Un Mondo Accanto

Yupana e Tocapu, ancora indecifrati

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view post Posted on 19/2/2013, 23:39     +1   -1
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la nuova consapevolezza

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dagli antichi mondi

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YUPANA



200px-Yupana



Se osserviamo le varie raffigurazioni dell’epoca Inca accanto ai Quipu osserviamo spesso oggetti simili a pallottolieri. Sono tavolette di pietra o terracotta che i conquistadores spagnoli hanno quasi completamente distrutto . Attualmente ve ne sono solamente 20 a disposizione degli studiosi. Le possiamo vedere rappresentate nelle decorazioni su oggetti di argilla e raffigurate in alcuni rari documenti

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Yupani in lingua Quechua significa “contare” e queste tavolette si chiamano appunto “Yupana”. Chiamate “abaco degli Inca”, vennero studiate a partire dal 1869, con il primo ritrovamento, a cui ne susseguirono degli altri.La yupana classica era costituita da venti caselle su cui erano distribuiti dei semi o delle pietruzze. Gli indiani più abili, semplicemente spostando i semi, riuscivano a compiere dei calcoli anche molto complicati.

Le Yupane possono essere diverse per forma e disposizione delle caselle incise. Possono essere di pietra, legno, argilla , osso o dipinte su ceramiche e sono decorate con motivi vari che si pensa possano essere indicativi delle varie regioni di origine. Potevano essere usate per una molteplicità di funzioni: modelli architettonici, abachi di calcolo o scacchiere usate per il gioco d’azzardo.

L’ipotesi maggiormente accettata era quella di Charles Wiener (1877) che sosteneva che servivano per calcolare i tributi che pagavano i contadini.

Il primo studioso che diede una interpretazione scientifica della yupana fu Henry Wassen (1931) che sosteneva che il calcolo si basava sulla progressione 1, 5, 15 e 30. Il metodo fu comunque considerato poco pratico e - giustamente - impossibile per alcuni matematici. Il segreto della matematica Inca è stato poi scoperto per caso dall ingegnere aeronautico Nicolino De Pasquale, di Pescara, senza sapere nulla di Yupane, di Inca, né di segreti relativi alla loro interpretazione.

A Natale del 2000 ricevette in regalo un libro di enigmi contenente la miniatura di Guamar Poma. Dopo aver osservato che i cerchietti nella scacchiera rappresentano la serie dei numeri di Fibonacci in meno di mezz’ora ottenne un sistema di numerazione in base 40. De Pasquale sottopose questo sistema di numerazione a matematici ed informatici alle università di Teramo e L’Aquila ed infine ad uno dei massimi esperti di culture precolombiane, Antonio Aimi.

Si arriva quindi a capire che gli Incas non avevano un sistema a base decimale, ma che la Yupana è un abaco con sistema di numerazione a base 40 e alle varie pietre utilizzate vengono dati valori diversi: 1, 2, 3, 5. Sommando un’unità, due coppie, tre terne e cinque cinquine si ottiene 39 e si arriva a 40 aggiungendo lo zero dato dalla mancanza di pietra.

La sequenza dei numeri di Fibonacci è quella che descrive meglio la natura, a partire dai numeri dei petali dei fiori,nei gusci delle conchiglie, nella struttura delle galassie e nei buchi neri. E’ quindi perfettamente rappresentata dalla matematica Inca attraverso le Yupane.

Secondo gli studiosi la matematica Inca riesce con le Yupane a dare una notevole rapidità di calcolo e la potenza delle mappe sferiche, non cartesiane, che permettono calcolo immediato di limiti, derivate ed integrali che, con matematica euclidea richiedono calcoli assai complessi.

La yupana di Guaman Poma rivela conoscenze astronomiche considerevoli, come i cicli di Mercurio e Venere; permette di ricostruire l'anno solare siderale inca, la cui precisione è sconvolgente, ed un fantastico calendario perpetuo, basato semplicemente sul numero cinque.

Fin dal 2003 la base 10 è stata proposta come la base di calcolo principale per l'abaco inca, come per i quipus. Quantunque la yupana di Guaman Poma consenta di ricostruire importanti eventi astronomici nella base mista 36/40, essa funziona agevolmente anche in base 10. In questo caso si rivela l'unico mezzo in grado di risolvere un grande problema linguistico: il termine quechua huno, finora tradotto con 10.000 o 1.000.000, ha in realtà il significato ben diverso di 0,0001.

TOCAPU



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Sono chiamati Tocapu gli arazzi incaici che sono tessuti con colori variopinti e decorati a scacchi in cui sonom rappresentati motivi geometrici. L’originalità delle figure e la ripetitività dei disegni hanno fatto nascere l’idea che si trattasse di concetti espressi in un modo particolare. In effetti i sovrani Inca vengono raffigurati con in mano un tocapu che presenta per ognuno di loro disegni particolari, come se fosse un linguaggio araldico. Questa teoria è ora in via di dimostrazione.

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In alcune tombe di Cavernas sono stati trovati dei panni di cotone risalenti all’800 a.C., con colori vivaci e conservati perfettamente. Questi tessuti possono avere fino a 200 fili per centimetro quadrato. Alcuni specialisti hanno dimostrato che furono usate fino a 190 tipi di tinte diverse e in certe occasioni furono aggiunti fili d’oro, d’argento, capelli umani e peli di pipistrello.

I disegni che si possono identificare sono matematicamente perfetti e presentano disegni ricollegabili a quelli delle ceramiche della cultura Nasca. Queste rappresentazioni potrebbero essere magico-religiose e potrebbero essere considerate come una scrittura simbolica paragonabile ai geroglifici egizi o ai manoscritti maya.

Secondo J.C. Tello, un particolare tessuto decorato con 21 differenti immagini, sarebbe un calendario lunare.Il cambio di posizione di alcuni simboli in differenti tessuti, chiamati Unku, potrebbe rappresentare un calendario basato sul calcolo del tempo necessario per la crescita di alcune piante importanti (mais, patate o mandioca).

L’analisi accurata di alcuni di questi tessuti ha permesso d’individuare fino a 400 differenti simboli, che si possono dividere in tre categorie: i pronostici o le profezie, le osservazioni astronomiche e alcuni simboli complicati, per ora indecifrabili.

Questo sistema simbolico-ideografico sembra che facesse uso di alcune formule matematiche utilizzate per il calcolo dei solstizi ed equinozi, il tutto per formare una specie di religione esoterica utilizzata per fino agricoli, ossia per propiziare la fertilità dei campi e quindi dell’intera società.

I materiali tessili non mostrano ad un primo sguardo una visibile “evoluzione” nell’arco del tempo, al contrario, spesso i manufatti più antichi esprimono una qualità ed una perfezione assai più alte, sia dal punto di vista della tecnologia impiegata che dell’iconografia.

IL TESSUTO COME SCRITTURA



La scrittura precolombiana delle Ande è realizzata su supporto ceramico, ligneo, metallico e tessile: può essere di tipo pittografico (a figure che descrivono un fatto), ideografico (a simboli), numerologico ( numeri espressi con cerchietti o con ideogrammi) ma anche materico (il messaggio lasciato dai materiali e dalle tecniche di lavorazione dell’ oggetto). Era cioè leggibile concettualmente e in qualsiasi lingua e, tranne la scrittura pittografica e quella materica, era di
uso esclusivo della nobiltà

Sui tessuti si scrive in forma numerologica e anche fonetica-sillabica: questa forma sembra essere usata solo in epoca Inca e dall’ alta nobiltà ed era effettuata su di un particolare tipo di quipu, il quipu regale, il cui testo è leggibile solamente nella lingua di scrittura (il quechua). Fra i supporti scrittori, il filo e il tessuto sono i preferiti perché, rispetto alla ceramica possiede una chiave di comunicazione in più: la tridimensionalità che evidenzia se il filato e i suoi incroci nel tessuto sono a Z o a S. Il che inquadra, con una sola lettura il “testo” nella reciprocità fra le due grandi suddivisioni che reggono il mondo andino e la sua complessa teocrazia: il Mondo a Z e il Mondo a S.

Il Mondo filato a Z = Hananpacha, cioè la parte hanan (o di sopra, il cielo) dell’ universo che è considerata propria degli dei
Il Mondo filato a S= Pachamama, è la parte hurin, (o di sotto, la terra) dell’ universo che è la terra ordinata dall’ uomo in cui viviamo.

Ai sacerdoti, la cui formazione pur nelle scuole della nobiltà rimane sempre a base sciamanica, sta il compito di attivare un’ interazione costruttiva tra le due parti dell’ universo che fin dai primi tempi della storia andina era realizzata attraverso il tessuto ma, a partire circa dal secolo VII, risulta essere stata effettuata in modo ancor più specifico attraverso la numerologia.

Hanan e hurin pervadono l’ interno delle due stesse grandi suddivisioni: per es., nel mondo della Pachamama, l’ uomo è hanan e la donna è hurin così come la luce del sole, il giorno sono hanan mentre la notte, l’ ombra e la luna sono hurin. Gli stessi Inca appartengono a due casati, l’ uno hanan e l’ altro hurin che governano in una sorta di diarchia.

Un filo, filato a Z e ritorto a S, esprime quindi l’ unione costruttiva, equilibrata e dinamica dei due mondi: cioè “scrive” in sé stesso il principio della cosmologia andina e pure dell’ Impero degli Inca. Se il filo appartiene a indumenti della nobiltà, è anche ritenuto capace di portare e trasmettere lo spirito vitale di chi indossava l’ abito: la ragione principale della guerra era infatti catturare il nemico e arricchirsi con lo spirito vitale che si riteneva fosse contenuto in ognuno dei guerrieri così come nei loro abiti.

SIMBOLISMO, TRASFORMISMO E SCRITTURA



I tre tipi di scrittura dell’ antico Perù sono sacri e pervasi di simbolismo
La scrittura equilibrava l’hanan e l’hurin e formava un universo congruente, così come i fili, una volta ordinati negli orditi e nelle trame, formano la stoffa.

La stoffa simboleggia,e nel contempo è, il mondo ordinato dall’ uomo, la Pachamama. Essa sarebbe stata donata all’ uomo dagli antenati mitici attraverso il loro alter-ego ragno, per “scrivere” non solo attraverso i fili hanan (a Z) e hurin (a S) che la compongono ma anche attraverso i simboli che la decorano: simboli che, oltre ad esprimere un messaggio ideografico esprimono l’ appartenenza di uno stesso ideogramma all’ hanan con il colore chiaro e all’ hurin
con il colore scuro.

Il quipu, cioè una serie di cordicelle annodate pendenti da una corda maestra, simboleggia ed è l’ espressione dell’ Hananpacha e sarebbe stato donato dal Sole a suo figlio, il primo Inca, Manco Capac, per mettere in comunicazione l’ Hananpacha con la Pachamama.

I numeri annodati sui quipu sono ritenuti essere le sacre vette delle Ande –che a loro volta sarebbero i sacri Antenati e i colori sarebbero il sacro Arcobaleno. I numeri espressi sotto forma di nodo sarebbero anche l’ espressione numerologica degli dei dell’ Hananpacha che il sacerdote sciamano tenta di catturare e portare nella Pachamama: ciò dopo complessi calcoli olistici che gli permetteranno di fissarli, sotto forma di tocapu, nel luogo sacro (huaca) che compete ad ognuno di essi.

Tocapu è un cartiglio intessuto con disegno ideografico cui, in epoca Inca, corrispondeva un numero: cioè è un numero sacro che, con una sola lettura, prospetta il numero e il suo significato mitico (es. si legge: 2 forze opposte, hanan e hurin, maschio e femmina. Quanti più numeri-dei riesce a contare il sacerdote nell’ Hananpacha e trasferire nella Pachamama tanto maggiore ritiene essere la forza dell’ Impero Andino degli Inca: il che spiega l’ affanno contabile di questa grande cultura dell’ Evo Antico.

Edited by demon quaid - 16/11/2016, 22:10
 
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