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I Samurai, le radici, la storia

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view post Posted on 14/11/2009, 22:49     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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La parola giapponese samurai deriva da un verbo, saburau, che significa servire o tenersi a lato ed indica un guerriero del Giappone feudale. Un termine più appropriato sarebbe bushi (武士, letteralmente: guerriero), che risale al periodo Edo.

Attualmente il termine viene usato per indicare la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru o i fanti). I samurai che non servivano un daimyō o perché era morto o perché ne avevano perso il favore, erano chiamati rōnin.

I samurai costituivano una classe colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu o lo shodō. Col tempo, durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare. Verso la fine dell'era Tokugawa, i samurai erano essenzialmente burocrati dello shōgun, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali.

Con il Rinnovamento Meiji (tardo XIX secolo) la classe dei samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale. Ciò nonostante, il bushidō, rigido codice d'onore dei samurai, è sopravvissuto ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento che parallelamente, nelle società occidentali, è costituito da principi etici di derivazione religiosa.

La parola samurai ha avuto origine nel periodo giapponese Heian, quando era pronunciata saburai, e significava "servo" o "accompagnatore". Fu soltanto nell'epoca moderna, intorno al periodo Azuchi-Momoyama e al periodo Edo del tardo XVI e XVII secolo che la parola saburai mutò in samurai. Per allora, il significato si era già modificato da tempo.

Durante l'era di più grande potere dei samurai, anche il termine yumitori (arciere) veniva usato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del kyūjutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.

Suicidio=Rituale

Il Seppuku è un termine giapponese che indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai. In Occidente viene spesso confuso col più semplice hara-kiri, hara-kiri), a volte in italiano volgarizzato come karakiri, con pronuncia e scrittura errata dell'ideogramma hara.

La traduzione letterale di entrambi i termini è "taglio del ventre" e veniva eseguito, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici. Un elemento fondamentale per la comprensione di questo rituale è il seguente: si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima, e pertanto il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe in tutta la sua purezza.

Alcune volte praticato volontariamente per svariati motivi, durante il periodo Edo (1603 – 1867), divenne una condanna a morte che non comportava disonore. Infatti il condannato, vista la sua posizione nella casta militare, non veniva giustiziato ma invitato o condannato a togliersi da solo la vita praticandosi con un pugnale una ferita profonda all'addome di una gravità tale da provocarne la morte.

Il taglio doveva essere eseguito da sinistra verso destra e poi verso l'alto. La posizione doveva essere quella classica giapponese detta seiza cioè in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all'indietro; ciò aveva anche la funzione d'impedire che il corpo cadesse all'indietro, infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti. Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena egli si era inferto la ferita all'addome, per fare in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.

La decapitazione (kaishaku) richiedeva eccezionale abilità e infatti il kaishakunin era l'amico più abile nel maneggio della spada. Un errore derivante da poca abilità o emozione avrebbe infatti causato notevoli ulteriori sofferenze. Proprio l'intervento del kaishakunin e la conseguente decapitazione costituiscono la differenza essenziale tra il seppuku e lo hara-kiri: sebbene le modalità di taglio del ventre siano analoghe, nello hara-kiri non è prevista la decapitazione del suicida, e pertanto viene a mancare tutta la relativa parte del rituale, con conseguente minore solennità dell'evento.

Il più noto caso di seppuku collettivo è quello dei "Quarantasette rōnin", celebrato nel dramma Chushingura, mentre il più recente è quello dello scrittore Yukio Mishima avvenuto nel 1970. In quest'ultimo caso il kaishakunin Masakatsu Morita, in preda all'emozione, sbagliò ripetutamente il colpo di grazia. Intervenne quindi Hiroyasu Koga che decapitò lo scrittore.

Una delle descrizioni più accurate di un seppuku è quella contenuta nel libro Tales of old Japan (1871) di Algernon Bertram Mitford, ripresa in seguito da Inazo Nitobe nel suo libro Bushido, l'anima del Giappone (1899). Mitford fu testimone oculare del seppuku eseguito da Taki Zenzaburo un samurai che, nel febbraio 1868, aveva dato l'ordine di sparare sugli stranieri a Kobe e, assuntasi la completa responsabilità del fatto, si era dato la morte con l'antico rituale.

La testimonianza è di particolare interesse proprio perché resa da un occidentale che descrive una cerimonia, così lontana dalla sua cultura, con grande realismo.

Nel 1889, con la costituzione Meiji, venne abolito come forma di punizione. Un caso celebre fu quello dell'anziano ex-daimyō Nogi Maresuke che si suicidò nel 1912 alla notizia della morte dell'imperatore. Casi di seppuku si ebbero al termine della Seconda guerra mondiale tra quegli ufficiali, spesso provenienti dalla casta dei samurai, che non accettarono la resa del Giappone.

Con il nome di Jigai, il seppuku era previsto, nella tradizione della casta dei samurai, anche per le donne; in questo caso il taglio non avveniva al ventre bensì alla gola dopo essersi legate i piedi per non assumere posizioni scomposte durante l'agonia. L'arma usata poteva essere il tantō (coltello), anche se più spesso, soprattutto sul campo di battaglia, la scelta ricadeva sul wakizashi, detto anche guardiano dell'onore, la seconda lama (più corta) che era portata di diritto dai soli samurai.

Le armi:

IL BASTONE


È forse il più antico sistema di difesa e di attacco tipico non solo del Giappone. I samurai lo usarono sempre nelle forme e dimensioni più diverse, dalla clava a quello lungo e resistente che si opponeva alla spada. In legno e poi in ferro il bastone veniva adoperato per lottare ma anche come metodo di allenamento in quanto non feriva come le lame.

Con il passare del tempo e la lunga pratica i guerrieri poterono usare il bastone come una vera e propria arma che comunque veniva usata in modo non letale; fu quindi appannaggio dei monaci, dei viandanti, della gente comune, oltre che dei samurai che spesso partecipavano a gare di destrezza con il bastone ma ne usavano anche tipi che nascondevano una mortale lama d'acciaio. L'uso del bastone diede origine a varie scuole nelle quali si insegnavano le tecniche più idonee a ottenere i migliori risultati.

LA SPADA


Scriveva Mc Clatchie (1873): "Non esiste nessun altro paese al mondo dove la spada abbia avuto fama e onore paragonabili a quelli ricevuti in Giappone. Quest'arma infatti rappresentò l'anima vivente del samurai". In Occidente la spada serviva per combattere, e anche quando entrò nella leggenda come la "Durlindana" di Rolando, il cavaliere di Carlo Magno, l'"Excalibur" di re Artù o quella di Abn el Rashid, non era altro che uno strumento che serviva per eseguire missioni divine.

In Giappone la spada viene considerata un kami, un essere che salva la vita, da la morte, quindi è investita di poteri infiniti. Il significato religioso attribuito a quest'arma è sicuramente collegato all'importanza da essa rivestita nelle lotte che i primi clan sostennero per impadronirsi delle terre. La dea del sole, Amaterasu, progenitrice del clan imperiale, donò ai suoi discendenti una spada, uno specchio e una collana, che diventarono i simboli del Giappone. Sicuramente l'utilità della spada, unita al senso religioso con cui veniva forgiata, contribuirono a renderla un'arma unica.

La forma della spada ha sicuramente subito modifiche nel corso dei secoli per cui da primi esempi in bronzo e poi in ferro si arriva alla spada fatta in un solo pezzo, diritta, con un solo filo (700 d.C.) e con una lunghezza che variava da cinquanta a novanta centimetri. Contemporaneamente all'entrata del buddismo, arrivarono in Giappone anche spade corte a doppio taglio. Ma molto probabilmente è in Cina che bisogna andare per trovare gli antecedenti della spada giapponese. Gli ideogrammi chien, per la spada a doppio taglio e tao per quella a un taglio, costituiscono quasi sicuramente le radici dei termini ken e to, che pronunciati assieme indicarono ogni tipo di spada in Giappone.

Secondo la leggenda fu al tempo dell'imperatore Mommu (697-708) che venne inventato il katana, destinato a diventare l'arma più nota del Giappone che nessun paese in nessuna epoca ha mai saputo riprodurre per la sua perfezione. Le prime spade vennero dunque forgiate secondo le tecniche cinesi e coreane e soltanto durante il IX secolo, con l'affermarsi dei samurai, il Giappone sviluppa una propria tecnologia di lavorazione dell'acciaio temperato.

La lama diritta viene poi modificata fino a ottenere l'equilibrata curvatura della spada classica che la rendeva adatta ai fendenti oltre che famosa in tutto il mondo. Le spade erano composte dalle più segrete miscele di acciai tra cui quello morbido, namagane a quello duro, hagame, con un'alta percentuale di carbonio. La durezza della lama era invece dovuta ai vari raffreddamenti in acqua a diverse temperature, e il taglio affilato e resistente era ottenuto levigando lo strato esterno. Questi procedimenti richiedevano tutti una grande abilità e produssero una vasta gamma di qualità e modelli.

Data l'importanza che la spada rivestiva nella società giapponese, non suscita meraviglia il fatto che i forgiatori fossero tenuti in altissima considerazione, tanto che si hanno notizie di imperatori che si dedicarono a quest'arte (l'imperatore Gotoba 1184-119). Spesso il fabbro era di nobile origine e doveva comunque condurre un'esistenza più che dignitosa, quasi religiosa, astenendosi da ogni tipo di eccesso.

Quando il fabbro si accingeva a fondere una spada doveva vestirsi con un abito particolare, portare il cappello, mentre una fune veniva distesa sopra la fucina e serviva per sorreggere amuleti contro eventuali spiriti maligni. Ogni famiglia di fonditori aveva i propri metodi nel mescolare ferro e acciaio, metodi che si tramandavano di generazione in generazione.

Si racconta ad esempio che mentre Masamune, un famoso forgiatore, temperava una spada, un fabbro che era presente infilò furtivamente la sua mano nell'acqua per sentirne la temperatura, ma Masamune gliela tagliò con un colpo secco. Senzo Murama, allievo di Masamune era un abilissimo artigiano, ma era un uomo violento che rasentava la pazzia per cui si credeva che tutte le sue spade fossero assetate di sangue e spingessero i loro possessori a uccidere indiscriminatamente. Queste spade, nonostante l'alta qualità, erano quindi temute ed evitate. Al contrario le lame di Masamune erano considerate eccellenti non solo per la qualità ma anche perché portavano fortuna al loro possessore.

Molti degli aspetti relativi al momento della fusione si devono allo scintoismo, come le cerimonie purificatrici alle quali il fabbro si sottoponeva prima di iniziare il procedimento di lavorazione. A questo proposito si raccontano numerosi aneddoti, ma sicuramente si credeva che la personalità del fabbro si trasfondesse in qualche modo nelle sue lame.

Spesso si era soliti provare le lame delle spade sui cadaveri di criminali giustiziati o addirittura su uomini vivi. Si racconta a questo proposito che un ladro che era stato condannato a morte aveva notato la presenza di un collaudatore di spade per cui esclamò: "Se lo avessi saputo prima avrei inghiottito grosse pietre per rovinare il taglio della tua preziosa lama".

Se l'arco e la lancia venivano usati nella lotta a distanza, la spada serviva nel combattimento ravvicinato, quindi assumeva un'importanza fondamentale per il samurai che amava dimostrare il proprio coraggio. Non si è lontani dal vero se affermiamo che la spada era per il samurai molto più di un'arma, molto più di un pezzo artistico, molto più di un emblema religioso, simbolizzava in effetti la perfezione della vita del suo proprietario, il cuore del guerriero, il simbolo del suo coraggio, onore, lealtà, dignità.

Alla morte del guerriero veniva posta accanto al corpo, poi era ereditata dal figlio in modo da tramandarsi di generazione in generazione. Durante la nascita di un figlio la spada serviva per allontanare gli spiriti maligni; poi all'età di cinque anni il bambino riceveva una spada-talismano, mamori-gatana e infine a quindici anni il ragazzo aveva le sue prime vere spade assiemeall'armatura. Da allora doveva iniziare a specializzarsi per il suo rango di samurai.

Il samurai portava sempre due spade che diventano il suo segno distintivo: quella lunga, il katana, portata in un fodero infilato nella cintura sul fianco sinistro e quella corta, wakizashi, portata nella cintura all'altezza dello stomaco. Mentre la prima veniva lasciata dal samurai in particolari situazioni (visite, incontri), la seconda non lo abbandonava mai ed era chiamata infatti "il guardiano del suo onore".

Fu durante il XII-XIII secolo che le spade giapponesi raggiunsero un livello tecnico mai più ottenuto. Le migliori lame nei musei del mondo hanno incisi i nomi di maestri come i "tre fabbri di Bizen", i "fabbri di Kyoto" e i "tre fabbri maestri". Tutte le lame forgiate prima del 1596 sono qualificate "vecchie", koto, mentre quelle lavorate dopo sono dette "nuove", shinto.

Data l'importanza che la spada rivestiva per il samurai, non meraviglia che quest'arma abbia impegnato centinaia di maestri che ne insegnavano le tecniche e le strategie (kenjutsu) nelle diverse scuole del Giappone fin dal 1350 quando Choisai e Jion codificarono le regole sul bushido. Il fatto che comunque il samurai fosse particolarmente versato nell'uso della spada è stato attestato anche da fonti straniere come quella cinese, che tramanda notizie sull'invasione della Corea da parte dei giapponesi: "II guerriero brandiva una lama molto lunga con una tale rapidità che non si vedeva nulla tranne la bianca lucentezza del metallo".





Gli antichi guerrieri Yayoi svilupparono armi, armature ed un codice, che durante i secoli successivi diventarono il fondamento per i Samurai. Le prime armi includevano arco, frecce e spade. L'armatura includeva un elmo che proteggeva testa e collo, una corazza che proteggeva il torace, ripari per le braccia e le spalle e una protezione per l'addome.

Più tardi le armature compresero anche protezioni per gambe e cosce. L'armatura cambiò con l'evolversi della battaglia. Nel quinto secolo l'introduzione dei cavalli in Giappone rivoluzionò i combattimenti. Ci fu un altro cambiamento decisivo nel quindicesimo secolo, l'introduzione delle armi da fuoco a causa della continuità della guerra.

Il codice si sviluppò dal Kyuba no michi (Via del Cavallo e dell'Arco), raccolta cinese di precetti sul valore dei guerrieri in combattimento, al Bushido (Via del Guerriero).

Bushido è il codice che sta alla base della condotta e dei valori di ogni Samurai. La filosofia del codice Bushido è la "libertà dalla paura"; esso afferma che il Samurai è superiore alla sua paura della morte. Questo gli dà la serenità e la forza di servire il suo maestro fedelmente, morendo se necessario. Il dovere è il primo valore del Samurai.

I Samurai sorsero durante le continue battaglie per estendere i propri domini fra le tre principali casate: i Minamoto, i Fujiwara ed i Taira.

I Samurai diventarono una vera e propria classe sociale tra il nono ed il dodicesimo secolo. Venivano chiamati in due modi: Samurai (cavalieri) e Bushi (guerrieri). Alcuni di loro erano legati alla classe dominante, altri venivano assunti: giuravano fedeltà ai loro Daimyo (feudatari) e ricevevano in cambio titoli e terreni. I Daimyo si servivano dei Samurai per espandere i propri domini e per proteggere i terreni che già possedevano.

I Samurai erano esperti sia nei combattimenti a cavallo che a piedi, si esercitavano ad affrontarsi armati e disarmati. I primi Samurai erano specializzati nei combattimenti con arco e frecce; usavano le spade solo nelle mischie e per decapitare i nemici.

Le battaglie contro i Mongoli portarono alcuni cambiamenti. I Samurai iniziarono ad usare di più le spade, ed anche le lance ed i naginata (tipo di alabarda con la lama molto arcuata).

I Samurai portavano due spade (daisho): una lunga, e l'altra corta. La spada lunga (daito - katana) superava i 60 cm, quella corta (shoto - wakizashi) misurava tra i 30 ed i 60 cm. I Samurai davano spesso un nome alla propria spada e credevano che fosse la fonte del loro valore in battaglia.

Le spade più antiche erano diritte ed erano importate da Corea e Cina. Ma poiché i Samurai desideravano spade più resistenti e affilate, comparvero le spade a lama curva che conosciamo ancora oggi.

Le spade erano fatte di ferro in lega col carbonio. Gli spadai usavano fuoco, acqua, incudine e martello per dare forma alle spade. Dopo la forgiatura, le lame venivano lucidate e preparate per la "confezione" finale. La lama veniva poi provata su cadaveri o su criminali condannati, cominciando dalle ossa piccole fino a quelle più grandi. Spesso i risultati venivano incisi sul nakago (il pezzo di metallo che univa la lama all'elsa).

Date importanti per i Samurai

660 a.C. - Secondo la leggenda Jinmu Tenno, figlio della dea del sole, fu incoronato primo imperatore del Giappone.

400 d.C. ca - Introduzione dei cavalli nei combattimenti.

500 d.C. ca - Arrivo del Buddhismo in Giappone.

1180-85 d.C. - Yoritomo Minamoto si schiera contro il clan Taira nella guerra di Genpei

1192 d.C. - Yoritomo diventa il primo Shogun a vita in Giappone ed instaura il suo governo di Samurai a Kamakura.

Tardo 1200 d.C. - Invasione dei Mongoli in Giappone. I Samurai sviluppano uno stile di combattimento che ha la spada come fulcro.

1400 d.C. ca - I maestri spadai fondano le prime scuole dove insegnano le loro tecniche di ken-jutsu.

1467-77 d.C. - La guerra degli Onin vede il declino del potere dello Shogun ed inizia la Sengoku Jidai ("L'era della guerra nel Paese") che continua per 150 anni.

1542 d.C. - Introduzione delle armi da fuoco portoghesi.

1630 d.C. - Il Giappone si isola dal mondo.

1854 d.C. - Il commodoro Matthew Perry obbliga il Giappone ad aprire dei porti al commercio.

1868 d.C. - L'imperatore Meiji istituisce il "Giuramento dei Cinque Articoli" con il quale inizia a smantellare la classe dei Samurai.

1873 d.C. - L'imperatore Meiji apre l'esercito a tutti e rende la leva obbligatoria.

1876 d.D. - L'imperatore Meiji dichiara illegale portare spade. La classe dei Samurai scompare dopo quasi mille anni di esistenza.


I termini di un Samurai

Batto-jutsu- Arte della progettazione di una spada
Budo - Arti Marziali o Tecniche di combattimento
Bushido - Via del Guerriero
Chokuto - Spada diritta usata dai primi Samurai
Daimyo - Feudatario
Daisho - Le due spade di un Samurai (una lunga - katana, una corta - wakizashi)
Giri - Doveri di un Samurai
Kampaku - Reggente
Katana - Spada lunga
Ken - Spada - specialmente se antica e a doppia lama
Ken-jutsu - Arte della Spada
Kyo-jutsu - Combattimento con arco e frecce
Kyuba no michi - Via del Cavallo e dell'Arco
Muramasa - Spadaio
Naginata - Lunga alabarda con una lama incurvata ad un'estremità
No-dachi - Spada lunga
Ronin (o Ruroni) - Samurai senza padrone
Ryu - Particolare scuola di arti marziali
Samurai - Membro della classe dei guerrieri
Sensei - Maestro
Seppuku - Suicidio rituale
Shogun - Generale supremo ("Signore della guerra")
So-jutsu - Combattimento con le lance
Sohei - Monaco guerriero
Tachi - Spada lunga e molto incurvata che usavano gli antichi Samurai a cavallo
Wakizashi - Spada corta


Edited by demon quaid - 5/7/2016, 00:10
 
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