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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 5/9/2010, 10:18 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Fetusa

Nella mitologia greca, Fetusa era una figlia di Elio e della ninfa Neera, sorella di Lampezia.

La madre lasciò entrambe le figlie nell'isola di Trinacria dove vivevano alcune mandrie del padre a cui le due donne dovevano badare.. Altri autori riferiscono di diversa madre, tale Climene la figlia di Oceano.

Fidante

Fidante, personaggio dell'Iliade, fu un guerriero acheo.

Fidante partecipò all'azione bellica descritta nel libro VI dell'Iliade relativo alla battaglia delle navi opponendosi senza successo all'attacco di Ettore.

Fidippo

Nella mitologia greca, Fidippo era un valoroso guerriero acheo, figlio di Tessalo e Calciope, e, attraverso il padre, nipote di Eracle. Insieme al fratello Antifo, aspirò alla mano della giovane Elena, figlia di Zeus, andata poi in sposa al re spartano Menelao. A questo scopo partecipò alla guerra di Troia, conducendo con sé una flotta di trenta navi.

Filammone


Filammone è un personaggio della mitologia greca, per alcuni figlio di Apollo e di Chione, per altri di Apollo e di Leuconoe, per altri ancora di Eosforo e di Cleobea (o Crisotemi).

Indovino, fu amato dalla ninfa Argiope e fu il padre del cantore Tamiri. A lui si attribuiscono sia l'invenzione di cori femminili sia la partecipazione ai misteri di Demetra.

Filante


Nella mitologia greca, Filante era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta nei miti.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Filante, Re dei Driopi venne ucciso da Eracle
* Filante, discendente del Re dei Driopi era un figlio di Antioco e padre di Ippote.
* Filante, Re di Efira che si trova nella Tesprozia
* Filante, padre di Polimela e nonno di Eudoro.

Filante (Antioco)

Nella mitologia greca, Filante era il nome di uno dei figli di Antioco, figlio a sua volta di Eracle.

Discendente dal primo Filante, Re dei Driopi, ebbe dalla moglie Leipefilene vari figli:

* Ippote
* Tero, che venne sedotta da Apollo, il dio figlio di Zeus. Da tale unione nacque Cherone.

Filante (Efira)

Nella mitologia greca, Filante era il nome di uno dei Re di Efira, città che si trova nella Tesprozia.

Di lui si racconta in occasione dello scontro avuto con Eracle, che conquistò la sua città. Filante aveva una figlia, Astioche che divenne amante del semidio.

Da tale donna ebbe forse Tlepolemo.

Filante
(mitologia)

Nella mitologia greca, Filante era il nome di uno dei Sovrani dei Driopi, il suo nome è legato alle gesta di Eracle

Decise, alla guida del suo esercito, di attaccare il tempio di Delfi non sapendo che così sarebbe andato incontro alla furia del figlio di Zeus, Eracle. Durante la lotta lo stesso Re trovò la morte, tutti i soldati vennero catturati e una volta giunti innanzi all' oracolo della città vennero offerti alla divinità prottetrice, Apollo. Altra sorte toccò ai soldati secondo pareri di altri mitografi, in ogni caso Eracle ebbe dalla figlia di Filante Antioco che ebbe a sua volta un figlio chiamato anche lui Filante.

Filemone e Bauci


La leggenda della mitologia greca di Filemone e Bauci è tramandata nell'ottavo libro delle Metamorfosi di Ovidio.

Zeus ed Ermes, vagando attraverso la Frigia con sembianze umane, «bussando a mille porte, domandavano ovunque ospitalità e ovunque si negava loro l'accoglienza. Una sola casa offrì asilo: era una capanna, costruita con canne e fango. Qui, Filemone e la pia Bauci, uniti in casto matrimonio, vedevano passare i loro giorni belli, invecchiare insieme sopportando la povertà, resa più dolce e più leggera dal loro tenero legame».

Zeus scatenò la propria ira contro i Frigi ma risparmiò i due coniugi, trasformando la loro povera capanna in un tempio lussuoso e offrendosi di esaudire qualunque loro desiderio. Filemone e Bauci chiesero solo di poter essere sacerdoti del tempio di Zeus e di poter morire insieme.

Quando Filemone e Bauci furono prossimi alla morte, Zeus li trasformò in una quercia e un tiglio uniti per il tronco. Questo albero meraviglioso, che si ergeva di fronte al tempio, fu venerato per anni dai fedeli.

Fileo

Fileo era uno dei figli di Augia, re d'Elide e nemico di Eracle; venne cacciato dal padre dopo aver appoggiato quest'ultimo in seguito a una disputa scoppiata tra l'eroe e il padre.

Bandito dalla sua città, si stabilì a Dulichio, dove sposò Timandra dalla quale ebbe Megete ed Euridamia. Più tardi Eracle mise a sacco l'Elide, uccise re Augia e ricompensò Fileo, ponendolo sul trono.

Fillide 1

Principessa tracia, figlia di re Fileo, amava Acamante figlio di Teseo, che era partito per la guerra di Troia. Quando Troia cadde e la flotta ateniese fece ritorno, Fillide scendeva spesso alla spiaggia con la speranza di avvistare la nave di Acamante; ma egli era stato attardato da un'avaria e Fillide morì di dolore dopo nove giorni, in in luogo chiamato Enneodo ("le Nove Strade"). Fillide fu trasformata da Atena in un mandorlo e Acamante, arrivato il dì seguente, potè abbracciare soltanto il suo nudo tronco. Sotto le sue carezze i rami si coprirono di fiori anziché di foglie, e da quel giorno tale rimase la caratteristica dei mandorli. Ogni anno gli Ateniesi danzano in onore di Fillide e di Acamante.
Il racconto seguente parla di una seconda principessa tracia chiamata Fillide che si innamorò di Demofonte, fratello di Acamante. Codeste due principesse furono spesso confuse l'una con l'altra.

Fillide 2

Figlia di Licurgo. Demofonte, figlio di Teseo, durante il suo viaggio di ritorno da Troia approdò nella terra dei Traci Bisalti e colà Fillide, una principessa bisaltia, si innamorò di lui. Demofonte la sposò e divenne re. Quando fu stanco di vivere in Tracia e decise di riprendere il viaggio, Fillide non potè fare nulla per trattenerlo. "Debbo recarmi ad Atene a riabbracciare mia madre", disse Demofonte. "Avresti dovuto pensarci prima di salire sul mio trono", rispose Fillide in lacrime. "La legge non permette che tu ti allontani per più di qualche mese". Demofonte giurò su tutti gli dèi dell'Olimpo che sarebbe tornato di lì a un anno, ma Fillide sapeva che era una menzogna. Lo accompagnò fino al porto di Enneodo e gli consegnò un cofanetto contenente un amuleto sacro della Madre Rea, che avrebbe dovuto aprire solo nel caso in cui avesse perso ogni speranza di tornare da lei.
Demofonte non aveva affatto intenzione di recarsi ad Atene; egli infatti dirottò a sudest verso Cipro, dove si stabilì. E quando l'anno fu trascorso, Fillide lo maledì in nome di Rea, bevve del veleno e morì. In quella stessa ora, Demofonte fu preso dalla curiosità di vedere che cosa mai contenesse il cofanetto e il magico amuleto (nessuno ne conosce la natura), lo aprì e fu preso da un folle panico. Egli inforcò il cavallo e si lanciò al galoppo, percuotendosi la testa col piatto della spada, finché inciampò e cadde. La spada si conficcò nel terreno con la punta rivolta all'insù e Demofonte ne fu trafitto mentre precipitava.
Dalle Heroides di Ovidio riportiamo un brano della lettera che il poeta latino immagina abbia scritto Fillide e Demofonte:
...Ho deciso di riscattare il mio pudore giovanile, con una morte opportuna.
Indugerò ben poco nella scelta della morte.
Tu sarai indicato sulla mia tomba come l'odioso responsabile e sarai ricordato per questo
epitaffio o per uno simile: "Demofoonte causò la morte di Fillide, lui, suo ospite, fece morire lei
che lo amava; egli fornì la causa della morte, lei la mano."

Filira

Filira (o Fillira) è un personaggio della mitologia greca, figlia di Oceano e Teti.

La fanciulla subì l'amore di Crono che la possedette, sotto le sembianze di un cavallo, mentre stava sfuggendo alla furia della moglie Rea: l'amplesso generò il centauro Chirone. Filira, quando vide il mostro che aveva dato alla luce, chiese agli dei di essere tramutata in tiglio.

Filolao
(mitologia)

Filolao era uno dei quattro figli di Minosse e della ninfa Paria.

Attaccò Eracle ed i suoi accoliti quando questi, durante la spedizione contro le Amazzoni, passarono per l'isola di Paro.

Filomela

Filomela è una figura della mitologia greca, figlia di Pandione, re di Atene.

Venne violentata da Tereo re della Tracia che, nonostante avesse sposato la sorella Procne, era innamorato non corrisposto di lei.

Per impedirle di riferire le violenze le tagliò la lingua, ma Filomela riuscì ad informare la sorella ricamando un messaggio per lei su una tela che le fece pervenire. Non appena saputo il fatto, Procne uccise il figlio Iti avuto con Tereo e glielo diede in pasto di nascosto.

Non appena Tereo capì quanto avvenuto si diede alla ricerca delle due sorelle che nel frattempo s'erano rifugiate a Dauli. Le due invocarono l'aiuto dagli dei, e furono trasformare in due uccelli: Procne in una rondine, Filomela in un usignolo. Anche Tereo fu trasformato in uccello, un'upupa.

Filonome

Secondo la mitologia greca, Filonome, figlia di Tragaso, fu la seconda moglie di Cicno, re di Colono. Dopo il matrimonio Filonome si innamorò del suo bellissimo figliastro Tenes, che respinse però le sue profferte amorose. A questo punto Filonome per ripicca accusò Tenes di fronte al marito di averla stuprata. Cicno però scoprì la verità e la fece seppellire viva.

Filottete

Filottete è una figura della mitologia greca, figlio di Peante e Demonassa (o Metone).

Famoso arciere originario della penisola di Magnesia, possedeva le frecce e l'arco di Eracle, donate a lui (o al padre) dall'eroe che voleva ringraziare in tal modo per aver appiccato il fuoco al rogo dell'Eta. Eracle gli chiese in cambio di tenere segreto il luogo della morte e Filottete giurò di mantenere il segreto. Più tardi tuttavia, pressato da domande, Filottete andò sull'Eta e battendo col piede la terra nel punto in cui era stato eretto il rogo d'Eracle lo rivelò senza parlare. Il giuramento fu così violato. Guidava un contingente di sette navi con cinquanta arcieri.

Filottete tuttavia non giunse a Troia con gli altri capi: durante lo scalo a Tenedo, fu morso al piede da un serpente nel corso di un sacrificio (la tradizione vuole per punizione del giuramento violato). Altri sostengono invece che fu ferito sempre al piede da una delle letali frecce di Eracle (imbevute del sangue dell'Idra). La ferita diventò ben presto così infetta da emanare un puzzo insopportabile, e Ulisse non fece alcuna fatica a convincere gli altri capi ad abbandonare il ferito a Lemno, allorché la flotta passò vicina a questa isola.

Filottete rimase per dieci anni su quell'isola allora deserta, e vi sopravvisse uccidendo uccelli con le frecce d'Eracle. Frattanto davanti a Troia i Greci catturarono l'indovino Eleno, e seppero da quest'ultimo che la città non sarebbe mai caduta se Neottolemo ed il possessore dell'arco e delle frecce di Eracle (cioè Filottete) non fossero venuti a combattere in mezzo a loro.

Ulisse partì dunque in ambasciata verso Lemno, accompagnato da Neottolemo e Diomede e convinse Filottete ad unirsi a loro promettendogli la cura dei figli d'Asclepio, i medici delle schiere greche. Si racconta infatti che una volta giunto a Troia Filottete fu curato da Macaone. Di questa cura si raccontava che Apollo avesse fatto cadere Filottete in un sonno assai profondo, mentre Macaone sondato la ferita e tolto via col coltello le carni morte, poi lavato la piaga con vino prima di applicarvi una pianta, la segreta medicina che Asclepio aveva ricevuto dal centauro Chirone. Così Filottete è il primo esempio di un'operazione chirurgica sotto anestesia.

Si attribuiscono all'arciere molti meriti in guerra; le sue stragi furono considerevoli e le sue vittime davvero eccellenti.
Igino riferisce che l'eroe uccise tre avversari. In realtà egli uccise Admeto, come ci tramanda Pausania, e poi altri guerrieri troiani, Deioneo, Peiraso e Medone, figlio di Antenore. Secondo alcuni autori, sarebbe stato lui ad uccidere con le sue frecce Acamante, figlio di Antenore, fino a segnare le sorti della guerra, uccidendo Paride.

Alla fine della guerra tornò in patria o, secondo leggende posteriori, scacciato dalla patria, in seguito ad un'insurrezione, e venuto in Italia, nel Bruzzio (regione di Crotone), vi fondò Krimisa, Petelia e Macalla.

Fineo 1

Re veggente di Salmidesso, nella Tracia. Secondo una leggenda, egli venne condannato, per avere svelato i progetti degli dèi, alla cecità e alla persecuzione delle Arpie che a ogni pasto gli strappavano il cibo e insozzavano la tavola con i loro escrementi.
Quando gli Argonauti approdarono a Salmidesso, Giasone chiese a Fineo come avrebbe potuto impossessarsi del Vello d'Oro. Il re accettò di informarlo, ma desiderò essere prima liberato dalle Arpie. I servi di Fineo frattanto preparavano un banchetto per gli Argonauti e subito le Arpie piombarono sulle tavole. Calaide e Zete, gli alati figli di Borea, si levarono con la spada in mano e inseguirono le Arpie nell'aria facendole fuggire lontano, al di là del mare. Alcuni dicono che essi raggiunsero le Arpie alle isole Strofadi, ma risparmiarono le loro vite quando i mostri implorarono pietà; infatti Iride, messaggera di Era, intervenne e promise che le Arpie sarebbero ritornate alla loro caverna del Ditte in Creta e mai più avrebbero molestato Fineo. Questi spiegò a Giasone come navigare sul Bosforo, e gli predisse esattamente quali venti, quale ospitalità e quale sorte avrebbero atteso lungo la rotta per la Colchide. Infine aggiunse di raccomandarsi ad Afrodite una volta giunto in Colchide.
Un'altra leggenda, indipendente dalla precedente, ma con tratti analoghi, narra che Fineo aveva sposato dapprima Cleopatra, sorella di Calaide e di Zete, dalla quale ebbe due figli, che la tradizione chiama Plessippo e Pandione. Poi aveva ripudiato Cleopatra e sposato Idea, figlia di Dardano. Idea era gelosa dei due figli di Cleopatra e li accusò di aver tentato di violentarla. Fineo, sulla sua parola, li accecò. Oppure fu la stessa Idea a cavar loro gli occhi e a farli rinchiudere in una orribile prigione. Calaide e Zete tuttavia, scoperto l'inganno, liberarono i loro nipoti dal carcere dove erano stati gettati dalle guardie scite, e si vendicarono di Fineo accecandolo.
Alcuni dicono che Fineo fu accecato dagli dèi dopo la visita degli Argonauti, perché diede loro profetici consigli.

Fineo 2

Zio e promesso sposo di Andromeda, pietrificato dalla vista della testa di Medusa mostratagli da Perseo.
Cassiopea madre di Andromeda si era un giorno vantata dicendo che la sua bellezza e la bellezza di sua figlia superavano quella delle Nereidi, e le Nereidi si lamentarono di quell'insulto e chiesero a Poseidone di vendicare il loro amor proprio. Il dio scatenò contro la Filistea la furia delle acque e di un mostro marino. Per placare la collera divina, Andromeda dovette essere destinata come vittima espiatoria e consegnata al mostro. La giovane fu incatenata nuda a uno scoglio presso il mare e Perseo, di ritorno dalla sua spedizione contro Gorgone, la vide, se ne innamorò e promise a Cefeo di liberare sua figlia se avesse acconsentito a dargliela in moglie. Cefeo acconsentì. Perseo uccise il mostro e sposò Andromeda. Ma la festa nuziale fu interrotta bruscamente allorché Fineo, un fratello di Cefeo, che era stato fidanzato alla giovane, sua nipote, fece irruzione nella sala alla testa di un gruppo di armati, reclamando Andromeda come sua sposa. Nella battaglia che seguì Perseo abbattè molti dei suoi avversari, ma fu costretto a strappare la testa della Gorgone dalla sacca e a tramutare in pietra i guerrieri che ancora erano rimasti in vita.

Flegias

Flegias nella mitologia greca era figlio di Ares e di Crise (prima moglie di Dardano), fu re dei Lapiti.

Ebbe un figlio, Issione, e una figlia, Coronide; quest'ultima fu sedotta e messa incinta da Apollo. Per vendicare la morte della figlia Flegias tentò di incendiare il tempio di Apollo a Delfi (uno dei santuari più importanti della Grecia). Non venne però perdonato per questo affronto, tanto che il Dio, dopo averlo crivellato di frecce, lo scaraventò nel Tartaro e per condanna dovette stare per l’eternità con un grosso masso sempre sul punto di cadergli addosso schiacciandolo. La sua storia è narrata nell'Eneide e nella Thebais di Stazio.

Il nome comune phlegyas indica un tipico avvoltoio dal piumaggio rosso e richiama il termine greco "phlego" e il "flagro" latino, tradotti entrambi come "incendio, ardo", questo significato etimologico e la storia stessa di questo personaggio, emblema di un'ira fulminea e deflagrante, lo renderanno il perfetto traghettatore dello Stige nella Divina Commedia.

Flegias in Dante

Nell'VIII canto dell'Inferno Dante e Virgilio si trovano davanti alle paludi dello Stige, dove sono puniti gli iracondi e gli accidiosi. Qui ricevono aiuto nel traghettare la palude da Flegias, le cui sembianze non vengono descritte e anche il cui vero ruolo è taciuto.

Se sembra improbabile che sia un traghettatore per i peccatori di passaggio ai cerchi inferiori, essendo le anime spedite direttamente dopo il giudizio di Minosse, forse potrebbe essere colui che prende gli iracondi e li getta al centro della palude. In ogni caso Dante si preoccupa solo di citare la sua sovreccitazione, data dalle sue grida sia all'arrivo che alla discesa dei due poeti sulla sua veloce barca.

Flogio

Nella mitologia greca, Flogio di Tricca era il nome di uno dei compagni di avventura di Eracle.

Flogio figlio di Deimaco, dopo aver aiutato Eracle nella sua lotta contro le amazzoni decide di separarsi da lui come i suoi fratelli Deileonte e Autolico, arrivò nel mar nero presso la città di Sinope Giasone, eroe greco, a capo della spedizione degli argonauti cambiò rotta della sua nave proprio verso l’isola dove risiedeva Flogio e i suoi fratelli per poi arruolarli. Con lui partì alla conquista del vello d'oro.

Foco

Foco era figlio della nereide Psamate e di Eaco, re di Egina. Estese i territori della Focide, che però prende il nome da un altro Foco, figlio di Ornizione e discendente di Sisifo.

Fu ucciso dai fratellastri Peleo e Telamone durante una gara di lancio del disco.

Prima di Foco, Eaco aveva infatti avuto da Endeide altri due figli, Telamone e Peleo, che vivevano anch'essi a Egina. Il re aveva una predilezione per Foco, a causa della sua bellezza quasi divina. Inoltre, il giovane eccelleva nelle gare atletiche, provocando con ciò l'invidia di Telamone. Avvedutosi della cosa, Foco lasciò Egina con un gruppo di cittadini e si diresse in Focide, che allora constava solo delle regioni circostanti il Parnasso e Titorea, proseguendone la colonizzazione. I suoi figli ne avrebbero poi esteso ulteriormente i confini. In seguito, Eaco fece ritornare Foco ad Egina. Endeide, temendo che il re volesse sceglierlo come proprio erede al trono, convinse i propri figli ad ucciderlo. Costoro sfidarono quindi Foco a una gara di pentathlon, e il giovane fu colpito a morte da un disco lanciato da Telamone. I due nascosero il corpo di Foco in un bosco, ma Eaco lo trovò e cacciò i fratricidi da Egina. Peleo e Telamone dovettero subire lunghe persecuzioni a causa del loro delitto.

I mitografi offrono versioni leggermente divergenti del racconto, in particolare riguardo alle ragioni della morte di Foco.

Per alcuni fu ucciso per iniziativa di Telamone, e Peleo si limitò ad aiutare il fratello a nascondere il corpo. Stando a Diodoro Siculo e Pausania, invece, il disco che uccide Foco viene lanciato da Peleo, ma per il primo il colpo è accidentale, per il secondo intenzionale. Per altri ancora Peleo finì il giovane con un'ascia. Igino attribuisce semplicemente la responsabilità della morte a entrambi i fratelli.

Pausania annovera fra i figli di Foco Panopeo e Criso.

Foco (figlio di Ornizione)

Foco fondò la Focide e sposò Antiope. Suo padre era Ornizione, figlio di Sisifo. Non va confuso con un altro Foco presente nella mitologia greca, che era invece figlio di Eaco e della nereide Psamate.

Foco fu il primo colonizzatore della Daulide, una regione della Grecia che prese allora il nome di Focide, dal fondatore del nuovo stato. All'epoca, tuttavia, la Focide comprendeva solo le terre intorno a Titorea e Delfi, e fu poi il figlio di Eaco ad estenderne i confini. Pare che in Daulide fosse molto diffuso il culto degli uccelli ("Ornizione" significherebbe infatti «uccello della luna»). Foco incontrò Antiope nel periodo in cui era stata resa folle da Dioniso. La guarì dalla follia e in seguito la sposò. Fra gli epiteti di Foco vi era anche quello di “figlio di Poseidone”.

Folo

Centauro mite e sapiente, figlio di Sileno e di una Ninfa dei boschi; ricevette ospitalmente a Foloe Eracle che andava alla caccia del cinghiale di Erimanto. Offrì all'eroe carni arrostite, mentre lui mangiò soltanto carne cruda e non osò aprire la giara di vino che apparteneva a tutti i Centauri, finché Eracle non gli ricordò che, quattro generazioni prima, Dioniso aveva lasciato la giara nella grotta appunto perché fosse aperta in quella occasione. Il forte profumo del vino fece perdere la ragione ai Centauri. Armati di grossi massi, abeti sradicati, torce e trincetti, si precipitarono verso la grotta di Folo. Mentre Folo, terrorizzato, cercava scampo, Eracle audacemente respinse Ancio e Angrio, i primi assalitori, con un lancio di carboni infuocati. Nefele, la tempestosa nonna dei Centauri, fece allora cadere dal cielo una violenta pioggia che allentò la corda dell'arco di Eracle e rese scivoloso il terreno. Tuttavia l'eroe si dimostrò all'altezza delle sue imprese precedenti, uccise parecchi Centauri, tra i quali Oreo e Ileo. Gli altri raggiunsero Malea dove si rifugiarono presso Chirone, loro re, che era stato scacciato dal monte Pelio dai Lapiti.
Folo frattanto mentre dava sepoltura ai suoi morti compagni, estrasse da un cadavere una delle frecce di Eracle e si chiese come un oggetto così piccolo potesse provocare la morte. Ma ecco che la freccia gli sfuggì dalle mani e, forandogli un piede, lo uccise all'istante. Eracle allora desistette dall'inseguire il cinghiale e ritornò a Foloe, dove seppellì Folo con straordinari onori ai piedi del monte che prese il suo nome.
Il mito ci è tramandato da Teocrito e da Epicarmo.

Forbante (Tessalo)

Forbànte, figlio del re di Tessaglia: Triopa e di Orsinome. Liberò Rodi dai serpenti. Apollo, dopo la sua morte, lo collocò in cielo, nella costellazione detta del Serpentario.

Forbo


Nella mitologia greca, Forbo era il nome del padre di Pronoe

Si racconta della figlia che ebbe da Etolo due figli Pleurone e Calidone. Secondo altri miti con il nome di Forbo vi è anche uno dei figli di Priamo, morì nel sonno.

Forci (Iliade)

Nella mitologia greca, Forci (o Forcine) è il nome di un condottiero frigio che, insieme al fratello Ascanio, partecipò alla guerra di Troia come alleato del re Priamo. Nel conflitto trovò la morte nel tentativo di salvare il corpo di un guerriero alleato.

Nell'Iliade, Forci figura insieme ad Ascanio a capo delle forze giunte a Troia dalla Frigia; il loro legame parentale non è esplicitato da Omero ma è riferito da Pseudo-Apollodoro, il quale sembra desumerlo da fonti a noi ignote (Pseudo-Apollodoro, Epitome, 3, 34.). Il padre di Forci è chiamato Fenope da Omero, mentre prende il nome di Aretaone nella Biblioteca di Apollodoro.

Il regno dei due fratelli non doveva raggiungere le vaste proporzioni della Frigia classica; la zona descritta da Omero è localizzata all'incirca nell'area del Lago Ascanio e lungo il corso settentrionale del fiume Sangario. Precisamente, Forci e Ascanio governavano l'Ascania, regione dell'Anatolia nord occidentale, forse nella Bitinia.

Nella guerra di Troia


Forci e le sue truppe raggiunsero Troia quando ormai volgeva al termine il nono anno del conflitto. Omero esalta l'atteggiamento bellicoso dei due fratelli, i quali fremevano di entrare in battaglia.

Foroneo

Nella mitologia greca, Foroneo è secondo vari miti il primo uomo nato sulla terra, figlio di Inaco, una divinità legata ai fiumi. Sua madre era invece una ninfa chiamata Melia.

Foroneo aveva due fratelli, Egialeo e Fegeo o secondo altri racconti Io. Fu scelto come arbitro quando due divinità quali il re dei mari Posidone e la moglie del padre degli dei Era. I due desideravano possedere il Peloponneso e alla fine la scelta ricadde sulla dea, di cui in seguito sviluppò il culto proprio nel Peloponneso, il famoso Heraion. Sulla terra insegnò molto agli esseri umani, come riunirsi nelle città, e ad usare il fuoco, che rubò agli dei. Sua moglie è nota con molti nomi fra cui Peito, Cerdo e Teledice. Fra i suoi innumerevoli figli, di cui con esattezza i nomi non si conoscono, sicuri sono Car, Api e Niobe.

Frasio

Frasio o Tasio, celebre indovino di Cipro, il quale essendo andato alla corte di Busiride, re d'Egitto, durante una carestia che colpiva il paese da otto o nove anni, predisse al re che la carestia sarebbe cessata se ogni anno uno straniero fosse stato sacrificato in onore di Zeus. Busiride avendogli chiesto di qual paese egli fosse, ed avendo inteso ch'era straniero, gli disse: "Sarai tu il primo, che darà dell'acqua all'Egitto". E lo fece uccidere. Poi sacrificò altri ospiti occasionali fino all'arrivo di Eracle, il quale lasciò che il sacerdote lo trascinasse presso l'altare. Gli cinsero il capo con una benda e Busiride, invocando gli dèi, si preparava ad alzare l'ascia sacrificale, quando Eracle spezzò le corde che lo legavano e massacrò Busiride, Afidamante, figlio di Busiride, e tutti i sacerdoti che assistevano al sacrificio.

Frisso

Frisso è una figura della mitologia greca, figlio di Atamante, re di Beozia, e di Nefele, ed è pronipote di Eolo. Ha come sorella Elle.

L'inganno di Ino


La dea Nefele aveva sposato Atamante al quale aveva dato due figli: Frisso ed Elle. Ma dopo qualche tempo il re la ripudiò per sposare Ino, una mortale. Ino odiava i figli di Atamante e cercò di liberarsene con l'inganno. Persuase le donne del paese a mettere nel forno i semi di grano conservati per la semina successiva, e naturalmente quando vennero seminati, non fiorirono, quindi il paese fu in preda alla carestia. Atamante inviò i suoi messaggeri all'oracolo di Delfi, per chiedere al dio cosa avrebbe dovuto fare. Ino pagò i messaggeri affinché, al loro ritorno, dicessero al re che l'oracolo aveva predetto il sacrificio di Frisso sull'altare di Zeus se voleva che la terra ridesse i suoi frutti. Il popolo si rivoltò e chiese di obbedire all'oracolo. Atamante dovette acconsentire e i due ragazzi furono condotti sull'altare sacrificale per adempiere l'ordine del finto oracolo.

Il sacrificio e la fuga


A questo punto, Frisso invocò l'aiuto di sua madre Nefele, dea delle nubi. Commossa dalle suppliche del giovane sfortunato, la divina Nefele ottenne da Era, moglie di Zeus, un ariete il cui vello, anziché di lana, era tutto d'oro, con l'aiuto del quale egli avrebbe potuto fuggire per sottrarsi alla minaccia. L'animale parlò a Frisso, gli infuse coraggio e convinse lui e la sorella a salirgli in groppa, e così i due giovani gli montarono sopra. I due si staccarono finalmente dalla terra e iniziarono lo straordinario viaggio sorvolando i mari e le terre. Ma un oscuro evento colse di sorpresa i due: non appena oltrepassarono la Penisola Tracia, Elle si addormentò e abbandonò la presa del vello precipitando in mare. Annegò nello stretto che fin da quel momento prese il nome di Ellesponto, cioè "il mare di Elle".

Frisso tentò invano di aiutarla, ma non poté fare nulla; da solo proseguì nel suo solitario volo e raggiunse una terra ignota; non sapeva ancora di essere sceso su una terra inospitale, la Colchide, dove lo avrebbero atteso altre prove. Qui regnava il re Eete, figlio di Elio e di Perse, e fratello della maga Circe. Questi l'accolse benevolmente e gli diede in sposa la figlia Calciope. In cambio, Frisso sacrificò l'ariete a Zeus ne offrì il vello al re, il quale lo consacrò ad Ares e lo inchiodò a una quercia in un bosco sacro al dio, mettendovi a guardia un drago che non dormiva mai.

La morte

Da Calciope, Frisso ebbe vari figli, in particolare: Argo, Mela, Frontide e Citissoro. Presso la corte di Eete il giovane passò tutta la sua vita e, da anziano, mentre egli vi rimaneva, i suoi figli ritornarono ad Orcomeno e qui ritrovarono il loro regno. Tuttavia, Eete venne a sapere da un oracolo che sarebbe morto per mano di un discendente di Eolo; preoccupato, uccise immediatamente Frisso, per allontanare da sé questa maledizione.

Frontide

Nella mitologia greca, Frontide era il nome di uno dei figli di Frisso e di Calciope

Frontide fu uno dei quattro fratelli che seguì Giasone durante il viaggio degli argonauti. Durante un viaggio si erano persi e la loro nave andò perduta proprio gli argonauti li salvarono e avendo in comune la stessa sete di vendetta e giustizia si allearono. Gli altri fratelli erano Citisoro (o Cilindro) Argeo e Mela.

Edited by demon quaid - 18/12/2014, 21:49
 
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