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I templi e la loro spiegazione

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view post Posted on 5/9/2012, 14:26     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Il tempio (dal latino templum = recinto consacrato, da una radice indoeuropea che ha avuto come esito in greco τέμενος (tempio), che deriva dal verbo τέμνω, "io taglio") è una struttura architettonica utilizzata come luogo di culto.

I templi nelle maggiori religioni moderne

Nel cristianesimo, il luogo di culto è chiamato "chiesa", dal greco εκκλησὶα, "assemblea", e in origine designava appunto l'assembramento dei fedeli, e solo successivamente il vocabolo è andato ad indicare l'edificio di culto. I primi luoghi di culto cristiani erano case private, poi con la diffusione della religione, e soprattutto la sua legalizzazione sotto l'imperatore Costantino, si iniziarono a costruire luoghi di culto più grandi. Esempio di questa evoluzione fu l'utilizzo della parola "basilica", che nella civiltà romana era un ampio edificio polifunzionale principalemte utilizzato per l'amministrazione della giustizia, e che poi passò ad indicare grandi luoghi di culto cristiani ricavati proprio dalle aule delle antiche basiliche in disuso.

Nel cattolicesimo, a differenza delle sinagoghe ebraiche (con l'eccezione del Tempio di Gerusalemme), l'edificio di culto è anche sede della divinità, così come avveniva nella religione greco-romana. Questo perché per il cattolicesimo, anche se spiritualmente Dio è ritenuto onnipresente, la chiesa contiene al suo interno la reale presenza del corpo e del sangue di Cristo, sotto le specie eucaristiche.

A seconda dell'importanza e delle dimensioni architettoniche (spesso strettamente correlate tra loro), il luogo di culto cristiano viene chiamato:

Chiesa
Basilica
Santuario
Cattedrale


Nel tradizione del protestantesimo francese (comunità ugonotte), la parola "chiesa" viene riservata all'organismo formato dai credenti di un certo luogo, mentre per il luogo di culto si usa la parola "temple". Questo uso è presente, in Italia, anche nella Chiesa evangelica valdese, dove tuttora il luogo di riunione dell'assemblea domenicale viene chiamato "tempio".

La Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni considera il tempio un luogo fondamentale per la salvezza degli individui e della famiglie. Allo stato attuale (2010) la Chiesa ha edificato 134 templi in tutto il mondo.

I templi sono edifici in cui vengono celebrate delle sacre ordinanze e può essere frequentato solo dai fedeli in possesso di un lasciapassare rilasciato dalle autorità locali della Chiesa. Le ordinanze più importanti celebrate nei templi sono l'investitura, il Matrimonio eterno, il suggellamento delle famiglie e il battesimo vicario in favore dei defunti.
Per le normali riunioni domenicali le singole congregazioni di santi degli ultimi giorni usano altri edifici chiamati chiese o cappelle.

Nell'Ebraismo il luogo di culto primo e principale è chiamato "tempio" e, secondo la loro credenza, deve essere costruito a Gerusalemme. A Gerusalemme, nella storia, sono esistiti il Tempio di Salomone ed il Secondo Tempio.

Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, nel 70 d.C., come luogo di culto ha preso via via maggior importanza la sinagoga.

A Gerusalemme, dell'antico Tempio resta solo il Muro occidentale (detto anche "Muro del pianto").

La moschea è il luogo di preghiera per i fedeli dell'Islam. La parola italiana deriva direttamente dallo spagnolo "mezquita", a sua volta originata dalla parola araba "masjid" arabo: مسجد che indica il luogo in cui si compiono le sujūd, le prosternazioni che fanno parte dei movimenti obbligatori che deve compiere il fedele orante.

Moschea al-Hasan II in Marocco Moschea della Roccia a Gerusalemme Moschee di Samarcanda Sala della moschea di RomaUn tipo[non chiaro] di masjid particolare è la masjid jāmi‘, la moschea "congregazionale", dove si auspica per l'Islam che si radunino collettivamente i fedeli al fine di adempiere all'obbligo della preghiera obbligatoria (ṣalāt) del mezzogiorno (zuhr) del venerdì.

In quanto luogo di preghiera la moschea non ha elementi indispensabili ma solo utili allo scopo. È infatti possibile pregare anche all'aperto, o dentro una casa qualsiasi, purché il terreno riservato alla ṣalāt sia delimitato da qualche oggetto (tappeto, stuoia, mantello, sassi) e sia il più possibile esente da sozzure. Questo perché – come d'altronde per tutti gli atti previsti dalla Legge islamica (sharīʿa) – è richiesto lo stato di purità legale (ṭahāra), ottenibile con lavacri parziali o totali del corpo, mentre il luogo della preghiera deve essere esente da evidenti sporcizie che potrebbero contaminare chi col terreno debba entrare in contatto, come appunto accade nella ṣalāt.

La moschea ha un miḥrāb (sorta di abside o nicchia che, nelle moschee più umili, può essere semplicemente disegnata su una parete o indicata da qualche oggetto nella preghiera all'aperto) che indica la direzione della Mecca (qibla) e della Kaʿba, considerata il primo santuario musulmano dedicato al culto dell'unico vero Dio (Allāh).

Pur non essenziale, una moschea può spesso avere anche un pulpito (minbar) dall'alto del quale un particolare Imām che si chiama khaṭīb, pronuncia la khuṭba, un'allocuzione cioè che non necessariamente propone l'esegesi di brani del Corano.

Perché la preghiera sia valida essa deve essere compiuta all'interno di precisi momenti (awqāt) della giornata, scanditi dall'andamento apparente del sole. Per questo uno speciale incaricato (muezzin, dall'arabo mu'ādhdhin) ricorda dall'alto di una costruzione a torre (minareto - dall'arabo manār, "faro") - mediante un suo richiamo rituale salmodiato (adhān) che da quel momento in poi è obbligatorio pregare (in casa, all'aperto, in moschea). Per chi si trovi lontano dal minareto e non possa per qualsiasi motivo udire la voce del muezzìn - oggi aiutata per lo più da altoparlanti - si sciorinano talora ampi panni bianchi, ben visibili anche da lontano.

Per le necessità della purificazione, sia all'interno sia nelle immediate adiacenze della moschea è spesso presente una fontana. Importante è infine l'area della preghiera (musalla), tendenzialmente rettangolare per consentire agli oranti di ordinarsi in file e ranghi, al cui interno può essere presente un orologio che in molte occasioni è di antica fattura, utile a segnalare il tempo rimanente perché sia valida la preghiera.

Caratteristica di ogni moschea è la mancanza di raffigurazioni umane o animali, in quanto osteggiate dall'Islam. Le decorazioni sono perciò tutt'al più di tipo fitoforme (legate cioè al mondo vegetale) ma, quasi sempre, sono presenti mosaici o scritte che riportano versetti del Corano tracciati con calligrafie considerate particolarmente "artistiche" che hanno dato modo all'Occidente di parlare di arabeschi.

Nell'induismo il tempio, o Mandir (sanscrito मन्दिर, "casa") è un luogo d'incontro tra il fedele e il Dio cui esso è dedicato[2], il luogo in cui sperimentare una visione (Darshan) che è epifania, manifestazione e esperienza diretta del divino. Nel tempio vengono celebrate le feste secondo un calendario rituale e delle cerimonie quotidiane (puja), spesso accompagnate da musica e canti sacri (bhajan).

Caratteristica di un tempio è la presenza di una murti (immagine)[3] del deva (dio) a cui l'edificio è consacrato e la cui adorazione è l'attività centrale del tempio. Il tempio può essere dedicato a un unico deva, o a più dei tra loro collegati.

Il termine giapponese che sta ad indicare un santuario shintō è jinja, generalmente costituito da una serie di edifici e dall'area naturale circostante, che può avere dimensioni molto diverse, da un piccolo giardino di pochi metri quadrati, ad intere montagne e colline boscose. Esso è il luogo dove i fedeli possono recarsi per la venerazione degli dèi (kami). Dal 1946, con l'istituzione della Jinja Honcho, la Comunità shintoista, tutti i santuari del Giappone sono parte di questa organizzazione, che negli ultimi decenni ha iniziato anche ad aprire nuovi santuari all'estero, in particolare in America e Australia.
Un gompa Thiske vicino a Leh in Ladakh, in India; un esempio caratteristico di struttura gompa buddista tibetana.

A seconda dell'area geografica in cui si è diffuso, il buddhismo ha prodotto differenti edifici originali per il culto:

In India dove nacque il buddhismo, i primi templi furono ricavati da delle caverne, e nella zona dell'abside vennero conservate le reliquie di Buddha. Di queste opere si possono ammirare esempi in alcune grotte del Maharashtra, tuttora ben conservate. Le sale principali di tali grotte presero il nome chaitya, lo stesso nome che fu dato ai primi templi eretti all'aperto. Questi tipi di templi vengono detti absidali per la presenza delle sacre reliquie nell'abside. In seguito vennero costruiti complessi templari in cui l'edificio principale prese il nome vihara. Si differenzia dal chaitya per l'assenza delle reliquie di Buddha, che venivano invece custodite in una struttura vicina chiamata stupa. Le invasioni musulmane del XII secolo portarono alla distruzione di gran parte dei templi buddhisti ed al declino della fede buddhista. La riscoperta di tale fede e la costruzione di nuovi templi ebbe luogo attorno alla metà del XX secolo.
In Tibet Ladakh, Nepal e Bhutan il tempio buddhista si chiama gompa, un edificio simile ai monasteri o alle abbazie. Gli interni variano da regione a regione, seguendo comunque un unico schema: una sala centrale per la preghiera con una statua di Buddha, panchine per i monaci per la meditazione e le camere per dormire e mangiare. I gompa possono essere accompagnati dai chorten, la locale versione dello stupa indiano, dove vengono custodite le reliquie di Buddha o di venerati monaci.
In Cina gli edifici principali furono all'inizio le pagode, versione cinese degli stupa. In seguito gli imperatori e i più prestigiosi aristocratici lasciarono in eredità alla comunità buddhista i loro sfarzosi palazzi, che divennero i vihara e sostituirono le pagode come edifici principali. Con la rivoluzione culturale che fece seguito alla presa del potere dei comunisti di Mao Tse-tung, molti templi furono distrutti ed il buddhismo conobbe un periodo di declino. La normalizzazione dei rapporti avvenuta negli ultimi anni ha portato alla ricostruzione di molti templi ed ha rilanciato la funzione della pagoda.
In Giappone il complesso templare buddhista si chiama tera o ji (寺?) ed i suoi componenti sono il tempio principale, chiamato kondo, uno secondario destinato alla lettura chiamato kodo, la pagoda (simile a quella cinese), il cancello d'ingresso (門 mon?) ed un padiglione che ospita la campana. Si possono inoltre trovare templi minori dedicati all'Amitabha Buddha, al fondatore del tempio, all'imperatore, a Kōbō Daishi, il più venerato tra i monaci buddhisti, ed altri ancora. Il sincretismo (神仏習合 shinbutsu shūgō?) operato con il preesistente shintoismo, ha comportato l'acquisizione di elementi architettonici propri di tale religione all'interno dei templi buddhisti.
In Thailandia Laos e Cambogia, il complesso templare viene chiamato wat, composto da un tempio principale, il Phra Ubosot, che è la sala dell'ordinazione, da quello secondario chiamato vihan e dal reliquiario, che corrisponde allo stupa e prende il nome chedi (pronuncia cédi). Altri edifici del complesso sono le sala, padiglioni aperti destinati al riposo, allo studio ed alla meditazione, un campanile ed un mondop, un edificio in cui vengono conservati i testi sacri e si svolgono determinati riti.

Altri

Durante la Rivoluzione Francese alcune chiese furono trasformate in "Templi della Ragione".

In Massoneria si utilizza il termine Tempio, per indicare i locali all'interno della casa massonica ove si svolgono le cerimonie rituali.

I templi nell'antichità classica


Nell'antico Egitto il tempio era considerato la "casa del dio", il luogo in cui erano celebrate le feste e da cui partivano le celebrazioni in suo onore.

Il modello canonico del tempio egizio era essenzialmente strutturato in tre parti:

La parte pubblica iniziava con un lungo viale fiancheggiato da sfingi che conduceva all'entrata del tempio, costituita da una porta fiancheggiata da due piloni (torri rettangolari) generalmente con due obelischi anteposti. Alle spalle della porta vi era un grande cortile rettangolare porticato.
L'ambiente successivo, la sala ipostila, era costituito da una stanza con varie file di colonne. Nei templi maggiori questa era a tre navate.
Il "sancta sanctorum", il santuario vero e proprio con la statua del dio, era una piccola sala accessibile soltanto al faraone ed ai sacerdoti addetti al culto divino. Ai lati vi erano altre due stanze, le cappelle per la sposa ed il figlio del dio, mentre intorno c'era un corridoio sul quale si aprivano ambienti utilizzati come magazzini per le offerte.

Le pareti del tempio erano decorate con dipinti e geroglifici in onore del dio e del faraone che aveva costruito il tempio.

Dal punto di vista architettonico il tempio greco e romano costituisce una tipologia architettonica che ha largamente influenzato l'architettura occidentale anche in epoche successive.

Il vocabolo deriva dal termine latino templum, che tuttavia indica non l'edificio, ma un luogo consacrato, orientato secondo i punti cardinali, secondo il rito dell'inaugurazione e che corrisponde allo spazio sacro del cielo. Per indicare l'edificio sacro viene utilizzato il termine aedes o altri termini (ad esempio sacellum), dal momento che non tutti gli edifici che i moderni considerano "templi" erano in effetti "templi" in senso romano, ossia luoghi inaugurati.

Il tempio cominciò ad assumere una forma monumentale nell'architettura greca, probabilmente a partire dal megaron miceneo, a partire dagli inizi del VII secolo a.C., e si sviluppò con l'introduzione degli ordini colonnati che circondavano la cella. (vedi Tempio greco).

Nell'architettura romana il tempio risente inizialmente dei modelli etruschi, ma presto vengono introdotti elementi dall'architettura greca ellenistica. La più marcata differenza del tempio romano rispetto a quello greco è la sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata spesso frontale. Inoltre si tende a dare maggiore importanza alla facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione e privo dunque del colonnato. Templi greco-romani sono stati spesso inglobati nell'architettura posteriore celandosi sotto cattedrali (Siracusa) o in normali case (Himera, Camarina) ciò che ne ha permesso la conservazione delle strutture. (vedi Tempio romano).

Dei templi etruschi e, più in generale dell'architettura religiosa, sono giunte sino a noi solo poche testimonianze, a causa del fatto che i templi erano costruiti con materiali deperibili. Le informazioni che abbiamo su di essi ci provengono dai testi di Vitruvio, che li classificava (in particolare le colonne) sotto un nuovo ordine, quello tuscanico. Solo tramite documenti di epoca romana, quindi, si riesce a ricostruire con buona approssimazione il modo in cui erano fatti. Il tempio era accessibile non tramite un crepidoma perimetrale, ma attraverso una scalinata frontale. L'area del tempio è divisa in due zone: una antecedente o pronao con otto colonne disposte in due file da quattro, una posteriore costituita da tre celle uguali e coperte, ognuna dedicata ad una particolare divinità. A differenza dei templi greci ed egizi, che si evolvevano assieme alla civiltà e alla società, i templi etruschi rimasero sostanzialmente sempre uguali nei secoli, forse a causa del fatto che nella mentalità etrusca essi non erano la dimora terrena della divinità, bensì un luogo in cui recarsi per pregare gli dei (e sperare di essere ascoltati).

Frequenti erano gli omaggi da portare nei templi, solitamente consistenti in statuette votive in terracotta o bronzo, oppure in offerte sacrificali (agnelli, capre, ecc...). Gli unici elementi decorativi del tempio etrusco sono gli acroteri e le antefisse, solitamente in terracotta dipinta. Un esempio è l'antefissa con la testa di Gorgone nel tempio del Portonaccio a Veio, oggi conservato al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma.
Tempio precolombiano

I templi dell'età precolombiana assomigliano molto alle piramidi egiziane e alle ziggurat della civiltà mesopotamica. Per i popoli Maya ed Aztechi erano situati su grandi piramidi a gradoni e di solito il loro scopo principale era quello sacrificale. Per tutte le civiltà precolombiane, come Maya ed Incas, i templi non erano solamente centri di culto e devozione, ma anche e soprattutto osservatori astronomici.


Da Wikipedia
 
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