Un Mondo Accanto

Il canto del sangue

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view post Posted on 20/7/2011, 18:13     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Quando suonava il telefono del mio studio, ero sempre un pò in apprensione. Il telefono è un aggeggio normalissimo, ma chissà perchè il suo trillo mi fa sempre fare dei salti. Il mio lavoro era quello di ascoltare gli altri, ero uno psicologo. Amavo il mio lavoro perchè mi permetteva di entrare nella parte più intima delle persone che venivano da me, e tramite i loro racconti, le loro angosce, le loro paure, scoprivo tantissime cose sull'animo umano. Avevo uno studiolo, non molto grande a casa mia, il che mi permetteva di uscire davvero poco. Ero per natura uno che non amava feste o mondanità varia e la mia vita passava tra lavoro e qualche passeggiata che facevo nei giardini non lontani da casa mia, con il mio Lassie. Già Lassie, lo avevo chiamto proprio così. Un cane di una dolcezza enorme, buonissimo, forse anche troppo. Lo avevo abituato a vivere con me, oltre che in giardino, ed erano molte le ore in cui mi teneva compagnia mentre leggevo un buon libro o facevo lavori di casa. Lui, sapeva bene che quando cominciava il mio lavoro doveva uscire. Conosceva l'orario ormai. Emetteva un piccolo guiato e guardava alla porta. Usciva per fare rientro quando l'ultimo paziente era uscito. Ero andato via presto da casa, lasciando i miei genitori dopo la laurea. Avevo bisogno di stare solo con il mio lavoro e i miei genitori, due persone splendide, mi aiutarono con le prime spese. Gli voglio un gran bene e quasi ogni fine settimana io e Lassie li andiamo a trovare. Io mi confido un pò con mia madre, la quale ne approfitta tutte le volte per sapere se mi sono fidanzato, mentre mio padre porta Lassie in giardino e lo fa divertire con ogni tipo di gioco. Dopo aver passato un paio di ore, salutato e abbracciato mio padre e mia madre, io e Lassie riprendiamo la strada di casa. Quel sabato sera avevo addosso un'aria felice, e pareva lo sentisse anche Lassie, il quale mi guardava e scodinzolava contento. "Beh Lassie, che ci mangiamo stsera? Oggi è sabato ma non ho preparato nulla". Lo guardavo sorridendo, perchè pensavo: ma che gli frega a lui? Da li a poco arrivammo a casa; nel salire le scale sentìì il telefono squillare, corsi per rispondere..."pronto?....pronto.....pronto..."...nulla, il telefono era muto. Sentii solo il clic che faceva capire che dall'altro lato avevano chiuso...
 
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view post Posted on 21/7/2011, 21:26     +1   -1
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...non che questo mi mise apprensione, anzi tutt'altro. Guardai Lassie che mi osservava incuriosito e faceva mosse con la testa un pò a destra e un pò a sinistra. Poi lo accarezzai sulla testa e andammo in cucina. Si erano fatte quasi le 19 e dovevamo pure mangiare qualcosa. Preparai un pò di pasta al sugo e ce la dividemmo da buoni amici. Poi aprii una semplice scatoletta di tonno e decisi che quello sarebbe stato il mio secondo, quindi una mela e poi un buon caffè, rigorosamente italiano. Sono sempre stato un amante del buon caffè. Tra una cosa e l'altra si erano fatte ormai le 21, e arrivava l'ora della mia solita lettura. Il posto di Lassie era vicino al caminetto e li si accucciò. Io mi versai una piccola dose di whisky, ma proprio pochissimo, diciamo più che altro per inumidirmi la bocca. Mi piaceva il sapore del whisky sulle labbra. Aprìì quindi il mio libro, ero arrivato alla pag 157 e in quel momento mi accorsi, non so nemmeno io il perchè, che la somma di quei 3 numeri dava 13. Era solo una piccola curiosità. Io tra l'altro ero uno che non apprezzava molto la paura, quindi me ne stavo ben lontano da tutto quello che avesse a che fare con paure varie, film d'orrore o altro che potesse suggestionare la mia mente. Infatti, quando mi andava, ero solito guardare un bel film comico, che era anche un buon viatico per il sonno. Quindi dopo la solita robusta lettura, mi apprestavo a mettermi il mio pigiama ed andarmene a dormire. La mia ora era sempre verso le 11. Mentre mi dirigevo verso la camare da letto risuonò il trillo del telefono. Mi diressi li per rispondere e lo feci: "pronto...pronto...pronto..." nulla, nessuna risposta, ma solo il clic di prima sera, che faceva capire che la cornetta era stata riattaccata. Pensoso mi diressi verso la camera per coricarmi. Andai a dormire ma pensavo a quella ipotetica telefonata. Strano era il fatto che per la seconda volta consecutiva la chiamata fosse stata muta. Cmq. mi addormentai profondamente e mi svegliai la mattina successiva con una gran fame. Ore 8.30, squillo di telefono. Ecco uno dei miei clienti, pensai, invece la solita telefonata...muta. Misi giù di nuovo e cominciai a lavorare con il primo paziente della mia lunga giornata. Lassie emise il solito guaito e se ne andò e io cominciai ad ascoltare...

Edited by demon quaid - 23/7/2011, 14:41
 
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view post Posted on 24/7/2011, 17:09     +1   -1
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..ero seduto accanto ad una mia paziente, la quale mi stava raccontando di alcune sue fobie. Prendevo appunti sul mio piccolo quanderno, dove ovviamente segnavo caso per caso. La signora era sui 35 anni, una bella donna, bella davvero. Causa la mia deformazione professionale, non mi ero mai soffermato sulla bellezza della donna in se, ma quella splendida ragazza colpiva veramente. Capelli neri lunghi, occhi castani grandi e un fisico davvero statuario. Aveva una voce dolcissima e ascoltarla era un piacere. Alla fine della seduta, visto che era stata la prima volta che era venuta da me, mi fece la domanda che molti fanno: "dottore di cosa si tratta?" le risposi che in una sola seduta, non potevo dire con precisione il suo malessere e gli comunicai che avremmo dovuto rivederci. Se ne andò dandomi la mano e sorridendomi. Risposi al suo sorriso senza aggiungere una parola; lei si allontanò senza fretta e io rimasi a guardare quel corpo che si allontanava. Notai con disapprovazione che per la prima volta una donna aveva saputo farsi guardare dietro da me. Ma notai una cosa ulteriore: quando aprì la porta e se ne andò, doveva oltrepassare il piccolo giardinetto che conduceva al cancello per uscire definitivamente da casa mia, e successe che Lassie la guardò e cominciò a digrignare i denti. Sapevo, per averlo letto, che quando i cani digrignano i denti contro qualcuno, era perchè la persona non piaceva. Curioso il fatto, perchè Lassie mai si era lasciato andare ad un qualcosda di simile. Io me ne tornai al lavoro. Il mio secondo paziente, fu un signore che era sui cinquanta, bello panciuto e con una nasone enorme, che aveva problemi....di timidezza. Caso interessante che pensavo in 3-4 sedute di risolvere, invece era già l'undicesima volta che veniva da me. Aveva un grande bisogno di sfogarsi e gli avevo promesso che di tutte le sedute che faceva, gliene avrei fatte pagare la metà. Finalmente la prima parte della giornata di lavoro era finita; erano quasi le 13 e dovevo preparare qualcosa da mangiare, per me e per Lassie. Ogni tanto accarezzavo la testa del mio fedele compagno e lui pareva che mi sorridesse. "Dai Lassie, andiamo a mangiare"...in quel momento squillò il telefono....
 
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view post Posted on 27/7/2011, 11:49     +1   -1
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..."pronto...ah ciao mamma, si tutto bene, voi?...." finito di parlare con mia madre, mi rilassai. Ormai mi ero abituato a sentire il silenzio all'altro capo della cornetta, ma stavolta non fu così. Tra una pausa e l'altra del mio lavoro, ne approfittavo sempre per fare qualche lavoretto in casa, ma più che altro questo cercavo di svilupparlo il sabato e la domenica quando appunto non c'erano le ore lavorative della mia professione. E arrivò dunque il sabato. Avevo messo in preventivo di verniciare le finestre, quindi andai a comprare vernice e pennelli e mi adoperai in proposito. Non che fossi un artista nel verniciare, anzi tutt'altro, ma questo lavoro che mi apprestavo a fare, anche se non perfetto, mi avrebbe permesso di risparmiare qualche soldo, visto che non ero certo uno che navigava nell'oro. Mentre ero li che stavo cominciando suonò il campanello di casa. Mi alzai, andai ad aprire e con mia grande sorpresa, di fronte a me c'era quella donna bellissima che era diventata una mia paziente. Mi chiese un nuovo appuntamento, ma guardandola dritta negli occhi ma con uno sguardo dolce e comprensivo, gli dissi che la prima volta che venne da me, alla fine della seduta, le avevo dato la data per quando rivederci. "Forse se ne era dimenticata..." le dissi. "oh si, me ne ero dimenticata", mi rispose candidamente. Mi accorsi quasi involontariamente che stavamo sull'uscio di casa e la invitai ad entrare, magari per un caffè. Acconsentì. Non nego che questa visita mi aveva fatto davvero molto piacere. La feci accomodare sul divano e notai che si girava con la testa da tutte le parti come a cercare qualcosa. "Non si trova a suo agio?" le chiesi, cercando di non sembrare invadente. Lei si girò verso di me e sorridendomi mi disse: "no, nessun problema, sto benissimo grazie". Cominciai con il chiedergli se avesse gradito un caffè, ma mi disse che per problemi suoi non poteva bere nulla. Mi meravigliò un pò il fatto che nemmeno ad un semplice bicchiere di acqua disse di si. Mi fece cenno di sedermi vicino a lei, perchè mi voleva parlare di una cosa molto importante. Mi sedetti li vicino, non senza mostrare un pò di sudditanza della sua persona. "dottore, devo dirle una cosa di me molto importante, io posso sembrarle una dolce creatura ma..."
 
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view post Posted on 29/7/2011, 16:22     +1   -1
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"...non è proprio così". La frase mi aveva dato come l'impressione che questa donna cercasse della pietà. Continuò a parlare: "vede, io sono...ero una persona normalissima, esattamente come lei, ma la mia sorte è stata avversa e ciò che oggi rappresento è difficile da capire per una persona lontana e non credente di questo tipo di cose". Ascoltavo ma non capivo cosa cercasse di dirmi. Di certo era una persona che doveva celare un segreto importante per essere venuta da me e parlarmi in quel modo. Le dissi di andare avanti e lei continuò: "la mia storia dottore cominciò che avevo 16 anni, ero una ragazza che viveva una vita tranquilla, attorniata dal bene di una famiglia benestante. Mio padre è una persona che tiene molto all'etichetta e decise che dopo il liceo, dovessi prendere la mia strada. Non che questa cosa mi trovasse d'accordo, ma fui costretta a dire si. L'etichetta prima di tutto. Mi trasferì quindi in Inghilterra in un college molto famoso, dove avrei dovuto diplomarmi e ottenere una borsa di studio per...la mia etichetta. Durante il primo periodo al College, conobbi una ragazza con la quale diventammo subito grandi amiche. Purtroppo, e dico purtroppo, questa ragazza era una amante di esoterismo, magia nera e altre diavolerie. A me faceva paura un pò tutto questo, ma non potei esimermi, vista l'amicizia, di ascoltare ciò che lei, soprattutto la notte, amava raccontare". Ascoltavo quella donna parlare, in religioso silenzio, senza mai accennare ad una possibile interruzione. Mi coinvolgevano le sue parole, era come ascoltare una melodia infinita, e proseguì: "Lei capisce dottore, che non volevo mancare di rispetto alla mia amica e quindi, una notte, accettai di seguirla in uno dei capannoni del college, un posto non frequentato. Lei mi fece vedere dei libri che parlavano di streghe e Satana. Io mi impaurì non poco e dissi che volevo che smettesse, ma lei non mi ascoltava, era come in trace e continuava...". Avrei voluto che non finisse mai di parlare, ma ad un tratto le squillò il telefono e disse: "si, vengo subito". Si alzò in piedi quasi di scatto, mi diede la mano in segno di saluto e mi disse un arrivederci molto "convinto". Perchè raccontava a me la storia della sua vita? Non so, so che mi faceva piacere...
 
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view post Posted on 8/8/2011, 20:53     +1   -1
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...so solo che nei suoi occhi avevo letto un misto di preoccupazione e angoscia. Intanto si era fatto tardi, e la mattinata dedicata alla verniciatura se ne era quasi andata. A quel punto chiamai Lassie e pensai che fosse il caso di cominciare a preparare il pranzo un pò in anticipo, visto e considerato che ascoltare quella donna mi aveva portato via la mattinata e senza nemmeno un briciolo di colazione. Chiamai il mio cane, ma nonostante lo avessi fatto ripetutamente Lassie non rispondeva. Lo cercai fino in giardino, ma lui non rispose, non c'era. La cosa mi colpì, perchè Lassie non mi lasciava mai. Vabbè - pensai - tornerà appena sentirà il profumo del cibo. Invece nulla, Lassie non tornò. Io intanto, finito di pranzare, mi dedicai alla verniciatura con molto impegno, anche se sapevo bene che mi ci sarebbero voluti più di un fine-settimana. Si fece sera e un pò stanco mi sedetti sul mio divano, quello che poi di solito usavo per i clienti. Ero molto pensieroso per Lassie; non si staccava mai dalla sua casa e dal suo padrone, dove poteve essere finito? Dovevo cercarlo, sapevo che qualcosa gli doveva essere successo. Mi vestì e uscii abbastanza frettolosamente, ma quando arrivai al piccolo cancelletto che portava sulla strada lo vidi tornare. Un sorriso mi si stampò sul volto e lo chiamai, ma lui non corse, anzi zoppicava e si lamentava. Una volta arrivato da me, mi chinai e lo guardai attentemente, lo accarezzai sulla testa e...mi sporcai la mano di sangue. - Cosa è successo Lassie? Dove sei stato? - lui mi guardava con gli occhi che sembravano pieni di lacrime. Stava male, era ferito. Lo presi in braccio e lo portai in casa, lo misi piano nella sua cuccia e presi ciò che avevo per poterlo curare. Bende, alcool per pulire le ferite, insomma quello che trovai. Ero a pezzi, stavo piangendo. Amavo il mio cane come nulla al mondo. Quando feci per avvicinarmi alle ferite per pulirle, Lassie mi ringhiò quasi, aveva paura che gli facessi male. Non potevo certo portarlo in un ospedale e non potevo chiamare un veterinario, dove lo trovavo a quell'ora? Dovevo attendere domani...ma avevo paura che viste le ferite multiple che aveva, non ce la facesse a passare la notte. Mi presi una coperta e mi sedetti vicino a lui e gli parlai. Conoscevo bene il mio cane, si tranquillizzò, ma aveva molta paura...

Edited by demon quaid - 21/8/2011, 18:25
 
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view post Posted on 21/8/2011, 17:49     +1   -1
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...la notte nonostante tutto passò abbastanza tranquilla. Non avevo lasciato Lassie mai, dormendo vicino a lei fino al mattino. Erano le 7.30, era troppo presto per andare dal veterinario, che sapevo bene non apriva mai prima delle 9. La guardavo respirare con fatica e questo mi mise addosso una grande tristezza. La vedevo soffrire, ma non potevo fare nulla per lei. Feci colazione molto velocemente e senza troppa convinzione. Avevo il lavoro che mi aspettava, ma in quel momento il mio unico pensiero era per Lassie, lei veniva prima di tutto. Si fecero le 8.45 e la sistemai in macchina. Quindi, partimmo destinazione veterinario. Ci arrivai molto in fretta, un pò perchè non era lontanissimo, e un pò per la paura, in quanto sentivo Lassie lamentarsi e ogni lamento era una fitta al cuore. Arrivammo e chiamai il medico, il quale venne alla macchina e la osservò. Poi mi disse: "la porti dentro, vediamo che è successo". La portai a braccia sul lettino del dottore, il quale cominciò a palpare tutte le parti vitali, e vedevo che quasi ad ogni tocco della mano del dottore Lassie si lamentava. Il dottore cominciò con il lavargli le ferite, e in più disinfettava. Dopo oltre un'ora di visita e di cure più alcuni bendaggi, mi disse di stare tranquillo, perchè Lassie si sarebbe ripresa. Mi tornò il sorriso. Lasciò il cane disteso sul lettino e mi disse: "il cane ha fatto a morsi, questo può capitare tra cani, il fatto strano, è che ha dei morsi curiosi, che non sembrano nemmeno morsi, ma più che altro punture". Tornammo verso Lassie e me le fece notare. In effetti erano dei piccoli segni, come se qualcuno gli avesse fatto delle piccole punture. Io non le avrei mai viste se non fosse stato per il dottore. "Cosa potrebbe essere stato?" chiesi con molta curiosità. Il dottore mi disse che non lo sapeva, erano segni strani. Quindi me ne andai senza una precisa spiegazione. Ricaricai Lassie in auto e tornammo verso casa. La cosa che mi fece stare tranquillo, era che Lassie non si lamentava più pur essendo sveglia, ma questo era di certo anche dovuto al fatto delle cure del dottore, che l'avevano intontita un pochino. Si erano fatte le 11 e sapevo che avo lasciato due appuntamenti ad attendermi, ma avevo lasciato scritto sulla porta che non ci sarei stato fino al pomeriggio, e il pomeriggio tornò lei...
 
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view post Posted on 4/9/2011, 12:27     +1   -1
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...aprii l'ufficio ed era lì, insieme agli altri due appuntamenti. Quando entrai e mi vide mi disse: "dottore non si preoccupi per me, io non ho l'appuntamento, quindi aspetterò tranquillamente il mio turno per ultima". Feci un cenno con la testa per fargli capire che andava bene. Quella donna aveva il grande potere di attrarre tutti i miei pensieri su di lei. Entrarono i due appuntamenti e mi portarono via circa un paio di orette, dopo di che, arrivò il suo momento. La porta era socchiusa, e lei entrò senza nemmeno chiedere pemesso. "prego, si accomodi", dissi io con un tono di voce molto basso. Per la grande soggezzione che provavo, tenevo la testa bassa, senza guardarla, facendo finta di scrivere qualcosa sul mio blocchetto per gli appunti. Si sedette in tutta tranquillità nella sedia davanti alla scrivania. Sentivo che mi guardava, sentivo il suo sguardo su di me e non sapevo ne che dire ne che fare, ma allo stesso tempo essendo un "medico", dovevo far finta di nulla. Mi alzai quasi di scatto, girando attorno alla mia scrivania e trovai il coraggio di guardarla neglio occhi dicendole: "eccomi a lei signorina, dove eravamo rimasti la volta precedente? Ah si, doveva raccontarmi di lei, se cortesemente vuole sedersi sul piccolo divanetto la raggiungo subito". Avevo cercato di darmi un atteggiamento proprio da medico navigato sperando che nulla potesse intaccare il mio sguardo e il mio fare, ma lei quando puntava gli occhi su di me, non mi faceva capire più nulla. Era così bella che qualsiasi uomo al mio posto credo che avrebbe fatto fatica a gestire quella situazione. Si sdraiò sul piccolo divanetto e cominciò a parlare di una cosa che mi fece sorridere: "dottore, lei conosce i vampiri?" e mentre lo aveva detto mi aveva guardato con uno sguardo molto serio. Cercai di dare importanza alla sua domanda senza dare il minimo segno di disinteressamento o cose che avrebbero potuto mettere in cattiva luce la mia persona. "beh, li conosco per quel che si può vedere al cinema" risposi io con il candore di un bimbetto. "Ma lei crede che esistano?" continuò. Rimasi senza parole e l'unica cosa che mi uscì fu un gesto del viso come a dire -non saprei- Continuò a parlare: "mi presento, mi chiamo Sibilia, sono la figlia di un vampiro, ho 171 anni..."
 
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..rimasi a gurdarla senza curarmi se mi stesse prendendo in giro oppure parlasse sul serio. Di pazzi nel mio lavoro ogni tanto se ne trovava qualcuno, ma lei mi diede subito l'idea di tutto tranne che fosse pazza. Il suo parlare era lineare, perfetto, senza alcuna sbavatura, ma soprattutto notai che quando parlò di vampiri, non trasmise nessuna emozione, era molto tranquilla e compassata. E continuò: "Mio padre ha oltra 400 anni, ed è stato fatto vampiro da uno che ora non è più in vita". Ascoltare tutto questo mi faceva davvero sorridere, ma non volevo darlo a vedere a lei, quindi continuai ad ascoltare senza interromperla: "Anche mia madre è una vampira, ma lei ne ha fatto precisa richiesta a mio padre, che poi ha provveduto a morderla". Sembrava assurdo, tutto assurdo. I vampiri non esistono, non sono mai esistiti e mai esisteranno. Ma lei continuò: "Siamo una famiglia felice nonostante questo, ma abbiamo un cruccio dottore, siamo costretti a cibarci di sangue di animale e ci fa schifo, non siamo capaci ad uccidere la gente". A questo punto mi alzai di scatto, la guardai con aria di sfida e le dissi a muso duro: "Non pretenderà mica che io creda a questa storia, sono un medico e per ogni cosa che pare illogica c'è una spiegazione...per qualunque cosa". Rimase sul divano ferma, distesa e immobile nella sua bellezza infinita, senza fare una piega, senza replicare. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi io mi risedetti e le chiesi: "Signorina, lei capisce da sola che ciò che mi sta raccontando è una cosa folle, i vampiri non esistono". Abbozzò ad un sorriso, poi nel modo più candido mi chiese: "Dottore, vorrei che domani sera venisse a cene a casa nostra". Questa cosa mi lasciò senza fiato e i miei pensieri, che fino a quel momento li avevo ammassati tutti nella parte più importante del mio cervello, si frantumarono in un secondo e lasciarono spazio a..."mi invita a cena, perchè? è una sfida o cosa? Dovrei accettare ad andare a cena da questa pazza?" Avevo mille domande in testa..."va bene, accetto volentieri". Il mio si non aveva una risposta del perchè avevo accettato, non so perchè dissi di si, quel che so era che ad ogni minuto che stavo in sua compagnia, mi entrava sempre più dentro...sempre più in fondo. Dove era Lassie?...

Edited by demon quaid - 5/9/2011, 17:36
 
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...mi vennero in testa tantissime altre domande, anche perchè pur essendo una persona molto razionale, ero cmq. attratto dalla figura del vampiro in se. Io però ero rimasto indietro; ad es. non sapevo perchè se la ragazza, ammettendo la pazzia, fosse stata davvero una vampira, perchè poteva viaggiare anche di giorno? Una volta chuso l'ufficio decisi di documentarmi in proposito, mi misi subito sul pc per provare a trovare una spiegazione, ma, ovviamente, non trovai nulla. Dopo una mezz'ora senti grattare alla porta, mi affrettai ad aprire con la speranza di vedere Lassie, invece fu ancora lei, la quale più bella che mai mi disse: "sono passata per ricordarle della cena a casa mia domani sera e anche perchè...non le avevo dato l'indirizzo", e abbozzò uno splendido sorriso. Mi chiedevo come mai non fece alcun cenno per entrare, ma sapevo che i vampiri non possono entrare in una casa a meno che non siano invitati dallo stesso padrone di casa. Mi volli togliere la curiosità e le dissi: "vuole entrare e bere qualcosa?" Non capì perchè mi rispose di no, ma con il solito sorriso mi rispose che il padre la stava aspettando, quindi mi guardò dritto negli occhi e mi disse semplicemente: "a domani sera", e se ne andò in tutta tranquillità. La volli seguire, andai alla finestra per vederla uscire dalla porta...ma non vidi nessuno, come se dalla porta non fosse uscita. Tornai indietro, aprìì la porta e corsi fino al portone, convinto magari di trovarla giù per il piccolo corridoio, ma nulla, nemmeno lì. In pratica era sparita. -Va beh, mi sarà sfuggito qualcosa- pensai e tornai in casa. Dovevo prepararmi la cena. Cominciai lentamente a fare le mie cose, quando sentìì di nuovo grattare alla porta. -Questa volta non mi scappi, stavolta ti obbligo ad entrare- ma quando di scatto apìì la porta, vidi Lassie che lentamente entrò e si andò a sdraiare nel suo posto. La abbracciai e lei mi leccò il viso. Preparai la cena e anche qualcosa per Lassie che mangiò in abbondanza e questo mi fece sospirare perchè ero contento di vedere che stava decisamente meglio. Quella notte ero deciso ad addormentarmi subito, in quanto il giorno dopo dovevo andare a cena dalla "vampira"; mi aspettava davvero qualcosa di curioso...

Edited by Demon Quaid - 7/10/2019, 23:01
 
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...andai a dormire che erano circa le 23. Quella era di solito l'ora in cui mi addormentavo. Avevo la sana abitudine di dormire pesantemente e questo facilitò ed abbreviò molto l'arrivo della mattina. Mi alzai stiracchiandomi come da tempo non mi succedeva. Allungai la mano per arrivare sul comodino di legno che avevo vicino al letto, per prendere il bicchiere di acqua che sempre la notte avevo vicino. Restai colpito, quando mi accorsi che la mia mano non riuscì ad arrivare al comodino, che "si era allontanato" di circa un metro e mezzo dal letto. Che mi ricordassi, non mi pareva durante la notte di aver fatto mosse strane. Cercai di non pensarci su troppo, mi alzai, apri le tende della mia camera e vidi che la giornata era ben soleggiata e questo mi mise di buon umore. Aprìì la porta della camere e percorsi il breve corridoio che conduceva alla cucina, per vedere e giocare un pò con Lassie, il quale invece se ne stava bello rintanato nella sua cuccia, senza aver nessuna intenzione di mettere la testa fuori dal suo nido. La cosa non mi sorprese perchè non era molto che si era rimesso, nonostante tenesse sulla pelle ancora delle ferite che il pelo lungo non riusciva ancora a coprire bene. Parlai con Lassie mentre mi preparavo un buon caffè. Io amavo il caffè della moca, quel suo profumo che la moca emanava per tutta casa. Dicevo a Lassie: "stasera Lassie devo andare a casa da quella donna; sai, sono molto curioso, ma allo stesso tempo ho un pò di paura. Non ti nego che quella donna ha addosso un modo di fare che sa conivolgere anche uno scettico su tutto come me". Il povero Lassie mi guardava girando la sua testa una volta a destra e una volta a sinistra; sembrava avesse a che fare con un pazzo, ma potevo dargli torto? Avevo deciso per quel giorno di tenere lo studio chiuso e di prendermi una giornata di riposo, e siccome avevo 3 appuntamenti nel pomeriggio, telefonai e li rimandai alla settimana successiva. Volevo presentarmi all'appuntamento della sera in perfetta forma. Poi pensai a che tipo di vestito dovessi mettere: avrei scelto un abito in giacca e cravatta che non stona mai, oppure mi serei messo a mio agio con una bella camicia e un maglione magari a punta? Ne avevo uno bellissimo...rosso...
 
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...e decisi per il maglione. Avevo nell'armadio una buona dose di vestiario, anche perchè il mio lavoro lo richiedeva, quindi la scelta non fu facile. Però continuando a rovistare tra tutti i capi d'abbigliamento, mi capitò tra le mani un paio di pantaloni verde acqua bellissimi, di un colore molto soffuso e per nulla invadente e che tra l'altro non indossavo da un pò. Certo che però con il maglione rosso...pensai, però erano troppo belli, quindi optai per quelli. Scelsi anche una camicia a maniche lunghe azzurrina, anche questa di un colore dolce. Pensai che il maglione rosso, messo sulle spalle, non indossato, mi avrebbe fatto fare una buona figura. Quindi mi recai in bagno a fare i classici doveri e poi scesi in cucina per farmi una buona colazione. Lassie mi aspettava già ritto sulle gambe e quando mi vide mi abbaiò felice. Mi chinai per accarezzarlo, quanto mi era mancato il mio caro cane. Mangiammo entrambi come buoni amici e mentre "parlavamo", suonò il campanello di casa. Dissi a Lassie di aspettare lì che vedevo chi era. La mia vicina mi disse "buongiorno, senta ho fatto un pò di pasta in più per oggi, vuole venire a pranzo a casa mia? So che lei è sempre tanto indaffarato". La signora mia vicina di casa, si chiamava Leslie, era una donna sempre sorridente, anche se nella vita ne aveva passate tante. Gli era morto il marito 3 anni prima di infarto e aveva perso un figlio nell'areonautica, quindi penso che mi vedesse proprio come un figlio, anche perchè la mia età si avvicinava molto a quella del ragazzo. Accettai volentieri, anche perchè Leslie era una cuoca davvero brava. Sapeva come prendere gli uomini. Tra l'altro era una donna ancora molto piacente e in più di un'occasione mi chiesi il perchè non si era riaccompagnata con un altra persona, visto che aveva un'età ancora giovanile. Arrivai a casa sua poco prima delle 13 e già si sentiva un odorino molto invitante. Dopo un pranzo davvero succulento, cominciammo a parlare e parlammo a lungo, fino a pomeriggio inoltrato. Stavo volentieri in compagnia di Leslie. Era una donna con tante cose da raccontare e le sapeva raccontare bene. Guardai l'orologio per caso e senza accorgemene avevamo fatto quasi le 17. Dovevo andare a casa perchè mi sarei dovuto preparare per la famosa cena. Quindi con ancora il sapore del caffè di Leslie in bocca, la salutai, la bacia per ringraziarla dello splendido pranzo e mi avviai verso il mio destino...
 
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view post Posted on 24/1/2012, 12:52     +1   -1
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Vampiro di dracula

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...un destino che non vedevo l'ora di affrontare. Arrivai a casa che erano quasi le 18, finìì di preparare le poche cose, controllai di avere portafogli, cellulare, chiavi della macchina comprese e partì per la casa della "vampira". Tra me e me feci un sorrisetto, in quanto avevo guardato in alto e mi ero reso conto che stava arrivando la sera, quindi il buio, quindi questa poteva essere la ragione del fatto che la signorina non mi avesse invitato per pranzo. Salìì' in macchina e mi avviai. La mia macchina era per me una seconda casa. Era una modesta berlina, ma per il tipo di spostamenti che dovevo fare e i km che percorrevo in un anno, era più che sufficiente. Non mi ero mai fatto prendere dal valore del dio soldo. Cercavo solo quello che mi serviva per vivere bene, non volevo di più. Il navigatore dell'auto mi portava fuori città in una zona che non avevo mai frequentato e in una strada che mai avevo percorso. Ero uscito dalla principale e avevo preso per le zone collinari. Infine arrivai davanti ad un cancello che mi si aprì come d'incanto. Entrai in un giardino molto grande e mi venne incontro un uomo, che mi indicò dove avrei dovuto lasciare l'auto. Era il maggiordomo. Mi venne da ridere, perchè non credevo che esistessero più cose del genere. Parcheggiai, scesi dall'auto e lo seguì. Mi accompagnò in casa, mi fece accomodare in una grande stanza adornata di quadri e meravigliosi arazzi, poi mi avvertì che sarei stato raggiunto dalla signora da li a poco. Tutto bellissimo, davvero stupendo, mi pareva di essere tornato indietro negli anni, ai tempi del conte dracula a pensarci bene. Quella casa grandissima, era una scultura, un vero e proprio monumento. Aspettai più di mezz'ora, finchè la porta si aprì e mi venne incontro con mia sorpresa, una donna molto affascinante, che non era la ragazza. Mi diede la mano presentandosi, le feci il baciamano cercando di non mostrare l'impaccio del momento e la seguì, mentre lei in silenzio mi mostrava la strada. Non avrei mai creduto che nella mia vita mi sarei ritrovato a fare un baciamano come in tempi passati. Fu curioso ma molto bello. Quella donna invece era abituata a tutto questo, si capiva bene e la casa e il momento lo avevano richiesto. Arrivammo in una sala ancora più grande, con al centro un tavolo dove credetti che a sedere ci si potesse stare almeno in 30. Mi fece sedere su un piccolo divanetto, la ringraziai sedendomi e la donna guardandomi mi disse: "mia figlia arriverà subito". Era la madre...cavolo...era pure più bella della figlia...
 
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view post Posted on 22/3/2012, 21:47     +1   -1
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...in quel momento fui assalito da una paura terrificante, non sapevo che fare, che dire, era tutto così incredibilemnte assurdo quello che stavo vivendo che mi provocava giramenti di testa. Quella donna mi bloccava, non riuscivo a dire nulla. Restai nel mio silenzio, sicuro che la signora mi avrebbe giudicato male per la scortesia del momento. Invece si alzò e mi disse: "mia figlia sta arrivando". Non vidi nessuno da li ad un minuto, ma dopo due la ragazza arrivò. Come aveva fatto la madre a sapere che la figlia stava scendendo se non c'era stato nessun rumore che potesse avvertire dell'arrivo? La ragazza entrò nell'ampio salone con passo fermo ma lento. Era bellissima, capelli sciolti sulle spalle, occhi verdi smeraldo, una bocca rossa come il fuoco, insomma, una dea. Mi posi una domanda tra me e me: "chi era il padre di quella bellezza? E chi era il marito dell'altra bellezza? Che uomo fortunato pensai. La ragazza, Sibilia, si era seduta sul piccolo divano dove prima ero seduto con la madre e mi fece cenno di accomodarmi accanto a lei. Mi accomodai, come al solito impacciato fino al rossore. Madre e figlia si guardarono e l'intesa tra loro era la grande complicità anche nei soli movimenti degli occhi. Ad un tratto entrò il maggiordomo e disse alla signora che il "signore" stava arrivando. Ecco, a quel preciso punto della serata, entrò in azione la mia grande curiosità di medico. Volevo proprio vedere "il padre della vampira". Ciò che vidi mi lasciò esterrefatto. Entrò un uomo molto affascinante, capelli brizzolati, carnagione molto chiara, dai modi addirittura regali. mi colpì davvero tantissimo. La figlie e la madre mi presentarono; lui si avvicinò, mi diede la mano e mi chiese di raccontargli qualcosa di me, cosa che io feci volentieri, in quanto mi avrebbe permesso di sciogliermi un pò, o almeno era quello che speravo. Invece nulla, quell'uomo mi metteva addosso ancora più agitazione delle due donne. Mi portò a spasso per l'enorme villa, raccontandomi aneddoti che avevano a che fare, con i suoi antenati, fino a che mi fece una domanda: "dottore, lei ha paura delle cantine buie?" "no" risposi in tono fermo e convinto, e lui replicò: "allora vuole seguirmi? devo farle vedere qualcosa che la interesserà...
 
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view post Posted on 20/5/2012, 18:26     +1   -1
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...scesi con lui. Mi dava come l'impressione che mi avrebbe fatto vedere qualcosa che avesse a che fare con la medicina e la cosa ovviamente si che mi sarebbe interessata. Scendemmo una scala breve, più o meno una decina di scalini e arrivammo dove c'era una porta non molto grande, di legno. Nell'aprirla ella ciglò, proprio come essere in un film horror. All'interno della cantina, c'era una puzza di vecchio, per non dire antico, che mi riportava alla mente, sapori dei miei studi universitari. Non c'erano finestre, ma in un angolo vi era un tavolo di legno molto vecchio, con sopra alcuni fogli scritti a mano. Mi incuriosìì e mi avvicinai per leggerli, ma il padrone di casa mi disse che non ci avrei trovato nulla, solo qualche scarabocchio. La scrittura non era normale, sembrava fatto da una mano tremante, un mano...vecchia e avvizzita. Si notava chiaramente, ma questo non lo dissi a lui, che continuava ad osservare il mio modo di osservare tutto quello che regnava in quella cantina. Ad un tratto mi voltai verso l'uomo per chiedergli da quanto tempo esisteva quella meravigliosa villa. Lui, con uno sguardo quasi distratto mi rispose: "la villa fu costruita dai miei genitori circa 300 anni fa". Feci finta di non aver sentito, ma lui se ne accorse e mi fece notare con lo sguardo che aveva capito il mio tentativo di indifferenza. "E' normale che lei non creda alle nostre parole e che ovviamente non abbia creduto alle parole che le ha detto mia figlia, ma le posso garantire che noi siamo davvero vampiri, che esistiamo da generazioni, che beviamo sangue, che dormiamo di giorno e che stiamo svegli la notte come ogni vampiro che si rispetti, ma ci sono cose che non vanno bene per noi. Non creda di poterci sconfiggere con i paletti di frassino o petali di rosa o crocefissi di alcun genere, queste sono tutte leggende del nuovo mondo che nulla hanno a che fare con noi. Io so che lei è molto curuioso dottore, allora le svelo un segreto: il suo cane, crede davvero che abbia avuto uno scontro a morsi con un altro cane? Non è vero, ha avuto uno scontro con l'altro mio figlio"...ecco, questa frase mi colpì. Perchè Sibilia o la madre non mi avevevo mai detto nulla del fratello? Lo chiesi e la risposta fu..."Mio figlio non è come noi, è un vampiro cattivo che non riusciamo a dominare. E' una fortuna che il suo cane sia ancora vivo...
 
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