Un Mondo Accanto

La villa della paura (villa Phorteph)

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view post Posted on 29/11/2010, 12:45     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Gennaio 1872, avevo appena lasciato alcuni amici con i quali ero stato ad una festa per il compleanno di uno di essi. Eravamo giovani e poco bastava perchè ci si divertisse. Ero anche un pò ubriaco e questo faceva in modo che il pungente freddo non si impossossasse delle mie ossa. Abitavo in una zona periferica della città di Parigi, una zona che aveva una nomea particolare in quanto proprio in quella strada c'era una villa abbandonata da tempo, da troppo tempo ormai. Era una villa appartenuta ad una famiglia di nobili origini. Se si entrava nelle taverne, i vecchi favoleggiavano spesso su quella villa, con racconti che facevano rabbrividire. Ti sedevi accanto a loro, vicino al caminetto e se gli pagavi da bere (che fosse cognac o vino cmq. andava bene), cominciavano a raccontare storie di tutti i tipi. Ma ciò che si preferiva ascoltare, era la storia della villa maledetta, anche perchè era vicina e volendo si poteva entrare superando le barriere che la polizia tempo addietro aveva messo, infatti la villa era sotto sequestro per i fatti accaduti. Si raccontava che la famiglia fosse stata sterminata da un pazzo omicida (probabilmente uno di famiglia)....

Quante storie avete letto che cominciano così? Troppe forse, ma questa, non è solo una storia...

Edited by demon quaid - 29/11/2010, 13:06
 
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view post Posted on 9/12/2010, 14:59     +1   -1
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...quella notte era davvero freddo, pungente, cattivo e una leggera nebbiolina faceva da contorno ad un buio che sembrava più buio di altre notti. Avevo bevuto e riuscivo a stare in piedi a malapena. Mi sentivo allegro e in quel momento, in quella strada, mi pareva di essere un re. Il mio era un rione normale, abitato da gente comune, che lavorava alacremente. Tutta brava gente, con pochi grilli per la testa o fantasie strane che potessero in qualche modo distogliere il pensiero dalla più cruda realtà. Continuavo a camminare, senza rendermi conto che avevo superato la mia abitazione. Infatti ero arrivato nei pressi di una villa, che da quelle parti era famosa, in quanto si raccontava che la famiglia che l'aveva abitata, era stata sterminata. Qualcuno aveva vociferato da uno dei figli che era impazzito, altri dicevano che era una casa indemoniata, altri ancora ne inventavano di tutti i colori, pur di fare a gara a chi la sparasse più grossa. Gurdarla da fuori metteva davvero paura, se poi si aggiungeva che quella notte la nebbia faceva la sua parte...La villa aveva una specie di torretta con 2 finestre, con le persiane che erano ormai tenute su da un solo cardine. Erano fatiscenti, omai figlie di un tempo troppo lontano. Era contornata da un giardino che ai suoi tempi doveva essere meraviglioso e fiorente. La famiglia era stata composta dai genitori e 5 figli, che a detta di chi li aveva visti, erano uno più bello dell'altro, 3 femmine e 2 maschi. Poteva essere una serata normale? No, non poteva essere, evidentemente non quella sera. Davanti alla villa c'era un lampione, che illuminava poco e che rendeva la visione dalla villa ancora più tetra. Mentre passavo, vidi un'ombra uscire dalla porta e scendere la tremolante scala che si trovava sotto il porticato che conduceva al giardino. Mi strofinai gli occhi un attimo, credendo di aver visto solo un qualcosa dovuto ai fumi dell'alcool, invece l'ombra, che ombra non era, mi passò vicino, mi guardò da sotto un cappello e se ne andò senza rivolgermi la parola. In quel momento mi destai un attimo, forse il freddo stava cominciando a fare il suo effetto, e cominciai a realizzare che ero passato oltre la mia abitazione e quindi me ne tornai indietro. Non che la figura mi avesse terrorizzato, ma di certo sapevo bene che qualche giusta domanda mi sarebbe venuta. Ma in quel momento ero troppo stanco, avevo bisogno del letto e questo non mi fece pensare a null'altro. Rientrai in casa e al mattino mi alzai dal letto senza nemmeo chiedermi in che modo ci ero entrato, visto che ero ancora vestito, scarpe comprese...
 
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view post Posted on 12/12/2010, 01:14     +1   -1
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...mi venne subito da pensare a quello che mi era successo la notte prima. E ci pensai molto, perchè quella villa risultava abbandonata da tempo. Quella figura mi aveva sinceramente colpito e non avrebbe potuto essere altrimenti. A quel punto mi dissi che quella notte avrei fatto visita alla villa. Non ero una persona molto incline alla fantasia e questo non nascondo che mi aveva anche fatto venire in testa il fatto che quello che si diceva sulla villa fossero tutte balle...compresa quella del vampiro. Già, perchè uno dei racconti più belli fatti dai vecchi, era proprio quello che dentro alla villa ci fosse un vampiro, che durante le notti usciva dalla sua bara e se ne andava a zonzo per la città a cercare sangue. Facevo un lavoro che mi piaceva poco, ma in quella grande città, il posto dove abitavo non è che offrisse molto. Fui costretto a trovare un lavoro vicino a casa. E lo trovai in una libreria, che vendeva libri di tutti i tipi. Ero costretto a fare sempre il tragitto a piedi, talvolta con la carrozza. Non era certo un lavoro che entusiamava, anche perchè bene o male le facce che frequentavo erano più o meno sempre le stesse. Il mio titolare era un uomo abbastanza grassoccio, ma simpatico e sempre allegro. Lui diceva sempre che se anche il negozio non gli rendesse chissà cosa, era contento così. Capitava spesso che doveva uscire per commissioni e io restavo solo a curare il negozio. Pur non essendo grandissima, la libreria aperta al pubblico insieme ai due sgabuzzini (che insieme erano più grandi della libreria), conteneva qualcosa come oltre 25.000 libri. Mi piaceva leggere, ma certo non potevo farlo sul lavoro e allora ogni tanto mi infilavo in tasca un volume senza dire nulla al Sig Foiret (Fuarè, si legge così). Avevo molti amici e alla fine del lavoro ci si vedeva alla solita taverna per un bicchiere e le solite 4 risate. Non mi ero mai voluto sposare; mi faceva paura il matrimonio, mi dava l'idea di un legame che non mi avrebbe più permesso di vivere e questo mi spaventava molto, anche perchè io non ero certo una persona da matrimonio. Smettevo sempre di lavorare verso le 6 di sera e quello era un periodo freddo e faceva buio presto. La taverna quella sera era molto affollata. Vidi al tavolo gli amici, andai da loro e bevemmo un paio di bicchieri. Nel solito angolo, i soliti 2-3 vecchietti raccontavano le loro favole. Mi venne in mente ciò che avevo visto la sera prima, ma decisi di non dir nulla, anche perchè quella notte sarei entrato nella villa...
 
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view post Posted on 15/12/2010, 00:18     +1   -1
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...uscii dalla taverna più o meno verso le 20, ed ero molto concentrato su quello che stavo per fare. La villa Phorteph era, come già ho accennato, proprio sulla mia strada, anche se più avanti, ed era uno di quei posti che la gente non amava frequentare, per le troppe leggende che gli erano state costruite attorno. Certo, si trattava di leggende, ma sono proprio le leggende che col tempo diventano per molte persone, vere, e queste persone diventano poi molto brave a venderle agli altri, a quelli che io chiamo creduloni. Arrivai di buon passo davanti alla villa e mi fermai ad osservarla da fuori per qualche minuto, cosi, per vedere se magari avessi notato qualcosa di strano. Invece non si mosse nulla e anche se il solo guardarlo quel posto metteva un certo timotre, decisi di fare il passo, ed entrai. Salìì la piccola scala che c'era sotto il porticato che conduceva alla porta d'ingresso, dopo di che misi una mano alla maniglia per provare ad aprire il pesante portone, ma non si aprii e dovetti spingere quasi con violenza, fino a che finalmente riuscii nel mio intento. Buio pesto, non si vedeva nulla di nulla. Per fortuna ero stato previdente e mi ero portato un lume a gas, lo puntai intorno per vederci qualcosa. All'interno non c'era nulla di particolare, a parte 2 grandi quadri alle pareti; uno era un dipimto che mostrava tutta la famiglia insieme, l'altra era l'immagine di un uomo ben vestito, in stile ottocentesco. Non so chi potesse rappresentare, ma sul momento non me ne curai. Ero nel grande salone, sapevo che la villa era stata una dimora maestosa, e che le persone che l'avevano abitata, appartenevano alla nobiltà francese. Nel grande salone, c'erano due grandi e lunghe scalinate che pareva formassero un cuore e che portavano al piano superiore. Ormai ero lì e dovevo proseguire, ma dovevo stare attento, perchè la fatiscenza della villa non mi dava molta sicurezza e in più, dovevo tener conto che ero nel buio o quasi per cui il muoversi in quel posto poteva essere pericoloso per crolli o altro, cosa che di certo non mi auguravo, perchè, innanzitutto il rumore avrebbe svegliato tutto il vicinato e qualche infarto avrei potuto provocarlo, e in più sarei andato di certo incontro ad una serie di denunce per violazione di immobili impropri e chissà cos'altro. Salìì piano, ma anche nel piano superiore non vidi nulla che mi potesse far pensare a chissà cosa. Una marea di polvere, e solite cose come scrivanie, gingilli che non conoscevo ecc...scesi di nuovo e stavo per andarmene, ed ecco che arrivò il colpo...i 2 quadri c'erano ancora, ma l'uomo, nel secondo quadro non c'era più...mi spaventai tantissimo, mi tremavano le gambe...ma mi feci coraggio, uscìì e chiusi il pesante portone alle mie spalle e feci per andarmene. Ero molto turbato...ma era finita?...no, non ancora...mi fermai accanto al lampione...e vidi l'uomo della sera prima...mi passò vicino...come la sera prima...tutto vestito di nero come la sera prima...mi guardò e mi disse: "piaciuta la villa?"...e con un sorrisino macabro se ne andò...

Edited by demon quaid - 24/12/2010, 12:01
 
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view post Posted on 16/12/2010, 18:55     +1   -1
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...lasciandomi con un terrore sottile, che però avrebbe dovuto darmi una spiegazione logica e fruttuosa. Già, la logica, quella cosa che tutte le persone che la usano la dipingono come l'unica che possa risolvere i misteri, perchè anche in questo c'era una logica. Ma cosa avrei dovuto fare? avrei dovuto andare da gente che non avrebbe mai creduto ad un racconto del genere per farmi dire che ero un visionario? Oppure che avevo fatto solo un lungo sogno? Era un mistero nel mistero. Quella figura intanto dopo qualche secondo non la vidi più. Mi feci coraggio e decisi che in quel momento la cosa migliore, sarebbe stata quella di aspettare per un pò e vedere se la losca figura avrebbe fatto ritorno. Mi misi a sedere su una panchina e attesi, ma non sapevo nemmeno io cosa stavo attendendo. La paura, insieme al freddo, era diventata davvero pungente, ma ormai mi si era insinuata nella mente la ferma convinzione che quello che stavo facendo era giusto, quindi aspettai. L'una, le due, le tre....non successe nulla, nemmeno un movimento di una foglia. Alle 5, dopo una notte all'addiaccio, decisi che era ora di rientrare, senza aver ottenuto nulla. Mi accesi una cartina, forse più per il freddo che per la voglia di fumare, e tornai a casa. Ma non era di certo finita. Sarei tornato alla villa, magari la notte dopo. La mia abitazione dalla villa era distante circa 800 mt. e li feci abbastanza velocemente. Arrivato, stavo per aprire il cancellino del mio piccolo giardino, quando dalla nebbia spuntò di nuovo quell'uomo e come alcune ore prima, passandomi vicino, mi chiese: "piaciuta la villa?" e con il solito sorrisetto se ne andò senza aggiungere null'altro. Rimasi di pietra, lui sparì immediatamente, ed io celermente rientrai in casa, richiudendo il portone alle mie spalle. Lo avevo visto di nuovo, non poteva non essere vero, non poteva essere un sogno, infatti mi diedi un pizzicotto per avere la certezza di essere sveglio, come non poteva essere stata una visione. Non sono mai stato un visionario, sono sempre stato uno con la testa sulle spalle. Si è vero, mi piace bere, ma non ero un ubriacone. Andai a letto con una paura che speravo non attanagliasse i miei sogni. L'uomo nero (così lo nominai) doveva essere di certo o un buorlone o...che cosa? L'indomani dopo il lavoro, mi posi con fermezza l'idea di tornare alla villa per entrare di nuovo e guardare ancora il quadro e il suo inquilino. La mattina, dopo una abbondante colazione, mi apprestavo ad andare al lavoro come tutti i giorni...

Edited by demon quaid - 24/12/2010, 12:03
 
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view post Posted on 24/12/2010, 11:57     +1   -1
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...e lo feci come tutti gli altri giorni, solo con qualche pensiero in più, del resto, avrei voluto vedere voi al mio posto. Feci il mio turno normalmente e alle 18 di sera finìì come al solito. Fremevo un pò, perchè se da un lato non vedevo l'ora di ritornare alla villa, dall'altra non nascondo che una leggera paura l'avevo. Passai un attimo alla solita taverna per farmi un bicchierino, il che con il freddo che c'era, di certo mi avrebbe aiutato a superare oltre la paura, anche la fitta nebbia che attanagliava la zona. Quella sera però c'era un'aria diversa. Nella taverna c'erano pochi avventori e notai che non regnava la solita allegria, ma un certo silenzio. Appena entrato non me ne ero accorto, ma una volta dentro al tavolo lo notai. E non c'erano nemmeno i vecchietti che con le loro storie animavano le serate. Lo stesso oste non mi pareva del solito umore. Uscìì dalla taverna dopo una mezz'ora, per andare di nuovo alla villa a trovare l'uomo nero. Mi ero portato dietro il solito lume a gas che mi avrebbe aiutato con l'illuminazione e perchè no, anche per infondermi un pò di coraggio. Arrivai davanti alla villa e la trovai non so perchè più tetra del solito. Attraversai il piccolo giardino, poi il piccolo portico e dovetti come al solito con forza spingere il grosso portone che mi divideva dall'entrare in casa. Ed entrai, lo feci con molta circospezione, l'idea di trovarmi accanto l'uomo nero staccatosi dal quadro, mi metteva addosso una certa agitazione. Continuavo a girarmi su me stesso guardandomi attorno con la speranza o l'orrore di trovarmi addosso qualcosa o qualcuno. Attraversai il grande salone e mi diressi verso l'angolo dove c'erano i 2 quadri, li illuminai e...quello dell'uomo nero...era vuoto. Il terrore si faceva sempre più strada, sapevo che avrei potuto trovarmelo di fronte da li a poco..continuai a muovermi e piano salìì la grande scala fatta a forma di cuore che portava al piano superiore. Camminavo molto lentamente, in quanto i continui scricchiolìì del legno ormai fradicio, non mi consigliavano dei movimenti bruschi. La villa era molto grande, ma quella notte la volevo vedere tutta, comprese le stanze, la cucina e tutte le zone meno frequentate tipo sgabuzzini. Girai la villa in lungo e in largo e ci trovai di tutto. Libri che parlavano di racconti storici, fotografie di viaggi, foto di famiglia, mobili vecchissimi che se li avessi venduti forse ci avrei raccolto qualche spicciolo. Ma dovevo lasciare tutto lì, non si poteva toccare nulla. Poi mi fermai per accendermi una cartina, ed ero di fronte ad una delle finestre di una delle camere. Volsi lo sguardo che dava proprio sulla strada, e vidi lui, ancora lui...l'uomo nero...che sembrava mi guardasse a testa in su...poi abbassò lo sguardo, si sistemò il cappello e se ne andò, da lì a qualche secondo non lo vidi più...

Edited by demon quaid - 27/12/2010, 19:22
 
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view post Posted on 30/12/2010, 18:01     +1   -1
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...la paura era tornata, ma continuai il mio giro, curiosai davvero dappertutto, ma il pensiero era sempre per quell'uomo. Era mai possibile che una figura si potesse staccare da un quadro per andarsene in giro? Vivevo in tempi che cose del genere erano impensabili, se mi fosse venuta l'insana idea di andarlo a raccontare a qualcuno, di certo avrei rischiato di finire dentro un ospedale per pazzi. Il giro dentro alla villa durò più di due ore ma anche avendo rovistato un pò dovunque non ci trovai nulla di particolare. Decisi che era giunto il momento di uscire, quindi ridiscesi la grande scalinata e arrivai al piano inferiore. Prima di uscire, dovevo fare una cosa; la paura era parte di me, ma dovevo vedere il quadro. Arrivai dietro la tenda e la scostai...l'uomo nero era dentro al quadro adesso, con il suo cappello e pareva che mi guardasse. Avvicinai il lume al suo viso, quasi convinto che lui si spostasse per il calore e la luce, invece nulla, la figura non si mosse. Riaccostai la tenda e me ne andai. Uscìì in strada e mentre stavo per riprendere la via di casa, diedi l'ultima occhiata a quella tetra villa. Ad una delle finestre dell'ampio salone, vidi una figura che per un attimo si sistemò il cappello e poi sparì. Mi assalì una rabbia frenetica, tornai in casa, e riacceso il lume mi diressi di nuovo nel posto dove c'era il quadro, spostai la tenda di velluto e...il quadro era vuoto...era impossibile...ma cosa era...un fantasma forse...? La rabbia ormai si era impoossessata di me e cominciai a chiamarlo: "perchè non la smette con questi giochetti? Se voleva farmi paura le posso dire che ci è riuscito, ma adesso che ha ottenuto il suo scopo esca". Nulla e il silenzio più assoluto. Guardai il mio orologio, un cipollone d'argento che tenevo sempre con me in quanto era stato un regalo di mio padre. Era tardi e io dovevo andare a casa, la mia giornata di lavoro era cmq. pesante e non mi potevo permettere di fare assenze visto che il salario oltretutto non è che fosse da ricconi. Ma allo stesso tempo, sapevo che quella serata mi avrebbe potuto spiegare molte cose. E presi la ferma decisione di attendere l'uomo nero nella villa. Presi una sedia, e mi sedetti proprio di fronte al quadro dicendomi: "vuoi giocare? E allora giochiamo, vediamo se con me di fronte riuscirai ad entrare nel tuo caro quadro oppure no e sei solo un burlone...o un assassino?" Aspettai un'ora, poi due, poi tre, ma il sonno comiciava a fare presa. E ovviamente quando mi svegliai, ed era già giorno, nel quadro c'era l'uomo nero, con lo stesso vestito, e con lo stesso cappello...e nella stessa posa...
 
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view post Posted on 13/1/2011, 18:06     +1   -1
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...guardavo il quadro ma senza pensare a nulla. Poi mi alzai tutto indolenzito per aver dormito su una sedia, e mi avvicinai di nuovo a quel quadro che tanta angoscia mista a curiosità mi provocava. Mi avvicinai talmente tanto che guardavo l'uomo negli occhi, ero arrivato a non più di un palmo della mia mano dal suo viso. Rimasi a fissarlo per due eterni minuti, ma quella figura non si mosse. Stavo cominciando ad autoconvincermi che stavo diventando pazzo. Allontanai leggermente la sedia indietro e mi girai un attimo nel salone, forse alla ricerca di qualcosa, ma nemmeno io sapevo cosa. Sentivo alle mie spalle come qualcuno che mi osservasse, mi girai di scatto verso il quadro, ma "lui" non si era mosso, era lì, fermo, che mi guardava. Era ora di andare al lavoro, la notte era passata, non avevo risolto nulla, ma mi stavo accorgendo che la mia stabilità mentale, pareva che cominciasse a traballare. Andai a lavorare con le ossa un pò rotte causa la nottata, e quando arrivai al negozio, il padrone se ne accorse che avevo un faccia che sembrava fosse passata sotto una mandria di cavalli. Dopo una mattinata di lavoro normale, arrivò finalmente l'ora di pranzo e questo mi provocò un certo sollievo. Avevo bisogno di riposarmi un attimo. Andai di corsa verso casa, avrei mangiato qualcosa e poi mi sarei fatto un'oretta di sonno. Cosa che successe. Quando mi svegliai ero più stanco di quando mi ero addormentato. Ero già pronto per il lavoro e uscìì di casa abbastanza su di morale. Ma il pensiero andava alla villa, a quella villa maledetta. Alla notte mancavano ancora un pò di ore, ma sapevo che non avrei resistito al suo richiamo, sapevo che ci sarei tornato. E infatti, finito il lavoro, mi diressi prima alla taverna a salutare gli amici e bere un paio di buoni bicchieri. Pensavo che se avessi dovuto passare un'altra notte come la precedente, mi sarebbero serviti di certo. Poi uscìì dalla taverna verso le nove, tra risate e buon umore. Mi diressi direttamente alla villa. Solita routine, solito lume, solito salone e solita tenda, la scostai e "lui" non c'era. La nottata prometteva subito bene. Quella notte però mi ero preparato; mi ero portato più cartine e tabacco del solito con la speranza che mi avrebbero aiutato a tenere gli occhi aperti. Continuavo a guardare il quadro e presi in considerazione l'ipotesi di non sedermi, anche quello sarebbe di certro servito per stare sveglio. Cominciai a guardarmi attorno, ma non era stato mosso nulla, ero sicuro di questo. Mi accesi la prima cartina, e mentre l'accendevo, dal porticato sentìì dei rumori, corsi fuori e vidi l'uomo, che era già sotto al lampione davanti alla villa, si girò e mi disse: "aspettami pure"...alzò il suo cappello a mò di saluto e se ne andò...
 
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...l'ira mi prese, corsi giù in strada con la speranza di raggiungerlo, ma nulla, era già sparito nella notte buia. Ritornai di sopra con l'intenzione di non farmi fregare ancora. Sarei rimasto sveglio tutta la notte se necessario, ma se voleva tornare nel quadro avrebbe dovuto chiedermi il permesso. Così mi piazzai in piedi davanti al quadro convinto e deciso più che mai a non addormentarmi per nessun motivo, e così successe. I minuti passavano lentamente e verso le quattro mi accorsi che avevo finito le cartine. Avevo fumato molto. Non avevo mai fumato con tanta voracità. Di certo per stare anche sveglio, ma anche la paura e il freddo facevano la loro parte. Guardai di nuovo il mio cipollone; si erano fatte le 4.20 e non era successo nulla. Sapevo che l'alba arrivava intorno alle 6.30, quindi ragionando pensai: che sia un fantasma o cosa non lo so, adesso nel quadro non c'è, quindi non dovrebbe mancare molto per rivederlo. Ma la testa cominciava a pesare e piano piano chiusi gli occhi addormentandomi qualche minuto. Mi destai di scatto e immediatamente guardai nel quadro...e lui era lì, immobile come sempre, nella stessa posizione come sempre. Mi avvicinai, lo guardai da vicino, ma non fece una mossa come sempre. Ad un tratto sentii come una presenza alle mie spalle, mi voltai e lui era seduto su una sedia non molto distante da me che mi guardava. Mi girai di nuovo verso la sua immagine, ed era anche nel quadro. Non ci capivo più nulla, ma lui mi guardava sorridendo. Poi con mia grande sorpresa mi disse: "è molto che vieni in questa casa, perchè? Cosa stai cercando?" Io ero come pietrificato, ma la bocca mi si aprì quel poco che mi serviva per chiedergli chi era. E lui: "O bella, come chi sono? Il proprietario della casa ovvio". Ma gli dissi che non poteva essere così, quella famiglia era sparita tutta anni fa, come poteva essere che lui dicesse che era il proprietario? Ma lui insistette a dire che era il proprietario. Gli spiegai che ero curioso delle cose misteriose e siccome come tutti ero a conoscenza di quello che era successo, la curiosità mi aveva portato a cercare notizie. Lui mi pregò di prendere una sedia e di accomodami vicino a lui, aveva da dirmi una cosa, ma io gli risposi che ero gelato, quindi lo invitai a casa mia, cosi ci saremmo scaldati entrambi. Mi guardò un pò strano, ma accettò. Ovviamente una volta a casa gli avrei chiesto del quadro e come era riuscito a combinare quell'andare e venire dalla tela. Uscimmo dalla villa e andammo verso casa mia, che non era lontana, e lui mi disse: "abbiamo un'ora e mezza, sbrighiamoci..."
 
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...non riuscivo a collegare il perchè di tutta questa fretta. Io tra l'altro nel mio appartamento avevo il caminetto e una volta acceso non avrei più sentito il freddo che invece in quel momento attanagliava le mie ossa. Di li a poco arrivammo e lui si fermò davanti alla porta come se aspettasse qualcosa. Io lo guardai e gli dissi: "non entra?" a quel punto, lui ricominciò a camminare ed oltrepassò la soglia di casa, fino a che non arrivammo in cucina. Presi in fretta un pò di legna e mi adoperai per accendere il caminetto. In cinque minuti avevo dato un pò di calore al tutto. Si sedette e cominciammo a parlare. Ero molto curioso del suo racconto, amando i misteri. Non vedevo l'ora che mi raccontasse il perchè di tutto quello a cui avevo assistito negli ultimi tempi. E cominciò raccontandomi tutto sulla sua famiglia, il perchè della strage, il perchè lui era ancora...vivo. Già, anche se devo dire che in alcuni momenti mi dava l'idea di tutto tranne che quella di essere vivo. Il racconto era lungo, ma la cosa che a me interessava di più, era il perchè andava e veniva da quel quadro. La paura non è che non mi accompagnasse, ma del resto se volevo sapere, dovevo per forza ascoltare. Solo che il tempo passava e io non potei trattenerlo più a lungo. Stavamo andando contro l'alba e lui mi disse che se ne sarebbe dovuto andare. Si alzò quasi di scatto, e mi lasciò li, con i miei pensieri. Forse sarebbe stato meglio sdraiarsi un attimo, ma era così tardi che decisi di bermi un buon caffè e poi andare al lavoro. Tanto quella stessa notte sarei di nuovo tornato là nella villa. Quel posto ormai era diventato per me, una specie di labirinto dal quale, da solo o con l'aiuto del "padrone di casa", avrei dovuto liberarmene. Andai al lavoro molto assonnato e il padrone non è che non se ne accorse, ma forse per il troppo bene che mi voleva, fece finta di nulla. Arrivò l'ora di pranzo, ma non mangiai, avevo deciso che il mio letto sarebbe stato il mio pranzo. Dormii molto profondamente e il mio fisico ne trasse gran giovamento. Il pomeriggio passò con meno fatica e più velocemente e arrivò anche il momento di fare un salto alla taverna a bermi il solito bicchiere con gli amici, cosa che feci molto volentieri. Le solite quattro risate ebbero il potere di mettermi davvero di ottimo umore. Andai a casa, cenai molto abbomdantemente, visto che otretutto a pranzo non avevo mangiato nulla. Si fece notte, erano quasi le dieci, ed ero pronto per un altra notte a cercare cose sulla villa. Quella notte però, successe una cosa che mai mi sarei aspettato...
 
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...ore 10.45, mi ero incamminato verso la villa in un'altra serata molto fredda, ma era un freddo che accusavo poco. Il mio pensiero era sempre rivolto al padrone di quella villa, anche se viaggiavo all'ombra dell'idea che mi fossi sognato tutto e quell'uomo non esisteva. Camminavo abbastanza velocemente anche per la bramosia di arrivare e mettermi di nuovo davanti a quel quadro, cosa che appena arrivato feci. Avevo il solito lume con me, che tra l'altro mi aiutava ad accendermi qualche cartina di tabacco. Erano passate le 11 e nel quadro c'era il padrone di casa...ma questa volta non era solo. Nel quadro vicino a lui questa volta c'era un ragazzo, giovane, sui 30 anni. Forse il figlio? Rimasi fermo per una mezz'ora che mi parve eterna, ma la mia ragione mi portava a credere che sarebbero entrambi usciti dal quadro. Il tempo passava, era già mezzanotte, ma non era successo nulla, il quadro era ancora pieno delle sue due figure. Pensai di fare un giro per la villa, anche perchè se tutto quello che mi era successo era vero, bene o male quell'uomo doveva muoversi per la sua casa, e in teoria avrebbe potuto spostare qualcosa. Invece nulla, a me pareva che la villa fosse sempre uguale, non si spostava mai nulla, era tutto esattamente come ci entrai la prima notte. Andai di nuovo anche in cucina, cercando sempre di collegare il fatto che avrebbe dovuto mangiare. Doveva nutrirsi in un modo...o nell'altro...Ogni tanto mi capitava di alzare lo sguardo al soffitto, anche perchè la villa aveva soffitti molto alti, come richiedevano le costruzioni di quegli anni. Era una villa in stile gotico, davvero molto bella e spesso mi era capitato di chiedermi perchè le autorità non avessero mai fatto nulla per restaurarla. Nell'alzare lo sguardo al soffitto della cucina, notai che spostata verso un angolo c'era una botola, cosa che pur essendo entrato in cucina più di una volta, non avevo mai notato. Come avrei fatto per arrivare fin lassù? Ci voleva una scala. Ero convinto che in quella soffitta ci avrei trovato qualcosa, quando ad un tratto mi sentii osservato...mi girai di scatto e mi accorsi che il figlio, o chi fosse, non era più nel quadro, ma era in cucina, a poca distanza da me...e mi guardava....fisso...come se io stessi facendo una cosa che lui non voleva. Dopo un attimo di puro terrore gli dissi: "sei suo figlio?", ma lui non mi rispose, senza dire una sola sillaba se ne andò. Io pensai di seguirlo, ma come girai l'angolo della cucina, non lo vidi più. Corsi nel salone, volevo vedere il quadro. Spostai la tenda...nulla, lui era ancora li, con il solito uomo...chi avevo visto? Eppure era il ragazzo del quadro, perchè stava succedendo tutto questo? ...

Edited by demon quaid - 18/4/2011, 21:12
 
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view post Posted on 6/5/2011, 00:06     +1   -1
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...avevo paura, ma del resto non potevo tirarmi indietro adesso, dovevo proseguire. La notte era molto buia e io non potevo cercare una scala in quel momento. Richiusi la tenda e decisi di mettermi a sedere di fronte al quadro. Non dovevo dormire, quella sera avevo detto a me stesso che non mi sarei addormentato. Rimasi per ore sempre li, alzandomi ogni tanto solo per sgranchirmi le gambe. Facevo un piccolo giro attorno alla sedia anche per non farmi cogliere dal sonno, ma continuava a non succedere nulla. Poi, ad un tratto mi venne un'idea bizzarra; presi la sedia e la rimisi al suo posto. Ad alta voce dissi: "nulla nemmeno stanotte, va bene, non volete uscire? E allora me ne vado, tanto è tutta una mia illusione". Me ne andai e verso la grande scala che mi avrebbe portato al piano inferiore. Non mi voltavo nemmeno nonostante la paura era molta. Arrivai di sotto e andai verso il portone, feci per uscire, ma prima mi volsi indietro per guardare, forse più per la paura che per vedere se qualcuno mi avesse seguito.....c'era lui...il ragazzo stava scendendo le scala...mi stava seguendo...aveva uno sguardo pauroso, mi seguiva...ero convinto che volesse farmi qualcosa, invece quando mi raggiunse mi guardò e mi chiese: "perchè vieni qui? Che vuoi da noi"...non era possibile, strabuzzai gli occhi, non poteva parlare una figura...stava dentro ad un quadro, come poteva parlare? Mi misi le mani sugli occhi e dopo due secondi li tolsi...lui non c'era più. Per rabbia feci una corsa su per le scale, incurantre della fatiscenza pericolosa della villa. Tornai davanti al quadro, dovevo vedere...dovevo sapere...nulla, il quadro era ancora li, e dentro c'erano entrambi. Forse stavo impazzendo? Forse avevo visto il ragazzo, che mi voleva far capire che non me ne dovevo andare? Mi accorsi da li ad un secondo che era cambiato il viso del giovane. Dopo il pensiero che avevo avuto, sul fatto che non volesse che me ne andassi, notai che sul suo viso, era nato un leggero sorriso di compiacenza. Era come se fosse stato contento del fatto che io avessi capito. Lo guardai e dinanzi a lui dissi: "ora devo andare a dormire, ma domani notte tornerò, ve lo prometto". Avevo parlato con due figure. Mentre andavo via, mi girai un secondo...il sorriso sul volto del giovane era sparito...
 
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view post Posted on 28/5/2011, 17:58     +1   -1
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...non rincasai come in un primo momento volevo fare. Una boccata di aria fredda e una cartina, mi avrebbero rilassato un pò. Feci quattro passi verso la locanda, ma era chiusa. L'ora era troppo tarda. Dopo una breve camminata, presi deciso la strada di casa per andarmene a fare, anche se breve, una piccola dormita. Il lavoro cmq. il giorno dopo mi aspettava. Fu una giornata tremendamentte lunga e stanca. Le ore non passavano mai. Il mio capo, mi chiese cosa facevo durante la notte, si preoccupava il poveretto, ma non solo per il lavoro. Mi voleva bene, sapevo che lo diceva anche per me. Ma che cosa potevo dirgli? Che andavo alla villa? Che vedevo due figure in un quadro che si muovevano e con le quali talvolta parlavo? Forse non mi avrebbe denunciato, ma di certo per pazzo mi avrebbe preso. Arrivò di nuovo sera, ero a pezzi. Come sempre feci un salto alla locanda con gli amici a bere un bicchiere, magari mi avrebbe svegliato un pò. Ma non riuscivo a tenere gli occhi aperti dalla stanchezza e dopo cinque minuti, lasciai la combriccola e me ne andai a letto. Pensai di dormire per almeno 3 ore, poi verso la mezzanotte, avrei fatto visita alla villa. Mi coricai, vestito, di modo che una volta in piedi, non avrei nemmeno perso tempo con i vestiti, e sarei andato subito in quello che ormai era diventato il mio incubo. Invece successe una cosa che mi terrorizzò...mi svegliai di soprassalto...avevo fatto tardi...guardai il mio cipollone...eramo le quattro del mattino...mi alzai di scatto per andare verso la porta, qando mi accorsi che sulla sedia che da sempre tenevo vicino al letto c'era seduto il ragazzo...il quale mi guardava con occhi pensierosi e non cattivi...mi sentii chiedere..."perchè non sei venuto stanotte?" risposi "avevo sonno sono crollato" e mi rimisi, forse più per paura che per altro, a sedere sul letto. Stavo aspettando come tutte le volte, che sparisse in un attimo, invece rimase li e continuammo a parlare, ma notai che tutte le volte che provavo a fare riferimento a ciò che era successo alla sua famiglia, deviava il discorso. Dopo un pò, gli feci quella domanda che da tempo volevo fare a suo padre: "ma voi siete veri o io sto avendo degli incubi?"...
 
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view post Posted on 29/6/2011, 23:30     +1   -1
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...non so nemmeno io che cosa mi aspettasi da questa risposta, so solo che il giovane abbassò la testa come se dicesse: "secondo te?" Ma ciò che avevo visto fino a quel momento, in tutte le mie visite alla villa, i modi di arrivare e sparire a loro piacimento, non mi potevano far pensare ad altro che a due fantasmi. Poi però, continuai a guardarlo, era li, vicino a me e pare va tutto tranne che un fantasma. Ad un tratto, mentre continuavo a giocare con la mia mente accennò al fatto che doveva andarsene, sentiva che suo padre lo stava chiamando. "Tuo padre ti chiama?" chiesi colpito. Si mi rispose, -io lo sento-. Si alzò dal letto e fece per andarsene, ma gli andai dietro e non so per quale motivo gli chiesi se avessi potuto accompagnarlo. Mi rispose che per lui andava benissimo. Credo lo volesse anche lui. Mi misi il cappotto e lo segui, e dopo un pò mi venne da pensare che non doveva sentire il freddo, perchè era vestito solo con un leggero maglione e un altrettanto leggero paio di calzoni. Lo seguii in silenzio e lui non mi rivolse la parola. Ma c'era ovviamente un motivo per cui lo stavo seguendo. Come avrebbe fatto ad entrare nel quadro mentre lo guardavo? Ero proprio curioso. Arrivammo alla villa, entrammo e tutto era come sempre, a me perlomeno sembrava che fosse tutto come sempre. Salimmo le scale e notavo che la sua direzione era proprio quella del quadro. Arrivammo davanti, lui scostò la tenda e vedemmo il padre che era bello fermo all'interno dello splendido quadro. Lui ci doveva entrare e io stavo aspettando che questo avvenisse, quando ad un tratto un folata di vento apri una delle finestre in modo violento e mi spaventò. Il tempo di guardare la finestra durò non più di 4 secondi, ma tanto bastò per farmi vedere che in quel lasso di tempo il ragazzo non era più vicino a me, ma era entrato nel quadro. Era di nuovo vicino al padre....e mi guardava...lo toccai...lo accarezzai...ma stavo accarezzando solo una tela...solo una bellissima tela. Fui attanagliato da sgomento e rabbia, ma decisi di scendere in cucina a cercare qualcosa che servisse per tagliare. Volevo tagliare quella tela maledetta. Ero deciso ad uccidere il quadro, doveva morire, altrimenti io sarei morto con lui. Trovai un coltello, vecchio, ma avrebbe fatto al mio caso. Tornai di sopra di corsa, avevo paura che potessero capire le mie intenzioni e scappassero, invece li trovai ancora li, fermi. Rabbiosamente colpì la tela...una, due, tre volte, fino a lacerarla, e al quarto colpo udi un grido pauroso...straziante...e il quadro sanguinò...


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