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La meditazione + lezioni

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view post Posted on 1/4/2010, 01:06     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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La meditazione è una tecnica con la quale l'operatore, mettendo in bianco la mente, entra in contatto con la propria sfera intima, alla ricerca di esperienze cognitive non sensoriali, da cui trarre insegnamenti di conoscenza e consapevolezza.

Questa tecnica, di provenienza orientale, ci permette di essere viaggiatori nel nostro mondo interiore e di oltrepassare la parte cosciente del nostro essere, e immergerci nel substrato: l'immenso lago scuro.
La scrittrice Giuditta Dembech (Gli Angeli nel nostro futuro, Ediz. L’Ariete, 1996) sostiene che "Meditare regolarmente è utile, poiché procura un immenso benessere su tutti i piani esistenziali dell’essere umano. Aumenta infatti la sensazione di benessere psicofisico, stabilizza l’equilibrio emotivo, migliorala capacità di apprendimento e la memoria, potenzia notevolmente la capacità creativa ed intuitiva. Per chiunque è decisamente consigliabile iniziare a meditare, sistematicamente, intelligentemente, dedicando quest’esercizio salutare almeno quindici minuti ogni giorno.

I benefici che se ne ottengono miglioreranno certamente la vita, senza alcuna controindicazione. É una sorta di tranquillante del pensiero e della mente. Calma le bufere dell’emotività, e rende limpida e serena come uno specchio d’acqua la superficie della mente. Sarà su questo limpido lago che si poseranno i pensieri e le intuizioni provenienti dai piani più sottili dell’essere".
Di seguito trovere un breve corso di meditazione in dieci lezioni, teso alla scoperta di quanto si agita nelle profondità del nostro lago...

Prima lezione Un consiglio preliminare


Se avete fretta o siete impegnati mentalmente sul lavoro o siete agitati o nervosi, non leggete ora questa pagina, non sareste in grado di coglierne appieno il messaggio. Sarà più conveniente stamparla e prenderne conoscenza la sera con la dovuta calma a casa.

La parola meditazione deriva dal latino meditari che significa curare, prendersi cura di qualche cosa. E l'intendimento di chi seriamente medita è proprio quello di curare, curare se stesso; curarsi da tutte quelle malattie psicologiche (a torto spesso considerate meno importanti di quelle fisiche) così subdole e così difficilmente riconoscibili tanto da farci condurre una vita (o meglio, più vite) passandole nel completo oblio del sé e con la coscienza completamente addormentata.
Lo sforzo prodotto da queste lezioni è teso appunto a dare una mano a tutti coloro che sono seriamente intenzionati a cambiare loro stessi.

AMBIENTE

Occorre innanzi tutto destinare alla pratica della meditazione un luogo tranquillo della propria casa. Deve essere un luogo, pur conosciuto, da vedere sotto una luce nuova, un punto di riferimento, un rifugio "inviolabile" nel quale una volta penetrati dovremo avere la certezza che nessuno verrà a disturbarci. Tutte le preoccupazioni del quotidiano DEVONO RIMANERE FUORI da questo luogo.
All'inizio non sarà facile ma seguitando negli sforzi ci riuscirete e durante la giornata arriverete ad anelare al momento in cui, svolti con diligenza i vostri compiti del quotidiano, potrete abbandonarvi all'unione con il divino.

L'ambiente deve essere pulito e in ordine, preferibilmente profumato con incenso, oli essenziali o quanto di vostra preferenza). E' importante inoltre avere la presenza del fuoco attraverso l'uso di una candela. E' preferibile (quindi non fondamentale) che la pratica si svolga di sera. Solitamente di sera i rumori sono più ovattati e corriamo meno rischi di essere disturbati.

Le nostre vesti devono essere comode e devono consentirci di stare freschi in estate e non soffrire il freddo in inverno (durante una buona meditazione la temperatura corporea tende ad abbassarsi come quando si dorme). Possiamo essere accompagnati da una musica di nostra preferenza (musica che naturalmente sia incline al compito che ci prefiggiamo - classica, sinfonica, d'ambiente, new age ecc…).

POSTURA


Non dimentichiamoci che siamo occidentali e che quindi, tranne qualche ardimentoso, siamo poco inclini ad assumere posizioni da "fachiri". Né l'accostamento alla meditazione deve indurci a sforzarci in tal senso. Aboliamo le posture finte di misticismo nella meditazione; essa deve essere spontanea. Potremo pertanto mantenere lo stato meditativo stando seduti comodamente su una sedia o poltrona o cuscino, oppure anche stando sdraiati; in pratica potremo assumere qualsiasi posizione che ci permetta di rilassarci al fine di "perdere il contatto con il nostro corpo". E' comunque sempre opportuno cercare di mantenere la colonna vertebrale diritta, ma non rigida. Terremo gli occhi chiusi.

Per chi adottasse la posizione del "loto" (anche a gambe distese) consigliamo di tenere le braccia appoggiate sulle gambe con il palmo della mano destra, rivolto verso l'alto, posto sul palmo della mano sinistra.

RILASSAMENTO


La meditazione esige un giusto CONTEMPERAMENTO TRA VEGLIA (concentrazione) E SONNO.
Se siamo troppo stanchi finiremo inevitabilmente per addormentarci, specialmente se la posizione sarà "esageratamente" comoda;se siamo troppo svegli non riusciremo a frapporre tra realtà e astrazione quel velo di torpore così importante per sfuggire al richiamo del quotidiano.

Spesso ho avuto tra i miei allievi, studenti troppo "sereni" cioè non consegnati allo stato meditativo bensì teneramente abbracciati a Morfeo; è evidente che tali studenti non meditavano, al contrario(e peraltro solo a volte) ricordavano i sogni; ma non è questa la sede per studiare l'interessante mondo dei sogni Quindi ricordate, non accostatevi alla meditazione né troppo stanchi, né troppo svegli.
Una volta trovata la posizione adatta bisogna perseguire il risultato del completo rilassamento cioè fare in modo che le sensazioni collegate al corpo fisico cessino di giungere al cervello. Il veicolo fisico dell'anima deve cessare di costituire un problema, deve annichilirsi.

Per ottenere ciò il percorso può essere individuale, ognuno cioè si rilasserà secondo il metodo a lui più congeniale; io mi limiterò a suggerirne uno classico, quello dell'onda azzurra. Doveteimmaginare (l'immaginazione, come vedremo nelle prossime lezioni, sarà UNO DEI PASSAGGI FONDAMENTALI nel cammino di una riuscita meditazione) di venire percorsi da un'onda azzurra che, dai piedi, rilassi tutto il vostro corpo sino all'apice della testa.

Dovrete porre attenzione ad ogni parte del veicolo fisico che, attraversata dall'onda, dovrà risultare trasformata da rigida e tesa a rilassata e calma. Immaginate quindi che i vostri piedi e le caviglie si rilassino, così per i polpacci, le ginocchia, i muscoli delle cosce; l'onda continuerà a salire rilassando i muscoli addominali, i pettorali,i dorsali e le braccia con gli avambracci, i polsi e le mani; poi i muscoli del collo e della nuca e le decine dei muscoli e muscoletti facciali; sapremo così di aver ottenuto anche un aspetto esteriore sereno e assolutamente rilassato. E' il nostro momento; siamo completamente dedicati a noi stessi; siamo riusciti a strapparci dai problemi di ogni giorno senza dormire. Già questo, cari amici,è un risultato.

Il corpo fisico ha smesso di trasmetterci sensazioni, siamo liberi di aprire il collegamento tra noi e il divino, di cogliere ogni messaggio, ogni immagine, ogni percezione trascendentale idonea a trasmetterci insegnamenti, indicazioni, verità.

Per questa settimana basta così. Approntate il vostro spazio come indicato e procuratevi quanto suggerito. Impegnatevi OGNI GIORNO nella pratica di rilassamento. Ogni giorno. Per almeno venti minuti, mezz'ora. Il cammino della meditazione profonda implica molta pazienza; gli impazienti mai riusciranno a trionfare.
Se desiderate veramente "svegliarvi" e sperimentare, non mancate all'appuntamento. Ve lo siete dati da soli!

Seconda lezione

Se avete applicato con coscienza e volontà quanto vi ho chiesto di attuare durante la prima settimana, avete conosciuto un nuovo aspetto di voi stessi. Infatti, il corpo di cui eravate abituati a non percepire l'esistenza solamente durante il sonno, ha cessato di trasmettere sensazioni anche in stato di veglia. Avete cessato quindi di essere una sorta di burattino nelle mani di una quotidiana meccanicità e siete intervenuti con coscienza riuscendo a dominare un aspetto importante di voi stessi.

Badate bene, capirete che sto dando per scontato una buona riuscita della tecnica di rilassamento in quanto, visto che nessuno ha postato evidenziando dubbi o incertezze, i casi sono due: o non avete lavorato (e ciò non è un buon indice) o è andato tutto bene; io, che vedo il bicchiere sempre mezzo pieno, propendo per la seconda ipotesi.

Il processo di rilassamento corporeo VA SEMPRE ESEGUITO all'inizio di una seduta di meditazione; naturalmente la ripetitività avrà come conseguenza un più celere svolgimento del processo stesso perché, come accade per ogni cosa, quando si prende confidenza con una tecnica si finisce per svolgerla sempre più celermente ottenendo sempre risultati migliori. Ciò che ora vi impegna per venti minuti, mezz'ora, tra poche settimane necessiterà di pochi minuti.

In questa seconda lezione cercherò di spiegarvi una prima finalizzazione dell'ottenuto rilassamento portandovi ad avere una percezione netta e dominata del vostro battito cardiaco. Il nostro cuore non è solo di vitale importanza per l'organismo fisico; esso è di incommensurabile rilevanza anche per lo spirito. Le scuole di conoscenza insegnano che l'unico atomo divino presente nel corpo umano dopo la caduta, è depositato proprio nel cuore. L'atomo "NOUS" (termine greco che significa Mente / Spirito) il simbolo più prezioso della nostra potenziale natura divina.

Vediamo come svolgere la pratica per godere appieno della presenza del cuore. Nella quiete del nostro luogo dedicato alla meditazione il nostro corpo ha gradualmente cessato di trasmetterci sensazioni. Le prime nuove impressioni sono affiorate; ci sentiamo molto leggeri, o ci sembra di diventare enormi, di essere in espansione, o percepiamo una serenità ed una tranquillità non certo rilevabile durante uno stato ordinario di veglia o di sonno, ecc…

Nell'ambito di queste impressioni, dunque, riusciamo a percepire distintamente un suono ripetitivo; è il battito del nostro cuore; esso è lì a segnalarci che palpita in continuazione per consentirci di vivere e di godere di tutto quello che normalmente non percepiamo; così come normalmente non percepiamo il suo battito, così in quello stato di assoluta tranquillità il poterlo percepire ci indica che si è aperto un nuovo mondo di fronte a noi un mondo di nuove percezioni, percezioni superiori, percezioni più elevate.
Lo percepiamo, lo percepiamo, lo percepiamo …

Invade tutto il nostro corpo e può risuonare contemporaneamente in ogni parte di esso. Ora svolgiamo un lavoro cosciente di separazione e facciamo sì di riuscire a sentire il battito sulla punta del naso e, dopo qualche secondo, nel palmo della mano destra e poi di seguito, con durata a piacere, in quello della sinistra, poi nel piede destro, in quello sinistro, poi in ogni parte in cui vogliamo sentirlo ed ancora in tutto il corpo. Attenzione, non vi è contraddizione tra l'ottenimento di assenza completa di sensazioni fisiche da parte del corpo e percezione sensoriale del battito cardiaco; praticando, comprenderete come tale sensazione prescinda totalmente dalla fisicità e come essa risulti di fatto "extracorporea" ancorché riferita a parti fisiche.

La durata dell'esercizio è a piacere e personalizzabile. Lo scopo è arrivare al risultato della PERCEZIONE COMANDATA DEL BATTITO. Starà poi ad ognuno di voi stabilirne la durata anche in relazione a quanto il vostro corpo vi consentirà di rimanere immobili; quest'ultima considerazione mi dà lo spunto per una conclusiva precisazione. Dato per scontato che durante la meditazione il corpo non deve muoversi, dobbiamo fare in modo di trovare una posizione dello stesso che sia EQUILIBRATA. Se il nostro corpo è ben equilibrato potrà mantenere la stessa posizione per un'ora e anche più. Non è difficile ottenere ciò; esso ha due lati pressoché identici, destro e sinistro, e una spina dorsale nel mezzo che si regge dritta con alla sommità un collo e una testa che, per quanto pesanti, se mantenuti allineati sopra di essa, non ci danno fastidio. Perciò quando meditate lasciate che il corpo raggiunga la sua condizione di equilibrio naturale. In questa ricerca di equilibrio potrà essere utile (per chi adotta la posizione del loto o similari) tenere sollevati (con un apposito cuscino) i glutei rispetto alle ginocchia di tanti centimetri quanti saranno necessari per sentirsi ben equilibrati (solitamente tra dieci e venti centimetri).

Terza lezione

Qualunque sistema si adotti, la CONCENTRAZIONE È IL FULCRO DELLA PRATICA MEDITATIVA.
La meditazione risulta IMPOSSIBILE senza la CONCENTRAZIONE. Per rendere più comprensibile il termine concentrazione, potremo aiutarci con un sinonimo dall'uso più comune: l'attenzione. Concentrarsi significa infatti ESSERE IN ATTENZIONE. Un'attenzione interiore profonda, pacata, senza ansia, senza tensione. Come quella di un uccello che a pochi passi da noi, al minimo sussulto, al minimo gesto involontario, spiccherà il volo. Dunque meditare è fare attenzione.

Nel fare questo la mente riposa e non si fa distrarre dai mille pensieri del quotidiano che si susseguono senza tregua. Essa resta ferma dov'è invece di identificarsi freneticamente con questo o quel pensiero. Certo i pensieri continuano a nascere, ma se la mente resta ferma dov'è, il meditante li osserva nascere e sparire come nuvole nel cielo e non si fa impadronire dagli stessi.

Ma su cosa è più conveniente concentrarsi? La risposta a questo quesito è molto personale. Ci si può concentrare su suoni, forme, parole, immagini, la fiamma di una candela, un rosario, qualsiasi cosa che consenta alla mente di restarvici ancorata. Ciascuno ha i suoi pregi.

Ma uno dei più validi oggetti di concentrazione che le scuole di meditazione raccomandano è il RESPIRO.
Intuitiva è l'importanza della respirazione; essa ci permette di vivere ossigenando il sangue, che è il veicolo fisico delle nostre energie, e nel contempo ci libera dall'anidride carbonica. Meglio respiriamo e più chiarezza abbiamo nelle riflessioni e nei ragionamenti.

Disfunzioni respiratorie o l'uso non corretto della stessa finiscono per creare anomalie e alterazioni che inficiano una soddisfacente conduzione della vita. Spesso non siamo coscienti di stare respirando male; molti di noi usano la capacità polmonare in maniera molto ridotta rispetto alla sua potenzialità. Applicarsi alle lezioni di meditazione vuole anche dire disciplinare, migliorandola, questa funzione vitale dell'organismo umano.

Riflettiamo: la prima cosa che l'uomo mette in pratica quando nasce è il respiro; appena fuori dal ventre materno inala la sua prima boccata di ossigeno. L'ultima cosa che mette in pratica prima di morire è il respiro; si suole dire del deceduto che "ha esalato l'ultimo respiro". Quindi la respirazione ci accompagna tutta la vita.

Il respiro ha un ritmo ed un equilibrio. Il respiro è un simbolo di forza vitale ma al tempo stesso è invisibile. Come il cerchio rappresenta il vuoto da cui nasce il pieno e a cui il pieno fa ritorno.
Il respiro ha in sé quella leggerezza, quella sottigliezza tanto importanti in meditazione.
All'inizio limitatevi a prendere coscienza del respiro nella sua funzionalità globale. Notate come esso affluisce e defluisce dentro e fuori dal corpo; notate come il corpo stesso si alzi e si abbassi a seconda dell'inspirazione o dell'espirazione; ponete l'attenzione della mente su questo processo per qualche minuto (cinque al massimo).

Passate poi ad un'attenzione un pò più specifica; la vostra concentrazione sarà focalizzata sul percorso che compie il respiro; immaginate la quantità d'aria che inalerete davanti al vostro viso; ora la stessa viene risucchiata dalle narici e attraverso la laringe raggiunge la zona polmonare; dove si ferma l'aria inalata? Nella parte alta del petto? All'altezza del torace? Scende fino all'addome? Bene, è qui che dovrebbe arrivare. In meditazione si respira profondamente, ma respirare profondamente non significa inalare grosse quantità d'aria; significa far scendere il respiro il più possibile fino al muscolo diaframmatico, il muscolo responsabile del ciclo respiratorio.

Esercitatevi a farlo per un po' ma senza sforzarvi. L'obiettivo è una respirazione profonda, ma naturale e rilassata. L'aria dopo aver svolto la sua funzione ossigenatrice viene trasformata in anidride carbonica ed espulsa verso l'esterno facendo il percorso inverso rispetto a quello di entrata; producetevi in questo sforzo immaginativo e di concentrazione ancora per qualche minuto.


Raffiniamo ora ulteriormente la nostra concentrazione. Scegliete un punto dove porre la vostra attenzione; possono essere le narici dove avvertite la sensazione dell'aria fresca che entra e dell'aria calda che esce, oppure l'addome dove avvertite il delicato su e giù che accompagna il respiro, oppure la laringe che durante tutta la nostra esistenza assiste al moto continuo del passaggio dei flussi respiratori. Una volta scelto il punto di attenzione concentratevi su questo e non cambiatelo più, per lo meno durante la stessa seduta di meditazione. Anche questo processo svolgetelo nell'arco di qualche minuto.

Durante questo quarto d'ora circa di esercizio cosa avete notato? Quasi certamente la mente se ne è andata spesso per conto suo. I pensieri sono emersi, hanno catturato la vostra attenzione e prima ancora che ve ne foste accorti la decisione con cui vi eravate accostati alla meditazione vi ha completamente abbandonato. Non preoccupatevi e soprattutto non spazientitevi.

Le cadute di attenzione, all'inizio, non solo sono giustificate ma addirittura necessarie per comprendere a fondo il delicato processo meditativo. Infatti è proprio scoprire la mente così dispersa e indisciplinata che fa comprendere la necessità di meditare.

Ogni volta che vi scoprite "partiti" per luoghi o situazioni diversi dal vostro proposito, basterà riportare la mente con gentilezza e senza agitarvi, all'oggetto della vostra attenzione. Un aiuto alla concentrazione, almeno all'inizio, può essere dato dalla tecnica del conteggio dei respiri. Essa consiste nel contare le respirazioni (inalazioni e esalazioni) da 1 a 10 e ricominciare da capo esaurita la decina. Noterete come facilmente vi scoprirete a contare undici, dodici ecc… niente di preoccupante, ricominciate da uno e cercate di non perdere più il conto; con il passare dei giorni e delle settimane riuscirete a meditare per quindici minuti senza perderlo; sarà un ulteriore importante segno del vostro progredire.

Bene ragazzi, questa lezione termina qui. Non resta che mettere in pratica quanto letto. Così come la scorsa settimana è stata importante per conoscere ed imparare ad ascoltare il battito del cuore, questa settimana sarà importante per conoscere e studiare la pratica del processo respiratorio.
In entrambi i casi un guadagno certo l'avremo: l'aumento della capacità di concentrazione.

Quarta lezione

Sappiate che le tecniche meditative che state imparando NON SONO e NON DEVONO essere ad uso esclusivo e riservato della mezz’ora quotidiana che cerchiamo di dedicarci; sono tecniche da applicare di momento in momento, di istante in istante, tutte le volte che ci ’scopriamo’ svegli, che viviamo lo stato di coscienza chiamato DIANOIA, che capiamo di non essere immersi nel sonno della meccanicità, immersi nella insensata, quotidiana, sistematica ripetizione dei soliti gesti, comportamenti, azioni.

Vivere da ’svegli’ significa sfuggire all’ENTROPIA. Entropia è un termine che deriva dal greco e significa ’trasformazione’. Essa è una delle tante ’ Leggi’ a cui l’umanità è sottoposta. E’ una legge MECCANICA della NATURA di livellamento, di uguagliamento ai livelli inferiori. Nella legge dell’entropia non c’è evoluzione, c’è solo meccanicità; tremenda è la lotta che dobbiamo sostenere OGNI GIORNO per strapparci da essa; l’unico modo per vincerla fare uso di una Legge più forte, quella del SACRIFICIO.

Se riusciremo a renderci sempre più costantemente conto di essere addormentati, allora ci ’sveglieremo’ e ’svegliandoci’ scopriremo l’aspetto negativo del sonno, con tutti i suoi aggregati psicologici (IO o EGO) messi lì a zavorrare la nostra esistenza; una volta compresi potremo combatterli mettendo in pratica un sacrificio agendo così efficacemente contro l’ entropia. Se sacrificheremo, ad esempio, l’ira apparirà la qualità della mansuetudine; se sacrificheremo la bramosia di denaro, nascerà la filantropia; se sacrificheremo l’egoismo, apparirà l’altruismo; e così via. Questo è vivere in Dianoia; questo è combattere l’entropia, questo è meditare di istante in istante.

La lezione scorsa abbiamo studiato come ’osservare’ il respiro; grazie all’ uso della respirazione contata abbiamo visto come non sia facile restare concentrati (in tutta franchezza, mi sono scoperto una volta a contare ’ trentaquattro’). Mi auguro che, come consigliatovi, queste cadute di attenzione non vi abbiano abbattuto moralmente; è perfettamente normale. Dopo qualche tempo (forse al primo tentativo, forse al secondo, forse al centesimo) avete notato o avrete la possibilità di notare che la mente entra in uno stato di attenzione focalizzata, uno stato in cui tutta l’attenzione è concentrata sul respiro e sul conteggio. Per un attimo i pensieri non vi hanno disturbato e hanno cessato di emergere; in quell’attimo avete scoperto che voi NON siete i vostri pensieri. Ma il significato di questo attimo è emerso alla coscienza solo quando quest’attimo si è perduto, per la semplice ragione che prendere coscienza di questo stato è già un pensiero.

Con questo pensiero si perde questa mente ’senza contenuto’ di cui si è appena fatta l’esperienza. Rendersi conto di aver smesso di pensare è già un pensiero, questo dà la stura ad altri pensieri e l’attimo è perduto. Quando ci rifletterete sopra dopo aver concluso la seduta, scoprirete anche che questo stato di mancanza di pensieri si può sperimentare solo come unità, cioè non si può essere in quello stato e averne coscienza nello stesso tempo. Non si può scindere la mente in due parti. Si può solo essere interi, nulla di meno, COMPLETI. Questa INTUIZIONE, come le altre che arriveranno in meditazione, è presente quando non la osservate direttamente e sfuma non appena lo fate; un po’ come quando tentiamo di osservare una stella debole o una costellazione a occhio nudo; se la guardiamo fissa con il centro dell’occhio non la vediamo o facciamo fatica a metterla a fuoco; se invece spostiamo il campo visivo appena intorno, la vediamo molto più distintamente.

La completezza a cui ho fatto riferimento viene bene sottolineata da uno dei più famosi koan, quei bizzarri indovinelli Zen, apparentemente senza soluzione, che costringono la mente ai limiti del pensiero razionale per poi costringerla a trascenderlo: qual è il suono di una sola mano che applaude? Il praticante deve il successo della risposta, non alle proprie facoltà razionali ma al vigore della propria concentrazione. Il koan mira infatti a mettere da parte l’intelletto e a mettere in comunicazione la nostra coscienza con il trascendente, il divino. E non pensiate certo che le risposte ai koan siano per tutti univoche; se la meta è la stessa, certo non lo sono i percorsi per arrivarci.

Si dice che attraverso la soluzione dei koan lo Zen possa portarci direttamente allo stadio della visione profonda saltando passaggi intermedi come il rilassamento e la concentrazione. Pur tuttavia non è una tecnica facile; specialmente se siete all’inizio degli studi. Quindi per ora mi limito ad offrirvi un’acquisizione concettuale lasciando spazio per eventuali approfondimenti più avanti nel tempo.
Quindi abbiamo visto che, seppure per un attimo, la mente si è calmata. A questo punto il problema da risolvere è far sì che questo attimo si allunghi sempre più. Come? Semplicemente insistendo nella pratica, con quella volontà e determinazione che mai devono mancare, dove volontà significa non farsi sconfiggere dalla pigrizia e determinazione significa non farsi sconfiggere dalla mancanza di risultati o dall’impazienza. Con costanza e fermezza i risultati arriveranno.

Questa settimana sfruttatela per affinare lo studio della respirazione ripetendo lo stesso esercizio di immaginazione del respiro e del respiro contato. In più vi chiedo di provare l’esercizio durante una normale giornata, a vostro piacere o necessità. Vi suggerisco questo per toccare con mano i risultati di una buona meditazione; sto pensando ad un caso in cui necessitiate una urgente soluzione ad un problema importante; provate allora a non usare l’intelletto ma rivolgete la vostra concentrazione su voi stessi, estraniandovi al meglio dal contesto in cui siete, ed applicate la tecnica dell’osservazione della respirazione; dopo qualche minuto LA SOLUZIONE ARRIVERA’. Se riuscirete a calmare la mente il risultato è garantito.

Libera dalle classificazioni, dai dogmi, dalle catalogazioni, la nostra mente riceverà la risposta cercata. E non ci sarà neppure bisogno di sottoporle il problema; essa è già al corrente della nostra esigenza. Provate anche se avete bisogno di creatività. Prima di iniziare a scrivere, a dipingere o a intraprendere un’attività creativa, meditate per alcuni minuti. Sedete eretti, chiudete gli occhi e portate l’attenzione sul respiro. Non pensate al lavoro che vi aspetta. Lasciate che la mente diventi aperta e limpida, poi cominciate a lavorare. Vedrete come le idee emergeranno più chiare e con più facilità.

Quinta lezione

Al di là di tutto ciò che rappresenta per noi la Fede, è importantissimo, almeno all’inizio, riuscire a “toccare con mano” i propri successi. Nulla vi è di più convincente che SPERIMENTARE DIRETTAMENTE la fondatezza di quello che vi viene spiegato. Se, come mi auguro, siete riusciti ad applicare le tecniche meditative anche nel vivere quotidiano così come spiegatovi nell’ultima lezione, il risultato non potrà non essere che un accrescimento delle vostre capacità cognitive e di ricezione che faranno da volano per altre nuove e sempre più interessanti esperienze.

Dobbiamo continuare così. Dobbiamo di giorno in giorno verificare la validità della pratica della meditazione con costante impegno e volontà. Nessuno ci regalerà nulla. Come amano narrare i saggi: “il Maestro può condurvi sulla soglia della porta ma non attraversarla per voi”. Lo sforzo ed il sacrificio sono quindi indispensabili. Con questa lezione termineremo il ciclo dello studio sulla respirazione.

Abbiamo visto e saggiato quanto essa sia importante per la nostra esistenza e come, opportunatamente usata, ci consenta di migliorare il nostro livello qualitativo di vita. C’è però un altro importantissimo uso che possiamo fare della stessa. Attraverso opportune pratiche possiamo trattenere ed accumulare il PRANA, cioè rinvigorirci notevolmente rendendoci molto più resistenti sia sul piano psichico che su quello fisico. Vediamo innanzitutto cos’è il Prana. Il Prana (dal sanscrito: “soffio vitale”) è l’energia pura, l’energia cosmica, la vita, la forza vitale che impregna tutto il corpo vivente dell’ uomo. Essa si trova in tutto, dal singolo atomo sino al Sole e quindi anche nell’aria, è energia pura, è la causa di tutto.

Ebbene tale meravigliosa sostanza, sconosciuta ai più, si può trattenere ed accumulare. Ma in quale occasione e come? In meditazione e con un adeguato esercizio di respirazione, praticando cioè il PRANAYAMA; vi sono diversi tipi di Pranayama, noi ne studieremo uno in particolare, rivelatoci dal venerabile Maestro gnostico Samael Aun Weor: il PRANAYAMA EGIZIO.

Per espletare compiutamente la tecnica del pranayama egizio occorre praticare l’uso di alcuni MANTRA. Vediamo anch’essi cosa sono. All’inizio del Vangelo di Giovanni si dice:”In principio era il verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”.

Ci viene dunque insegnato che il Verbo, la parola, è alla base della creazione dell’universo e vista la sua capitale importanza, è SACRO. Un uso corretto del verbo deve stare alla base di chiunque voglia intraprendere un cammino esoterico tendente alla liberazione; è un presupposto imprescindibile; un uso corrotto della parola è incompatibile con la rivoluzione della coscienza. Ebbene usare i Mantra è fare un uso ESATTO della parola. I mantra sono la saggia combinazione fonetica di lettere il cui suono determina effetti spirituali, animici e anche fisici; sono parole particolari pronunciate per produrre un certo effetto di tipo fisiologico e psichico. Sono parole di POTERE appartenenti al linguaggio primigenio usato prima che fossero conosciute tutte le lingue oggi parlate.

La Gnosi insegna mantra per ogni tipo di necessità. In questa lezione, come accennato, studieremo quelli correlati all’ assimilazione del Prana. Sono mantra da vocalizzare mentalmente (per un’ evidente incompatibilità con la respirazione) ma non per questo meno importanti e produttivi. LA PRATICA DEL PRANAYAMA EGIZIO. Al solito sarà necessario raggiungere un buono stato di rilassamento; la postura non richiede esigenze particolari (si può stare seduti come da vostra abitudine), se non per l’orientamento che deve essere rivolto con il viso verso Est. Con la schiena diritta e gli occhi chiusi dobbiamo usare contemporaneamente CONCENTRAZIONE, RESPIRAZIONE, IMMAGINAZIONE e VOCALIZZAZIONE INTERNA.

L’iter della pratica sarà diverso a seconda che il praticante sia un uomo o una donna in quanto i canali gangliari metafisici IDA e PINGALA (canali collocati lungo il percorso della colonna vertebrale che convogliano l’energia sessuale dalla zona degli organi sessuali sino al cervello ed il cui sfruttamento è fondamentale in questa pratica) sono invertiti nella donna rispetto all’uomo.

Quindi con la mente ben concentrata nella pratica: UOMO: chiude la fossa nasale sinistra con il dito indice della mano destra, vocalizza il mantra TOM mentalmente (TOOOOOOOMMMMMM) mentre lentamente inspira il Prana dalla narice destra. Allo stesso tempo stringe gli sfinteri ed immagina che l’energia sessuale sale come una scintilla dalla zona degli organi sessuali lungo IDA e PINGALA fino a raggiungere il cervello e da qui alla zona dell’intracciglio (terzo occhio). Quindi trattiene il respiro per alcuni secondi chiudendo anche la fossa nasale destra con il pollice e pronuncia mentalmente il mantra SA (SSSSSSSSAAAAAAA) immaginando che l’ energia accumulata si trasmetta dal terzo occhio alla ghiandola pituitaria (al centro ed all’interno del cervello). Quindi rilascia gli sfinteri e l’ indice della mano destra liberando la narice sinistra (mentre trattiene chiusa la narice destra) ed espira lentamente l’aria trattenuta vocalizzando mentalmente il mantra HAM aspirando l’H (HHHHAAAAAAAAMMMMMMM).

DONNA: tutto uguale ma a narici invertite. Inizia infatti chiudendo la narice destra con il pollice della mano destra, vocalizza, stringe gli sfinteri ed immagina la salita dell’energia sessuale; chiude la narice sinistra, trattiene, vocalizza, libera gli sfinteri, libera la narice destra ed espira vocalizzando sempre mentalmente. UOMO: terminato di espirare dalla narice sinistra ricomincia inspirando dalla stessa narice e compie lo stesso procedimento a narici invertite sostituendo solo il mantra SA con il mantra RA
(RRRRRRRRRRRRAAAAAAAAAAAAAAAAAA con la R arrotata) . DONNA: terminato di espirare dalla narice destra ricomincia inspirando dalla stessa narice e compie tutto il procedimento a narici invertite sostituendo solo il mantra SA con il mantra RA. A questo punto il praticante ha eseguito un pranayama completo. Per la nostra pratica bisognerà eseguire SETTE di questi cicli. Una volta ultimati i cicli ci si inginocchierà sempre verso Est e appoggiando la fronte sulle mani aperte unite per i pollici con le palme appoggiate al suolo, si pronuncerà FISICAMENTE il mantra RA per sette volte. La pratica termina qui.

Sicuramente non vi sarà sfuggito che in essa viene introdotto il concetto non solo dell’energia sessuale ma anche di un uso particolare di essa. Un uso non tradizionale ma trasmutato, ascendente e centripeto invece che discendente e centrifugo. Questo ciclo di lezioni non è la sede per trattare più diffusamente di quello che può essere definito un uso illuminato dell’energia sessuale; essa va spiegata e compresa non in una M.L. ma in una Scuola esoterica vera e propria; è giusto però che sappiate che c’è un uso diverso che si può fare di essa e che la Scuola Gnostica considera tale uso imprescindibile ai fini della riuscita nello sforzo di ritorno verso il Padre e quindi ai fini della liberazione dal ciclo di nascite e morti.

Voi siete chiamati sinora a cogliere dal Pranayama egizio (che io ho ritenuto di spiegarvi integralmente per non mutilarlo arbitrariamente) quello che la vostra conoscenza può attualmente cogliere e cioè l’aspetto estremamente valido nel controllo della respirazione e della mente, nell’ aumento della concentrazione, della vitalità e della vigoria. E’ utilissimo. Se eseguito all’alba, rivolti al sorgere del sole, è fantastico per l’energia e la carica che conferisce. In ogni caso rinvigorisce sempre e prepara la mente per il Samadhi, lo stadio più elevato della meditazione, il vuoto illuminante, l’unione totale con il Divino. Avete un’altra settimana per fare in concreto quello che spiegavo all’inizio di questa lezione: SPERIMENTARE.

Sesta lezione

Carissimi allievi, l’ultima lezione vi ho invitato fortemente a sperimentare sottolineando come la verifica e l’analisi dei risultati ottenuti sia un ottimo stimolo per continuare; l’ENTROPIA e lo SCETTICISMO sono due nemici fortissimi da combattere e se ancora in noi non c’è FEDE in ciò che facciamo (la presenza di fede ci rende praticamente invincibili), o FERMEZZA nell’ obiettivo che vogliamo raggiungere (la tenacia ci garantisce la conquista della meta), la VERIFICA DEL PROGREDIRE è di ottimo aiuto.
L’esecuzione del pranayama egizio è stata, è, e sarà per tutti voi, un’ ottima occasione per accertare ed analizzare risultati.

Ciò ribadito, passiamo a questa lezione che verterà su un esercizio di meditazione assai comune nelle scuole di insegnamento mistico; esercizio che anch’esso richiede impegno di concentrazione e immaginazione: la meditazione della ROSA.

La maggior parte degli esseri umani NON CONOSCE e nemmeno SA di non conoscere. Nasce, cresce, si riproduce, e muore; rinasce, ricresce, si riproduce e muore ancora e così via per decine, centinaia, migliaia di esistenze; il tutto potrebbe essere anche un ottimo passatempo per la entità divina di cui siamo comunque emanazione, se non fosse che passare di vita in vita significa passare per quelle che gli orientali chiamano le TRE PIAGHE DEL BUDDHA: malattia, vecchiaia, morte.

La completa assenza di consapevolezza in ciò che si fa, unita alla totale mancanza di anelito spirituale, costringe miliardi di anime a soffrire senza scampo, di vita in vita.
NOI vogliamo ribellarci a questa sorte; noi VOGLIAMO cercare la via del ritorno verso Dio; VOGLIAMO riunirci a lui; perché QUESTO è lo scopo della creazione, lo scopo per cui siamo qui, e non altro. La meditazione della Rosa, molto semplice e comprensibile, ci darà un po’ di questa consapevolezza; attraverso la consapevolezza della caducità dell’ esistenza, della REALTA’ della nostra transitorietà, faremo un passo verso l ’unico, vero, valevole obiettivo della nostra vita.

Ponetevi nel consueto stato di rilassamento. Al solito non permettete che le preoccupazioni di tutti i giorni turbino questo momento dedicato a voi stessi. Una volta raggiunto lo stato psico-fisico idoneo, immaginate di fronte a voi un vaso riempito di terra nel quale ponete un seme di rosa. Rappresentatevi ora l’intero processo di crescita della rosa; il timido germoglio che, con fatica, si fa largo attraverso la terra; il suo irrobustimento; la formazione delle prime foglie; la formazione del bocciolo.

La rosa sta per nascere, il bocciolo si apre e fuoriescono i primi petali; sempre più numerosi vanno a formare quell’inimitabile labirinto colorato e profumato che viene unanimemente riconosciuto come la regina dei fiori. La rosa è al suo massimo splendore, robusta e rigogliosa trasmette a chi la osserva un’inimitabile regalità ed un soave profumo; è meta frequente di insetti che le rendono omaggio. Ma questa fase, la migliore, non è imperitura; lentamente sopravviene il declino.

Così come per la crescita, immaginate ora che la rosa gradualmente deperisca; il gambo perde di forza, la testa comincia a reclinare, i petali iniziano a staccarsi per cascare al suolo. E’ l’inizio dell’inevitabile fine, del processo irreversibile che verrà ultimato con la morte. Il bel colore verde che aveva caratterizzato il gambo e le foglie della piena maturità ha lasciato il posto al color marrone che annuncia la cessazione del passaggio della linfa; il colore vivo dei petali rimasti sono ormai un pallido ricordo di quelli che sapevano richiamare tanta ammirazione.

Sopravviene la morte. Ma il processo degenerativo non si arresta e lentamente trasforma in polvere tutto quello che di secco era rimasto; e la polvere va a mischiarsi con la terra del vostro vaso ormai tornato vuoto. La meditazione sulla rosa termina qui. Lentamente, riprendete contatto con il vostro corpo e riflettete.

In tutto siete stati impegnati per mezz’ora al massimo; ma sono stati minuti ben spesi perché avete saputo concentrarvi senza farvi distrarre e avete ben rappresentato nella vostra mente la tremenda realtà della peritura natura del nostro mondo.

Forse state vivendo una fase di crescita in cui cercate di mettervi in luce e per questo combattete ogni giorno; forse vivete invece la fase migliore, la più bella, quella in cui si è forti, vigorosi e si gode appieno dei piaceri della vita con le preoccupazioni che appaiono lontane e comunque di competenza di altri; o forse, ancora, state già riflettendo sui mutamenti degenerativi che il vostro fisico sta mostrando ogni giorno sempre di più. Ma in qualsiasi fase della vita voi siate l’importante è che ne siate coscienti e che comprendiate che il senso della vita non è la semplice parabola nascita, crescita, declino e morte ma è di più, molto di più. Anche questo è risvegliare coscienza. Anche questo è compiere dei passi sul giusto sentiero del ritorno al Padre. Riflettete su questo, questa settimana. Un fraterno abbraccio.

Settima lezione

Le tecniche di meditazione trovano quasi esclusiva origine nell’estremo Oriente, Tibet ed India in particolare. Già subito dopo l’ultimo conflitto mondiale tecniche particolari, come lo Yoga, sono state importate in occidente, ove hanno incontrato un successo popolare immediato. In seguito sono state diffuse altre tecniche ma, negli anni 80, hanno cominciato ad affluire metodi meditativi esportati da grandi Yoga, personaggi emblematici che si sono presto imposti all’attenzione di tutti, ed all’ammirazione di vaste schiere di seguaci, che ne hanno adottato gli insegnamenti. Tra questi diffuse sono ancor oggi quelle tecniche utili ad accumulare salutari energie cosmiche, formidabili antidoti alla condizione di stress in cui è relegato l’uomo medio occidentale.

Negli ultimi tempi s’è anche imposto il culto degli angeli, creature di cui si parla sempre più, che pare diffondano tra l’intera Umanità messaggi mirati a guadagnare un sempre maggior numero di proseliti, allo scopo di essere poi valido aiuto in vista dell’imminente avverarsi di quelli che vengono definiti gli sconvolgenti eventi di fine millennio. Si tratta degli eventi che dovrebbero inaugurare l’Era nuova dell’Umanità. Il dilemma dell’accettazione o meno di tale credenza rimane, ma non si può comunque negare è che si incontrino solo vantaggi nell’abbandonare gli scetticismi e credere nell’esistenza accanto a noi di questi esseri celestiali, come non vi è male alcuno nel sognare ad occhi aperti. Così come non c’è controindicazione nella meditazione, anzi non vi si intravedono che vantaggi.

La scrittrice Giuditta Dembech (Gli Angeli nel nostro futuro, Ediz. L’Ariete, 1996) sostiene che "Meditare regolarmente è utile, poiché procura un immenso benessere su tutti i piani esistenziali dell’essere umano. Aumenta infatti la sensazione di benessere psicofisico, stabilizza l’equilibrio emotivo, migliorala capacità di apprendimento e la memoria, potenzia notevolmente la capacità creativa ed intuitiva. Per chiunque è decisamente consigliabile iniziare a meditare, sistematicamente, intelligentemente, dedicando q quest’esercizio salutare almeno quindici minuti ogni giorno.

I benefici che se ne ottengono miglioreranno certamente la vita, senza alcuna controindicazione. É una sorta di tranquillante del pensiero e della mente. Calma le bufere dell’emotività, e rende limpida e serena come uno specchio d’acqua la superficie della mente. Sarà su questo limpido lago che si poseranno i pensieri e le intuizioni provenienti dai piani più sottili dell’essere".

Ottava lezione


“Veramente la meta è un meraviglioso premio; è raggiungere la felicità, perché l’essere umano non conosce la felicità; conosce momenti più o meno piacevoli, però transitori perché la felicità corrisponde all’eternità e la maggior felicità è quella di avere Dio nel cuore”. [Victor Emanuel Chavez (amico e discepolo del M° Samael Aun Weor) – Conferenza di Milano - Novembre 1994].

Non c’è posto per Dio nel cuore se questo è già pieno di orribili aggregati psicologici. La contemporanea presenza di Dio e degli Ego non è compatibile con la Liberazione. Per fortuna l’essere umano è in grado di provare momenti di estasi, di rapimento mistico, di reale collegamento con qualcosa di DIVERSO, che sente diverso dalla realtà quotidiana, che infonde coraggio, serenità, amore. Ma queste sensazioni sono caratterizzate da un brutto comune denominatore: la transitorietà.

Così come ben sintetizzato da Victor Emanuel Chavez la vera felicità NON E’ transitoria; se quindi in noi c’è squilibrio, se possiamo passare indifferentemente da momenti “felici” a momenti in cui ci trasformiamo perché in noi si manifesta ad esempio crudeltà, intolleranza o superbia oppure se viviamo periodi in cui ci sentiamo in contrasto con tutti e con tutto, ecco che noi NON SIAMO felici; è come navigare perennemente o in un mare in tempesta (dominati impietosamente dagli Ego), o in periodi di bonaccia (relativa tranquillità, ma caratterizzati da completa assenza di stimoli spirituali ed in preda all’entropia – vedi lezione n. 4); ogni tanto può apparire un timido raggio di sole, ma accade regolarmente che questo sia costretto a lasciare presto il posto a queste due infelici realtà. Come uscire quindi da questa schiavitù? Come approdare al porto della vera felicità?

Nell’unico modo possibile, lavorando sodo con l’introspezione e operando un RADICALE e RIVOLUZIONARIO LAVORO SU NOI STESSI che ci consenta di DISTRUGGERE i nostri difetti.
Nella scorsa lezione abbiamo analizzato la PRIMA FASE del lavoro introspettivo: la retrospezione e la scelta di una scena.

Come è andata la pratica? Avete notato come molti particolari delle vostre giornate, pur essendovi accaduti, non avevano lasciato cosciente traccia nella vostra mente? Vi siete scoperti nell’aspetto meccanico-ripetitivo? Avete avuto sentore di come il passare degli avvenimenti depositi nella nostra mente “strati” di influenze sensoriali su altri strati di influenze sensoriali precedentemente raccolti e così via, giorno dopo giorno, finendo per farci percepire il mondo solo attraverso una prospettiva materialistica? Siete riusciti ad inquadrare uno specifico momento in cui vi siete riconosciuti particolarmente “egoici”?

Se le risposte sono state sì, allora siete pronti per i passi successivi. Se invece avete avuto delle difficoltà, riprendete la lezione 7 ed avvicinatevi alla presente solo quando avrete ottenuto risultati ottimali.
SECONDA FASE – Analisi della scena. La scena che abbiamo scelto e che siamo riusciti ad inquadrare rappresenta il nostro campo di battaglia. Il “nemico” è lì di fronte a noi.

Ma prima di attaccarlo e distruggerlo dobbiamo conoscerlo meglio, dobbiamo scoprire qual è la sua forza e con quali armi può combatterci perché gli aspetti di esso di cui non avremo piena conoscenza e comprensione rimarranno inviolati e non riusciremo ad eliminarli così che essi continueranno a rappresentare per noi un pericolo costante. Per conoscerlo a fondo dobbiamo analizzare la scena con molta attenzione, nulla deve sfuggirci; questa analisi non è più esclusivamente razionale come nella prima fase, deve essere più profonda, riflessiva ed occorre suddividerla su tre livelli:

1) il primo livello riguarda l’osservazione del proprio stato interiore ANTERIORMENTE alla manifestazione dell’Ego; significa verificare in che stato ci trovavamo prima; stavamo vivendo un normale stato di tranquillità o eravamo già inquieti, agitati? Se eravamo alterati, perché? C’era quindi del “terreno fertile” che potesse indurci più facilmente alla manifestazione egoica?

2) il secondo livello riguarda l’analisi della manifestazione DURANTE il suo svolgimento; per meglio intendere questa fase occorre ingerirsi in un’ interessante studio.
In una delle lezioni base del corso di Gnosi (“I cinque centri della macchina umana”) si studiano cinque aspetti psico-fisiologici strettamente legati alla nostra esistenza: tali aspetti (chiamati centri) sono: l’ emozionale, l’intellettuale, il motore, l’istintivo e il sessuale. Ai fini di una corretta e profittevole riuscita della pratica che stiamo studiando, occorre che assumiamo la conoscenza dei primi tre. Quando un Ego si evidenzia in noi, per quanto appaia come un’unica manifestazione, fa sentire la sua negativa influenza contemporaneamente in tre centri: nell’emozionale (trasmettendoci molteplici sensazioni come ad esempio agitazione, commozione ecc…), nell’intelletto (facendoci pensare come meglio soddisfarlo), e, quasi sempre, nell’ambito puramente fisico, del movimento, (attraverso l’azione fisica conseguente alla sua manifestazione). Dobbiamo quindi analizzare dapprima - 2a - come l’Ego si è manifestato nel centro emozionale:

Quale Io si è manifestato?
Che desiderio voleva soddisfare?
Con che sentimento?
Quali sensazioni ci ha trasmesso?
Successivamente - 2b - l’analisi deve vertere nel centro intellettuale:
Quali pensieri hanno accompagnato la scena?
In che modo tali pensieri si sono formati per cercare di raggiungere lo scopo voluto dall’Io?
Ha cercato di autogiustificarsi?
Se sì, cosa ha suggerito?
Ed infine dobbiamo verificare - 2c - come si è mosso l’Ego nel centro motore:
Quale azione abbiamo fisicamente intrapreso per soddisfarlo?
Come abbiamo reagito?
3) Il terzo livello riguarda lo studio del proprio stato interiore DOPO la manifestazione dell’Ego; significa verificare in che stato ci ha lasciato l’ Io dopo essersi soddisfatto; significa prendere consapevolezza del “sapore” residuale susseguente l’esaurirsi della manifestazione egoica; siamo frustrati? Soddisfatti? Svuotati? Stanchi ?


TERZA FASE – Comprensione dell’Ego e confronto con la virtù corrispondente. L’approfondito studio sull’Io articolato sui tre livelli della seconda fase, ci ha permesso di smascherarlo in ogni suo aspetto, dal più evidente, al più nascosto. Pur tuttavia non è ancora sufficiente. Prima di distruggerlo necessitiamo di applicare la terza fase del processo di introspezione: dobbiamo “comprendere” l’Ego fino in fondo e confrontarlo con la sua virtù corrispondente.
Dobbiamo cogliere, renderci conto, intuire, come la manifestazione dell’Ego sia un ostacolo, come sia l’espressione della mancanza di noi stessi, come sia il risultato dell’assenza di Coscienza. E saremo facilitati in questo compito se confronteremo il nostro atteggiamento con quello che avremmo assunto qualora invece dell’Io si fosse espressa la Coscienza, qualora invece dell’Ego si fosse espressa la virtù corrispondente.

Dedichiamoci per qualche minuto a questo per capire come tutto sarebbe stato diverso e come le conseguenze del nostro atteggiamento sarebbero risultate positive, o comunque neutre, anziché negative. Per agevolare lo studio vediamo quali sono le virtù corrispondenti ai 7 vizi capitali:

Superbia Û Umiltà
Ira Û Pazienza
Cupidigia Û Carità
Lussuria Û Castità
Gola Û Temperanza
Accidia Û Diligenza
Invidia Û Distacco dalle cose terrene


Con l’esaurirsi della terza fase dell’introspezione la lezione può terminare qui. Essa è già abbastanza complessa. Ci dedicheremo allo studio della quarta, ultima e fondamentale fase, la lezione prossima. Concludo con le solite raccomandazioni sull’impegno da profondere nell’ applicazione delle pratiche. Rileggete ogni tanto le lezioni precedenti. Quello che ho già scritto vi può aiutare sempre!

Nona lezione

Vi sarete accorti di come l’aver ben lavorato, applicando gli insegnamenti dell’ultima lezione, abbia portato in voi stessi una vera rivoluzione. Esaminarsi da un punto di vista “esterno” (quale è stato l’ “osservarsi” da fuori in azione) ha fatto sì che vi scopriste in diversi atteggiamenti tra i più deteriori e negativi; atteggiamenti che, senza questa profonda analisi introspettiva, sarebbero senz’altro passati per legittimi, per lecita manifestazione di un diritto, per giusta espressione di autodifesa, ecc…; ma soprattutto tali condotte sarebbero state matrici, senza un controllo cosciente, di nuove e più gravi manifestazioni che avrebbero sempre più peggiorato, senza che ce ne potessimo accorgere, il nostro livello di vita.

E’ quindi arrivata nel mare in tempesta una scialuppa di salvataggio. Sta a noi ora salirci o meno. Scrivo questo perché vi sarete sicuramente accorti, in quanto pagato con sofferenza e sacrificio, come sia difficile compiere un passo avanti nel cammino della Liberazione (basti pensare all’impegno “base” richiestovi, praticare tutti i giorni almeno qualche minuto; sinceramente, quanti di voi ci stanno riuscendo?) e come invece sia molto facile compiere passi indietro, visto che basta semplicemente lasciarsi andare (oggi sono troppo stanco o non ho voglia, quindi salto la pratica); la cosa considerevolmente negativa che emerge se succede questo, è che significa che NON SI E’ CAPITO NULLA, ASSOLUTAMENTE NULLA, DELL’IMPORTANZA DEI PASSI CHE SI STANNO COMPIENDO; se solo fossimo più coscienti dell’importanza del tentativo intrapreso, non vivremmo CHE per perseguire QUESTO SCOPO che REALMENTE è l’unica cosa per cui sia valsa la pena di compiere questo ciclo umano di incarnazioni.

Peraltro occorre sottolineare che ripetere uno stesso sforzo già fatto in precedenza dopo aver rallentato nel cammino o addirittura essersi fermati, magari per pigrizia, cattiva volontà o scetticismo, non solo non è più facile, bensì è PIU’ DIFFICILE; richiede uno sforzo maggiore; è come se affrontassimo lo stesso impegno sportivo dapprima con un fisico sano, in forma, e dopo con un fisico indebolito da una malattia. Non vi sarà difficile purtroppo, fratelli, provare su voi stessi la fondatezza di quanto appena scritto. Esorto quindi tutti a NON MOLLARE MAI. Quando vi trovate in momenti di debolezza o sconforto arroccatevi piuttosto sulle posizioni conquistate MA NON ARRETRATE MAI; se lo farete dovrete pagare un prezzo ancora più alto se vorrete risalire.

Con il presente studio terminerò il trittico di lezioni dedicate all’introspezione. Con la lezione # 7 abbiamo visto come eseguire una retrospezione e come scegliere una scena da studiare (1ª fase - Intellettuale). Con la lezione # 8 abbiamo imparato come si analizza la scena scelta (2ª fase - Riflessiva) e come si comprende l’Ego analizzato (3ª fase - Comprensiva). Con questa lezione (4ª e ultima fase - di Liberazione ) impareremo come DISTRUGGERE l’Ego.

La Scuola Gnostica insegna che il nostro Reale Essere, la nostra Monade, l’entità divina da cui noi proveniamo e a cui noi vogliamo ritornare, anche se privo di forma concreta, può assumere, se vuole, una figura umana e materna… questo sdoppiamento meraviglioso della nostra Monade Divina individuale prende il nome di MADRE DIVINA KUNDALINI, o Madre Cosmica personale (in quanto ognuno di noi ne possiede una).

La Madre Divina Kundalini è conosciuta in tutte le culture di tutti i tempi. Ella ha assunto diversi nomi o definizioni: Shakti, Maria, Iside, Giunone, Demetra, Cerere, Maia, Dio-Madre, Ram-Io, Stella Maris, Adonia, Insoberta, Rea, Cibele, Tonantzin, eccetera; è lo sdoppiamento trascendentale di ogni Monade Divina nel profondo del nostro stesso Essere. Ella è, in sé, una parte del nostro Essere, un parte derivata. Ebbene questa entità è L’UNICA che, grazie ad un opportuno sfruttamento del suo POTERE DI FUOCO, sia in grado di distruggere l’Ego animale che dimora in noi.

La mente di per sé non sarà mai in grado di distruggere un Ego. Potrà classificarlo, catalogarlo, cambiargli identificazione, ma mai distruggerlo. Per eliminarlo occorre un potere superiore, un potere igneo, un potere proveniente dall’aspetto femminile della nostra divinità, un potere proveniente appunto dalla Divina Madre Kundalini. Vediamo come opera.

Per prima cosa è necessario supplicarla chiedendole, con frasi semplici e sincere che escono dal cuore, di eliminare, di ridurre in polvere cosmica, l’Io che abbiamo individuato e che abbiamo realmente compreso nelle tre fasi della sua manifestazione: nel centro emozionale, nel centro intellettuale e nel centro motore (vedi lezione #8). Devono essere tre preghiere distinte, una per ogni centro, finita ciascuna delle quali si deve pronunciare il Mantra specifico per la distruzione, il mantra KRIM, nel seguente modo:

(KRRRRRRRRRIIIIIIIIIIMMMMMMM) per TRE volte. Nel pronunciare questo Mantra (ricordate cosa sono i mantra? Nel caso vedi lezione #5) occorre impiegare una grande immaginazione infondendole energia e trasformandola in forza magica. Occorre fissare l’immaginazione sull’elemento fuoco, in modo da sentirci noi stessi come una fiamma ardente, un’unica vampa, un terribile falò che incenerisce l’io-diavolo caratterizzante il difetto psicologico che vogliamo annientare. L’immenso potere della nostra Divina Madre eseguirà l’opera. Distruggerà il difetto, nel centro emozionale, nel centro intellettuale e nel centro motore, con un potere speciale, superiore alla mente, un potere igneo capace di ridurre in cenere qualsiasi aggregato negativo. Ma lo distruggerà, come abbiamo detto, a livello della nostra comprensione. Ecco perché il lavoro precedente, delle fasi sia riflessiva che di comprensione, risulta importantissimo; come sempre nulla ci viene regalato; la distruzione sarà parametrata al nostro grado di comprensione, parametrata allo sforzo eseguito per smascherare l’Ego.

La preghiera nel lavoro psicologico è fondamentale per la dissoluzione. Pregare è conversare con Dio. Se veramente vogliamo disintegrare i difetti psicologici dobbiamo fare appello al Dio-Madre nella nostra intimità. La nostra personale Madre Cosmica individuale possiede saggezza, amore e potere. In Lei esiste assoluta perfezione. Lei ci ascolterà, non attende altro.

La distruzione è un lavoro paziente, lungo e assai delicato. È fuor di dubbio che il cacciatore che intende cacciare dieci lepri per volta non ne prenderà neanche una; così, colui che vuole eliminare tutti i difetti psicologici simultaneamente non ne eliminerà nessuno. Gli IO vanno individuati e stanati uno per uno; dedicatevi con METODO e SISTEMATICAMENTE a questo lavoro; senza esaltazione e senza fretta. Anche in questo caso, come nella vita quotidiana, sarebbero due ben cattive consigliere. I buoni propositi, benché continuamente ripetuti, non servono a nulla, non portano a nulla.

A nulla servirebbe ripetere ogni giorno: “Non devo abbandonarmi alla lussuria”, perché gli Io lascivi continueranno lo stesso ad esistere nel fondo della nostra psiche. Neppure servirebbe ogni giorno ripetere: “Non devo arrabbiarmi più”, perché i difetti dell’ira continueranno comunque ad esistere nel nostro fondo psicologico. Tantomeno servirebbe dirsi tutti i giorni: “Non voglio più comportarmi da avido”, perché nei vari meandri della nostra Psiche gli aggregati dell’avidità continueranno ugualmente ad esistere. Così come non avrebbe alcun senso appartarsi dal mondo per rinchiudersi in un convento o vivere in una caverna: gli Ego che si trovano dentro di noi continuerebbero ad esistere e, prima o poi, si manifesterebbero in tutta la loro rovinosa potenza.

QUALUNQUE PROPOSITO DI LIBERAZIONE, PER GRANDIOSO CHE SIA, SE NON TIENE IN CONSIDERAZIONE LA NECESSITÀ DI DISSOLVERE L’EGO, È DESTINATO A FALLIRE.


Decima lezione


Carissimi fratelli mi appresto, con questa lezione, a concludere il corso di meditazione. Tutto quello che ho scritto nelle precedenti lezioni, rappresenta un compendio di tecniche meditative. Avrete notato come le stesse abbiano gradatamente risentito dell’influenza della Gnosi fino ad arrivare a trasmettervi la chiave per la realizzazione del primo fattore della rivoluzione della coscienza: la morte dell’Io. Ritengo però che andare oltre con questo metodo didattico nel viaggio della conoscenza gnostica non sia produttivo.
E’ mia convinzione che per studiare gli altri due fattori (il processo della nascita dei corpi solari e il sacrificio per l’umanità) non si possa prescindere da un supporto fisico-logistico rappresentato da un insegnante ed una associazione.

Nella terza lezione ho fatto riferimento all’importanza che riveste l’essere in rapporto diretto con il proprio istruttore. Mi piace avere l’occasione di riscriverne perché la mia esperienza di gnostico è tuttora, dopo quasi dieci anni, un continuo riferimento a colui che mi introdusse alla Gnosi; ora egli, da missionario qual è, sta dando la Gnosi in un’altra città e le occasioni di incontrarlo sono rare; ma egli è come se fosse sempre con me, a consigliarmi, ad esortarmi. Quando mi assalgono dei dubbi su come affrontare alcune situazioni, mi concentro, immagino come si comporterebbe lui e agisco in conseguenza. Difficile è l’errore.
L’Associazione è altrettanto fondamentale; offre un riferimento sicuro, supporti e documenti di studio, una sala di meditazione e/o conferenze, continue possibilità di conoscere persone con cui condividere gli stessi obiettivi, le stesse speranze e le stesse certezze. Come quella di ritrovarsi dopo qualche tempo ad avere al proprio fianco degli autentici fratelli pronti a sacrificarsi per te, disinteressatamente, ogniqualvolta ce ne sia bisogno.

Io sono stato fortunato, molto fortunato; la mia speranza è che tutti quelli che mi hanno seguito, che hanno scoperto in loro un anelito spirituale, che hanno una seria intenzione di intraprendere il cammino, abbiano la possibilità di frequentare un corso. Non importa in quale città o di quale organizzazione; l’importante che sia autentica GNOSI; e l’autenticità nascerà in voi stessi grazie all’impegno profuso ed alla qualità del lavoro che svolgerete.

La gnosi è un cammino duro e difficile, non per niente il Maestro lo chiama “il sentiero del filo del rasoio” che rende perfettamente l’idea di come sia facile scivolarne via. Ciononostante è percorribile, ma ci vuole VOLONTA’. Tanta.

Ecco perché il motto degli gnostici è “THELEMA”.
Ultimi consigli. Tenete un diario delle vostre pratiche e delle vostre esperienze; annotate i cambiamenti nel vostro comportamento quotidiano. Se riuscite ad avere più pazienza in un’occasione in cui la perdevate regolarmente, scrivetelo; se vi adoperate nel cambiare la ripetitività e la meccanicità della vita di ogni giorno, scrivete cosa avete fatto; se nutrite sentimenti di felicità o vi sentite più ottimisti, registratelo. Servirà a fissarne meglio nella vostra mente il ricordo e una periodica consultazione vi aiuterà a verificare i progressi compiuti. Preparatevi comunque agli inevitabili alti e bassi. Un giorno sembrerà che tutto vada a gonfie vele, il successivo sembrerà di tornare al punto di partenza. Scrivete anche questo e continuate a praticare. Il vostro diario rimarrà un essenziale punto di riferimento. Potenziate inoltre il più possibile la concentrazione (vedi lezione #3). Ricordatevi che SENZA CONCENTRAZIONE NON C’È MEDITAZIONE. Un paragone rende bene l’idea del livello di concentrazione di cui avremmo bisogno nel praticare: dovremmo restare concentrati come se quello che stiamo facendo fosse l’ULTIMA cosa che ci resta da fare nella vita; null’ altro che serve; null’altro di utile.

Infine un’ultima esortazione: non disperdete eccessive energie in attività che non siano strettamente correlate con l’avanzamento nel cammino. Quello che scrivo non è casuale; è riferito a tutti i fratelli che stanno dibattendo in lista. Non ho mai fatto alcun riferimento, nelle mie lezioni, alla lista. Ho intrapreso il compito didattico cercando di impostare il corso di lezioni in maniera del tutto svincolata dalla stessa in modo che queste potessero avere valenza (come è logico che sia) anche per il futuro ed in qualsiasi altro contesto fossero lette e studiate. Credo di essere riuscito in questo compito.

Ma ultimamente i toni della lista (complice quanto postato sull’uso sapiente dell’energia sessuale e sul matrimonio) rischiano di sviarci dall’obiettivo. Sarete certamente tanto acuti da capire che la mia riflessione non è un attacco alla libertà di espressione, non è un attacco al libero scambio di idee, non vuole censurare il confronto tra opinioni; il FATTO è che per avanzare nel cammino abbiamo bisogno di OGNI BRICIOLO DI ENERGIA E DI ATTENZIONE.

La nostra vita interiore non è un democratico seppur vivace parlamento; non è una libera comparazione tra tesi di destra o di sinistra; E’ ESCLUSIVAMENTE UNA LOTTA AUTORITARIA E DITTATORIALE CONTRO NOI STESSI per vincere la quale dobbiamo dirigere OGNI NOSTRO SFORZO verso l’obiettivo prefissato.
Vi scrive una persona (in questa vita mi trovo a svolgere l’attività di avvocato) che vive ogni giorno tra tesi e antitesi, che sa perfettamente (uno splendido esempio di terrena dualità) come per ogni ragionamento, per ogni dissertazione, per ogni argomentazione esiste un ragionamento, una dissertazione, un’argomentazione contraria in grado di apparire altrettanto logicamente valida e convincente. Si può andare avanti tutta la vita a sostenere la propria tesi, a discutere su ciò che è giusto o non è giusto, su ciò che è verità o ciò che non è verità. Ma poi un giudice, come nei Tribunali terreni, è chiamato a decidere, e senza appello. E allora il nostro impegno verrà controllato, i nostri sforzi soppesati, il nostro tempo valutato.

Fratelli, chi ha orecchie per intendere intenda; come detto, si può pensare e scrivere il tutto e il contrario di tutto con la stessa efficacia. Cercate DENTRO DI VOI la verità dopodiché sfruttate il dono del libero arbitrio e comportatevi in conseguenza.

Edited by demon quaid - 25/4/2016, 14:54
 
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Matrona Malice
view post Posted on 13/2/2011, 10:45     +1   -1




grazei.. mi hai risolto molti dubbi
 
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Geniale Dilettante ±
view post Posted on 10/9/2012, 13:27     +1   -1




Bel topic!
Se c'è bisogno di chiarimenti, io pratico meditazione dal '97 e vengo da una tre giorni di benessere dove ho praticato meditazione aura soma, meditazione di osho e pure meditazione con un monaco tibetano
 
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view post Posted on 24/1/2019, 01:17     +1   -1
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Guardiano del male

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La meditazione è una tecnica con la quale l'operatore, mettendo in bianco la mente, entra in contatto con la propria sfera intima, alla ricerca di esperienze cognitive non sensoriali, da cui trarre insegnamenti di conoscenza e consapevolezza.

Si e no, c'è meditazione e meditazione:

1) Cancellare stress nervoso ecc.. ovvero per rilassarsi

2) Meditazione per entrare in contatto con se stessi

3) Meditazione per armonizzarsi con la ntaura gli animali le stelle i pianeti ecc...

Io ho creato delle meditazioni appunto su quest'ultimo punto.
 
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3 replies since 1/4/2010, 00:59   673 views
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