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Libri maledetti

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view post Posted on 22/4/2011, 13:58     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Alcuni libri “maledetti” sarebbero stati conservati nella Biblioteca di Alessandria, e molti altri invece sarebbero stati distrutti insieme alla biblioteca C. dagli arabi comandati da Amr ibn-el-a( famoso per erssere stato il conquistatore arabo-musulmano e che si distinse anche per il coraggio e capacità organizzative).

Questo condottiero chiese al suo califfo, Omar I, quale doveva essere il destino di tali libri, e lui così rispose: “Se i libri non riportano quanto è scritto nel Corano, allora vanno distrutti, poiché non dicono il vero.

Se i libri riportano quanto scritto nel Corano, vanno distrutti ugualmente perché sono inutili”. Oggi in molti sono propensi a credere che il contenuto dei libri della biblioteca di Alessandria faceva paura a molti, perché nelle sue enormi dieci sale erano custoditi, tra l’altro, molti testi considerati anomali.

Tra questi, si dice, vi fosse l’intera opera del Beroso, un sacerdote babilonese vissuto ai tempi di Alessandro Magno.

Si trattava di una storia del mondo dove si riferiva dell’incontro avvenuto tra alcune civiltà mesopotamiche e una razza spaziale: gli Apkallus, una razza anfibia.

C’era anche l’opera di Manetone, un sacerdote egizio vissuto ai tempi di Tolomeo I, che raccontava chiaramente di essere stato in possesso del fantomatico “libri di Toth”.(42 volumi che riportano profezie di eventi planetari ).

Tra i tanti testi custoditi, ve ne erano numerosi scritti in geroglifico su papiri; oltre a testi scritti su tavolette di cera e volumi in carta pergamena.

Inoltre c’erano molti testi alchemici, che riferivano della facoltà di trasformare i metalli vili in oro, quindi coloro che ne erano venuti in possesso potevano arricchirsi e diventare una seria minaccia per l’egemonia araba, e non solo. Lo studioso Jacques Bergier, scrisse sulla sua opera “I libri maledetti”, che dietro tali distruzioni vi sia stata una potente setta “gli Uomini in Nero” (MIB).

Essi, avrebbero perseguito attraverso i secoli con lo scopo di rintracciare e distruggere tutte quelle opere letterarie ritenute in un modo o nell’altro pericolose, permettendo di far aprire gli occhi all’umanità su un passato con civiltà progredite e piene di conoscenze molto avanzate, più di quanto si creda.

Proprio loro ci sarebbero dietro la distruzione della biblioteca di Alessandria e di numerose altre biblioteche antiche e, sempre loro, sarebbero dietro la Santa Inquisizione, la quale venne creata nel 1233.

Con questo avvento, gli attacchi contro i cosiddetti “libri maledetti” e quindi proibiti, si intensificarono e, a più riprese, molti testi definiti eretici vennero bruciati nelle piazze adiacenti le chiese.

Nel 1557 il papato inaugurava “Index Librorum Proibitorum” (l’indice dei libri proibiti) dove si elencavano i volumi la cui lettura avrebbe dannato l’anima dei fedeli.

In seguito papa Pio V nel 1575 organizzava la Congregazione dell’Indice, un comitato di censura esistito fino al 1917.

I libri maledetti sarebbero stati suddivisi in tre gruppi: il primo, sarebbe costituito da testi nati dalla fantasia di scrittori, come il Necronomicon di H.P.Lovecraft, o “The king in yellow” di Robert W. Chambers, del 1895.

Il secondo, sarebbe costituito da testi ritenuti esistenti ma sull’ autenticità molti studiosi nutrono forti dubbi.

Questo gruppo sarebbe noto anche come “pseudo epigrapha”, come per esempio il “Libro di Enoch”, il quale relegato tra gli apogrifi nel IV sec.d.C. ipotizza l’arrivo sulla Terra di esseri spaziali che influenzerebbero il nostro sviluppo e la nostra evoluzione.

Alla stessa categoria appartiene anche il “Manoscritto Voynich” ( libro che a tutt’oggi, risulta essere il più misterioso e ancora non decifrato).

Infine il terzo gruppo, sarebbe costituito da testi occulti e incomprensibili ai più, ma comprensibili solo a pochi iniziati o illuminati, come nel caso delle “Stanze di Dzyan”, recuperate in Tibet, dalla celebre occultista russa Helena Blavatsky (1831-1891).

L’originalità del testo consiste nelle conoscenze in esso annotate e verrebbero trasmesse al lettore, con il semplice tocco delle sue dita sulle pagine. Scritto in lingua Senzar e costituito da foglie speciali di palma rese impermeabili al fuoco, all’acqua e all’aria con un misterioso procedimento, il libro trattava della creazione dell’uomo, del mondo e delle varie razze umane, sostenendo l’origine extraterrestre dell’uomo.

Un grazie a Gabriere Zaffiri

Edited by demon quaid - 28/12/2016, 00:39
 
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view post Posted on 27/9/2013, 10:18     +1   -1
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Vampiro di dracula

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MANOSCRITTI PNAKOTICI (The Pnakotic Manuscripts)



Questi manoscritti furono stesi molto tempo prima dell’avvento dell’uomo sulla Terra, quindi la datazione risulta impossibile. Con certezza si sa che furono trafugati da Iperborea da adepti di un culto occulto e risultano scritti in una scrittura criptica iperboreana. Inoltre sarebbero stati notati numerose analogie tra questi scritti e i “frammenti di Eltdown”. Così riferisce in una lettera intestata a Richard F. Searight il 13 febbraio 1936.

FRAMMENTI DI ELTDOWN (Eltdown Shards)



Agli inizi del XX secolo in Inghilterra meridionale venivano ritrovate in uno strato carbonifero tavolette le quali risalirebbero all’Eocene( epoca geologica ed indica la “nuova alba” dei mammiferi moderni apparsi per la prima volta in questa epoca). Comparvero nel racconto “The Sealed Casket”, scritto da Richard F. Searight (1902-1975)
Notevoli le connessioni con il “Necronomicon” e l’opera di Friedrich-Wilhelm von Juntz “Unaussprechlichen kulten”.

CULTI INNOMINABILI (Unaussprechlichen kulten)



Nel 1839 viene pubblicato a Dusseldorf e sei mesi dopo l’autore, Von Juntz, muore dopo essere ritornato da un viaggio in Mongolia. L’opera si riferisce a culti misteriosi legati all’adorazione di divinità pre-umane e proto-storiche, come Ghatanothoa e Bran.

THE BOOK OF THE WORM (De Vermiis Mysteriis)



Il volume scritto da Ludvig Prin contiene informazioni sui riti occulti e blasfemi dell’immonda divinità Tsathoggua, dall’aspetto rospiforme.
 
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view post Posted on 24/1/2019, 00:05     +1   -1
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Guardiano del male

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NB: Il Librodi Enoch non é da confondere con la Pratica Enochaina che non centra proprio nulla con Enoch, Enoch si dice sia nato illuminato e tornò presto alla sua origine divina.


Il Libro di Enoch di Andrea Fontana 10 giugno 2014.

Il Libro di Enoch è un testo apocrifo di origine giudaica che ci è pervenuto in 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (fa eccezione 1 Enoch, accolto nella Bibbia della Chiesa Copta):

1) Enoch, o Enoch etiope, solitamente indicato come Libro di Enoch. Il Libro di Enoch risale al I secolo a.C. e ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua "ge'ez” (antica lingua dell'Etiopia), donde il nome Enoch etiope. Al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (fa eccezione 1 Enoch, accolto nella Bibbia della Chiesa Copta): • 1 Enoch o Enoch etiope, solitamente indicato come Libro di Enoch; • 2 Enoch o Enoch slavo o Apocalisse di Enoch o Segreti di Enoch; • 3 Enoch o Apocalisse ebraica di Enoch.


2) Enoch o Enoch slavo, o Apocalisse di Enoch, o Segreti di Enoch; II Secondo libro di Enoch, o Libro slavo di Enoch, o Apocalisse di Enoch, o Segreti di Enoch, è un apocrifo dell'Antico Testamento, scritto in greco nel I secolo d.C., in ambiente giudaico o un giudeo-cristiano palestinese. Ci è pervenuto solo nella sua traduzione paleoslava, eseguita in Macedonia nell'XI secolo. Appartiene al genere apocalittico. Descrive un viaggio di Enoch attraverso i 7 cieli e riceve una serie di rivelazioni; in particolare gli viene descritta la creazione del mondo e gli sono svelati i segreti dell'avvenire. Il viaggio culmina con l'incontro con Dio e la trasformazione di Enoch nell'angelo Metatron. La prima pubblicazione moderna si deve a M. Solokov nel 1899.


3) Enoch, o Apocalisse ebraica di Enoch. II Terzo libro di Enoch è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo di rabbi Ismael ben Elisha (I secolo d.C.). Scritto in ebraico, è di origine giudaica. La redazione definitiva risale al V-VI secolo d.C., forse su nucleo precedente del II-III secolo d.C. Appartiene al genere apocalittico. Contiene 4 sezioni: • 1. ascensione di rabbi Ismael ben Elisha; • 2. Ismael incontra Enoch-Metatron; • 3. descrizione degli angeli; • 4. descrizione del paradiso.


Enoch-profeta




Helena Petrovna Blavatsky nella Sezione VIII de “LA DOTTRINA SEGRETA” ha scritto questo capitolo dedicato al Libro di Enoch: IL LIBRO DI ENOCH - ORIGINE E BASE DEL CRISTIANESIMO Pur apprezzando la Mercavah, gli ebrei, o piuttosto le loro sinagoghe, ripudiarono il Libro di Enoch, o perchè non era incluso dall’inizio nel Canone Ebraico, oppure, come pensava Tertulliano, esso venne: Sconfessato dagli ebrei, come tutte le altre Scritture che parlano di Cristo (1). Ma nessuno di questi motivi era quello valido. Il Sinedrio non desiderava avere nulla a che fare con esso semplicemente perché era più un libro di magia che un’opera puramente cabalistica. Attualmente i teologi delle Chiese sia Latina che Protestante lo classificano tra le produzioni apocrife; tuttavia, il Nuovo Testamento, in particolare negli Atti e nelle Epistole, abbonda di idee e dottrine, ora accettate e stabilite come dogma dall’infallibile Chiesa Romana e da altre, e perfino di intere frasi prese di peso da Enoch, o dallo “pseudo-Enoch” che scrisse con questo nome in aramaico o siriocaldeo, come affermato dal vescovo Laurence, il traduttore del testo etiopico. I plagi sono talmente evidenti che l’autore di "The Evolution of Christianity", che pubblicò la traduzione del vescovo Laurence, fu costretto a fare alcune osservazioni indicative nella sua introduzione. In base a prove risultanti dal testo, (2) si verifica che questo libro venne scritto prima dell’èra cristiana (non ha importanza se due o venti secoli prima). Come giustamente arguisce l’editore, esso è: O l’ispirata predizione di un grande profeta ebreo, che predice con miracolosa precisione il futuro insegnamento di Gesù di Nazareth, o il fantasioso racconto semitico dal quale Gesù ha attinto le Sue concezioni del trionfale ritorno del Figlio dell’uomo, per occupare un trono giudicante in mezzo a una folla di santi lieti e di tremanti peccatori, in attesa di perenne felicità o di fuoco eterno; e sia che queste celestiali visioni siano state accolte come umane o divine, esse per quasi duemila anni hanno esercitato un’influenza talmente grande sui destini dell’umanità, che i sinceri ed imparziali ricercatori delle verità religiose non possono differire ulteriormente l’indagine sulla relazione tra il Libro di Enoch e la rivelazione, o l’evoluzione del Cristianesimo (3). Il Libro di Enoch parla anche del controllo soprannaturale degli elementi, tramite l’azione di angeli individuali che presiedono ai venti, al mare, alla grandine, al gelo, alla rugiada, al balenio del lampo e al tuono che si riverbera. Vengono anche indicati i nomi dei principali angeli caduti, tra i quali riconosciamo alcune delle forze invisibili nominate negli incantesimi (magici) iscritti sulle coppe di terracotta degli incantesimi ebreo-caldei (4). Su queste tazze troviamo anche la parola “Alleluia”, che dimostra che: Una parola con la quale gli antichi sirio-caldei facevano incantesimi, è diventata, attraverso le vicissitudini del linguaggio, la parola d’ordine degli esponenti dei revivalisti moderni (5). Quindi, l’editore continua dando cinquantasette versetti da vari punti dei Vangeli e degli Atti con passi paralleli del Libro di Enoch, e dice: L’attenzione dei teologi è stata concentrata sul passo dell’Epistola di Giuda, perché l’autore nomina specificatamente il profeta, ma la complessiva coincidenza di linguaggio e di idee tra Enoch e gli autori delle Scritture del Nuovo Testamento, come si vede nei passi che abbiamo accostato, palesa chiaramente che l’opera del Milton semitico fu la fonte inesauribile dalla quale gli Evangelisti e gli Apostoli, o gli uomini che scrissero in loro nome, derivarono le loro concezioni della resurrezione, del giudizio, dell’immortalità, della perdizione e del regno universale della giustizia, sotto l’eterno dominio del Figlio dell’uomo. Questo plagio evangelico culmina nell’Apocalisse di Giovanni, che adatta la visione di Enoch al Cristianesimo, con modifiche che ci privano della sublime semplicità del grande maestro della predizione apocalittica, che profetizzò in nome del patriarca antidiluviano (6). Per equità rispetto alla verità si dovrebbe per lo meno prospettare l’ipotesi che il Libro di Enoch, nella sua attuale forma, sia semplicemente una trascrizione –con aggiunte e interpolazioni precristiane e post-cristiane– da testi più antichi L’indagine moderna si è spinta fino ad osservare che nel Capitolo LXXI, Enoch divide il giorno e la notte in diciotto parti e misura il giorno più lungo dell’anno costituito da dodici di queste diciotto parti, mentre un giorno della durata di sedici ore non avrebbe potuto aver luogo in Palestina. Il traduttore, l’arcivescovo Laurence, osserva pertanto: La regione in cui l’autore viveva non deve essere stata situata a meno di quarantacinque gradi di latitudine nord, dove il giorno più lungo è di quindici ore e mezza, né forse oltre quarantanove gradi, ove il giorno più lungo è precisamente di sedici ore. Ciò porrebbe il paese in cui scriveva almeno all’altezza dei distretti settentrionali del Mar Caspio e del mare Eusino... l’autore del Libro di Enoch era forse un membro di una delle tribù che Shalmaneser trasferì “ad Halah e in Habor sul fiume Goshen, e nelle città dei Medi” (7). Più oltre, viene ammesso che: Non si può dire che quanto risulta dallo scritto attesti la superiorità del Vecchio Testamento rispetto al Libro di Enoch... Il Libro di Enoch insegna della pre-esistenza del Figlio dell’uomo, l’Eletto Uno, il Messia che “dall’inizio esisteva in segreto (8), e il cui nome venne invocato alla presenza del Signore degli Spiriti, prima che il sole e i segni fossero creati”. L’autore parla anche dell’ “altra Potenza che quel giorno era sulla Terra sopra alle acque”: chiaro riferimento al linguaggio del Genesi I, 2 (9) [noi sosteniamo che parimenti si applica al Nârâyana indù: “colui che si muove sulle acque”]. Abbiamo quindi il Signore degli Spiriti, l’Eletto, e una terza Potenza, apparentemente adombranti questa Trinità (altrettanto come la Trimûrti ) dell’avvenire; ma benchè il Messia ideale di Enoch abbia indubbiamente esercitato un’importante influenza sulle primitive concezioni della divinità del Figlio dell’uomo, non riusciamo a identificare la sua oscura allusione ad un’altra “Potenza” con il Trinitarismo della scuola alessandrina; tanto più che, come “angeli di potere”, abbondano nelle visioni di Enoch (10). Un occultista non può fare a meno di individuare detta “Potenza”. L’editore conclude le sue notevoli riflessioni aggiungendo: Per quanto ne sappiamo, il Libro di Enoch fu pubblicato prima dell’èra cristiana da qualche grande Sconosciuto di razza semitica (?) che, credendo di essere ispirato in un’epoca post-profetica, adottò il nome di un patriarca antidiluviano (11) per autenticare la propria entusiastica predizione del Regno Messianico. E poiché i contenuti del suo meraviglioso libro liberamente compaiono nella composizione del Nuovo Testamento, ne consegue che, se l’autore non fu un profeta ispirato, che predisse gli insegnamenti del Cristianesimo, fu un visionario entusiasta, le cui illusioni vennero accettate dagli Evangelisti e dagli Apostoli come rivelazioni; conclusioni alternative che implicano l’origine divina o umana del Cristianesimo (12). Il risultato di tutto ciò, secondo le parole dell’editore stesso è: La scoperta che le espressioni e le idee di una dichiarata rivelazione si trovano in un’opera preesistente, accettata dagli Evangelisti e dagli Apostoli come ispirata, ma classificata dai teologi moderni tra le opere apocrife (13). Ciò spiega anche la riluttanza dei reverendi bibliotecari della Bodleian Library a pubblicare il testo etiopico del Libro di Enoch. Le profezie del Libro di Enoch sono veramente profetiche, ma riguardano la storia di cinque delle sette Razze, cui erano destinate – qualsiasi cosa riguardante le ultime due essendo tenuta segreta. Pertanto l’osservazione fatta dall’editore della traduzione inglese, che: Il capitolo XCII registra una serie di profezie che vanno dall’epoca di Enoch fino a circa mille anni dopo dell’attuale generazione, (14) è imperfetta. Le profezie si estendono sino alla fine della presente Razza, e non soltanto “fino a circa mille anni” da ora. È verissimo che: Nel sistema (cristiano) di cronologia adottato, un giorno (a volte) rappresenta cento anni e una settimana settecento anni (15). Ma questo è un sistema arbitrario e fantasioso adottato dai cristiani per adattare ai fatti e alle teorie la cronologia biblica, e non rappresenta il pensiero originale. I “giorni” rappresentano i periodi indeterminati delle Razze-Collaterali, e le “settimane” quelli delle Sottorazze, le Razze-Radici essendo indicate con un’espressione che nemmeno appare nella versione inglese. Inoltre la frase che in essa compare in fondo a pag. 150: Susseguentemente, nella quarta settimana si avrà la visione dei santi e dei giusti, e avrà luogo l’ordine di generazione in generazione, (16) è completamente sbagliata. Nell’originale è detto: “l’ordine della generazione dopo che la generazione ebbe luogo sulla terra”, ecc., cioè, dopo che la prima razza umana procreata in modo veramente umano si era sviluppata nella Terza Razza-Radice; una modifica che cambia completamente il significato. Poi, tutto quello che nella traduzione è stato dato –e molto probabilmente anche nel testo etiopico, poiché le copie sono state gravemente alterate– come riguardante cose che dovevano avvenire in futuro, ci vien detto che nel testo del manoscritto originale caldeo compare con il verbo al passato, e non è una profezia, ma la narrazione di fatti già accaduti. Quando Enoch comincia a “parlare da un libro”, (17)egli legge il racconto di un grande Veggente e le profezie non sono sue ma del Veggente. Enoch o Enoichion significa “occhio interno” o Veggente. Così, ogni profeta e Adepto può essere chiamato “Enoichion” senza diventare uno pseudo-Enoch. Ma qui il Veggente che compilò il presente Libro di Enoch viene chiaramente presentato nell’atto di leggere da un libro: Io sono nato settimo nella prima settimana (il settimo ramo o Razza- Collaterale della prima Sottorazza, dopo che era cominciata la generazione fisica, precisamente nella terza Razza-Radice)... Ma dopo di me, nella seconda settimana (seconda Sottorazza) sorgerà (o piuttosto sorse) grande perversità e in quella settimana avrà luogo la fine della prima, in cui l’umanità sarà salva. Ma quando la prima è completa, crescerà l’iniquità. (18) Tradotto così, non ha senso. Come appare nel testo esoterico, significa semplicemente che la prima Razza-Radice avrà fine durante la seconda Sottorazza della terza Razza-Radice, periodo nel corso del quale l’umanità sarà salva; e tutto ciò non ha riferimento alcuno al Diluvio biblico. Il versetto 10 parla della sesta settimana (Sesta Sottorazza della Terza Razza-Radice) quando: Tutti coloro che sono in essa saranno oscurati, i cuori di tutti loro saranno dimentichi della saggezza (la divina conoscenza si estinguerà) e in essa ascenderà un uomo. Questo “uomo” è ritenuto dagli interpreti, per dei loro misteriosi motivi, Nabucodonosor; egli è in realtà il primo Jerofante della Razza puramente umana (dopo l’allegorica Caduta nella generazione) scelto per perpetuare la morente Saggezza dei Deva (Angeli o Elohim). Egli è il primo “Figlio dell’Uomo”, il misterioso appellativo dato ai divini Iniziati della prima scuola umana dei Mânushi (uomini), al termine della terza Razza-Radice. Egli è chiamato anche il “Salvatore”, poichè fu Lui, con gli altri Jerofanti, che salvò gli Eletti e i Perfetti dalla conflagrazione geologica, lasciando perire nel cataclisma che segnava la Fine (19) coloro che avevano dimenticato la saggezza primordiale per la sensualità sessuale. E durante il suo compimento (della “sesta settimana” o sesta Sottorazza) egli brucerà la casa del dominio (la metà del globo o il continente allora abitato) con il fuoco, e tutta la razza del ceppo eletto sarà dispersa (20). Quanto sopra si riferisce agli Iniziati eletti, e non a tutti gli ebrei, il supposto popolo eletto, o alla Cattività babilonese, come interpretato dai teologi cristiani. Tenendo conto che troviamo Enoch o il suo perpetuatore, che menziona l’esecuzione del “decreto sui peccatori” in parecchie differenti settimane, (21) dicendo che “ogni opera degli empi deve sparire da tutta la terra” durante la quarta èra (la Quarta Razza), è certo che ciò difficilmente potrebbe applicarsi all’unico solitario Diluvio della Bibbia, e meno ancora alla Cattività. Ne consegue quindi che, poichè il libro di Enoch riguarda le cinque Razze del Manvantara, con poche allusioni alle ultime due, esso non contiene “profezie bibliche”, ma semplicemente fatti tolti dai Libri Segreti dell’Oriente. L’editore, inoltre, ammette che: I sei versetti che precedono, cioè il 13°, 14°, 15°, 16°, 17°, e 18°, sono presi tra il 14° e il 15° versetto del diciannovesimo capitolo, dove possono rintracciarsi nel manoscritto (22). Con questa trasposizione arbitraria egli ha reso la confusione ancora più confusa. Però ha perfettamente ragione nel dire che le dottrine dei Vangeli, e anche del Vecchio Testamento, sono state prese interamente dal Libro di Enoch, perchè ciò è tanto evidente quanto il sole nel cielo. Tutto il Pentateuco fu adattato per corrispondere ai fatti esposti, e ciò spiega perchè gli ebrei rifiutano di assegnare al libro un posto nel loro Canone, esattamente come i cristiani hanno successivamente rifiutato di ammetterlo tra le loro opere canoniche. Il fatto che l’apostolo Giuda e molti Padri cristiani vi fecero riferimento come a una rivelazione e ad un’opera sacra, è tuttavia un’eccellente prova che i cristiani dei primi tempi lo accettavano; tra questi, i più eruditi –come, per esempio, Clemente di Alessandria–intesero il Cristianesimo e le sue dottrine in una luce completamente differente da quella dei loro successori moderni, e vedevano Cristo sotto un aspetto che solo gli occultisti possono apprezzare. I primi Nazareni e cristiani, come li chiama Giustino Martire, furono i seguaci di Gesù, del vero Chrestos e Christos dell’Iniziazione; mentre i moderni cristiani, specialmente quelli dell’ Occidente, che siano papisti, greci, calvinisti, luterani, difficilmente possono dirsi cristiani, cioè seguaci di Gesù il Cristo. Quindi Il Libro di Enoch è interamente simbolico. Esso riguarda la storia delle Razze umane e dei loro primitivi rapporti con la Teogonia, essendo i simboli frammisti a misteri astronomici e cosmici. Manca, tuttavia un capitolo relativo alla storia dell’epoca di Noè (tanto nel manoscritto di Parigi che in quello bodleiano), precisamente il capitolo LVIII, nella Sezione X; questo potè essere rimodellato e, di conseguenza, dovette sparire, essendone rimasti soltanto frammenti sfigurati. Il sogno riguardante le vacche, le giovenche nere, rosse e bianche, si riferisce alle prime tre Razze, alla loro divisione e scomparsa. Il Capitolo LXXXVIII, in cui uno dei quattro Angeli “si avvicinò alle vacche bianche e insegnò loro un mistero “dopo di che il mistero, essendo nato, “divenne un uomo”, riguarda: a) il primo gruppo evolutosi dagli ariani primitivi; e b) il cosiddetto “mistero dell’Ermafrodito” che riguarda la nascita delle prime Razze umane come sono ora. Un ben noto rito dell’India, un rito sopravvissuto in questo patriarcale paese fino ai nostri giorni, la rinascita attraverso la vacca – una cerimonia alla quale quelli delle caste inferiori che desiderano diventare Brâhmani debbono sottostare – ha origine in questo mistero. Fate leggere a qualsiasi occultista orientale con molta attenzione il suddetto capitolo del Libro di Enoch, ed egli troverà che il “Signore delle Pecore”, nel quale i cristiani e i mistici europei vedono il Cristo, è lo Jerofante vittima, di cui non osiamo dare il nome in Sanscrito. Inoltre, mentre gli ecclesiastici occidentali, nelle “pecore e nei lupi”, individuano gli egiziani e gli israeliti, tutti questi animali si riferiscono in realtà alle prove del neofito e ai misteri dell’iniziazione, sia in India che in Egitto, e alle terribili penalità in cui incorrono i “lupi”, coloro che rivelano indiscriminatamente ciò che è riservato solo alla conoscenza dell’ Eletto e del “Perfetto”. I cristiani che, grazie alle loro interpolazioni posteriori (23), hanno costruito in quel capitolo una triplice profezia riguardante il Diluvio, Noè e Gesù, sono in errore, poichè in realtà esso riguarda direttamente la punizione e la perdita dell’Atlantide, e la penalità per l’indiscrezione. Il “Signore della pecora” è il Karma, e anche il “Capo degli Jerofanti”, il Supremo Iniziatore sulla terra. Egli dice a Enoch, che lo implora di salvare le guide delle pecore dall’essere divorate dalle bestie da preda: Farò sì che davanti a me si faccia un resoconto... quanti essi ne hanno mandati in distruzione, e... che cosa faranno, se agiranno o no come ho loro comandato. Essi però ne debbono essere all’oscuro; e nemmeno tu devi fornir loro una qualsiasi spiegazione; nè tu li devi rimproverare; ma vi sarà un computo di tutta la distruzione fatta da loro nelle rispettive stagioni (24). ... Egli mirava in silenzio, compiacendosi che fossero divorati, inghiottiti e portati via, e lasciandoli alla mercè di ogni bestia per loro cibo...(25). Coloro che penano sotto l’impressione che gli occultisti di ogni nazione respingano la Bibbia nel suo testo e significato originali, hanno torto. Tanto varrebbe rifiutare i Libri di Thoth, la Cabala caldea o lo stesso Libro di Dzyan. Gli occultisti respingono soltanto le interpretazioni unilaterali e l’elemento umano nella Bibbia, che è un Volume occulto, e quindi sacro quanto gli altri. È davvero terribile la punizione di tutti coloro che trasgrediscono ai limiti permessi per le sacre rivelazioni. Da Prometeo a Gesù, e da Lui fino al più elevato Adepto, come fino al più infimo discepolo, ogni rivelatore dei misteri deve diventare un Chrestos, un “uomo del dolore” e un martire. “Guardati”, ha detto uno dei più grandi Maestri, “dal rivelare il Mistero a quelli di fuori”: ai profani, ai Sadducei, ai miscredenti. Tutti i grandi Jerofanti della storia vengono raffigurati che terminano la propria vita con morti violente: Buddha (26), Pitagora, Zoroastro, la maggior parte dei grandi Gnostici, i fondatori delle loro rispettive scuole; e, in epoca più moderna, parecchi filosofi del Fuoco, Rosacrociani e Adepti. Tutti questi vengono rappresentati – o sotto il velo dell’allegoria o apertamente – che pagano penalità per le rivelazioni fatte. Al lettore profano ciò può sembrare soltanto una coincidenza. Per l’occultista la morte di ogni “Maestro” è importante, e appare piena di significato. Dove troviamo nella storia che un “Messaggero” grande o umile, un Iniziato o un neofito, che quando si fece portatore di alcune verità fino ad allora segrete, non sia stato crocifisso e fatto a brandelli dai “cani” dell’invidia, della cattiveria e dell’ignoranza? Tale è la terribile legge occulta; e chi non sente dentro di sé il cuore di un leone per dare importanza al selvaggio latrare, e l’anima di una colomba per perdonare ai poveri sciocchi ignoranti, che rinunci alla Sacra Scienza. Per riuscire, l’occultista deve essere impavido, deve affrontare i pericoli, il disonore e la morte, essere clemente, e tacere su ciò che non può essere dato. Coloro che hanno vanamente operato in questa direzione ora debbono attendere, come insegna il Libro di Enoch, “finché i malfattori siano consumati” e il potere dei malvagi annientato. Non è lecito per l’occultista cercare la vendetta o soltanto desiderarla. Che egli: Aspetti finché il peccato scompaia; perché i loro nomi (dei peccatori) saranno cancellati dai sacri libri (gli annali astrali), i loro semi saranno distrutti e i loro spiriti annientati (27). Esotericamente, Enoch è il “Figlio dell’uomo”, il primo; e simbolicamente la prima Sottorazza della Quinta Razza-Radice (28). E se il suo nome fornisce, secondo i glifi numerici ed astronomici, il significato dell’anno solare o 365, in conformità all’età assegnatagli nel Genesi, è perché, essendo il settimo, egli è, agli effetti occulti, il periodo personificato dalle due Razze precedenti con le loro quattordici Sottorazze. Quindi, egli è presentato nel Libro come il bisnonno di Noè, che a sua volta è la personificazione dell’umanità della Quinta, in lotta con quella della Quarta Razza-Radice – il grande periodo dei Misteri rivelati e profanati, quando i “figli di Dio”, discendendo sulla Terra, presero per spose le figlie degli uomini, e insegnarono loro i segreti degli Angeli; in altre parole, quando gli uomini “nati-dalla Mente” della Terza Razza si mescolarono con quelli della Quarta, e la Scienza divina venne gradualmente degradata in Stregoneria dagli uomini.


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