orrore, fu allora che la dea si fece riconoscere e tranquillizzò la donna.

Alla fine Demofoonte non divenne immortale, ma Demetra, per riconoscenza, garantì onore eterno alla città e rivelò a Trittolemo i misteri della terra e della coltura del frumento.

La vicenda di Demofoonte, ampiamente modificata, venne messa in versi da Pietro Metastasio, il quale fornì il libretto per l'omonima opera seria di Nicolò Jommelli; la prima intonazione dell'opera venne composta da Jommelli a Parma nel 1743, la quarta per il Teatro San Carlo di Napoli nel 1770.

Demoleonte

Nella mitologia greca, Demoleonte (o Demoleone) è il nome di un guerriero troiano, citato nell'Iliade, il quale prese parte al conflitto della guerra di Troia, scoppiato a causa del rapimento di Elena, la regina di Sparta, da parte di Paride, principe troiano, figlio del re Priamo.
Per vendicare questo oltraggio, il re di Sparta, Menelao, riunì un immenso esercito, guidato dal supremo fratello Agamennone e dichiarò guerra alla città avversaria. Le vicende più importanti del conflitto furono raccontate da Omero nell'Iliade.

Le origini

Demoleonte, valoroso combattente troiano (Omero lo descrive infatti come un "nobile difensore in battaglia"), era uno degli innumerevoli figli di Antenore, il saggio consigliere di Priamo, e quasi sicuramente di Teano, la sacerdotessa d'Atena a Troia. Nel poema non viene detto chi è la madre, ma risulterebbe normale immaginare che essa sia proprio Teano, dato che tra i figli di Antenore solo Pedeo è detto illegittimo.

La morte in guerra


Questo personaggio non appare quasi mai nei combattimenti; l'unica volta in cui viene ricordato, nell'Iliade, è nel libro XX, in riferimento alla sua morte. L'eroe Achille, allontanatosi per un certo periodo dalla battaglia a causa di una discordia scoppiata con Agamennone per via di una schiava, decise di ritornarvi deciso a vendicare la morte del suo intimo amico Patroclo, ucciso da Ettore.
Furibondo e accecato dal dolore, l'eroe seminò una grande strage di Troiani, alla ricerca dell'odiato rivale Ettore.

Nel corso dei suoi massacri, l'eroe intravide anche il giovane figlio di Antenore in fuga sul suo cocchio, e, spinto dal desiderio di vendetta, gli scagliò addosso la sua lancia, trafiggendolo alla tempia, cosicché il cervello ne fu interamente spappolato.

Demonice

Nella mitologia greca, Demonice era il nome di una dei figli di Epicasta e di Agenore.

Figlia di due parenti (infatti i genitori erano cugini) era sorella di Portaone.

Demuco

Demuco è un personaggio della mitologia greca.

Demuco era un giovane ed eroico guerriero, uno dei figli del troiano Filetore. Omero lo celebrò come tale nel libro XX dell' Iliade.

La morte

Scoppiata la guerra, Demuco combatté valorosamente per la difesa della sua città: ma egli era destinato a non sopravvivere al padre Filetore. Al decimo anno di guerra venne infatti assalito dall'eroe greco Achille che intendeva vendicare la morte dell'intimo amico Patroclo per mano dell'eroe troiano Ettore: colpito dapprima con la lancia al ginocchio fu poi finito con la spada (probabilmente alla gola).

Dercino

Nella mitologia greca, Dercino ma anche Bergione o Bercino secondo le varie traduzione arrivate a noi, era il nome del fratello di Alebione, figlio del dio dei mari Poseidone, oggetto di un racconto che lo vede coinvolto con Eracle, nel tempo del mito viveva nella

Dercino viveva come pastore con suo fratello in una città della Liguria quando Eracle passò innanzi a lui con le mitiche greggi di Gerione (il pascolo era per una delle sue dodici fatiche, con il quale attraversò l'Europa ) non resistette alla tentazione e lo attaccò insieme al parente, finendo con l'essere ucciso.

Derinoe

Nella mitologia greca, Derinoe è il nome di una delle Amazzoni che combatterono nella guerra di Troia insieme alla regina Pentesilea come alleate dei Troiani. È citata nel Posthomerica, tardivo poema di Quinto Smirneo.

Compagna d'armi di Pentesilea, giunse a Troia, richiamata da Priamo, dopo la morte di Ettore. Quinto Smirneo la ricorda come una delle dodici Amazzoni che scortarono la regina in Frigia; è descritta inoltre come una fanciulla nobile e prode, simile per aspetto ad una dea.

Tra le compagne, Derinoe fu una di quelle che più si distinsero in battaglia, uccidendo con la sua lancia Laogono. Cadde per mano di Aiace d'Oileo, che la trafisse con la spada in un punto compreso tra la spalla e la gola.

Despena

Despena è una figura della mitologia greca.

Generata da Demetra e da Poseidone Despena (il cui nome non si poteva pronunciare al di fuori dei Misteri di Eleusi) era sorella del cavallo Arione.

Poiché era venerata esclusivamente dai seguaci dei misteri non abbiamo molte notizie sul suo conto.

Dessameno

Nella mitologia greca, Dessameno era il nome di uno dei re della città di Oleno che si trovava in Acaia, di cui si raccontano le gesta.

Durante il suo regno Eracle, il figlio di Zeus si ritrovò nel suo regno quando Augia lo cacciò dalla sua casa. Dessameno si mostrò molto cortese con l'ospit promettendo anche la mano di sua figlia, Mnesimache, all'eroe. Il semidio partì per le sue avventure, in seguito un centauro venne da Dessameno e lo obbligò a consegnargli la figlia che divenne la sua fidanzata, al ritorno di Eracle uccise il centauro e prese la ragazza in moglie come promesso. Dessameno aveva anche altre due figlie: Teronice e Terefone, mogli dei Molionidi.
Significato del nome [modifica]

Il nome Dessameno significa "accogliente".

Dessicreone

Nella mitologia greca, Dessicreone era il nome di un mercante dell'isola di Samo, di cui nel mito si raccontano le gesta.

Durante uno dei suoi tanti viaggi era capitato nell'isola di Cipro, qui era nell'intento di ripartire caricando la nave di mercanzia come era solito fare quando Afrodite si avvicinò a lui rivelandosi e chiedendogli, senza darne spiegazioni, di caricare la nave con solo acqua e di salpare immediatamente. Dessicreone accettò il consiglio e subito si mise all'opera, preso il largo la sua e tante altre navi vicine ebbero dei problemi di navigazione dovuta ad un'improvvisa bonaccia. Tutti i naviganti pagarono a caro prezzo l'acqua del mercante, e lui per ringraziare dell'affare la dea della bellezza appena tornato in patria fece erigere una statua alla dea.

Deucalione (Iliade)

Deucalione è il nome di un personaggio dell'Iliade di Omero, citato nel XX libro del poema.

Deucalione era un guerriero troiano vissuto al tempo del re Priamo. Omero non fornisce particolari sulla stirpe di questo personaggio.

La morte

Quando Paride, figlio di Priamo, rapì Elena, sposa di Menelao re di Sparta, scoppiò una guerra tra Greci e Troiani. Anche Deucalione prese parte ai combattimenti, senza mai riuscire a uccidere qualche nemico. Memorabile fu invece la sua morte, avvenuta ad opera di Achille quando questi era in preda all'ira per la morte dell'amico Patroclo, ucciso da Ettore, figlio maggiore di Priamo e capo assoluto dell'esercito troiano.

Rientrato in battaglia per vendicare la morte del suo intimo amico Patroclo, Achille trafisse alcuni guerrieri troiani tra cui il figlio più giovane del vecchio re Priamo, Polidoro, che sperava di mettersi in salvo grazie all'agilità delle sue gambe. Affrontò poi il condottiero troiano che aveva tentato di colpirlo con la sua lancia, pieno di ansia di vendetta, per vendicare a sua volta la morte del suo fratellastro ucciso poco prima dall'eroe greco, ma Apollo fece scendere sul campo di battaglia una cortina di nebbia che permise al Priamìde di mettersi in salvo. Accecato ancora di più dall'ira, Achille si scagliò su tutti quei nemici che incontrò durante il suo cammino verso Troia - dove presumeva fosse stato trasportato Ettore dallo stesso dio Apollo per sottrarlo alla sua furia - facendo una grande strage; tra le sue vittime vi fu anche Deucalione che raggiunto ad un gomito dalla lancia nemica, tra i tendini, rimase con l'arto completamente intorpidito e non poté fare altro che aspettare da parte del nemico il colpo di grazia. Così avvenne: Achille con la spada tagliò di netto al troiano la testa che volò lontanissima insieme con l'elmo e cadde rotolando tra i combattenti che fuggivano. Dal busto di Deucalione, rimasto privo del capo, schizzò fuori di getto la polpa midollare che colò al suolo.

Deucalione (Minosse)

Deucalione è una figura della mitologia greca, figlio di Minosse e di Pasifae.

Fu re di Creta fino alla morte; a lui successe il figlio Idomeneo. Amico di Teseo partecipò alla caccia di Calidone.

Deucalione (Prometeo)

Deucalione è una figura della mitologia greca, figlio del titano Prometeo e sposo di Pirra (figlia di Pandora e di Epimeteo, fratello di Prometeo) con la quale concepì numerosi figli tra i quali Anfizione, Elleno e Protogenia che significa "la prima generata".

Quando Giove decise di distruggere la stirpe umana, considerata corrotta e oramai abbruttita, con un grande diluvio, decise di risparmiare soltanto i pii Deucalione e Pirra. Costruita un'arca, su consiglio del padre di Deucalione, i due navigarono per 9 giorni fino ad approdare sulle montagne della Tessaglia. Placata la tempesta e ritirate le acque Zeus mandò loro Ermes che si offrì di esaudire un desiderio. I due chiesero che la terra si ripopolasse: Zeus, accolta la richiesta, ordinò ai due di gettarsi alle spalle le ossa della loro madre. Deucalione capì che il dio intendeva le pietre della terra. Dalle pietre gettate da Deucalione nacquero gli uomini, da quelle lanciate da Pirra le donne della nuova stirpe umana.

In un'altra versione del mito i due superstiti si limitarono a consultare un oracolo, che suggerì loro di velarsi il capo e di gettare dietro le spalle le «ossa della grande madre».

Deucalione e Pirra


Il mito di Deucalione e Pirra è la variante greca del mito del diluvio universale, avvenimento menzionato in quasi tutti i culti e le religioni asiatici, europei ed africani. Deucalione e Pirra, rispettivamente figli di Prometeo e Epimeteo, erano due anziani coniugi senza figli. Gli dei permisero loro di salvarsi dal diluvio che si sarebbe abbattuto sulla terra in modo che facessero rinascere l'umanità. Su ciò che avviene dopo il diluvio esistono due versioni, che comunque portano allo stesso epilogo.

Secondo una prima versione essi hanno, come premio per la loro virtù, diritto ad un desiderio, ed essi chiedono di avere con loro altre persone. Zeus consiglia allora ai due superstiti di gettare pietre dietro la loro schiena, e queste non appena toccano terra si mutano in persone, in uomini quelle scagliate da Deucalione, in donne quelle scagliate da Pirra.

Secondo un differente racconto l'idea di gettare pietre deriva da una profezia dell'oracolo di Temi, che indicava ai due di lanciare dietro di loro "le ossa della loro madre". Essi comprendono allora che l'oracolo si riferisce alla Terra, ricordiamo che entrambi sono figli di Titani, e agiscono di conseguenza.

Il mito è spesso collocato nell'Epiro, sull'Etna o in Tessaglia.

Edited by demon quaid - 13/12/2014, 12:13
 
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