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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 15/9/2010, 10:01 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Imeneo

Dio greco del matrimonio, figlio di Apollo e di una Musa (Calliope, Clio o Urania), o di Magnete e Calliope, oppure di Dioniso e Afrodite; fratello di Ialemo (eponimo del canto lugubre) e di Orfeo.
Amato da Apollo, da Espero, da Tamiri, era amico e compagno di Eros, dio dell'amore. In Atene si narrava una leggenda secondo la quale Imeneo, bellissimo giovane ateniese, amava, benché fosse di modesta condizione, una nobile giovane ateniese e, non sperando di poterla mai sposare, la seguiva ovunque, di lontano. Era la sola soddisfazione che poteva permettersi. Un giorno, le nobili ragazze andarono ad Eleusi a fare sacrifici a Demetra, ma vennero rapite dai pirati, e con loro Imeneo, ch'essi avevano scambiato per una donna. I pirati, dopo una lunga traversata, approdarono su una spiaggia deserta e, affaticati, si addormentarono. Durante il sonno, Imeneo li uccise e mise le ragazze al sicuro, poi tornò ad Atene per proporre di restituire le giovani rapite a patto che gli fosse concesso di sposare la fanciulla ch'egli amava. La proposta venne accolta, le giovani furono restituite alle loro famiglie e Imeneo potè coronare il suo sogno d'amore. Il matrimonio fu così felice che il giovane cominciò ad essere invocato dagli sposi di Atene.
Una leggenda narrava che Imeneo, durante le nozze di Arianna e Dioniso, perse improvvisamente la voce mentre cantava. In ricordo, ogni matrimonio aveva il suo "canto d'Imeneo". In un altro matrimonio, le nozze di Dioniso e Altea, Imeneo morì improvvisamente durante la cerimonia, mentre allietava col suo canto la festa nuziale. Da allora veniva invocato in occasione di tutti i matrimoni.
Imeneo era rappresentato come un adolescente bellissimo, con in mano la fiaccola nuziale. Ad Argo era oggetto di culto.

Inaco

Nella mitologia greca Inaco (in greco Ἴναχος) è re di Argo e divinità fluviale. Inaco sarebbe il fiume che dalle montagne del Pindo scorreva (e scorre tutt'ora, sebbene sia un fiume a rischio di prosciugamento) fino a gettarsi nell'Acheloo. Un altro fiume, sempre di nome Inaco, scorreva invece nell'Argolide. La considerazione che si tratti nei due luoghi dello stesso fiume è riportata da Strabone, e la citazione dell'opera Inaco di Sofocle costituisce il fr.271 Radt. Pearson riporta il monte Lacmo (da cui ha origine l'Inaco epirota) si trova a Nord Est dell'Epiro; da lì sorge l' Inaco, scavando una lunga valle che corre verso Sud, parallela al Pindo (catena di monti tra la Tessaglia e l’Epiro). Scorre attraverso le alte terre dei Perrebi (una tribù epirota). Taglia il territorio dell'Argo d'Anfilochia e infine, al confine con l'Acarnania, si getta nell'Acheloo, che, sorgendo anch'esso, come l'Inaco, sul monte Lacmo, divide l'Acarnania dall'Etolia. L'Inaco Argivo sorge invece nelle alture tra l'Argolide e l'Arcadia, di cui una parte era chiamata Artemysion ed un'altra Lyrceion. L'Inaco argivo scorre attraverso la regione della città di Lyrceia (all'incirca 70 km a nord ovest di Argo). (fonte: "the Fragments of Sophocles", Di Pearson)

Inaco era il padre di Io, la giovane fanciulla amata da Zeus, trasformata in mucca a causa della gelosia di Era. Secondo la leggenda (riportata da diversi autori, seppur in maniera incidentale, quali Pindaro, Simonide, Pausania) Inaco, impazzito di rabbia alla trasformazione della figlia, maledisse Zeus e fu per questo da lui trasformato in un fiume. Sulla trasformazione di Io esistono due versioni nella mitologia greca, una che sembra risalire a Erodoto, l'altra ripresa da Eschilo nelle Supplici.

Secondo la versione erodotea, che è poi probabilmente anche quella considerata nell'Inaco di Sofocle, è Zeus stesso a trasformare Io per rendere Era innocua. La dea però chiede in dono la giovenca e vi pose Argo come guardiano. Altrimenti, nella versione delle Supplici, fu Era a trasformare Io in giovenca per gelosia e Zeus si unì a lei in forma di toro. Ugualmente Argo fu posto da Era come suo guardiano.

Hermes, inviato da Zeus, riuscì ad uccidere Argo (nell'Inaco di Sofocle indossando il cappello dell'invisibilità di Ade, altrimenti anche con un flauto che avrebbe fatto addormentare il cent'occhi, nella versione di Bacchilide), ed Era allora fece tormentare Io da un tafano che la costrinse a lunghe dolorose peregrinazioni (che lei stessa racconta a Prometeo nel Prometeo Incatenato di Eschilo) fino alle sponde del Nilo, in Egitto, dove diede alla luce Epafo (lett: generato dal tocco di Zeus, epafé), progenitore della stirpe degli Egizi da cui discendono le stesse Danaidi e infine anche Eracle.

Letteratura

Inaco è il protagonista di un dramma satiresco (o tragedia, non è ancora del tutto chiaro agli studiosi) di Sofocle intitolato esattamente Inaco, del quale si hanno diverse citazioni indirette di altri autori (26, recensite e raccolte nell'ultima edizione da Radt) e due papiri (uno proveniente da Ossirinco, P.Oxy 2369, l'altro da Tebtynis, il P.Tebt. 692). Ciò che rende particolarmente interessante lo studio di quest'opera è la difficile collocazione "generica" del dramma. Dalla fine del secolo XVIII classicisti di tutta Europa si sono cimentati nella questione dell'incerta collocazione dell' Inaco tra i generi letterari teatrali.

Fu Hemsterhuys, nel commento al Pluto di Aristofane pubblicato nel 1811, a suggerire per primo che l'opera (allora nota solo in base ai frammenti indiretti) fosse da considerarsi un dramma satiresco. Contro di lui si levarono le voci altrettanto autorevoli di Bergk nel 1844 e Wilamowitz nel 1889 . Nel '900 la querelle ha interessato molti studiosi, e dall'apparizione ed edizione dei due frammenti papiracei l'ipotesi di una attribuzione "satiresca" è stata in qualche modo confermata e rinforzata, nonostante manchino ancora prove testuali che risolvano la questione al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ino

Ino nella mitologia greca, era figlia di Cadmo e di Armonia.

Ino fu la seconda moglie di Atamante. Dalla loro unione nacquero Learco e Melicerte. Atamante aveva avuto da Nefele altri due figli, Frisso ed Elle, che Ino odiava e di cui voleva liberarsi. Convinse allora le donne del paese a mettere nel forno i semi di grano conservati per la semina successiva, facendo in modo che quando vennero seminati, non fiorirono, gettando il paese nella carestia. Atamante inviò i suoi messaggeri all'oracolo di Delfi per chiedere cosa avrebbe dovuto fare per risolvere la situazione, ma Ino li pagò perché gli riferissero che doveva sacrificare Frisso sull'altare di Zeus. Atamante fu costretto ad acconsentire, ma Frisso ed Elle, chiedendo aiuto alla loro madre Nefele, fuggirono in groppa ad un ariete dal vello d'oro che ella aveva inviato loro.

Dopo la morte della sorella Semele, madre di Dioniso, Ino persuase Atamante ad allevare il piccolo dio, nato dall'unione della sorella di Ino con Zeus. Era, per vendicarsi del tradimento fece impazzire Atamante: questi, incontrando la moglie con i figli, li scambiò per dei cervi e li assalì, uccidendo Learco gettandolo contro uno scoglio e lanciando Melicerte in mare. Ino, per cercare di salvare almeno quest'ultimo, si gettà a sua volta in mare, e per volere di Afrodite (madre di Armonia e quindi nonna di Ino) i due vennero trasformati in divinità marine protettrici dei marinai: Leucotea, la «dea bianca» o la «dea del cielo coperto di neve», e Palemone.

La difficoltà e l'interesse dell'attribuzione "generica" dell'opera risiedono anche nelle profonde lacune che abbiamo nella conoscenza dei caratteri del dramma satiresco, di cui ci sono rimaste pochissime opere, per lo più frammentarie (ad eccezione del solo Ciclope di Euripide). Nonostante sia condiviso il riconoscimento dell'esistenza e dell'importanza del dramma satiresco all'interno delle tetralogie tragiche, poco si può affermare con assoluta certezza rispetto a quest'ultime.

Io (mitologia)

Nella mitologia greca Io è una sacerdotessa di Era, figlia di Inaco, re di Argo.

Zeus si innamorò di Io e, temendo la gelosia di Era, quando la andava a trovare la nascondeva in una nuvola dorata.

Era, accortasi del sotterfugio, trasformò la giovane in una giovenca, ma Zeus continuò a vederla trasformandosi in toro. Allora la dea decise di farla sorvegliare da Argo, il gigante dai cento occhi.

Ermes, incaricato da Zeus, addormentò Argo e lo uccise, liberando la giovenca. In seguito Era mandò un tafano a pungere Io, che cominciò a correre per tutta la Grecia per sfuggire all'animale.

Arrivata al braccio di mare tra Europa e Asia, attraversò a nuoto lo stretto, che così prese il nome di Bosforo.

Finalmente Io giunse in Egitto, dove partorì Epafo, riacquistando le fattezze umane.

Io viene spesso raffigurata come una giovane donna con in testa le corna della vacca. Per questo fu identificata con Iside e Hathor ed accostata alla Luna.

Iobate

Iobate nella mitologia greca è un mitico re della Licia, padre di Antea e Filonoe, personaggio della leggenda di Bellerofonte.

Il re di Tirinto Preto aveva inviato Bellerofonte in Licia alla corte di Iobate per recargli una missiva che in realtà conteneva la richiesta di ucciderne il suo portatore. Iobate, attenendosi alla legge della sua terra che impediva di uccidere gli ospiti di un convivio, offre la propria ospitalità a Bellerofonte salvandogli così la vita. Il rifiuto di uccidere Bellerofonte non impedisce tuttavia al re di Licia di chiedergli una missione altrettanto mortale e impossibile: uccidere la Chimera, il potente mostro dalla testa di leone, il corpo di capra, la coda di serpente e capace di sputare fuoco.

Protetto dalla dea Atena, che gli invia in soccorso il mitico cavallo alato Pegaso, Bellerofonte riesce nella mortale impresa e fa ritorno in Licia al cospetto di Iobate il quale, incredulo, concede a Bellerofonte la mano di sua figlia Filonoe. Questa, rifiutata da Bellerofonte, si suiciderà per la vergogna.

Iolao

Nella mitologia greca, Iolao (in greco Ίόλαος) fu il figlio di Ificle e pertanto nipote di Eracle.

Iolao ha fatto spesso da cocchiere ed accompagnatore di Eracle, e qualche volta gli autori (Plutarco, Euripide) si riferiscono a lui come all'amato pederastico (eromenos) di Eracle e di altri personaggi mitologici, come Ione, Antinoo, Asclepio. La propensione di Iolao a concedersi ad amori maschili nel mito, lo rese inadatto ad uno sviluppo letterario. In un frammento dello Pseudo-Senofonte egli viene definito "ladro dei talami intonsi".

Quando Eracle si trovò in difficoltà nell'uccisione dell'Idra di Lerna, che rigenerava delle sue nove teste man mano che venivano tagliate, Iolao gli permise di portare a termine l'impresa cauterizzando col fuoco ogni collo non appena Eracle ne decapitava la testa.

Eracle diede in sposa a Iolao la sua ex-moglie Megara quando la semplice vista di lei iniziò a causargli il ricordo doloroso del suo omicidio dei loro tre bambini.

Dopo che Deianira uccise inconsapevolmente Eracle, credendo che Eracle stesse avendo una relazione con Iole, fu Iolao ad accendere la pira funeraria di Eracle (nota: secondo una versione meno diffusa, a farlo fu invece Filottete).

Iole (mitologia)

Iole è una figura della mitologia greca, era figlia di Eurito, re di Tessaglia.

Venne rapita da Eracle e per causa sua l'eroe greco morì. La moglie di Eracle, Deianira, inviò ad Eracle una veste intrisa del sangue del centauro Nesso che avrebbe dovuto far sì che l'eroe non si innamorasse di altra donna che lei, ma che una volta indossate corrose le carni del figlio di Zeus fino a portarlo alla morte. Eracle impose al figlio Illo di andare sul colle dell'Eta, caro a Zeus, di fare una pira con legno di quercia e di porlo sopra di essa. Infine, prima di esalare l'ultimo respiro, fece promettere al figlio che avrebbe sposato la bellissima Iole.

Ione (mitologia)

Ione o Iono, una figura della mitologia greca, è il capostipite degli Ioni.

Si dice fosse figlio di Elleno, ma per altri fu suo nipote.
Probabilmente, poiché gli ioni, la prima stirpe ellenica ad invadere l'antica Grecia, si acclimatò al pantheon religioso delle popolazioni preelleniche, furono declassati a elleni della seconda generazione.

Un'altra leggenda però rende Ione non figlio di Xuto figlio di Elleno, ma figlio di Apollo e di Creusa, poi adottato da Xuto come primogenito, e quindi più grande di Doro e Acheo.

Ione è anche una delle Baccanali, ninfe del dio Bacco.

Ipeiroco

Ipeiroco, figura mitologica dell'Iliade, fu un guerriero troiano.

Ipeiroco fu ucciso da Ulisse in un'azione bellica descritta nel libro XI dell'Iliade relativo alle Gesta di Agamennone.

Iperenore

Nella mitologia greca, Iperenore era il nome di un abile guerriero di cui si racconta nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re di Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’Iliade

Iperenore, soldato dei troiani combatté proprio contro Menelao che più di ogni altro acheo aveva motivo per combattere questa guerra. Il soldato insultò l’avversario affermando che era il peggior combattente di tutti gli achei, ma venne colpito al ventre da cui sangue copioso sgorgo' quando Menelao ritrasse il bronzo dalla ferita.

Iperione

Figlio di Urano e di Gea; il suo nome significa "Colui che sta in alto", quindi una personificazione del Sole e come tale fu identificato da Omero e da altri poeti; in Esiodo è ben distinto dal Sole. Lo si trova poi come nome di uno dei Titani, che da sua sorella Teia generò il Sole (Elio), La Luna (Selene) e L'Aurora (Eos). Per Diodoro sarebbe stato il primo astronomo e perciò chiamato padre dei fenomeni celesti, con un'interpretazione evemeristica del mito.
Sulle coste della Sicilia Iperione, il Titano solare che taluni chiamano Elio, faceva pascolare sette splendide mandrie di cinquanta capi ciascuna e alcune greggi di pecore. Odisseo, dopo aver evitato le Rocce Vaganti, in vista della costa siciliana fece giurare ai suoi uomini che si sarebbero accontentati delle provviste fornite da Circe senza tentare di rubare il bestiame di Iperione. Poi sbarcarono, ma il Vento del Sud soffiò per tre giorni, le provviste stavano per esaurirsi e benché gli uomini si affannassero a cacciare e a pescare, non ebbero molto successo. Infine Euriloco, morso dalla fame, prese in disparte i compagni e li indusse a rubare qualche capo di bestiame; in compenso, disse, avrebbero eretto a Iperione uno splendido tempio non appena ritornati a Itaca. Attesero dunque che Odisseo si fosse addormentato, si impadronirono di alcune vacche, le sgozzarono, offrirono le ossa della coscia e il grasso agli dèi e arrostirono tanta carne quanta ne sarebbe bastata per banchettare sei giorni. Odisseo, destatosi, inorridì al vedere l'accaduto, e inorridì anche Iperione quando ebbe notizia del furto da Lampezia, sua figlia e capo mandriana. Si lagnò con Zeus il quale, visto che la nave di Odisseo aveva ripreso il mare, scatenò un'improvvisa tempesta. Il Vento dell'Ovest schiantò l'albero maestro e poi cadde una folgore in coperta. La nave si inabissò e tutti annegarono, fuorché Odisseo che riuscì a legare l'albero alla chiglia servendosi della rizza di cuoio, e montò a cavalcioni su quell'improvvisata zattera.

Ipermnestra

Ipermnestra (o Ipermestra), a volte identificata con Amimone, fu una figura della mitologia greca, figlia di Danao ed una delle 50 Danaidi.

Rifiutando di sposare i propri cugini, figli di Egitto, Ipermnestra, le sue sorelle e suo padre fuggirono ad Argo, dove però furono raggiunte da essi e costrette al matrimonio. In realtà, Ipermnestra accettò volentieri di sposare suo cugino Linceo, e quando Danao ordinò alle sue figlie di assassinare i mariti fu l'unica a non obbedire. In seguito Linceo vendicò i fratelli morti uccidendo tutte le Danaidi, eccettuata Ipermnestra.

L'etimologia del nome ci rimanda a Iper (in latino super) =al di sopra, moltissimo e Mnestron = matrimonio per cui Ipermnestra dovrebbe significare supersposa. La radice mne= memoria\ricordo rende ancora più suggestivo questo nome, alludendo alla importanza che la memoria e/o il ricordo hanno nel mantenimento del rapporto sponsale.

Il nome di Amimone, che significa "senza colpa", ricollega quest'altra figlia di Danao ad Ipermnestra, portando a credere che siano in realtà la stessa persona.

Ippalco

Ippalco è un personaggio della mitologia greca. È uno dei figli di Pelope e Ippodamia, ebbe come fratelli Atreo e Tieste. Fu uno degli Argonauti.

Ippalmo

Nella mitologia greca, Ippalmo è il nome di uno o più personaggi minori, non ben distinti l'uno dall'altro.

Ippalmo, secondo una tradizione, era uno dei numerosi figli nati da Pelope, il giovane e avvenente figlio di Tantalo, e Ippodamia. La sua leggenda è estremamente povera. Viene ricordato infatti solo in un elenco genealogico.
Ippalmo (o Ippalcimo) è il nome che si attribuisce generalmente al padre di Peneleo, il capo beota partecipanti alla guerra di Troia. Non si sa, tuttavia, se è da identificare nell'omonimo precedente.
Ippalmo è infine il nome di un guerriero acheo, il quale partecipò alla guerra di Troia, e venne ucciso nei combattimenti dall'Amazzone Pentesilea.

Ippaso

Nella mitologia greca, Ippaso (in greco Ἵππασος) era il figlio di Leucippe.

Quando la madre di Ippaso, Leucippe, impazzì per colpa di Dioniso, divinità infuriata dal comportamento della ragazza, lei insieme alle sorelle scambiandolo per un piccolo cerbiatto fecero a pezzi il piccolo figlio.

Ippocoonte

Ippocoonte è il nome di tre personaggi della mitologia greco-romana.

*
Il primo Ippococonte era il padre di Neleo, a sua volta figlio di Ebalo e Bateia.

Con l'ausilio dei figli usurpò il trono di Sparta ai fratellastri Icario e Tindaro. Eracle li sterminò e restituì il trono a Tindaro. Igino, invece, lo cita fra i partecipanti alla caccia al cinghiale di Calidone.

*
Il secondo Ippocoonte era un nobile giovane tracio, cugino e coetaneo del re Reso, di cui era anche consigliere. Seguì nella guerra di Troia l'illustre parente che aveva deciso di partecipare in aiuto del re Priamo, essendo i due popoli alleati da sempre. Sopravvisse al massacro notturno in cui Reso perì con dodici dei suoi uomini, e fu proprio lui a rinvenirne i cadaveri. Omero narrò questa vicenda nel decimo libro dell' Iliade.

* Il terzo Ippocoonte compare nel quinto libro dell' Eneide. Si tratta di un giovane troiano, figlio di Irtaco: Virgilio ne fa dunque un fratello o fratellastro di Asio e Niso. Egli è, insieme a Niso, tra i troiani che si uniscono a Enea nelle sue peregrinazioni in seguito alla caduta di Troia. Buon arciere, partecipa ai giochi funebri in onore di Anchise nella gara con le frecce.

Ippocrene

La "Fonte del Cavallo" che zampillava dal monte Elicona in Beozia, fatta scaturire da un calcio del cavallo Pegaso; consacrata alle Muse e ad Apollo, dava l'ispirazione poetica a coloro che bevevano delle sue acque. In vicinanza si trovava un bosco sacro alle Muse, adorno di magnifiche statue. Una leggenda narrava che cielo e stelle e fiumi si fossero fermati per assistere alla gara fra le Muse e le Pieridi (nove fanciulle, figlie di Piero re di Pella e di Evippa), e che il monte Elicona per la gioia avesse cominciato a innalzarsi verso il cielo e fosse stato fermato nell'ascesa, per ordine di Poseidone, dal cavallo Pegaso, battendo sulla cresta del monte coi suoi zoccoli di bronzo.
Si raccontava anche che, presso questa fonte, un giorno Atena e la ninfa Cariclo, madre di Tiresia, facevano il bagno; Tiresia, ancora ragazzo, cacciava sul monte quando, avvicinatosi alla fonte per bere, vide la dea tutta nuda. La dea immediatamente gli coprì gli occhi con le mani accecandolo. Per consolare Cariclo disperata per il castigo inflitto al figlio, Atena gli fece dono della profezia e disse che la sua fama sarebbe stata grande.
Pausania segnala anche a Trezene un'altra Fonte del Cavallo, che doveva pure la sua origine a Pegaso.

Ippodamante

Ippodamante è un giovane guerriero troiano nell' Iliade, citato nel ventesimo libro del poema.

Le origini

Ippodamante era l'auriga di Demoleonte. Questi era uno dei numerosi figli del vecchio troiano Antenore, amico del re Priamo. Omero tace invece il nome del padre di Ippodamante.

La morte

Alla vista dell'uccisione del suo signore ad opera di Achille che rientrava in battaglia per vendicare la morte dell'amico Patroclo, Ippodamante venne preso dallo spavento, e, balzato a terra, cercò di mettersi in salvo confidando nell'agilità del suo fisico. Ma una lancia del nemico lo trafisse alla schiena. Il giovane emise l'anima mugolando come un toro.

Ippodamia
(Enomao)

Ippodamia è una figura della mitologia greca, figlia di Enomao re di Pisa.

La leggenda narra di una figura di tale bellezza che il padre, geloso, non voleva separarsene per alcun motivo. Tutti i pretendenti erano costretti ad una corsa coi cavalli, il vincitore avrebbe potuto avere la sua mano. Ma gli animali del padre Enomao, dono di Ares, erano magici ed imbattibili.

Un giorno Ippodamia, innamorata di Pelope, sabotò il carro del padre e lo fece vincere.

Dall'unione con Pelope nacquero vari figli, tra i quali: Pitteo, Alcatoo, Atreo, Tieste e Ippalcimo.

Ippodamia
(Piritoo)

Ippodamia è un personaggio della mitologia greca figlia di Bute o di Adrasto, re di Argo, e di Demonassa.

Era sorella di uno degli epigoni, Egialeo, ed andò in sposa a Piritoo, figlio di Issione re dei Lapiti. In occasione del suo matrimonio i Centauri, che erano tra gli invitati, finirono in preda all'alcool e infransero le regole della xenia, l'ospitalità presso il mondo greco. Ebbri, cercarono di rapire la sposa e di molestare le donne dei Lapiti, scatenando la violenta reazione di quest'ultimi, coadiuvati da Teseo, anch'egli tra gli invitati. La rissa degenerò in una guerra fra il popolo dei Lapiti e quello dei Centauri, un evento che va sotto il nome di Centauromachia. I Centauri furono sconfitti grazie all'aiuto determinante che Teseo prestò a Piritoo.

Ippodamo (Iliade)

Ippodamo, figura mitologica dell'Iliade , fu un guerriero troiano.

Ippodamo fu ucciso da Ulisse in un'azione bellica descritta nel libro XI dell'Iliade relativo alle Gesta di Agamennone.

Edited by demon quaid - 27/12/2014, 14:18
 
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