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La Sibilla Appenninica

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view post Posted on 25/11/2009, 00:04     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Partire per un viaggio senza una probabile meta è allo stesso tempo affascinante e misterioso, specie all'imbrunire di una giornata afosa, lontano dal caos della costa rumorosa e festaiola.
Possono capitare piacevoli coincidenze, quasi come a smentire che l'avventura intrapresa non sia poi del tutto priva di un fine ultimo. Può ad esempio accadere che mai prima di quel momento ci si fosse interessati a fondo ad una leggenda o ad un mito e ritrovarsi invece piacevolmente coinvolti grazie ad una serie di situazioni impreviste e concatenate l'una all'altra.

Visitare i Monti Sibillini, oltre ad essere un'esperienza di notevole interesse a livello naturalistico, è senza dubbio un'escursione immersa nel mistico di una leggenda ove tanto più forte è il suo potere evocativo in termini di miti e di sogni, tanto elevato è il rischio della banalizzazione, della sua utilizzazione in chiave consumistica nonché della distorsione in direzioni che nulla hanno a che fare con la vera cultura di questi luoghi.
Il mito della Sibilla è messaggio evocativo di particolare forza legato alla cultura e alla storia dei Monti Sibillini e dell'Appennino umbro-marchigiano e pertanto costituisce un patrimonio preziosissimo.
Così la Corte degli Scontenti desidera ringraziare il professor Giuseppe Marino (collaboratore del Progetto Elissa per il recupero archeologico ed antropologico della grotta della Sibilla), per essersi dimostrato così disponibile ad allacciare un rapporto di collaborazione con il nostro sito per le ricerche da noi effettuate riguardo alla riscoperta e la valorizzazione dei culti pagani tuttora esistenti in Italia, con particolare riferimento al culto della Sibilla Appenninica.

Incuneato tra montagne leggendarie, il minuscolo abitato di Foce rappresenta il punto di partenza preferito per le più entusiasmanti escursioni sui Monti Sibillini. Il Monte Vettore (m.2476) e il Monte della Sibilla (m.2173), lo racchiudono come in uno scrigno, dove il confine fra realtà e leggenda appare indefinito, vago, avvolto in un alone di vecchi ricordi. Questa antica dimora di pastori isolati è posta sulla via più breve per raggiungere il Lago di Pilato: La tradizione vuole che Ponzio Pilato chiese di far trainare il suo cadavere da bufali finchè non avesse trovato un luogo ideale per la sua sepoltura.

Finì quindi nell'anfiteatro naturale che sta sotto al Vettore e il suo corpo sprofondò per sempre fra i vortici rosseggianti di questo lago montano. Pilato o Bilatus, viene considerato il lago della vita-morte, ovvero il lago dove presumibilmente la Sibilla sciamana andava ad attingersi e rifugiarsi.

Fra gli anziani della zona è ancora diffusa la credenza che venti e tempeste siano scatenati dalle streghe giunte al lago per i loro rituali. Il lago in questione ricorda la forma biforcuta di uno zoccolo caprino, e si trova in una depressione sotto il "Pizzo del diavolo"; si narra che su una roccia a lato della riva, ci siano delle incisioni che rappresentano rispettivamente le firme di Pilato, il conte di Cagliostro e Lucifero. Lo stesso lago di Pilato, o "lago della Sibilla" , è ancora oggi meta di streghe che, come nel passato, giungono fin qui per festeggiare i Sabba. In particolare esistono testimonianza di riunioni al suddetto lago nelle notti degli equinozi e dei solstizi causa ritrovamento di "un cerchio di pietre nel cui centro stava un masso più grande"; evidenti tracce di riti pagani che il cristianesimo non è riuscito a estinguere e che ritrovano nei luoghi descritti in questa sezione del sito l'ideale anello di congiungimento con il potere dei Culti Antichi.

La tradizione popolare tramanda che streghe e negromanti salissero alla grotta della sibilla o su un'isoletta, oggi scomparsa, che si trovava al centro del Lago di Pilato per consacrare i loro libri (che nel dialetto locale vengono tradizionalmente chiamati "libri du commanno" = libri del comando). Grazie al prof. Marino siamo venuti a conoscenza del fatto che nell'Archivio Storico del comune di Montemonaco è stato rinvenuto un documento risalente al XV sec che prova questa frequentazione in epoca tardo-medioevale di cavalieri provenienti da ogni dove per praticare l'arte dell'alchimia e della magia e consacrarne i libri segreti al Lago della Sibilla.

E' il caso per esempio di Cecco D'Ascoli, che i frequentarori del nostro Forum hanno già conosciuto, autore de "L'Acerba" una delle enciclopedie medievali in volgare più complete del Medievo, dove sono raccolte conoscenze di astrologia, alchimia, magia, fisica ecc...

Secondo tradizioni locali, la Sibilla è una Fata benefica, le cui ancelle scendono a volte nei paeselli vicini ed insegnano alle fanciulle tutti i più bei segreti della filatura della tessitura e della magia, ed a volte si trattengono a danzare con i giovani. Ma alla mezzanotte devono rientrare nelle loro sedi. I documenti più antichi che parlano della leggenda, risalenti al 300/400, descrivono la Sibilla centroitalica come la Fata Regina di un paradiso delle delizie, dove chi vi capitava non invecchiava, né provava dolore, apprendeva rapidamente tutte le lingue del mondo e aveva cibo, ricchezze, vestiti e piaceri a volontà, specie erotici.

C'è tuttavia un aspetto inquietante con cui il pellegrino doveva fare i conti: gli abitanti di questo regno, maschie femmine, Regina compresa, una volta la settimana si tramutavano in rettili, con i quali, secondo certe versioni del mito, i visitatori erano invitati o addirittura costretti ad accoppiarsi sessualmente.

In sintesi, riassumeva Leandro degli Alberti in "Descritione di tutta l'Italia" (1557), la Sibilla era la sovrana di un reame "ornato di grandi et magnifici plagi", le cui genti si trasformavano di notte in serpi: " ..è volgata la fama..che tutti quelli che desiderano entrarci gli bisogna primariamente pigliare lascivi piaceri con le dette stomacose serpi. Et non è costretto alcun di rimanergli, eccetto l'anno finito. Et che quegli che vi saranno stati e poi ritorneranno fuori gli son fatte tante gratie e privilegi dalla Sibilla, cosicché felicissimamente poi passano i suoi giorni". Questa originale mistura di Magia pagana e lussuria, di metamorfosi animalesca (quindi sciamanica) e saggezza sibillina (perché la nostra Sibilla resta comunque una strega veggente in grado di proferire responsi) pose le basi per una forte demonizzazione in chiave cristiana del personaggio, che nel folclore assunse tipiche sembianze di una Demone insidiante e pericolosa,

di cui avrebbero fatto le spese nel Medioevo alcuni cavalieri erranti, il più noto è Guerrino, giunto alla grotta-utero per apprendere segreti da Alcina (la famosa strega qui identificata con la Sibilla).

Ma è il serpente la spia che soprattutto ci colpisce nella leggenda sibillina. E' sempre lui: lo stesso demone di sapore patristico che ha continuato per millenni nell'iconografia cristiana a essere schiacciato sotto il piede della patriarcale Maria, ormai devitalizzato e dimentico della propria originaria potenza. E proprio la Madonna secondo la leggenda, avrebbe causato il confinamento della Sibilla nell'omonima montagna. L'ipotesi di aspetti connessi alla Stregoneria nel mito apenninico sembra trovare conferma nell'identificazione operata dall'immaginario folclorico italiano fra la Sibilla ed Erodiade, personaggio biblico che nelle fonti troviamo interscambiabile con Diana alla guida delle Streghe (Erodiade è una figura maledetta della bibbia, indusse la figlia Salomè a ottenere da Erode la testadi Giovanni Battista).

Di questa sovrapposizione abbiamo una testimonianza eclatante nel resoconto reso nel 1504 dallo stregone trentino Giovanni Delle Piatte al tribunale inquisitorio di Cavalese su un episodio d'iniziazione magica di cui era stato protagonista anni prima e che aveva avuto scenario proprio "lo monte Sibilla, zoè come si dize, el monte de Venus ubi habitat la donna Herodiades (si dicta)".Sic dicta significa: è voce di popolo che Sibilla ed Erodiade siano un'identica figura (Bonomo: Caccia alle streghe).

Il medico trentino Giovanni delle Piatte raccontò, sotto tortura, ai suoi inquisitori, che nel 1487 essendosi recato sul Monte della Regina, aveva notato la Sibilla uscire dalla grotta a cavallo di un manico di scopa. Racconta inoltre di aver compiuto con la Sibilla e la sua"Compagnia di belle donzelle" azioni tipiche della Stregoneria come viaggi su cavalli neri, banchetti e balli ai crocicchi, convegni notturni.

Edited by demon quaid - 27/5/2014, 13:17
 
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