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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 19/8/2010, 15:02 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Egina (mitologia)

Egina è un personaggio della mitologia greca . Era una delle dodici figlie di Asopo e della ninfa Metope.

Viene descritta come una donna bellissima, sorella gemella di Tebe e Zeus se ne invaghì rapendola. Asopo notò la scomparsa della figlia e andò a cercarla, arrivando sino a Corinto dove seppe chi fosse il colpevole. Trovatolo cercò in tutti i modi di opporsi e Zeus in ogni occasione assunse sembianze diverse. Alla fine scagliò un fulmine contro Asopo e lo uccise. Quindi assunte le forme di un'aquila la rapì. Egina fu condotta su un'isola del Golfo di Saro che da allora assunse il nome di Egina. Tale isola era disabitata ma il padre degli dei decise allora di trasformare le formiche del luogo in persone e così nacquero i mirmidoni.

Dalla loro unione fu generato Eaco, che diede origine alla stirpe degli Eacidi,di cui faceva parte il suo nipote Peleo,quindi Egina è da considerarsi a tutti gli effetti la bisnonna di Achille. Asopo venne trasformato da Zeus in fiume mentre Egina si recò in seguito in Tessaglia e sposò Attore. Ad Attore diede un figlio di nome Menezio.

Egisto

Figlio di Tieste e di sua figlia Pelopia.
Tieste, smanioso di vendicarsi del fratello Atreo che l'aveva bandito da Micene e gli aveva assassinato i figli, volle consultare l'oracolo di Delfi che gli consigliò di generare un figlio dalla propria figlia. Tieste trovò Pelopia intenta a sacrificare, nottetempo, ad Atena Colocasia, e, facendo attenzione a non farsi riconoscere, la violentò. Pelopia, nella foga della lotta, riuscì a togliergli la spada e la portò con sé al tempio, dove la nascose sotto il piedistallo della statua di Atena. Tieste, quando trovò il fodero vuoto, temette di essere scoperto e fuggì in Lidia, la terra dei suoi padri.
Atreo, nell'intento di far pace col fratello, si recò a Sicione, dove si innamorò di Pelopia, che egli credeva figlia di re Tesproto, e volle sposarla. A tempo debito Pelopia diede alla luce il figlio generato in lei da Tieste e lo abbandonò sulla montagna; ma i pastori di capre lo soccorsero e lo fecero allattare da una capra (donde il suo nome Egisto, ossia "che ebbe forza da una capra"). Atreo, credendo che il figlio fosse suo, lo fece recuperare tra i pastori e lo allevò come proprio erede.
Una lunga serie di cattivi raccolti funestò Micene, e Atreo mandò Agamennone e Menelao a Delfi per chiedere notizie di Tieste. I due giovani incontrarono per caso lo zio Tieste che ritornava dall'aver visitato l'oracolo, e lo riportarono a Micene, dove Atreo lo gettò in carcere. Finalmente tranquillo ordinò al giovane Egisto di uccidere Tieste mentre dormiva. Egisto fallì il compito, poiché Tieste aveva un sonno leggerissimo e sentitolo arrivare lo disarmò con un calcio che lo colpì al polso e recuperò la spada. Guardando meglio l'arma, si accorse che era la sua spada e chiese al giovane da chi l'avesse avuta. Egisto rispose che l'aveva avuta dalla madre. Tieste implorò allora di portargli la madre e quando la donna giunse alla prigione rivelò loro il segreto della nascita di Egisto. Pelopia, sconcertata, afferrò la spada e si trafisse il petto. Allora Egisto, con la spada tutta insanguinata, andò a trovare Atreo che, col cuore colmo di gioia, scese alla spiaggia e offrì un sacrificio di ringraziamento a Zeus, convinto di essersi finalmente liberato da Tieste. Egisto lo raggiunse e lo uccise.
Tieste così ritornò sul trono di Micene, ma il suo trono non durò a lungo, poiché Agamennone aiutato da Tindareo riconquistò Micene e mandò nuovamente in esilio Tieste. Mentre Agamennone e Menelao arano impegnati nella guerra di Troia, Egisto, che era rimasto nel Peloponneso, cercò di sedurre Clitennestra. Ermete, inviato a Egisto da Zeus, gli consigliò di mutare il suo disegno, rammentandogli che Oreste, figlio di Agamennone, appena raggiunta la maturità, avrebbe dovuto vendicare il proprio padre. Ermete non riuscì a convincere Egisto, che si recò a Micene con ricchi doni tra le mani e l'odio in cuore. Clitennestra dapprima rifiutò le sue proposte; ma dopo che Egisto riuscì ad eliminare il vecchio aedo Demodoco, che Agamennone aveva lasciato alla moglie per sorvegliarla e darle buoni consigli, Clitennestra soggiacque agli amplessi di Egisto, e visse con lui fino al ritorno di Agamennone.
Quando Agamennone arrivò in patria, era spiato da una vedetta apposta da Egisto, che lo invitò a un grande banchetto, e lo uccise insieme ai compagni con l'aiuto di venti uomini nascosti nella sala del festino. Altre versioni mostrano Clitennestra che partecipa a questo delitto e uccide anche Cassandra, sua rivale. Presso i poeti tragici le circostanze variano: ora Agamennone è colpito a tavola, ora è ucciso in bagno. Egisto governò a Micene per sette anni fino al giorno in cui venne ucciso dal figlio di Agamennone, Oreste. Queste vicende sono il tema della trilogia di Eschilo Orestea e di alcune tragedie di Sofocle e di Euripide.

Egitto (mitologia)

Egitto è una figura della mitologia greca, eponimo di quell'area africana la cui cultura si sviluppò in simbiosi con quella greca. Egitto era discendente di Poseidone per parte del padre Belo e del Nilo per parte della madre Libia. Egitto conquistò un vasto regno, a cui appunto diede il proprio nome. Nel frattempo Danao , fratello gemello di Egitto, regnava su un territorio chiamato Libia, dono del padre Belo. Egitto era padre di 50 figli maschi, gli Egiziadi, e il regno che si era conquistato era caratterizzato da dispoticità e vessazioni. Il fratello gemello Danao aveva 50 figlie femmine, le Danaidi. Egitto pretendeva il diritto sul territorio del fratello e per questo impose a Danao di far sposare le sue figlie con i rispettivi cugini. Danao si vede così costretto a lasciare la Libia e a riparare nella sua città di origine Argo fondata da un suo antenato Inaco. Qui giunsero i figli di Egitto che sposarono le figlie. Danao addestrò le figlie che tutte uccisero i rispettivi mariti, tranne Ipermnestra che rimase con l'Egiziade Linceo. Egitto senza i suoi figli, da persecutore diventa perseguitato e temendo la vendetta di Danao, che nel frattempo diventa eponimo dei Danai, che in Omero stanno a indicare gli stessi Greci, abbandonò il regno. Pare che sia morto di crepacuore subito dopo.

Egle (mitologia)

Eolo è una figura della mitologia greca, figlio di Elleno e della ninfa Orseide, nipote di Deucalione e Pirra, solitamente identificato con il dio dei Venti.
È il padre eponimo degli Eoli, la seconda popolazione di origine ellenica che invase l'antica Grecia nel II millennio a.C.

Eolo nella mitologia

* Nel mito Eolo è il primogenito di Elleno, i cui altri figli sono Xuto e Doro.
* In una seconda versione Eolo è figlio di Suto e fratello minore di Iono e Acheo. Ma secondo alcuni il figlio di Suto è un altro Eolo.
* Eolo figlio di Elleno sedusse Tea, la figlia di Chirone, e la ingravidò. Temendo l'ira di Chirone, con l'aiuto di Posidone si trasformò in cavalla, prendendo il nome di Evippa. Una volta sgravata, Posidone pose l'immagine di Tea la Cavalla nel cielo. La figlia nata fu una puledra dal nome di Melanippa o Arne. Posidone se ne invaghì e la volle non appena si fece donna. Ne nacquero due gemelli Beoto ed Eolo, chiamato così in onore del nonno a cui tanto somigliava, che furono allevati dai pastori e adottati da Teano, moglie di Metaponto. Fondarono la Beozia e l'Eolia (Tessaglia).

Esegesi

Probabilmente le due storie che raccontano la violenza fatta da Eolo e Poseidone verso due cavalle, si riferiscono al medesimo evento, e cioè il prevalere degli Eoli sui Pelasgi adoratori del cavallo o della dea (Thea) dei cavalli.

Rendere Eolo e Ione figli di Suto, e non Elleni della prima generazione, significava condannare Ioni ed Eoli che col tempo si erano piegati al culto titanico dei Pelasgi. Infatti solo gli Achei riuscirono a imporre il proprio olimpo.

Eioneo


Nella mitologia greca, Eioneo era il nome di uno dei guerrieri achei che combatterono durante la guerra di Troia.

Quando Paride figlio di Priamo re di Troia prese con se Elena moglie di Menelao, scoppiò una guerra fra la Grecia e i troiani. Fra i tanti eroi che risposero all’appello del fratello di Agamennone vi fu anche Eioneo. Durante una delle tante battaglie fra i due eserciti Eioneo si scontrò contro il terribile guerriero troiano Ettore, e per colpa della sua asta che lo colpì giusto al collo, punto scoperto della sua armatura di bronzo perse le forze e morì. Per Darete, il misterioso frigio che estese un poema anteriore a quello omerico, Ettore uccise Eioneo prima del decisivo duello con Achille, ed infierì sul cadavere, facendolo a pezzi. (Darete, 24.)

Il nome di Eioneo era portato anche dal padre di Reso e da un guerriero troiano che cadde sotto i colpi di Neottolemo la notte della caduta di Troia. Il pittore Polignoto, rifacendosi al racconto di Lesche nella Piccola Iliade, lo aveva ritratto tra i guerrieri sconfitti durante la resa della città in un maestoso dipinto realizzato a Delfi.

Elara

Nella mitologia greca, Elara era una fanciulla, figlia, a seconda delle versioni, o del re Orcomeno oppure di Minia.

La bellezza di Elara attirò il desiderio del padre degli dei Zeus, il quale la sedusse segretamente e lontano dalle gelosie di sua moglie Era.
Quando la giovane rimase incinta del dio, Zeus chiese aiuto a sua nonna Gea, la Terra, e le supplicò di accogliere l'amante nelle sue profondità, per nasconderla dalla furia di Era. Gea acconsentì ed Elara trascorse nove mesi sottoterra fino a quando non partorì un bambino, il gigante Tizio, che per questo motivo non veniva universalmente riconosciuto come figlio di Elara, bensì frutto di Gea, dato che era stata quest'ultima a conservarlo nelle sue intimità.

Elasippo

Nella mitologia greca, Elasippo è il nome di due figure leggendarie, lontane tra loro cronologicamente.

* Uno dei dieci figli generati da Poseidone in Clito, giovane abitante di Atlantide. Insieme ai fratelli, popolò l'isola e assunse il potere su una delle dieci zone in cui questa era stata frazionata, e che assegnò, in punto di morte, ai discendenti.
* Un guerriero acheo che militò nella guerra di Troia, ricordato da Quinto Smirneo nella Posthomerica.

Il secondo Elasippo è menzionato come figlio di un tal Emone (non il personaggio del ciclo tebano). Presumibilmente, partecipa al conflitto da poco meno di dieci anni: su un guerriero tanto fiero, come lo descrive Quinto Smirneo, si abbatté la furia di Pentesilea, la regina delle Amazzoni, che lo uccise in battaglia, arricchendo la pianura dei cadaveri di guerrieri achei da lei personalmente massacrati.

Elato

Nella mitologia greca, Elato, è il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Elato, figlio primogenito di Arcade, ebbe dal padre il terreno vicino a Cillene, fondò in seguito Platea, si distinse nella guerra combattuta contro i Flegei.
* Elato, un personaggio confuso nei miti con Ceneo
* Elato, abitante di Pedaso, combattente schierato dalla parte di Troia, ucciso da Agamennone durante la guerra di Troia.
* Elato, uno dei proci, gli avversari di Odisseo.

Elefenore

Elefenore è una figura della mitologia greca, figlio di Calcodonte.

Fu un pretendente di Elena. Dopo aver ucciso senza volerlo il nonno Abante, venne obbligato all'esilio. Partecipò alla guerra di Troia, ma per poter radunare il suo esercito da esiliato, radunò gli uomini da uno scoglio posto innanzi all'isola di Eubea.
Fu ucciso dall'eroe troiano Agenore.

Eleio

Nella mitologia greca, Eleio era il più giovane dei figli di Perseo e di Andromeda.

Nato a Micene, fu un eroe del tempo che insieme ad Anfitrione dichiarò guerra all’isola di Tafo. Dopo la conquista divise con Cefalo il luogo e il regno. Fra i suoi viaggi fondò Elo, situata nella Laconia. In seguito divenne il capo degli Epei ed entrò in guerra contro Ossilo.

Elena (mitologia)

Elena è una figura della mitologia greca assunta, nell'immaginario europeo, a icona dell' eterno femminino. Proprio questa sua caratteristica archetipica fa sì che nell'immensa letteratura nata attorno alla sua figura, Elena non venga mai considerata responsabile dei danni e lutti provocati dalle contese nate per appropriarsi della sua bellezza.

Sua madre Leda era sposata con Tindaro. Un giorno Leda venne rapita da Zeus camuffato da cigno. Da una contemporanea unione con Zeus e col marito nacquero Polluce e Elena, figli di Zeus, Castore, Clitennestra e Filonoe, figli di Tindaro.

Giovinezza

Elena fu allevata in casa di Tindaro e ancora giovinetta fu al centro di numerosi miti di seduzione: Teseo la rapì che era ancora fanciulla. Elena infatti era ritenuta la donna più bella del mondo, e poiché numerosi erano i pretendenti Tindaro lasciò che ogni decisione fosse della ragazza, onde evitare che una sua interferenza potesse causare una guerra. La scelta cadde su Menelao, re di Sparta; dalla loro unione nacque Ermione. La sorella Clitennestra sposò invece Agamennone, fratello di Menelao.

Quando fu in età da marito, tutti i capi Greci pretesero la sua mano. Siccome la loro rivalità rischiava di generare un conflitto, su suggerimento di Ulisse, Tindaro sacrificò un cavallo sulla cui pelle fece salire i pretendenti per farli giurare che chiunque fosse stato il fortunato sposo, tutti avrebbero dovuto accorrere in suo aiuto nel caso qualcuno avesse tentato di rapirgli la sposa.

Quando era ormai moglie di Menelao, Elena venne rapita dal principe troiano Paride e il patto di solidarietà stipulato tra i pretendenti alla sua mano spinse gli stessi, con a capo Agamennone, a dichiarare guerra a Troia.

Elena durante la Guerra di Troia

Per vendicare il rapimento di Elena da parte del principe troiano Paride (al quale Afrodite aveva promesso la più bella delle donne), Menelao e suo fratello Agamennone organizzarono una spedizione contro Troia chiedendo aiuto a tutti i partecipanti al patto di Tindaro.

Nell'Iliade, Elena è un personaggio tragico, obbligata ad essere la moglie di Paride dalla dea Afrodite. Nessuna colpa le può essere rinfacciata, data la sua incolpevole bellezza, anche se lei si dá la colpa della guerra che insanguina le mura di Troia.

Alla morte di Paride, Elena sposa il fratello Deìfobo.

Fine di Elena

Controversa fu la sua fine. Nell'Odissea Elena appare riconciliata col marito e tornata a Sparta per regnarvi al suo fianco, anche se malvista dai sudditi. Si narra pure che Oreste avesse cercato di ucciderla.

Secondo altre versioni ebbe una fine misera. Altre ancora la divinizzano insieme ai fratelli Castore e Polluce.

Si racconta anche che fosse stata uccisa da Teti, madre di Achille, per vendicarsi della morte prematura del figlio.

Un'altra versione vuole che, dopo la morte di Menelao, due figli naturali di costui cacciassero Elena e la costringessero a rifugiarsi presso Rodi, dove Polisso la fece impiccare per aver causato la morte di tanti eroi sotto le mura di Troia.

Il mito di Elena è descritto nell'Iliade e nell'Odissea, ma molti poeti successivi ad Omero modificarono il personaggio e la sua mitologia. Alcune leggende la indicano figlia di Nemesi, la dea della vendetta.

Elena

Mitica eroina greca; la tradizione più diffusa del mito la dice figlia di Zeus e di Leda, moglie di Tindaro (o Tindareo), re di Sparta. Dall'unione del dio, in forma di cigno, con Leda derivò un uovo (oppure due, secondo un'altra versione), da cui nacquero Elena, i Dioscuri e Clitennestra. Altre fonti dicono Elena figlia di Zeus e di Nemesi, o di Zeus e di un'Oceanina (secondo Esiodo). Il culto attestato nella Laconia, a Terapne, nell'Argolide e a Rodi, fa pensare a Elena come a una divinità lunare. Intorno alla figura di Elena si raccoglie un nucleo assai famoso e importante di miti.
Bambina (aveva infatti dodici anni appena), fu rapita da Teseo e dal suo amico Piritoo, mentre ella stava offrendo un sacrificio nel tempio di Artemide, a Sparta. Teseo la condusse in Attica, ad Afidna, dove l'affidò a sua madre, Etra; ma Castore e Polideuce, approfittando dell'assenza di Teseo che era partito con Piritoo per gli Inferi a rapire Persefone, la liberarono con l'aiuto di Decelo, eroe eponimo di Decelia, e la riportarono a Sparta insieme alla madre di Teseo.
Quando Elena raggiunse l'età da marito, tutti i principi di Grecia si presentarono al palazzo del re Tindaro con ricchi doni per chiedere la sua mano. Tindaro non respinse alcuno dei pretendenti né, d'altro canto, volle accettare i doni offerti; poiché temeva che la sua preferenza per questo o per quel principe potesse far nascere dispute tra gli altri. Accettò invece il consiglio di Odisseo: di far giurare a tutti i pretendenti di rispettare la scelta di Elena e di prestare aiuto, all'occorrenza, a colui che ella avesse prescelto. I principi greci acconsentirono e prestarono solenne giuramento davanti a un cavallo sacrificale. Non si sa se Tindaro stesso scelse il marito di Elena, oppure se essa indicò la propria preferenza cingendo con una corona il capo dell'eletto. Sposò comunque Menelao che divenne re di Sparta dopo la morte di Tindaro e la divinizzazione dei Dioscuri. Menelao ebbe da Elena una figlia, che chiamò Ermione, e forse anche Nicostrato, ma questo figlio non sarebbe nato che dopo il ritorno da Troia.
Più tardi, Elena fu promessa come la più bella delle donne mortali in premio a Paride da Afrodite, giudicata da lui come la più bella nella contesa indetta da Zeus fra le tre dee, Era, Atena e Afrodite. Con questo suo giudizio Paride si attirò l'odio insanabile di Era e di Atena, che si allontanarono complottando la distruzione di Troia; mentre Afrodite già pensava a come tenere fede alla sua promessa. Consigliato da Afrodite, Paride si recò a Sparta, dove Menelao festeggiò il suo arrivo per nove giorni. Durante il banchetto, Paride offrì a Elena i doni che le aveva portato da Troia. Ma quando Menelao partì per Creta per assistere ai funerali del nonno Catreo, lasciò a Elena il compito di intrattenere gli ospiti e di governare in sua assenza. Elena fuggì con Paride la sera stessa e gli fece dono di sé nel primo porto dove gettarono l'ancora, cioè nell'isola di Cranae. Elena abbandonò a Sparta la figlia Ermione di nove anni, ma portò con sé la maggior parte dei tesori di corte; inoltre la accompagnarono cinque ancelle, tra le quali erano due ex regine, Etra, la madre di Teseo e Tisadia, sorella di Piritoo. Sul viaggio dei due amanti, le tradizioni differiscono. La versione più antica racconta che venti favorevoli permisero a Paride di raggiungere Troia in tre giorni; ma ne esiste un'altra secondo la quale una violenta tempesta suscitata da Era costrinse Paride a rifugiarsi a Cipro. Di lì egli fece vela per Sidone, dove fu accolto da re; ma Paride, ormai esperto degli usi del mondo greco, assassinò e derubò a tradimento il suo ospite nella sala dei banchetti. Mentre il ricco bottino veniva imbarcato sulle navi, un gruppo di Sidoni attaccò i Troiani; questi li respinsero e, dopo aspra lotta, presero il largo. Temendo di essere inseguito da Menelao, Paride si attardò per molti mesi in Fenicia, a Cipro e in Egitto; poi, raggiunta finalmente Troia, celebrò le sue nozze con Elena. I Troiani accolsero Elena con entusiasmo, rapiti da tanta bellezza.
Secondo una versione del tutto diversa, Ermete rapì Elena per ordine di Zeus e la affidò a re Proteo d'Egitto; intanto un fantasma di Elena, fabbricato da Era (o secondo altri, da Proteo) con una nuvola, fu mandato a Troia con Paride, al solo scopo di provocare la guerra. Quando Paride decise di fare di Elena sua moglie, non pensava di dover pagare a caro prezzo questo oltraggio all'ospitalità di Menelao. Era mandò Iride a Creta con la notizia del ratto e Menelao si precipitò a Micene, dove supplicò il fratello Agamennone di chiamare subito gli uomini validi alle armi e di guidare un esercito contro Troia. Agamennone acconsentì a prendere tali provvedimenti soltanto se i messaggeri che avrebbe inviato a Troia per chiedere la restituzione di Elena fossero ritornati a mani vuote. Priamo rispose che non sapeva nulla di quella faccenda (Paride infatti stava ancora navigando nel sud) e chiese quale soddisfazione era stata data ai suoi araldi per il ratto di Esione, sua sorella. Le ambascerie non ebbero dunque successo e un grande esercito, composto da tutte le forze greche, si riunì deciso a conquistare Troia. L'atteggiamento di Elena durante la guerra e l'assedio è ambiguo. Dopo la morte di Paride, ucciso da una freccia scagliata da Filottete, Eleno e Deifobo si disputarono la mano di Elena e Priamo appoggiò le pretese di Deifobo affermando che egli si era dimostrato il più valoroso in battaglia. Ma Elena non poteva scordare d'essere ancora regina di Sparta, e una notte una sentinella la sorprese mentre tentava di calarsi giù dalle fortificazioni con una corda. Fu condotta dinanzi a Deifobo che la costrinse a sposarlo, con grande disgusto degli altri Troiani. Allorché Odisseo, per spiare i nemici, cercò asilo in Troia come se fosse uno schiavo fuggiasco, Elena credette di riconoscerlo, benché fosse sporco, sanguinante e coperto di stracci. Ma lei non lo tradì. Euripide racconta che Elena rivelò la presenza di Odisseo a Ecuba, ma che questa si accontentò di mandarlo via invece di consegnarlo ai Troiani. Più tardi, Odisseo ritornò a Troia, sempre travestito, e accompagnato da Diomede per sottrarre il Palladio. Anche questa volta, fu riconosciuto da Elena, però ella non si limitò a tacere e lo aiutò concretamente. Quando il Cavallo di legno fu introdotto nella città, al calar dela sera Elena uscì, in compagnia di Deifobo, dal palazzo e girò tre volte attorno al cavallo, battendogli la mano sui fianchi; poi imitando le voci delle spose dei condottieri cercò di spingerli a tradirsi. Quella notte, esausti per la chiassosa veglia, i Troiani dormirono di un sonno profondo, ma Elena non dormiva, agitava sulla cittadella la fiaccola, segnale per il ritorno della flotta greca imboscata al largo di Tenedo. Frattando Odisseo e Menelao avevano raggiunto la casa di Deifobo e colà si impegnarono in una sanguinosa battaglia. Non si sa chi dei due uccise Deifobo. Taluni dicono che Elena stessa gli immerse una spada nella schiena; e questo suo gesto le permise di raggiungere sana e salva le navi greche.
Il ritorno di Elena e Menelao a Sparta non fu tanto facile. Menelao incappò in una tempesta scatanata da Atena e perdette tutta la sua flotta salvo cinque vascelli che furono spinti dapprima a Creta, poi in Egitto, dove il re trascorse otto anni senza poter salpare per la Grecia. Si recò a Cipro, in Fenicia, in Etiopia e in Libia, bene accolto dai principi di quelle regioni che lo colmarono di doni ospitali. Giunse infine a Faro, dove la Ninfa Idotea gli consigliò di impadronirsi del suo profetico padre Proteo, il dio del Mare: soltanto Proteo infatti poteva dirgli che cosa dovesse fare per rompere l'avverso incanto e assicurare alle sue navi un buon vento del sud. Menelao e i suoi compagni si impadronirono di lui, lo tennero ben saldo e lo costrinsero a profetizzare. Proteo annunciò che Agamennone era stato ucciso e che Menelao doveva recarsi un'ultima volta in Egitto e propiziarsi gli dèi con ecatombi. Menelao obbedì agli ordini di Proteo e non appena ebbe innalzato un cenotafio ad Agamennone, i venti spirarono finalmente favorevoli. Egli giunse a Sparta, accompagnato da Elena, il giorno stesso in cui Oreste vendicava la morte di Agamennone.
Sulla morte di Elena esistono tre discordanti versioni. Secondo quanto era stato predetto da Proteo, essa ritornò a Sparta e colà visse accanto a Menelao, in pace e prosperità, e assieme salirono ai Campi Elisi. La seconda versione dice che essa si recò in Tauride con Menelao e che Ifigenia li sacrificò entrambi ad Artemide. Secondo la terza versione, Elena si sarebbe rifugiata a Rodi, presso la sua antica amica Polisso, vedova del re Tlepolemo, ucciso nella guerra di Troia al fianco dei Greci. Polisso mostrò di accoglierla ospitalmente, ma decise di vendicarsi, affidando ad alcune ancelle, travestite da Erinni, il compito di impiccare Elena.

Elettra (Oceanine)

Elettra (lo zampillare dell'acqua) è una figura della mitologia greca, una ninfa oceanina, figlia del titano Oceano e della titanide Teti, una delle Oceanine.

Elettra con Taumante, figlio di Ponto generò Iride (personificazione dell'arcobaleno) e le tre Arpie: Aello, Ocipete e Celeno.

Secondo Omero Elettra e Zeus concepirono Dardano, capostipite dei re di Troia, e perciò detti Dardanidi.

Elettra (mitologia)

Elettra è un personaggio della mitologia greca. Era figlia di Agamennone e Clitennestra, sorella di Oreste, Crisotemi e Ifigenia. Dopo la morte del padre Agamennone per mano di Egisto e con il contributo della stessa Clitennestra, Elettra istiga il fratello Oreste a vendicare il padre. Pilade, figlio di una sorella di Agamennone, Anassibia, e cugino di Oreste, segue il cugino a Tebe per compiere l'assassinio. Elettra dopo di ciò sposerà Pilade. Con l'assassinio di Egisto un altro tassello della maledizione che Mirtilo aveva scagliato contro Pelope e i suoi discendenti si era aggiunto agli altri che avevano contraddistinto l'odio fra Atreo e Tieste.

La figura di Elettra ha ispirato numerose opere letterarie. In Attica, dove i Pelopidi erano di casa, la tragedia di Sofocle ha avuto un forte consenso. Prima di Sofocle, il dramma di Elettra e della sua famiglia venne portato in scena da Eschilo che vi dedicò una trilogia intitolata "Orestèa" : il primo dramma ("Agamennone") raccontava l'omicidio di Agamennone da parte di Clitemnestra ed Egisto, suo amante; il secondo ("Coefore") riproponeva il matricidio di Clitemnestra e l'omicidio di Egisto perpetrati da Oreste; il terzo ("Eumenidi") vede l'assoluzione di Oreste dall'orrendo crimine commesso grazie all'istituzione da parte di Atena del tribunale dell'Aeropago. Infine anche Euripide dedicò ad Elettra una tragedia intitolata al eroina stessa, dando voce a una mentalità che ormai sempre più distante da quella eschilea.

In psicoanalisi il complesso di Elettra non è altro che il complesso di Edipo al femminile. Nel primo è la fanciulla che ama il padre ed è gelosa della madre; in quello di Edipo il fanciullo detesta la presenza del padre.

Edited by demon quaid - 16/12/2014, 20:09
 
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