| ...in pratica ci saremmo resi colpevoli di essere a contatto con un gruppo terrorista che faceva capo ad una banda egiziana. Quando ci fu detto, la nostra non fu meraviglia, ma ci guardammo in faccia e ci venne da ridere. Ma lì in quel momento c'era poco da ridere, a detta della polizia egiziana stavamo rischiando il carcere. Chiedemmo il motivo; si insomma volevamo sapere quale era di preciso il capo d'accusa. Quello che ci dissero a proposito dei terroristi non ci bastava, volevamo le prove, era un nostro diritto. Ma non ci ascoltarono e ci diedero un avvocato d'ufficio che ci avrebbe dovuto difendere. Chiedemmo di poter telefonare a casa alle nostre famiglie, ma sul momento ci fu negato. Da tenere presente, che le leggi egiziane su questo tipo di cose sono molto severe e scagionarsi non è mai facile, pur essendo innocenti. Ci tennero sotto osservazione come si fa con delle cavie. Speravano che noi confessassimo, ma nulla poteva uscire dalle nostre bocche che non fosse la parola "innocenza". Rimanemmo 2 giorni chiusi la dentro. Furono momenti bruttissimi, finchè arrivò la notizia della nostra innocenza. L'ambasciata italiana aveva fatto il suo corso in un modo molto veloce. In pratica l'avvocato che ci avevano dato, fu molto meglio di ciò che potevamo pensare, fu tutto velocissimo, ma era dipeso dal fatto che noi proprio nulla avevamo a che fare con i terroristi. Ci lasciarono facendoci addirittura le scuse. Alla sera, arrivati in hotel a due di noi venne da piangere, forse per la rabbia, forse per la paura di quello che avevamo rischiato. Gli altri 3, me compreso, avevamo preferito il silenzio, ma era un silenzio assordante...per fortuna la mattina dopo potemmo pensare a ciò che eravamo andati a fare lì. Un pò di rilassamento e qualche scoperta per vedere cose intreressanti. Ma l'Egitto si era messo in testa che quella non doveva essere una bella vacanza...
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