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Quinto cerchio, Iracondi e accidiosi

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view post Posted on 8/4/2010, 17:26     +1   -1
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Il diavolo è sicuramente donna.

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Quinto cerchio



Questo cerchio è l'ultimo nel quale si incontrano peccatori puniti per la loro incontinenza: qui si tratta degli iracondi e degli accidiosi, i primi immersi e i secondi sommersi nella palude Stigia; i primi infatti furono in vita immersi nel fango della loro rabbia, e ora si percuotono e inguriano per l'eternità, mentre i secondi dissiparono la vita nell'immobilità dello spirito, e per questo sono sommersi, privati di aria e parole come in vita si privarono delle opere.

Il custode, anche traghettatore sullo Stige, è Flegiàs, allegoria dell'ira: la sua figura è infatti ripresa dalla mitologia, essendo egli stato un re dei Lapiti che incendiò il tempio di Delfi per vendicarsi di Apollo, il quale gli aveva sedotto la figlia, come narrano Virgilio e Stazio.

Alcuni commentatori hanno ipotizzato che nella palude si troverebbero anche i superbi e gli invidiosi, che non si trovano da nessun'altra parte: ma a ben guardare sono infiniti i modi in cui un uomo può peccare, e dunque le colpe sono ripartite entro grandi categorie, secondo una giustizia divina imperscrutabile dalla logica umana. Notiamo poi come superbia e invidia siano punite nel Purgatorio non come colpe precise, ma come tendenze generali del carattere, differenza che ben distingue i due regni ultraterreni.

È qui punito come iracondo: Filippo Argenti.

Edited by demon quaid - 12/12/2015, 01:13
 
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view post Posted on 8/4/2010, 19:37     +1   -1
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Il diavolo è sicuramente donna.

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Lo Stige (fiume del lamento) è uno dei cinque fiumi presenti negli Inferi secondo la mitologia greca e romana, gli altri sono Cocito, Acheronte, Flegetonte e Lete.

1. Nella mitologia

Nella mitologia era uno dei fiumi degli inferi: esso si estendeva in nove grandi meandri che formavano una palude, detta palude Stigia, che ostacolava la strada per arrivare al vestibolo dell'oltretomba.

Gli dei lo chiamavano a testimone nei loro giuramenti, ma la potenza del fiume era tale che essi stessi la temevano.

Le sue acque avevano anche il potere di dare l'immortalità: secondo il mito, infatti, è qui che Teti immerse il figlio neonato Achille per renderlo pari agli dei, tenendolo però per il tallone che non fu quindi toccato dall'acqua, rendendolo vulnerabile.

2. Nella Divina Commedia

Come molti altri luoghi della mitologia classica, anche lo Stige è stato ripreso da Dante Alighieri nella Divina Commedia: qui il fiume diventa il quinto cerchio dell'Inferno, nel quale sono immersi gli iracondi e sommersi gli accidiosi.



1. Flegias nella mitologia antica

Ebbe un figlio, Issione, e una figlia, Coronide; quest'ultima fu sedotta e messa incinta da Apollo. Per vendicare la morte della figlia Flegias tentò di incendiare il tempio di Apollo a Delfi (uno dei santuari più importanti della Grecia). Non venne però perdonato per questo affronto, tanto che il Dio, dopo averlo crivellato di frecce, lo scaraventò nel Tartaro e per condanna dovette stare per l’eternità con un grosso masso sempre sul punto di cadergli addosso schiacciandolo. La sua storia è narrata nell'Eneide e nella Thebais di Stazio.

Il nome comune phlegyas indica un tipico avvoltoio dal piumaggio rosso e richiama il termine greco "phlego" e il "flagro" latino, tradotti entrambi come "incendio, ardo", questo significato etimologico e la storia stessa di questo personaggio, emblema di un'ira fulminea e deflagrante, lo renderanno il perfetto traghettatore dello Stige nella Divina Commedia.

2. Flegias in Dante


Nell'VIII canto dell'Inferno Dante e Virgilio si trovano davanti alle paludi dello Stige, dove sono puniti gli iracondi e gli accidiosi. Qui ricevono aiuto nel traghettare la palude da Flegias, le cui sembianze non vengono descritte e anche il cui vero ruolo è taciuto.

Se sembra improbabile che sia un traghettatore per i peccatori di passaggio ai cerchi inferiori, essendo le anime spedite direttamente dopo il giudizio di Minosse, forse potrebbe essere colui che prende gli iracondi e li getta al centro della palude. In ogni caso Dante si preoccupa solo di citare la sua sovreccitazione, data dalle sue grida sia all'arrivo che alla discesa dei due poeti sulla sua veloce barca.

Edited by demon quaid - 12/12/2015, 01:14
 
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1 replies since 8/4/2010, 17:26   3936 views
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