Un Mondo Accanto

Lullo Raimondo

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view post Posted on 24/6/2012, 15:58     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Raimondo Lullo fu, secondo alcuni, discepolo di Arnaldo, secondo altri lo incontrò a Napoli poco prima del fatale imbarco per Genova e ne rimase così folgorato da convincersi immediatamente del potere dell’Alchimia. Sicuramente Lullo ebbe modo di conoscere l’Alchimia attraverso i musulmani spagnoli. Nato a Maiorca intorno al 1232, fu autodidatta.

Da giovane fece il trovatore e scrisse romanzi e manuali di cavalleria. Nel 1272 ebbe un’esperienza visionaria sul monte Randa, a Maiorca, che segnò il suo destino trasformandolo in quello che i suoi contemporanei usavano chiamare “Doctor Illuminatus”.

La sua forza visionaria ed il suo fervore cristiano erano talmente grandi che decise di smettere i panni di tutore dei figli di Giacomo I di Aragona (el Conquistador n.d.a.), per farsi missionario di Cristo tra i musulmani.

Dopo aver studiato l’arabo per nove anni, per poter confutare i filosofi islamici nella loro lingua, sviluppò una sorta di misticismo razionalista teso a difendere, con la logica e la ragione, le fondamentali rivelazioni della fede cristiana per dimostrarne, senza ombra di dubbio, la superiorità su tutte le altre. Sembra però che sia finito lapidato a morte dai Saraceni dell’Africa settentrionale.

Edited by demon quaid - 15/5/2016, 18:40
 
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view post Posted on 31/10/2018, 23:23     +1   -1
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la nuova consapevolezza

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dagli antichi mondi

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RAIMONDO LULLO




Raimondo Lullo (cat. Ramon Llull; Palma di Maiorca, 1233 circa – Mediterraneo, 29 giugno 1316) è stato un filosofo, scrittore, teologo, logico, astrologo, mistico e missionario spagnolo di lingua e cultura catalana, tra i più celebri dell’Europa del tempo.


Biografia

Nel 1247 Raimondo è nominato paggio del re e in seguito siniscalco e maggiordomo dell’Infante.

Nel 1257 sposa Bianca Picany dalla quale ha due figli ma nel 1262 avviene la svolta nella sua vita.

Nella sua Vita coetanea Lullo narra la propria conversione: ha cinque visioni di Gesù e alla quinta si convince, benché peccatore, di aver ricevuto la chiamata da Dio.

Decide di farsi missionario e di convertire i musulmani e gli ebrei, i quali, già credendo nell’esistenza di un essere del quale non si può pensare altro di maggiore, come insegna Anselmo d’Aosta, devono necessariamente essere cristiani.

Ma, nonostante le visioni, continua a condurre la solita vita licenziosa finché, dopo aver ascoltato una predicazione su Francesco d’Assisi, si consiglia col domenicano Raimondo di Peñafort, che lo convince: nel 1263 vende tutti i suoi beni, lasciandone una parte alla moglie e ai figli, e consacra la propria esistenza alla penitenza. Acquista dunque un servo saraceno che gli insegni l’arabo, lingua utile alla conversione dei falsi credenti.

Dopo un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, studia filosofia, teologia, medicina, il latino, il provenzale e l’arabo; assimila parte della cultura dell’epoca: Aristotele, Platone, Agostino d’Ippona, Anselmo d’Aosta, Riccardo di San Vittore, i filosofi arabi. Compone una prima versione dell’Ars magna e il Libro della contemplazione in Dio.

Chiamato a Montpellier dal re Giacomo I, vi compone l’Arte dimostrativa; fonda a Maiorca, nel 1276, il collegio di Miramar (Deià) per preparare i futuri missionari mediante lo studio delle lingue e dalla sua Ars magna.

Comincia ora la sua carriera di missionario laico, percorrendo mezza Europa e specialmente le coste del Mediterraneo, sollecitando aiuti dai regnanti e dai papi ed esponendo la sua Ars magna nelle piazze e nelle università, in particolare a Parigi, dove riceve il titolo di maestro delle Arti, ma non di maestro di teologia perché sposato e privo degli ordini sacri. Vi scrisse vari libri e disputò contro gli averroisti.

Nel 1295 entra nel Terzo Ordine Regolare di San Francesco ad Assisi. Brevemente a Maiorca nel 1300, dove continua a scrivere e a disputare contro arabi ed ebrei, riprende i suoi viaggi che lo portano a Cipro, in Armenia, a Rodi, Malta, Napoli, Genova, Montpellier, Parigi, nel nord Africa. Qui viene incarcerato; rilasciato, riprende i viaggi: dopo un naufragio, va a Pisa e si ritira nel convento di san Domenico dal 1307 al 1308, continuando a scrivere. Una sua nuova permanenza a Parigi provoca una persecuzione contro gli averroisti, da lui considerati eretici perché mantengono separata la filosofia dalle verità di fede. Dedica al re di Francia Filippo il Bello l’Albero della filosofia d’amore.

Partecipa nel 1311 al Concilio di Vienne, dove chiede invano la ripresa delle crociate e di vietare l’insegnamento dell’Averroismo, e riprende a viaggiare: aggredito a Tunisi, viene sottratto a stento al linciaggio e imbarcato in gravissime condizioni in una nave genovese fino a Maiorca dove muore nel 1316.

In virtù della sua tragica morte fu beatificato come martire da papa Pio IX; la sua festa liturgica è il 29 giugno.
Opere

Il corpus lulliano comprende 243 opere riconosciute come autografe e 44 forse apocrife: fra queste ultime, tutte quelle di argomento alchemico. Scrisse in arabo, in latino e in catalano. Sono opere di filosofia, teologia, mistiche, pedagogiche, di medicina, di scienze naturali, di fisica, matematica, letterarie e poetiche. Tra le tante, Ars magna; De levitate et ponderositate elementorum; Vita coetanea; Ars amativa; Felix de les meravelles; il Libro dell’ordine di cavalleria; il Libro del pagano e dei tre savi; il Libro della contemplazione di Dio; Lo sconforto; Logica nova; Ars generalis.
L’opera letteraria e pedagogica

Tra le opere più note vi è il romanzo Blanquerna, scritto verso il 1284, ricco di idee, di vita e di spiritualità, dove espone anche i suoi piani di educazione dei cristiani e dei musulmani; una sezione dell’opera, un vero e proprio libro nel libro composto dall’eroe eponimo durante l’eremitaggio, è il Libre de amic i amat, composto di 365 metàfores morales in prosa in catalano, espone l’ascesi dell’uomo (amic) a Dio (amat), con influssi di poesia trovadorica e riferimenti al Cantico dei Cantici e alla mistica araba. L’opera ebbe una circolazione autonoma rispetto al romanzo (ed è spesso oggi pubblicato isolatamente); d’altronde lo stesso Lullo ne fece realizzare una traduzione latina. Il Plant de nostra dona Santa Maria e il Desconhort i cant de Ramon sono le sue migliori prove liriche: egli converte il catalano popolare in lingua letteraria tanto da porsi come il più notevole scrittore di questa lingua.

Scrisse anche il Felix de les maravelles, intorno al 1288, una sorta di racconto enciclopedico, dalle scienze naturali alla teologia; scrisse anche un manuale cavalleresco, il Del Ordre de Cavayleria. Attribuita a lui l’Opera Alchemica del “Fugax Vitae” di ricerca interiore della pietra dura alchemica filosofale (V.I.T.R.I.O.L.: visita interiora terra rettifficando invenium occultum lapidem).

La Dottrina puerile, forse composta nel 1273, è il primo manuale conosciuto di istruzione dei bambini scritto in una lingua romanza. La sua pedagogia ha lo scopo di provvedere ai mezzi per conseguire la salvezza spirituale e, insieme, la cristianizzazione degli infedeli. Formulò anche i principi di un insegnamento intuitivo e analogico, raccomandò che la lingua nativa si insegnasse prima della latina, e che fossero docenti stranieri a insegnare la loro lingua. Auspicò anche la creazione di una lingua universale.
La filosofia e la teologia

Statua dedicata a Raimondo Lullo nell’università di Barcellona

La sua filosofia è influenzata da Agostino d’Ippona e dalle correnti mistiche francescane; non distinguendo nettamente filosofia e teologia, costruisce una sapienza cristiana secondo i suoi prevalenti intenti apologetici, per cui si può parlare di un suo razionalismo apologetico. Conosce Aristotele attraverso il filosofo arabo al-Ghazālī da cui trasse un Compendio di logica, assimilandone la dottrina delle proposizioni e del sillogismo, ma la sua logica non è quella scolastica, formale o di seconda intenzione, distinta dalla teologia, bensì è un mezzo per ragionare sulle verità divine.

Il problema che Lullo cerca di risolvere deriva da Aristotele che distinse i principi comuni a ogni scienza dai principi propri di ciascuna. Si tratta, per Lullo, di trovare una scienza generale, tale che, nei principi di questa, siano contenuti i principi di tutte le scienze particolari.

L’Ars generalis, 1308, redazione finale di una precedente Ars compendiosa inveniendi veritatem o Ars magna primitiva, del 1274, vuole dunque essere la scienza suprema, da cui dipendano tutte le altre; non è propriamente una logica ma un’arte di ricerca. Mentre per Aristotele i principi non si basano su dimostrazioni ma derivano dall’esperienza e dall’induzione, Lullo crede di risolvere ogni problema con precisione matematica: parte dal presupposto che ogni proposizione sia riducibile a termini e i termini complessi siano riducibili a più termini semplici o principi. Supposto di aver completato il numero di tutti i termini semplici possibili, combinandoli in tutti i modi possibili si otterranno tutte le proposizioni vere possibili: nasce così l’arte combinatoria, anche come forma di mnemotecnica, in quanto facilita la memorizzazione delle nozioni di base. Questa concezione potrebbe avere avuto influenza sui successivi sviluppi del calcolo computazionale e su questioni riguardanti l’intelligenza artificiale.

Occorre ora scoprire tutti i termini semplici e trovare la regola che li combini. Egli individua 9 predicati assoluti, che sono i nove attributi divini: bontà, grandezza, eternità, potenza, sapienza, volontà, virtù, verità e gloria; 9 relazioni: differenza, concordanza, contrarietà, principio, mezzo, fine, maggioranza, minoranza ed eguaglianza; ma poi deve aggiungere 9 questioni, 9 soggetti, 9 virtù e 9 vizi.

Nel trattato Dell’ascesa e discesa dell’intelletto prova un nuovo metodo dialettico che prescinda dalle combinazioni dei termini. Con un movimento di ascesa l’intelletto raggiunge i principi primi, con il moto contrario acquisisce la conoscenza dei termini particolari.

L’Albero della scienza è un testo di enciclopedia delle scienze, un tentativo di unificare tutto il sapere in uno schema gerarchico. L’insieme delle scienze si collegano fra di loro configurando un albero ove la trama dei concetti raffigura la realtà del mondo e di Dio.

La metafisica lulliana è teologica, nel senso che si fonda sulla Rivelazione. Cerca di dare le prove dell’esistenza di Dio secondo la dottrina scolastica: Dio e le nove dignità divine sono la causa delle perfezioni create, cosicché tutte le creature mostrano gradualmente la loro somiglianza con Dio e dunque l’universo, secondo la tradizione agostiniana, è lo specchio del divino, il libro su cui s’impara a conoscere Dio, un sistema di segni che dimostrano la realtà divina. Dio è l’Idea eterna mentre le creature sono Idee nuove provenienti da Dio e dunque idee divine ma finite: la creazione non è pertanto avvenuta ab aeterno ma nel tempo.
L’opera alchemica

A Lullo furono attribuite numerose opere a carattere alchemico ma sono tutte apocrife; tra le più note è il Liber de segretis naturae seu de quinta essentia nel quale l’anonimo che si richiama a Lullo sostiene che mentre Dio può esercitare solo il bene, l’uomo può cadere nel male perché dispone solo del fuoco per purificare le cose terrene, ma con l’aiuto dei principi essenziali e con la fede può realizzare trasmutazioni naturali e raggiungere il bene. La scelta tra il bene ed il male appartiene al libero arbitrio, che è una conseguenza dell’ignoranza umana la quale è però voluta dalla stessa volontà divina ed è perciò anch’essa un bene.
Il lullismo

Alla sua morte restarono attivi i suoi seguaci in Francia, tra i quali Tommaso de Myésier che nel 1325 pubblica l’Electorium Remundi dove applica le dottrine del maestro alla cosmologia. Nel corso di tutto il secolo si attribuiscono a Lullo numerose opere di alchimia, astrologia e magia, con reazioni polemiche che portano la Sorbona a vietarne l’insegnamento nel 1390.

I due secoli successivi segnano l’apice del successo di Lullo studiato, fra gli altri, da Nicola Cusano, Pico della Mirandola, Charles de Bovelles, Bartolomeo Fallamonica e Giordano Bruno. La sua arte si presta bene all’esigenza, fortemente sentita nel Rinascimento, di una scienza enciclopedica: fra le tante opere emergono il De arte cyclognomica, 1569, di Cornelio Gemma, le Syntaxes artis mirabilis di Pedro Gregoire di Tolosa e l’Opus aureum, 1589, di Valerio de Valeriis.

L’interesse per l’arte combinatoria e la mnemotecnica, che ha radici risalenti a Cicerone, è affermata nell’Explanatio compendiosaque applicatio artis Raymundi Lulli, 1523, di Bernardo de Lavinheta e soprattutto nei De umbris idearum, Cantus Circaeus e Sigillus sigillorum di Giordano Bruno.
Il lullismo e la nascita della scienza moderna

« L’arte di Lullo serve a parlare senza giudizio di ciò che in realtà si ignora, anziché ad apprendere verità non conosciute o a trasmettere verità note »

(Cartesio, Oeuvres, VI, p. 17)

Nel pensiero di Cartesio, soprattutto per quanto riguarda la sua concezione del metodo filosofico, vi è presenza di intuizioni lulliane. L’arte di Lullo infatti serve a risolvere ogni problema, attraverso la scomposizione di ogni quesito in parti più piccole e successivamente la riduzione in lettere dell’alfabeto. Queste lettere fanno parte di ruote che saranno in grado di fornire infinite combinazioni. Se si osserva quanto descritto nella prima parte del discorso sul metodo non si potrà che riscontrare una contrapposizione di idee di questi due filosofi. Inoltre sembra che il nome di Lullo sia l’unico nome di filosofo citato in un testo, Il discorso sul metodo, in cui compaiono solo Cartesio e Dio.

Anche Leibniz è interessato agli studi sulla lingua e alla sua concezione della logica. Dall’analisi dei filosofi che teorizzano la nuova scienza risulta innegabile la connessione con alcune idee cardine del pensiero di Lullo, quale l’ideale enciclopedico, l’utilizzo della matematica (scartata dal profeta della scienza moderna, Francesco Bacone) e il calcolo computazionale. Da queste ricerche risulta chiaro quanto l’importanza del pensiero di Lullo non sia inscritta solamente nella mnemotecnica, ma attraverso anche riflessioni teoreticamente più importanti come la struttura della scienza della logica e del linguaggio.


Bibliografia


Opere tradotte
in italiano

Trattato di astrologia, a cura di Giuseppe Bezza, Milano, Mimesis, 2004
Arte breve, introduzione, traduzione e apparati di Marta M. M. Romano; presentazione di Alessandro Musco, Milano, Bompiani, 2002.
Lull Ramon. Phantasticus: disputa del chierico Pietro con l’insensato Raimondo traduzione di Mario Polia; prefazione di p. Guglielmo Spirito; nota bio-bibliografica di Adolfo Moranti. Rimini, Il Cerchio, 1997
Il trattato della Quinta Essenza – ovvero de’ segreti di natura, a cura di Enrico Cardile, Atanòr, Roma, 1997
Libro dell’Amico e l’Amato, traduzione dal catalano di Adelaide Baracco, introduzione di Josep Perarnau, Città Nuova, Roma 1996
Il lamento della Filosofia a cura di Luca Orbetello, Nardini Editore, Firenze 1991
Il Libro del Gentile e dei tre Savi, Gribaudi, 1986 ISBN: 8871521196.
Il Libro dell’Ordine della Cavalleria, Edizioni Arktos, Carmagnola, 1982


in francese

Raymond Lulle, Le Livre des mille proverbes, Éditions de la Merci, Perpignano, Francia, 2008.


in inglese

Selected Works of Ramon Llull (1232‑1316), edite e tradotte da Anthony Bonner, Princeton, N.J.: Princeton University Press 1985, (due volumi).


Studi

Miquel Batllori, Il lullismo in Italia: tentativo di sintesi, Roma, Antonianum, 2004.
Anthony Bonner, The Art and Logic of Ramon Llull. A User’s Guide, Leiden, Brill, 2007.
Sara Muzzi, Per conoscere Raimondo Lullo, Assisi, Edizioni Porziuncola, 2006.
Sara Muzzi, Raimondo Lullo. Opere e vita straordinaria di un grande pensatore medievale, Milano, Edizioni Terra Santa, 2016.
Michela Pereira, The Alchemical Corpus Attributed to Raimond Lull, Warburg Institute Surveys and Texts, vol. 18, Londra, 1989.
Paolo Rossi, Clavis Universalis. Arti mnemoniche e logica combinatoria da Lullo a Leibniz, Bologna, il Mulino 1983.
Lola Badia, Joan Santanach, Ramon Llull as a Vernacular Writer, London, Tamesis, 2016.

Fonte: esonet.org
 
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