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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 13/9/2010, 07:18 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Ificle

Figlio di Anfitrione e di Alcmena, fratello gemello di Eracle il cui padre però era Zeus. Anfitrione riconobbe Ificle come suo figlio mortale, e non figlio di Zeus, allorché Era mandò due prodigiosi serpenti nella casa di Anfitrione, con l'ordine di uccidere Eracle. I gemelli si destarono e videro i serpenti inarcarsi dinanzi a loro. Ificle strillò, gettò via le coperte scalciando e nel tentativo di fuggire cadde dalla culla. Anfitrione balzò dal letto e accorse nella camera dei bambini; Eracle, che non aveva lanciato nemmeno un gemito, gli mostrò i serpenti che egli stava strangolando, uo per mano. Altri dicono che i serpenti erano innocui e posti nella culla da Anfitrione stesso che voleva sapere quale dei due gemelli fosse suo figlio, e lo seppe.
Ificle era il padre dell'auriga di Eracle, Iolao, che ebbe da Automedusa, figlia di Alcatoo re di Megara. Egli più tardi accompagnò Eracle in alcune delle sue fatiche. Lottò al suo fianco contro Ergino re di Orcomeno, e la vittoria sui Mini gli valse, come ricompensa, da parte del re Creonte, il privilegio di sposare la più giovane delle sue figlie, mentre Eracle sposò la maggiore, Megara. Per questo matrimonio, Ificle dovette abbandonare la sua prima moglie Automedusa. Quando Era, seccata dai successi di Eracle, lo fece impazzire, l'eroe uccise sei dei figli avuti da Megara e due figli di Ificle. Questi riuscì a sottrarre al massacro il figlio maggiore Iolao insieme con la stessa Megara. Prese parte, con i migliori guerrieri delle città vicine, alla caccia al cinghiale calidonio che Artemide, offesa per essere stata esclusa da re Eneo dai sacrifici annuali ai dodici dèi dell'Olimpo, mandò contro il paese di Calidone a uccidere il bestiame e i servi di Eneo e a distruggere i campi coltivati. Ificle fu il primo a colpire l'animale, che venne poi ucciso da Meleagro. Aiutò Eracle nella sua spedizione contro Troia, che portò alla conquista della città e all'uccisione del re Laomedonte con i figli, fuorché Podarce (quello che doveva regnare con il nome di Priamo). Nella guerra contro Sparta, Eracle massacrò Ippocoonte e i suoi figli e restituì il regno a Tindaro, ma, nel corso della battaglia decisiva, Ificle morì. Altra tradizione racconta invece che nella guerra contro Augia, Eracle cadde ammalato e i Molionidi, Eurito e Cteato, misero in rotta il suo esercito; Ificle fu ferito mortalmente e venne condotto a morire a Feneo in Arcadia, dove gli furono più tardi tributati gli onori dovuti a un eroe.

Ificlo

Ificlo (o Ificle) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Anfitrione e Alcmena, e gemello, per parte di madre, di Eracle.

Un giorno Alcmena vide nelle sembianze del marito partito per la guerra Zeus, e fu da lui sedotta, dopo essersi trasformata in un ircocervo, animale sacro a Pallade. La dea infuriata dall'evidente ingiuria volle spedire direttamente Alcmena nell'Ade, ma Zeus, disperato, intraprese un lungo viaggio e riusci a riportarla alla luce. Pertanto il suo mito si intreccia con quello di Orfeo, di Admeto e di Antenore. La vicenda pare fosse ricordata nella perduta tragedia di Sofocle "Alcmena Argonica". Dal loro amore Alcmena concepì Eracle. Quando il vero Anfitrione tornò dalla guerra amò Alcmena e la ingravidò di Ificlo, che nacque durante lo stesso parto insieme ad Eracle.

Fra le sue gesta si ricordano in particolare la caccia al Cinghiale caledonio, che devastava le terre del re Oeneo, e la spedizione contro i Moloni al fianco del fratello, durante la quale però rimase ucciso.

Ifidamante (Antenore)

Ifidamante è un personaggio dell'Iliade.

Ifidamante era uno dei numerosi figli di Antenore e di Teano, il più giovane e il più bello. Fu anche un valoroso eroe che prese parte alla guerra di Troia. Era molto legato al fratello Coone, il primogenito di Antenore.

La morte

Ifidamante e Coone furono entrambi uccisi da Agamennone. Egli prima colpì con la spada al collo Ifidamante e poi Coone, che l'aveva ferito ad un braccio per cercare di vendicare la morte del fratello ucciso. Agamennone colpì allora Coone con la spada al petto e poi gli troncò la testa che rimase sul corpo del fratello, a mo' di orrendo spregio verso i Troiani.

Ifigenia (mitologia)

Ifigenia è un personaggio della mitologia greca, figlia di Agamennone e di Clitemnestra.

Agamennone, comandante dell'esercito greco, ha radunato la flotta sulle coste della Beozia, presso la città di Aulide, prima di partire per la Guerra di Troia. La flotta però è trattenuta a terra da forti tempeste che la dea Artemide provoca nel mare che bagna la città. Tempo prima l'Atride Agamennone aveva osato uccidere una cerva con un dardo, rivolgendosi poi alla dea Artemide con arroganza e scatenando così la sua vendetta. Per permettere ad Agamennone e a tutti i Danai la partenza per Troia, l'indovino Calcante consiglia al re di immolare sua figlia Ifigenia alla dea per placare la sua ira.

Inizialmente Agamennone rifiuta il sacrificio, ma sotto le pressioni di Menelao e Ulisse, finalmente cede. Egli inventa allora uno stratagemma per attirare Ifigenia ad Aulide: fa dire a Clitemnestra che Achille si rifiuterebbe di partire in guerra se prima non gli fosse accordata la mano di Ifigenia. Una volta nel campo acheo, Clitennestra, Oreste e Ifigenia apprendono il destino funesto che è riservato a quest'ultima. Ifigenia è però cosciente della necessità del sacrificio per il bene della Grecia ed accetta di morire per un fine superiore. Al momento della messa a morte, Artemide l'avrebbe sostituita (secondo alcune fonti) con una cerbiatta, con il fine di salvaguardarla dalla follia degli uomini e per farla sacerdotessa del suo tempio in Tauride. Al contrario di sua figlia, Clitemnestra non perdonerà Agamennone e si vendicherà uccidendolo al suo rientro dalla Guerra di Troia.

Trasportata in Tauride dopo il sacrificio mancato, Ifigenia diventa sacerdotessa del tempio di Artemide Tauropolos, con il compito di sacrificare ogni straniero che approdi nella regione. Anni dopo, suo fratello Oreste e l'amico Pilade arrivano in Tauride, in cerca della statua di Artemide, come gli era stato comandato dall'oracolo di Delfi. Ifigenia però riconosce suo fratello e lo risparmia, inscenando un finto sacrificio[7]. I tre, in possesso della statua, scappano in Grecia, protetti dalla dea Atena.

Col termine proteleia si indicava la data in cui le figlie femmine (ossia vergini) venivano accompagnate dai genitori sull'acropoli per celebrare un sacrificio alla dea Artemide (o ad altre divinità femminili), generalmente in vista del loro matrimonio. Con lo stesso termine Euripide traduce solo il rito sacrificale. Il sacrificio consisteva spesso in un oggetto personale, un giocattolo oppure una ciocca di capelli, a rappresentare il vecchio modo di vita (la fanciullezza) lasciato in quel momento alle spalle.
Il parallelismo con il mito di Ifigenia è evidente: Ifigenia è allo stesso tempo figlia obbediente, disposta a sacrificarsi secondo il volere del padre, e sacerdotessa di un culto che segue durante le tappe della crescita tutte le bambine figlie devote, donne, madri e spose. In Ifigenia si riflette quindi il mito della fanciulla che rimane vergine, malgrado il tentativo di ucciderla (il sacrificio va inteso come morte della fanciulla a favore della donna adulta, matura e quindi pronta ad essere data in sposa ad un uomo). Anche la figura paterna che si confonde con quella del sacrificatore è importante: la ragazza che va in sposa smette di essere sotto la tutela del padre per passare sotto quella del marito. Il padre, partecipando al sacrificio, accetta questa condizione.

«In molti paesi dell’Attica, a Brauron come a Munichia, per rappresentare il superamento della condizione dell’infanzia ci si serve del motivo del “sacrificio della figlia” che riprende il modello universale della morte iniziatica. Ifigenia, con una tomba a Brauron e una a Megara, e un mito che ne fa la figlia da sacrificare in Aulide, funge da prototipo per le ragazze che compiono il rito di passaggio».

Ifimedia

Figlia di Triope e moglie di Aloeo da cui ebbe tre figli, due maschi, chiamati gli Aloadi, Efialte e Oto, e una figlia, Pancrati.
Innamoratasi di Poseidone, Ifimedia soleva sdraiarsi sulla riva del mare, raccogliendo l'acqua delle onde nel concavo delle mani e versandosela in grembo; rimase così incinta. Efialte e Oto furono tuttavia chiamati gli Aloadi perché in seguito Ifimedia sposò Aloeo, che era stato fatto re di Asopia in Boezia da suo padre Elio.
Un giorno, mentre Ifimedia e la figlia erano intente a celebrare il culto di Dioniso sul monte Drio, in Acaia, furono rapite da due pirati traci dell'isola di Nasso. I due, chiamati Scelli e Cassameno, oppure Sicelo ed Egetoro, si batterono per il possesso della bellissima Pancrati e nel duello morirono entrambi. Così Pancrati passò al re dei Traci di Nasso, Agassameno, e Ifimedia fu data ad uno degli amici del re. Aloeo inviò i suoi due figli alla ricerca della loro sorella e della loro madre. Essi attaccarono l'isola di Nasso, da cui cacciarono i Traci che vi si erano stabiliti e regnarono sull'isola. Pancrati morì poco dopo la sua liberazione.

Ifinoe

Nella mitologia greca, Ifinoe era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Ifinoe, una delle figlie di Preto il re di Argo ed in seguito fu sovrano di Tirinto e e di Stenebea, le sue due sorelle si chiamavano Lisippe ed Ifianassa. Insieme venivano chiamate le Pretidi.
* Ifinoe, una donna di Lemno che cercò di convincere Giasone e gli Argonauti a lasciare il luogo, fu inviata da Ipsipile.

Ifinoo

Nella mitologia greca, Ifinoo era il nome di un personaggio presente alla guerra di Troia, scoppiata a causa del rapimento di Elena, moglie di Menelao, da parte del principe troiano Paride. Il conflitto che ne derivò, destinato ad essere conosciuto ovunque, divenne uno degli argomenti più cantati e commemorati dagli aedi del tempo. Il decimo anno della guerra divenne oggetto delle attenzioni del poeta Omero, il quale sulla base degli eventi bellici di quell'anno egli estese il poema epico dell'Iliade.

Ifinoo, figlio di un certo Dessio, era un esperto guerriero acheo, il quale decise di abbandonare la sua patria per partire alla volta della Troade, unendosi alle truppe degli Atridi Agamennone e Menelao, i quali avevano riunito una considerevole flotta per vendicare il ratto della moglie di quest'ultimo.

La morte

Il giovane guerriero si cimentò in battaglia, ma non viene mai ricordato nei poemi epici, se non in pochi versi del poema di Omero.
Nel libro VII dell'Iliade, Ifinoo appare come un guerriero che combatte dal proprio un cocchio, nei punti in cui la mischia e la guerra è più intensa e selvaggia. Proprio mentre cerca di colpire e assassinare, scagliandosi con il suo carro da guerra, egli viene però colpito da una lancia, sopra la spalla, per mano dell'eroe avversario Glauco, il capo licio che decise di schierarsi col suo esercito dalla parte dei Troiani.

Ferito a morte, Ifinoo allentò la presa dei suoi destrieri e cadde senza vita dal cocchio.

Ifito

Nella mitologia greca, ifito era il nome di diversi personaggi, fra cui:

* Ifito, figlio di Eurito
* Ifito, l'Argonauta.

Ifito figlio di Eurtito


Eracle, in cerca di una donna come sposa, sapeva che Eurito, aveva promesso di dare in sposa la figlia Iole a chi lo avesse battuto in una gara di tiro con l'arco, arte insegnatagli da Apollo in persona. Eracle vinse facilmente la gara, ma Eurito, sapendo la fine fatta dalla precedente moglie dell'eroe, prese coraggio e lo affrontò, adducendo un comportamento scorretto tenuto da Eracle durante la gara. Questi, non raccolse la provocazione e se ne andò.

Il furto misterioso


Quando Eurito scoprì che dalle sue stalle mancavano dodici giumente, sospettò subito Eracle quale autore del furto, e con lui tre dei suoi figli, Didedone Clizio e Tosseo. L'altro figlio Ifito, che non credeva alla colpevolezza di Eracle, fu inviato alla ricerca degli animali. In realtà le giumente non erano state rubate da Ercole, bensì da Autolico, il principe dei ladri, che poi le aveva rivendute ad Eracle, ignaro del furto.

La morte

Quando Ifito giunse a Tirinto, trovò Eracle e gli chiese consiglio. L'eroe gli offrì il suo aiuto, dandogli anche ospitalità. Dopo un banchetto condusse Ifito in cima alla torre più alta di tutta Tirinto e gli chiese: "Guardati pure intorno, e dimmi se vedi le tue giumente pascolare qui sotto, da qualche parte."

Ifito scrutò inutilmente e ammise di non scorgerle. Per tutta risposta Eracle si infuriò, accusandolo di aver pensato che fosse un ladro e lo afferrò per scaraventarlo giù dalla torre.

Eracle faticò molto per farsi purificare per tale omicidio e anche i figli di Ippocoonte non vollero per rispetto a Ifito. In seguito Hermes, per punizione, decise di vendere Eracle come un misero schiavo, offrendo il compenso ai figli di Ifito, ma il loro nonno rifiutò tale dono.

Igea

Dea greca della salute, figlia di Asclepio e di Lampezia. Ha due sorelle, Panacea e Iaso, e due fratelli, Macaone e Podalirio. Di solito veniva rappresentata come una florida donna con una tazza in una mano, e nell'altra un serpente dalla testa rivolta all'interno della coppa. Il suo culto era associato a quello del padre e di Pamacea. Venne introdotto nel II secolo a.C. in Roma, dove ebbe i nomi di Salus e Valetudo.

Ila (mitologia)

Ila è personaggio minore della mitologia greca, la cui storia si intreccia con quella di Eracle e degli Argonauti.

Eracle si invaghì della sua bellezza e lo rapì dopo aver ucciso suo padre Teiomadante, re dei Driopi. Ila divenne quindi l'amante omosessuale e lo scudiero di Eracle, accompagnandolo ovunque.

Insieme si imbarcarono con Giasone per accompagnarlo alla ricerca del vello d'oro. Durante una sosta a Misia, Ila scese dalla nave con Eracle e si allontanò in cerca di una fonte d'acqua dolce.
Quando le ninfe della fonte, che stavano danzando attorno alla sorgente, videro arrivare Ila se ne innamorarono immediatamente. Nel momento in cui Ila si chinò per prendere l'acqua, una delle ninfe lo prese e lo tirò verso l'acqua per baciarlo, trascinandolo poi nel fiume con loro.
Eracle udì le grida di Ila mentre veniva trascinato in acqua e si mise a cercarlo disperatamente, temendo che fosse stato assalito da qualche ladro. Era così intento nella ricerca che lasciò che gli Argonauti ripartissero senza di loro. Ma di Ila non si vide più traccia.

Ilia di Troia

Ilia nella mitologia greca è figlia di Priamo, re di Troia, e sposa di Idamante, re di Creta.

Iliona

Nella mitologia greca, Iliona era il nome di uno delle figlie di Ecuba e Priamo.

Polimestore, re della Tracia ebbe in moglie Iliona. Alla donna gli fu affidato anche uno dei suoi fratelli, Polidoro. Nel frattempo era scoppiata la guerra di Troia. Iliona aveva avuto dal marito un figlio, Deipilo che negli anni era diventato un ragazzino. La donna, temendo l'agire di suo marito decise di scambiare suo figlio con suo fratello. Polimestore dopo aver stretto patti con Agamennone decise di uccidere Polidoro ma alla fine uccise il loro figlio Deipilo. Iliona alla fine uccise il proprio marito, anche se un'altra versione vede Polidoro come assassino.

In seguito Iliona vedendo le continue disgrazie che ricadevano sui suoi parenti che tanto amava decise di uccidersi.

Ilioneo

Nella mitologia greca, Ilioneo era il nome di un personaggio presente nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade.

Ilioneo era un soldato dell’esercito troiano, figlio di Forbante uomo caro grazie alle sue greggi al dio messaggero Hermes, che in vita gli diede quanto potesse offrirgli, ma che ebbe un unico figlio, Ilioneo appunto. Il ragazzo cresciuto voleva distinguersi in battaglia e durante una di esse si trovò coinvolto nel confronto fra Acamante e Peneleo, finendo per essere vittima di quest’ultimo. Infatti Penelèo, non essendo riuscito ad uccidere Acamante che gli aveva ucciso il compagno di guerra Promaco, si scagliò allora su Ilioneo e gli gettò in viso la lancia, uccidendolo: non contento, il re acheo balzò sul cadavere, e lasciando l'asta infissa nella faccia gli troncò dal collo la testa che cadde a terra. Infine la raccolse sanguinante e la issò in cima alla punta della sua lancia mostrandola ai Troiani ed aggiungendo parole di oltraggioso scherno come a deriderli nel vederli sgomenti per l'orrore manifesto. Omero paragona quest'immagine con quella di un papavero con il fiore sbocciato in cima al gambo.

Fortuna dell'episodio

Nell’ Iliade il paragone col fiore del papavero è ripresa in più scene. Nell' Eneide di Virgilio due coppie di giovani guerrieri troiani subiranno la stessa sorte di Ilioneo; i fratelli Amico e Diore uccisi per mano di Turno, che dopo aver tagliato le teste ai cadaveri le appende al loro carro, rubandolo; e i due amici Eurialo e Niso, che dopo essere stati uccisi dai Rutuli di Volcente (caduto anch'egli nello scontro), avranno le teste recise e issate su lance per poi essere deposte davanti alle fortificazioni del campo troiano, in segno di derisione.

Ilizia

Figlia di Zeus e di Era, e sorella di Ebe, d'Ares e di Efesto. Presso gli antichi Greci era la dea che presiedeva all'evento del parto. Era in stretto rapporto con Artemide, che talvolta veniva chiamata essa stessa Ilizia, con Afrodite e con Demetra, considerate sotto l'aspetto di dee della maternità, e soprattutto con Era, che veniva invocata anch'essa come protettrice delle partorienti; nell'Iliade si parla delle Ilizie, personificazioni delle doglie del parto, che Era, loro madre, manda a suo arbitrio in terra.
Fedele serva della madre, l'aiuta nei suoi odi. Quando Latona era incinta dei due gemelli divini, Era, ingelositasi, cercò di tenere lontana Ilizia e incaricò il serpente Pitone di inseguire Latona, e decretò che essa non avrebbe potuto partorire in alcun luogo dove brillasse il Sole. Sulle ali del Vento del Sud, Latona giunse infine a Ortigia presso Delo. Tutte le dee erano accorse ad assistere Latona partoriente, ma l'assenza di Ilizia impediva il compimento dell'evento. Iride allora fu inviata sull'Olimpo come messaggera dalle dee: promettendo a Ilizia una collana d'oro e d'ambra la convinse ad assistere l'infelice. Così Latona mise alla luce Artemide, che appena nata aiutò sua madre ad attraversare lo stretto e a Delo, tra un olivo e una palma da datteri che crescevano sulle pendici settentrionali del monte Cinto, Latona partorì Apollo dopo nove giorni di travaglio.
Era cercò anche di ritardare la nascita di Eracle, facendo sedere Ilizia davanti alla porta di Alcmena con le gambe, le braccia e le dita incrociate; la fedele serva di Alcmena, Galantide, o Galena, lasciò la camera del parto per annunciare, mentendo, che Alcmena si era sgravata. Quando Ilizia balzò in piedi stupita, allargando le dita e raddrizzando le ginocchia, Eracle nacque e Galantide rise per la buona riuscita del suo inganno.
Dei molti luoghi sacri in cui Ilizia era venerata, si ricordano quelli più antichi di Creta e di Delo. Era rappresentata come una donna velata dalla testa ai piedi, con una fiaccola in mano. I Romani la identificarono con Juno Lucina.

Illo

Illo è un nome comune a diversi personaggi della mitologia greca

* un figlio di Eracle e di Deianira (o forse di Onfale o di Melite)

* un guerriero arcade nell'Eneide

Illo figlio di Eracle


Illo figlio di Eracle sposò Iole, obbligato dal giuramento fatto al padre in punto di morte. Fu perseguitato e inseguito come tutti gli eraclidi da Euristeo fino ad Atene, dove il re venne respinto e costretto alla fuga. A quel punto, Illo lo inseguì e gli tagliò la testa, facendone dono alla nonna Alcmena. Stabilitosi a Tebe e sposata Iole, sull'istmo di Corinto rimase ucciso in un duello con Echemo, re di Tegea. Nel suo mito, che presenta molte varianti, sono raffigurate le migrazioni delle tribù doriche.

Un'altra tradizione indica Illo come figlio di Eracle e Melite e che la sua nascita avvenne sull'isola dei Feaci. Divenuto adulto si trasferi sul continente, dove venne ucciso dai Mentori per una lite sul bestiame.

Illo è l'eponimo degli Illei, popolazione della Dalmazia.

Illo l'arcade

Illo l'arcade, alleato di Enea nella guerra tra troiani e italici, muore ucciso da Turno.

Ilo (mitologia)

Nella mitologia greca, Ilo era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta nei miti.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Ilo, figlio di Dardano e di Bateia la figlia di Teucro. Si racconta di lui come fratello di Erittonio e del fatto che alla sua morta non avesse lasciato alcun erede.[1]
* Ilo, figlio di Troo e di Calliroe, il fondatore di Troia
* Ilo, figlio di Mermero

Imbrio

Nella mitologia greca, Imbrio era il nome del figlio di Mentore che prese parte alla guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re di Troia. Tale guerra viene raccontata da Omero nell'Iliade.

Imbrio viveva tranquillamente a Pedeo con sua moglie Medesicaste, una delle tante figlie che Priamo ebbe al di fuori del matrimonio con Ecuba. Quando scoppiò la guerra si stabilì presso il re troiano vivendo nella sua casa e venendo trattato alla stregua di un figlio. Abile guerriero in tutte le arti di guerra, combatté con valore per la difesa della città. In una delle tante battaglie affrontò Teucro dall'infallibile arco, e fu da questi ucciso con una freccia. Ettore, per vendicarlo, uccise Anfimaco; Aiace d'Oileo, per vendicare a sua volta quell'uccisione, recise il capo al cadavere di Imbrio e in segno di disprezzo gli diede un calcio, facendolo volare tra i combattenti greci e troiani che si affrontavano; la testa, una volta ricaduta al suolo, si fermò ai piedi di Ettore, mentre l'eroe era intento a contrastare altri nemici.

Imbro (mitologia)

Imbro è un personaggio della mitologia greca, uno dei dodici figli di Egitto e della ninfa Caliadne. Sposò Evippe, una delle dodici figlie di Danao e della ninfa Polisso, dalla quale venne assassinato la prima notte di nozze.

Imene (mitologia)

Imene è un personaggio della mitologia greca.

Era figlio di Apollo e di una musa, o forse della dea Afrodite.

Nella tradizione greca, Imene camminava alla testa di ogni corteo nuziale, e proteggeva il rito del matrimonio.

Si narra che fosse un giovane di una fulgida bellezza.

Durante un'aggressione di pirati, le ragazze di Atene furono rapite, e assieme a loro vi era un solo maschio, Imene, che era stato scambiato per una femmina. Riuscì nell'impresa di liberare le donne e di sgominare i malviventi.

Secondo il mito, Imene perse la voce (o la vita) durante le nozze di Dioniso.

Immortali nella mitologia greca

Numerosi personaggi mortali, nella mitologia greca, venne resi immortali per volontà degli dèi, in seguito alla loro buona condotta e per la loro fedeltà alle divinità.

Elenco degli immortali

Achille

Teti, sua madre, volle renderlo immortale sin dalla nascita, ma venne fermata da Peleo. Si afferma che nell'Aldilà, egli sposò Ifigenia o Elena e visse con una di loro nell'Isola Bianca. Secondo altre versioni sposò Medea e visse con lei nelle Isole dei Beati.
* Isola Bianca

Alcesti

Morta per salvare il marito, venne resuscitata dalla morte per decisione di Persefone.

Andromeda

Moglie di Perseo, divenne immortale in seguito alla sua trasformazione in costellazione.

Arianna

Figlia di Minosse, re di Creta, venne resa immortale alla sua morte, sebbene alcune tradizioni riferiscono che ella morì.

Asclepio

Nato immortale, secondo alcune tradizioni, tuttavia, Asclepio venne ucciso da Zeus con un fulmine.

Callisto

Divenne immortale, trasformatasi in stella, ma in altre leggende elle venne uccisa da Artemide.

Capaneo

Capaneo era uno dei Sette contro Tebe; Zeus lo uccise con un fulmine mentre tentava di risalire su una scala le mura di Tebe. Venne resuscitato da Asclepio e reso immortale.

Circe

Unanimente considerata immortale essendo figlia del dio Helios e Perse.

Demofoonte

Demetra cercò di renderlo immortale immergendolo nelle fiamme, ma egli vi morì consumato.

Deucalione


L'uomo che sopravvisse al diluvio; egli divenne probabilmente immortale una volta assunto tra le stelle.

Dioscuri

Inizialmente solo Polluce era nato mortale; una volta morto Castore, questi pregò il padre Zeus di morire al suo posto, ma gli dèi preferirono accoglierli entrambi tra gli immortali.

Edited by demon quaid - 27/12/2014, 14:11
 
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