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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 19/9/2010, 11:12 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Labdaco

Labdaco, figlio di Polidoro e nipote di Cadmo, è, attraverso la madre Nitteide, il nipote di Ctonio, uno degli uomini nati dai denti del drago ucciso da Cadmo.

Il Regno

Dato che suo padre Polidoro era morto quand'egli aveva soltanto un anno, la reggenza fu assicurata dal nonno Nitteo. Alla morte di questo, essa passò al fratello di Nitteo, Lico, e infine il potere tornò a Labdaco. Dopo il regno personale di quest'ultimo, toccò in sorte a suo figlio Laio, padre d'Edipo. Il regno di Labdaco fu contrassegnato da una guerra contro il re d'Atene Pandione, per una questione di frontiere. Durante questa guerra, Tereo, re di Tracia, accorse in aiuto di Pandione. Secondo una tradizione rappresentata dal solo Apollodoro, Labdaco perì, come Penteo, straziato dalle Baccanti, e, come lui, per aver combattuto il culto di Dioniso.
Il mito

Simile di carattere a Penteo, ovvero ebbe come egli l'ostilità del dio del vino Dioniso e delle sue sacerdotesse, le baccanti. Fu padre di Laio, alla morte del padre aveva un anno, da lui discese Edipo e tutti gli altri labdacidi.

Labrando


Labrando è uno dei Cureti. Accompagnato dai suoi amici Panamoro e Palasso, giunse in Caria e qui trascorse la prima notte in riva al fiume che si chiamò, per questo, Eudono (dal verbo εὕδειν, che significa letteralmente "dormire").

Lacedemone (mitologia)

Nella mitologia greca, Lacedemone è il figlio di Zeus e della Pleiade Taigete.

Sposò Sparta, figlia di Eurota, dalla quale ebbe un figlio, Amicla, e una figlia, Euridice.

Lacedemone fu re della Laconia e secondo la tradizione fondò la città di Sparta, chiamata Lacedemone, e introdusse per primo il culto delle Grazie in Grecia.

Lacinio

Eroe eponimo del capo Lacinio nel territorio della colonia greca di Crotone, in Italia meridionale.
Allorché Eracle ritornava verso l'Italia per seguire un'altra strada che conducesse in Gracia, guidò la mandria di Gerione lungo la costa orientale fino al promontorio Lacinio. Il re di quel territorio, Lacinio, si vantò in seguito di aver messo in fuga Eracle. In verità egli si limitò a innalzare un tempio ad Era e a quella vista Eracle partì disgustato. Sei miglia più oltre fu accolto da un certo Crotone, ma Lacinio aveva cercato di rubargli i buoi, ed Eracle lo uccise. Aveva però ucciso accidentalmente, durante il combattimento, anche Crotone. Eracle lo seppellì con tutti gli onori e, per espiazione, gli innalzò una grande tomba profetizzando che, in tempi futuri, lì sarebbe sorta una celebre città che avrebbe avuto il nome dell'ucciso.

Ladone 1

Dio fluviale, figlio di Oceano e di Teti. Sposato a Stinfalide ebbe quattro figlie, Dafne, Metope, Siringa e Talpusa.

Ladone 2

Il drago figlio di Tifone e d'Echidna; oppure di Forcide e di Ceto, o forse solo di Gea. Era tutto serpente ed aveva cento teste, benché avesse il dono di parlare diverse lingue. La dea Era lo pose a guardia dei pomi d'oro delle Esperidi finché Eracle lo uccise con una freccia. Era, piangendo sulla sorte di Ladone, ne pose l'immagine fra le stelle come costellazione del Serpente.

Laerte

Laerte è una figura della mitologia greca, figlio di Arcesio, o Arcisio, e di Calcomedusa. Da suo nonno Deione, Laerte appartiene alla stirpe di Deucalione.
La famiglia di Laerte è originaria di Cefalonia; difatti suo nonno Cefalo era epónimo dell'isola.

Fu re di Itaca e sposò Anticlea, quando ella già aspettava Ulisse.

Il re Laerte fu membro della spedizione degli Argonauti, come molti eroi della sua generazione. Rientrato vittorioso dal viaggio con Giasone, partecipò alla caccia del cinghiale di Calidone.

Quando suo figlio tornò ad Itaca vent'anni dopo la guerra di Troia, durante i quali Ulisse dovette soffrire molto per sfuggire all'insidie tramate dal dio del mare Poseidone, non lo riconobbe a primo impatto, ma Odisseo dovette descrivergli il frutteto che un tempo egli stesso gli aveva donato. Nel frattempo Penelope, moglie di Ulisse, aveva tessuto durante il giorno e disfatto durante la notte in velo funerario per Laerte. Quando Eupite venne a reclamare vendetta per la morte del figlio Antinoo, ucciso durante lo scontro con i proci, la dea Atena infuse allora «una gran forza» in Laerte, il quale trapassò il nemico da parte a parte con un colpo di lancia.

Laio

Nella mitologia greca re Laio, o Laio di Tebe, è un eroe divino e un personaggio chiave nel mito della fondazione di Tebe in Beozia e figlio di Labdaco.

Il rapimento di Crisippo

Il tragico destino che toccò a Laio e alla sua discendenza fu provocato - stando ad Euripide - dal rapimento del giovane Crisippo, figlio del re Pelope. Quando Laio era ancora giovane Anfione e Zeto usurparono il trono di Tebe. Alcuni tebani, sperando di veder continuare la discendenza di Cadmo, lo portarono segretamente fuori dalla città prima dell'attacco. Laio fu accolto da Pelope, re di Pisa nel Peloponneso. Laio si innamorò così di Crisippo, figlio del re, e lo rapì portandolo con sé a Tebe mentre gli insegnava a portare il carro o, come scrive Igino, durante i Giochi di Nemea. Il giovane, dopo esser stato scoperto, si uccise dalla vergogna. Il rapimento divenne il soggetto di una delle tragedie perdute di Euripide. Con la morte di Anfione e Zeto, Laio sposò Giocasta, figlia di Meneceo chiamata Epicasta da Omero e divenne il re di Tebe ma la maledizione di Pelope si sarebbe presto abbattuta su di lui e sulla sua stirpe.

L'oracolo e la tragedia

L'Oracolo di Delfi raccomandò a Laio di non avere figli da sua moglie o il figlio l'avrebbe ucciso ed avrebbe sposato Giocasta. Ma una notte, metre Laio era in preda all'ebbrezza, i due concepirono Edipo che, per paura della profezia, legate l'una all'altra le caviglie con una cinghia, fu esposto e abbandonato alla nascita sul monte Citerone dove fu trovato da un pastore che gli diede il nome di Edipo (piede gonfio) e lo diede a Polibo e Peribea, sovrani di Corinto che lo crebbero.

Quando Edipo, dopo che un giovane di Corinto gli disse che era un trovatello, volle conoscere la verità sui suoi genitori si rivolse all'Oracolo di Delfi che si limitò a dirgli che non sarebbe dovuto tornare a casa o avrebbe ucciso suo padre e sposato sua madre. Pensando che Polibo e Peribea fossero i suoi veri genitori, si diresse dunque verso Tebe in direzione opposta a Corinto ma un destino tragico volle che ad un incrocio incontrasse Laio diretto a Delfi per interrogare l'oracolo dopo aver avuto il presagio che il figlio stesse tornando per ucciderlo. La superbia di colui che egli non sapeva essere suo padre portò Edipo ad uccidere Laio, a rompere il timone del suo carro, a compiere la prima parte della profezia per poi dirigersi verso Tebe e a segnare per sempre le sorti della sua discendenza, consegnando spunti favolosi per tragediografi del calibro di Sofocle.

Laio fu sepolto nello stesso luogo dove morì da Damasistrato, re di Platea, mentre Creonte, figlio di Meneceo prese il potere a Tebe. Diversi suoi discendenti dovettero ancora fare i conti con un destino avverso ma non si sa con certezza se perché violò le leggi dell'ospitalità e del matromonio rapendo il figlio della persona che lo ospitava, se perché non ascoltò le parole dell'oracolo o per una combinazione dei due eventi.

Lamia 1

Regina libica, figlia di Poseidone. Ebbe da Zeus una figlia, chiamata Sibilla dai Libici sui quali governava.

Lamia 2

Figlia di Belo e di Libia, amata da Zeus.
Lamia generò a Zeus alcuni figli, ma tutti, salvo Scilla, furono uccisi da Era ingelosita. Lamia si vendicò uccidendo i figli delle altre donne e divenne tanto crudele che il suo volto si trasformò in una maschera da incubo. Era, per perseguitarla ancora maggiormente, la privò del sonno, ma Zeus, mosso a pietà per lei, le concesse il singolare potere di levarsi gli occhi dalle orbite e rimetterseli, a piacere. Vi erano dunque momenti in cui Lamia dormiva, avendo depositato gli occhi in un vaso vicino a sé. Allora non c'era nulla da temere da parte sua. Ma altre volte, quand'era sveglia, errava notte e giorno e, per invidia verso le madri più fortunate, aspettava al varco i loro bambini per divorarli.
Più tardi si unì alle Empuse e assieme si giacevano coi giovani e succhiavano loro il sangue mentre erano immersi nel sonno. Il suo nome fu usato come spauracchio dalle madri greche, quando i loro figli non ubbidivano. Era anche immaginata come un demone in grado di affascinare i giovani che dopo averli adescati ne divorava il cuore.

Lampeto

Nella mitologia greca, Lampeto è il nome di un eroe dell'isola di Lesbo, ucciso da Achille.

Lampeto, figlio di Iro, crebbe a Metimna, sull'isola di Lesbo, dove sembra che regnò insieme a due invicibili guerrieri, Icetaone e Ipsipilo, figli di Lepetinno. Al tempo della guerra di Troia, Achille attaccò l'isola, mettendo a ferro e fuoco le città della regione, senza riuscire però a saccheggiare Metinna, i cui abitanti, sostenuti da Lampeto, resistevano validamente ai suoi attacchi.

Solo grazie al tradimento della figlia del re, Pisidice, innamorata di Achille, l'eroe riuscì a penetrare nella città, dove sgozzò senza pietà Lampeto, Icetaone ed Ipsipilo. Pisidice, che aveva fatto entrare il nemico in cambio di una promessa di matrimonio, venne brutalmente respinta e lapidata dai Mirmidoni.

Lampezia

Nella mitologia greca, Lampezia era il nome di diversi personaggi di cui si raccontano le gesta.

* Lampezia, figlia di Elio e di Neera
* Lampezia, una delle mogli di Asclepio

Lampezia (Elio)

Nella mitologia greca, Lampezia era una figlia di Elio e della ninfa Neera, sorella di Fetusa.

La madre le lasciò nell'isola di Trinacria dove vivevano alcune mandrie del padre a cui le due donne dovevano badare. Quando i compagni di viaggio di Odisseo uccisero le vacche Lampezia corse dal padre per avvertirlo. Altri autori riferiscono di diversa madre, tale Climene la figlia di Oceano. Ovidio riferisce che tale Lampezia sia proprio la sorella di Fetusa.

Lampo (mitologia)

Nella mitologia greca, Lampo era il nome di alcuni dei personaggi presenti nella guerra di Troia, scoppiata per colpa del rapimento di Elena, moglie di Menelao un re acheo, effettuato da Paride figlio di Priamo il re della Troia. Tale guerra scoppiata fra i due regni viene raccontata da Omero nell’ Iliade.

Sotto tale nome nel racconto dei miti ritroviamo:

* Lampo, il cavallo di Ettore, uno dei suoi 4 cavalli, anche se solitamente i troiani avevano una biga e non una quadriga
* Lampo, figlio di Laomedonte, uno dei fratelli di Priamo che svolgeva il ruolo di consigliere durante il periodo di guerra, era più abile nel parlare che nel combattere. Altri fratelli erano Clitio, Ichetaone e Titone, ebbe un figlio chiamato Dolope, fortissimo in battaglia, che si distinse contro gli achei.

Laocoonte

Laocoonte (greco: Λαοκόων; latino: Laocoon) personaggio della mitologia greca, era figlio di Antenore, un anziano abitante di Troia (o di Capi, secondo altre versioni). Era un veggente e gran sacerdote di Apollo.

Si narra che, quando i troiani portarono nella città il celebre cavallo di Troia, egli corse verso di esso scagliandogli contro una lancia che ne fece risonare il ventre vuoto, proferendo la celebre frase Timeo Danaos et dona ferentes («Temo i Greci, anche quando portano doni»). Poseidone, che parteggiava per i greci, punì Laocoonte mandando due enormi serpenti marini che uscendo dal mare avvinghiarono i suoi due figli, egli accorse in loro aiuto e fu stritolato assieme ad essi. I Troiani presero questo come un segno, tenendo così il cavallo tra le loro mura.

Laodamante

Nella mitologia greca, Laodamante ("domatore di popoli/del popolo") è il nome di quattro personaggi:

1. Un giovane guerriero troaino, figlio di Antenore e di Teano. Nel corso della guerra che vide i Troiani addediati dagli Achei, Laodamante, che combatteva col grado di capitano, venne ucciso da Aiace Telamonio.
2. Un figlio di Alcinoo e Arete
3. Un figlio di Ettore e di Andromaca. Ancora fanciullo accompagnò la madre presso la tenda di Achille, allorché Priamo vi si recò per richiedere il corpo di Ettore. La notte della caduta di Troia, Laodamante sopravvisse al fratello, ucciso barbaramente dai vincitori; Neottolemo, infatti, dopo aver imprigionato Andromaca ne affidò il figlio superstite all'amico Eleno, il quale lo crebbe come sua progenie. Alla morte di Neottolemo, Andromaca sposò Eleno e allevò nuovamente il figlio.
4. Un figlio di Eteocle, re di Tebe. Laodamante divenne re di Tebe dopo Creonte. Venne ucciso da Alcmeone nel corso della guerra degli Epigoni, sul fiume Glisas, dopo aver ucciso Egialeo. In seguito la città cadde ai nemici.

Laodamia

Laodamia è una figura femminile della mitologia greca.

Figlia di Acàsto, o secondo altre versioni, di Meleagro e di sua moglie Cleopatra (in questa seconda leggenda avrebbe preso il nome di Polidora) e moglie di Protesilao. Quando il marito partì per la guerra di Troia, il giorno stesso delle nozze, si fece modellare una statua a sua immagine per poterla tenere sempre accanto a sé. Quando la flotta greca rimase bloccata ad Aulide nell'attesa dei venti favorevoli, Laodamia inviò una lettera a Protesilao, in cui lo metteva in guardia dagli eroi troiani, in particolar modo da Ettore.

Venuta a conoscenza della morte del marito, supplicò gli dei di offrire un conforto alla sua disperazione, concedendole di rivederlo un'ultima volta. Gli dei inferi, Plutone e Proserpina, permisero all'anima di Protesilao di risalire dagli Inferi per passare 3 ore con la moglie, animando il suo simulacro. Ma le ore volarono, e Laodamia, quando vide il marito morire si pugnalò fra le sue braccia.

Laodamia (Bellerofonte)

Laodamia è una figura femminile della mitologia greca.

Figlia di Bellerofonte e di Achemone. Fu amante di Zeus, dal quale ebbe un figlio, Sarpedonte. Per il suo orgoglio fu uccisa da Artemide.

Laodice
(Priamo)

Nella mitologia greca, Laodice era una delle cinque figlie di Priamo e di Ecuba.

Moglie di Telefo

Omero nomina Laodice come "la più bella delle figlie di Priamo"; secondo alcuni autori, che la nominavano anche col nome di Iera o Astioca, suo padre Priamo l'aveva assegnata in sposa a Telefo, figlio di Eracle, re di Misia. Scoppiata la guerra di Troia, Telefo, che era stato sconfitto dagli Achei durante l'assalto nei suoi territori, rifiutò di aiutare Priamo nella guerra, giustificando il fatto di aver sposato sua figlia Laodice e dichiarando la sua neutralità. Cossiché evitò uno spergiuro.

L'amore per Acamante


Un'altra tradizione raccontava che, all'inizio della guerra, quando Laodice era ancora nubile, gli Achei inviarono a Troia un'ambasciata per reclamare Elena, fuggita con Paride da Sparta. Come araldi in città furono inviati Diomede e Acamante, figlio di Teseo; intravisto quest'ultimo, Laodice se ne innamorò perdutamente e desiderò violentemente intrecciare un rapporto sessuale con lui. Non potendo serbare il suo amore, si confidò con una certa Filobia, la quale acconsentì ad aiutarla.

Filobia chiese al proprio marito, re di una città della Troade, chiamata Dardano, di imbandire nella sua città un banchetto e di invitarvi i due giovani. Il marito accettò e, seguiti i suoi consigli, fece sedere Laodice e Acamante una di fronte all'altro. Il guerriero acheo la scambiò così per una cortigiana del seguito di Priamo, e acconsentì ad unirsi a lei. Durante la notte, Acamante la rese incinta di un figlio, di nome Munito, ma Laodice non volle allevarlo e lo affidò ad una serva di Elena nella casa di Priamo, Etra, madre di Teseo, e quindi bisnonna del piccolo.

Guerra di Troia


Laodice sposò poi Elicaone, un figlio di Antenore, durante i dieci anni di guerra che coinvolsero Troia e i suoi abitanti.
Nel III libro dell' Iliade Iride, messaggera degli dei, assunto l'aspetto della figlia di Priamo, parlò ad Elena, incitandola a raggiungere le mura della città per assistere al duello tra Paride e Menelao. Quando poi suo fratello Ettore ritornò a Troia per parlare con sua madre Ecuba, egli incontrò Laodice nello stesso momento in cui la regina stava per raggiungerla.

La morte

La notte della conquista di Troia, Laodice fuggì davanti agli inseguitori, rifugiandosi nel santuario dell'antenato Troo, dove si trovavano le tombe di Cilla e Munippo; all'improvviso, la terra si aprì in una voragine che la inghiottì sotto gli occhi degli astanti. Secondo altri venne fatta prigioniera dai Greci e spartita tra i soldati.

Laodoco


Nella mitologia greca, Laodoco era il nome di uno dei figli Apollo e di Ftia

Laodoco, insieme ai suoi fratelli Doro e Polirete regnava nelle pacifiche terre dei cureti.

Etolo, un figlio di Endimione aveva ucciso Apis incidentalmente travolgendolo durante una corsa delle bighe. Esiliato per l’accaduto cercava rifugio e lo trovò da Laodoco e i suoi fratelli. Etolo che già in passato perse ogni titolo di regalità allora pensò bene di uccidere i fratelli e fondare un suo regno.

Edited by demon quaid - 28/12/2014, 15:53
 
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