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Casi di licantropia in Italia

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view post Posted on 27/6/2015, 22:02     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Negli anni scorsi in Italia si sono registrati non pochi casi di licantropia. La medicina ignora le vere cause di questa “malattia” che in tempi moderni pareva una malattia asiatica o africana.

Negli anni ’50 venne fermato a Roma il “lupo mannaro di Villa Borghese”, Pasquale Rossi, un giovane che durante gli attacchi del male si sentiva addosso una gran forza e l’irresistibile voglia di correre sull’erba, di raspare la terra e di morderla istericamente.

Lo stesso periodo i giornali di Napoli e Roma raccontarono la storia commovente di Iolanda Pascucci, “la lupa di Possilipo”. Nata a Roma nel 1921, fu assalita per la prima volta dal “male” all’età di 12 anni. Nelle notti di luna piena preavvertiva una sensazione che le veniva su, verso la gola. La bava alla bocca, gli occhi dilatati, Iolanda sentiva il bisogno di acqua, molta acqua in cui spegnere quel fuoco che la stava consumando, ed a fermare quell’urlo orribile che urgeva dal profondo. Poi, con il passar del tempo, le crisi si diradarono. La ragazza sposò un musicista dal quale ebbe due figli. Il marito non sapeva nulla, ma tre settimane dopo le nozze la donna sentì le avvisaglie dell’attacco che ben conosceva e pur di non farsi vedere dal marito, scappò di casa non facendo ritorno che all’alba.
Seguirono anni di cure inutili, alla fine dovette andarsene, e lasciare al padre i due bambini. Si trasferì a Napoli per nascondersi e per avere vicino il mare nei momenti di crisi. Una sera la donna venne fermata in un locale notturno, dovette subire l’oltraggio di una visita dermosifilopatica e poi venne mandata all’ospedale degli incurabili dove la legarono in attesa dell’attacco. Ma riuscì a guadagnarsi la libertà scappando.

Così nacque la leggenda della “Lupa di Possilipo”.


Nel febbraio del 1951 la polizia scoprì l’esistenza di Rosalba Guizza, una bambina di quattro anni che assieme alla madre viveva in un capanno di fango a Madonna di Monte, vicino a Savona. Accolse gli agenti emettendo ululati canini e ci volle una certa energia per vincere la resistenza della piccola.

Un tempo, quando le epidemie di satanismo erano abbastanza frequenti i lupi mannari credendoli invasati dal demonio si bruciavano vivi oppure veniva curato dandogli una bastonata in testa a quale difficilmente sopravviveva.

Caterina Sforza in un suo quaderno di ricette consigliava di legare all’interno della camicia del malato una lucertola viva.

Oggi si ricorre all’elettrochoc, ma resta da stabilire la ragione per cui questo male non si può guarire.

Edited by jibrahil - 20/2/2018, 08:01
 
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