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Le lampade di Dendera

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view post Posted on 14/11/2010, 16:23     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Siamo a Il Cairo per parlare di antico Egitto, ma non nel solito modo. Il tema di oggi è un "tema di confine", lontano dai temi e dagli interessi dell’egittologia ufficiale.

Quali erano le effettive conoscenze tecnologiche degli egizi? Tra ricchezze e vittorie militari, grandi costruzioni e religione, agricoltura e un sistema di scrittura unico il popolo dei Faraoni era in grado di "accendere la luce"?
Ma andiamo con ordine e prendiamo le mosse da uno dei più grandi egittologi di tutti i tempi.

Si chiamava Auguste Mariette, era un francese e il suo nome è indissolubilmente legato all’egittologia perché a Mariette dobbiamo la fondazione del Museo egizio del Cairo. Ma Mariette non si limitò – se così possiamo dire – a fondare un museo. Come archeologo svolse anche varie campagne di scavo. Tra le tante, oggi a noi ne interessa una in particolare: quella condotta nel 1857 nel basso Egitto a circa 70 km dall’antica capitale: la mitica Tebe.

Ad un ora di volo da Il Cairo, lungo il Nilo, c'è quella che una volta era Tebe, per circa mille anni capitale dell’Egitto dei Faraoni. Oggi tutti la conosciamo come Luxor, un nome che deriva dall'arabo "El Qousour", a sua volta traduzione della parola latina "castra", cioè accampamenti militari (i romani infatti qui ne avevano creati due, ecco spiegato l'uso del plurale).

All'epoca del loro arrivo, i romani avevano trovato poco degli antichi splendori di Tebe. La città era già in piena decadenza 700 anni prima della nascita di Cristo. E nel giro di qualche decennio venne conquistata più volte dagli assiri e poi rasa al suolo da un faraone della dinastia dei Tolomei, nell'84 a.C.
Dell'antico splendore restava il ricordo delle immense ricchezze che erano state raccolte nei secoli in città, i resti di alcuni templi maestosi e, a pochi chilometri da qui, sull'altra sponda del Nilo, la mitica Valle dei Re, dove sono sepolti alcuni dei più famosi faraoni: Sete, Ramsete, Tutmosis e Tutankamon…

Ma torniano a Mariette che, nel 1857, venne a scavare a circa 70 km dall’antica Tebe, a Dendera. Ad attirare la sua attenzione era il tempio dedicato alla Dea Hator. Sotto il tempio, Mariette scoprì dei vasti locali che col tempo erano stati invasi dalla sabbia e dai detriti. Una volta liberate, quelle cripte offrirono uno straordinario spettacolo: sette stanze, coperte di lastre di pietra incise. Di quelle lastre restano i disegni fatti dallo stesso Mariette e le foto scattate da un altro francese negli anni Trenta: Emile Chassinet.

Negli anni Settanta le cripte sono state chiuse al pubblico in seguito ad un gravissimo furto: quasi tutte le lastre incise vennero rubate. In pratica di sette stanze (o 12, verificare) ne vennero spogliate sei. Fortunatamente, per noi, la settima stanza si è salvata dal saccheggio e così può mostrarci ancora oggi una delle incisioni più misteriose di tutta la millenaria civiltà egizia. Un'incisione che ha creato il sospetto che – forse – gli egizi conoscevano l’energia elettrica…

Ci sono tracce flebili, ma sono pur sempre tracce, che ci dicono che forse i nostri antenati ne sapevano più di quanto siamo disposti a credere. Le grandi civiltà del passato ci hanno lasciato – non solo qui in Egitto – costruzioni che difficilmente potrebbero essere riprodotte anche al giorno d’oggi; hanno dimostrato di saper conoscere il cielo e le stelle anche senza cannocchiali e telescopi e hanno forse compiuto viaggi che la nostra civiltà ha potuto realizzare solo pochi secoli fa.

La scoperta forse solo accidentale dell’energia elettrica sembra comunque comune anche agli antichi abitanti della Mesopotamia. Esiste, infatti, un manufatto chiamato pila di Bagdad che è stato ricostruito oggi con gli stessi materiali di un tempo: lamine di rame e di altro metallo immerse in aceto ha prodotto una leggera corrente di poco superiore ad 1 volt. Queste rudimentali pile assemblate in serie sarebbero state utilizzate prima della nascita di Cristo per dorare o argentare i metalli secondo il procedimento dell'elettrolisi.

E’ poi così fantasioso immaginare che, magari anche casualmente, uomini di genio di cui si è persa la memoria, migliaia di anni fa, nell'ambito di una civiltà raffinata come quella egizia, abbiano potuto capire qualcosa, scoprire qualcosa, inventare qualcosa di straordinario per l'epoca? Possiamo davvero escludere che non si siano accese luci, non siano scoccate scintille di cui non resta memoria o quasi?

Ma di geroglifici controversi in Egitto ce ne sono altri, ma in questo caso hanno trovato una soluzione chiara e definitiva.
Il primo riguarda la scoperta fatta da Mark Cottier. Si vede una forma che alcuni hanno voluto interpretare come un essere extraterrestre. Nello stesso geroglifico sono rappresentati molti uomini che sembrano portare doni proprio al presunto E.T.. Siamo andati di persona a vedere il disegno e guardato con attenzione ci ha rivelato che non si trattava d’altro se non di un vaso contenente frutti e spighe confusi con occhi giganti e antenne. La controprova ci arriva da un altro vaso li vicino, questa volta vuoto e che quindi non lascia dubbi. Per quanto riguarda i portatori di doni li stanno effettivamente portando verso quel luogo per il semplice motivo che si tratta del magazzino.
Un altro geroglifico che ha svelato recentemente il suo mistero si trova nel tempio di ABYDOS. Come vedete sembra rappresentare elicotteri, carri armati ed aerei, ma le cose non stanno come appaiono. In effetti da rilievi effettuati risultano essere due geroglifici diversi e sovrapposti come spesso si faceva al tempo. Il Faraone che arrivava stuccava una parte dei segni lasciati dal predecessore e ci riscriveva sopra. In questo caso la caduta di parte dello stucco ha creato una combinazione curiosa tra le diverse scritte. Secondo un analisi effettuata dal Prof. Tiradritti la più antica si riferisce al faraone Seti I e dice: IL RE DELL'ALTO E BASSO EGITTO SETI I. La seconda subito successiva parla di Ramsess II che promette di: DISTRUGGERE TUTTI I NEMICI. Sovrapponendo le due scritte compare proprio il disegno ormai non più misterioso ed inoltre la storia dell'antico Egitto ci dice effettivamente che nell'ordine regnò prima SETI I e poi RAMSESS II.

Per molti secoli Dendera è stato un luogo religioso. Il primo nucleo del Tempio, cui si riferiscono anche queste stanze sotterranee, risale al 15° secolo avanti Cristo. Ma altre iscrizioni ritrovate sembrano rimandare ancora più indietro nel tempo. La parte superiore del tempio è invece di età Tolemaica, cioè più vicina a noi: tra il 300 a.C. e il 30 d.C. (l'ultima sovrana della dinastia dei Tolomei – originati dalla conquista dell’Egitto di Alessandro Magno – è stata Cleopatra)

Ma analizziamo queste incisioni che hanno scatenato tanta curiosità: le cosidette "Lampade di Dendera"



Poiché siamo in un Tempio tutti gli studiosi sono almeno concordi su un fatto: la scena che ci interessa – come altre in queste stanze – raffigura alcuni riti celebrati dai sacerdoti che qui vivevano e forse custodivano antichi saperi. Ma le concordanze finiscono qui, anche perché le discipline chiamate in causa sono decisamente distanti tra loro: da una parte archeologi ed egittologi, dall'altra ricercatori indipendenti che si rifanno alle scoperte scientifiche degli ultimi due secoli e che sottolineano alcune sorprendenti coincidenze.

Guardando con attenzione i geroglifici di Dendera si notano delle sorprendenti coincidenze con apparati moderni e legati a tecnologie al tempo sconosciute. Prima di esaminare le cosiddette lampade ci vogliamo fermare ad esaminare un geroglifico che si trova a non più di tre metri di distanza dalle stesse. Si deve sottolineare che ad oggi non ne sono stati scoperti di uguali. Alcuni vedono in questi disegni dei cavi elettrici che partono da accumulatori. Altri solo degli ornamenti. Un'ulteriore curiosità è stata trovata sempre nello stesso disegno una sfera con all'interno una linea seghettata simile a quella di un fulmine o comunque al metodo più semplice per indicare per simboli l’elettricità. Naturalmente anche questo potrebbe essere solo un disegno con altre finalità che l'occhio per così dire VIZIATO dell'uomo moderno tenderebbe a travisare.
Arriviamo ora alle cosiddette lampade di Dendera. Hanno caratteristiche uniche per due semplici motivi. Il primo riguarda come l'esempio precedente l'unicità del disegno, non esiste almeno fino ad oggi uno uguale, la seconda e’ arrivata solo per così dire, ai giorni nostri. Ricostruendo un oggetto simile nel 1879, si è messo a funzionare come una vera e propria lampada in grado di emettere raggi X.
Ci sono infatti evidenti similitudini tra le lampade di Dendera e il "tubo di Crookes", dallo scienziato inglese – sir William Crookes - che lo creò.
Ad essere maliziosi dieci anni dopo che Mariette aveva pubblicato i suoi disegni di Dendera, da poco scoperta. Alcuni adombrano l'ipotesi che lo stesso Crookes abbia potuto "copiare" i bassorilievi di Dendera. Ma cos'è il tubo di Crookes?
E' un tubo elettronico a catodo a freddo in grado di produrre raggi x. Ma torniamo al geroglifico, taluni lo hanno interpretato come solo un grande fiore di loto, ma è curioso rilevare la presenza di un gambo flessibile e lungo più somigliante ad un cavo che al sostegno di un fiore. Subito dopo salta agli occhi il sostegno a metà dell'oggetto che nella normale interpretazione archeologica viene letto come parte della colonna dorsale di Osiride ma, che a molti è sembrato un componente elettrico con un avvolgimento guarda caso necessario per far funzionare la lampada di Crookes. Vediamo ancora la presenza all'estremità di un dio con due pugnali in mano. Questa posizione sta a significare PERICOLO e guarda caso proprio in corrispondenza di quel punto nel tubo di Crookes escono i raggi X. Infine una coincidenza incredibile. Nel geroglifico vediamo un serpente racchiuso all’interno del disegno, che ricorda la "serpentina" all'interno del tubo di Crookes. Forse sono solo coincidenze ma sicuramente affascinanti....
 
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view post Posted on 2/2/2011, 19:22     +1   -1
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Evadne

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Ho sentito parlare di questa storia... il come sia possibile una cosa simile (peraltro le immagini erano in una particolare posizione all'interno di una cripta e molto difficili da studiare sul posto) è da accertare.
image
Alcuni dicono infatti che sia semplicemente una raffigurazione di un fiore del loto, altri (coloro pro teoria) invece credono che il gambo sia il cavo di alimentazione.

Il mistero è aperto
 
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