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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 2/9/2010, 21:00 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Falanto

Falanto è una figura della mitologia greca, ecista dei coloni Partheni provenienti da Sparta.

Figlio di Arato, secondo la leggenda, la sua figura è fortemente legata alla città di Taranto, in quanto, secondo la leggenda Falanto sarebbe il fondatore effettivo dell'antica colonia greca.

Racconta Strabone che negli ultimi decenni del VIII secolo a.C., durante la lunghissima guerra in cui Sparta era impegnata contro la vicina Messenia, le donne spartane misero in guardia i propri uomini dal pericolo conseguente al fatto che essi, per mantenere il giuramento legato a quella guerra, erano lontani dalle mogli e dalla loro città: Sparta rischiava di non avere più una giovane generazione di guerrieri e loro avrebbero agito di conseguenza. Preoccupati gli Spartiati acconsentirono che i Perieci (cittadini che non godevano di tutti i diritti politici propri degli Spartiati), fossero autorizzati a unirsi alle donne e a procreare figli (illegittimi, detti poi 'Parthenii', e destinati di conseguenza a vivere emarginati in condizione subalterna).

Venne il momento in cui questi Parthenii, guidati da Falanto, organizzarono una sommossa insieme agli schiavi, per ottenere dall'aristocrazia i diritti loro negati: la sommossa fallì e i rivoltosi, non potendo essere condannati a morte al pari degli schiavi, vennero obbligati a lasciare la città alla ricerca di nuove terre. Falanto consultò prima di partire l'Oracolo di Delfi, alla ricerca di un responso circa il proprio futuro, il quale sentenziò:
"Popolate la grassa terra degli Iapigi e siate la loro rovina."
Inoltre Falanto chiese un segno dal cielo per capire quando sarebbe venuto il momento opportuno e l'oracolò sentenziò: "Quando vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città."

Raggiunte le terre degli Iapigi, i Partheni non riuscirono ad avere la meglio sugli indigeni, ma si limitarono a prendere possesso del promontorio di Saturo. Le ambizioni però erano maggiori e Falanto, disperato, si buttò tra le braccia della moglie che cominciò a piangere e a bagnarlo con le sue lacrime. Falanto allora, ricordandosi che il nome della moglie Ethra ha per significato "cielo sereno", ritenne che l'oracolo si fosse avverato e guidò i suoi verso l'entroterra, fondando Taranto (richiamandosi a Taras l'eroe greco-iapigio del luogo).
Mentre gli indigeni riparavano a Brindisi, Falanto poté così finalmente costituire in Italia una colonia lacedemone, retta dalle leggi di Licurgo.

In seguito a contrasti con i concittadini (per seditionem), Falanto venne scacciato con ingratitudine da Taranto e si rifugiò a Brindisi, proprio presso gli Iapigi che aveva sconfitto. Lì morì e ricevette dai suoi ex nemici un'onorata sepoltura.

Sul letto di morte, tuttavia, Falanto volle far del bene ai suoi ingrati concittadini: convinse i brindisini a spargere le sue ceneri nella piazza di Taranto, perché così facendo si sarebbero assicurati la conquista di quella città. In realtà l'oracolo aveva predetto a Falanto che Taranto sarebbe rimasta inviolata se le sue ceneri fossero rimaste entro le mura. Così Falanto, ingannando i brindisini fece un favore ai tarantini, che da allora gli resero l'omaggio dovuto ad un ecista.

Falche


Nella mitologia greca, Falche era un valoroso guerriero troiano, il quale partecipò alla guerra di Troia, sorta a causa del rapimento della regina di Sparta Elena da parte di Paride, figlio di Priamo, il quale la condusse a Troia insieme alle sue ricchezze.

Falche fu un valido combattente troiano, non impaurito dalla guerra, il quale si cimentava soprattutto nei punti in cui la battaglia era più feroce. Ettore stesso spronò il debole fratello Paride, causa della guerra, a raggiungere Falche nella mischia più violenta, in cui Greci e Troiani cadevano uno dopo l'altro.

Tuttavia il valore di Falche in battaglia non bastò a salvarlo dalla sua uccisione, avvenuta per mano di Antiloco, il giovane eroe figlio di Nestore di Pilo.

Falero


Nella mitologia greca, Falero, eroe eponimo del porto di Atene, Falero, era uno degli argonauti, figlio di Alcone.

Figlio del grande arciere Alcone, Falero un giorno ebbe un brutto incontro con un gigantesco serpente, esso lo aveva completante avvolto nelle spire e lo stava per soffocare. Allora intervenne il padre, prese il suo arco e scoccò una freccia, la sua abilità era tale che colpì uccidendo il serpente senza neanche scalfire il figliolo.
Gli Argonauti

Da grande Falero prese le abilità del padre con l'arco, partecipando come membro uffciiale del viaggio verso il vello d'oro, in qualità di rappresentante del popolo ateniese.

Fame
(Mitologia)

Nella mitologia greca, Fame è la raffigurazione della carestia; si tratta della figlia di Eride o Eris. Di lei parla Virgilio, indicandola come cattiva consigliera, al fianco di tanti compagne sue pari, un essere mostruoso.


La sua dimora viene rivelata da Ovidio: nella Scizia, nella parte più remota e gelata del mondo conosciuto dai Greci e dai Romani. A lei fanno compagnia secondo l'autore Gelo, Brivido e Pallore. La sua pelle è quella di una vecchia, rinsecchita, gli occhi appaiono infossati, i suoi capelli sono inspidi. Una volta operò per volere della dea Cerere, in quell'occasione ai danni di Erisittone: il suo tocco lo portò ad avere una fame che non veniva mai saziata.

Fantasio


Nella mitologia greca, Fantasio è uno dei figli del Sonno e della Notte.

Fratello di Morfeo, si tratta di uno dei Sogni. Egli si differenzia dal fratello per via delle continue menzogne: egli, infatti, non annuncia mai la verità.

Fante
(mitologia)

Fante è un personaggio della mitologia greca, uno dei dodici figli di Egitto e della ninfa Caliadne. Sposò Teano, una delle dodici figlie di Danao e della ninfa Polisso, dalla quale venne assassinato la prima notte di nozze.

Faone

Faone è un personaggio leggendario della mitologia greca. È l'uomo amato dalla poetessa greca antica Saffo, nata a Lesbo.
La leggenda

Esso era un anziano barcaiolo che offriva servizio di traghettatore da Leucade a Lesbo. Un giorno traghettò una vecchietta senza farsi pagare, e quella vecchietta era Afrodite, che per ricompensare la sua generosità gli regalò un unguento capace di ringiovanirlo e farlo diventare molto bello. A Lesbo lo vide Saffo, che se ne innamorò, ma dato che lui non ricambiava il suo amore, Saffo si gettò da una rupe.

Fasi

Fasi (greco: Φάσις), era una divinità-fiume, in Colchide. Si narrava che fosse figlio di Elio e dell'Oceanina Ocirroe. Sorprese la madre in flagrante adulterio e la uccise. Inseguito dalle Erinni si gettò nel fiume chiamato fino allora Arturo e che prese a chimarsi Fasi.

Secondo Valerio Flacco, il dio cercò di insidiare la ninfa Ea che chiese aiuto agli dei che la trasformarono in un'isola.

Il fiume attualmente viene chiamato Rioni e scorre in Georgia, era l'antico Phasis.

Fauno

Antica divinità latina della pastorizia, il dio che favorisce la fecondità delle greggi e le preserva dagli assalti dei lupi: onde il nome di Luperci dato ai sacerdoti del dio, di Lupercal alla sede originaria del suo culto (una grotta sul fianco settentrionale del Palatino), di Lupercalia alla sua festa principale (15 febbraio), e l'epiteto di Lupercus al dio stesso. Fauno era anche venerato come il genio dei boschi che spaventa, di notte, gli uomini con sogni e apparizioni paurose (onde il nome di Incubus); che fa conoscere l'avvenire per mezzo dei rumori del bosco, del volo degli uccelli o coi sogni.
Nel culto, Fauno decadde presto d'importanza, soprattutto in seguito alla parte sempre maggiore data a un dio di umile origine, Silvano. Identificato col greco Pan, divenne un semplice semidio mortale e si confuse con la folla dei Pani, dei Satiri, delle Ninfe.
Fauno viene a volte considerato un mortale e chiamato discendente di Marte. Governò sul Tevere e accolse Evandro al suo arrivo in Italia donandogli la terra dove sarebbe poi sorta Roma. Fauno sposò una ninfa dell'acqua, Marica, che gli generò Latino, re dei Latini al tempo dell'arrivo di Enea, che sposò Lavinia, sua figlia.
In un mito Fauno compare insieme al dio Pico e a Egeria, la ninfa amata da Numa Pompilio, il leggendario secondo re di Roma. Secondo alcuni, Fauno era lo sposo o il padre di Bona Dea, nota anche con il nome di Fauna. Secondo i Romani, Eracle uccise re Fauno, che usava sacrificare gli stranieri sull'altare di suo padre Ermete; e generò Latino, l'antenato dei Latini, dalla vedova di Fauno, oppure dalla di lui figlia. Ma i Greci sostengono che Latino era figlio di Circe e di Odisseo.

Faustolo

Figura mitica della tradizione relativa alle origini di Roma.
Capo dei pastori di Amulio, re di Alba Longa, aveva appreso la nascita dei due gemelli partoriti da Ilia ed aveva assistito alla loro esposizione sulla riva del Tevere da parte dei servitori del re. Quando furono ritrovati salvi sul greto del fiume da alcuni pastori, se li fece consegnare e li portò alla moglie, Acca Larenzia, perché li allevasse, essendosi proprio allora sgravata di un fanciullo morto. Secondo una tarda deformazione della leggenda, Numitore, sostituiti con altri due gemelli i nati da Ilia, avrebbe affidato i suoi nipoti a Faustolo, compagno di Evandro, il quale avrebbe poi fatto educare a Gabi i due fanciulli. Fatti adulti i due gemelli, è Faustolo che, conn le sue rivelazioni, rese possibile l'identificazione dei giovani e l'accertamento del delitto tentato da Amulio.
Nella lite fra Romolo e Remo per la fondazione di Roma, trovò la morte anche Faustolo, che era intervenuto come pacificatore: sarebbe stato seppellito nel Foro, dove, più tardi, un leone di pietra indicava il suo tumulo (oppure, secondo un'altra versione, nel Comizio, sotto il lapis niger). Nell'angolo sud-ovest del Palatino si mostrava la sua capanna (tugurium Faustuli).
L'identificazione di Faustolo con Fauno, da alcuni sostenuta, è da altri respinta.

Febe (Leucippo)

Febe è una figura della mitologia greca, figlia di Leucippo.

Febe e la sorella Ilaria vennero promesse spose dal padre ai figli di Afareo: Ida e Linceo. Entrambe furono rapite da Castore e Polluce.

Il rapimento causò una battaglia tra i Diòscuri e i figli di Afareo, che sfociò nella morte di Castore e Linceo.

Fedra

Fedra è una figura della mitologia greca, era figlia di Minosse e Pasifae.

Sposò Teseo, re di Atene che aveva già avuto un figlio, Ippolito, dal matrimonio con la regina delle amazzoni. Si innamorò follemente di Ippolito e non riuscendo più a controllare questa sua passione, dopo avere saputo che il suo figliastro era stato informato dei sentimenti che provava verso di lui, dalla vecchia nutrice di lei, decide di impiccarsi per il disonore.

Il mito di Fedra e Ippolito è narrato nella tragedia Ippolito di Euripide e, nel mondo latino, nella tragedia Phaedra di Seneca.

Nel 1677 il drammaturgo francese Jean-Baptiste Racine scrisse anch'egli una tragedia su questo argomento, intitolandola Phèdre.

Anche d'Annunzio nel 1909 mise in scena una tragedia intitolata Fedra, rifacendosi esplicitamente al mito classico.

Alla schiera di questi illustri artisti, si aggiunse, nel 1909, Umberto Bozzini, poeta e drammaturgo di Lucera, che nell'aprile di quell'anno rappresentò la sua 'Fedra' nel teatro della sua città natale, riscuotendo grande successo di critica e apprezzamento dal mondo letterario italiano.

Fegeo

Nella mitologia greca, Fegeo era il nome di uno dei re della Fegea, fratello di Foroneo e figlio di Inaco o di Alfeo a seconda delle tradizioni.

Alcmeone, in seguito all’omicidio della sua stessa madre si recò, cercando di sfuggire alle Erinni che lo perseguitavano, da Fegeo, dove ottenne la purificazione che cercava. Egli aveva una figlia chiamata Arsinoe, ma secondo altre versioni il nome era Alfesibea. Sua figlia andò come sposa proprio ad Alcmeone. Oltre a lei ebbe anche due figli Pronoo e Agenore.
La morte

Alcmeone non fu grato di ciò che ottenne, desiderava un'altra donna e volle regalarle gli stessi oggetti che in precedenza aveva regalato ad Alfesibea. Con l’inganno ottenne ciò che voleva ma i figli di Fegeo lo uccisero. Fegeo e la sua progenie fu sterminata dai figli che Alcmeone ebbe con la nuova moglie chiamata Calliroe.

L'opera di Bozzini venne proposta nei maggiori teatri italiani, da Torino a Firenze, da Roma a Napoli, dove venne consacrato come uno dei migliori artisti del primo Novecento. Del 1996 è l'opera Phaedra's Love (L'amore di Fedra) della drammaturga inglese Sarah Kane.

Fenice (Agenore)

Fenice è una figura della mitologia greca, era figlio di Agenore e di Telefassa.

Il padre Agenore inviò i suoi figli alla ricerca Europa rapita da Zeus, nel corso delle varie peregrinazioni, Fenice divenne l'eroe eponimo e il capostipite dei fenici.

Fenice (Amintore)

Fenice è un personaggio della mitologia greca, figlio di Amintore.

Di questo personaggio le uniche notizie le troviamo nel Libro IX dell'Iliade. Fenice per assecondare la madre, gelosa dell'amante di Amintore, ha rapporti amorosi con la donna. L'ira del padre lo costringe a vagare finché giunge alla corte di Peleo che gli offre il regno di Dolopia, regione dell'Epiro. e anche nell' ambasiata di agamennone!

Lo stesso Peleo gli permette l'educazione del piccolo Achille, con il quale combatte nella Guerra di Troia.

Fenope


Nella mitologia greca, Fenope era il nome di vari personaggi presenti nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade.

Sotto tale nome ritroviamo:

Fenope, padre di Xanto e Toone, che generò in vecchiaia. In guerra perse entrambi i figli uccisi da Diomede. A causa dell'età non riuscì a procreare altra discendenza cui lasciare il suo patrimonio.
Fenope, padre di Forci che fu ucciso da Aiace il grande.
Fenope, figlio di Asio.

Fere (mitologia)

Fere è una figura della mitologia greca, figlio di Creteo e Tiro, fondatore dell'omonima città situata in Tessaglia. Fere scappò dalla sua città natale Iolco, dopo che il suo fratellastro Pelia ebbe usurpato il trono. Suo figlio Admeto divenne in seguito il marito della famosa Alcesti, che morì per allungare la vita del suo amato e venne poi riportata nel mondo dei vivi da Eracle.

Omero utilizza tale termine anche per descrivere i centauri.

Ferea

Nella mitologia greca, Ferea era uno degli appellativi o dei soprannomi della dea greca Ecate, considerata secondo alcune leggende figlia di Ferea.

Secondo una leggenda, Ferea era una figlia di Eolo, il figlio di Elleno, la quale era stata amata da Zeus ed era rimasta incinta di una bambina, la dea Ecate.
Tuttavia alla sua nascita, la giovane rifiutò di allevare la neonata e la abbandonò in fasce presso un crocicchio; qui fu intravista da una pastore di Fere, il quale raccolse la piccola e l'allevò come se fosse sua figlia.

Fereclo

Fereclo è un personaggio dell'Iliade. La sua vicenda è narrata nel libro V. Giovane guerriero troiano figlio dell'Armonide Tettone, venne ucciso in combattimento da Merione, che lo colpì all'inguine con la lancia. Aveva costruito la flotta con cui Paride si recò a Sparta per rapire Elena, nonostante gli oracoli avessero preannunciato la guerra che ne sarebbe scaturita.

Festo (Iliade)

Festo è un personaggio dell'Iliade di Omero, menzionato nel quinto libro.

Fetonte

Fetonte è una figura della mitologia greca. Era figlio di Elio, dio del Sole, e della ninfa Climene.

Secondo il mito, Fetonte, per far vedere agli amici che Elio era veramente suo padre, lo pregò di lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo, i cavalli si imbizzarrirono e corsero all'impazzata per la volta celeste: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea (questo è uno dei miti che spiegano l'origine della Via Lattea; ve ne sono diversi altri), quindi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Zeus intervenne per salvare la terra e, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume Eridano, nell'odierna Crespino sul Po. Le sue sorelle, spaventate, piansero abbondanti lacrime con viso afflitto e vennero trasformate dagli dèi in pioppi biancheggianti.

Secondo alcuni mitografi, Zeus quindi fece straripare tutti i fiumi uccidendo tutto il genere umano a eccezione di Deucalione e Pirra.

Citando questo mito nella Divina Commedia, Dante si riferisce all'eclittica (il cammino percorso dal Sole nel sistema geocentrico) come la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn (Purgatorio IV, 71-72); viene citato anche nell'Inferno riguardo volo sopra il demone Gerione come Maggior paura non credo che fosse quando Fetonte abbandonò li freni, per che 'l ciel, come pare ancor, si cosse (Inferno, XVII, 106-108).

Teoria dell'impatto extraterrestre


È stato fatto notare da un certo numero di commentatori, tra i quali gli astronomi Victor Clube e Bill Napier, che, se ovviamente depurata dei relativi elementi mitologici, la storia di Fetonte può essere letta come un genuino resoconto dell'effetto di un impatto di un asteroide o di residui di una cometa. Paragonando la descrizione fatta dai testimoni oculari dell'evento di Tunguska, di una luce molto luminosa e di un calore fortissimo compreso il rosseggiare e scurirsi del sole dovuto al sollevamento della polvere e agli eventuali Tsunami, si può notare l'analogia col racconto mitologico.

Edited by demon quaid - 18/12/2014, 21:40
 
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