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L'uomo e la bestia

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view post Posted on 15/4/2010, 17:56     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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"L'altro ieri la feroce bestia ha divorato una pastorella presso il villaggio di Mende. Da settimane un distaccamento dei Dragoni le sta dando la caccia…".

Così scrive, sul numero del 14 gennaio 1765, il giornalista della "Gazette de France" inviato in Linguadoca per indagare sul terribile mostro che seminava la morte ed il terrore in quelle terre.

La Bestia selvaggia del Gévaudan era entrata in azione l'anno prima ed aveva lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue. Veniva descritta, dai rari testimoni superstiti, come un lupo gigantesco dalla folta pelliccia nera, con zanne affilate sporgenti dalla mascella e una coda lunghissima.

Le sue vittime venivano trovate semidivorate, il volto e le parti carnose strappate a morsi, dilaniate. Erano già svariate decine, e nel giro di tre anni sarebbero salite a centotrenta!!! Furono messe mille corone di taglia sulla Bestia e il capitano Duhamel, alla testa dei suoi Dragoni, batté la campagna senza risultato alcuno per giorni e notti.

Non poteva certo trattarsi di un normale lupo. La bestia, mormorava la gente, doveva essere un lupo mannaro! Antoine Chastel , un solitario e ambiguo personaggio che collezionava pelli di lupo, fu accusato e incarcerato con tutta la sua famiglia…ma le morti proseguirono e la luna fu sempre velata di rosso. Nell'estate del 1765, Antoine de Beauterne, archibugiere del re, fece strage di lupi.

Nel dicembre delle stesso anno la bestia, imperterrita, riprese ad uccidere e la sua fame pareva non placarsi mai. La famiglia Chastel fu liberata, e Jean, padre di Antoine, fece benedire il suo fucile e tre proiettili ottenuti fondendo delle medaglie con il volto della Madonna.

Il 19 giugno 1767, dopo una battuta di caccia a cui parteciparono centinaia di persone, Jean Chastel uccise un enorme lupo nero e le morti cessarono. Era dunque la Bestia? Il mistero permane…com'è noto per annientare un lupo mannaro non basta un fucile benedetto…

In Europa, il terrore dei lupi mannari assunse dimensioni epidemiche tra il '500 e il '600. Era l'epoca della caccia alle streghe, e in tanto furore di repressione antidiabolica anche molti (presunti) lupi mannari furono condannati al supplizio del rogo (dopo aver subito indicibili torture).

Peter Stump, giustiziato in Germania nel 1598, confessò di aver ricevuto dal demonio il potere di trasformarsi in lupo. Per 25 anni, Stump si era spesso nutrito di carne umana, uccidendo centinaia di persone, tra donne e bambini, compreso il suo stesso figlio! Nella Francia dell'epoca, il principale esperto di lupi mannari era l'implacabile giudice Henry Boguet che operava in Borgogna.

Fu lui a mandare al rogo Gilles Garnier, assassino di bambine noto come "l'eremita di St. Bonnot" e un'intera famiglia di licantropi, I Gandillion, che anche chiusi nella cella ululavano e camminavano a quattro zampe. Purtroppo I metodi del giudice Boguet erano quelli del suo tempo, le confessioni erano estorte con la tortura e ai poveri imputati non venivano offerte troppe possibilità, l'accusato non aveva altra scelta che la confessione.

Così una certa Claudia Gaillard fu condannata a bruciare viva solo perché un testimone aveva visto un lupo senza coda uscire dalla foresta dove lei era entrata pochi minuti prima. Diverso fu il caso di Jean Grenier, un pastore di 13 anni che si vantava di trasformarsi in lupo e di uccidere in quella forma cani, pecore e bambine.

In considerazione della sua giovane età e degli evidenti sintomi di idiotismo, nel 1603 il giudice Dassis lo condannò alla prigionia perpetua in convento. Fu una decisione rivoluzionaria.

Il demonio non centrava nulla, dichiarò Dessis, Jean Grenier soffriva di una malattia della mente…la licantropia. (Durante questo periodo di "repressione lupesca" sfuggivano difficilmente al pregiudizio religioso I malati di ipertricosi.

Gli affetti da questa rarissima malattia genetica (uno su un miliardo) hanno abbondanza pilifera su tutto il corpo, eccetto le labbra e gli occhi. Lo sfortunato assomigliava ad una specie di cane, o lupo, o comunque più alla bestia che all'uomo, figurarsi se non c'era lo zampino del male…).

IL LICANTROPO NELL'ANTICHITA'

Gli antichi conoscevano la licantropia, o morbo lupino. Nel II secolo d.C., il medico Claudio Galeno la definiva una forma di "melanconia cerebrale" (oggi diremo schizofrenia), per cui gli uomini perdono la loro identità e vanno in giro di notte, solitamente nel mese di febbraio, credendosi lupi e comportandosi come tali.

Questa è l'interpretazione scientifica del fenomeno senza l'elemento classico della metamorfosi. Il primo vero lupo mannaro la cui leggenda sia giunta fino a noi è il Re d'Arcadia Licaone, che fu trasformato in lupo come punizione per aver sacrificato suo figlio a Zeus e averne assaggiato la carne.

Lo storico greco Pausania scrive che in Arcadia c'erano parecchi cannibali trasformati in lupi: potevano tornare uomini solo a patto di rinunciare alla carne umana per almeno nove anni. Nell'antica Roma, I lupi mannari, come testimonia Petronio nel "Satyricon", erano chiamati versipellis, letteralmente "rovesciapelle": di fuori avevano l'aspetto di uomini normali, ma il pelo cresceva all'interno e per la trasformazione in lupi si rovesciavano come un guanto tra infiniti tormenti.

Ancora nel '500 durante I processi ai presunti lupi mannari, I magistrati tagliavano a pezzi gli accusati per cercare dentro di loro il pelo del lupo. Non lo trovavano, ma di solito era troppo tardi per riabilitare I malcapitati, ormai un po'…cadaveri. Lupo mannaro deriva dal latino medioevale lupus hominarius, uomo lupo.

Identico significato hanno il termine inglese werewolf (wer è la parola anglosassone che significa uomo e si veda anche il latino vir ed il sanscrito viras), e da wolf lupo. Nel Rigveda "ladro" è un epiteto riferito al lupo; ed inoltre, un tempo, quando si impiccava un ladro, di fianco a lui si impiccava anche un lupo. Questa convergenza di significati va ricollegata al fatto che il lupo è sempre stato il simbolo dei fuggiaschi, dei reietti e degli esiliati; secondo le leggi di Edoardo il Confessore I proscritti dovevano portare una maschera di lupo.

Il francese loup-garou non è che una tautologia: deriva infatti da loup garwolf (werewolf) e significa quindi "lupo-uomo". Di recente è stata avanzata l'ipotesi che garou non sia una deformazione di werewolf, ma derivi invece dal celtico garo, crudele; in questo caso il loup garou sarebbe un lupo malvagio; bisogna però notare che in questa seconda ipotesi si perde qualsiasi riferimento alla partecipazione umana nella struttura del mostro, partecipazione che è fondamentale nel mito.

L'italiano lupo mannaro discende come si è detto dal medio latino lupus hominarius, in latino classico si chiamava invece versipellis, colui che cambia la pelle. L'aspetto del lupo mannaro nella sua forma umana è più o meno quello che avevano, secondo le testimonianze, I citati Garnier e Grenier: occhi infossati, sopracciglia folte e unite fra di loro, peli anche sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi, con un dito medio eccezionalmente lungo.

La loro bestialità traspariva anche nell'aspetto umano e lasciava intravedere la loro vera natura. Nella forma lupesca il lupo mannaro è del tutto diverso da quella creatura pelosa tipo uomo selvaggio cui ci hanno abituato alcuni classici film dell'orrore.

Il lupo mannaro sembra un vero lupo, ma è più grosso e dotato di forza e velocità soprannaturali e, sia pur raramente si alza sulle zampe posteriori. Di solito conserva occhi e voce umana e spesso non ha la coda perché si dice, che solo Dio può compiere miracoli e le trasformazioni operate dal demonio per quanto terrificanti, risultano forzatamente incomplete.

Queste storie col passare dei secoli sono uscite dalle nebbie della leggenda e si sono diluite nella cultura popolare, non senza aver contaminato nel tragitto la cavalleria medievale e lasciato tracce nei nomi animaleschi dati a mezzi e corpi militari contemporanei.

Nel frattempo però lo sciamano e il guerriero-belva sono diventati dei mostri, nel preciso momento in cui è stato deciso che la loro utilità sociale fosse esaurita. La metamorfosi è diventata una malattia, il prescelto è diventato una vittima, o, peggio, un pericolo da eliminare.

I "licantropi guerrieri" al loro ritorno a casa non hanno più ritrovato qualcuno che si congratulasse con loro per la battaglia, ma solo argento e roghi. E chissà perché mentre scriviamo questo ci sentiamo tanto solidali con quei poveri uomini-lupo, donne-orso, uomini-tigre, il cui entusiasmo li portava ad uscire da sé, ad immedesimarsi in qualcun altro, a cambiare pelle una volta tanto...

DIVENTARE LICANTROPI E LA MITICA TRASFORMAZIONE

Come si diventa lupi mannari? Innanzitutto la licantropia non è infettiva come il vampirismo. Questa errata convinzione è dovuta al cinema, che ha introdotto per motivi spettacolari il contagio dell'uomo lupo, facendo violenza ad una tradizione millenaria.

Il morso dell'uomo lupo non rende licantropi, per la semplice ragione che la sua vittima viene solitamente sbranata e divorata e dopo tale trattamento di lei rimane ben poco. Chi vuole ricoprirsi di pelo e farsi crescere le zanne ed essere un figlio delle tenebre ricorre ad altri mezzi.

Come abbiamo precedente visto nel caso di Licaone si può diventare licantropi per maledizione divina. Solitamente però il lupo mannaro è il prodotto di un rituale di magia nera. Direttamente o indirettamente l'artefice della metamorfosi è il diavolo, che concede tale privilegio ai suoi discepoli più fedeli e meritevoli. Spesso dunque, il licantropo è una strega, che si trasforma in lupo dopo essersi spalmata il corpo di un diabolico unguento o dopo aver ingurgitato una tremenda pozione magica.

Un altro sistema usato nei paesi nordici, dalla Bretagna alla Scandinavia, era quello di cingere attorno al corpo una pelle di lupo o orso (così facevano gli ulfhednar, I guerrieri-lupo vichinghi), oppure una cintura di pelle umana alta tre dita e ricavata dal cadavere di un assassino. C'è dunque chi, come streghe e stregoni, diventa lupo mannaro per libera scelta… ad altri capita a dispetto della loro volontà…

Mai addormentarsi all'aperto, senza coprirsi il volto in una notte di luna piena. Potreste sentire il bisogno di ululare, di correre in giro a quattro zampe e di mettere sotto I denti un bel boccone di carne umana fresca: è il "mal di luna", come viene poeticamente chiamata la licantropia nel meridione d'Italia.

A volte non è neppure necessaria una notte di plenilunio: basta che sia mezzanotte e che ci sia la tempesta. Diviene lupo mannaro anche chi nasce la mezzanotte di Natale (e può essere sottratto al suo destino solo se il padre, per altre tre notti di Natale, incide una croce su un piede del bambino con un ferro rovente).

Secondo il cacciatore di fantasmi Elliot O'Donnell si diventa lupi mannari bevendo "acqua licantropica", un liquido infetto dalla magia nera che si deposita sulle orme lasciate dai licantropi. E poi, naturalmente, si può essere maledetti da una strega (o da una zingara): in Polonia se una strega mette una pelle di lupo sulla soglia di una casa dove si sta celebrando un matrimonio, chiunque esca da quella soglia si trasforma in bestia.

Chi è affetto dal "mal di luna" è colto all'avvicinarsi della trasformazione da eccitazione e nervosismo. Ha appena il tempo di mettere in guardia le persone presenti, poi cade a terra come in preda ad un attacco epilettico, le sue membra si contorcono e si trasforma in preda ad atroci dolori.

Alcuni occultisti moderni propongono, sulla base delle testimonianze delle streghe, una diversa interpretazione del fenomeno: l'uomo cade a terra, si contorce, poi resta immobile, come colto da catalessi.

La forma lupesca non è che il suo corpo astrale, libero di vagare nella notte mentre il corpo originario giace senza vita. In entrambi I casi, comunque, una ferita o una mutilazione inferta sul corpo del lupo si riproduce sul corpo dell'uomo: se il lupo perde una zampa, l'uomo svegliandosi si ritroverà con un moncherino sanguinante! Si dice che Stump, I Gandillion e altri celebri lupi mannari avessero sul volto e sul corpo molte cicatrici dovute agli scontri con veri lupi e altri animali della foresta.

L' orrenda trasformazione inizia spontaneamente al calare del sole e ha termine con l'alba. Se il lupo mannaro ha bisogno, per qualsiasi motivo, di riprendere immediatamente la forma umana, si può togliere con le zampe la fascia di pelle di lupo o la cintura di pelle umana (se questo è il metodo usato per trasformarsi).

Altrimenti, se ha usato una pomata, si rotola nell'acqua stagnante di un pantano o di una pozzanghera, metodo però non sempre efficace. Altri sistemi necessitano l'aiuto di un complice umano, che ferisce il lupo mannaro sulla fronte con una lama facendone stillare il sangue, lo tocca con un forcone, lo fa passare attraverso un cerchio fatto di legno di giovane betulla, oppure, se è un parente, si limita a chiamarlo per nome.

Guarire del tutto dal destino di licantropo è difficile, ma non impossibile. Una delle cure è la seguente: il lupo mannaro in forma umana dev'essere flagellato da ragazze armate di bastoni di frassino, fino ad essere completamente coperto di sangue; quindi gli si getta addosso, un mestolo alla volta, un intero pentolone di zolfo, olio di ricino, aceto e pece bollente.

Se sopravvive, è guarito e la sua anima salva…se invece il malcapitato non ce la fa…avrà comunque finito di soffrire…almeno su questa terra. Ecco un dettagliato schema dei modi di divenire bestia: Le trasformazioni possono essere messe in ordine di difficoltà: dalla più facile alla più difficile da ottenere.

Le prime sette sono trasformazioni non fisiche. Ci possono essere piccoli cambiamenti metabolici, come l'aumento della pressione sanguigna, ma niente di davvero fuori dell'ordinario. Si tratta di trasformazioni mentali.

1. Non-trasformazione La non-trasformazione è una condizione mentale. Ci sono molti mannari che non hanno mai sperimentato una vera e propria trasformazione, ma sono collegati 'all'animale' in ogni cosa che fanno, come stile di vita. Sono contemporaneamente umani e lupi, il loro lato animale influisce su come interagiscono col mondo che li circonda. Molti, prima o poi, maturano altri tipi di trasformazione.

2. Trasformazione dell'Aura La Trasformazione dell'Aura è la più comune. Molti mannari provano solo questa. Il mannaro si immerge nell'energia dell'animale e si comporta 'da lupo', sentendosi animalesco, pronto a reagire, ben sveglio e con una più netta percezione del proprio corpo (un po' come lo stato di grazia di alcuni sportivi completamente assorbiti dalla concentrazione nel loro sport). In alcuni casi, la temperatura corporea sale un po'.

3. Trasformazione Astrale In questo caso il mannaro si reca sul Piano Astrale e si trasforma là. In realtà, è solo il suo corpo astrale (il suo 'doppio' astrale, se preferite) a trasformarsi. La condizione si presenta anche in alcuni sogni, visioni o trance.

4. Trasformazione Onirica In questo caso, la trasformazione avviene nel sogno. Molti mannari sognano di trasformarsi e di cacciare/distruggere le proprie paure mentre sono in forma di lupo. Si tratta di sogni 'lucidi', facilmente ricordati al risveglio.

5. Trasformazione Mentale È una forma più profonda di Trasformazione dell'Aura, molto più animalesca. Varia da mannaro a mannaro. La concentrazione e la coordinazione sono esaltate in questo stato, un po' come un animale selvatico in buona salute. Il mannaro potrebbe aver problemi a parlare, tenere comportamenti decisamente animaleschi, e dimenticare come si cammina su due gambe, riuscendo a correre a quattro zampe con grande naturalezza. In questo stato, possono presentarsi vuoti di memoria. Caratteristica di questo stato è il bisogno di bere acqua ghiacciata e la formazione della 'bava da lupo', simile alla bava bianca che anche i comuni mortali hanno, a volte, al risveglio. In una Trasformazione mentale, la pelle può divenire molto pallida o grigiastra, come in una persona sotto shock.

6. Trasformazione Spirituale Alcuni mannari si trasformano 'incanalando' nel loro corpo (un po' come farebbe un medium) lo spirito di un lupo, e comportandosi di conseguenza.

7. Trasformazione della Personalità Simile alla Trasformazione Mentale, è paragonabile ai cambiamenti di carattere degli schizofrenici con personalità multipla. Alcuni mannari manifestano una personalità separata per il loro lato 'mannaro', in alcuni rari casi con memorie divergenti e abilità diverse. Alcuni imparano a controllare lo spostamento da una personalità all'altra, e possono far emergere il lato più adatto a risolvere i problemi contingenti.

8. Trasformazione Molecolare È la più spettacolare. Lo spirito del lupo prende totalmente possesso della materia del corpo. Non è una trasformazione graduale, ma un'istantanea 'riorganizzazione' delle molecole dalla forma umana a quella di lupo. A volte è così veloce da creare un boom sonico attorno al corpo del mannaro. Il mannaro prova dolore (a volte per un giorno intero) che si intensifica fino al momento della trasformazione. Circa tre minuti prima della trasformazione, il mannaro sente l'irresistibile bisogno di isolarsi in un posto sicuro. Durante la trasformazione, i vestiti vengono distrutti.

9. Trasformazione Classica La chiamiamo così perché è quella resa popolare dalle leggende e da Hollywood. È la graduale trasformazione da uomo ad animale, che richiede fino a 10 minuti. La mente rimane umana ed è facile tenere la bestia sotto controllo, anche se, comunque, gli ormoni, i sensi ed il cervello da lupo avranno i loro effetti sul comportamento. Più facile da ottenere della trasformazione molecolare, è anche meno dolorosa (addirittura piacevole in alcuni casi) e reversibile. È possibile tornare alla forma umana senza essersi trasformati completamente in quella di lupo, e anche restare per un periodo di tempo in una forma intermedia, un corpo umanoide, peloso, dal petto ampio, dalla testa di lupo e con zampe al posto delle mani. Oppure, in alcuni casi, i mannari restano in una forma intermedia molto simile a quella umana, ma coi lineamenti del viso irriconoscibili, anche se la trasformazione completa rende del tutto simili ad enormi lupi.

10. Trasformazione tramite Bilocazione In questo caso, il mannaro entra in trance profonda (a volte indotta da droghe) e la sua coscienza compare in un altro luogo, materializzandosi in un corpo di lupo perfettamente 'fisico'. Non si tratta del corpo di un lupo vero che sta possedendo, ma un corpo materializzato per l'occasione. Il corpo umano, in molti casi, diviene rigido e freddo, a volte perdendo notevolmente peso (anche del 50% del peso originario) fino alla fine della bilocazione. Se il corpo del lupo viene ferito, le stesse ferite appariranno sul corpo umano. Il mannaro 'bilocante' ha di solito ottima memoria di quello che fa in forma di lupo. In alcuni casi, i 'bilocatori' non sembrano in grado di controllare dove avverrà la materializzazione del lupo (di solito, è a pochi chilometri dal corpo umano e in aperta campagna).

11. Trasformazione Magica In questo caso, il mannaro deve compiere un rituale magico per potersi trasformare. È possibile che si tratti solo di una limitazione psicologica di alcuni mannari, che credono sia il rituale a trasformarli - mentre esso non è altro che un modo per mettere a fuoco la loro concentrazione. Nei processi del Medio Evo, dove di norma si diceva che la trasformazione avveniva tramite una cintura di pelle di lupo, gli oggetti che si presumeva servissero al rituale non venivano mai trovati.

12. Trasformazione tramite Possessione In alcuni casi, il mannaro manda il proprio spirito a possedere un animale, controllandolo (a volte solo parzialmente) e vedendo attraverso i suoi sensi. È una condizione molto difficile da ottenere, che può causare problemi di salute al mannaro quando l'animale muore (anche se il mannaro non è in possesso dell'animale al momento della morte). I mannari 'per possessione' non ricevono ferite se l'animale viene ferito, ma possono comunque sentirsi male o a disagio quando ciò accade.

13. Trasformazione dei Sensi In questo raro tipo di trasformazione, il mutaforma riceve le informazioni sensoriali dell'animale con cui è collegato. A volte ne percepisce anche i pensieri, senza però poterne controllare le azioni in alcun modo.

DIFENDERSI DAI LICANTROPI

L'incontro con un lupo mannaro è sicuramente da evitare. Ma avena, vischio e frassino offrono una certa protezione, se tenuti al collo o coltivati attorno alla casa.

Ad Haiti, per difendere I bambini dai lupi mannari, I genitori fanno loro mangiare scarafaggi fritti con aglio e olio di ricino (anche se non se ne capisce bene la ragione).

Nel nostro meridione, è sufficiente gettare addosso ai lupi mannari un mantello, fargli paura con una forte luce, o correre su una scala (il lopomanare siciliano non può salire le scale). Per uccidere un licantropo, infine, bisogna trafiggerlo con una lama d'argento o sparargli con una pallottola dello stesso metallo (meglio se colate da effigi sacre o benedette).

Poi gli si taglia la testa e lo si brucia, precauzione necessaria per evitare che si trasformi in vampiro. I rituali per la difesa da questi esseri sono comunque meno dettagliati di quelli, per esempio contro I vampiri, certamente meno sicuri e di difficile interpretazione.

Ma perché un mostro tanto orribile è associato al lupo, animale non certo pericoloso per l'uomo, come dimostrano le ricerche degli etologi? Per capirlo dobbiamo esaminare brevemente il rapporto tra uomini e lupi.

ETOLOGIA LICANTROPICA

Un ululato nella notte, da sempre, lugubre canto del lupo alla luna, evoca nello uomo emozioni ambivalenti: terrore ancestrale e struggente malinconia.

E ambivalente è sempre stato il rapporto tra l'uomo e il lupo, da una parte terribile nemico, dall'altra animale sacro o addirittura divinità e oggetto di culto. Nell'antico Egitto il dio-lupo Ap-uat esercitava le funzioni di psicopompo, traghettava cioè nell'altro mondo le anime dei morti; in suo onore si praticavano riti cannibaleschi.

Nella mitologia nordica I lupi Freki e Geri sono compagni di Odino, mentre il terribile Fenrir, figlio del dio del male Loki, è destinato a divorare l'intero universo nella battaglia finale, il Ragnarok. Più positive dei tenebrosi lupi nordici sono le divinità lupesche dei Celti e dei Greci, legati agli dei della luce Balen e Apollo (Lukos, la parola greca per lupo, ha la stessa radice di luke, luce).

Apollo fu partorito da Latona, che aveva assunto sembianze di lupa, e per questo Argo era chiamato Apollo Liceo e aveva potere sui lupi. Positivo è anche il rapporto con il lupo dei Romani antichi: a parte la lupa nutrice di Romolo e Remo, il 15 febbraio si svolgeva la cerimonia dei Lupercali, in onore del dio Luperco (versione romana di Pan), nel corso della quale il sacerdote, vestito da lupo, passava un coltello bagnato di sangue sulla fronte di due adolescenti; questo aspetto della cerimonia era probabilmente derivato da un originario sacrificio umano. Luperco era il protettore delle greggi e il rito era stato ereditato dai Sabini (antenati rurali dei Romani).

I Sabini identificavano se stessi nel lupo, animale in cui riconoscevano le caratteristiche originarie di guerrieri e cacciatori. Per I popoli che vivevano di caccia il lupo era un rivale, predatore che si nutriva delle stesse prede, competitore che occupava la stessa nicchia ecologica.

Quindi, per avere fortuna nella caccia, bisognava ingraziarsi il lupo, ottenere rispetto e protezione. Ecco dunque il lupo divenire spirito protettore e totemico, addirittura antenato della stirpe, per popoli disparati come I citati Sabini, I Daci, I Germani, I gli Eschimesi, I Mongoli (Gengis Khan si diceva discendente del grande Lupo Grigio) e molte tribù indiane d'America. I Pawnee, ad esempio, chiamavano se stessi lupi, e quando andavano a caccia vestivano pelli di lupo e adottavano nei confronti delle mandrie di bisonti le stesse tecniche di caccia dei lupi.

Ma non esistono solo lupi mannari, ma una folta schiera di mannari (were-animal). La metamorfosi dell'uomo in animale non riguarda infatti solo il lupo, esistono altri animali mannari: Nei paesi nordici (America del nord, Europa, Siberia), il lupo divide l'onore con l'orso: I terribili berserkir erano indomabili guerrieri vichinghi invasati dallo spirito dell'orso.

In Africa, dove il lupo non gode di tanto onore, ci si trasforma in iene, leoni, leopardi. I peggiori casi di licantropia rituale sono avvenuti in Africa nel nostro secolo, nel corso di guerre tribali. Negli anni Trenta, gli Anyoto, uomini leopardo del Congo, commisero omicidi rituali con cannibalismo, negli anni Cinquanta in Tanzania, un villaggio fu massacrato da uomini mascherati con pelli di leone; nello stesso periodo, durante la guerra per l'indipendenza del Kenya, agirono in quel paese I feroci uomini-leopardo, I Mau-Mau. Ci sono poi le più svariate versioni: Ferocissimi cinghiali mannari nel centro Europa, volpi mannare nelle tradizioni giapponesi e persino cattivissimi e irascibili tassi mannari.

Storie e scritti contemporanei, videogiochi e manuali di giochi di ruolo poi ne danno veramente le più fantasiose e distorte interpretazioni e varianti. Al culto degli animali è associata la credenza nella metamorfosi.

Gli sciamani delle tribù siberiane o nord Americane hanno il potere di trasformarsi nell'animale totemico della tribù. Quando lo sciamano, il guerriero (nel caso degli ulfhednar vichinghi) o il cacciatore (nel caso dei Pawnee) si travestono da lupi, "diventano" lupi, assumono le caratteristiche di forza, coraggio e velocità dei lupi.

Per le culture primitive non esiste differenza tra mito e realtà, tra sogno e veglia: travestirsi da lupo o sognare di essere lupo equivale ad una vera metamorfosi. La trasformazione in lupo mannaro (o in altri animali mannari) trae dunque origine dai riti religiosi arcaici delle comunità dei cacciatori.

L'essere bestia è originariamente una figura benigna, ma quando assume una valenza malvagia? Passando da un'economia basata sulla caccia a una basata sull'allevamento del bestiame, alcuni popoli mantengono, come abbiamo visto per I Romani e I Sabini, riti propiziatori in onore del lupo, per ingraziarsi il predatore delle greggi.

Il lupo è sempre venerato, ma inizia ad essere temuto. "Toccato per così dire nel portafoglio", il pastore comincia a denigrare il lupo, su cui vengono proiettate caratteristiche negative umane, come la cattiveria e la crudeltà.

La bestia viene degradata dalla religione alla superstizione, anche se l'ex animale sacro conserva comunque una terribilità soprannaturale. Lupus in fabula: quando si parla del diavolo, ecco che spunta la coda.

La definitiva demonizzazione del lupo avviene nel nostro caro e amato medioevo, quando il Cristianesimo (per cui solo l'uomo, tra le creature viventi è fatto a immagine di Dio) ne fa praticamente un inviato del diavolo sulla terra (parziale eccezione è "l'animalista S. Francesco, a cui si deve la famosa conversione del "lupo cattivo" di Gubbio).

Nascono storie di lupi che attaccano uomini dilaniandoli anche nelle loro case. Oggi le chiameremmo "leggende urbane", vale a dire quelle dicerie irrazionali e senza base logica che però vengono considerate universalmente vere, per ragioni psicologiche profonde.

La più famosa e ripetuta storia di lupi cattivi è quella della slitta russa inseguita da branchi di lupi famelici…fatto tanto spesso raccontato ma mai accaduto. Ancora più feroci e spaventevoli di questi "lupi cattivi" sono gli uomini trasformati in lupi.

La metamorfosi, che nelle culture primitive era un rito nobilissimo di fusione tra l'uomo e l'animale divino, diventa per la cultura cristiana medioevale la forma più bassa di degradazione, l'abbassarsi al livello della Bestia, ossia del diavolo.

Il lupo mannaro non è più un sacerdote impegnato in un rito sacro, ma uno stregone che allaccia rapporti col demonio…quindi un vero mostro! Dal medioevo fin quasi ai nostri tempi, gli assassini più feroci, da Gilles de Rais e Jean Grenier (antenati dei nostri serial killers), o divoratori di cadaveri come l'ottocentesco sergente Bertrand, furono considerati lupi mannari.

Loro stessi si ritenevano tali ed erano convinti di trasformarsi in Bestie quando commettevano I loro efferati delitti. Tale convinzione toglieva loro ogni inibizione e liberava I loro impulsi sadici e omicidi. Come abbiamo visto a proposito della trasformazione di Licaone e dei riti Lupercali, la credenza nel lupo mannaro è legata anche strettamente al terribile tabù del cannibalismo, pratica a cui indulgevano gli assassini citati.

Per poter mangiare I propri simili, questi uomini predatori di altri uomini dovevano autoconvincersi di essere diventati delle bestie, ossia dei lupi. Una forma di schizofrenia definita licantropia, melanconia canina o morbo lupino.

Le allucinazioni erano dovute a misture di droghe e veleni (nel '500, lo scienziato Gerolamo Cardano provò le famigerate "ricette lupesche"…non si trasformò in lupo, ma tenne una relazione del suo "viaggio" -oggi diremmo TRIP- allucinogeno). Visioni ottenute tramite cerimonie religiose (sabba compresi), perversioni patologiche (omicidio in serie, sadismo, cannibalismo…), infezioni di rabbia canina, errori giudiziari durante la caccia alle streghe nel '500/'600 e altro ancora fanno sì che ci chiediamo se I lupi mannari non siano veramente esistiti.

Più brutale del vampiro, decisamente più solido del fantasma e, a differenza di loro, sanguignamente vivo, il lupo mannaro incarna l'aggressività della razza umana privata di ogni inibizione morale e religiosa. Non è l'inoffensivo licantropo che ulula alla luna come un lupo vero…è il "lupo cattivo" della fiaba.

E' il guerriero-lupo, è il nazista che aggredisce gli ebrei, è il serial killer... Il suo lato malvagio e bestiale non è quello lupesco, ma quello umano! Come diceva il filosofo Hobbes: Homo, homini lupus. E' l'uomo il vero predatore del suo simile.

RICETTE LUPESCHE

In notti fredde, nel cuore di foreste centenarie, su altari di roccia, si consumavano tetri riti occulti sorretti da ipnotiche litanie cerimoniali. Molti di questi rituali erano atti a trasformare, o a trasformarsi in bestie, per mezzo di magici "intrugli". Le famose e famigerate pomate usate dalle streghe per trasformarsi in lupi mannari erano composte da potenti narcotici e veleni, quali, per esempio; cicuta, aconito, iosciamina, oppio, belladonna, mescolati a grasso di neonato; il tutto fatto bollire a fuoco lento in una pentola di ottone, fino ad ottenere una pasta densa e untuosa da spalmare sul corpo. In Siberia, durante un rito sciamanico, su un fuoco di pioppo, pino e betulla, si faceva scaldare in una pentola di ferro un infuso delle quattro seguenti sostanze: cicuta (60 gr)., giusquiamo (40 gr.), zafferano (un etto), semi di papavero (a volontà), aloe (12 gr.), oppio (7 gr.), esafetida (60 gr.), solano (10 gr.), prezzemolo (a volontà). L'aspirante lupo mannaro invocava lo spirito Lupo, poi, come invasato, prendeva il calderone fumante, lo faceva girare intorno alla testa, come un turibolo, e gridava: "Fammi lupo mannaro! Fammi mangiatore di uomini! Mangiatore di donne! Mangiatore di bambini! Desidero sangue, sangue umano! Dammelo! Dammelo questa sera! Grande Spirito Lupo, dammelo e sarò tuo, cuore, corpo e anima!".

Non siamo certi se il rito funzioni… ma sconsigliamo comunque vivamente di provare.

DALLA PARTE DEL LUPO


"Esistono sicuramente due lupi: uno fantastico e uno reale". Così scrive lo zoologo Luigi Boitani, studioso del lupo indiano, nel libro "Dalla parte del lupo", edito da Giorgio Mondadori. Il lupo reale, animale sociale, monogamo, affettuoso con la prole, non aggressivo nei confronti dell'uomo, è stato sostituito, nella cultura umana dal lupo fantastico, una belva malvagia e irreale costruita a immagine e somiglianza dei peggiori difetti umani. Difetti che l'umanità ama allontanare da sè perché "bestiali" e scaricare su altre creature che fungono da ricettacolo e da espiatori delle brutture dei figli di Adamo. Perseguitato per secoli, quasi sterminato dall'odio, dal pregiudizio, dalla superstizione, il vero lupo è stato di recente riscoperto dagli scienziati nelle sue reali caratteristiche, quelle che emergono anche dallo studio di Boitani, dal libro di vita vissuta "Mai gridare al lupo", di Farley Mowat (Longanesi), e dal personaggio di "Due calzini" nel film "Balla coi lupi". L'unico lupo mannaro del folclore con le caratteristiche del lupo vero è il lobis homen portoghese, creatura timida, gentile e inoffensiva. Guardando gli occhi di un lupo, non vedrete certo I lampi verdi e malvagi di una bestia assetata di sangue, ma la timidezza e la delicatezza di una splendida e incompresa creatura schiava di un archetipo che non gli appartiene. Guardate il loro amore e affetto per la prole o I loro gesti, le loro "romantiche smancerie" con la propria compagna (per sempre!), ed ancora la classe e la strategia della loro caccia (così lontana dalla brutalità dichiarata da leggende e superstizioni), conoscete questi animali, prima di temerli. Ascoltate il loro ululato come canto di suprema malinconia, solitudine, amore, che taglia tramonti innevati, e non si addice certo all'orrendo richiamo dei film dell'orrore.. Ciò che non si conosce scatena incomprensione, che scatena paura, che scatena repressione e distruzione! La leggenda ci ha dato un mostro sanguinario, la realtà un timido predatore, a voi la scelta… Ed allora; chi ha paura ora del lupo cattivo? O meglio…chi è il vero lupo cattivo?

FILMOGRAFIA LICANTROPICA


"Persino un uomo che ha cuore puro / e di notte recita le sue preghiere / può diventare lupo quando l'aconito cresce / e splende la luna d'autunno." E' la celebre filastrocca della zingara nel primo grande classico sui lupi mannari "L'uomo lupo" di Georg Wagger per lo "studio mostri", la Universal, nel 1941, con Lon Chaney jr. (il lupo mannaro Larry Talbot) e su sceneggiatura di Curt Siodmak.

Non è però il primo tentativo di film licantropico; la Universal già ci aveva provato qualche anno prima, nel 1935, con "Il segreto del Tibet", di Stuart Walker, con Henry Hull nella parte del dott. Glendon, morso da un lupo mannaro e quindi soggetto a terribili trasformazioni sul modello cinematografico di Jekill e Hyde.

Nel film del 1941, molto migliore del precedente, Curt Siodmak (esule berlinese fratello del più noto regista Robert) riprende l'espediente del contagio provocato da un morso, che non ha mai riscontri nel folclore (ed è piuttosto ispirato dalle attitudini di un altro celebre mostro targato Universal…Dracula il vampiro) e vi aggiunge il suo tema della maledizione. A differenza del vampiro aristocratico, fascinoso e sicuro di sè, il lupo mannaro del cinema si caratterizza come un personaggio infelice e patetico, che non vorrebbe commettere il male ma è incapace di sottrarsi al suo destino. Il truccatore di questi film Universal è il grande Jack Pierce, che, dopo un maldestro tentativo nel film di Walker, azzecca la maschera giusta per il film di Wagger-Siodmak, grazie anche alla proverbiale pazienza dei Chaney, padre e figlio, nel sottoporsi a lunghe ore di trucco. Per esigenze spettacolari l'uomo lupo del cinema non è, come nel folclore, un semplice lupo (in tal caso la parte avrebbe potuto essere affidata a Rintintin), ma una creatura di forma umana, coperta di peli e provvista di unghie e zanne da belva. Wagger e Siodmak si ripetono due anni dopo con "Frankenstein contro l'uomo lupo" (1943) . Lo sfruttamento commerciale della Universal continua poi con: "House of Frankenstein" e "House of Dracula" (1945) di Erle C. Kenton, e con la parodia di Gianni e Pinotto "Il cervello di Frankenstein" (1948), di Charles T. Barton. Ormai soltanto un pretesto per strappare risate, l'uomo lupo viene trascurato per tutti gli anni 50 a parte la parentesi di "I was a teenage werewolf" (1957), di Gene Fowles jr. (a cui si ispirerà il film con Michael J Fox "Voglia di vincere" e sequel), della serie "mostri liceali", in cui il giovane studente Michael Landon si trasforma in licantropo. La resurrezione avviene nel 1961, grazie ai grandi riesumatori di mostri della Hammer Film, con "L'implacabile condanna" di Terence Fischer, film in costume settecentesco con uno scatenato Oliver Reed. Dopo molti film di serie B e Z, all'inizio degli anni 80 il cinema di licantropi abbandona il lupo mannaro troppo umano (anche trasformati Lon Chaney jr. e Oliver Reed si aggiravano addirittura in giacca e cravatta!), per approdare ala tradizione: ne "L'ululato" (1980) di Joe Dante, I licantropi (piuttosto simpatici e per nulla patetici) prendono forma di grossi lupi (che a volte camminano eretti stile Lupo Ezechiele). Il film dà il via ad una vasta serie di sequel non certo paragonabili al primo e di scarso valore. Ecco poi la grande commedia-horror di John landis "Un lupo mannaro americano a Londra" (1981), dove il protagonista è un lupo mostruoso che corre su quattro zampe. In entrambi I film, comunque, il momento di maggior interesse è dato dalla trasformazione, che nel film di Landis avviene a vista, con mani che si deformano, volto che si allunga in muso, schiena che si incurva terribilmente… Molto bello e originale (sia nella tematica che nella realizzazione) è "Wolfen -la belva immortale-"(1981), di Michael Wadleigh, che racconta di semi-divinità indiane in forma di enormi lupi che difendono, a Manhattan, un quartiere (di indiani appunto) dalla lenta distruzione da parte dell'uomo bianco. Misticismo, lotta natura-uomo in una pellicola che tratta I lupi mannari come mai è stato fatto o lo sarà…amen! Effetti speciali meno elaborati, ma un'atmosfera veramente magica che si richiama al mito, alla fiaba e anche alla psicoanalisi, caratterizzano "In compagnia dei lupi", (1984) di Neil Jordan, ispirato ai racconti mitico-femministi di Angela Carter, con la sua stuzzicante rilettura di Cappuccetto Rosso. Altro esempo di filmografia mannara è "Unico indizio la luna piena" (1985), di Daniel Attias, discreto film basato sulla figura dell'insospettabile lupo mannaro (si scoprirà essere proprio il reverendo Lowe) che terrorizza una piccola cittadina della provincia americana e il piccolo protagonista su sedia a rotelle. Film basato su un romanzo di Stephen King, pur con un badget ristretto risulta essere in alcuni punti dignitoso e accattivante. Film più recenti sono "Wolf" (1994), di Mike Nichols con un Jak Nicholson scrittore licantropo. Gli effetti speciali sono stati affidati a Rick Baker, già autore delle incredibili trasformazioni del licantropo di Landis (nettamente sprecato vista la pochezza di spettacolarità e la discutibile bellezza degli effetti speciali -guardate il lupo all'inizio e alla fine se non assomiglia al peluche della Trudi che avete sul letto!-) . Tra le divagazioni particolari sul tema, abbiamo poi i lupi di "Full Eclipse" (1994), di Anthony Hickox, dedicato ad una squadra speciale anticrimine composta unicamente da licantropi invincibili tranne che nel giorno dell'eclisse a cui il titolo si rifà. La filmografia mannara potrebbe estendersi ancora, ma questa vuole essere una riflessione su tale genere cinematografico e non uno scarno elenco…

BIBLIOGRAFIA LICANTROPICA


"Sono un lupo pazzo…il pelo cresce all'interno…dentro c'è il mantello del lupo…dentro ci sono le zanne del lupo!" Così, con un crescendo da orrida fiaba degno di "Cappuccetto Rosso Dark", grida il lupo mannaro nelle segrete di un castello in "The Albigenses" (1824), romanzo gotico di Charles Maturin. E' la prima apparizione letteraria moderna di un lupo mannaro. Nell'antichità classica, un versipellis romano era comparso in un episodio del "Satyricon" (I sec. D:C.) di Petronio. Nel Medioevo troviamo eroici cavalieri trasformati in lupi nel "Lai de Bisclavret" di Marie de France e nella chanson de geste "Guillaume de Palermo": si tratta in entrambi I casi di lupi mannari buoni, che si comportano come angeli custodi dei personaggi in pericolo. Eroe e villain di centinaia di fiabe, il lupo mannaro non ha molta fortuna nella letteratura scritta. Il romanticismo e il gotico che scelgono il vampiro come modello di super eroe soprannaturale, non trovano ispirazioni nel più sanguigno e semplice lupo mannaro. Nel romanzo di Maturin sopra citato, il lupo è solo un episodio. Come storia a parte incastonata nella narrazione principale, si presenta anche il classico racconto del Capitano Frederick Marryat "Il lupo mannaro dei monti Hartz ", contenuto in "La nave fantasma" (1839). Il primo romanzo interamente dedicato a un licantropo è il romanzo-fiume vittoriano "Wagner the wher-wolf", che Georg William Reynolds pubblicò in ben 77 fascicoli a puntate tra il 1846 e il 1847, l'eroe Wagner, ottiene dal diavolo, come Faust, la giovinezza perduta, ma con una terribile clausola: ogni notte deve diventare lupo mannaro. La trasformazione descritta con contorcimenti, furore, deformazioni e un grido che si tramuta in ululato, è una scena di grande effetto, destinata ad avere mille imitazioni. Altri classici ottocenteschi, entrambi francesi, sono "Il signore dei lupi" (1857), di Alexandre Dumas (non su un lupo mannaro, ma su un meneur de loups, uno stregone che ha potere sui lupi), e "Hugues-le-loup" (1876), dei grandi manipolatori commerciali del fantastico Erckmann e Chatrian. Nel 1908, lo specialista della ghost story britannica Algernon Blackwood mette a confronto il suo detective dell'occulto John Silence con un tormentato licantropo nel racconto "Il campo del cane". Nel 1912, l'eccentrico cacciatore di fantasmi Elliot O'Donnell pubblica "Werewolves " che come altri lavori di questo autore, è spacciato quale esperienza vera, ma è in realtà una godibilissima opera di fantasia. Gli anni Venti e Trenta sono in America l'epoca della rivista "Weird Tales"; svariati sono I lupi mannari incontrati da Jules de Grandin, il detective dell'occulto di Seabury Quinn, e dagli altri consimili indagatori creati dal prolifico Manly Wade Wellman, mentre H. Warner Munn inizia, con "Il lupo mannaro di Ponkert", il suo "Ciclo dei lupi mannari", incentrato sulla figura del demoniaco The Master, nemico millenario di una stirpe di licantropi. Nel 1933, l'americano Guy Endore scrive il romanzo "The werewolf of Paris", ispirato alla figura di un licantropo divoratore di cadaveri realmente esistito nell'Ottocento, il parigino Bertrand, che nella finzione di Endore diventa un vero lupo mannaro e un serial killer ante litteram. Con "Il figlio della notte", Jack Williamson pubblica nel 1948 il suo classico capolavoro di science-fantasy dalla parte dei lupi mannari (indimenticabile la rossa e sexy April Kane), descrivendo accuratamente una razza di "mutaforma" (lo Shapeshifter o Homo Lycantropus) che vive a fianco dell'umanità fin dalla notte dei tempi. In "Wolfen" (1978), Whitley Strieber crea una razza di superlupi divoratori di uomini che non assumono mai la forma umana e che vengono descritti con grande attenzione alla psicologia del branco. Ricordiamo infine due raccolte di storie sui lupi mannari; La prima è "Storie di lupi mannari"(1994) Newton Compton, antologia curata da Gianni Pilo e Sebastiano Fusco; all'interno ci imbattiamo in molte storie molto diverse fra loro, sia classiche, che dai risvolti insoliti. Troviamo storie di: Petronio, Maupassant, Quinn, Pirandello, Dumas, lo stesso Pilo e molti altri in una raccolta veramente completa. Da segnalare in questo libro una parte interamente dedicata ad altre bestie mannare (meno conosciute da noi) oltre al lupo. Altra antologia dedicata ai nostri amici licantropi è "Lupi Mannari" sempre della Newton Compton del 1997 e sempre curata da Gianni Pilo. All'interno troviamo le storie di autori più recenti, e quindi di concezione più "moderna", di: Barker, Campbell, Etchinson e molti altri. Da segnalare I racconti "La Cella" di David Case, in forma di diario, una lunga discesa nella follia licantropica e "Tette" di Susy McKee Charnas, dove siamo alle prese con una timida ragazzina nella pubertà, scherzata dai suoi coetanei (tette è il nomignolo con cui viene chiamata e allude al fiorire del suo procace seno) che diventa una splendida lupa quando comincia ad avere il ciclo mestruale! Molte pubblicazioni minori e meno note si sono poi interessate alla figura dei licantropi, a voi la fine della ricerca. La letteratura è stata poco attratta da questa figura bestiale e amareggiata dalla sua natura? Non sembrerebbe dal materiale emerso, quindi…buona lettura.

Edited by demon quaid - 1/10/2016, 14:49
 
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