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Jack lo squartatore

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view post Posted on 12/1/2009, 19:51     +1   -1
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Il diavolo è sicuramente donna.

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Jack lo squartatore (inglese: Jack The Ripper) è lo pseudonimo dato ad un serial killer che agì a Londra, nel quartiere degradato di Whitechapel e nei distretti adiacenti, nell'autunno del 1888. Il nome è tratto da una lettera, pubblicata al tempo delle uccisioni, destinata alla Central News Agency e scritta da qualcuno che dichiarava di essere l'assassino.

Durante la sua attività criminale, sono state attribuite a Jack lo squartatore cinque vittime, ma è possibile che abbia ucciso anche altre persone.

Il primo delitto ha dato modo di conoscere, oltre all'abilità del killer, anche il suo modus operandi e la tipologia delle sue vittime, soltanto prostitute sventrate e sgozzate.

Le cinque vittime canoniche

Mary Ann Nichols, prostituta di 45 anni, fu la prima vittima accertata. Il suo corpo viene ritrovato il 31 agosto 1888, alle 4 del mattino, in Buck's Row, di fronte uno dei tanti mattatoi del quartiere. La vittima presentava la gola tagliata fin quasi alla decapitazione (il taglio intaccava le vertebre del collo) e tagli sul ventre dai quali fuoriusciva l'intestino.

Gli organi genitali presentavano gravissime ferite da taglio, probabilmente inferte di punta. L'autopsia, studiando il taglio alla gola, rivelò che l'assassino era mancino, fatto che poi verrà smentito da tutti i criminologi che hanno studiato il caso. I giornali dell'epoca, che riportavano ogni giorno articoli relativi a donne accoltellate, bruciate vive, sfregiate e mutilate, diedero enorme rilievo al caso definendolo "strano" rispetto ad uno dei tanti che costellarono l'"Autunno di terrore".

Annie Chapman, 48 anni, prostituta, è la seconda vittima ufficiale di Jack lo squartatore. Fu ritrovata uccisa l'8 settembre 1888, nel cortile del numero 29 di Hanbury Street, a Whitechapel, da un fattorino. Il suo corpo giaceva steso in aria tra la porta e la palizzata, uno spazio di circa ottanta centimetri.

La gola era squarciata e la testa era di poco attaccata al busto. Il ventre era aperto; gli intestini erano appoggiati sulla spalla destra della vittima, mentre la vagina, l'utero e due terzi della vescica erano stati asportati. Ai piedi della vittima erano stati rinvenute alcune monete e un pezzo di busta insanguinata riportante la data del 20 agosto. Questo caso presenta anche un testimone, un inquilino della casa a fianco, oltre la palizzata, che afferma di aver sentito un grido di donna: "No!", ma che non aveva avuto il coraggio di sporgere la testa e guardare.

Il giorno dopo, una bambina riferisce alla polizia di aver visto, a qualche casa dal luogo del delitto, in un cortile, una striscia di sangue; gli investigatori affermano che probabilmente era la traccia lasciata dal killer, poiché era solito portare con sé un macabro trofeo asportato alla vittima e che con molta probabilità quel sangue era quello che colava dagli organi portati via dall'assassino.

Oltre a presentare l'indizio della striscia di sangue che non verrà studiato né approfondito, neanche successivamente, questo omicidio porta al primo arresto effettuato dalla polizia. John Pizer, un macellaio ebreo del quartiere, viene accusato dell'omicidio grazie ad un grembiule di cuoio trovato nei pressi del luogo del delitto.

Il giorno dopo però si scoprirà che "Leather Apron" (letteralmente "grembiule di cuoio"), come verrà chiamato l'accusato fino al momento del suo riconoscimento, non c'entra nulla col delitto: il grembiule apparteneva ad un inquilino del palazzo in cui è stato consumato l'omicidio, che era stato lavato e appeso ad asciugare. Pizer, tuttavia, viene trattenuto in cella ancora per un altro giorno a causa della folla inferocita che voleva linciarlo.

Fino a quel momento quindi l'assassino era ancora sconosciuto e la polizia non aveva neanche il sospetto di chi potesse essere. Si supponeva solo che fosse un pazzo fanatico o un maniaco sessuale con alcune conoscenze di anatomia. L'unico indizio che sembrava legare gli uomini che alcuni testimoni hanno visto insieme alle vittime era una valigetta nera e un cappello "alla Sherlock Holmes". Da questo delitto fino al successivo passarono ventidue giorni.

Elizabeth Stride viene trovata in Berner Street, presso il cortile di un circolo di ebrei e tedeschi, da un cocchiere. La vittima presenta solo un profondo taglio alla gola, dalla quale, afferma il cocchiere, usciva ancora del sangue.

Ciò porta alla conclusione che il cocchiere deve aver disturbato il lavoro dello Squartatore, che quindi non ha avuto modo di infierire sulla donna. Ciò è suffragato dal ritrovamento della seconda vittima, Catherine Eddowes, in Mitre Square; la donna era stata sottoposta ad un vero e proprio martirio, cosa che confermerebbe il "cambio di programma" dell'assassino che, non riuscendo ad accanirsi sulla Stride, ha cercato un'altra prostituta su cui infierire.

Catherine Eddowes giaceva a Mitre Square, in un lago di sangue, a pancia in su, come tutte le altre vittime. La faccia era sfregiata: naso e lobo dell'orecchio sinistro erano tagliati, così come la palpebra dell'occhio destro, solcata da profondi tagli.

Il volto era sfigurato con un taglio a "V" sulla parte destra e con numerosi tagli sulle labbra tali da mostrare le gengive. Il corpo era sventrato con un taglio dall'inguine alla gola; lo stomaco e gli intestini erano stati estratti e appoggiati sulla spalla destra della donna, il fegato appariva tagliuzzato, il rene sinistro e gli organi genitali erano stati portati via. Per finire, la vittima era stata come al solito sgozzata con un taglio fin quasi alla decapitazione.

Mary Jane Kelly fu l'ultima vittima canonica attribuita a Jack lo squartatore. L'omicidio di Mary Kelly è considerato il più orribile di tutti quelli attribuiti al serial killer. Il suo corpo viene scoperto l'8 novembre 1888, poco dopo le 10:45. Il corpo, o quello che ne rimaneva, giaceva sul letto della camera dove la donna viveva, al numero 13 di Miller's Court, vicino a Spitalfields.

La gola era squarciata, il viso severamente mutilato e irriconoscibile, il petto e l'addome aperti, molti organi interni erano stati rimossi, il fegato giaceva tra le gambe e l'intestino arrotolato presso le mani, era stata asportata la carne che ricopriva gli arti. Il cuore non venne trovato e si crede possa essere stato bruciato nel camino o persino cotto e mangiato. I vicini dissero di aver sentito un urlo solitario intorno alle 4 del mattino e a quest'ora viene fatta risalire la morte.

Altre possibili vittime

Emma Elizabeth Smith, una vedova di 45 anni, venne aggredita in Osborne Street, brutalmente percossa e stuprata con uno strumento non affilato, che provocò la rottura del perineo nelle prime ore della mattina del 3 aprile 1888.

Tornata alla locanda in cui risiedeva, lamentò forti dolori al basso ventre e, nonostante il ricovero al London Hospital, morì per le gravi lesioni interne riportate. Per quanto il periodo e la tipologia della vittima (Emma era una prostituta) coincidano con i delitti dell'assassino, la testimonianza della vittima stessa indica un'aggressione da parte di tre individui e la morte fu causata da peritonite. Per questi motivi, la maggior parte degli autori propende per escluderla dal numero delle vittime di Jack lo squartatore.

Martha Tabram, una prostituta di 39 anni, venne ritrovata uccisa il 6 agosto 1888, alle 4.45 del mattino, sulle scale di una palazzina in George Yard (attualmente Gunthorpe Street). Il corpo della vittima presentava un gran numero di ferite da taglio nella porzione inferiore del corpo.

Il coroner ha parlato di non meno di 39 lesioni, anche se su alcuni giornali del periodo si parla di 20. L'esame post-mortem rivelerà che sono state usate due differenti tipi di lama per infliggere le ferite. Il 9 agosto 1888, tre giorni dopo il delitto, una prostituta di nome Mary Ann Connelly, ma conosciuta come Pearly Poll, si presentò alla polizia e disse che, la notte dell'omicidio, era stata in compagnia della vittima e di due soldati del reggimento Coldstream Guards.

Nonostante un tentativo di confronto con tutti gli appartenenti al reggimento che non fossero di servizio la notte del 6 agosto, Pearly Poll non fu in grado di identificare con certezza i due uomini e la pista si perse nel nulla. Data la ferocia dell'attacco e la tipologia della vittima, molti studiosi del caso tendono ora a indicare Martha Tabram come una possibile vittima.

Alice McKenzie fu ritrovata uccisa la notte del 17 luglio 1889 dall'agente Joseph Allen. Di ronda nell'area di Whitechapel High Street, l'agente si era fermato per qualche minuto sotto un lampione in Castle Alley per un veloce spuntino.

Il vicolo, al momento, le 00.15 del mattino, era deserto. La sua ronda lo riportò nello stesso punto circa 35 minuti dopo, alle 00.50. Immediatamente vide, a pochi passi dal lampione sotto il quale aveva sostato poco prima, il corpo di una prostituta quarantenne, la cui gola era stata recisa con due tagli da sinistra a destra, anche se l'opinione del medico legale era che si trattasse di pugnalate più che di tagli netti, in maniera piuttosto simile ai delitti delle cinque vittime "canoniche".

Inoltre, l'addome della vittima aveva subito delle mutilazioni, anche se in misura molto minore rispetto ai casi attribuiti a Jack lo squartatore. Sul caso di Alice McKenzie i pareri, tanto degli investigatori vittoriani quanto degli autori moderni, sono discordi.

Frances Coles fu ritrovata uccisa alle 2.15 del mattino del 13 febbraio 1891 dall'agente Ernest Thompson. Di ronda lungo Chamber Street, udì un rumore frettoloso di passi davanti a lui e vide la figura indistinta di un uomo che si allontanava in direzione di Mansell Street. Pochi istanti dopo, in un buio passaggio che collegava Chamber Street con Royal Mint Street, conosciuto all'epoca come Swallow Gardens, trovò il corpo di una prostituta di 26 anni, dalla cui gola squarciata fuoriusciva ancora il sangue.

Chinandosi su di lei, l'agente le vide aprire e chiudere un occhio; trovandosi di fronte ad una vittima ancora in vita, Thompson non poté inseguire l'uomo che aveva intravisto allontanarsi frettolosamente e si limitò a chiamare aiuto con il fischietto in dotazione.

Frances Coles morì poco dopo sul lastricato di Swallow Gardens. L'esame post-mortem rivelò che la gola era interessata da tre lacerazioni, la prima da sinistra a destra, la seconda da destra a sinistra, l'ultima nuovamente da sinistra verso destra. Delle ferite sulla parte posteriore del cranio suggerivano che la vittima fosse stata scaraventata a terra prima di essere uccisa. Non vi era traccia di mutilazioni post-mortem. In un primo momento, la polizia sospettò di Tom Sadler, il convivente della donna, che si rivelò in seguito estraneo ai fatti.

Sul caso di Frances Coles i pareri, tanto degli investigatori vittoriani quanto degli autori moderni, sono discordi. Il tipo di ferita alla gola certo ricorda l'opera di Jack lo squartatore, mentre l'assenza di mutilazioni addominali potrebbe essere imputata all'arrivo dell'agente Thompson, che avrebbe messo in fuga l'assassino, come si pensa possa essere avvenuto nel caso di Elizabeth Stride, nel 1888.

Una sconosciuta fu trovata assassinata il 26 dicembre 1887 vicino le vie Osborne e Wentworth.

Maria Turner fu ritrovata accoltellata il 7 agosto 1888. Il cadavere, trovato sul largo di una scala di un gruppo di case operaie in commercial-street, presentava 39 ferite.

Lettere di Jack lo squartatore

La prima lettera autografa di Jack lo squartatore Durante il periodo in cui sono avvenuti i delitti, la polizia e i giornali hanno ricevuto molte migliaia di lettere riguardanti il caso. Alcune erano di persone ben intenzionate che fornivano informazioni per la cattura del killer; la maggioranza però sono state considerate inutili e di conseguenza ignorate.

Le più interessanti erano forse quelle centinaia scritte da persone che si dichiaravano gli assassini. La maggior parte di queste sono state considerate bufale. Molti esperti ritengono che nessuna di esse fosse autentica, ma tra quelle citate come forse genuine, sia dalle autorità del tempo che da quelle moderne, tre in particolare sono importanti:

The "Dear Boss" Letter, datata 25 settembre 1888 e ricevuta dalla Central News Agency il 27 settembre 1888, è la prima che riporta la firma "Jack lo Squartatore" (in inglese Jack the Ripper). La polizia non ritiene la lettera autentica e non dà altra rilevanza al caso.


The "Saucy Jack" postcard, ricevuta l'1 ottobre 1888, scritta in uno stile simile alla "Dear Boss" Letter. In questa cartolina, Jack lo squartatore menziona la futura uccisione di due vittime temporalmente vicine: "doppio evento questa volta". Il 30 settembre 1888, nel giro di un'ora, vengono rinvenuti i corpi di due vittime, Elizabeth Stride e Catherine Eddowes.


The "From Hell" letter, ricevuta il 16 ottobre 1888 da George Lusk, capo della Commissione di Vigilanza di Whitechapel. La lettera era accompagnata da una piccola scatola contenente la metà di un rene umano, conservato in alcol etilico. Uno dei reni della Eddowes era stato rimosso dal cadavere; il medico che ha esaminato il rene inviato con la lettera ha determinato una somiglianza con quello sottratto a Catherine Eddowes. La lettera ed il rene furono successivamente perduti, insieme ad altro materiale sul caso.

Teorie sull'identità dell'assassino

Sono state fatte innumerevoli congetture su chi possa essere stato il serial killer che terrorizzò la Londra vittoriana, alcune improbabili come quella che lo identifica con il poeta e drammaturgo Oscar Wilde.

Sospetti dell'epoca vittoriana

Uno dei più importanti documenti dell'epoca ai quali è possibile attingere per identificare alcuni dei sospetti di Scotland Yard è un memorandum scritto nel 1894 da Sir Melville Macnaghten, che nel 1888 era a capo della Polizia Metropolitana londinese. In esso Macnaghten indica tre persone investigate per i delitti di Whitechapel: Montague John Druitt, Aaron Kosminski e Michael Ostrog.

Montague John Druitt, nato il 15 agosto 1857, morto nel dicembre 1888, figlio di un noto medico londinese, era un giovane avvocato di buona famiglia che si era dedicato all'insegnamento. Il suo corpo fu ritrovato nel Tamigi il 31 dicembre 1888 e l'esame post-mortem stabilì che rimase in acqua per circa un mese. Nelle sue tasche furono ritrovate quattro pesanti pietre, il che sembra indicare un suicidio, ed un biglietto ferroviario datato 1 dicembre, il che indica che la morte fu posteriore a quella data.

La coincidenza temporale tra la morte di Druitt e la fine dei delitti, considerando l'omicidio di Mary Jane Kelly come l'ultimo dei delitti di Whitechapel, oltre a delle non meglio specificate "confidenze personali", fecero di Montague John Druitt il primo dei sospetti di Macnaghten. Gli studiosi moderni tendono invece a considerarlo estraneo ai fatti.

Aaron Kosminski, ebreo polacco di professione parrucchiere, fu il principale sospettato di Sir Robert Anderson, capo della Divisione di Investigazione Criminale della Polizia Metropolitana di Londra. Due suoi domicili conosciuti, Sion Square e Greenfiel Street, sono posti all'incirca al centro dell'area dei delitti[4]. Kosminski era affetto da turbe mentali, probabilmente una forma di schizofrenia, e Macnaghten riporta che provava "un profondo odio nei confronti delle donne e forti tendenze omicide"; Macnaghten inoltre imputa la follia di Kosminski a "molti anni trascorsi indulgendo in pratiche solitarie", ovvero alla masturbazione compulsiva che, a quanto pare, fece davvero parte della storia clinica del sospetto.

Nel 1891 Kosminski fu ricoverato nel manicomio di Colney Hatch, dove rimase all'incirca per tre anni, anche se Macnaghten riporta erroneamente che vi morì pochi mesi dopo il ricovero, e dove alcuni sintomi della sua follia furono osservati e riportati; Kosminski soffriva di allucinazioni uditive, si rifiutava di ricevere cibo dagli altri e di lavarsi.

Nei rapporti clinici sopravvissuti fino ad oggi non sono segnalati episodi di particolare violenza; viceversa il paziente per la maggior parte del tempo viene indicato come apatico e passivo. L'ultimo rapporto su Kosminski a Colney Hatch lo descrive come "incoerente, ma tranquillo e in buona salute". Kosminski trascorse gli ultimi 25 anni della sua vita nel manicomio di Leavesden, dove fu ricoverato il 19 aprile 1894.

Michael Ostrog, indicato da Macnaghten come "un folle medico russo, galeotto e indiscutibilmente un maniaco omicida", ha una ricca storia criminale alle spalle. Fu arrestato svariate volte per furto e truffa e possedeva un gran numero di false identità, nella maggior parte delle quali si faceva passare per un nobiluomo o per un dottore originario dell'Est Europa. Nonostante ciò, non si ha notizia di casi di violenza che lo coinvolgano, se si esclude un singolo caso: minacciò con una pistola un agente che lo stava arrestando e fu da questi facilmente disarmato e condotto in carcere.

Ostrog fu sospettato principalmente per due motivi: aveva ripetutamente impersonato un medico (gli investigatori cercavano un omicida con un certo grado di preparazione anatomica) ed era stato rilasciato da un manicomio circa sei mesi prima dei delitti "canonici" di Whitechapel. Recenti studi da parte di Philip Sugden, autore di uno dei testi più autorevoli sul caso, indicano con certezza che Ostrog nell'autunno del 1888, quando i delitti "canonici" vennero perpetrati, era in prigione in Francia.

George Chapman nacque con il nome di Severin Klosowski nel villaggio di Nagornak, in Polonia, nel 1865; dal 1880 al 1885 fu apprendista di un chirurgo e fu solo nel 1887 (o forse nei primi mesi del 1888) che emigrò a Londra, dove cambiò il proprio nome in George Chapman. Nel 1902 fu accusato di omicidio nei confronti di sua moglie Maud e, dopo l'esumazione dei corpi delle due mogli precedenti, anche del loro omicidio per avvelenamento tramite l'uso di antimonio.

Si scoprì anche che i tre matrimoni erano stati dei falsi e nessuna delle tre donne era veramente sposata con Chapman. Le tre vittime di Chapman furono Mary Spink (25 dicembre 1879), Elizabeth "Bessie" Taylor (14 febbraio 1901) e Maud Marsh (22 ottobre 1902). Dopo la sua impiccagione, avvenuta il 7 aprile 1903, il Capo Ispettore George Francis Abberline, che fu protagonistra di molte delle indagini sui casi di Whitechapel, espresse la convinzione che finalmente Jack lo squartatore fosse stato preso e punito per i suoi crimini.

Nel 1888 George Chapman era residente in George Yard, Whitechapel. Uno degli argomenti principali che i detrattori della teoria di Abberline utilizzano per confutarla è che Chapman commise i suoi omicidi in maniera "incruenta", tramite l'utilizzo di un veleno. Chapman era solito picchiare violentemente tutte e tre le donne ed anche la sua unica vera moglie, Lucy Klosowski. Quest'ultima raccontò un episodio rivelatore del carattere spietato di Chapman: dopo la morte per polmonite del figlio, la coppia emigrò, nella prima metà del 1891 a New York; Lucy tornò a Londra, sola e terrorizzata, nel febbraio 1892.

Il motivo del precipitoso rientro fu, a quanto riporta Lucy stessa, un litigio con Chapman, il quale le premette con forza il viso su un cuscino. L'ingresso nel loro negozio di un cliente interruppe l'aggressione, ma la moglie, con orrore, scoprì che da sotto al cuscino sporgeva un affilato coltello; lo stesso Chapman, in seguito, le disse che aveva l'intenzione di decapitarla con quello stesso coltello e le indicò perfino il punto del pavimento sotto al quale l'avrebbe sepolta.

All'obiezione della moglie che i vicini avrebbero sospettato, Chapman, con calma, rispose che avrebbe semplicemente detto che era tornata a Londra. Cosa che la donna fece immediatamente dopo, salvandosi così probabilmente la vita. Non vi sono quindi prove dirette della colpevolezza di Chapman.

Indagini moderne

Una delle tesi è quella divulgata da Alan Moore in From Hell, ispirata all'opera di Stephen Knight, autore di Jack the Ripper: The Final Solution pubblicato nel 1979 (da cui nel 2001 è stato tratto il film La vera storia di Jack lo squartatore con Johnny Depp), chiamata The Royal Conspiracy (letteralmente: "il complotto reale"), secondo cui i delitti del mostro sarebbero stati commessi per coprire il matrimonio cattolico di un nipote della regina Vittoria con una prostituta, da cui sarebbe nata una figlia.

La regina avrebbe quindi dato incarico ad uno dei suoi ministri di porvi rimedio, risolvendo il potenziale scandalo attraverso intrighi con la massoneria inglese e un frammassone (Jack, appunto) che compie cinque delitti rituali per uccidere tutte le testimoni della relazione tra il rampollo della famiglia regnante e l'ex prostituta. La tesi è ripresa anche da Philip Josè Farmer nel libro Gli Dei del Fiume, quinto capitolo della saga di Riverworld.

Nel 2002 è stato pubblicato dalla scrittrice americana Patricia Cornwell il libro Ritratto di un assassino: Jack lo squartatore - Caso chiuso, nel quale l'autrice di gialli, dopo diverse ricerche, identifica il serial killer nel pittore inglese Walter Sickert. Le prove che l'autrice porta per affermare la sua teoria sono molteplici, ma gli studiosi della vicenda le hanno quasi unanimamente dichiarate poco convincenti.[5]La Cornwell ha dedicato più di un anno all'esclusivo studio della figura dello squartatore, acquistando persino alcune lettere che Jack lo squartatore scrisse alla polizia londinese, nonché diverse opere pittoriche di Sickert.

Questa teoria non è mai stata presa seriamente dalla polizia, ed in ogni caso non proverebbe affatto che l'autore delle lettere sia Jack. La polizia inoltre non ha tenuto conto neanche di un'altra teoria della Cornwell, quella sviluppata sulla sua accurata ricerca riguardante pero' i tipi di carta da lettere utilizzati sia da Sickert che da Jack Lo Squartatore, che risulterebbe, nelle svariate alternative prese in rilievo dalla Cornwell, la stessa in modo inequivocabile.

Nel suo saggio The Art of murder, Wolf Vanderlinden dichiara senza mezzi termini che «la maggioranza giudica l'identificazione di Sickert come Jack nel migliore dei casi molto stiracchiata e nel peggiore dei casi calunniosa»

Nel 2006, dopo la scoperta di una nuova metodologia individuata dall'Università di Brisbane che consente di evidenziare minime tracce di DNA presenti su vecchi reperti, un'equipe di medici legali coordinata da Ian Findlay ha analizzato la saliva trovata nei francobolli apposti sulle lettere inviate dall'assassino a Scotland Yard.

I test tuttavia sono stati inconcludenti. Il dottor Findlay ha comunque ricostruito un profilo parziale di DNA, i cui risultati sono stati discussi in tutto il mondo, ed in special modo in Italia; in base a quanto emerso infatti, è possibile che il DNA rinvenuto sulle lettere fosse di una donna o, più specificamente, non si può affermare con certezza che si trattasse di un codice genetico maschile.

In Italia i media hanno fatto intendere che i responsi dei test fossero certi e definiti e che in definitiva si potesse affermare senza alcun dubbio che il killer fosse di sesso femminile. L'ipotesi "Jill the Ripper" è comunque già stata battuta in passato, e la maggiore indiziata in questo senso è Mary Pearcey, una ventiquattrenne condannata a morte nel 1890 per aver ucciso con modalità che sembravano ricordare gli omicidi di Jack lo squartatore la moglie dell'amante e la loro figlia, morta per soffocamento.

Edited by Demon Quaid - 27/10/2021, 17:39
 
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view post Posted on 13/1/2009, 09:17     +1   -1
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Il diavolo è sicuramente donna.

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Personaggio davvero particolare questo,assassini seriali nella storia ce ne sono stati tantissimi eppure jack the ripper è rimasto nell'immaginario popolare,praticamente lo conoscono tutti,forse anche per i film a lui dedicati.
 
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view post Posted on 10/9/2015, 20:14     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dopo 216 anni il mistero sull'identità di Jack lo Squartatore sembra essere finalmente svelato: si tratterebbe di un immigrato polacco, Aaron Kominski, un soggetto già sospettato all'epoca dei delitti, a fine 800.

Incastrato dal DNA

A un'asta nel 2007, lo studioso Russel Edwards ha acquistato uno scialle appartenuto a una delle vittime del celebre serial killer di Londra, la prostituta Catherine Eddowes, uccisa il 30 settembre 1888.

Dopo anni di ricerca, i test condotti sulle tracce ritrovate hanno permesso di isolare il Dna del presunto colpevole della catena di omicidi che generò il panico nella Londra vittoriana. La scoperta è raccontata in un libro presto sul mercato.

Si tratta di una pubblicazione che si aggiunge alla già ricca bibliografia sulla figura di Jack the Ripper, il quale è diventato anche il protagonista di numerosi film e fumetti, imponendosi nell'immaginario collettivo. Non tutti però conoscono bene la sua storia: ecco 13 aneddoti che potresti non sapere.

Jack firmò 700 lettere

Nel 1888 la stampa e la polizia locale avevano ricevuto qualcosa come 700 lettere e cartoline firmate «Jack». Solo due sono considerate autentiche dagli esperti.
Una missiva, la cosiddetta Dear Boss, fu ricevuta dalla Central News Agency il 27 settembre 1888: è la prima che riporta la firma di Jack The Ripper. Il messaggio minacciava di «tagliare le orecchie» alla prossima vittima, proprio quello che accadde a Catherine Eddowes.
Meno di un mese dopo, il 16 ottobre, George Lusk, presidente della Whitechapel Vigilance Committee, ricevette un'altra lettera, nota come From Hell: nella busta c'era una piccola scatola con la metà di un rene umano, probabilmente di Eddowes.

Il killer uccideva solo nei weekend

Jack lo Squartatore non uccideva in modo casuale. Le vittime avevano tutte sui 40 anni ed erano prostitute che lavoravano nel quartiere malfamato di Whitechapel.
Di solito il killer agiva la notte, tra l'una e le quattro del mattino. Gli omicidi si verificarono tutti nei weekend. In base ai precisi momenti in cui sceglieva di colpire, gli investigatori dedussero che l'omicida avesse un lavoro fisso.

I quattro sospettati: Druitt, Kosminski, Ostrog e Mann

Nel 1891, un memorandum con i nomi dei primi tre sospettati dalla polizia fu inviato al Sun da Sir Melville Macnaghten, Assistant Commissioner, terza carica più importante della polizia metropolitana di Londra.

La missiva di Macnaghten

La missiva scagionava di fatto Thomas Cutbush. L'uomo era uno squilibrato, arrestato per aver ferito alcune donne con un'arma da taglio. Macnaghten facendo notare che il soggetto non avesse mai ucciso, avanzò tre nomi di possibili colpevoli. Il primo, Montague John Druitt, aveva disturbi mentali, era stato coinvolto in uno scandalo omosessuale che gli era costato il licenziamento; per questo motivo si sarebbe ucciso. La sua morte coincide con la fine degli omicidi di Jack lo Squartatore. Il secondo uomo indicato nella lettera è Aaron Kosminski, un ebreo polacco residente a Whitechapel (che secondo le ultime analisi sarebbe proprio il killer di Londra). Komiski era noto per il suo odio nei confronti delle donne specie se prostitute. Il terzo sospettato era Michael Ostrog: un medico russo arrestato e rinchiuso in un manicomio come maniaco omicida.

Il dipendente dell'obitorio

Secondo lo storico Mei Trow, invece, Jack lo Squartatore era Robert Mann, dipendente dell'obitorio di Whitechapel. La teoria era frutto di due anni di intense ricerche sulla base dei documenti presenti nell’archivio del Fbi. Robert Mann, secondo le testimonianze dell'epoca, era «un uomo di bassa estrazione sociale, con un lavoro umile come quello del macellaio o l’assistente di un medico, quasi certamente un inetto sociale».

Vip nel mirino: il principe Alberto Vittorio e Lewis Carrol

Nel corso degli anni molte ipotesi sono state formulate circa l'identità dell'assassino. E a volte sono finiti al centro di queste speculazioni anche personaggi celebri. Per esempio il principe inglese Alberto Vittorio, nipote della regina Vittoria, il quale fu sospettato di essersi macchiato dei delitti per insabbiare qualche peccato di gioventù. Molti studiosi la considerano però una leggenda metropolitana.

Un altro nome eccellente finito nelle inchieste è quello di Lewis Carroll, accusato di essere il serial killer da Richard Wallace nel libro Jack the Ripper: Light-Hearted Friend. L'autore sostiene che il padre di Alice nel paese delle meraviglie abbia nascosto nel suo romanzo più famoso alcune descrizioni di brutali omicidi di prostitute, di cui sarebbe stato l'autore. Questa tesi non è ovviamente supportata da alcuna prova.

Il killer aveva nozioni di chirurgia

Il modo in cui il killer infieriva sui corpi delle vittime portò gli investigatori a credere che l'assassino fosse un esperto di anatomia. Usava armi da taglio e apportava delle incisioni così precise da riuscire a estrarre organi interni, tra cui utero e reni.

Lo scempio su Mary Jane Kelly

Lo proverebbe la violenza usata su Mary Jane Kelly, l'ultima delle cinque vittime accertate di Jack lo Squartatore, trovata morta l'8 novembre 1888. La donna fu trovata con la gola squarciata, il petto e l'addome aperti, il fegato tra le gambe e l'intestino arrotolato nelle mani.
Operazioni che richiedono delle sviluppate capacità chirurgiche: proprio per questo motivo nella lista dei sospettati finì anche il dottore William Withey Gull, medico personale della regina Vittoria, il cui ruolo a corte gli attirò molte invidie e calunnie. Gull però all'epoca degli omicidi aveva 71 anni, mentre i testimoni oculari descrissero il possibile assassino come un uomo sulla trentina.

Le somiglianze col romanzo Uno studio in rosso di Conan Doyle

Il primo libro di Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso, uscì nel 1887, un anno prima dell'apparizione di Jack. Alcuni appassionati del padre di Sherlock Holmes hanno individuato alcuni punti in comune tra le sue storie e le modalità di omicidio del serial killer.
Vicino al cadavere di Catherine Eddowes, per esempio, venne trovata la scritta: «I giudei sono quelli che non verranno mai rimproverati». La polizia la cancellò subito, pensando a un messaggio antisemita. Anche nel primo romanzo di Conan Doyle l'investigatore trova una scritta sul muro, tracciata con il sangue, vicino a una donna uccisa. Pura coincidenza?

Cinque omicidi su 11 attribuibili con certezza allo Squartatore

A Jack lo Squartatore furono attribuiti in modo certo cinque omicidi, i cosiddetti «Canonici Cinque», sugli 11 verificatesi nella zona di Whitechapel nel 1888. Tutte le vittime avevano subito lo stesso genere di mutilazioni. I loro nomi sono Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e infine Mary Jane Kelly.

Il dottor Llewellyn, Lombroso e la finta autopsia

Dopo aver studiato le ferite inferte a Polly Nichols, il dottor Rees Ralph Llewellyn arrivò a sostenere che il killer fosse mancino.

Secondo il medico «la sua gola era stata recisa da destra a sinistra» e molti altri tagli facevano supporre che l'assassino avesse impugnato il coltello con la mano sinistra. Non ci volle molto tempo per scoprire che il sedicente dottore era un bugiardo: il Times e The Telegraph (del primo settembre 1888) scrissero che non aveva mai esaminato il cadavere perché il coroner non aveva ancora dato l'autorizzazione.

Si disse che il medico era stato suggestionato dagli studi del criminologo italiano Cesare Lombroso secondo cui i mancini erano tre volte più predisposti a commettere un crimine rispetto a chi usa la mano destra.

Il dottor Llewellyn venne definitivamente smascherato quando esami accurati dimostrarono che il killer uccideva le vittime strangolandole, per poi mutilarle in un secondo tempo. Il medico non poté che ritirare la sua sinistral theory, rimasta come un simbolo dei pregiudizi contro il diverso che imperava durante l'epoca vittoriana.

Due omicidi in una notte: la teoria del doppio evento

Due dei cinque omicidi accertati avvennero nella stessa notte - il 29 settembre 1888, a distanza di 45 minuti l'uno dall'altro. Il doppio assassinio venne chiamato Double Event, il doppio evento. Secondo la principale teoria, qualcosa o qualcuno interruppe Jack durante la prima aggressione, spingendolo a cercare un'altra vittima. Una ipotesi smentita però da alcuni storici secondo i quali Liz Stride, la prima donna uccisa qualla sera, fu aggredita in modo diverso dalle altre. Inoltre su di lei fu usato un coltello non compatibile con quello usato nel secondo omicidio.
A sostenere la teoria del doppio evento fu il biografo John Douglas che puntò il dito contro John Brown che uccise la moglie Sarah la sera del 29 settembre, poco prima degli altri due omicidi.

I romanzi ispirati alla figura di Jack

La figura di Jack the Ripper è entrata nell'immaginario collettivo. Su di lui sono stati scritti decine di romanzi e sceneggiature. Il più particolare di tutti è sicuramente Lord Jacquelin Burkney, un romanzo rosa di Rodissi, pseudonimo di Jacob Ringgold. Il romanzo narra la triste storia di Burkney, un aristocratico diseredato dal padre a causa del suo amore per una povera ma graziosa ragazza. Dopo la morte del vecchio nobile, il ragazzo corre dalla fanciulla per coronare il suo sogno d'amore, ma scopre che nel frattempo è diventata una prostituta. Divenuto pazzo di collera, la uccide «scoppiando in una risata demoniaca».

Il caso mediatico: le statue di cera sui luoghi dei delitti

Il caso di Jack lo Squartatore ebbe da subito una grande risonanza mediatica. Vennero addirittura create statue di cera con le presunte sembianze del killer che furono esposte a Whitechapel Road, a poche decine di metri dal luogo degli omicidi. Il volto fu ricostruito in base agli identikit pubblicati dal Daily Telegraph e alle descrizioni fornite da testimoni oculari.

Jack una donna? La teoria dell'università di Brisbane

E se Jack in realtà fosse stato una donna? L'ipotesi è stata avanzata nel 2006 dall'università australiana di Brisbane. I medici legali hanno eseguito il test del Dna su alcuni resti di saliva presenti sui francobolli delle lettere che il serial killer inviò a Scotland Yard. La candidata numero uno sarebbe Mary Pearcey, autrice dell'assassinio dell'amante del marito e della sua bambina: la donna fu processata e condannata a morte.
Già negli Anni 30, però, lo storico William Stewart scrisse che l'assassina poteva essere una «levatrice pazza o un'abortista».

Lo Squartatore ispirò Bram Stoker per il suo Dracula

Sedici mesi dopo l'ultimo assassinio di Jack, il manager del celebre attore teatrale Henry Irving iniziò a scrivere un romanzo sui demoni: il suo nome era Bram Stroker, autore di Dracula. Il caso di Whitechapel ispirò molto la trama del romanzo. Le vittime del vampiro infatti erano cinque, proprio come quelle di Jack.
La figura del killer di Londra, uomo dall'aspetto rispettabile ma capace dei delitti più efferati, rispecchia una dualità presente nei protagonisti di molti romanzi dell'epoca. Non solo Dracula, ma anche Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hide (1886) di R. L. Stevenson e Il ritratto di Dorian Gray (1890) di Oscar Wilde.
 
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