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La Lingua Venetica

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view post Posted on 6/3/2011, 22:33     +1   -1
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La Lingua Venetica



La lingua venetica, da non confondersi con l'attuale lingua veneta, era l'idioma parlato dagli antichi Veneti, popolazione indoeuropea stanziata nell'Italia Nordorientale. Della lingua ci sono pervenute iscrizioni che vanno dal VI secolo a.C. alle soglie dell'età romana, nel II secolo a.C. Esempi isolati sembrano prolungarne l'uso nel culto fino al II secolo d.C.

Del Venetico restano numerosissime iscrizioni che provengono in primo luogo da Este, considerato il centro principale della civiltà, e poi da Padova, Vicenza e dalla valle del Piave, ma anche da Trieste e dalla Carinzia. L'ampia area di diffusione ha portato alla formazione di alcune varietà locali, come il venetico alpino, il venetico di Este e il venetico di Padova. Le iscrizioni riguardano soprattutto oggetti votivi o steli funerarie.

Come già detto, il venetico sopravviveva ancora in età romana. Da ricordare, in questo senso, i reperti recentemente rinvenuti sul monte Calvario, ad Auronzo di Cadore: si tratta di oggetti e lamine con iscrizioni del II secolo che evidenziano una mescolanza di elementi latini e venetici.

Gli sloveni Jozko Savli, Matej Bor e Ivan Tomazic hanno sviluppato una singolare teoria, secondo la quale gli odierni sloveni sarebbero i più diretti eredi dei parlanti venetico, tanto da aver proposto la traduzione di alcune iscrizioni venetiche in sloveno arcaico e moderno.

Secondo invece la comunità scientifica - compresa quella slovena - le notevoli somiglianze, di cui parlano unicamente i filologi nazionalisti panslavisti, sono dovute in parte all'appartenenza dei due idiomi alla famiglia indoeuropea ed in gran parte a forzature d'interpretazione degli scarni testi venetici in nostro possesso. Va inoltre considerato, quando si vuole accostare al venetico una specifica lingua slava, come lo sloveno, che questa lingua non si è formata in un'area di contatto con l'area veneta, ma a migliaia di km di distanza. Infatti, all'epoca in cui nel Triveneto si parlava il venetico, gli antenati degli sloveni vivevano ancora nell'area compresa tra le attuali Polonia e Bielorussia. E solo molti secoli dopo la totale estinzione della lingua venetica (avvenuta tra il I e II secolo d.C.), ossia tra la fine del VI sec. e il VII secolo d.C., le prime tribù slave giunsero nei Balcani, dove all'epoca si parlava il latino.

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'alfabeto usato dai veneti è stato definito nord-etrusco, sebbene siano riscontrabili delle particolarità specialmente nella zona di Este e Padova, la più attiva stando agli attuali ritrovamenti. Fu introdotto nel periodo 550-450 a.C., con le inevitabili difficoltà insite nel mutuare un alfabeto usato per un altro sistema linguistico: ad esempio, la lingua etrusca non possedeva le occlusive sonore (/b/, /d/ e /g/), e dunque gli originari segni etruschi ad esse corrispondenti erano ormai in disuso. I Paleoveneti, dunque, per quei suoni dovettero utilizzare rispettivamente i segni greci φ, z e χ, come si vede nell'esempio di testo riportato qui sotto.

L'alfabeto latino usato dai Romani cominciò invece ad affiancarsi a quello veneto attorno al 100 a.C. . Molte lettere dell'alfabeto latino risultano allora identiche a quelle venetiche, appena arrotondate o semplicemente rovesciate. Il venetico infatti si scriveva in modo bustrofedico, cioè con righe scritte alternativamente in direzioni opposte: da sinistra a destra in una riga, da destra a sinistra nella successiva.

Alcuni studiosi ipotizzano che l'alfabeto runico derivi da quello venetico.

Il venetico era una lingua di "tipo centum". Sulla sua relazione esatta con altre lingue indoeuropee si sta ancora indagando, ma la maggior parte degli studiosi concordano che il venetico fosse molto vicino alle lingue italiche. Ormai ampiamente confutata è la tesi ottocentesca di una sua affinità alle lingue illiriche (il cui unico ramo vivente pare sia l'albanese). La maggior opposizione all'affinità del venetico con le lingue italiche, e soprattutto con il protolatino, risultato il suo parente più stretto, si ha perlopiù tra studiosi amatoriali, spinti più da ragioni ideologiche che da serie evidenze scientifiche. La parentela tra latino e venetico viene talvolta messa in dubbio da alcuni nazionalisti sloveni e indipendentisti veneti, per rimarcare la distinzione tra i propri antenati e gli invasori romani.

Il venetico aveva circa sei o sette casi nominali e quattro coniugazioni (analogamente al latino). Sono note circa 60 parole, ma alcune sono prestiti dal latino o dall'etrusco. Molte vengono considerate di origine indoeuropea, p. es. fraterei < PIE *bhraterei = al fratello.

Primo reperto:

* ven. meχo zona.s.to e.φ. vhaφa.i.tśa p|ora.i. .o.p io|roφo.s.
* lat. me donavit ex voto (?) Fabatia Porae ob horna

Secondo reperto: Este, stili reperiti nella stipe di Reitia, verso orig. da dx a sx.
Secondo Giovan Battista Pellegrini, il testo è da interpretare come segue:

* ven. MEGO DONASTO S'AINATEI REITIAI PORAI EGETORA (A)IMOI KE LOUDEROBOS
* lat. ME DONAVIT SANANTI REITIAE PORAE EGETORAE PRO AIMO ET LIBERIS
* it. me donò alla sanante Reitia pora (epiteto) Egetora (la donna che fa il voto) per Aimo e per i figli.

Terzo reperto: Valle di Cadore, manici di brocca, verso originale da dx a sx.
Secondo Pellegrini:

* ven. EIK GOLTANOS DOTO LOUDERAI KANEI
* lat. HOC GOLTANOS ÉDOTO LIBERAE CARAE
* it. questo dono Goltano diede alla cara Libera (divinità).

Una interessante caratteristica della scrittura venetica (presente sporadicamente anche in qualche testo etrusco) è la cosiddetta "puntuazione", vale a dire la messa in evidenza di alcune lettere contrassegnate da un punto prima e uno dopo (se ne vedono alcuni casi nell'esempio sopra riportato). Sostanzialmente, venivano "puntuate" le consonanti non seguite da vocali (per esempio, in zona.s.to, la s seguita immediatamente dalla consonante t) e le vocali non precedute da consonanti (per esempio, in .o.p, il suono o all'inizio di parola). Questa curiosa usanza è importante per la storia dell'alfabeto, in quanto fa vedere come l'alfabeto etrusco-venetico, proveniente (attraverso quello greco) da quello, semitico, del fenicio, fosse dai suoi utenti considerato ancora, al pari di quest'ultimo, più "sillabico" (abugida) che propriamente alfabetico, per cui ogni lettera veniva considerata in realtà una sillaba di forma CV (consonante + vocale), per la qual cosa i segni impiegati in modo diverso (col valore solo di V o di C) andavano considerati "particolari" e come tali da evidenziare




Fonti: Rosso Pompeiano forum

Edited by demon quaid - 10/3/2011, 18:25
 
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