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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 9/8/2010, 17:49 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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E



Ea
(ninfa)

Ea era una ninfa, delle Naiadi, che chiese l'aiuto degli Dei per sfuggire al fiume Fasi che la corteggiava e venne tramutata in un'isola.
Era anche il nome di una regione della Colchide, ma fu usata da Valerio Flacco come un sinonimo della Colchide stessa.

Eace

Nella mitologia greca, Eace chiamato anche Oiace era il nome di uno dei figli di Nauplio e di Climene, la figlia di Catreo.

Lo stesso nome della madre non è sicuro: Apollodoro riporta altri nomi come Filira o Esione. Eace era comunque fratello di Palamede e di Nausimedonte.

Fu testimone del processo ingiusto che sostenne suo fratello per tradimento e, alla morte di questi, scrisse tutto l'accaduto su un remo che gettò in mare. In seguito si recò da Clitennestra e, secondo una versione del mito, gli raccontò di suo marito Agamennone e di Cassandra; la donna decise così di ucciderli.

La sua fine è incerta anche se si narra di come Pilade, amico di Oreste, abbia ucciso tutti i figli di Nauplio e quindi anche Eace.

Eacidi

Sono i discendenti di Eaco. Da Eaco e da Endeide nacquero due figli, Peleo e Telamone: questi un giorno uccisero Foco, figlio di Eaco e della ninfa Pasamate, per cui il padre li bandì da Egina. Telamone si rifugiò nell'isola di Salamina e qui sposò la figlia del re Cicreo e succedette al suocero nel regno: ebbe dalla seconda moglie Peribea il figlio Aiace e da un'altra moglie, Esione, figlia di Laodamante re di Troia, il figlio Teucro. Esione gli era toccata nella divisione del bottino di Troia che egli aveva conquistato con Eracle.
Peleo, invece, stabilitosi in Tessaglia a Ftia dopo la spedizione degli Argonauti, sposò Antigone, figlia del re Eurito, ma ben presto dovette abbandonare Ftia avendo ucciso per errore, durante la caccia del cinghiale Calidonio il suocero. Si recò allora a Iolco, dove prese parte ai giochi funebri indetti da Acasto in onore del padre Pelia. Ma calunniato dalla regina Astidamia, che si volle vendicare di lui per non essere stata corrisposta nel suo amore, fu abbandonato da Acasto sul monte Pelio solo e disarmato affiché i Centauri, che abitavano la regione, lo uccidessero. Ma gli dèi gli inviarono Ermete con una spada meravigliosa con cui potè respingere ogni assalto dei Centauri; quindi, insieme con i Dioscuri, ritornò a Iolco, prese la città, uccise Acasto e Astidamia. In premio della sua castità gli dèi gli diedero in sposa la nereide Teti, a cui aspiravano pure Zeus e Poseidone, che rinunciarono a lei, perché Temi aveva predetto che da essa sarebbe nato un figlio destinato a divenire più forte del padre. Da Teti Peleo ebbe il figlio Achille, il quale a sua volta ebbe il figlio Neottolemo (soprannominato Pirro), dal quale si vantò di discendere la stirpe reale di Epiro, e anche, collateralmente, quella di Macedonia.

Eaco

Eaco è un personaggio della mitologia greca. Nasce dalla ninfa Egina con cui Zeus un giorno si accoppiò trasformandosi in aquila e portando con sé la ninfa sull'isola di Enopia che da allora si chiamerà Egina.

Le leggende narrano che Era, sposa di Zeus, quando seppe della nascita di Eaco, scaricò la sua gelosia sull'isola.

Era per gelosia avvelenò i corsi d'acqua e ordinò ai venti meridionali di soffiare senza tregua. In questo modo andarono perduti tutti i raccolti, facendone seguire una grave carestia. Il caldo torrido portato dai venti meridionali costrinse gli abitanti a bere dalle acque dei fiumi avvelenati, uccidendoli tutti.

Eaco, vedendo il suo regno alla rovina, si rivolse al padre Zeus; questi fece cadere sull'isola una pioggia fresca, che fermò i venti e ricambiò le acque avvelenate.

Zeus (Giove) quindi trasformò le formiche dell'isola in esseri umani, ed Egina ritornò fiorente grazie ai mirmidoni (da murmex che significa appunto formica). Eaco spartì i suoi possedimenti tra i suoi sudditi e l'isola ritrovò la pace.

Eaco in seguito sposò Endeide, figlia di Chirone e di Carìclo, da cui ebbe due figli: Telamone e Peleo. Peleo fu il padre di Achille, accompagnato alla guerra di Troia da un esercito di mirmidoni.

Eaco ebbe un ulteriore figlio dall'unione con la ninfa Psamate, una delle figlie di Nereo, che per sfuggirgli si trasformò in foca, ma lui si unì lo stesso a lei e nacque un figlio chiamato Foco. In seguito Telamone, geloso del fratellastro Foco, lo uccise e lo seppellì con l’aiuto del fratello Peleo. Quando Eaco scoprì il fatto, cacciò entrambi i figli dall’isola.

Pindaro indica in Eaco il costruttore delle mura di Troia, con l'aiuto di Apollo e Poseidone.

Eaco era considerato un uomo profondamente giusto e per questo era chiamato spesso a fare da arbitro nelle contese. Dopo la sua morte Zeus lo nominò giudice negli Inferi. Platone cita come giudici dell’Ade Minosse, Radamante, Eaco e Trittolemo.

La leggenda inoltre narra che Eaco era custode delle chiavi dell'Ade, e doveva occuparsi delle anime di provenienza europea.

Eagro

Eagro è una figura della mitologia greca, era padre di Orfeo.

Era un dio-fiume e le tradizioni variano sulla sua genealogia. Fonti tarde ne fanno il padre di Marsia, di Lino e Cimotone.

Ebalo

In mitologia greca, Ebalo è un leggendario re di Sparta. È indicato nella letteratura classica come figlio di Cinorta e padre di Tindaro, Icario e Ippocoonte che avrebbe generato con la naiade Bateia o con la figlia di Perseo e Andromeda, Gorgofone. La differente genealogia è all'origine della confusione con Periere primo marito di Gorgofone, e fa sì che gli venga attribuita anche la paternità di Afareo.

Da Ebalo discendono Castore e Polluce che ricevono per questo il patronimico di "Ebalidi". Con questo patronimico viene indicata spesso l'intera stirpe degli spartani, dei loro discendenti e degli abitanti delle città di origine spartana: così Taranto viene chiamata dai poeti latini Oebalia arx, e il re Tito Tazio e le donne sabine, rispettivamente, Oebalius Titus e Oebalides matres', anche un'altra città italiana discende da questo mitico fondatore:Eboli.

Ebe

Figlia di Zeus e di Era, sorella di Ares e d'Ilizia, è simbolo della giovinezza eterna e della forza vitale. Ancella degli dèi mesce il nettare in coppe d'oro al loro convito, aiuta la madre ad apprestare il cocchio, lava e veste Ares.
Nell'Iliade, quando Ares viene ferito da Diomede, Ebe rimargina la sua ferita. Allorché Eracle giunse alla fine della sua vita mortale, ucciso dalla tunica avvelenata che la moglie Deianira aveva immerso nel sangue di Nesso, gli dèi lo accolsero in cielo purificandolo dei crimini commessi sulla terra e gli diedero Ebe come nuova sposa celeste, che gli generò due figli, Alessiare e Aniceto. Per amor suo Ebe diede al nipote di Eracle, Iolao, la giovinezza, così che potesse tornare ancora a combattere; Iolao infatti uccise Euristeo, il quale perseguitava gli Eraclidi col suo odio.
A Roma Ebe fu identificata con l'indigena Juventus, che simboleggiava non tanto la giovinezza, quando piuttosto era immagine del perenne rifiorire e ringiovanire dello Stato. E di questa significazione è prova il culto che le veniva reso: nelle grandi famiglie si celebrava una festa con carattere ufficiale quando i giovani sostituivano alla toga praetexta della fanciullezza la toga virile. Essi si recavano allora sul Campidoglio a pagare un tributo alla Dea e la pregavano insieme con Giove. Juventus aveva un tempio presso il Circo Massimo.

Ecale

Ecale è la figura di una vecchia donna il cui destino si intreccia con le gesta del personaggio mitologico di Teseo.

Tèseo si dirigeva verso Maratona per uccidere il toro cretese che Eracle aveva riportato in Grecia, quando scoppiò un temporale. Ecale accolse allora l’eroe nella propria capanna e giurò di fare un sacrificio a Zeus se egli avesse vinto il toro. Teseo ebbe successo ma, al suo ritorno presso la capanna, ritrovò la donna morta. In suo onore, istituì le feste ecalèsie e fondò uno tempio a Zeus Hecalesios. Conferì inoltre il suo nome a uno dei demi attici.

Callimaco basò un suo epillio sul mito di Ecale. L'epillio di Callimaco, scrittore dell'ellenismo, rivoluziona il vecchio modo di pensare dell'èpos greco: a dare il nome all'opera non è l'eroe Tèseo, ma proprio la vecchia Ecale. Il fine dello scrittore è il motivo eziologico: Callimaco spiega, attraverso il mito, come si sia arrivati alle festività delle Ecalesie. Il motivo eziologico è molto presente in questo autore, che di fatto scrive anche gli "Aìtia" (Cause).

Ecamede

Ecamede è un personaggio della mitologia greca, menzionata nell'Iliade.

Figlia di Arsinoo, venne catturata da Achille nella conquista dell'isola di Tenedo mentre lo stesso si recava a Troia. Successivamente divenne schiava di Nestore.

Ecate

ntichissima divinità ctonia forse originaria della Tracia. Il nome significa, secondo alcuni, colei "che opera da lungi", ma è etimologia non sicura. Non è menzionata in Omero; Esiodo nella Teogonia la celebra come superiore agli altri Titani, alla cui famiglia appartiene come figlia di Perse e di Asteria; ma altri la considera figlia di Zeus e di Asteria, o di Demetra, o di Era, o del Tartaro. Il passo di Esiodo del resto si ritiene interpolato dagli Orfici per opera dei quali Ecate divenne una divinità importante nel secolo VI avanti Cristo. Essa esercita un largo potere su tutti i regni della natura: nel cielo, sulla terra, in mare; benefica verso gli uomini, a cui dà sapienza, felicità e salute. Dagli Orfici le venne pure il carattere di divinità mistica e fu confusa con Artemide, Demetra, Persefone, Rea, Cibele. Unita con Demetra, di cui si fa ancella per accompagnarla dovunque alla ricerca di Persefone, diventò divinità lunare e signora della notte quale dea ctonia; Persefone è fedele ad Ade, ma non ha avuto figli da lui e gli preferisce la compagnia di Ecate. Zeus stesso onora Ecate tanto che non le tolse l'antica prerogativa di cui sempre godette: di poter concedere o negare ai mortali qualsiasi dono desiderato. Fra le ombre, Ecate esercita il suo terribile e violento dominio, manda demoni (le Empuse e le Lamie) a tormento degli uomini e vaga fra le tombe e i trivii, onde le venne l'epiteto di "trivia". Le Embuse, figlie di Ecate, hanno il costume di terrorizzare i viandanti, ma si può scacciarle prorompendo in insulti, poiché all'udirli fuggono con alte strida. Esse assumono l'aspetto di cagne, di vacche o di belle fanciulle e, in quest'ultima forma, si giacciono con gli uomini la notte o durante la siesta pomeridiana, e succhiano le loro forze vitali portandoli alla morte.
Come dea notturna dei fantasmi e delle malie era naturale che presiedesse alla magia, che fosse maestra delle maliarde nei loro incantesimi, negli scongiuri e nelle evocazioni dei morti. Circe e Medea avevano appreso da Ecate la loro arte e di essa erano ministre.
Ecate fu venerata sia con culto pubblico, sia con culto segreto in Samotracia, in Lemno, nell'Asia Minore, nella Tessaglia, nella Beozia; insieme con Demetra e con Ermete in Egina e ad Atene. Le furono dedicati templi a Egina, ad Argo, a Samotracia e in moltissime città dell'Asia Minore. Gli Ateniesi le eressero una statua sull'Acropoli; le si innalzavano statue nei trivii, le si immolavano cani, quali vittime espiatorie dei defunti, alla fine d'ogni mese le sue immagini erano adornate di fiori e di offerte di cibi vari; le si offrivano sacrifici di agnelle nere e doni di latte e miele appunto come divinità ctonia.
I Romani accolsero questa divinità greca senz'altro, ma essa a Roma ebbe assai minore importanza che in Grecia e la sua personalità risulta impoverita. Maggiore diffusione Ecate acquistò negli ultimi secoli del paganesimo, insieme col rifiorire delle arti magiche nell'età imperiale. Nelle province occidentali dell'Impero s'incontrano di rado invocazioni a Ecate, più frequentemente invece a Trivia nelle province di Germania.
I poeti di solito la rappresentano d'aspetto terribile, con serpi fra i capelli, con piedi di serpente e con tre teste, una di cavallo, una di cane, una di leone, onde fu detta triforme, tricipite. L'arte invece la rappresentò ora quale donna di età matura, ora con tre figure o con tre teste, e in questa forma era collocata nei trivii; per lo più portava fiaccole, chiavi, o altro; attributi simbolici erano cani, serpi, funi, pugnali, fiori di loto.

Ecbaso


Nella mitologia greca, Ecbaso era il nome di uno dei figli di Argo che fondò una città chiamata con il suo nome diventandone re.

Argo da sua moglie Evadne ebbe diversi figli fra cui Criaso, Peranto e lo stesso Ecbaso. Egli crebbe e sposandosi ebbe un figlio Agenore, fu nonno del mostro Argo che tene a bada per ordine di Era Io, colei che Zeus voleva, che in realà essendo figlia di Inaco a sua volta era un discendente del fratello di Ecbaso, Peranto.

Echeclo

Nella mitologia greca, Echeclo era il nome di vari personaggi presenti nella guerra di Troia.

Sotto il nome di Echeclo ci furono due guerrieri troiani che il destino volle cadere per mano di due amici:

* Echeclo, guerriero schierato nell’esercito troiano ucciso da Patroclo quando questi si finse Achille indossando le sue armi.

* Echeclo, giovanissimo figlio di Agenore fu ucciso dal vero Achille che era ritornato a combattere quando, spronato dall'uccisione del suo amico Patroclo per mano di Ettore, riprese le armi, le armi nuove che Vulcano ebbe consegnato a Teti, e si gettò nel combattimento tremendo ed inesorabile vendicatore. Echeclo non uccise alcun nemico durante gli scontri tra Greci e Troiani ma mostrò notevole coraggio nel duello fatale contro Achille: venne colpito dalla spada nemica in piena testa e morì con il cranio spaccato che versava sangue da ogni parte.

Echela

Nella mitologia greca, Echela era il nome di uno dei figli di Pentilo.

Partì con il suo gruppo, fra cui vi era Sminteo, decisi a colonizzare l'isola di Lesbo. Durante il viaggio giunsero innanzi ad uno scoglio noto con il nome di Mesogeon. A quel punto dovevano appagare le richieste avanzate dall'oracolo tempo addietro: dovevano sacrificare un toro e una donna, il primo per soddisfare il dio dei mari Poseidone, il secondo sacrificio era per placare le ire possibili delle Nereidi. Scelsero a caso la fanciulla da sacrificare e il destino scelse la figlia di Sminteo. Enalo, un ragazzo innamorato della ragazza si gettò con lei, e forse si salvarono.

Echemmone

Nella mitologia greca, Echemmone è il nome di un figlio illegittimo di Priamo, re di Troia, che prese parte all'omonima guerra come difensore della sua città. La sua tragica fine è narrata da Omero nel libro V dell'Iliade.

Echemmone era uno dei trentasei figli di Priamo che quest'ultimo generò con una donna diversa da sua moglie, sebbene non si abbiano notizie sul nome della madre (Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, libro III, 12, 5.) Il conflitto che lo vide partecipe fu in realtà causato da un suo fratellastro, Paride, il quale, rapendo Elena, moglie dell'uomo che l'aveva accolto a Sparta, Menelao, aveva commesso una grave offesa che meritava di essere punita dallo stesso Zeus (protettore del vincolo dell'ospitalità).

Morte

Nella prima giornata di guerra raccontata nell'Iliade, Echemmone, salito su un cocchio in compagnia del fratello Cromio, cercò di mettere fine alle stragi causate dall'avversario Diomede nell'esercito troiano. L'eroe, intravisti i due fratelli armati, si precipitò su di loro e li gettò uno dopo l'altro nella polvere, finendoli quindi a colpi di spada come un leone che, balzato tra i buoi, li annienta ferocemente spezzando loro il collo. Diomede spogliò poi i loro cadaveri delle armi e affidò i cavalli che trainavano il cocchio ai suoi compagni come bottino di guerra. Una tradizione contrastante, riportata da Ditti Cretese, afferma che Echemmone venne ucciso da Odisseo dopo che i Troiani, demotivati dalla scomparsa del loro invincibile alleato Memnone, si abbandonarono ad una vergognosa fuga.

Echepolo

Nella mitologia greca, Echepolo era il nome di vari personaggi presenti nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re del regno di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade.

Sotto il nome di Echepolo ritroviamo:

* Echepolo, figlio di Talisio, un soldato da parte troiana che non aveva paura di combattere in prima fila, venne colpito al volto dall’arma di Antiloco, che lo passò da parte a parte: cadde a terra morto con gran fragore. Si tratta della prima vittima degli scontri narrati nell'Iliade.
* Echepolo, figlio di Anchise, per non partecipare alla guerra dove suo fratello Enea gli era contro preferì regalare due cavalli ad Agamennone: tali bestie si chiamavano Podarce e Aite

Edited by demon quaid - 16/12/2014, 19:56
 
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